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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 3 ottobre 2016

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   RICCARDO GALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel corso di un incontro con l'impresa di costruzioni Salini-Impregilo, svoltosi a Milano a fine settembre 2016, il Presidente del Consiglio Renzi, ha riproposto all'attenzione, l'intenzione di riprendere l'esame del progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, considerata un'opera infrastrutturale strategica, in quanto ridurrebbe le distanze con la regione Sicilia e quella calabrese, garantendo un collegamento stabile con il resto del Paese;
   al riguardo, l'interrogante evidenzia come, oltre al compimento del ponte sullo stretto, il cui effettivo avvio dei lavori consentirebbe di avere immediatamente straordinarie ricadute socio-economiche, con effetti importanti e decisivi per l'attuale contesto di crisi, in particolare nei confronti della regione Siciliana, (i cui livelli di disoccupazione permangono elevatissimi, sebbene gli ultimi dati Istat certificano un modesto incremento degli, occupati nel secondo trimestre 2016), occorre tuttavia integrare il piano di offerta infrastrutturale alternativa, i cui ritardi e le cui carenze in termini di efficienza e di competitività, hanno assunto livelli di allerta e di decadimento particolarmente gravi;
   l'interrogante rileva, a tal fine, come il sistema attuale dei trasporti e dei collegamenti, in particolare nell'area agrigentina, che risulta essere probabilmente la provincia più disagiata sotto il profilo della mobilità, (come evidenziato dalla Confederazione italiana agricoltori, in un recente articolo pubblicato dal quotidiano: « Il Giornale di Sicilia» del 29 settembre 2016) sia infatti inadeguato e in grave ritardo, se si valuta ad esempio, come le merci da Agrigento impiegano mezza giornata per arrivare in Calabria;
   la necessità di affiancare alla decisione, recentemente intrapresa dal Governo, (che l'interrogante condivide, di riprendere il percorso programmatico per la realizzazione del ponte sullo stretto, interrotto il 1o marzo 2013 dal Governo pro tempore Monti, a causa della recessione dal contratto da parte del Consorzio di imprese Eurolink per il mancato accordo, con la Società Stretto di Messina SpA, concessionaria di Stato), adeguate iniziative volte a potenziare le politiche di trasporto nella regione Siciliana, in particolare nella mobilità ferroviaria e stradale, risulta, a parere dell'interrogante, urgente e necessaria, al fine di accrescere i livelli di competitività, ed efficienza dell'offerta di servizi disponibili per le diverse modalità di trasporto nell'isola, le cui condizioni di degrado e arretratezza, rischiano di tagliare definitivamente fuori l'intera isola dal baricentro della zona di libero scambio euromediterraneo;
   in Sicilia secondo l'interrogante le politiche di dismissione da parte delle Ferrovie dello Stato e le scelte operate dalla regione, che non ha adottato specifici piani di investimento, in particolare nell'area dell'agrigentino, hanno aggravato in maniera consistente e allarmante, lo sviluppo infrastrutturale e dei collegamenti nell'isola, già provato da evidenti ritardi ed inefficienze socioeconomiche –:
   quali orientamenti il Governo intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se il Governo non convenga che si pone la necessità di promuovere, oltre alla recente decisione di rilanciare il progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, in grado di collegare la Sicilia alla Calabria, garantendo al contempo, nuova occupazione stimata in oltre 100 mila posti di lavoro, indispensabili iniziative volte a migliorare il sistema dei collegamenti stradali, e ferroviari nella regione siciliana;
   se il Governo non ritenga urgente e necessario, assumere iniziative per prevedere nella prossima manovra di bilancio per il 2017, adeguati interventi finanziari volti a potenziare e ammodernare il sistema dei trasporti nella regione siciliana, ponendo, altresì, la massima attenzione anche all'esigenza di potenziare le modalità di trasporto alternative a quella stradale, attraverso le cosiddette autostrade del mare. (4-14383)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   il 17 settembre 2016, la Corte penale del Cairo ha stabilito di congelare i fondi e beni di 5 importanti attivisti per i diritti umani egiziani: Hossam Bahgat, Gamal Eid, Bahey El Din Hassan, Mostafa El-Hassan, e Abdel Hafiz Tayel, rispettivamente direttori o fondatori di organizzazioni non governative indipendenti che lavorano per il rispetto dei diritti umani nel Paese;
   la Corte ha anche stabilito il congelamento dei beni di 3 organizzazioni non governative: l'Istituto di studi del Cairo per i diritti umani (CIHRS) di cui Bahey El Din Hassan è direttore; la Hisham Mubarak Law Center (HMLC) di cui Mostafa El-Hassan è direttore; e il Centro per il diritto alla educazione di cui Abdel Hafiz Tayel è direttore esecutivo;
   le misure prese seguono una indagine aperta dalle autorità egiziane circa presunti finanziamenti esteri ricevuti da diverse organizzazioni non governative. Complessivamente, nei passati 3 mesi i giudici che investigano sul «caso 173» in merito ai finanziamenti esteri hanno emesso 12 divieti di viaggio all'estero per direttori di istituti o centri di ricerca sui diritti umani e il congelamento dei fondi per 13 organizzazioni non governative. Almeno 17 attivisti dei diritti umani risulterebbero essere stati interrogati dai giudici in merito al loro lavoro sul rispetto dei diritti umani;
   esiste già un precedente che tra il 2011 e il 2012 portò a condanne tra 1 e 5 anni di prigione per 43 membri dello staff di quattro organizzazioni non governative statunitensi e una tedesca, accusate anche allora di ricevere fondi da Paesi stranieri;
   l'Egitto oggi, come testimonia del resto il caso a noi ben noto di Giulio Regeni, è al centro di una crisi sempre più grave di deterioramento dei diritti umani. In assenza dei difensori dei diritti che documentano le violazioni e difendono i cittadini che siano stati vittime di ingiustizia e violenza, anche di Stato, l'effetto ultimo inevitabile sarà una ulteriore destabilizzazione per il Paese e per gli Stati confinanti, spingendo gli egiziani alla violenza contro lo Stato o finanche al reclutamento in gruppi estremisti radicali;
   il congelamento dei beni e le misure restrittive degli ultimi giorni appaiono appositamente progettati per paralizzare il lavoro delle organizzazioni non governative per i diritti umani e quindi per mettere a tacere le voci critiche contro l'attuale gestione delle politiche di sicurezza, sempre più orientata all'annientamento, anche fisico, del dissenso;
   con il congelamento dei fondi e la sospensione delle attività delle organizzazioni non governative ora la corte assegnerà a un fiduciario di Governo il compito di gestire i fondi, e questo avrà pieno accesso ai dati e ai database, inclusi i file relativi alle vittime di violazioni dei diritti umani. Le autorità avranno piena conoscenza sui programmi e le priorità delle organizzazioni;
   è forte il timore che l'ondata repressiva coinvolga altre organizzazioni, fonti del Cairo prevedono misure restrittive imminenti per altre 37 organizzazioni non governative –:
   quali iniziative intenda assumere il Governo, anche in collaborazione con gli altri Partner internazionali, per fermare l'ondata repressiva esposta in premessa e per consentire alle organizzazioni non governative che operano nel campo dei diritti umani in Egitto di lavorare liberamente come accade in qualsiasi Stato fondato sul diritto. (5-09660)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   sulla strada di grande comunicazione Grosseto – Fano E78, tratta Siena – Grosseto, sono in corso i lavori per il raddoppio di un'arteria stradale di grande importanza e di tale raddoppio si parla da decenni senza che i cui cantieri si protraggono da molti anni;
   per le opere relative al lotto 4 e lotto 9 si prevede l'aggiudicazione lavori nel 2018 e la fine nel 2022;
   relativamente al completamento del cosiddetto «maxilotto» (lotti 5, 6, 7 e 8) compreso nel territorio comunale di Civitella – Paganico (Grosseto) e Monticiano (Siena), stando a quanto riportato in una recente risposta fornita dall'assessorato alle infrastrutture della regione Toscana: «Si prevede la conclusione dei lavori per il prossimo mese di giugno 2017 e che tale maggior tempo rispetto ad una precedente ipotesi, si è reso necessario a seguito della avvenuta interruzione dei lavori di scavo della galleria Casal di Pari»;
   tale ritardo è dovuto, in particolare, al fatto che nel sedime ove è prevista la costruzione di suddetto svincolo, i terreni in situ presentano valori di fondo di alcuni minerali, quali antimonio, arsenico e bario superiori ai limiti di norma, così come accertato nel corso delle caratterizzazioni condotte in corso lavori;
   si stanno procrastinando le operazioni di scavo dello svincolo, in quanto, allo stato attuale, i movimenti di quelle materie – secondo quanto disposto da ARPAT – dovrebbero essere trasportate a discarica, perché non più riutilizzabili in cantiere;
   l'Anas ha recentemente presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'istanza di variante al piano di utilizzo terre (PUT) con il quale si ipotizza il riutilizzo del materiale in argomento nell'ambito dello stesso sito di escavo, dopo aver opportunamente confinato lo stesso materiale, allo scopo di impedire il rilascio dei minerali sopra indicati nell'ambiente circostante, anche in considerazione del fatto che il superamento di detti limiti non scaturisce da modificazioni o da attività antropiche;
   soltanto se tale ipotesi di variante al piano di utilizzo terre fosse accettata dal Ministero, si potrebbero riprendere i lavori per la realizzazione dello svincolo di Pari, così come previsto nell'ambito dei finanziamenti disponibili –:
