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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 19 settembre 2016

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    l'ideologia fondamentalista e settaria del sedicente Stato islamico (Daesh), con i suoi atti terroristici, i suoi continui, gravi, sistematici e diffusi attacchi contro i civili, gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale umanitario, il ripristino della schiavitù nelle zone da loro governate, le sistematiche persecuzioni contro le altre religioni e etnie, la sua opera di distruzione del patrimonio artistico e il traffico di beni culturali, rappresenta una minaccia globale per la convivenza tra i popoli, per la pace e la sicurezza internazionali;
    Daesh, nelle zone da loro controllate in Siria e in Iraq, ha portato avanti una pulizia etnica e religiosa nei confronti delle minoranze, accanendosi in particolare, ma non solo, con la popolazione yazida costringendo migliaia di persone a fuggire dalle zone di origine per sottrarsi ai massacri e alle torture perpetrate ai loro danni;
    più di un milione di persone, infatti, si sono spostate in cerca di aiuto verso l'area curda dell'Iraq. Il numero di sfollati interni è cresciuto fino a 2 milioni considerando anche le persone fuggite in altre aree del Paese. L'Onu calcola che le persone in stato di bisogno siano oggi 5 milioni;
    l'Iraq, come la Siria e il Libano, rappresentava uno dei pochi mosaici di civiltà rimasti nel Vicino Oriente. Prima dell'attacco statunitense del 2003 lì viveva più di 1 milione di cristiani: oggi ne sono rimasti 400.000. Migliaia anche le altre minoranze che hanno subito stragi e persecuzioni negli ultimi anni. Sono figli di culture millenarie come gli yazidi o i siriaci cristiani che parlano ancora l'aramaico, che già da tempo vivevano sotto assedio e protetti dai curdi. Oggi Daesh li sta nuovamente perseguitando;
    il termine «yazidi» (di cui al culto yazida) affonda le sue radici nello Zoroastrismo, nell'Ebraismo e nell'Islam. I seguaci dello yazidismo a oggi si aggirano fra i 200.000 e i 300.000. La maggior parte di loro vive in Iraq, sui monti del Jebel Sinjar (al confine con la Siria) e nel Nord-Ovest del Paese. Sono sempre stati perseguitati, prima dai wahabiti che li hanno definiti «apostati,» poi dai sunniti per i quali sono «adoratori del diavolo,» e dopo ancora dai turchi ottomani, tuttavia mai si era assistito a uno sterminio come quello perpetrato da Daesh;
    molte testimonianze riportano che i suoi fanatici militanti hanno in tutto questo tempo seminato terrore e hanno agito con ferocia inaudita con pubbliche esecuzioni, stuprando e schiavizzando donne e bambini; circa 5.000 donne e ragazze yazidi rimangono ancora in ostaggio come schiave sessuali, mentre circa 400.000 sono fuggiti dalla loro patria in cerca di sicurezza;
    una di queste testimonianze, la ventunenne yazida irachena Nadia Murad Basea Taha, sottratta alla sua vita quotidiana e violentata ripetutamente dai miliziani di Daesh e fuggita dopo 3 mesi, ha potuto raccontare gli scenari di brutali violenze e la sua testimonianza ha dato conto celle innumerevoli donne violate e costrette con la forza a contrarre matrimonio con i soldati del Califfato, ridotte in schiavitù e vendute come merce di scambio, e molte di loro non hanno saputo resistere agli abusi e hanno scelto l'alternativa del suicidio;
    tra l'altro, la giovane donna, nel corso di diversi incontri presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Parlamento europeo, l'House of Commons e, più recentemente, anche presso il Parlamento italiano, ha chiesto che la comunità internazionale si adoperi affinché il massacro del popolo yazida, che si sta consumando al confine tra l'Iraq e la Siria, venga riconosciuto come genocidio dalle leggi internazionali;
    la persecuzione in atto dei gruppi religiosi e etnici in quella regione è un fattore che contribuisce alla migrazione di massa e agli sfollamenti interni;
    il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel rapporto consegnato nel marzo 2015, ha denunciato la gravità delle azioni commesse dal sedicente Stato islamico nei confronti degli yazidi dell'Iraq, classificabili come crimini contro l'umanità, e ha affermato che le autorità islamiche dovranno rispondere di genocidio davanti alla Corte penale internazionale;
    il genocidio è definito in conformità alla risoluzione n. 260 del 1948, con la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la «Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio», come ciascuno degli atti commessi con «l'intenzione di distruggere in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso»; il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, indipendentemente dal momento e dal luogo in cui avvengono, non devono restare impuniti e deve essere garantito un loro adeguato perseguimento mediante l'adozione di misure nazionali e il rafforzamento della cooperazione internazionale, nonché mediante la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale;
    il 31 marzo 2016 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2016/2529(RSP) che, in modo analogo, classifica come genocidio le esecuzioni sistematiche e le violenze dei guerriglieri del Califfato ai danni delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
    tuttavia, l'organizzazione Yazda (un'organizzazione no-profit creata dalla comunità a sostegno degli yazidi per divulgare messaggi di sensibilizzazione in tutto il mondo, affinché il genocidio non resti invisibile) ritiene che il riconoscimento da parte dell'Unione europea del genocidio perpetrato dal Daesh è sì positivo ma non è sufficiente, piuttosto un primo passo verso la fine delle sofferenze delle minoranze religiose in Iraq e in Siria;
    secondo i fondatori della Yazda (come si evince da un recente reportage del Corriere della sera proprio su questa comunità) il linguaggio della risoluzione, per quanto riguarda la parte concernente gli yazidi, non rende conto della portata effettiva del loro genocidio. I numeri dei rapiti che vengono riportati sono assai lontani da quelli reali di oltre 5.800 persone prese prigioniere. La risoluzione, a loro dire, non fa menzione in grande dettaglio degli stupri sistematici, delle conversioni forzate, degli sfollati. Yazda chiede anche che la risoluzione venga emendata in modo tale da riflettere il reale livello di sofferenza degli yazidi e affinché il mondo riconosca tale genocidio in questi termini e non sommato a quelli di altre comunità: «Comprendiamo che tutte le minoranze religiose hanno sofferto enormemente sotto l'Isis e che altri genocidi contro altre minoranze possono essere avvenuti, ma la nostra posizione è che ogni caso deve essere affrontato separatamente per rispettare i diritti di tutte le vittime ed essere giusti nel confronti di tutte le minoranze»,

impegna il Governo:

   a promuovere, nelle competenti sedi internazionali, ogni iniziativa volta al formale riconoscimento del genocidio del popolo yazida per restituire loro il diritto alla vita, nel rispetto della propria identità e del proprio credo religioso;
   ad adoperarsi, d'intesa con gli altri Paesi dell'Unione europea, nel quadro degli strumenti a disposizione della comunità internazionale, in seno all'organizzazione delle Nazioni Unite, per far cessare ogni violenza nei confronti del popolo yazida e garantire le necessarie condizioni di sicurezza e un futuro a tutti coloro che sono stati costretti ad abbandonare il loro Paese d'origine;
   a proporre, in forza del fatto che nel 2017 l'Italia farà parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu in qualità di membro non permanente, una risoluzione per il riconoscimento formale del genocidio del popolo yazida e per il perseguimento dei responsabili mediante la Corte penale internazionale e la giustizia penale internazionale;
   ad assumere iniziative per affiancare, alle procedure classiche della Corte penale internazionale sulla riparazione dei crimini di guerra, progetti con le popolazioni residenti nel governatorato di Ninive, di cui fa parte anche la città di Mosul, di giustizia transizionale o riparativa (accertamento della verità storica, riparazione e rielaborazione dei traumi subiti dalle vittime, discussione pubblica sulle cause delle violenze, costruzione di una memoria condivisa tra le parti in conflitto e avvio di percorsi verso la riconciliazione personale e nazionale) sul modello di quanto fatto in Sudafrica;
   a prevedere l'inserimento, già a partire dalle prossime disposizioni a sostegno della cooperazione allo sviluppo e dei processi di ricostruzione, abitualmente inserite nei decreti-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali, di specifiche iniziative: per l'assistenza umanitaria e sanitaria a favore delle vittime della violenza; per sostenere la bonifica delle città liberate da Daesh, come precondizione perché le stesse ritornino agibili e abitabili, dagli ordigni e delle mine inesplose rimaste sul campo che continuano a rappresentare una minaccia per la popolazione civile, sia con l'invio di sminatori sia con corsi di formazione allo sminamento di soggetti locali; per favorire l'affermazione di un carattere plurietnico e inclusivo, in modo che tutta la popolazione irachena possa riconoscervisi, come elemento centrale per la ricostruzione delle amministrazioni civili e dei corpi di polizia e dell'esercito.
