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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 17 ottobre 2016

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa che le autorità inglesi hanno inserito, tra i dati che gli studenti italiani sono chiamati a fornire all'atto della richiesta di iscrizione presso scuole e università inglesi, non solo quello relativo alla loro nazionalità italiana, ma specificatamente quello relativo alla provenienza da Napoli, dalla Sicilia, dal Meridione, risultando poi il dato della citata provenienza annotato tra le loro indicazioni curriculari;
   non è dato comprendere ragione e finalità di quella che comunque appare una inaccettabile e non consentita discriminazione di cittadini stranieri su base etnica, in ordine alla quale l'ambasciatore italiano in Gran Bretagna ha già opportunamente sollevato formali rimostranze;
   non sembrano né plausibili, né accettabili le prime dichiarazioni rese dalle autorità inglesi sulla questione, apparse anch'esse sulla stampa, secondo cui l'indicazione richiesta agli studenti italiani provenienti da Napoli e dalla Sicilia e dal Meridione sarebbe intesa a tracciare una mappa più dettagliata delle provenienze etniche di scolari, studenti e ricercatori, finalizzata alla compilazione di un sondaggio sulla discriminazione in ambiente scolastico –:
   quali siano le informazioni e gli orientamenti del Governo al riguardo e quali iniziative si intendano intraprendere nei confronti delle autorità inglesi per impedire l'affermarsi di pratiche discriminatorie in danno degli studenti meridionali, napoletani e siciliani.
(2-01510) «Valeria Valente, Roberta Agostini, Albanella, Bargero, Berretta, Bossa, Capozzolo, Carloni, Chaouki, Coccia, Culotta, D'Arienzo, Di Lello, Famiglietti, Gribaudo, Tino Iannuzzi, Impegno, Manfredi, Marantelli, Marrocu, Massa, Moscatt, Palma, Paris, Salvatore Piccolo, Raciti, Ribaudo, Rostan, Sgambato, Tartaglione, Ventricelli».

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANCARLO GIORDANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi tre anni secondo un attento studio elaborato dall'Associazione dei consumatori «Cittadinanzattiva» nelle scuole italiane si sono registrati in diverse zone del Paese ben 117 crolli, che hanno causato il ferimento di oltre venti alunni e di alcune insegnanti;
   l'ultimo, in ordine di tempo, ma il quinto dall'inizio dell'anno scolastico in corso, si è avuto qualche giorno fa a Nichilino (Torino) dove è crollato il soffitto di un'aula della scuola elementare «Gianni Rodari» comportando il ferimento serio di un'alunna e solo per un caso fortuito più lieve di altri compagni di classe;
   il 60 per cento delle scuole italiane, in particolar modo quelle legate al ciclo didattico della «primaria», è stato realizzato a cavallo degli anni cinquanta e sessanta con l'impiego di materiale tecnologicamente usurato inidoneo sul piano antisismico e l'impiego diffuso di amianto e di materiali nocivi similari;
   la certificazione di agibilità degli edifici scolastici è assente nella quasi totalità dei casi fino a toccare punte di oltre il 90 per cento nella regione Calabria;
   stando alle fonti ministeriali l'Italia si è dotata di una programmazione nazionale triennale degli interventi di edilizia scolastica, per il periodo 2015/2017 e sono stati approvati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca oltre 6.000 interventi (per un fabbisogno totale di 3,7 miliardi di euro);
   la cosiddetta legge sulla «buona scuola» ha stabilito un'unica graduatoria, valida come programmazione nazionale per il triennio 2015-2017 per ristrutturazioni e nuovi edifici, per efficientamenti energetici e interventi messa in sicurezza;
   è stato siglato un accordo tra la struttura di missione per l'edilizia scolastica di Palazzo Chigi e l'Agenzia per la coesione territoriale per sopralluoghi negli edifici con più criticità da parte di ispettori del Governo prevedendo una task force ove vengano riscontrate o segnalate le criticità maggiori negli interventi di edilizia scolastica, dai tecnici qualificati, dai responsabili dei procedimenti e dalle autorità locali;
   l'anagrafe dell'edilizia scolastica da più fonti (Legambiente) «risulta non attendibile, per indicatori mancanti ed incomprensibili per i cittadini, mentre non si è provveduto ad aggiornare i dati relativi alle certificazioni, è stata prorogata di ancora un anno (31 dicembre 2016) l'entrata in vigore dell'obbligo per le scuole di dotarsi della certificazione prevenzione incendi»;
   dal rapporto Ecosistema scuola 2015 di Legambiente e dal rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola 2015 di Cittadinanzattiva, emerge che il 39 per cento delle scuole necessita di una manutenzione urgente, una su cinque (21 per cento) presenta lesioni strutturali. Solo il 35,5 per cento ha la certificazione antincendio, poco più di una scuola su tre possiede il certificato di agibilità statica (38 per cento) e quello di agibilità igienico-sanitaria (35 per cento);
   è evidente che l'aver previsto una politica di intervento edilizio, a giudizio dell'interrogante, meramente «decorativo» e superficiale senza la realizzazione di un programma strutturale di interventi ha comportato il perseverare di una diffusa condizione di inadeguatezza degli edifici scolastici esistenti –:
   quali siano i dati aggiornati della anagrafe generale dell'edilizia scolastica italiana riguardo alla condizione degli stabili, agli interventi previsti e a quelli già realizzati collegati al cosiddetto programma di manutenzione della «buona scuola»;
   se esista un report aggiornato curato dall'Agenzia per la coesione territoriale relativo a sopralluoghi effettuati e da farsi negli edifici con più criticità da parte di ispettori del Governo;
   se, alla luce di quanto rappresentato in premessa, non si intenda valutare la necessità di realizzare un serio «piano di ristrutturazione edilizia, di manutenzione straordinaria e di messa in sicurezza anche antisismica» per l'intero parco degli edifici scolastici attivi nel nostro Paese. (4-14541)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   BUSTO, DE ROSA, DAGA, MANNINO, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione 2014 stigmatizza il ritardo dell'Italia nella lotta alla corruzione e all'infiltrazione delle organizzazioni criminali, soprattutto per quanto riguarda i grandi appalti;
   nell’iter decisionale di approvazione delle opere e nelle attività di prevenzione dell'inquinamento e della corretta gestione dei flussi energetici e di materia, le procedure ambientali di A.I.A.-IPPC costituiscono un momento nevralgico e di particolare delicatezza considerato che alla Commissione AIA (autorizzazione integrata ambientale) sono sottoposti impianti di rilevante interesse industriale, per un valore complessivo della produzione di diverse decine di miliardi di euro ogni anno, e dunque costituisce uno snodo per le politiche economiche e ambientali dell'intero paese;
   il piano triennale per la prevenzione della corruzione 2014-2016 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nella parte dedicata all'analisi dei rischi di corruzione, evidenzia che le procedure di AIA sono connotate da rischi in relazione: alla discrezionalità delle decisioni; alla portata economica delle scelte; alla capacità di pressione di gruppi interessati alla decisione;
   il piano fa riferimento soprattutto alle modalità di nomina dei membri della Commissione, al profilo del conflitto di interessi e ad eventuali situazioni che possono determinare condizioni di inconferibilità degli incarichi;
   il 7 maggio 2015 il Ministro ha emanato un avviso pubblico per raccogliere le candidature per la nomina a membro della Commissione A.I.A.;
   nonostante le circostanziate criticità segnalate nei mesi precedenti in relazione alla commissione ministeriale VIA-VAS sotto il profilo del conflitto di interessi, il Ministro ha individuato, secondo non precisate modalità selettive, i soggetti meritevoli di essere nominati nella commissione AIA e trasmesso gli atti alla Corte dei Conti per la verifica di legittimità;
   con deliberazione del 3 agosto 2016, la Corte dei Conti ricusava il visto evidenziando numerose criticità, rimaste irrisolte anche dopo una prima nota di richiesta di chiarimenti inviata al Ministero il 1o giugno 2016;
   la Corte dei Conti chiariva che la commissione A.I.A. è inequivocabilmente un organismo di tipo tecnico-scientifico e, sulla base dell'ordinamento e della Costituzione Italiana, la sua nomina non può essere ricondotta ad un atto di alta amministrazione; di conseguenza, la scelta dei commissari deve avvenire attraverso una procedura pubblica in cui siano chiariti immediatamente i criteri selettivi, i parametri di valutazione e la motivazione a supporto degli atti di incarico. Tali parametri non risultano rispettati nella procedura di selezione ministeriale, né è stata adeguatamente motivata la scelta dei componenti;
   la Corte ha, inoltre, evidenziato ulteriori lacune e criticità, quali il mancato rispetto della parità di genere nella composizione della Commissione;
   con provvedimento del 4 ottobre 2016 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare revocava l'avviso pubblico del 7 maggio 2015 in ragione del «tempo trascorso» e delle «motivazioni poste a base della ricusazione del visto dell'Organo di controllo» –:
   se non si ritenga di dover provvedere con urgenza all'emissione di un nuovo bando in cui siano rispettate le indicazioni fornite dalla Corte dei Conti e siano garantite forme di trasparenza relativamente al profilo dei componenti della commissione AIA, estesi al patrimonio, agli incarichi professionali e associativi dei membri e dei familiari più prossimi, nonché degli eventuali partner professionali, al fine di assicurare l'assenza di situazioni di conflitto di interesse o di incompatibilità/inconferibilità;
   quali iniziative concrete siano state adottate, anche attraverso l'operato del responsabile anti-corruzione del Ministero, per l'attuazione del piano triennale anticorruzione con particolare riferimento ai rischi evidenziati in premessa;
   quali iniziative di competenza intende assumere al fine di prevenire fenomeni corruttivi ed assicurare la trasparenza nelle scelte relative ad opere di rilevante valore economico;
   se intenda promuovere adeguate misure di trasparenza in relazione al normale funzionamento della commissione AIA, quali la pubblicizzazione delle sedute e dell'ordine del giorno e la partecipazione al procedimento attraverso audizioni, consultazione e inchieste pubbliche. (3-02557)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   durante l'audizione del direttore generale dell'Arpa Lazio del 13 ottobre 2016 presso la commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, è stata illustrata la situazione particolarmente critica della discarica di Borgo Montello;
   in particolare, «vi è una criticità conclamata della falda acquifera sottostante l'invaso, e in generale, una situazione ambientale particolarmente difficile, vista anche la lunga storia del sito, utilizzato in passato (anni ’80 e ’90) per lo sversamento dei rifiuti speciali di origine industriale»;
   inoltre, vi è una difformità tra il piano di monitoraggio dell'agenzia ambientale e i risultati della perizia del Gup di Latina nell'ambito di un procedimento penale per avvelenamento delle acque. Durante l'audizione del 16 marzo 2016 Giorgio Libralato, consulente tecnico delle famiglie di Borgo Montello, ricorda che la citata discarica, è stata oggetto nel 2013 di procedura di infrazione da parte delle autorità europee. Inoltre, rammenta che la discarica, gestita dalle società Indeco ed Ecoambiente, è finita sotto inchiesta nel gennaio 2014. Inchiesta che ha condotto al sequestro, da parte della guardia di finanza, di una sua «parte attiva». Sulla possibile presenza, nell'invaso SO, di fusti metallici contenenti rifiuti tossici, il consulente riferisce di una «massa metallica confermata dalle ricerche dell'INGV». Tra i dati citati dal consulente anche quelli relativi all'inquinamento delle falde certificati dall'Arpa nel 2013 e da analisi svolte da periti del tribunale di Latina, secondo cui la protezione delle falde non sarebbe stata completata. Nel citare l'inchiesta che ha portato ai sigilli alla discarica posti lo scorso gennaio, il consulente ricorda come l'indagine abbia stabilito che «i volumi dell'Indeco erano stati superati di oltre 100.000 metri cubi rispetto all'autorizzato» e che secondo il comitato di Borgo Montello questo superamento «avrebbe portato a un guadagno di circa 10 milioni di euro da parte dalla società Indeco per il volume di affari corrispondente»;
   nell'audizione della procura di Latina del 30 marzo 2016, i magistrati evidenziano che, in base ad un «controllo svolto dai tecnici», la discarica aveva superato la sua capacità di contenimento dei rifiuti e che il provvedimento di sequestro sopra citato, per l'invaso S8, è stato confermato dal tribunale del riesame. In particolare, risulta «violata l'autorizzazione integrata ambientale e sono stati abbancati rifiuti, per quello che ci risulta, pari a circa 120 mila metri cubi in più... senza che ci fosse stata nessuna verifica preliminare da parte degli organi competenti ai controlli». Attualmente sulla discarica sono autorizzate soltanto le attività di manutenzione e quelle ordinarie per evitare danni all'ambiente. Nel prosieguo dell'audizione il sostituto procuratore fa emergere quelle che a suo avviso sono le criticità dell'impianto normativo, in particolare del decreto legislativo n. 33 del 2003, in merito alle discariche. «Mi riferisco alla gestione post mortem, alla questione accantonamenti, alla questione fideiussioni. Sono tutte questioni che rischiano di vanificare assolutamente la tutela ambientale»;
   dall'ex presidente di Ama, Daniele Fortini, il 2 agosto 2016 si è appreso che prossimamente avrà luogo un'ispezione nel Lazio per controllare il livello del ciclo dei rifiuti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per acquisire, anche tramite verifiche del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, un quadro chiaro e aggiornato della situazione;
   se il Ministro interrogato intenda comunicare i tempi delle prossime ispezioni da parte dell'Unione europea;
   quali iniziative normative intenda assumere per la gestione successiva alla chiusura delle discariche. (5-09791)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBINI e FOSSATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   è notizia attuale, più volte riportata negli ultimi anni dai maggiori quotidiani, che molti dei fiumi della penisola italiana sono infestati dal pesce siluro, una specie originaria del Danubio che ha colonizzato i maggiori corsi d'acqua dolce italiani. Tale specie, nota per la sua voracità e longevità – il pesce siluro può infatti vivere 60 anni e superare i cento chili di peso – è considerata pericolosa, poiché nel suo grasso si accumulano sostanze gravemente nocive per la salute. A constatarlo è stato uno studio pubblicato dall'Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, che ha rilevato nei pesci alte quantità di metalli pesanti, policlorobifenili e idrocarburi, sostanze cancerogene e particolarmente dannose per i bambini, soprattutto se assunte durante la gravidanza, che possono causare autismo, problemi neurologici, cecità e obesità;
   i laboratori di contaminanti ambientali, ittiopatologia e chimico dell'Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta hanno analizzato 119 esemplari che vivono nei fiumi e hanno scoperto concentrazioni ben oltre la soglia di sicurezza, perché il pesce siluro assorbe e immagazzina nel grasso le sostanze disperse nelle acque dei fiumi; nonostante la cottura, inoltre, i contaminanti sono in grado di arrivare sino al metabolismo umano e danneggiarlo;
   in tutti gli esemplari analizzati sono stati trovati idrocarburi, benzopirene e più di 125 nanogrammi di policlorobifenili, sostanze simili alla diossina responsabili di disturbi neurologici, deficit immunitari e dello sviluppo, e il mercurio, che è in grado di passare dal sangue al cervello, era almeno del 18 per cento oltre il limite consentito;
   secondo la biologa Stefania Squadrone, che ha condotto alcuni tra gli studi presi in esame: «i contaminanti ritrovati rispecchiano la presenza delle attività industriali e del traffico automobilistico del territorio studiato. Le acque dei fiumi non presentano gli stessi livelli perché le misurazioni sono in grado di identificare gli inquinanti solo se presenti al momento del campionamento. La fauna ittica invece può accumulare queste sostanze negli anni e, nel caso del pesce siluro amplificarne di molte volte il livello, e quindi la nocività»;
   alle misurazioni dell'Istituto zooprofilattico, si abbina la ricerca pubblicata da Jama Pediatric;
   ricercatori americani ed europei – fra cui Lorenzo Richiardi e Costanza Pizzi del dipartimento di scienze mediche dell'università degli studi di Torino – hanno analizzato i dati di 26.184 donne incinte e dei loro bambini sino ai 6 anni e scoperto un allarmante parallelismo: mangiare pesce tre volte la settimana in gravidanza aumenta il rischio di obesità infantile, proprio a causa degli inquinanti presenti nel pesce;
   per quanto riguarda la Toscana, recenti indagini hanno dimostrato che il pesce siluro è presente nell'Arno da Laterina, in provincia di Arezzo fino a San Lorenzo alle Corti, in provincia di Pisa, mentre altre popolazioni sono segnalate sul basso Serchio e sullo Scolmatore dell'Arno, affiancate da segnalazioni sporadiche di catture in altri bacini, tra cui il lago di Bilancino. La popolazione acclimatata da più tempo in Toscana, con maggiori densità ed individui di maggiore taglia risulta essere quella presente nel tratto fiorentino dell'Arno, che con ogni probabilità ha rappresentato il centro di dispersione della specie per l'intera asta fluviale;
   la popolazione presente nel tratto fiorentino dell'Arno è anche una delle più studiate e monitorate a livello nazionale, in particolare grazie a indagini promosse dalla provincia di Firenze e condotte in collaborazione tra dipartimento di biotecnologie agrarie dell'università di Firenze e Federazione italiana pesca sportiva;
   il proliferare del pesce siluro nell'Arno è da anni oggetto di monitoraggi e catture programmate per salvaguardare la biodiversità del fiume e, così come già segnalato, essendo i pesci siluro non autoctoni, cioè inseriti dall'uomo, la loro presenza secondo gli esperti incide profondamente sul patrimonio ittico del fiume e sulla sua pescosità –:
   se i Ministri interrogati non ritengano necessario assumere iniziative affinché vengano definiti strumenti normativi che permettano di prevenire l'introduzione di specie non locali nei corsi d'acqua, così da contrastare l'invasione di specie che potrebbero minare il benessere e la sicurezza dei cittadini, nonché la salute e la biodiversità dei fiumi italiani. (4-14539)


   BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, COZZOLINO, BUSINAROLO, DE ROSA, ZOLEZZI e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22, «Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni», consente, a determinate condizioni, e per talune tipologie di impianti di utilizzare il combustibile solido secondario (CSS);
   l'articolo 15 di tale decreto istituisce un Comitato di vigilanza e controllo quale organo per monitorare la produzione, le caratteristiche e l'utilizzo del CSS combustibile e per l'applicazione uniforme del citato regolamento sul territorio nazionale;
   tuttavia si sono registrati ostacoli nell'applicazione uniforme del regolamento su tutto il territorio nazionale, come nel caso esemplificativo della Cementeria di Monselice s.p.a., che il 22 luglio 2016 ha depositato presso il settore ambiente della provincia di Padova la richiesta per effettuare un intervento di «parziale sostituzione dei combustibili autorizzati per l'impianto di cottura del clinker (pet-coke e carbone fossile) con combustibile solido secondario (Css) “non rifiuto”» esclusivamente con specifica comunicazione di modifica «non sostanziale» dell'autorizzazione;
   va detto che il suddetto impianto, che risulta attualmente autorizzato con provvedimento A.i.a. n. 223/IPPC/2013 del 13 settembre 2013, la cui validità è estesa fino al 31 agosto 2021, giace in territorio compreso all'interno del parco regionale dei Colli Euganei, noto per le sue peculiarità paesaggistiche, ed è situato a poche decine di metri dal centro storico di Monselice, in pieno centro abitato e a ridosso di alcune scuole, oltre che in un'area già fortemente satura di inquinanti, anche per la presenza fino a pochi anni fa di altri due impianti simili in un raggio di pochi chilometri; inoltre, tale impianto gode di limiti di emissioni per diversi inquinanti molto più permissivi di quelli di un inceneritore. Ad esempio, ad una linea del vicino termovalorizzatore di Camin (Pd) è imposto un limite d'emissione giornaliera di 80 mg/Nm3 di Nox (ossidi di azoto), mentre al cementificio in questione è imposto un limite di emissione giornaliera di 700 mg/Nm3 per lo stesso inquinante –:
   con riferimento alle attività di cui all'articolo 15 del decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22, quali iniziative normative intenda assumere al fine di ridurre la discrezionalità degli enti preposti alle autorizzazioni nella valutazione delle modifiche sottese alla sostituzione del combustibile tradizionale con CSS-combustibile, valutando di prescrivere un nuovo procedimento autorizzatorio di valutazione di impatto ambientale;
   se, in relazione alle verifiche e ai controlli di cui sopra, ritenga di assumere iniziative normative nella direzione di introdurre ulteriori condizioni per l'utilizzo di CSS-combustibile negli impianti localizzati in specifiche aree ad alta vulnerabilità del Paese caratterizzate da una mortalità della popolazione superiore rispetto agli standard nazionali (come la Pianura padana), contestualmente tenendo in considerazione il parametro della vicinanza dei predetti impianti con centri abitati, scuole, luoghi pubblici (come nel caso descritto in premessa della cementeria a Monselice) e valutando di modificare i limiti di emissione giornaliera di tutti gli impianti insalubri di prima classe (come le cementerie) sulla base di quanto previsto dal decreto ministeriale n. 22 del 14 febbraio 2013. (4-14543)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   SIMONETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la piattaforma online denominata Sister dell'Agenzia delle entrate – territorio consente ai professionisti abilitati di interagire con i servizi catastali attraverso il canale telematico;
   su detta piattaforma è possibile usufruire dei servizi per le pratiche DocFa, Pregeo, visure, visure planimetriche e parzialmente per il servizio voltura;
   infatti, la procedura on line consente esclusivamente l'invio telematico dei documenti di voltura catastale relativi ad aggiornamenti delle intestazioni degli immobili che non vengono presentati in conservatoria, ovvero aggiornamenti che completano o modificano le intestazioni catastali che risultano incomplete o errate, che nel dettaglio sono costituite dalle volture di preallineamento (disallineamenti della banca dati catastale dovuti all'assenza negli atti informatizzati di domande di volture precedenti non eseguite dagli uffici provinciali – territorio) e dal recupero di volture automatiche (aggiornamenti di volture già presentate ma con dati errati o incompleti);
   non è dunque ammesso l'invio telematico per i documenti di afflusso (in particolare, per compravendite e denunce di successione e ricongiungimento di usufrutto) che sono la fattispecie preponderante delle modifiche delle intestazioni catastali;
    pertanto, per la presentazione di dette denunce di voltura ci si deve recare agli sportelli dell'Agenzia delle entrate – territorio a cui i beni si riferiscono, cosa che genera una lentezza procedurale rispetto al meccanismo telematico –:
   per quali motivazioni non sia possibile utilizzare il sistema telematico anche per le volture di afflusso e se il Ministro non intenda assumere le opportune iniziative al fine di adeguare il sito Sister per l'invio di queste volture;
   se il Ministro non intenda porre in essere le necessarie iniziative al fine di semplificare le procedure e permettere di consegnare le volture cartacee ad ogni singolo sportello provinciale delle Agenzie delle entrate, senza quindi doversi obbligatoriamente recare a quello pertinente agli immobili oggetto della denuncia.
(4-14542)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 23 luglio 2013 il consiglio regionale della Liguria ha approvato all'unanimità la mozione (prot. n. 417/ac) presentata in data 10 maggio dal gruppo consiliare Lega Nord Liguria – Padania, tesa a sostenere lo spostamento del carcere Marassi ad altro luogo rispetto alla sua attuale ubicazione;
   in particolare, il consiglio regionale ligure ha rilevato non solo che la struttura carceraria di Marassi è inadeguata alle esigenze richieste, ma altresì che la sua attuale collocazione comporta gravi difficoltà di carattere logistico, di sicurezza e ordine urbano;
   l'assemblea regionale ha inoltre sottolineato come lo spostamento della struttura carceraria consentirebbe al quartiere di Marassi di poter convertire l'area per scopi sociali, sportivi e/o commerciali;
   nessun problema ostativo vi sarebbe a tale trasferimento per la disponibilità di diverse aree e/o immobili demaniali che potrebbero essere valutati per l'individuazione di soluzioni alternative;
   successivamente all'approvazione della mozione, le proposte furono condivise anche dal Ministro della giustizia, come risulta da numerosi articoli di giornale risalenti a luglio 2013 (Il Giornale, il Secolo XIX, Corriere mercantile, la Repubblica, e altri);
   il Ministro della giustizia stesso sottolineò la necessità e urgenza di tale trasferimento, al fine di restituire alla città l'area del carcere di Marassi ed avviare le opportune opere di riqualificazione della zona;
   oltre ad essere una struttura obsoleta e non più adeguata alle moderne esigenze, il carcere genovese versa altresì in una situazione critica per la presenza di circa 800 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 450 posti;
   oltre a quanto sopra e come denunciato anche dal Sappe, a Genova è necessario un urgente intervento in materia di edilizia carceraria, considerato che manca anche un istituto di pena minorile;
   dopo tali dichiarazioni e dopo mesi dall'approvazione della mozione, non risultano al momento iniziative o progetti per procedere all'effettivo trasferimento della struttura carceraria di Marassi –:
   se il Ministro ancora oggi concordi sulla necessità di procedere al trasferimento dell'istituto carcerario di Marassi, se abbia già individuato un'area di destinazione, quali iniziative ad oggi abbia intrapreso e/o avviato, in quali tempi abbia stimato l'effettivo e conclusivo trasferimento dell'istituto penitenziario genovese, quali interventi in materia di edilizia carceraria intenda adottare per la città di Genova e, più in generale, in Liguria. (4-14531)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il piano industriale 2017-2026 del gruppo Ferrovie dello Stato italiane presentato nel mese di settembre 2016 prevede investimenti per 94 miliardi di euro in 10 anni: 73 miliardi di euro per le infrastrutture, 14 miliardi di euro per il materiale rotabile e 7 miliardi di euro previsti per lo sviluppo tecnologico. In particolare, al Sud sono previsti: l'apertura dei cantieri della linea AV/AC Napoli-Bari, oltre 6 miliardi di euro in Sicilia, la direttrice Palermo-Catania-Messina; le velocizzazioni della direttrice Adriatica, tra Bologna, Bari e Lecce e della Salerno-Reggio Calabria;
   il piano strategico del gruppo Ferrovie dello Stato italiane esclude la Basilicata non prevedendo alcun intervento strategico sulle direttrici Salerno-Potenza-Metaponto-Taranto, sulla direttrice Jonica Bari-Taranto-Policoro-Sibari, sul completamento della tratta Ferrandina-Matera e sul collegamento Matera-Bari che rafforzerebbe il ruolo del servizio di trasporto pubblico e l'attuazione degli investimenti già avviati di ammodernamento delle linee;
   l'interrogante rileva da tempo con atti di sindacato ispettivo a cui ancora non ha avuto risposta, l'inefficienza e l'inadeguatezza dell'offerta trasportistica ferroviaria in Basilicata;
   i quotidiani locali riportano quasi ogni giorno notizie dei continui e persistenti disservizi del trasporto ferroviario a cui sono sottoposti ogni giorno i passeggeri lucani;