   a che punto sia l’iter per la valutazione dell'istanza di variante al piano di utilizzo terre presentata dall'Anas, quali siano i tempi previsti per la formalizzazione di un parere in merito e quali siano gli esiti delle prime verifiche condotte dal Ministero. (5-09656)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'AGOSTINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 luglio 2012 a Montefalcione, in località stazione – così chiamata data la presenza della dismessa stazione ferroviaria – si è verificato un incendio di traverse lasciate in deposito dalle Ferrovie dello Stato italiano. L'incendio di dette traverse – una volta usate dalle Ferrovie dello Stato per fissare le rotaie – fu spento, a quanto è dato sapere, dai vigili del fuoco di Avellino;
   il 10 ottobre del 2012, un nutrito gruppo di cittadini, molti dei quali residenti nell'area circostante detta stazione ferroviaria, hanno presentato al sindaco di Montefalcione una petizione sottoscritta da oltre 1000 persone, con la quale si chiedeva di provvedere alla bonifica dell'area, previo esperimento di tutte le analisi del caso;
   nella medesima richiesta, i cittadini chiedevano al comune di verificare la presenza di rifiuti tossici anche nel sottosuolo;
   il 12 dicembre del 2012, il comune di Montefalcione ha chiesto all'Arpac un sopralluogo nella zona, al fine di verificare la presenza di elementi di contaminazione;
   in data 29 maggio 2013, a quanto consta all'interrogante, il sindaco di Montefalcione ha firmato un'ordinanza che obbligava le Ferrovie dello Stato italiane a rimuovere i rifiuti pericolosi e non pericolosi depositati in modo incontrollato nell'area della stazione ferroviaria;
   in data 11 dicembre 2013 sono stati effettuati i primi lavori di messa in sicurezza e accantonamento di alcune lastre di amianto di piccole dimensioni e traverse ferroviarie in disuso visibili in superficie;
   né il comune di Montefalcione né le Ferrovie dello Stato italiane hanno preso in considerazione la necessità di effettuare un controllo del sottosuolo che andasse al di là dei 50 centimetri di profondità, per verificare la presenza di elementi di contaminazione;
   in data 18 marzo 2014 un'azienda incaricata dalle, Ferrovie dello Stato, a seguito del rilascio del necessario nulla osta da parte dell'asl, ha rimosso l'amianto e le traverse accantonate in data 11 dicembre 2013;
   in data 17 luglio 2014, rete ferroviaria italiana, in adempimento ad un'ordinanza del sindaco di Montefalcione (n. 4 del 28 aprile 2014) ha trasmesso i certificati delle analisi sui terreni relativi ai campionamenti effettuati in data 23 giugno 2014. Dette analisi, che sono conformi ai valori di CSC di cui alla tab. B All. 5 parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, si riferiscono a un campione medio prelevato a soli 50 centimetri di profondità;
   in data 9 marzo 2015, l'Agenzia regionale per l'ambiente della Campania ha effettuato un sopralluogo durante il quale i tecnici hanno notato del materiale – definito di «riporto eterogeneo» – presente al di sotto della coltre superficiale costituita da terreno vegetale;
   tale materiale – si legge nella relazione dell'Arpac – è stato riscontrato anche lungo la scarpata, a valle delle aree costituenti la stazione ferroviaria; segno che probabilmente, la realizzazione del rilevato per la posa in opera dei binari ferroviari e delle aree limitrofe alla stazione ha richiesto l'utilizzo di materiali di riporto;
   alla luce di quanto rilevato, i tecnici dell'Agenzia hanno chiesto al comune di Montefalcione di attivare le indagini preliminari sulle matrici ambientali interessate, consistenti nell'effettuazione di carotaggi in profondità con campionamenti di suolo e acqua sotterranea, ai sensi dell'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di verificare la presenza di un'eventuale contaminazione;
   nessuna ulteriore indagine è stata effettuata, né dal comune né dal proprietario del terreno in questione;
   considerate le numerose segnalazioni provenienti dai residenti della zona, che denunciano un incremento significativo e del tutto anomalo di casi di tumore, a giudizio dell'interrogante è lecito chiedersi se in quel materiale di riporto ci siano anche vecchie traverse ferroviarie che, com’è noto, venivano rivestite di cresoto, una sostanza tossica e altamente cancerogena;
   è giusto che i residenti della zona e tutti i cittadini di Montefalcione possano avere una risposta in tempi celeri che fughi ogni dubbio circa la presunta contaminazione del terreno, delle falde acquifere, e sulla esposizione a sostanze altamente cancerogene  –:
   quali informazioni siano in possesso del Governo circa la presenza di traversine ferroviarie e di altro materiale tossico di risulta che sarebbe stato interrato nella zona circostante alla dismessa stazione ferroviaria di Montefalcione, provincia di Avellino; se non si ritenga di dover adottare ogni iniziativa di competenza volta ad accertare la presenza in detta zona di materiale contaminante interrato. (4-14380)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BASILIO, CORDA, FRUSONE, RIZZO, TOFALO e PAOLO BERNINI. — Al Ministro della difesa, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il 23 settembre 2016 su proposta della Ministra della difesa Roberta Pinotti, il generale di divisione dell'Esercito in ausiliaria Paolo Gerometta, è stato confermato nell'incarico di direttore generale per il personale militare fino al 30 giugno 2017;
   non si comprende se tale proroga riguarda anche la Presidenza del Cocer Esercito, essendo irrituale e inusuale che un militare in ausiliaria possa rappresentare gli altri militari ancora in servizio;
   la circolare n. 2/2015 della funzione pubblica – la cosiddetta «circolare Madia», in applicazione ed interpretazione del decreto legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, con le quali sono divenute operative le misure che abrogano l'istituto, in uso presso le amministrazioni pubbliche, del cosiddetto «trattenimento in servizio», abrogato dalla citata legge n. 114 del 2014, ha fatto entrare a regime la fattispecie del «pensionamento d'ufficio» che, «è volto a favorire il ricambio e il ringiovanimento del personale, nelle Pubbliche Amministrazioni»;
   il trattenimento in servizio è stato, quindi, abrogato con la sola eccezione del suo mantenimento per quelle casistiche di lavoratori che non raggiungendo il minimo dei contributi previdenziali che danno diritto al trattamento pensionistico, ammontanti, da normativa in essere, ad almeno venti anni, cumulati anche con precedenti rapporti di lavoro e corrispondenti contributi, presso diversi istituti previdenziali. L'amministrazione pubblica, in questi casi, deve permettere al lavoratore di proseguire nel rapporto di lavoro, sino al raggiungimento del «minimo contributivo» ovvero fino all'età massima dei settanta anni, consentiti. Non è il caso del generale di divisione dell'esercito in ausiliaria Paolo Gerometta;
   la cosiddetta legge «di Paola» (legge n. 244 del 2012) e gli indirizzi del «libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa» considerano la riduzione del personale prioritaria compresa quella dei vertici (che sono i più costosi per l'amministrazione);
   con la circolare del dipartimento della funzione pubblica n. 2 del 2015, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha confermato che dal 1o novembre 2014, secondo quanto stabilito dalla legge n. 114 del 2014, è avvenuta la soppressione dell'istituto del trattenimento in servizio, che consentiva ai dipendenti pubblici di continuare a lavorare, anche dopo il raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia;
   sul sito internet del Ministero della difesa, alla voce «disciplina dei richiami in servizio», si afferma che l'amministrazione della difesa si avvale del personale militare in congedo per ripianare esigenze che non possono essere soddisfatte dal personale in servizio. Esistono, a giudizio degli interroganti, molti ufficiali in grado di ricoprire l'incarico di direttore generale per il personale militare;
   l'articolo 879 del codice dell'ordinamento militare, stabilisce che.... «2. L'ufficiale, per giustificati motivi dell'amministrazione, può essere trattenuto in servizio oltre la data di decorrenza del provvedimento di cessazione dal servizio permanente. Se il trattenimento in servizio dura più di quindici giorni è necessaria la preventiva autorizzazione del Ministero della difesa; in ogni caso il trattenimento in servizio non può eccedere la durata di giorni sessanta». Il trattenimento in servizio del generale Paolo Gerometta sarà di 9 mesi –:
   quali siano le ragioni che hanno spinto il Ministro della difesa a prorogare di nove mesi il trattenimento in servizio del generale di divisione dell'esercito in ausiliaria Paolo Gerometta e come questa decisione si concili con le disposizioni del citato comma 2 dell'articolo 879 del codice dell'ordinamento militare;
   se si sia provveduto alla sostituzione del generale Gerometta dal Cocer con altro rappresentante non in ausiliaria e, in caso di risposta negativa, in base a quale disposizione dell'ordinamento militare il generale in questione continui a mantenere tale incarico nella rappresentanza militare. (5-09661)

Interrogazione a risposta scritta:


   NICCHI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   durante la scorsa primavera il 64o deposito territoriale dell'aeronautica militare di Porto Santo Stefano (GR), ha cessato la propria attività;
   l'atto di chiusura – come sottolineato da una nota del Ministero della difesa – è un'importante passaggio formale per la realizzazione del progetto di riconsegna di una parte del territorio allo Stato e consentirà la prosecuzione dell'importante processo di razionalizzazione che la Forza armata ha avviato per snellire la sua struttura, rendendola più versatile ed efficace;