(1-01348) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Grande, Scagliusi, Del Grosso, Di Battista».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   SIMONE VALENTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il calcio dilettantistico, che ogni anno in Italia raccoglie un numero crescente di tesserati e di società sportive, è gestito dalla Lega nazionale dilettanti (LND) a sua volta articolata in strutture periferiche denominate «comitati regionali» i quali rappresentano localmente l'istituzione nazionale Federazione italiana giuoco calcio (FIGC);
   con il comunicato ufficiale n. 113 pubblicato in data 14 settembre 2015 sul sito ufficiale della Lega nazionale dilettanti si apprende della decadenza degli organi direttivi del Comitato regionale Campania e del conseguente commissariamento fissato fino alla data del 31 gennaio 2016 a causa di una serie di anomalie e irregolarità contabili; in particolare, a destare sospetto sono stati i numerosi prelievi dalle casse del Comitato regionale campano che hanno generato un crescente depauperamento del patrimonio dello stesso e determinato il necessario intervento della Guardia di finanza;
   nell'intento di ripristinare principi di correttezza contabile venivano pubblicati i successivi comunicati ufficiali n. 168 del 19 novembre 2015 e n. 291 del 14 aprile 2016 con i quali si rinnovava la gestione commissariale rispettivamente fino al 30 giugno 2016 (al termine della stagione sportiva 2015-2016) e fino al 30 giugno 2017; tuttavia, questa prolungata gestione commissariale è apparsa da subito ingiustificata e inutile in quanto comporta inevitabilmente l'esclusione di tutte le società campane sportive dilettantistiche dalla possibilità di esprimere il proprio voto nell'ambito del rinnovo delle assemblee elettive previste per la fine dell'anno solare 2016; e a nulla è valsa la loro ripetuta richiesta di ridurre la durata del commissariamento al fine di rinnovare gli organi elettivi;
   in merito alla gestione commissariale non si può non considerare la dubbia compatibilità di funzioni di alcune figure coinvolte; basti ad esempio pensare al consulente del primo commissario originariamente nominato che risulta nel contempo titolare e socio unico della società «Labet srl» che ha il compito di controllare i flussi finanziari del Comitato Campania; oppure dell'attuale commissario che, oltre a ricoprire in questa legislatura parlamentare un mandato al Senato, riveste contemporaneamente il ruolo di presidente del Coni Campania;
   altra questione di rilevante gravità concerne il mancato pagamento degli addetti ai campi sportivi di Napoli e Salerno dovuto a una rescissione immotivata del contratto: la «Campania Gi.Ca. Coop» che forniva i servizi di vigilanza, custodia e pulizia dei campi sportivi ha ricevuto lo scorso giugno la notifica della rescissione da parte del commissario nonostante poco tempo prima il comune di Salerno avesse concesso la proroga nella gestione dei campi –:
   di quali elementi disponga il Governo e se e quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché sia salvaguardato il diritto delle società sportive di esprimere il proprio voto nel rinnovo del consiglio direttivo del Comitato e dei vertici nazionali della Lega Dilettanti e della Federazione italiana giuoco calcio. (4-14236)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e FIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come è noto, il passaporto è quel documento che attesta l'identità di una persona e la autorizza a circolare al di fuori dello Stato di appartenenza, e in particolare al di fuori degli Stati dell'Unione europea;
   tra i dati riportati sul passaporto figura anche quello relativo alla residenza dell'individuo;
   pertanto, un cittadino italiano residente in altro Stato, e regolarmente iscritto all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), che faccia richiesta di rinnovo del passaporto italiano, troverà apposta sul passaporto anche l'indicazione dello Stato di residenza;
   tale circostanza ha determinato non pochi problemi per numerosi cittadini italiani residenti all'estero a causa dei non facili rapporti diplomatici tra lo Stato di residenza e uno Stato terzo nel quale il cittadino italiano intendeva recarsi per motivi di lavoro, studio, turismo e altro, determinando una violazione della libertà di circolazione di parte dei nostri connazionali;
   numerosi infatti sono gli Stati che negano l'ingresso a cittadini italiani per il solo fatto di risiedere in uno Stato terzo con il quale non vi sono buone relazioni diplomatiche o con il quale le relazioni diplomatiche sono state interrotte;
   al fine di tutelare la sicurezza dei cittadini italiani, con decreto n. 303/33 del 28 giugno 2010 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha già disciplinato per i cittadini italiani già titolari di passaporto in corso di validità che si rechino all'estero, le modalità di rilascio di un secondo passaporto finalizzato a consentire l'ingresso o la permanenza in determinati Stati, nelle ipotesi di particolari e comprovate contingenze di carattere politico-internazionale, di guerra o di religione –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per prevedere per i cittadini italiani già in possesso di regolare passaporto e che ne facciano richiesta, il rilascio, in caso di rinnovo, di un secondo passaporto che preveda in luogo dell'indicazione dello Stato di residenza, quella relativa all'ultimo comune italiano di residenza.