   le criticità che si verificano sugli intercity interregionali nelle tratte Taranto-Metaponto-Potenza-Salerno e Sibari-Policoro-Metaponto-Taranto-Bari spaziano dai ritardi nella circolazione, alla soppressione del numero delle corse, allo stato delle carrozze spesso vetuste e fatiscenti, agli impianti di condizionamento e riscaldamento mal funzionanti, alle condizioni igieniche precarie e alla mancanza del personale di Trenitalia; tutto ciò contribuisce negativamente alla qualità della mobilità dei viaggiatori;
   l'interrogante evidenzia come, in considerazione delle complessità esposte, la situazione del sistema ferroviario lucano possa raffigurarsi di natura emergenziale, se si esaminano le numerose inadempienze da parte della società di trasporti Trenitalia in corso oramai da anni sulla rete ferroviaria;
   per i treni a lunga percorrenza, come l’Intercity, è del tutto evidente l'inadeguatezza dei mezzi che attraversano la Basilicata. Il materiale rotabile delle imprese ferroviarie regionali palesa un'elevata anzianità media, che è di oltre 20 anni per i mezzi di trazione e supera i 30 anni nel materiale rimorchiato, con punte massime di anzianità superiori ai 60 anni per quanto riguarda le locomotive diesel e gli 80 anni nel caso di locomotive elettriche e carri merci, con ripercussioni sui costi di manutenzione, sull'inadeguato comfort di viaggio e sulla sicurezza degli utenti;
   nei giorni scorsi l'interrogante ha verificato personalmente le condizioni del trasporto ferroviario e, salendo sul treno regionale 3469 Napoli-Taranto, ha constatato il degrado delle carrozze, i servizi igienici impraticabili, il personale di bordo assente, il treno affollato e i viaggiatori senza biglietto;
   la Basilicata ha 347 chilometri di linee ferroviarie che la collegano alla Campania, alla Puglia e alla Calabria e rappresenta la vera spina dorsale del sistema trasportistico meridionale, ma viene trascurato sia in termini di esercizio che di infrastrutture. Le riduzioni dell'offerta commerciale da parte della società stanno determinando, oltre alle inefficienze e ai disservizi sopra indicati, altri effetti negativi, come il processo di «desertificazione» dell'area del metapontino ad alto potenziale turistico;
   alla Basilicata deve essere garantito un trasporto ferroviario di qualità, efficiente che colleghi la regione verso le città che sono servite dall'alta velocità, Salerno, Napoli, Bari, Taranto, per accorciare i tempi di percorrenza –:
   quali iniziative il Ministro intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, nei riguardi di Rete ferroviaria italiana, per il potenziamento e il completamento delle tratte ferroviarie lucane e, nei riguardi di Trenitalia, per un'offerta adeguata a standard di qualità ed efficienza. (5-09788)

 * * *

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   ad oggi, per ovvi motivi di sicurezza, non si può escludere che i flussi migratori possano essere utilizzati da jihadisti dello Stato islamico per infiltrarsi in Europa e compiere atti di terrorismo, come ha affermato Gilles De Kerchove, coordinatore dell'antiterrorismo dell'Unione europea;
   De Kerchove ha, altresì, affermato che la Libia sta diventando il territorio di passaggio per lo Stato islamico ed il luogo dove possono esser pianificati gli attacchi verso l'Europa;
   dunque, appare necessario garantire idonei controlli rispetto all'identità degli stranieri in entrata in Italia;
   tuttavia, a quanto è dato sapere, può accadere che gli immigrati che entrano in Italia si rifiutino di essere sottoposti dalle forze di polizia a rilievi foto segnaletici e/o al prelievo di impronte digitali, nonché ad ulteriori controlli, impedendo di fatto di procedere alla loro identificazione –:
   quali siano gli orientamenti del Ministro sui fatti di cui in premessa;
   quali siano le iniziative adottate dalle autorità competenti qualora gli immigrati che entrano in territorio italiano rifiutino il prelievo delle impronte digitali e/o ulteriori controlli finalizzati all'identificazione;
   se e quali iniziative, anche normative, intenda adottare il Ministro affinché sia efficacemente garantita l'identificazione degli stranieri che decidono di avere accesso in Italia, per assicurare un idoneo livello di sicurezza nel nostro Paese.
(5-09787)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANLUCA PINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, il Governo sta lavorando ad un disegno di legge volto a regolamentare i rapporti tra lo Stato italiano e l'UCOII (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia);
   il predetto disegno di legge sarebbe finalizzato al riconoscimento ufficiale del ministro di culto islamico imam, al fine di superare alcuni limiti fissati dalla normativa vigente che, ad esempio, prevedono come condizione necessaria la cittadinanza italiana;
   tale bozza di disegno di legge sembra abbia già ricevuto l’«ok» formale del prefetto Morcone, nonostante le preoccupazioni avanzate da parte della magistratura e delle forze di polizia;
   il timore, infatti, è che una concessione troppo generosa dello status di ministro di culto possa, di fatto, riconoscere agli imam una sorta di immunità penale ai sensi dell'articolo 200 codice penale che riconosce alle guide spirituali il segreto confessionale;
   secondo le novelle previste nel disegno di legge quindi, gli imam dell'UCOII riconosciuti nella loro funzione avrebbero libero accesso alle carceri italiane per seguire i detenuti di fede musulmana. Sui fatti appresi in quei colloqui, come su confessioni ricevute anche al di fuori di quegli ambienti, una volta riconosciuti come ministri di culto, gli imam avranno la possibilità di mantenere il segreto;
   è palese che in Italia, all'interno di alcune comunità islamiche, si annidi la presenza di gruppi eversivi e, allo stesso tempo, è facilmente riscontrabile la mancanza di collaborazione con le forze dell'ordine e con la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti, dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
   è necessario ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte della comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, di status giuridico o religioso delle donne, di rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e del trattamento degli animali;
   qualsiasi iniziativa finalizzata all'integrazione della comunità islamica nel nostro Paese che non sia supportata dall'esplicito rispetto dei principi fondamentali della nostra Costituzione e del nostro ordinamento giuridico è, pertanto, inaccettabile e particolarmente rischiosa per i cittadini italiani, soprattutto in questo momento storico che vede acuirsi il fenomeno del fondamentalismo islamico –:
   se trovino fondamento le notizie riportate in premessa in merito alla predisposizione di un disegno di legge rivolto al riconoscimento degli imam quali ministri di culto nel nostro Paese e, in caso di risposta affermativa, come intenda risolvere la questione del cosiddetto «segreto confessionale» per garantire la sicurezza dei cittadini e contrastare la diffusione del pericolo terrorista di matrice fondamentalista islamica. (4-14534)


   SIBILIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 settembre 2016 a Lacedonia (AV) si è svolta un'assemblea presenziata da diciassette sindaci dell'Alta Irpinia per discutere di «eolico selvaggio»;
   nel corso dell'assise pubblica il presidente della comunità montana dell'Alta Irpinia, nonché sindaco di Bisaccia, Marcello Arminio, ha affermato: «Quando dicevo un anno fa, e lo dico anche adesso, che si trattava di scaramucce tra ditte in cui c'erano situazioni criminali connesse ai campi eolici, non avevo torto. Erano scaramucce tra ditte. Perché chi sparava, chi creava terrore nei campi eolici, erano banditelli di Foggia che sono stati presi tre mesi fa. Quattro erano quelli che creavano problemi nelle zone nostre e altri sei, in tutto dieci, erano quelli che facevano attacchi a furgoni postali e furgoni portavalori. Era criminalità locale. Banditelli di Foggia che fanno questo da una vita. Ora basta. E se tu apri una sala da gioco, ci sarà certamente qualcuno che ti verrà a chiedere il pizzo. Cioè, voglio dire, è una situazione di normalità»;
   queste dichiarazioni, riprese dagli organi di informazioni locali, hanno suscitato una vasta eco e forte indignazione da parte dell'opinione pubblica, delle associazioni ambientaliste e di molti esponenti politici che sono arrivati anche a chiedere le dimissioni di Arminio o una sua sfiducia;
   a parere dell'interrogante, le dichiarazioni pubbliche di Arminio sono superficiali e, al tempo stesso, gravi, perché non si deve sottovalutare il nesso che lega le attività di produzione di energia eolica sul territorio irpino e l'interesse a tali attività da parte di ambienti riconducibili a organizzazioni criminali, come già documentato in un articolo pubblicato in data il 30 marzo 2016 sull'edizione on line de Il Fatto Quotidiano ed intitolato «Eolico, 14 attentati agli impianti dell'Alta Irpinia. Indagini su criminalità pugliese. E accuse alla legge che esautora i sindaci» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno porre in essere al fine di contrastare l'attività della criminalità organizzata nel settore delle energie rinnovabili adoperandosi affinché si diffonda una cultura della legalità che non è agevolata da dichiarazioni come quelle del sindaco Arminio che fanno passare come «normale» la richiesta di un «pizzo», dichiarazioni, ad avviso dell'interrogante, ancora più deprecabili perché provenienti da chi ricopre incarichi pubblici ed è eletto dai cittadini.