   l'area dell'ormai ex-64o deposito territoriale dell'Aeronautica militare si trova nel cuore di Porto S. Stefano, comune di Monte Argentario, ed interessa una superficie molto ampia e comprende svariati edifici: nella prima parte si trovano gli alloggi, una chiesa, campi da tennis, un'area parcheggio ed una sorta di teatro; nella seconda parte, quella più militare, ci sono invece grandi capannoni e spazi aperti;
   nel corso degli ultimi anni in più occasioni organi di stampa hanno riportato la notizia di incontri tra l'amministrazione comunale di Monte Argentario ed il Ministero della difesa con all'ordine del giorno la definizione della proprietà dell'area che, ad oggi, non appare ancora del tutto chiarita, e la destinazione futura dell'intero deposito;
   in merito alla destinazione sono emerse ipotesi che, in qualche modo, riguarderebbero comunque il godimento di alcuni spazi esclusivamente da parte di militari e/o militari in congedo come la possibilità di spostare i vari corpi militari presenti nel paese di Porto S. Stefano all'interno del deposito o, addirittura, come si legge dal quotidiano il Tirreno del 29 giugno 2016, «la costruzione di un resort dove, una volta ultimato, generali e comandanti in pensione potranno effettuare il loro buen retiro»;
   l'area dell'ex-64o deposito, se adeguatamente utilizzata, può rappresentare per la comunità di Porto S. Stefano e per la Costa d'Argento una grande opportunità di sviluppo nel settore del turismo, della cultura, dello sport e del sociale grazie alla grande disponibilità di spazio ed alla bellezza del luogo –:
   chi sia il proprietario del 64o deposito territoriale dell'Aeronautica militare di Porto S. Stefano, dei terreni e dei volumi esistenti;
   in base agli incontri sopracitati con l'amministrazione comunale di Monte Argentario, quale destinazione si intenda dare all'area del 64o deposito ed alle volumetrie esistenti;
   viste le potenzialità del luogo, se la Ministra interrogata non ritenga opportuno che l'intera area vada in disponibilità piena della comunità di Porto S. Stefano, evitando anacronistiche destinazioni volte all'uso esclusivo di militari e finalizzando l'intera area allo sviluppo del turismo, della cultura, dello sport e del sociale a beneficio di tutti i cittadini. (4-14381)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il rapporto Eurispes dal titolo «Quando il credito è nero», presentato all'inizio del mese di settembre 2016, descrive una situazione altamente grave e preoccupante, relativamente al fenomeno dell'usura nel nostro Paese, stimando un giro d'affare pari ad almeno 82 miliardi di euro, che colpisce direttamente 3 milioni di famiglie;
   in particolare, il documento rileva che, nel 2015, il capitale prestato ad usura a famiglie e imprese è stato di 37,25 miliardi di euro, che sommato ad almeno 44,7 miliardi di euro di capitale restituito come interesse arriva ad un business totale annuo pari a quasi la cifra in precedenza riportata;
   le organizzazioni criminali, evidenzia ancora il rapporto dell'Eurispes presieduto dal professor Gian Maria Fara, hanno compreso in maniera evidente, che l'usura rappresenta un metodo di straordinaria efficacia, in quanto se da un lato, per riciclare denaro «sporco», si ottengono facili e ingenti guadagni, dall'altro, per «impossessarsi» di quelle imprese e attività che non sono in grado di far fronte ai debiti contratti, le stesse organizzazioni malavitose, diventano dapprima soci e in seguito veri e propri proprietari, con rischi più contenuti rispetto a quelli connessi ad altre attività illecite, come ad esempio il traffico di stupefacenti;
   ulteriori rilievi critici che emergono dal suindicato rapporto, che l'interrogante giudica estremamente interessanti e che al contempo destano perplessità sull'aumento del fenomeno descritto, si rinvengono sul fronte delle imprese, in particolare per il settore agricolo, in cui si stima che il 10 per cento delle circa 750 mila aziende agricole attive in Italia nel 2015 abbia avuto la necessità di richiedere denaro a tassi considerati illegali;
   l'Eurispes evidenzia, infine, l'esistenza anche di forme di usura che coinvolgono le fasce più deboli della società civile, ad esempio nei confronti delle prostitute o degli immigrati, così come un altro tipo di pratica, consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, risulta quella operata nel campo del gioco d'azzardo illegale che, oltre ad essere un potente strumento di riciclaggio del denaro sporco, è divenuto, un mezzo di accumulazione criminale del capitale;
   a giudizio dell'interrogante, il documento dell'Eurispes evidenzia una condizione socioeconomica connessa al fenomeno dell'usura che permane a livelli altamente gravi e allarmanti, nonostante i tentativi nel corso di questi anni, da parte delle istituzioni preposte, di fronteggiare tale piaga anche attraverso iniziative legislative; stanti i dati numerici in precedenza esposti, evidentemente l'usura insiste in tutta la sua pericolosità –:
   quali orientamenti i Ministri interrogati intendano esprimere nell'ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa, relativamente ai dati che emergono dal rapporto Eurispes, nell'ambito del fenomeno dell'usura in Italia, che conferma, stando ai dati finanziari in precedenza richiamati, aspetti, a giudizio dell'interrogante, gravi e preoccupanti per il tessuto socioeconomico e imprenditoriale del Paese;
   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere, per favorire un più efficace contrasto del fenomeno, nei confronti delle mafie e delle organizzazioni criminali, nonché nei riguardi del sistema creditizio, che a giudizio dell'interrogante, persiste in un immotivato atteggiamento rigido e inaccettabile nella concessione dei prestiti alle famiglie e alle imprese, costringendo al ricorso a forme di prestito illegali;
   se il Governo, nell'ambito della manovra di bilancio per il 2017, non intenda assumere iniziative per incrementare gli stanziamenti in favore del «fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura», le cui risorse nel corso degli ultimi anni sono state ridotte in maniera consistente. (4-14377)


   SPADONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 27 novembre 2015 veniva diffusa la notizia che la Guardia di finanza di Parma aveva effettuato approfondite perquisizioni presso la sede di Parma Gestione Entrate, l'agenzia di riscossione controllata dal comune di Parma;
   il 21 gennaio 2016, con una conferenza stampa del Movimento Nuovi Consumatori di Parma, prendeva avvio un clamoroso caso relativo alle notifiche delle sanzioni amministrative comminate ai cittadini di Parma dalla società Parma Gestione Entrate;
   numerose testimonianze venivano portate circa innumerevoli mancate notifiche presso le residenze dei cittadini, mentre altrettante notifiche venivano depositate presso la casa comunale per irreperibilità dei cittadini stessi;
   tra gli elementi apparsi immediatamente singolari vi è il fatto che alcuni messi notificatori risultavano aver depositato dalle 300 alle 600 notifiche in un solo giorno, un numero difficilmente giustificabile, dal momento che il messo avrebbe dovuto recapitare gli avvisi presso altrettante abitazioni in un sol giorno;
   durante la conferenza stampa del 21 gennaio 2016 il presidente di MNC Filippo Greci informava altresì che le informazioni venivano diffuse nel rispetto del «segreto istruttorio e le indagini coordinate dalla dott.ssa Delmonte», rendendo cioè pubblica l'inchiesta scaturita dalla denuncia della stessa associazione MNC;
   tra le ipotesi di reato formulate c'erano «truffa aggravata, abuso d'ufficio e falso ideologico»;
   in una successiva conferenza stampa del 2 febbraio 2016 MNC denunciava come «Parma Gestione Entrate, per non fare scadere le multe (che per legge devono essere notificate entro 90 giorni altrimenti diventano nulle), non notifica tutte le multe presso l'abitazione dei cittadini come dovrebbe fare per legge ma direttamente alla Casa Comunale. I cittadini, pertanto, non si ritrovano a casa nessun cartellino di notifica... semplicemente perché il messo non c’è andato e nessuno ha suonato il campanello»;
   inoltre, si denunciava che «la stessa multa sarebbe stata notificata da due notificatori diversi [...] (che sono due persone diverse, anche se talvolta, tra le tante sigle diverse che assumono, firmano nello stesso modo)»;
   il 21 marzo 2016 è scattata una vasta operazione di perquisizione della Guardia di finanza e della squadra mobile negli uffici della società di riscossione;
   l'operazione di polizia, a quanto si è appreso dalla stampa, si è svolta anche nelle abitazioni del presidente di Parma Gestione Entrate, dell'amministratore delegato e del direttore, che hanno ricevuto un avviso di garanzia con l'accusa di usura, peculato e falso ideologico;
   ulteriori avvisi di garanzia sono stati recapitati anche ad un quarto dirigente, solo per l'ipotesi di reato di falso ideologico, amministratore di una società esterna a cui Parma Gestione Entrate aveva dato in concessione il servizio di notifica di multe e ingiunzioni fiscali;
   nell'aprile del 2016 si sono registrate le dimissioni del presidente di Parma Gestione Entrate e del direttore della stessa società;
   è notizia pubblica l'avvio di un'indagine che riguarda atti della società Parma Gestione Entrate, e al contempo le denunce pubbliche su evidenti incongruenze nella notifica delle sanzioni comminate dalla stessa società rimangono senza una spiegazione chiara e definita;
   i casi potenziali, visto l'elevatissimo numero di notifiche recapitate giornalmente presso la casa municipale, potrebbero essere migliaia e ammontare a milioni di euro di sanzioni che necessitano controllo e approfondimento, stanti le informazioni diffuse dalla stampa;
   la posizione dei cittadini interessati è quindi ancora sospesa nell'incertezza, ragion per cui si ritiene necessario acquisire elementi circa gli sviluppi dell'indagine, pur nel rispetto delle prerogative proprie del procedimento giudiziario –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, e se non intenda fornire ogni elemento utile in suo possesso per fare chiarezza su suddetto caso;