(5-09509)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO, LIUZZI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e NICOLA BIANCHI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   con la storica sentenza n. 4047/12, il Consiglio di Stato ha riconosciuto che la fruizione dei benefici di cui all'articolo 33, commi 3 e 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», si estende anche al personale delle Forze Armate, di Polizia e dei Vigili del Fuoco;
   nel rispetto della normativa vigente, possono richiedere i benefici di cui alla legge n. 104 del 1992 i parenti ed affini sino al 3o grado (nei casi previsti) della persona con handicap in situazione di gravità (secondo il dictum della Corte Costituzionale, sentenza n. 203/13);
   con la successiva direttiva M_D MPERS 0021740 del 27 luglio 2015, emessa dalla direzione per l'impiego del personale militare della Marina militare e concernente le modalità di applicazione delle agevolazioni previste dal richiamato articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modifiche ed integrazioni (cosiddetta direttiva Maripers), sono state fornite le linee guida in materia di riconoscimento dei benefici previsti dalla suddetta legge;
   nel merito, tale direttiva è corredata da moduli che i militari sono chiamati a utilizzare per rivolgersi all'ufficio del personale allo scopo di poter fruire dei benefici ex articolo 33 della legge n. 104 del 1992 in qualità di «referente unico» di soggetto con handicap in situazione di gravità;
   in particolare, l'allegato n. 3 di detta direttiva, richiede la produzione di una «Dichiarazione sostitutiva di certificazione e sostitutiva di atto di notorietà (d.p.r. 445/2000) per i componenti del nucleo familiare (fino al 3o grado) e della loro posizione lavorativa», a riguardo del soggetto con handicap in situazione di gravità;
   come noto, il nucleo familiare trova definizione giuridica negli articoli 4 e 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989 recante «Approvazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente», con la conseguenza che vi è coincidenza tra nucleo familiare e famiglia anagrafica, e che, come logica deduzione, i parenti ed affini entro il 3o grado, se non coabitanti col soggetto con handicap grave, non fanno parte del nucleo familiare di quest'ultimo;
   d'altra parte, la stessa direttiva Maripers, nella definizione, in nota, dell'allegato n. 3, fa esplicito riferimento al nucleo familiare e ai suoi componenti fino al 3o grado, così come, nella sezione FAQ del sito istituzionale del Ministero della difesa, con riferimento ai permessi retribuiti per la tutela dell'handicap, viene altresì precisato, al punto n. 206 quale sia la documentazione da produrre nel caso di concessione dei permessi retribuiti ex articolo 3 legge n. 104 del 1992, con esplicito riferimento al nucleo familiare dello stesso portatore di handicap;
   ciò è rilevante se letto congiuntamente alla citata sentenza n. 203/13 della Corte Costituzionale, dal momento che, in base alla interpretazione della Corte, è stato riconosciuto un rigido ordine gerarchico tra i possibili beneficiari della legge n. 104 del 1992, ordine che non può essere alterato in base ad una libera scelta della persona disabile (così come recepito nella circolare dell'Inps n. 159 del 2013, articolo 2);
   le circolari dell'Inps 3 dicembre 2010 n. 155, dell'Inpdap 14 febbraio 2011 n. 1 e del dipartimento della funzione pubblica 6 dicembre 2010 n. 13 e 3 febbraio 2012 n. 1, hanno ulteriormente chiarito che il diritto a fruire dei tre giorni di permesso mensile retribuito e coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa, viene riconosciuto al lavoratore dipendente pubblico o privato per assistere il coniuge o un parente o affine entro il secondo grado (esteso al 3o grado nei casi previsti). L'estensione del diritto a parenti ed affini entro il terzo grado è prevista solo nel caso in cui il coniuge o i genitori della persona da assistere abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
   per quanto di conoscenza degli interroganti, il comando generale del Corpo delle capitanerie di porto – guardia costiera – 1o reparto personale, ha rigettato un'istanza presentata ai sensi della legge n. 104 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni, e assunta al protocollo in data 29 aprile 2016, avendo ritenuto incompleto l'allegato n. 3, dal momento che l'istante non aveva indicato in detto allegato, come contestatogli dal Comando generale, pena la dichiarazione di improcedibilità dell'istanza per incompletezza e successiva archiviazione, «tutti i parenti e gli affini fino al 3o grado di parentela» del soggetto con handicap grave, ma aveva inserito solo il coniuge del familiare con handicap, nonostante proprio quest'ultimo fosse l'unico componente del nucleo familiare del soggetto con handicap grave;
   tale procedura, applicata dal comando generale del Corpo delle capitanerie di porto – guardia costiera – 1o reparto personale, appare agli interroganti come un palese aggravamento del procedimento amministrativo – considerato che spesso tutti questi dati non sono né conosciuti, né conoscibili, dagli istanti e di conseguenza da essi non dichiarabili, specie per la responsabilità penale connessa (articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000) – oltre che contraria rispetto alle indicazioni contenute nella direttiva Maripers;
   di conseguenza, al personale appartenente al Corpo delle capitanerie di porto – guardia costiera viene reso attualmente oltremodo difficile, se non addirittura impossibile, fruire dei benefici di cui alla legge n. 104 del 1992 –:
   se il Ministro interrogato, a fronte dei dati riportati e considerata in particolare la definizione di «nucleo familiare», oltre che il contenuto della direttiva Maripers, possa chiarire le ragioni per le quali il 1o reparto del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto – guardia costiera, abbia ritenuto di dover rigettare l'istanza presentata ai sensi della legge n. 104 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni di cui in premessa, pretendendo informazioni aggiuntive in merito a tutti i parenti ed affini della persona con handicap, ed aggravando, a giudizio degli interroganti, indebitamente, in tal senso, il procedimento amministrativo previsto per la fruizione dei benefici di cui alla legge n. 104 del 1992;
   se il Ministro intenda altresì adottare iniziative finalizzate a chiarire l'interpretazione della normativa in questione, con particolare riguardo alla nota n. 2, in calce all'allegato n. 3 alla direttiva Maripers, che si rende a parere degli interroganti necessaria per scongiurare il verificarsi di casi analoghi di rigetto di istanze volte alla fruizione dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992;