(4-14540)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SGAMBATO, PES e MALISANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il concorso 2016 ha fissato al dieci per cento il limite al numero di idonei per i posti banditi di cui alla riforma della «Buona scuola»;
   il mancato scorrimento, imposto dal limite sugli idonei, sta lasciando numerosi posti messi a bando scoperti;
   la presenza di ambiti disciplinari orizzontali e classi di concorso diverse che, tuttavia, vedono la partecipazione di un'analoga platea di aspiranti, ha determinato una situazione paradossale;
   è emblematica l'attuale situazione dell'ambito didattico orizzontale AD07 (matematica e fisica), relativamente alle procedure concorsuali in atto. La partecipazione al concorso è aperta ad una comune platea di aspiranti con la conseguenza che i vincitori inseriti nelle graduatorie di, merito risultano esserlo per le diverse procedure per cui hanno concorso;
   le prove concorsuali caratterizzanti l'AD07 sono strutturate dall'A20 (fisica) prova scritta più prova pratica più prova orale e dall'A26 (matematica), prova scritta più prova orale;
   il superamento di tutte le prove relative alle classi A20 e A26 dà accesso alla classe di concorso A27 (matematica e fisica). Per comprendere le incongruenze che si sono venute a creare in seno alle procedure concorsuali relative agli ambiti orizzontali, si può ricorrere all'analisi dell'esito del concorso nella regione Campania;
   trattandosi di un ambito disciplinare orizzontale, il bando riporta il numero totale di posti banditi: 145. Per la compilazione delle relative graduatorie di merito il bando prevede inoltre di maggiorare il numero di posizioni del 10 per cento di idonei quindi, nella fattispecie della Campania, rispettivamente 2, 7 e 7 per le tre classi di concorso, ottenendo la seguente ripartizione:
    A20: 19 più 2 per un totale di 21 posizioni;
    A26: 62 più 7 per un totale di 69 posizioni;
    A27: 64 più 7 per un totale di 71 posizioni;
   al termine delle procedure concorsuali, i candidati che hanno superato le prove sono:
    A20: 56;
    A26: 97;
   tra questi, 39 sono comuni alle due classi di concorso, e di conseguenza per la classe A27 sono 39;
   gli aspiranti che hanno effettivamente superato le prove concorsuali sono 56 più 97 meno 39 per un totale di 114;
   la situazione che si presenta al momento, sulla base delle graduatorie di merito pubblicate dall'ufficio scolastico regionale per la Campania, è la seguente:
    A20: su 21 candidati, 17 compaiono in A26 e 18 in A27, con il rischio che vengano assegnati solo 3 dei 19 posti banditi;
    A26: dei 69 candidati, 34 compaiono anche in A27 e 17 in A20, con conseguente rischio che vengano assegnati solo 35 dei 62 posti messi a bando;
    A27: compaiono 39 candidati, di cui 17 sono anche in A20 e 34 in A26;
   risulta evidente come, soprattutto per fisica e matematica, molti dei posti messi a bando non verranno coperti, pur in presenza di idonei oltre il 10 per cento che hanno superato tutte le prove concorsuali;
   la natura comune delle prove per l'ambito AD07, che ha portato alla presenza degli stessi candidati in due/tre graduatorie dell'ambito, ed il blocco dello scorrimento al 10 per cento degli idonei hanno fatto sì che le tre graduatorie di merito siano composte da soli 77 aspiranti a fronte dei 114 che hanno superato le prove concorsuali;
   il paradosso risiede nella mancata assegnazione di buona parte dei posti banditi, pur in presenza di candidati che hanno superato il concorso;
   la causa di una tale situazione deriva dall'articolo 11 del decreto ministeriale n. 95, nel quale mancano indicazioni in merito alla compilazione delle graduatorie relative agli ambiti orizzontali;
   alcune soluzioni potrebbero compensare la presenza di un numero elevato di doppioni nelle graduatorie di merito ed evitare di contrastare l'intento del concorso –:
   se non ritenga di dover rendere pubblici gli elenchi di chi ha superato le prove concorsuali, compresi gli idonei, e consentire a tutti i docenti il controllo della propria posizione e dei punteggi a loro attribuiti; se non ritenga di valutare l'opportunità di creare una graduatoria di merito comprensiva di tutti coloro che hanno superato le prove concorsuali da utilizzarsi nell'ambito del suo triennio di validità per coprire i posti rimasti vacanti.
   (5-09792)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'algoritmo, sistema introdotto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – che avrebbe dovuto disciplinare il funzionamento della procedura di mobilità – ha causato molti errori di assegnazione di cattedra per la mobilità straordinaria 2016/17 portando migliaia di docenti di scuola primaria e secondaria a trasferimenti di sede in regioni diverse da quella di appartenenza;
   infatti, molti docenti con un punteggio elevato, si sono visti assegnare una sede fuori provincia, o addirittura in un'altra regione spesso del Settentrione, dove i posti a disposizione sono in numero maggiore;
   in seguito ad alcuni ricorsi presentati dai docenti, va ricordata la recente sentenza del giudice del lavoro di Trani che ha dato ragione ad un'insegnante condannando l'ufficio scolastico regionale della Puglia a collocarla in una delle sedi da lei indicate. Le motivazioni della sentenza poggiano «sulle conseguenze negative – non solo economiche, ma anche sociali – che l'assegnazione a una scuola troppo distante dall'abitazione produrrebbe in capo alla docente e alla sua famiglia. Deve dunque ritenersi illegittima tale assegnazione, poiché viola il principio del cosiddetto scorrimento della graduatoria: principio che vincola sempre la pubblica amministrazione»;
   anzidetto criterio di assegnazione di cattedre fuori regione ha leso i diritti e le attese di migliaia di docenti che si vedono costretti a stare lontano da casa e dai propri affetti per non perdere l'incarico;
   la procedura adottata dal sistema non ha rispettato quanto previsto dal contratto integrativo sulla mobilità sul rispetto del punteggio e dell'ordine delle preferenze e cioè assegnare a ogni aspirante prima la sede-ambito libera sulla base delle fasi del punteggio e delle precedenze e delle tipologie di posto per i quali si aveva titolo;
   sarebbe quindi applicata erroneamente la regola concernente le opzioni tra le tipologie di posto: comune-sostegno, comune-lingua, sia tra gli ambiti sia tra le scuole indicate nel primo ambito;
   anziché assegnare il primo ambito- scuola con almeno un posto libero di una delle tipologie possibili, favorendo la scelta effettuata nella domanda, anche con posti di diverse tipologie, è stato assegnato l'ambito-scuola con criteri difficilmente interpretabili;
   tuttavia, in moltissime regioni di appartenenza dei docenti in mobilità che si trovano fuori regione sono scoperte numerose cattedre;
   per la stabilizzazione dell'organico di fatto in organico di diritto va tenuto conto del relativo fabbisogno dei docenti sul territorio, in particolar modo di quello per il sostegno degli alunni disabili;
   nelle Marche, ad esempio, mancano numerosi docenti di sostegno della scuola primaria; in particolare, va evidenziato che ad Ascoli Piceno i docenti di sostegno sono stati trasferiti in blocco a Rovigo per via della mobilità straordinaria –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se non ritenga urgente censire i docenti ora in mobilità straordinaria fuori regione e incrociare i dati con le esigenze delle scuole – almeno in ambito provinciale – di appartenenza degli stessi, al fine di consentire per l'anno scolastico 2017/2018 il rientro nella propria regione;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per apportare misure migliorative nel prossimo disegno di legge di bilancio nel campo della scuola e dell'istruzione;
   se non ritenga, per la trasparenza, di rendere noti gli ambiti territoriali che non hanno indicato, nei prospetti pubblicati, la fase di appartenenza dei docenti, poiché risultano agli interroganti trasferimenti di docenti di fasi successive, pur essendoci docenti di fasi precedenti non soddisfatti;
   se non ritenga di dover assumere iniziative per apportare modifiche alla attuale legge n. 107 del 2015 al fine di predisporre un nuovo piano di mobilità 2017/2018, prevedendo l'eliminazione del vincolo triennale che lega i docenti alla provincia d'immissione in ruolo, e consentire, quindi, il rientro nelle regioni di appartenenza, laddove risultino posti vacanti. (4-14533)


   TAGLIALATELA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi i maggiori quotidiani della città di Avellino hanno riportato la notizia secondo la quale tutti gli studenti frequentanti il corso triennale di operatore del benessere dell'ex istituto d'istruzione secondaria «Salvatore Scoca» hanno ricevuto la sconcertante comunicazione della irregolarità delle procedure amministrative relative all'autorizzazione e riconoscimento del corso in questione;
   se la notizia dovesse essere confermata, determinerebbe la impossibilità del conseguimento della qualifica professionale necessaria per operare nel settore dell'estetica;
   tale mancata autorizzazione, risalente all'inizio del corso triennale e quindi a tre anni fa, sarebbe dovuta ad una serie di incredibili errori e leggerezze messe in atto dalla direzione scolastica, che non avrebbe provveduto né a richiedere il necessario provvedimento da parte della regione Campania, né di fatto al controllo sulla inefficacia del corso triennale –:
   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, per chiarire le responsabilità di questo incredibile «pasticcio» amministrativo, e quali azioni intenda promuovere per garantire agli incolpevoli alunni dell'ex istituto d'istruzione secondaria «Salvatore Scoca» che i loro sacrifici ed il loro studio trovino il previsto riconoscimento giuridico. (4-14537)

 * * *

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
   risulta che sono in servizio presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali: 292 ispettori tecnici, 2605 ispettori del lavoro e 324 carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro;
   a seguito della recente riorganizzazione sono pressoché scomparse le unità operative vigilanza tecnica (UOVT) nelle direzioni territoriali del lavoro (DTL), in cui operano gli ispettori tecnici; ciò li ha deprofessionalizzati e inseriti di fatto nella vigilanza ordinaria, disperdendo il loro valore;
   gli ispettori tecnici, al pari degli ispettori del lavoro, sono privi di mezzi di servizio per la mobilità e «possono» utilizzare la propria autovettura a fronte di rimborsi irrisori e con l'esposizione a tutti i rischi per la propria incolumità;
   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non organizza attività formative per gli ispettori tecnici, che, pertanto, sono costretti ad aggiornarsi a proprie spese nel tempo libero;
   l'attività ispettiva nell'edilizia è quello principale della vigilanza tecnica eppure, in alcune direzioni territoriali del lavoro i dirigenti hanno intimato ai responsabili delle ex UOVT, la riduzione degli interventi specifici, ignari della variegata programmazione nazionale predisposta dalla direzione generale dell'attività ispettiva del Ministero;
   nella programmazione annuale, agli ispettori tecnici vengono assegnate 10 aziende da ispezionare in più rispetto agli ispettori del lavoro;
   un ispettore tecnico, oltre alle «pratiche» ispettive ed alle varie commissioni tecniche, deve anche adempiere ad una molteplicità di accertamenti che non vengono neanche considerati ai fini della produttività personale;
   in tutte le direzioni territoriali del lavoro il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) è quasi sempre un ispettore tecnico volontario, senza che gli vengano garantiti adeguato tempo, remunerazione e copertura assicurativa. Per tale incombenza esistono apposite risorse economiche, ma solo per l'affidamento dell'incarico ad un professionista esterno;
   gli ispettori tecnici si occupano di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro, prevalentemente nei cantieri edili, ma anche di vigilanza, accertamenti o partecipazioni a commissioni tecniche per: a) ambienti sospetti d'inquinamento o confinati (ispezioni e certificazioni); b) aziende a rischio d'incidenti rilevanti; c) ferrovie (compresi gli infortuni), tristemente d'attualità; d) inchieste amministrative per infortuni (ai sensi dell'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965); e) amianto; f) costruzione di palchi (si ricordano i casi dei ragazzi morti nell'allestimento dei concerti) e fiere espositive; g) materie esplodenti; h) generatori di vapore; i) deleghe delle autorità giudiziarie, tra cui quelle per le indagini sugli infortuni; l) informazioni per le risposte alle interrogazioni parlamentari (nelle materie di competenza); m) cassa integrazione straordinaria, sebbene sia materia giuslavoristica; n) tutela dei lavoratori minori; o) tutela delle lavoratrici madri; p) tutela dei disabili; q) orario di lavoro, sebbene sia materia giuslavoristica; r) requisiti essenziali di sicurezza di macchine e attrezzature; s) controllo a distanza dei lavoratori, sebbene sia materia giuslavoristica; t) vigilanza congiunta con ASL in edilizia, ambienti confinati e amianto; u) vigilanza congiunta con il Gruppo Interforze per le attività produttive a rischio di infiltrazioni mafiose; v) radiazioni ionizzanti, in relazione alle quali, oltre alla normale attività di vigilanza ed al rilascio di pareri per le aziende industriali e quelle sanitarie, in alcuni territori, l'ispettore fa parte di un gruppo tecnico che si occupa di tutte le emergenze e degli incidenti radioattivi;
   ci si deve auspicare che i dirigenti delle direzioni territoriali del lavoro, non nominino responsabili delle aree di vigilanza, persone incapaci, censori, compiacenti, prolisse, burocratiche, miopi –:
   se non si ritenga utile assumere iniziative per equiparare il numero degli ispettori tecnici esistenti a quello degli ispettori del lavoro, iniziando ad accettare tutte le richieste di mobilità intercompartimentale giacenti presso il Ministero;
   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato circa le sorti degli ispettori tecnici nella nuova organizzazione che l'ispettorato nazionale del lavoro (INL) si dovrà dare;
   se si concordi sull'ipotesi che in tutte le direzioni territoriali del lavoro dove sono presenti ispettori tecnici sia creata un'articolazione per la vigilanza tecnica interna all'unica area di vigilanza, coordinata da un ispettore tecnico;
   se, riguardo al responsabile dell'area vigilanza, se non si ritenga, prima delle nuove nomine, di dare indicazioni ben precise ai dirigenti che gli stessi siano tenuti a rispettare;
   se non ritenga opportuno assumere iniziative affinché il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il neonato ispettorato nazionale del lavoro garantiscano agli ispettori tecnici, al pari di tutto il personale, la formazione frequente e continua, anche attraverso l'autorizzazione a partecipare alle attività formative organizzate da enti esterni al Ministero, come accade da anni per i colleghi tecnici della prevenzione delle ASL;
   se si condivida l'esigenza che anche per la vigilanza tecnica vengano date indicazioni operative, predisposte dalla direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro e delle relazioni industriali, che andrebbe trasferita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali all'ispettorato nazionale del lavoro;
   se non ritenga di assumere iniziative affinché tutte le attività svolte dagli ispettori tecnici concorrano al raggiungimento degli obiettivi quantitativi e qualitativi assegnati alle direzioni territoriali del lavoro;
   se sia possibile assumere iniziative perché venga riconosciuta la figura dei responsabili del servizio di prevenzione e protezione sia professionalmente che economicamente.
(2-01509) «Boccuzzi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DALLAI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in conseguenza di accordi stipulati tra l'università di Siena e la direzione dell'Inps tra il 2010 e il 2011, 23 dipendenti della suddetta università sono stati comandati presso diverse sedi Inps della Toscana, con decorrenza dal 1o settembre 2011, inizialmente per un anno, poi, con proroghe che hanno fissato l'ultima data al 31 dicembre 2016;
   le proroghe sono state effettuate anche in previsione di una revisione della pianta organica dell'Inps in seguito all'annessione di Inpdap e di Enpals, nonché alla mobilità dei dipendenti delle amministrazioni provinciali soppresse;
   tale comando faceva infatti riferimento a quanto previsto all'articolo 13 della legge 4 novembre 2010, n. 183, il quale dispone che le pubbliche amministrazioni, per motivate esigenze organizzative, possano utilizzare, in assegnazione temporanea, personale di altre amministrazioni per un periodo non superiore a tre anni;
   il suddetto personale in comando è stato diviso in fascia C (ex livello D del CCNL dell'università) e fascia B (ex livello C del CCNL dell'università);
   il presidente dell'Inps ha comunicato, nel mese di luglio 2016, di aver elaborato la nuova pianta organica dell'ente che prevede un incremento del personale in fascia C ed una diminuzione di quello di fascia B. A fronte di ciò lo stesso presidente ha annunciato di voler procedere entro la fine di questo anno alla stabilizzazione del personale C, mentre per il personale B il piano prevedrebbe la stabilizzazione «in relazione alle risorse che si libereranno già a partire dal prossimo anno»;
   i sindacati di categoria hanno più volte chiesto che tutto il personale in comando, ormai ridotto a circa 300 unità sul territorio nazionale (circa 170 di fascia B ed il resto di fascia C) fosse stabilizzato ed integrato a pieno titolo in un ente in cui ormai da tanto tempo prestano servizio al pari dei colleghi «di ruolo». L'amministrazione ha spiegato, dal canto suo, che intende procedere per la stabilizzazione con il personale C, ma che per i dipendenti B deve prima distribuire gli idonei del concorso (svolto nel 2007) in altri enti e poi verificare se con i pensionamenti sussiste la possibilità di stabilizzare ulteriori unità;
   nel mese di settembre 2016 la direzione dell'Inps di Siena ha già chiesto la stabilizzazione o, in alternativa, il rinnovo del comando per tutto il personale presente nella sede;
   a poche settimane dalla scadenza del rinnovo i lavoratori interessati sono quindi legittimamente preoccupati dalla possibilità di essere esclusi dalla possibilità di rientro nell'ente di provenienza (l'università di Siena è tuttora interessata da un processo di risanamento) e sono contestualmente impossibilitati ad ottenere un trasferimento definitivo all'ente Inps, presso il quale hanno svolto servizio in questi mesi anni;