   quali iniziative di competenza il Ministro abbia adottato o intenda adottare per ottenere la massima trasparenza nella gestione delle entrate, al fine di scongiurare comportamenti amministrativi che possano arrecare danno alle finanze dei cittadini. (4-14387)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CANCELLERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 10 aprile 2015, sull'autostrada A19 Catania-Palermo, all'altezza del viadotto Himera, chilometro 61 tra gli svincoli di Scillato e Tremonzelli, direzione del capoluogo etneo, hanno ceduto due piloni a causa di una frana in movimento dal 2005 sulla strada provinciale Scillato-Caltavuturo;
   la procura della Repubblica di Termini Imerese ha aperto una inchiesta per «disastro colposo» proprio per accertare eventuali responsabilità sul disastro che, di fatto, ha paralizzato l'unica infrastruttura in grado di collegare le due città siciliane;
   sin dal 2004, il comune di Caltavuturo ha segnalato alla provincia regionale di Palermo il rischio generato dal dissesto idrogeologico di questo zona dell'isola e tale comune è rimasto isolato a causa delle frane avvenute che hanno bloccato la strada provinciale n. 20 e la strada statale n. 120;
   grazie allo stanziamento di 300 mila euro, ricavato dal taglio degli stipendi dei portavoce del MoVimento 5 Stelle dell'Assemblea regionale siciliana, il 31 luglio 2015 è stata inaugurata una regia trazzera «riesumata» e sistema con colate di calcestruzzo, canali di scolo, guard-rail e un impianto semaforico;
   sempre il MoVimento 5 Stelle si era fatto avanti con un progetto di « bypass» alternativo per la A19 che tagliava costi e tempi rispetto a quelli prospettati dall'Anas. Progetto inizialmente accolto con entusiasmo dal Ministro interrogato che aveva ricevuto i portavoce nazionali e regionali, salvo poi ricredersi e comunicare, tramite gli uffici tecnici ministeriali, che il progetto non stava in piedi nonostante illustri docenti avessero detto che il progetto avanzato dal MoVimento 5 Stelle fosse valido;
   la Sicilia convive quindi, ormai da decenni, con una drammatica quanto inaccettabile situazione di emergenza non solo del comparto stradale, ma anche di quello ferroviario, portuale ed aeroportuale; la vicenda del crollo del viadotto Himera sull'autostrada A19 non rappresenta, purtroppo un caso isolato, il 30 dicembre 2015, infatti, a soli dieci giorni dalla sua inaugurazione, ha ceduto il viadotto Scorciavacche sulla Palermo-Agrigento per carenze strutturali e precedentemente (7 luglio 2014) era stata la volta del viadotto Petrulla (crollo di una campata imputabile ad una rottura delle travi di cemento armato) lungo la strada statale 626 (chilometro 4,350) tra Licata e Canicattì, all'altezza di Ravanusa; stessa sorte, sempre sulla strada statale 626 (primo cedimento strutturale 21 maggio 2009 e conseguente crollo in data 28 maggio 2009) è toccata al viadotto Geremia II in località Butera sulla Gela-Caltanissetta, ad appena tre anni dall'inaugurazione (allora si parlò di calcestruzzo depotenziato). Ed ancora, è del 2 febbraio 2013, il crollo del viadotto sul fiume Verdura lungo statale 115 tra Ribera e Sciacca;
   in data 30 aprile 2016 il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è venuto in Sicilia per partecipare alla cerimonia di riapertura del viadotto Himera sull'autostrada A19 che collega le due principali città della regione, dove veniva riaperta al traffico la carreggiata parallela, quella cioè che da Catania va verso Palermo non colpita dalla frana –:
   quando siano avvenute le verifiche sulla parte del viadotto risparmiata dal crollo, al fine di appurare che esso non abbia subito danni strutturali e che non sia stata compromessa idoneità statica;
   chi abbia eseguito le verifiche;
   quale sia il costo delle verifiche. (5-09657)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   CORSARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 29 settembre 2016 agenti di polizia di Stato, unitamente al corpo di polizia di Roma Capitale, su ordine del prefetto di Roma, hanno posto in essere uno sgombero coatto presso uno stabile sito in via del Colosseo 73 di proprietà del comune di Roma;
   da decenni, due famiglie in stato di disagio sociale ed emergenza abitativa risiedevano da irregolari nello stabile, pur pagando un'indennità di occupazione, ma da tempo avevano chiesto di essere regolarizzate tramite un iter che il comune aveva avviato solo nella precedente legislatura e che l'arrivo del commissario Tronca aveva improvvisamente interrotto, provocando la ricaduta dei residenti nello status di occupanti irregolari;
   durante lo sgombero sono state arrestate dieci persone circa, fra cui il signor Massimo invalido civile, padre di uno dei due nuclei familiari residenti e genitore di un bambino con disabilità mentale. L'uomo, che non aveva opposto resistenza alcuna, ma che difendeva il proprio diritto e quello delle famiglie ad avere una casa, è stato malmenato ed ammanettato in strada da parte degli agenti intervenuti. Il tutto è documentato da un video girato, e diffuso in rete, da uno dei presenti in strada, a sua volta minacciato da un agente di essere portato «a Regina Coeli» per aver ripreso la scena;
   tutta l'attività di sgombero, ed i restanti arresti ai danni di alcuni esponenti del movimento CasaPound Italia, che da mesi era intervenuto al fianco delle due famiglie di italiani, sono stati condotti a giudizio dell'interrogante con evidente ingiustificata violenza da parte degli agenti che, una volta entrati negli appartamenti, hanno lanciato in strada suppellettili di vario genere distruggendo qualsiasi cosa trovassero sul proprio cammino ed esercitando la propria forza nei confronti di persone rimaste simbolicamente nello stabile ad opporre resistenza passiva;
   un successivo comunicato della polizia di Roma Capitale accusava gli occupanti di essere i responsabili della defenestrazione, accusa prontamente smentita, per quanto risulta all'interrogante, da alcuni video che mostrano chiaramente gli stessi agenti compiere quanto sopra descritto;
   ci sono volute molte ore, sempre a quanto consta all'interrogante, prima che si potesse conoscere il luogo in cui i fermati fossero stati condotti e quali fossero i capi d'imputazione, affinché i dieci potessero esercitare il proprio diritto ad essere legalmente assistiti –:
   se il Ministro interrogato non ritenga che possa profilarsi un abuso di potere nel comportamento usato dalle forze dell'ordine, presenti sul luogo del fatto congiuntamente alla polizia di Roma Capitale. (3-02518)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella gestione dell'emergenza immigrazione, come si apprende da un articolo del Messaggero Veneto, del 2 ottobre 2016, dal titolo «Ecco la mappa delle caserme del Friuli Venezia Giulia destinate ai profughi», si sta procedendo all'ulteriore individuazione in Friuli Venezia Giulia delle strutture necessarie all'accoglienza dei profughi, verificando la possibilità di utilizzo di caserme dismesse;
   sono state individuate quattordici strutture, di cui alcune sono state ritenute non idonee, altre sono già attualmente utilizzate per accogliere profughi, mentre le restanti sembra saranno impiegate per ulteriori collocazioni;
   il Governo ha già stanziato milioni di euro per adeguare le caserme del Friuli Venezia Giulia all'emergenza in questione ed ha assicurato la copertura di ingenti risorse per ulteriori lavori da effettuare in tali strutture;
   è quindi chiaro per l'interrogante che il Governo con gli ennesimi stanziamenti, si sta muovendo in previsione dell'entrata in Italia di una moltitudine di profughi, sebbene la presidente della regione abbia dichiarato che il Friuli Venezia Giulia sia già al completo rispetto alle quote di profughi da accogliere in tale territorio come previsto dal Ministero dell'interno –:
   a quanto ammontino le risorse finanziarie impiegate ad oggi in Friuli Venezia Giulia per l'emergenza profughi;
   a quanto ammontino e come verranno utilizzate le ulteriori risorse finanziarie stanziate dal Governo per gestire l'emergenza profughi in Friuli Venezia Giulia;
   se e in quale numero si preveda l'entrata di ulteriori profughi in territorio friulano;
   se corrisponda al vero che in Friuli Venezia Giulia sia stato già gestito un numero di migranti tale da soddisfare la quota spettante a tale regione ai fini dell'accoglienza come previsto dal Ministero dell'interno, considerato che il Friuli Venezia Giulia è un territorio su cui è gravata particolarmente la gestione dell'emergenza profughi. (5-09662)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRESCIA e COLONNESE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'area presso Borgo Mezzanone (Foggia) dove oggi sorge il centro di accoglienza per migranti, in origine una base dell'aereonautica militare, è stata utilizzata per la prima volta per l'accoglienza emergenziale dei migranti kossovari alla fine degli anni ’90;
   2002 l'area viene interessata da interventi di ristrutturazione ed il centro cambia più volte natura giuridica assolvendo prima a funzioni di CPT (centro di permanenza temporanea), poi CARA (centro di accoglienza richiedenti asilo);
   fin dai primi anni di esistenza, ed in particolar modo dal 2002, il centro è stato interessato da forti tensioni relative alle condizioni di accoglienza degli ospiti, ambiguità giuridiche ed inefficienze strutturali e gestionali;
   nel marzo 2014 la Società cooperativa sociale – Senis Hospes si aggiudica il bando di gara per la gestione del centro insediandosi ufficialmente in data 11 marzo 2014, con scadenza contratto prevista per l'11 marzo 2017;
   secondo quanto previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 142 del 2015 il centro di Borgo Mezzanone dovrebbe denominarsi e svolgere le funzioni di centro governativo di prima accoglienza, eppure al suo ingresso è ancora impropriamente presente la dicitura «Centro polifunzionale per immigrati» mai sostituita e viene ancora generalmente indicato come centro di accoglienza richiedenti asilo in maniera non conforme alla normativa vigente;