   se il Ministro interrogato non ritenga infine opportuno disporre un'inchiesta formale interna, atta a individuare eventuali responsabilità, per i profili di competenza, in relazione ai fatti descritti. (4-14232)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   per il sesto anno consecutivo esponenti politici locali intendevano organizzare la manifestazione pubblica politico-culturale denominata «Taviano Libera» nella Marina di Mancaversa in Piazza delle Rose, manifestazione che ha costituito, finora, un significativo momento di aggregazione e riflessione su temi di attualità politica e sociale e che, nelle precedenti edizioni, ha visto la partecipazione di illustri ospiti politici (parlamentari, consiglieri regionali, presidente della provincia di Lecce, sindaci) e diverse centinaia di spettatori;
   la manifestazione pubblica in questione si doveva svolgere – come nelle precedenti edizioni – con spese a totale carico dell'associazione Taviano Libera e prevedeva, peraltro, oltre all'intervento di autorità politiche ed istituzionali anche un momento di convivialità con la predisposizione di una sagra di prodotti tipici locali e intrattenimenti musicali;
   a seguito di colloquio telefonico con l'attuale assessore alle manifestazioni estive del comune di Taviano (Lecce), l'avvocato Serena Stefanelli, veniva concordata la data di svolgimento per il 21 agosto 2016;
   in data 11 luglio 2016 veniva protocollata la richiesta di occupazione di suolo pubblico su Piazza delle Rose, per la manifestazione politico culturale – festa di Taviano libera VI Edizione – 21 agosto 2016;
   in data 19 luglio 2016 (ricevuta dall'associazione Taviano Libera il 21 luglio 2016) perveniva una nota interlocutoria e dal tenore pressoché incomprensibile del sindaco dottor Tanisi Giuseppe che riferiva tra l'altro: «... che – in caso di indisponibilità dell'area per la data richiesta – soltanto in caso di uso istituzionale programmato – provvederò a fornirle il calendario delle disponibilità (...)»;
   nella medesima data, 19 luglio 2016 era stato, peraltro, inviato a mezzo pec a cura dell'Associazione Taviano Libera un sollecito al fine di avere il rilascio dell'autorizzazione a svolgere la manifestazione su Piazza delle Rose in Mancaversa, sia ai responsabili di settore (ingegner Gianni Luigi, dottor Tenuzzo Antonio e avvocato Luisa Tunno), sia al sindaco e all'assessore avvocato Serena Stefanelli;
   la richiesta (8 luglio 2016 protocollata l'11 luglio 2016) di svolgere la manifestazione il 21 agosto 2016 cronologicamente anteriore a qualsiasi altra per quel giorno e per quel medesimo luogo è l'unica manifestazione pubblica con taglio politico-culturale; e comunque, su quella piazza e per quella data non vi sono altre manifestazioni programmate dall'amministrazione comunale, né richieste pervenute da terzi privati;
   il 28 luglio 2016 in consiglio comunale veniva presentata dal gruppo consigliare di Taviano Libera diffida al sindaco e a tutti consiglieri di maggioranza per un urgente intervento affinché venisse autorizzata la manifestazione in questione;
   in data 3 agosto 2016 con delibera di giunta comunale di Taviano n. 203 veniva disposto l'affidamento alla ditta Palma's di Taviano dell'evento «Mancaversa Summer Festival» per i giorni 19, 20, 21 agosto 2016 presso l'area eventi della marina di Mancaversa (area eventi che è luogo, peraltro, molto distante da Piazza delle Rose);
   in questa stessa delibera di giunta n. 203, però, compare soltanto in sede di approvazione durante la seduta di giunta (in quanto non presente nella relativa proposta di delibera), la statuizione che prevede di «garantire (al privato imprenditore affidatario) la non concomitanza delle tre serate interessate all'evento Mancaversa Summer Festival 2016 con altre manifestazioni nella marina di Mancaversa». Quest'ultimo evento Mancaversa Summer Festival è stato programmato dall'amministrazione comunale di Taviano in data 14 luglio 2016 (3 agosto 2016), ovvero successivamente alla citata richiesta dell'8 luglio 2016,  protocollata in data 11 luglio 2016, ma il relativo avviso pubblico non prevedeva affatto l'esclusività della manifestazione sul territorio;
   con nota dell'8 agosto 2016 il responsabile di settore attività produttive dottor Tenuzzo Antonio negava l'autorizzazione ad occupare la piazza delle Rose alla richiedente Associazione Taviano Libera per lo svolgimento della manifestazione senza motivazione alcuna e riportandosi unicamente alla disposizione della giunta comunale n. 203 di «garantire (al privato affidatario) la non concomitanza delle tre serate interessate all'evento Mancaversa Summer festival 2016 con altre manifestazioni nella marina di Mancaversa»;
   la pubblica amministrazione di Taviano, ad avviso dell'interpellante, ha fatto uso abnorme del potere pubblico per disciplinare l'utilizzo di una Piazza nella Marina di Mancaversa e il diniego espresso rappresenta un grave abuso e una violazione dei diritti costituzionalmente protetti, come la libertà di riunirsi liberamente e pacificamente, garantita e protetta dall'articolo 17 della Costituzione repubblicana, anche in luogo pubblico, che può essere vietata solo per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica;
   la giunta comunale con delibera, n. 203, affidando alla ditta privata l'organizzazione delle serate del 19 – 20 – 21 agosto ha compiuto anzitutto un atto di dubbia legittimità, in quanto non rientrante nelle proprie competenze, atteso che si trattava di un atto non di indirizzo politico-amministrativo, bensì rientrante tra gli atti cosiddetti gestionali di competenza unicamente del dirigente o del responsabile di settore, come previsto dal testo unico sugli enti locali;
   la gravità della delibera n. 203 è da ravvisarsi nell'aver inserito la giunta la clausola di «esclusività», che non risulta prevista: nell'avviso di manifestazione di interesse, nella lettera di invito, nella offerta economica della ditta privata affidataria, nella proposta di delibera di affidamento e per nessuna altra manifestazione (una clausola sopravvenuta in sede di affidamento, prevedendo in questa sede condizioni più vantaggiose per l'affidatario rispetto a quelle previste nel bando);
   si rileva, peraltro, che detta «clausola di esclusività» non è prevista per nessuna altra manifestazione, e certamente non può essere aggiunta in sede di affidamento dell'organizzazione dell'evento, in quanto costituisce condizione più vantaggiosa per l'affidatario rispetto a quelle previste nel bando;
   lo svolgimento della manifestazione politica/culturale, avente ad oggetto la trattazione di temi di interesse generale per la collettività e riconducibile, da un canto, alla libertà di riunione, dall'altro a quella di libera manifestazione del proprio pensiero ex articolo 21 della Costituzione, le quali si collocano, entrambe, al vertice della gerarchia dei diritti sociali dell'individuo;