   al tempo stesso, la mancata stabilizzazione o il mancato rinnovo del comando causerebbe gravi problemi anche rispetto alla continuità delle prestazioni erogate dall'ente ai cittadini: molti servizi presenti sul territorio sono infatti svolti proprio dai comandati ed a «presidio unico» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione illustrata in premessa, che peraltro risulta avere una valenza nazionale, e quali iniziative intenda adottare per evitare che venga disperso il patrimonio di professionalità e competenze dei lavoratori comandati, acquisito dopo anni di distacco presso l'Inps, anche al fine di assicurare la continuità dei servizi erogati sul territorio dall'Istituto nazionale di previdenza sociale. (5-09790)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MORANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   si apprende dalla stampa e da una lettera resa pubblica da rappresentanze degli organi di parità del territorio dell'Anconetano inviata alla consigliera nazionale di parità presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che, presso la dirigenza territoriale del lavoro di Ancona, è attualmente ancora in servizio un funzionario che avrebbe instaurato un «regime del terrore» nei confronti dei suoi dipendenti, fatto di quotidiane minacce, ritorsioni e anche vessazioni di tipo sessuale verso le colleghe donne;
   questo è quanto sarebbe emerso dalle testimonianze degli impiegati, ascoltati in occasione di una ispezione del Ministero del lavoro e della politiche sociali;
   sarebbe emerso inoltre, da ulteriori indagini svolte dalla squadra mobile della polizia di Ancona, che il funzionario in questione avrebbe sottoposto ai dipendenti dei questionari in cui si chiedeva di rivelare aspetti della vita personale che riguardavano sia la salute sia la sfera sessuale (le loro abitudini in questa particolare sfera, il rapporto, estetico, con il proprio corpo, test per l'alimentazione, il sonno e altro) estranei ad ogni normativa e a qualunque prassi amministrativa, e che avrebbe messo in atto anche ulteriori vessazioni di tipo sessuale nei confronti delle dipendenti, anche di tipo fisico, con conseguenti ritorsioni di fronte a reazioni non considerate dallo stesso accettabili;
   alle denunce dei dipendenti e alle indagini e alle ispezioni è seguita un'indagine della magistratura nei confronti del funzionario in questione per abuso di ufficio nonché una sospensione dal lavoro di sei mesi, sospensione nei confronti della quale il funzionario ha fatto ricorso; lo stesso è tornato in servizio, proseguendo la sua «opera» e ostacolando e denigrando il lavoro dei colleghi, procedendo a demansionamenti indiscriminati e altri abusi, con grande spreco di professionalità acquisite e riconosciute, e mettendo, in questo modo, a serio rischio il buon andamento e la funzionalità di un ufficio pubblico, che, come la direzione territoriale del lavoro di Ancona, era considerato un modello di efficienza, con grave danno per l'erario e per la Pubblica Amministrazione –:
   se i Ministri interrogati intendano fare ulteriormente luce sulla vicenda esposta, nell'ambito delle loro competenze, vicenda sulla quale sta intervenendo anche la magistratura;
   quali iniziative intendano prontamente adottare al fine di risolvere tale, grave, stato di cose, rimuovendo, laddove siano totalmente accertate le sue responsabilità, il funzionario in questione;
   se non ritengano di dovere adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di supportare i dipendenti e le dipendenti, oggetto di atti discriminatori e di molestie, perché possano esercitare il loro diritto a lavorare in un ambiente caratterizzato da rapporti di lavoro corretti e non discriminatori. (4-14535)


   FERRARESI, TRIPIEDI e COMINARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo Berco s.p.a. di proprietà della multinazionale ThyssenKrupp, ha annunciato, per voce della propria direzione aziendale, la procedura di mobilità per 365 lavoratori, 331 per la fabbrica di Copparo (Ferrara) e 34 per quella di Castelfranco Veneto (Tv), e la disdetta del contratto aziendale;
   la procedura è partita dal 6 ottobre e durerà 75 giorni;
   ciò accade in una provincia, quale quella ferrarese, in cui pesante risulta la crisi occupazionale: 12,3 per cento il dato ferrarese della disoccupazione a fronte di un 7,7 per cento di quello emiliano, il peggior dato a livello regionale;
   nello stabilimento di Copparo, fino a qualche anno fa, lavoravano circa 2.600 persone, oggi sono 1.651, in circa 10 anni si rischia ora di perdere il 50 per cento della forza lavoro;
   nell'estate 2013 l'azienda è stata sottoposta a un'importante azione di ristrutturazione che ha comportato la mobilità volontaria e incentivata per 438 lavoratori e un accordo per la riduzione del 15 per cento circa delle retribuzioni attraverso il congelamento di alcune voci della contrattazione aziendale;
   oggi questi sacrifici fatti dai lavoratori sembra non siano sufficienti per il rilancio dell'azienda;
   non si tratta, sembrerebbe, di una crisi produttiva, ma si definiscono «sacche di inefficienza» pezzi importanti dei cosiddetti lavori indiretti, come impiegati, logistica e manutenzione, che si vorrebbero esternalizzare; si parla di una semplice procedura di riduzione dei costi del lavoro; a Copparo si tratterebbe di 224 operai e 107 tra impiegati e quadri;
   si propone la mobilità, preludio dei licenziamenti, senza la possibilità di trovare, oggi, un numero elevato di prepensionamenti volontari, come nel 2013;
   quello di Berco sembra il primo caso in Italia in cui si passa direttamente alla mobilità senza far ricorso ad ammortizzatori sociali –:
   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, al fine di chiarire le politiche industriali dell'azienda, sostenere la capacità produttiva di un'impresa tra le più rilevanti del settore meccanico-siderurgico a livello nazionale e salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, anche attraverso tutti gli ammortizzatori sociali conservativi previsti dalla normativa.
(4-14536)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRACÌ e FUCCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 29 settembre 2016 la Conferenza permanente per i rapporti Stato, regioni e province autonome di Trento e Bolzano, ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto del Ministro della salute di riparto del fondo per il gioco d'azzardo patologico – articolo 1, comma 946, della legge n. 208 del 2015 – istituito presso il Ministero della salute al fine di garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da ludopatia (GAP);
   il predetto schema intenderebbe suddividere i luoghi autorizzati in due classi, A e B, con la conseguenza che solo le sale che verranno ricomprese all'interno di una delle due categorie saranno sottoposte ai limiti imposti dalle leggi regionali e comunali in materia;
   il Governo, nella persona del Sottosegretario all'economia e alle finanze Baretta, dichiara che intende – entro il 2017 – ridurre del 30 per cento il numero delle slot nei locali pubblici, come bar e tabacchi;
   il gioco d'azzardo conta in Italia 790.000 dipendenti da gioco e 1.750.000 giocatori a rischio patologia; sono in pericolo giovani fra 15 e 18 anni;
   per fare fronte a questa situazione Stato, regioni e comuni hanno l'obbligo di adottare concrete misure volte a favorire il recupero dei pazienti affetti da gioco d'azzardo patologico;
   il cosiddetto decreto Balduzzi (legge n. 89 del 2012) ha creato l'osservatorio sulla ludopatia, riconoscendola come patologia che caratterizza i soggetti affetti da sindrome da gioco con vincita di denaro, prevedendo una progressiva ricollocazione degli esercizi con apparecchi da gioco che risultino prossimi a istituti scolastici, ospedali e luoghi di culto; le regioni hanno disciplinato la materia prevedendo in molti casi una distanza minima di 500 metri dai predetti luoghi;
   le conseguenze, in caso di approvazione del provvedimento governativo di cui in premessa, sarebbero disastrose, annullando ogni progresso fatto finora nel contrastare la diffusione delle conseguenze descritte: il rischio è quello di veder ricompresi nella categoria «non pericolosa» esercizi in cui si rende possibile distruggere con il gioco gli avventori al pari delle sale slot. La sola differenza sarebbe che tali esercizi non sarebbero sottoposti alla normativa regionale in materia di distanze dai luoghi sensibili accanto ai quali potrebbero nascere migliaia di sale certificate di tipo A;
   le «VLT» rispetto alle «AWP» hanno proprietà tecniche più pericolose capaci di alimentare la patologia in esame: per questo possono essere installate solo nelle sale dedicate al gioco autorizzate ai sensi dell'articolo 88 del TULPS;
   alla luce delle dichiarazioni del rappresentante del Governo di cui in premessa, le rimanenti 150.000 AWP da bar non verrebbero dismesse ma spostate nelle migliaia di nuove sale certificate di tipo A che potrebbero nascere vicino ai luoghi sensibili;
   l'eliminazione delle «AWP» dai bar significherebbe spostare le stesse nelle nuove sale di tipo A, costringendo il giocatore a spostarsi nelle sale dedicate all'azzardo in cerca delle «AWP» bar, trovando anche le molto più pericolose «VLT»;
   applicare l'articolo 88 a tutti i punti vendita significherebbe che anche bar di maggiori dimensioni potrebbero trasformarsi in pericolose sale minori;
   le «AWP» furono introdotte nei bar nel 2004 per prevenire il gioco d'azzardo più pericoloso come il gioco online o i videopoker –:
   quali elementi intendano fornire in relazione a quanto sopra esposto;
   se siano stati valutari adeguatamente gli effetti dello schema di decreto, con particolare riferimento al rischio che si possano pregiudicare progressi compiuti in materia di gioco d'azzardo;
   come intendano intervenire per evitare che una siffatta proposta – se approvata – comporti le conseguenze descritte in premessa;