   il centro governativo di prima accoglienza di Borgo Mezzanone insiste in un'area adiacente ad un ampio insediamento abusivo, un vero e proprio ghetto, che di fatto sfugge al controllo degli organi di pubblica sicurezza, ed influenza negativamente la condizione di tutti i migranti presenti nella zona e nel centro governativo;
   in data 12 settembre 2016 la pubblicazione di un articolo del giornalista Fabrizio Gatti sulla rivista l'Espresso ha riportato l'attenzione sulla grave situazione in cui versano i migranti accolti nel centro di Borgo Mezzanone;
   in data 20 e 21 settembre 2016 la «Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impiegate» convoca in audizione il dottor Fabrizio Gatti, il direttore dell'ex C.A.R.A. di Foggia, Umberto Carofiglio, il procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Foggia, Leonardo Leone de Castris, il questore di Foggia, Piernicola Antonio Silvis ed il prefetto di Foggia, Maria Tirone, per approfondire la questione del centro di accoglienza di Borgo Mezzanone e nello specifico quanto denunciato dal dottor Gatti;
   nel corso delle audizioni emergono numerosi aspetti di particolare interesse tra cui: il fatto che il dottor Gatti sia riuscito ad accedere attraverso varchi nella recinzione perimetrale e permanere per ben una settimana all'interno del centro senza che fosse notato o sottoposto ad alcun controllo da parte degli addetti alla sicurezza e alla vigilanza o degli operatori dell'ente gestore, precarie condizioni igienico-sanitarie aggravate anche dalla presenza di cani randagi, precarie condizioni di sicurezza degli ospiti relative alla presenza di stranieri non regolari e al mancato rispetto di norme minime di sicurezza negli ambienti del centro, quali i moduli abitativi, presunta presenza di minori non accompagnati, inefficienze nell'erogazioni dei servizi dovuti;
   il sistema di rilevazione delle presenze attraverso eventuali controlli incrociati è di fatto regolato dall'utilizzo dei badge di riconoscimento in dotazione agli ospiti, ma risulta poco efficace anche in merito al controllo degli ingressi;
   il centro gestito dalla cooperativa sociale Senis Hospes prevede l'accoglienza ordinaria di n. 636 ospiti, eppure a dicembre 2015 si è raggiunta la quota massima di 1.468 ospiti presenti, mentre nel mese di settembre 2016 le presenze sono di 1.395 migranti, in evidente stato di sovraffollamento;
   l'ente gestore cooperativa sociale Sesis Hospes ha dichiarato di aver fornito, nel solo mese di agosto 2016, assistenza sanitaria a circa 200 migranti non regolarmente presenti nel centro di accoglienza;
   in base a quanto previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 142 del 2015 e dalla circolare del Ministero dell'interno n. 11209 del 20 agosto 2015 in materia di implementazione delle attività di controllo sui centri e servizi di accoglienza migranti, ricade sulla prefettura territorialmente competente l'onere di svolgere controlli e monitoraggi;
   il distaccamento dell'Esercito impiegato all'interno del centro ha regole di ingaggio molto rigide che imporrebbero di aprire il fuoco su chiunque, non autorizzato, dovesse varcare il perimetro della struttura, pertanto limitando notevolmente il loro margine di intervento;
   il regolamento sulla vigilanza per le forze dell'ordine previsto dal questore di Foggia di marzo 2015 prevede che queste «vigilino con oculatezza gli stranieri ospiti al fine di scongiurare l'ingresso di persone non autorizzate, nonché l'introduzione all'interno del centro di oggetti e quant'altro non ammesso da regolamento»;
   la procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia ha avviato delle indagini tuttora in corso inerenti alla gestione del centro di accoglienza di Borgo Mezzanone con l'ipotesi di corruzione, truffa, falso e falso in bilancio, nonché questioni relative alla sicurezza;
   in data 14 settembre 2016 il Comitato tecnico del Ministero dell'interno ha approvato il progetto di investimento di 5,2 milioni di euro per la realizzazione di una nuova rete di recinzione ed altre migliorie strutturali da realizzarsi in 10 mesi –:
   se non si intenda bloccare subito ogni intervento di ristrutturazione che prevede un ingente investimento di denaro pubblico, a fronte delle gravi criticità riscontrate e non di certo risolvibili con meri interventi strutturali, quali il ripristino della recinzione che versa da anni in condizioni precarie;
   se non si intenda intervenire urgentemente per superare la situazione di grave sovraffollamento, causa principale di inefficienze e criticità parzialmente irreversibili, provvedendo a svuotare gradualmente la struttura, trasferendo subito il numero più alto possibile di migranti e ricollocandoli in altre strutture, dando priorità ai casi maggiormente vulnerabili ed impedendo che nuovi richiedenti asilo vengano accolti in queste condizioni;
   se e quali ulteriori urgenti iniziative intendano assumere, data la complessità della situazione e l'evidente incapacità di garantire una valida gestione del centro nonché il controllo e la sicurezza in primis degli ospiti accolti, al fine di chiudere definitivamente una struttura di accoglienza a giudizio degli interroganti fallimentare. (4-14379)


   PAGLIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   a Rovigo 13 richiedenti asilo trovano ricovero presso l'ex bar Diamond di viale della Pace, su indirizzo della cooperativa Porto Alegre, che ne ha ottenuto la disponibilità;
   come accertato dal prefetto Enrico Caterino, i locali avrebbero effettuato regolare cambio di destinazione d'uso, da commerciale a residenziale, presumibilmente su autorizzazione della locale amministrazione;
   in data 25 agosto 2016 sindaco di Rovigo Massimo Bergamin, in compagnia del comandante dei vigili urbani e di un medico della Ulss 18, si presenta improvvisamente all'interno del locale, filmando gli ospiti e violandone la privacy, per presunte violazioni di norme sanitarie e parlando di bar trasformato in dormitorio;
   il sindaco avrebbe invece potuto appurare rapidamente e senza alcuna necessità di verifica diretta cambio di destinazione d'uso;
   a seguito di tale episodio, i richiedenti asilo sono stati temporaneamente ospitati in altra struttura, evidentemente allo scopo di far calare la pressione alzata da chi avrebbe la responsabilità istituzionale di abbassarla;
   in assenza di autorizzazione, l'irruzione si potrebbe configurare, ad avviso dell'interrogante, come violazione di domicilio –:
   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto sopra esposto e, in particolare, se il sindaco Massimo Bergamin avesse ottenuto, da chi e a quale titolo, l'autorizzazione a recarsi nel locale in questione;
   se il Ministro intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per evitare la violazione di diritti fondamentali, quali quello alla privacy, dei migranti richiedenti asilo che non possono essere piegati alle esigenze di quella che appare all'interrogante la peggiore propaganda politica. (4-14386)


   GIACHETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in un'intervista apparsa oggi sul quotidiano « il Messaggero» il Presidente emerito della Corte costituzionale, professor Cesare Mirabelli, afferma l'assoluta incostituzionalità del cosiddetto «codice di condotta» sottoscritto dai candidati del Movimento cinque stelle al comune di Roma ed in particolare dalla sindaca Virginia Raggi, che stabilisce una serie di prescrizioni per l'azione degli eletti nell'ambito del consiglio comunale;
   tali prescrizioni – che non solo vietano i cambi di gruppo consiliare ma che, tra l'altro, assoggettano le più importanti decisioni amministrative al parere tecnico-legale dello staff di Grillo e Casaleggio nonché l'approvazione della scelta dei collaboratori al cosiddetto «staff dei garanti» – ad avviso del professor Mirabelli «non solo appaiono in alcuni punti bizzarre e criticabili ma sono semplicemente nulle»;
   a maggior ragione appare nulla (e dunque non esigibile dinanzi a qualsiasi tribunale) la «multa» di almeno 150.000 euro in caso di inadempienza delle regole minuziose stabilite dal Movimento;
   ciò in quanto gli eletti, come si desume dalla Costituzione, rappresentano tutto il corpo elettorale e le istituzioni in quanto tali e non hanno vincolo di mandato: in altre parole, come dice lo stesso Mirabelli, «gli elettori romani hanno scelto Virginia Raggi e non Beppe Grillo per rappresentarli»;
   le parole del professor Mirabelli confermano autorevolmente i dubbi e le preoccupazioni che erano state espresse a più riprese dai candidati del Partito democratico durante la campagna per le elezioni comunali;
   tali preoccupazioni si sono rivelate drammaticamente fondate alla luce delle recenti condotte degli eletti ed in particolare della sindaca Raggi, che, ad avviso dell'interrogante, appaiono più ispirate a salvaguardare gli interessi e la supposta purezza del «movimento», anziché le legittime aspettative di buona amministrazione dei cittadini di Roma;
   in questo senso si conferma l'effetto distorsivo dell'osservanza di prescrizioni che finiscono per stravolgere – a detrimento dei cittadini – il corretto esercizio del mandato della sindaca e dei consiglieri romani e rappresentano un pericoloso precedente di stravolgimento delle regole democratiche che dovrebbero essere osservate nel governo delle città;
   tale effetto distorsivo deve essere tempestivamente eliminato affermando anche legislativamente l'assoluto divieto e l'assoluta nullità di prescrizioni che tendano a condizionare il libero esercizio del mandato degli eletti, nonché sanzioni per coloro che non rispettino tale divieto –:
   se non intenda assumere iniziative normative in questo senso. (4-14388)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARZANA, D'UVA, VACCA, LUIGI GALLO, BRESCIA, SIMONE VALENTE, CHIMIENTI, DI BENEDETTO e BONAFEDE.— Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nell'anno scolastico che si è appena aperto, si è ripresentato il problema della mancata assegnazione puntuale dei docenti di sostegno alle classi. In particolare, anche quest'anno il 30 per cento dei posti complessivi sarà coperto da supplenti pur in presenza di posti a tutti gli effetti vacanti: a livello nazionale, infatti, sono solo 96 mila su 140 mila i posti occupati da titolari;
   la Sicilia, a fronte di 15.215 posti totali di sostegno da distribuire per nove province siciliane, ha potuto disporre solo 10.669 posti in organico di diritto e ben 4.606 su quello di fatto;
   a tal riguardo, si è proceduto, con bozza trasmessa in data 25 agosto 2016 da parte dell'Ufficio scolastico regionale siciliano, alla conferma del contratto regionale integrativo 2016-17 su utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie del personale docente, educativo ed ata per l'anno scolastico 2016/2017 che alla lettera C) dispone: «(...) i docenti interessati di tutti gli ordini di scuola potranno richiedere l'assegnazione provvisoria interprovinciale su posti di sostegno, anche se non in possesso del titolo di specializzazione»;
   la contrattazione in questione permette alle regioni di conferire le cattedre di sostegno in assegnazione provvisoria ai docenti di ruolo anche se non specializzati;
   in relazione alla priorità di assegnazione dei posti di sostegno, alla lettera C) si legge anche: «(...) Nell'ambito delle assegnazioni provvisorie interprovinciali, i Dirigenti degli Uffici scolastici territoriali potranno attribuire posti di sostegno a docenti titolari su posto comune che non abbiano ottenuto l'assegnazione provvisoria su posto comune, dopo aver accantonato un numero di posti corrispondente ai docenti specializzati aspiranti a rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato»;
   quindi, il documento specifica che è necessario un accantonamento di un numero congruo di posti da attribuire ai docenti specializzati per le attività di sostegno inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e nelle graduatorie di istituto;
   il 26 settembre 2016 l'ufficio scolastico territoriale di Palermo ha pubblicato la graduatoria definitiva delle assegnazioni interprovinciali dei docenti di 1o grado senza il prescritto titolo di sostegno e che hanno dato la disponibilità e avrebbe proceduto all'attribuzione dei posti sul sostegno in assegnazione provvisoria senza aver preventivamente pubblicato i dati sugli accantonamenti come previsto dalla contrattazione e prioritariamente provveduto alle nomine dei docenti specializzati. Analogo comportamento sarebbe stato tenuto il 23 settembre 2016 dagli uffici scolastici territoriali di Messina e di Siracusa che avrebbero provveduto ad attribuire le assegnazioni provvisorie sui posti di sostegno per la scuola primaria e la scuola dell'infanzia a docenti senza relativo titolo;
   la sentenza della Corte Costituzionale n. 215 del 3 giugno 1987 e l'articolo 13 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, impongono all'amministrazione l'obbligo di assegnare un docente effettivamente in grado di prestare sostegno didattico all'integrazione dell'alunno con disabilità, grazie a una formazione adeguata e mirata alle diverse disabilità conseguita con gli appositi percorsi ai quali di specializzazione, a numero programmato e altamente selettivi, ai sensi degli articoli 5 e 13 del decreto 10 settembre 2010, n. 249;
   inoltre, a proposito della distribuzione dei posti di sostegno in deroga si fa presente che nelle province in cui è stato assegnato un maggior numero di posti (come Palermo e Catania) è probabile che residueranno diverse cattedre che andranno a docenti non specializzati, mentre nelle altre province siciliane, come ad esempio Ragusa e Siracusa, il numero di posti non permetterà il rientro di tutti i docenti di sostegno in ruolo che saranno costretti a trasferirsi al Nord, anziché prestare servizio in un'altra provincia siciliana;
   qualora il dirigente scolastico non riesca ad individuare il docente specializzato per coprire il posto disponibile né attingendo dagli elenchi della graduatoria di istituto e di circolo né da quelli delle scuole viciniori, deve ricorrere alle domande di messa a disposizione (MAD);
   infatti come previsto dalla nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 24306 del 1o settembre 2016, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del decreto ministeriale 3 giugno 2015, n. 326, in subordine allo scorrimento degli aspiranti collocati nelle graduatorie di istituto in possesso del titolo di specializzazione, il personale che ha titolo ad essere incluso nelle graduatorie di circolo e di istituto e che abbia conseguito il titolo di specializzazione per il sostegno, tardivamente, rispetto ai termini prescritti dai provvedimenti relativi alle graduatorie ad esaurimento e alle graduatorie di istituto, ha titolo prioritario, nel conferimento del relativo incarico, attraverso messa a disposizione;
   tuttavia, la suddetta nota, a differenza della nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 1027 del 28 gennaio 2009 che non poneva limiti al numero di scuole o province a cui inviare la domanda, detta che la domanda di messa a disposizione per il sostegno vada presentata ad una sola provincia e da candidati che non sono inseriti in nessuna graduatoria di istituto: «(...) Le domande di messa a disposizione devono essere presentate esclusivamente dai docenti che non risultino iscritti in alcuna graduatoria di istituto e per una sola provincia da dichiarare espressamente nell'istanza e, qualora pervengano più istanze, i dirigenti scolastici daranno precedenza ai docenti abilitati (...)» –:
   come il Ministro interrogato intenda dare attuazione alla sentenza n. 80 della Corte costituzionale depositata il 26 febbraio 2010 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale serie speciale n. 9 del 3 marzo 2010 che ribadisce di superare il vincolo del 70 per cento di posti di diritto, al fine di ridurre al minimo il meccanismo delle assegnazioni in deroga;
   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione al contratto regionale integrativo (CRI) che diverse regioni hanno adottato nella parte in cui legittima l'assegnazione di docenti su posti di sostegno anche se non in possesso del titolo di specializzazione, a un mancato rispetto della precedenza nelle nomine degli insegnanti in possesso di titolo di specializzazione;
   come il Ministro interrogato intenda intervenire per sanare lo squilibrio venutosi a creare in relazione all'assegnazione provvisoria per i docenti di ruolo specializzati, in modo da assicurare a grandi città della regione di appartenenza docenti con competenze specifiche invece che sprovvisti del titolo;
   come il Ministro interrogato intenda intervenire per consentire sia ai docenti specializzati, che non risultino inseriti in alcuna graduatoria di istituto che a quelli inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e nelle graduatorie d'istituto di inoltrare la domanda di messa a disposizione (MAD) senza che siano posti limiti al numero di scuole e province cui indirizzarla, al fine di preservare il diritto degli alunni ad avere insegnanti qualificati e con specifiche competenze. (5-09658)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FEDRIGA e SIMONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:
   già con atto di sindacato ispettivo n. 5-08864, tuttora privo di risposta, gli interroganti richiamavano l'attenzione del Governo sulla vicenda dei lavoratori di Aviapartner, società belga che fornisce servizi di handling negli aeroporti europei;
   il comportamento scorretto di Aviapartner è stato oggetto ripetuto di comunicazioni e segnalazioni di disservizi da parte delle organizzazioni sindacali;
   con risposta datata 9 settembre 2016 alla nota sindacale del 21 luglio 2016, la prefettura di Milano comunicava che «l'Enac, interessato in merito alla vicenda, ha comunicato di aver svolto un audit straordinario in data 6 luglio da cui sono emerse alcune criticità nello svolgimento delle attività della società, oggetto di ulteriori approfondimenti»;
   nella medesima risposta la prefettura informava che «Successivamente, con provvedimento del 12 agosto 2016, l'Enac ha disposto la sospensione del Certificato di “Prestatore dei servizi di assistenza a terra” (...) per lo scalo di Linate per un periodo di due mesi a fronte di una serie di difformità riscontrate rispetto agli standard di sicurezza aeroportuali e ai parametri qualitativi fissati dalle disposizioni vigenti sugli scali»;
   tale sospensione ha avuto decorrenza dal 12 settembre 2016 con evidenti ripercussioni sui livelli occupazionali –:
   se e quali iniziative di competenza, anche in termini di moral suasion, intendano adottare in merito a quanto esposto in premessa. (5-09659)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   con la legge regionale n. 14 del 2015, la regione Calabria ha riassunto le funzioni delegate alle province ai sensi della legge regionale n. 34 del 2002, tra cui il diritto allo studio, e da ultimo, la recente legge di stabilità ha assegnato all'ente territoriale anche le competenze derivanti dall'articolo 139, comma 1, lettera C) del decreto legislativo n. 112 del 1998 (servizi di trasporto);
   da quest'anno, il diritto allo studio per disabili e il servizio di trasporto sono dunque passati di competenza dalla provincia di Catanzaro alla regione Calabria. Ma tra i due enti si sarebbe creato, proprio su questo delicato problema, un corto circuito. «Dall'assessorato all'Istruzione della Regione – intervengono anche alcuni docenti che hanno preso a cuore il problema – si mostrano anche infastiditi, perché sostengono di aver contattato gli uffici della Provincia chiedendo un anticipo dei fondi che servono per questo servizio e che saranno poi dalla Regione rimborsati, ma dalla Provincia rispondono che il servizio trasporto dei ragazzi diversamente abili non rientra più tra le voci del bilancio provinciale di questo ente e che loro non possono anticipare nulla»;