   giova solo porre in evidenza che il diniego espresso dall'amministrazione comunale di Taviano è del tutto privo di motivazione poiché esso, nel fare riferimento alla necessità di «garantire (al privato/imprenditore affidatario) la non concomitanza delle tre serate interessate all'evento Mancaversa Summer festival 2016 con altre manifestazioni nella marina di Mancaversa», di fatto impedisce e vieta lo svolgimento di una manifestazione politico culturale, non altrimenti comprimibile se non in base a serie ragioni di tutela della incolumità pubblica;
   è evidente, a giudizio dell'interpellante l'abuso perpetrato da parte dell'amministrazione comunale di Taviano volto a creare un vantaggio alla ditta affidataria della manifestazione Mancaversa Summer Festival e ad impedire lo svolgimento della manifestazione politico culturale di Taviano Libera; manifestazione, peraltro, che poteva essere svolta in Piazza delle Rose dove non vi è nessun altro uso programmato per quel giorno e, comunque, distante dall'area eventi dove si dovrebbe svolgere l'evento di «Mancaversa Summer Festival»;
   di tali fatti veniva data opportuna segnalazione al prefetto di Lecce con nota del 3 agosto 2016;
   il prefetto di Lecce, quindi, convocava il sindaco di Taviano dottor Tanisi Giuseppe, che, solo dopo questo incontro, inviava una lettera al presidente dell'Associazione Taviano Libera, ricevuta il 16 agosto 2016, ben 35 giorni dopo la richiesta dell'11 luglio 2016, e dopo l'espresso diniego dell'8 agosto 2016; lettera con cui il sindaco, dottor Tanisi ribadiva l'impegno a «garantire la non concomitanza delle tre serate interessate all'evento Mancaversa Summer festival 2016 con altre manifestazioni nella marina di Mancaversa», e obiettava «difficoltà di assicurare un efficiente servizio di ordine pubblico», difficoltà assolutamente inesistenti come si può evincere da alcune foto in quanto la sera del 21 agosto all'evento Mancaversa Summer festival 2016 vi erano circa 300 visitatori, su un'area attrezzata che ne può ricevere anche 5.000 persone e il servizio di vigilanza e sicurezza era tra gli obblighi che incombevano al privato affidatario;
   le date, poi, che nella stessa lettera il sindaco proponeva a partire dal 30 agosto al 3 settembre, costituivano le prime due serate, con eventi concomitanti (non si comprende perché per queste serate non ci fossero motivi di ordine pubblico, visto che si dovevano svolgere in contemporanea e su due luoghi molto più vicini rispetto alle aree interessate per la serata del 21 agosto) e, le ultime tre, date nel mese di settembre quando nella marina di Mancaversa non c’è più nessuno;
   il Tar di Lecce, sez. 1, in una sentenza che tratta un analogo caso ha testualmente chiarito: «Giova solo porre in evidenza che il diniego è del tutto privo di motivazione poiché esso, nel fare riferimento alla necessità che la richiesta di uso di una piazza dovesse conformarsi leggi e ordinanze vigenti appare decisamente tautologico e del tutto carente di chiara indicazione delle ragioni concrete da opporre ad una manifestazione non altrimenti comprimibile se non in base a serie ragioni di tutela della incolumità pubblica. Sotto tale profilo, non può essere condivisa la tesi dell'amministrazione comunale la quale ha prospettato la totale insussistenza di lesioni alla libertà di riunione dei ricorrenti, essendo stato previamente individuato, nel contesto della ordinanza sindacale impugnata, apposito luogo pubblico ove tenere manifestazioni diverse da quelle della estate –––, tale dovendo considerarsi l'arena comunale. È doveroso sottolineare che la libertà di riunione e, nello specifico, la libertà di svolgimento di un comizio pubblico contiene in sé la scelta del luogo pubblico da destinare all'evento. Siffatta scelta non può subire alcuna restrizione indebita da parte del potere pubblico perché la individuazione di un sito per tenere un comizio, mentre rintraccia la sua ragion d'essere nella necessità di assicurare alla manifestazione il maggior successo possibile in termini di richiamo della pubblica opinione, attiene al campo delle valutazioni totalmente libere, insindacabili, incomprimibili e non negoziabili dal potere locale, se non quando e nella misura in cui ricorrano motivi comprovati di sicurezza e di pubblica incolumità» –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali risposte e iniziative intenda affrontare il prefetto, per quanto di competenza, in relazione alla segnalazione inoltrata dagli esponenti politici locali vista la gravità dei fatti addebitabili all'amministrazione comunale di Taviano che hanno portato al diniego dello svolgimento di una manifestazione politico/culturale, espressione di diritti costituzionalmente garantiti.
(2-01468) «Marti».

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MASSIMILIANO BERNINI, SPADONI, CRIPPA, DELL'ORCO e SORIAL. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da notizie stampa si apprende che in data 14 settembre 2016, poco prima della mezzanotte, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, membro del sindacato USB, stava facendo un picchetto insieme ai suoi compagni di fabbrica e del sindacato USB fuori i cancelli dall'azienda per cui lavorava, Seam, azienda di logistica in appalto della Gls a Montale, frazione di Piacenza;
   da mesi i lavoratori iscritti alla USB della SAEM, ditta di logistica in appalto alla GLS a Piacenza, sono in trattativa con l'azienda. Un accordo era stato raggiunto a maggio 2016, e prevedeva il reintegro di alcuni lavoratori licenziati. A seguito del mancato rispetto di questo accordo da parte dell'azienda, i lavoratori erano scesi in assemblea ieri sera, nei magazzini della GLS di Piacenza;
   Abd Elsalam Ahmed Eldanf è stato travolto e ucciso dall'autista di un tir, il quale poi è sfuggito per un soffio al linciaggio dei colleghi della vittima prima di essere fermato dalla polizia con l'accusa di omicidio stradale. Pare che alla guida del tir ci fosse un suo collega di lavoro, un quarantatreenne italiano che voleva sfondare il picchetto;
   la notizia è stata resa nota nella notte dal sindacato Usb, al quale apparteneva l'operaio ucciso. Gli agenti erano presenti allo sciopero per motivi di ordine pubblico e la scena si è svolta sotto i loro occhi;
   secondo quanto riferisce il sindacalista Riccardo Germani «il conducente del camion è stato incitato a forzare il picchetto da un addetto vicino all'azienda. Gli urlavano parti, vai !, e quello è partito investendo il nostro aderente»;
   l'operaio Abd Elsalam Ahmed Eldanf ha 53 anni, cinque figli, origini egiziane e lavora qui da tredici anni, alla SEAM, ditta in appalto della GLS;