   se intendano assumere iniziative per tutelare la concorrenza del mercato nel settore del gioco, evitando una situazione di oligopolio derivante dalla creazione di sale certificate di tipo A unicamente da parte delle maggiori multinazionali del gaming. (4-14538)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABBRI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   i lavoratori dello stabilimento IMT di Casalecchio di Reno (BO), azienda facente parte del gruppo Paritel di Castel Maggiore (BO) che dà lavoro a 219 persone, qualche giorno fa erano scesi in sciopero ad oltranza, fermando di fatto la produzione, dopo l'esito negativo dell'incontro tra la nuova proprietà e i sindacati che si è tenuto ad Alessandria il 30 settembre 2016;
   il gruppo Paritel, come si evince dall'atto di sindacato ispettivo n. 5-09134, cofirmato anche dall'interrogante, ha messo in vendita anche altre aziende di cui è proprietaria, come la Demm di Porretta T. e la Cevolani di San Lazzaro, contribuendo ad uno smantellamento dei siti produttivi e ad un profondo depauperamento di posti di lavoro dalla montagna alla pianura del comprensorio bolognese;
   le proposte della nuova proprietà italo-cinese che intende ridurre da 210 a 90 i dipendenti ed in particolare da 50 a 10 quelli di Casalecchio non sono state ovviamente accettate dai sindacati. La trattativa quindi è ferma;
   le posizioni del nuovo acquirente sono ancora troppo distanti da quelle dei sindacati e situazione è anche complicata dal fatto che i tre stabilimenti vengono da storie e situazioni socio-economiche diverse. Ad esempio, lo stabilimento di Cassine è in una posizione che ricorda molto quella Demm di Porretta, cioè sono entrambe realtà in cui la sparizione della ditta provocherebbe un forte contraccolpo all'economia della zona. Va peraltro detto che, se i piemontesi rischiano un forte ridimensionamento, lo stabilimento di Casalecchio rischia la chiusura;
   sulla trattativa incombe, infatti, una data inderogabile. Il 7 novembre 2016, infatti, scadrà il termine della amministrazione straordinaria. Se non si troverà un accordo entro tale giorno, il gruppo IMT dovrà per forza di cose dichiarare il fallimento ed in questo modo i dipendenti in primis rischierebbero di perdere molte delle competenze ad ora congelate dall'amministrazione straordinaria. Dall'8 novembre 2016 i dipendenti sarebbero di fatto licenziati;
   il 20 ottobre 2016 è previsto al Ministero dello sviluppo economico un incontro tra le parti e l'interrogante auspica una mediazione da parte del Ministero per convincere il nuovo acquirente ad una condizione più ragionevole per l'acquisto della società e per la gestione dei dipendenti;
   sarebbe auspicabile, non solo operare per una «riduzione del danno» il più ampia possibile, ma anche ragionare sulla proposta di ammortizzatori sociali per permettere ai dipendenti di avere almeno altri due anni di liquidità garantiti, in modo che alcuni di loro possano raggiungere l'età pensionabile in regime di mobilità ordinaria –:
   cosa intenda fare per evitare il progressivo smantellamento di tale realtà industriale con evidenti ricadute sia sul tessuto occupazionale che produttivo, e quali ammortizzatori sociali si intendano attivare. (5-09789)

Interrogazione a risposta scritta:


   TAGLIALATELA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in Campania il comparto aeronautico ha storicamente una presenza industriale significativa soprattutto per effetto della presenza sul territorio di numerosi stabilimenti facenti parte del gruppo Alenia Finmeccanica;
   nella primavera del 2015, dopo una lunga trattativa che ha visto coinvolti sindacati e parti imprenditoriali, si è pervenuti alla cessione della Alenia Aermacchi in favore di una nuova società, la Atitech Manifacturing srl (partecipata Finmeccanica), con il passaggio di tutti i dipendenti a tempo indeterminato (circa 180) nonché dei capannoni industriali realizzati nell'aria aeroportuale di Capodichino;
   tale cessione era stata decisa anche per effetto di un accordo tra le parti datoriali e sindacali nel quale la nuova proprietà si impegnava entro dicembre 2015 al passaggio dei dipendenti ed alla incorporazione della Atitech Manifacturing srl in Atitech spa, anche essa partecipata Finmeccanica;
   tale accordo prevedeva uno sviluppo industriale che doveva garantire non solo il mantenimento, ma anche l'aumento dei livelli occupazionali, soprattutto grazie a nuove commesse esterne ad Alenia Aermacchi;
   alla data odierna nessuno dei due impegni sottoscritti ha avuto effettiva concretizzazione;
   le organizzazioni sindacali UGL-FIOM-CGL-FIM-CISL e UILM hanno manifestato, con specifici comunicati sindacali, tutta la loro preoccupazione circa il mancato rispetto degli accordi –:
   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di tutelare il valore economico ed azionario di Finmeccanica, in ordine al mancato rispetto da parte di Atitech Manifactouring srl e Atitech spa degli accordi sindacali datoriali e industriali stipulati nel maggio 2015. (4-14532)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Benedetti n. 4-14517, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Massimiliano Bernini, Parentela, Lupo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Marzana n. 5-09760, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 691 del 12 ottobre 2016.

   MARZANA, VACCA, LUIGI GALLO, SIMONE VALENTE, CHIMIENTI, D'UVA, BRESCIA e DI BENEDETTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   anche quest'anno scolastico numerosi posti di dirigente scolastico rimangono vacanti: una scuola su sette è retta dal dirigente di un altro istituto;
   attualmente esistono circa 50 presidi incaricati in Italia che svolgono, a tempo determinato da ormai 10 anni ininterrottamente, la funzione di dirigente scolastico e che sono pagati come dirigenti scolastici;
   il decreto legislativo 6 marzo 1998, n. 59, articolo 28-bis, comma 3 (poi articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) ha stabilito che non sarebbe stato possibile conferire incarichi di presidenza a chi non avesse conseguito la relativa qualifica mediante concorso, e che essi sarebbero stati titoli valutabili proprio ai fini concorsuali;
   il legislatore, dunque, da un lato prevede una procedura concorsuale come requisito per accedere al suddetto ruolo dirigenziale, dall'altra riconosce che i presidi incaricati, svolgendo la funzione di dirigente da diversi anni, hanno maturato capacità, esperienze e competenze, ritenute essenziali per assicurare continuità amministrativa e gestionale alle scuole;
   nell'ottica di avviare un graduale superamento dell'istituto dell'incarico di presidenza, è stato bandito, nel 2002, un primo corso concorso per titoli ed esami, riservato a tutti i docenti con almeno un triennio di incarico;
   poi intanto, il legislatore è intervenuto una seconda volta, attraverso il disposto di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge n. 7 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 43 del 2005, che sebbene abbia posto fine all'attribuzione di nuovi incarichi annuali di dirigenza, ha consentito, in ogni caso, la conferma degli incarichi già conferiti;
   detta disposizione normativa ha permesso il perdurare dei residuali incarichi annuali di dirigenza, ponendo in essere una reiterazione dei relativi contratti di durata annuale dei docenti coinvolti che non è stata sanata neanche dal concorso ordinario a dirigente scolastico, bandito nel 2004, poi gravato da numerosi problemi di tipo giudiziario;
   i contratti a tempo determinato sono stati posti in essere in contrasto con la normativa che regola la materia e, in particolare, il decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, ulteriormente modificato dalla legge 16 maggio 2014, n. 78, di conversione del decreto-legge n. 34 del 2014, con il quale l'ordinamento italiano ha inteso dare attuazione alla direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999, relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato;
   il contenzioso che si è generato presso il giudice del lavoro si è risolto con l'ottenimento della parità retributiva, con scatti d'anzianità e arretrati, unita al riconoscimento che lo svolgimento reiterato delle funzioni dirigenziali, che abbia superato i 3 anni, debba essere considerato identico al servizio svolto dai dirigenti assunti a tempo indeterminato;
   lo schema di decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del mese di giugno 2016, per la «Definizione delle modalità di svolgimento delle procedure concorsuali per l'accesso ai ruoli delle dirigenza scolastica», nelle premesse cita l'articolo 1, comma 2-ter, del decreto-legge n. 58 del 2014 nella parte in cui prevede che in sede di prima applicazione il bando-concorso nazionale per il reclutamento nazionale dei dirigenti scolastici riservi una quota dei posti ai soggetti: «(...) che hanno avuto la conferma degli incarichi di presidenza di cui all'articolo 1-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito con modificazioni dalla legge 31 marzo 2005, n. 43» che poi non trova riscontro nell'articolato apposto –:
   quali iniziative intenda assumere per includere nella procedura concorsuale per titoli ed esami, disposta dall'articolo 1, comma 87 e successivi, della legge n. 107 del 2015, tutti quei dirigenti che hanno ottenuto, a decorrere dall'anno scolastico 2006/2007, la conferma dell'incarico di presidenza per almeno un triennio, secondo quanto previsto dall'articolo 1-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43. (5-09760)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Molteni n. 3-00402 del 25 ottobre 2013 in interrogazione a risposta scritta n. 4-14531.