   l'assessore regionale dottoressa Federica Roccisano, con nota prot. n. 195/2016 del 12 settembre 2016, ha invitato le province e i comuni, a proseguire i servizi di trasporto scolastico e di assistenza specialistica nelle more dell'assegnazione delle risorse finanziarie destinate alla regione Calabria da parte del Governo chiarendo che non appena dette risorse saranno nelle disponibilità della regione Calabria procederà al trasferimento delle stesse alle province per lo svolgimento dei servizi suddetti;
   da notizie a mezzo stampa si apprende che un ragazzo di diciotto anni con una disabilità grave, iscritto al terzo anno dell'istituto tecnico per geometri di Catanzaro sarebbe impossibilitato ad andare a scuola «perché non stanno più garantendo il servizio di trasporto disabili». E casi come questi, in Calabria, sarebbero numerosi;
   l'interrogante ha già presentato in data 17 febbraio 2016 l'atto di sindacato ispettivo n. 4-12128 raccontando la vicenda, sempre a Catanzaro, di una studentessa del primo anno del liceo scientifico affetta da distrofia muscolare congenita di tipo Ullrich e chiedendo ai Ministri interrogati di individuare una figura sanitaria qualificata, in via definitiva, e non sporadica e discontinua, atta ad assisterla. Con l'inizio del nuovo anno scolastico il problema si è ripresentato e, a quanto pare, le risorse economiche destinate all'assistenza della ragazza non sarebbero sufficienti a garantirle la presenza di un operatore sanitario, complici i ritardi della regione nella definizione dell'istruttoria per l'anno 2016. Anche in questo caso, la ragazza, oltre all'assenza dell'operatore sanitario, denuncia l'assenza dei mezzi di trasporto che possano portarla a scuola;
   la legge n. 104 del 1992, «legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», ha ripreso e sviluppato quanto già disposto dall'articolo 28 della legge n. 118 del 1971, la quale prevede, nell'ambito del diritto dei disabili a frequentare la scuola dell'obbligo e i corsi di formazione professionale finanziati dallo Stato, il trasporto gratuito dalla propria abitazione alla sede della scuola o del corso e viceversa –:
   se il Governo non ritenga urgente assegnare al più presto le risorse finanziarie descritte in premessa alla regione Calabria e quali iniziative intenda mettere in atto per l'anno scolastico ormai avviato, al fine di verificare l'effettiva tutela del diritto allo studio dei minori disabili calabresi. (4-14378)


   PAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   a Colorno (Parma) dal 1977 opera uno stabilimento della multinazionale tedesca Wittur, il cui assetto proprietario dal 2006 è mutato più volte, per finire al fondo d'investimento Bain Capital nel 2015;
   nel 2016 il gruppo si consolida con l'acquisizione di Sematic, diventando uno dei principali attori globali nel settore degli elevatori e della componentistica per gli stessi;
   nello stabilimento italiano sono impiegati oltre 400 lavoratori, che contribuiscono ad un fatturato di 64 milioni di euro nel 2014;
   in data 8 settembre 2016 viene comunicato il licenziamento di un lavoratore con allontanamento immediato dal posto di lavoro;
   la motivazione addotta è la soppressione della figura di addetto al servizio di prevenzione e protezione, in un quadro di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale;
   il lavoratore licenziato è affetto da una grave patologia ed era dipendente di Wittur da 17 anni;
   i sindacati, che hanno indetto 8 ore di sciopero nella giornata del 30 settembre 2016, sostengono che la riorganizzazione aziendale sia avvenuta in totale assenza di confronto con le rappresentanze sindacali unitarie, e che la figura soppressa fosse un presidio importante per la sicurezza sul lavoro –:
   se il Ministro interrogato non ritenga che i dati relativi agli incidenti sul lavoro dovrebbero indurre a rafforzare, anziché diminuire, la presenza nelle aziende di figure professionali dedicate alla sicurezza, considerato anche che per l'interrogante, proprio aziende strutturate come Wittur dovrebbero essere le prime ad investire in questa direzione;
   se non ritenga di doversi attivare, per quanto di competenza, per promuovere una soluzione positiva della vertenza in essere presso la Wittur, favorendo l'integrale mantenimento dei livelli occupazionali. (4-14385)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta orale:


   TARICCO, COVA e ZANIN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la drosophila Suzukii è un parassita polifago, originario del Sud-est dell'Asia e importato in Nord America. Noto come moscerino dei piccoli frutti, è comparso in Europa ormai dal 2009. Attacca tutte le specie frutticole e viticole, infesta frutti con buccia sottile, in particolare le drupacee (ciliegio dolce, pesco, susino, albicocco), e frutti a bacca (mirtillo, lampone, mora, fragola), ma anche kiwi, cachi, fichi e uva. Inoltre la cerchia di piante ospiti potrebbe ancora estendersi a causa della rapida capacità di adattamento del parassita (come già successo per la vite);
   rispetto al parassita indigeno che attacca la frutta matura, questa specie esotica deposita le uova nei frutti ancora acerbi determinando di fatto l'impossibilità di commercializzazione;
   la stagione 2014 è stata per moltissimi territori la peggiore dal 2011, quando si rese evidente la presenza della drosophila in Piemonte: l'insetto si è diffuso inizialmente lungo la fascia pedemontana dove si coltivano i piccoli frutti tardivi (mirtilli, lamponi, more e fragole rifiorenti) e ha causato gravi danni alle coltivazioni più rappresentative della frutticoltura montana;
   in molti areali la coltivazione dei piccoli frutti è punto di forza dell'economia locale, ed è pertanto evidente la preoccupazione, sia per la repentina diffusione e le conseguenti elevate perdite di prodotto in questa annata, sia per la difficoltà oggettiva ad attuare strategie di difesa efficaci;
   in questi anni si è creata una rete di ricerca che vede in Piemonte il coordinamento di CReSO Centro ricerca per l'ortofrutticoltura e dell'Università di Torino e coinvolge tutte le regioni maggiormente colpite dal problema;
   il Ministero della salute ha emanato nel corso del 2014 decreti per la lotta alla drosophila Suzukii concedendo l'uso eccezionale di vari principi attivi: Fosmet per il controllo del parassita sulla coltura del mirtillo; deltametrina per la lotta sul lampone e mora da rovo; Spinetoram ed altre molecole;
   l'efficacia del controllo del parassita è legata alla tempestività dell'intervento, appare opportuno quindi offrire agli agricoltori la possibilità di disporre di più molecole per poter controllare adeguatamente il parassita;
   gli interventi con insetticidi, sia naturali che di sintesi, hanno però efficacia limitata perché in una situazione siffatta rischiano di avere efficacia quando il danno si è già innescato ed è quindi necessario sviluppare la possibilità di agire sulla prevenzione;
   la crescita e l'allargamento dell'areale colpito dalla drosophila Suzukii sta diventando una vera e propria emergenza fitosanitaria ed economica, con una perdita media stimata del raccolto nei territori interessati nel 2014 tra il 25 e il 35 per cento, cui si aggiunge una ulteriore perdita economica per lo scarto di prodotto nella fase di cernita in magazzino;
   l'emergenza fitosanitaria drosophila Suzukii rischia di penalizzare gravemente la produzione ortofrutticola italiana per la maggior parte destinata all’export e che ha necessità di essere tutelata rispetto alla concorrenza degli altri paesi, soprattutto in considerazione del fatto che le aziende che producono piccoli frutti operano generalmente su territori fragili, dove la permanenza di dette aziende ha una funzione di presidio territoriale e sociale, oltre che ovviamente economica –:
   se e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere per fornire al comparto ed ai territori colpiti dal parassita, strumenti atti ad evitare ulteriori danni alle colture e alle aziende agricole. (3-02516)


   GUIDESI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   sono migliaia i soggetti che svolgono un'attività professionale in settori strettamente collegati al mondo dell'ippica. L'attività delle corse rientra tra le attività agonistiche insieme alle discipline equestri;
   il sistema dell'ippica nazionale è diviso in 3 fasi: la prima relativa all'allevamento nazionale del cavallo da corsa che avviene in strutture di alta qualità, situate, molto spesso, in zone svantaggiate. Le corse ippiche promuovono la produzione di oltre 6 mila cavalli l'anno tra galoppo e trotto;
   la seconda fase riguarda l'allenamento che solitamente inizia tra i 18-20 mesi. I cavalli vengono preparati alla corsa attraverso allenamenti effettuati in centri specializzati oppure all'interno degli ippodromi, avvalendosi della collaborazione di centinaia di professionisti, allenatori e fantini/guidatori;
   la terza fase riguarda la prestazione agonistica e la scommessa. Le corse sono organizzate da società che gestiscono gli ippodromi e che da sempre svolgono un ruolo fondamentale per l'ippica, in quanto, oltre ad organizzare le corse, pagano i premi e accettano e pagano le scommesse;
   esiste un indotto di rilevanti proporzioni che si snoda dietro all'ippica per la fornitura dei servizi connessi a partire dagli allevamenti, che utilizzano molto spesso foraggi e lettiere del mercato agricolo interno, alle scuderie e alle recinzioni, che vengono prodotte spesso in modo artigianale, e alla collaborazione di moltissimi veterinari e maniscalchi specializzati;
   con la «legge Mangelli» del 1942 lo Stato italiano riconosceva l'alto valore culturale del cavallo in Italia e con la corsa, che è la sua massima espressione agonistica, dava la possibilità al settore di autofinanziarsi mediante le scommesse. Questo legame tra corse, scommesse e finanziamento della filiera è durato fino al decreto-legge 449 del 1999 che ha riformato l'UNIRE e contemporaneamente ha aperto il mercato alle scommesse sportive e a tutti i tipi di giochi;