   «Nella logistica diritti violati fino alla morte», commenta Francesco Iacovone dell'Esecutivo nazionale USB lavoro privato. «La logistica è parte integrante del sistema della Grande distribuzione organizzata, i lavoratori sono anelli della stessa catena di sfruttamento. Dove finiscono i vestiti cheap price, gli smartphone, i giocattoli, le arance, i pomodori, le bottiglie di aranciata, i barattoli di pelati ? Prima di arrivare nei negozi dei centri commerciali e negli scaffali dei supermercati, questi prodotti vengono movimentati da lavoratori, soprattutto migranti, impiegati da aziende cooperative alle quali le catene della Grande Distribuzione Organizzata appaltano il lavoro nei propri magazzini. Nell'ombra fanno funzionare la grande distribuzione. Ma nell'ombra succede di tutto: salari decurtati, zero diritti, zero sicurezza e chi sciopera viene licenziato. Il gravissimo fatto di questa notte è l'epilogo di una serata di gravi tensioni, che è sfociata in tragedia. Questa volta i diritti sono stati violati fino alla morte»;
   prosegue comunque il presidio dei lavoratori che si è formato dopo la tragedia e sta diventando sempre più affollato con l'arrivo di altri lavoratori degli stabilimenti vicini;
   la USB ha dichiarato lo sciopero immediato di tutto il settore della logistica a livello nazionale dalle 5,00 del 15 settembre 2016 alle 5,00 del 16 settembre, con blocco dei magazzini e delle merci e ha invitato le proprie strutture di fabbrica ad organizzare scioperi e fermate di protesta. Alle 13,30 a Piacenza c’è stata una conferenza stampa nel piazzale antistante la GLS, mentre a Roma, alle ore 15,00, è stata indetta una mobilitazione sotto gli uffici del Ministro del lavoro e delle politiche sociali in via Veneto, dove l'USB ha chiesto di incontrare il Ministro Poletti. In tutte le principali città italiane si sono svolti in giornata presidi di protesta presso gli uffici del Governo –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative siano state assunte o si intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di contribuire a chiarire la dinamica dei fatti;
   quali iniziative il Ministro del lavoro e delle politiche sociali abbia assunto o intenda assumere per favorire un'adeguata soluzione della vertenza e per garantire i livelli occupazionali dell'azienda. (4-14233)


   FEDRIGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da articoli di stampa si apprende che nei giorni scorsi 19 immigrati, pare richiedenti asilo, partiti da Siracusa e giunti a Pesaro col coordinamento delle associazioni Labirinto e Incontri per la democrazia, siano poi stati trasferiti a Pergola, in provincia di Pesaro e Urbino, e qui alloggiati, per decisione della prefettura, presso l'ex Motel Magi in via Molino del Signore n. 18;
   secondo le dichiarazioni del sindaco Francesco Baldelli rilasciate alla stampa, risulta che quest'ultimo non sia stato, neanche preventivamente, avvisato del loro arrivo nel comune, essendone venuto a conoscenza solo grazie alla segnalazione di alcuni cittadini e, successivamente, da una mail inviata dalla questura alle ore 19,35, in orario di chiusura degli uffici comunali e quando già gli immigrati erano a Pergola ormai da otto ore;
   già precedentemente, nel mese di luglio 2016 e nel corso della corrispondenza intercorsa con la prefettura, il sindaco aveva provveduto a comunicare alla prefettura stessa, che l'immobile aveva destinazione urbanistica alberghiera e non era classificato come civile abitazione, ed inoltre che, avendo una capienza di 104 posti, si rendeva necessario il certificato di prevenzione antincendi che, nel caso, non sussisteva, con conseguente inagibilità della struttura;
   successivamente in data 6 settembre la stessa prefettura ha inviato una nota al comune nella quale asseriva, sulla base della verifica effettuata dai vigili del fuoco del 3 settembre 2016 e per superare i problemi di violazione della normativa antincendio che sarebbe stata prescritta per 104 persone come da capienza della struttura, la presunta agibilità della struttura per 25 persone, con la precisazione che, pertanto, la stessa verrà immediatamente utilizzata, con l'ulteriore presumibile arrivo e alloggiamento di altri sei immigrati;
   l'ultima dichiarazione di agibilità dell'immobile di cui in premessa e adibito a centro temporaneo di accoglienza dalla prefettura di Pesaro e Urbino, risale al 1973, ossia a 43 anni fa, nel corso dei quali la normativa in materia è anche mutata;
   nello stesso verbale del comando provinciale dei vigili del fuoco di Pesaro e Urbino, inviato alla prefettura di Pesaro e Urbino e avente ad oggetto la verifica dei requisiti tecnici dell'immobile si precisa che la stessa verifica è stata effettuata in assenza delle «dichiarazioni di conformità/dichiarazioni di corrispondenza ex DM 37/2008 dell'impianto elettrico e dell'impianto di adduzione gas dal deposito di GPL alle due centrali termiche ed alla cucina, nelle more che le stesse siano acquisite da codesta Prefettura» e subordinando l'utilizzo della struttura ad accogliere 25 immigrati ad una serie di precise prescrizioni a carico del proprietario;
   la limitazione a 25 posti parrebbe un rimedio solo virtuale, dato che agli atti dell'ufficio tecnico comunale non risulta alcuna opera edilizia volta a delimitare la capienza dell'immobile e che, in data 6 settembre 2016, al comandante del corpo di polizia municipale ed al responsabile dell'ufficio tecnico comunale sarebbe stato impedito l'accesso all'immobile in questione per gli accertamenti di competenza al fine di verificare l'eventuale realizzazione di tali opere;
   poco dopo l'arrivo degli immigrati nello stabile, si è verificato già un grave episodio, verbalizzato dagli agenti di polizia e riportato da una giovane signora, oggetto di gesti e frasi volgare da parte di tre ospiti della struttura e pertanto, come autorità di pubblica sicurezza, il sindaco ha chiesto subito la trasmissione quotidiana del registro delle persone ospitate nel centro –:
   se corrisponda al vero quanto riportato dagli articoli apparsi sui quotidiani e sopra riferiti in merito a quanto accaduto nel comune di Pergola, e, in particolare, se il sindaco sia stato preventivamente informato, con modalità idonee e opportune, dell'arrivo nel proprio comune di 19 immigrati e se la decisione della prefettura sia stata con lo stesso sindaco concordata; quale sia il numero esatto degli immigrati ospitati nell'ex Motel Magi in via Molino del Signore n. 18 e se siano previsti nuovi arrivi e alloggiamenti nella stessa struttura; per quanto tempo gli stessi saranno ivi ospitati, trattandosi di accoglienza «temporanea», quale sia la nazionalità degli immigrati presenti nell'ex Motel, a che punto sia l'esame della loro domanda di protezione internazionale e quale sia il numero dei rigetti e degli accoglimenti; se intendano fornire chiarimenti, anche rendendo disponibile la relativa documentazione, circa il provvedimento con il quale sono state imposte al titolare dell'attività di accoglienza le prescrizioni previste dal verbale dei vigili del fuoco se gli interventi prescritti siano stati effettuati, se siano state acquisite dalla prefettura le dichiarazioni di conformità ovvero le dichiarazioni di rispondenza indicate sempre nel verbale dei vigili del fuoco; se, a seguito dell'episodio sopra riportato a danno di una donna nei pressi della struttura, siano state assunte idonee misure di sicurezza. (4-14234)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nella provincia di Cagliari si registrano oltre 1200 alunni iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado senza insegnanti di sostegno che attuino per loro un valido piano per l'inclusione;