   il passaggio della gestione dei giochi all'Amministrazione autonoma monopoli di Stato (AAMS) ha portato ad una diminuzione del volume di scommesse che ha raggiunto nel 2011 il 25 per cento in meno rispetto all'anno precedente. La scommessa ippica è ancora quella a più basso ritorno per lo scommettitore e meno remunerativa per lo Stato;
   nel corso degli anni l'UNIRE è stato spogliato di ogni capacità gestionale e tecnica perdendo autorevolezza e mancando al proprio ruolo di guida dell'ippica italiana. Contemporaneamente alcuni concessionari hanno approfittato per spingere altri tipi di giochi molto più vantaggiosi che hanno causato un impatto devastante sul settore ippico e che ha visto la costante diminuzione di interesse per le corse e le relative scommesse;
   si è pensato quindi di risolvere il problema facendo subentrare (legge 15 luglio 2011, n. 111) all'UNIRE, l'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (ASSI). Successivamente, il comma 9 dell'articolo 23-quater del decreto-legge n. 95 del 2012, convertito, con modificazioni, alla legge 7 agosto 2012, n. 135, ha stabilito la soppressione immediata dell'ASSI con il passaggio al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, anche di tutti i rapporti passivi ed attivi;
   l'ASSI era chiamata a svolgere compiti relativi al miglioramento delle razze equine, alla gestione dei libri genealogici, alla programmazione delle corse e dei programmi di allevamento, alla gestione del servizio di diffusione delle riprese televisive delle corse;
   l'articolo 14 della legge 11 marzo 2014, n. 23, recante delega al Governo per la riforma del sistema fiscale, prevedeva, per il rilancio del settore ippico, l'istituzione della Lega ippica italiana, con funzioni, fra l'altro, di organizzazione degli eventi ippici, controllo di primo livello sulla regolarità delle corse, ripartizione e rendicontazione del fondo per lo sviluppo e la promozione del settore ippico;
   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha il dovere di promuovere lo sviluppo dell'allevamento, grazie ai proventi delle scommesse, avvalendosi di tre aree tecniche, rispettivamente galoppo, trotto e sella;
   il crollo di credibilità degli ultimi anni ha provocato il collasso del gioco, la sparizione dei proprietari e la caduta dell'interesse di sponsor, investitori, media e organizzatori di eventi per il grande pubblico –:
   se non ravvisi la necessità di promuovere in tempi brevi una riforma completa ed efficiente, profondamente innovativa, etica e trasparente, con regole chiare, al fine di garantire al settore dell'ippica nazionale una « governance» con il compito e l'onere di avviare tutte quelle trasformazioni che sono necessarie per arrivare all'autosufficienza dell'intero settore e farlo uscire dalla grave crisi e dare al medesimo rilancio, visibilità e nuove prospettive di sviluppo per l'indotto, tenendo in debita considerazione la specificità del settore ippico che, a differenza dei giochi generalisti, attraverso la scommessa ippica, svolge un diretto ruolo di sostegno al settore agricolo e induce positivi effetti nei settori del turismo e dell'artigianato. (3-02517)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENEDETTI, GAGNARLI, CRISTIAN IANNUZZI e BASILIO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   le morsicature da cani, le cui vittime sono sia le persone che altri animali, rappresentano un problema di sanità pubblica e di tutela dell'incolumità ancora largamente inesplorato; agli incidenti nei luoghi pubblici, dove il cittadino deve essere tutelato nella sua incolumità, vanno sommati gli ambienti privati-domestici dove è fortemente presente il rischio di lesioni da cani;
   su tale fenomeno, che andrebbe adeguatamente analizzato con approcci e interventi diversi sotto il profilo delle cause, degli effetti, della gravità, delle responsabilità e dei rimedi, si rileva invece l'assenza sia di dati epidemiologici sia di dati relativi ai costi socio economici; infatti, a distanza di tredici anni dal primo atto normativo (ordinanza 9 settembre 2003, tutela dell'incolumità pubblica dal rischio di aggressioni da parte di cani potenzialmente pericolosi), il fenomeno delle aggressioni canine non poggia ancora su dati nazionali epidemiologicamente certi: non se ne conosce il dettaglio né per numero né per scala di gravità. Ciò dipende dal fatto che le possibili fonti di informazione istituzionali, l'anagrafe nazionale degli animali d'affezione (Ministero della salute) e le anagrafi canine nazionali (servizi veterinari delle asl), non consentono di soddisfare tale esigenza informativa principalmente per due motivi: le anagrafi regionali sono organizzate secondo sistemi di raccolta e informatizzazione variabili da regione a regione, inoltre non garantiscono una trasmissione puntuale e tempestiva dei dati all'anagrafe nazionale. Altrettanto inservibili, a fini epidemiologico-statistici, risultano le strutture della rete di emergenza ospedaliera (pronto soccorso) ai quali si rivolgono i cittadini in caso di lesioni da morsicature. I dati in possesso di queste strutture non vengono tesaurizzati e messi a disposizione dei medici veterinari a scopo di monitoraggio e analisi;
   è quasi sempre la cronaca giornalistica a portare alla ribalta drammatici eventi mortali, anche in ambiente domestico-familiare, ed eventi di gravità sanitaria diversificata, che talvolta coinvolgono anche cani randagi. Non risulta sia mai stata considerata l'opportunità di una indagine nazionale presso le strutture ospedaliere o presso i servizi veterinari delle asl, benché esperienze di monitoraggio territoriale, per quanto sporadiche e con finalità puramente scientifico-letterarie, abbiano consentito di misurare l'impatto delle ordinanze ministeriali;
   il fenomeno delle aggressioni canine ha un elevato costo socio-economico – sia per i privati che per la pubblica amministrazione – di cui non risulta sia mai stata curata né una stima né un rendicontazione –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
   se non ritengano, per quanto di competenza, al fine di affrontare in modo opportuno la problematica descritta, di dover assumere iniziative, in collaborazione con le regioni, per rendere pubblici, nonostante la loro attuale parzialità, i dati sulle morsicature che sono a disposizione delle unità operative veterinarie dei servizi sanitari regionali, includendo le informazioni relative ai casi di lesione grave e di morte;
   se non ritengano di dover assumere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, affinché la legge quadro 14 agosto 1991, n. 281, in materia di prevenzione al randagismo e identificazione canina in tutto il territorio nazionale venga applicata e pertanto, presso il Ministero della salute sia implementata la banca dati nazionale come previsto dalla suddetta normativa e dall'accordo Stato-regioni del 24 gennaio 2013;
   quale sia l'impegno finanziario del Governo per i livelli essenziali di assistenza erogati dal servizio sanitario nazionale per quanto riguarda l'area di intervento D 10 («igiene urbana veterinaria; controllo delle popolazioni sinantrope; controllo episodi di morsi di cane») e sulla base di quali valutazioni esso sia stato previsto. (4-14382)


   SCOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il punto nascita dell'ospedale «Umberto I» di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, con i suoi mille parti in un anno è attualmente il quarto dell'intero territorio campano;
   ciononostante, a partire dal 3 ottobre 2016, tale presidio ospedaliero si trova nell'incapacità di garantire assistenza per i bambini prematuri;
   ciò è dovuto all'impossibilità di continuare a garantire turni 24 ore su 24 nel reparto di terapia intensiva neonatale a causa dell'insufficienza numerica dei medici sotto contratto;
   finora a tale problema si era ovviato col sistema degli ordini di servizio, ma col superamento del « plafond» a disposizione del reparto (tre ordini di servizio per ogni medico) non vi è più modo di sopperire;
   eppure, i protocolli vigenti prevederebbero la presenza di un medico neonatologo durante ogni parto, che si sa non essere sempre prevedibile;
   per soddisfare le esigenze degli utenti il reparto neonatale dell'ospedale in questione necessita di 12 medici, mentre attualmente ve ne sono solo 6 più il primario del reparto;
   dell'emergenza in atto il direttore sanitario competente era già stato informato da alcune settimane, senza che però a queste segnalazioni seguissero risposte;
   si parla di un reparto di eccellenza per il Mezzogiorno, in cui negli anni si sono compiuti veri e propri miracoli salvando la vita ad infanti nati prematuri ed in condizioni critiche;
   si parla inoltre, di un presidio ospedaliero che raccoglie una vasta porzione di popolazione campana, attualmente costretta a rischiare di non ricevere la giusta assistenza durante le operazioni di parto –:
   se il Ministro interrogato non ritenga urgente e doveroso, per quanto di competenza e anche per il tramite del commissario ad acta per l'attenzione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Campania, intervenire immediatamente al fine di assicurare la continuità terapeutica del reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale «Umberto I» di Nocera Inferiore. (4-14384)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sgambato e altri n. 5-09627, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Valeria Valente.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Santelli n. 3-02022 del 17 febbraio 2016.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Taricco e altri n. 5-04524 del 21 gennaio 2015 in interrogazione a risposta orale n. 3-02516;
   interrogazione a risposta in Commissione D'Agostino n. 5-07087 del 25 novembre 2015 in interrogazione a risposta scritta n. 4-14380;
   interrogazione a risposta in Commissione Guidesi n. 5-08356 dell'8 aprile 2016 in interrogazione a risposta orale n. 3-02517.