   ad oggi non risulta nessuna nomina di docenti in tale ambito, con la conseguenza che casi gravi di alunni sono lasciati senza nessuna assistenza;
   si tratta di un vero e proprio disastro organizzativo e didattico che non ammette giustificazioni;
   nemmeno un insegnante è stato assegnato per coprire posti vuoti in organico che risultano di fatto legati alla presenza nei vari plessi scolastici di diversi casi di alunni che hanno bisogno di un'assistenza diretta da parte di insegnanti specializzati e di sostegno;
   si registra un vero e proprio caos che sta mettendo in ginocchio l'attività organizzativa della scuola nella provincia di Cagliari, con situazioni che rendono ingestibile l'avvio dello stesso anno scolastico;
   non aver ancora provveduto a queste nomine è un fatto molto grave che lascia comprendere la criticità della situazione della scuola sarda;
   si ritiene necessario un immediato intervento del Ministro interrogato per sanare una situazione che non può essere tollerata oltre;
   si tratta di una situazione che coinvolge migliaia di genitori che si trovano senza risposta e che attendono di poter affidare i propri figli a docenti specializzati e con un principio di continuità didattica che viene sistematicamente calpestata;
   è fin troppo evidente che questi casi di alunni diversamente abili non possono essere affrontati come se si avessero davanti dei numeri e i posti per gli insegnanti di sostegno non possono essere considerati caselle da coprire. Si parla di casi delicatissimi dove la stessa continuità didattica è decisiva e irrinunciabile;
   prioritariamente questi alunni devono essere affidati a docenti specializzati che esistono nelle stesse graduatorie ad esaurimento ma non vengono chiamati;
   è indispensabile agire con urgenza con la prioritaria salvaguardia dell'interesse degli alunni a cui devono essere affidati prioritariamente docenti specializzati e disponibili nell'ambito territoriale di loro pertinenza;
   nella scuola secondaria di secondo grado, a fronte di un organico di fatto di circa 453 posti sono presenti nelle graduatorie ad esaurimento solo 25 docenti specializzati, precari con molti anni di servizio alle spalle, la stessa situazione si ripete in tutti gli altri ordini di scuola;
   la situazione in provincia di Cagliari è devastante: non sono stati immessi in ruolo docenti di sostegno, né vincitori di concorso, né iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento, e molti docenti sono stati costretti a trasferirsi in altre province e altri hanno rifiutato l'immissione in ruolo presso altre province per gravi problemi economici e familiari. È infatti impossibile tenere in piedi due case con 1200 euro di stipendio;
   appare necessario perseguire sempre di più un obiettivo strategico teso a livellare l'organico di diritto all'organico di fatto: ad esempio, a quanto consta all'interrogante nella scuola di secondo grado, 290 sono i docenti in organico di diritto e 453 in organico di fatto;
   situazioni che vanno affrontate non con la consueta scelta delle precarietà, ma con la necessaria e preventiva determinazione;
   ad oggi, non sono state fatte nemmeno le assegnazioni provvisorie, né provinciali né tantomeno interprovinciali; l'anno scolastico è iniziato da giorni e si assiste ad alunni senza sostegno o a cattedre dimezzate per garantire la copertura;
   si tratta di una situazione gravissima per la quale servono risposte urgenti e immediate non più derogabili –:
   se non intenda il Ministro interrogato favorire un'immediata soluzione della questione attraverso le seguenti iniziative da intraprendere urgentemente:
    a) disporre l'immediata convocazione da parte dell'ufficio scolastico provinciale di Cagliari di tutti i docenti specializzati in sostegno presenti nelle graduatorie ad esaurimento per nomina annuale;
    b) aggiornare l'organico dei docenti di sostegno nelle province di Cagliari, in modo tale da trasformare i posti di sostegno nell'organico di fatto, in posti di sostegno nell'organico di diritto e favorire il passaggio in ruolo dei pochi docenti di sostegno specializzati presenti nelle graduatorie ad esaurimento delle province in quanto l'immissione in ruolo garantisce la continuità educativo-didattica per gli alunni diversamente abili, indispensabile affinché per gli stessi si possa dar seguito ad un valido progetto di vita. (5-09507)


   PILI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'Unione dei docenti alle graduatorie ad esaurimento (Gae), per il sostegno all'infanzia della provincia di Cagliari, «docenti specializzati per scelta», ha inviato all'interrogante un'articolata segnalazione/ denuncia in relazione alle famiglie con figli con necessità di sostegno scolastico, con particolare riferimento a quanto sta accadendo nella scuola pubblica;
   prima dell'entrata in vigore della cosiddetta legge sulla «buona scuola», la legge n. 107 del 2015, potevano accedere al ruolo nella scuola i docenti vincitori di concorso e gli iscritti nelle Gae;
   si tratta di graduatorie aggiornate sulla base dell'esperienza maturata nell'insegnamento e dei titoli acquisiti (laurea, master, diplomi di specializzazione, e altro);
   in questo scenario, l'Unione europea richiedeva all'Italia di procedere quanto prima alla stabilizzazione del cosiddetto «esercito del precariato»;
   il Governo italiano, invece di provvedere alla stabilizzazione dei vincitori di concorso e degli iscritti nelle Gae, come sarebbe stato legittimo fare, sia in termini di rispetto delle norme, che di garanzia della qualità professionale, ha di fatto congelato tale meccanismo ed offerto l'opportunità di «passare di ruolo» a tutti coloro che avessero titolo, semplicemente facendo richiesta, entro agosto 2015, a condizione di, accettare il ruolo in qualunque parte dell'Italia;
   com’è noto, da tanti anni ormai mentre al Nord Italia esiste una carenza di docenti, al sud Italia c’è un forte esubero;
   date queste regole, per le quali ogni docente, in propria coscienza, ha deciso se presentare domanda o meno, si sviluppano i classici escamotage all'italiana per aggirare la legge:
    le convocazioni delle supplenze annuali, da anni, avvengono ad anno scolastico già avviato (creando non pochi problemi specialmente agli alunni con disabilità); nello specifico, per quanto concerne la provincia di Cagliari, nel 2015 le convocazioni per la scuola dell'infanzia e primaria, caso raro, sono avvenute ai primi di settembre, dopo che le persone che avevano presentato domanda di assunzione ex legge n. 107 del 2015 avevano appena ricevuto la proposta di assunzione in altra provincia o regione;
   questa casualità ha consentito loro di poter ottenere il ruolo in altra provincia o regione, e, allo stesso tempo, di accettare incarico di supplenza annuale nella provincia di Cagliari per l'anno scolastico in corso, lasciando in questo modo scoperte le cattedre relative alle classi di concorso in cui sono passati di ruolo;
   tuttora, ad esempio, la provincia di Sassari ha esaurito le Gae dei docenti di sostegno per le scuole dell'infanzia e primarie e il personale assunto con la legge n. 107 del 2015 è attualmente in assegnazione provvisoria in altre province;
   nel 2016 viene data la possibilità anche ai neoassunti, superando il vincolo triennale, di richiedere l'assegnazione provvisoria in altra provincia rispetto a quella in cui è docente di ruolo;
   in questi ultimi giorni si è pensato bene di procedere alla riqualifica del personale neo assunto in docente cui attribuire attività di sostegno;
   stiamo parlando di personale senza alcun titolo professionale nel campo del sostegno che dovrebbe invece acquisire in via tempestiva, con tutto ciò che ne concerne in termini qualitativi e motivazionali;
   l'istituzione scolastica nel 2015, è stata in grado di assicurare tutti gli insegnanti di sostegno necessari ad inizio anno scolastico, senza che i genitori dei figli disabili abbiano proceduto per vie legali;
   quest'anno non sono state effettuate ancora le convocazioni annuali e nel frattempo la maggior parte degli alunni con disabilità sono senza insegnante di sostegno;
   i veri penalizzati di questa situazione risultano pertanto:
    i docenti specializzati per il sostegno, che hanno deciso per vocazione di seguire un iter di studi ben preciso;
    gli alunni con disabilità e le loro famiglie, che, con questo provvedimento, verranno seguite da personale non specializzato –:
   se non ritenga il Ministro interrogato di assumere iniziative volte ad individuare immediate soluzioni per evitare queste evidenti discriminazioni richiamate nella comunicazione dell'Unione dei docenti iscritti alla Gae per il sostegno all'infanzia della provincia di Cagliari, «docenti specializzati per scelta». (5-09508)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi la regione siciliana ha annunciato la definizione di un piano di riordino ospedaliero ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015;
   suddetta ipotesi di piano pur nella necessità di una riorganizzazione della rete ospedaliera sul territorio regionale, ha evidenziato da subito limiti e incongruenze che necessitano di un ulteriore approfondimento;
   non si è trattata della consueta obiezione di «campanile» ma in molti casi di merito e di oggettive condizioni che riguardano i territori;
   non a caso a quanto appreso dagli organi di informazione la regione siciliana avrebbe deciso di aprire una fase di confronto con i territori e di non inasprire i toni del confronto anche con le organizzazioni sindacali e gli operatori sanitari;
   in particolare, si porta all'attenzione del Governo la questione concernente l'ospedale di Militello Val di Catania che in base ad una prima ipotesi di piano veniva classificato come ospedale di comunità, il che sostanzialmente si sarebbe declinato con la chiusura di reparti fondamentali come chirurgia e medicina e di fatto dello stesso pronto soccorso;
   l'ospedale di Militello Val di Catania è ubicato in un comprensorio complesso e si configura sulla base dei criteri già individuati dal cosiddetto decreto Balduzzi come ospedale al servizio di aree disagiate;
   da Militello Val di Catania si impiega un'ora per raggiungere la struttura di Caltagirone e un'ora per una qualsiasi struttura ospedaliera della città di Catania;
   un piano che non prenda in considerazione tale oggettiva difficoltà è un piano che viene meno al principio fondamentale di cercare di assicurare ai cittadini il diritto di cura;
   Militello Val di Catania non è il solo caso di evidente criticità presente all'interno della suddetta ipotesi di piano di riordino;
   per questo diventa imprescindibile un'attenzione da parte del Governo, nell'ambito delle proprie prerogative, al fine di supportare un'azione di riorganizzazione maggiormente conforme alle esigenze dei territori e più razionale –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, nel rispetto delle competenze regionali in materia sanitaria, intenda assumere in tempi rapidi al fine di salvaguardare i livelli essenziali di assistenza e scongiurare il declassamento dell'ospedale di Militello Val di Catania, in considerazione della sua assoluta strategicità in un comprensorio disagiato, nonché per rivedere le criticità complessive emerse nell'ambito della suddetta ipotesi di piano di riorganizzazione ospedaliera sul territorio siciliano, tutelando il diritto alla salute e di cura dei cittadini. (5-09506)

Interrogazione a risposta scritta:


   MONGIELLO, BOCCIA, GRASSI, MICHELE BORDO, VENTRICELLI, LOSACCO, MASSA, CAPONE, MARIANO, GINEFRA e DI GIOIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la rivista « Il Test-Salvagente» ha promosso ana petizione denominata «StopTriclosan: togliete l'antibatterico pericoloso da dentifrici e saponi intimi», tramite la quale si chiede a determinate aziende del settore di articoli di profumeria, saponi e prodotti per toletta e per l'igiene personale, di eliminare il «triclosan» come ingrediente antibatterico nei loro saponi, detergenti o altri cosmetici per l'igiene della persona;
   l'iniziativa della petizione è scaturita a seguito del divieto emanato dalla statunitense Food and Drug Administration (FDA), di produrrei saponi antibatterici che contengono una delle 19 sostanze raccolte in una lista (tra cui il triclosan nei saponi liquidi e il trilocarban nei solidi). La decisione riguarda circa 2.100 prodotti, che dovranno essere riformulati o ritirati dal commercio entro anno;
   il triclosan, come anche descritto in numerosi rapporti riscontrabili sui sistemi informativi di settore (vedasi ad esempio www.saluteme.it), è un antibatterico presente in innumerevole prodotti per la casa, per la cura della persona, nei cosmetici, in ambito medico e, insieme al bisfenolo A, ad alti livelli, può essere associato, negli adulti, ad una minore capacità del sistema immunitario;
   secondo i dati dello studio dell’University of Michigan School of Public Health, che ha condotto una ricerca per vedere gli effetti che l'uso dei prodotti detergenti hanno nel lungo periodo, l'eccessivo uso di prodotti per l'igiene, sembra associato ad un aumento delle allergie;
   del triclosan è stata certificata la sua persistenza ad accumularsi negli organismi e ne sono state ritrovate tracce perfino nel latte materno. Si teme che nel tempo possa anche rafforzare i batteri contro l'azione dei comuni antibiotici;
   il triclosan può causare mutazioni genetiche che possono provocare un aumento delle difese dei batteri contro gli antibiotici;
   di fronte a questi dati, indubbiamente allarmanti, sarebbe il caso che anche l'Europa prendesse le opportune misure di precauzione. Questa sostanza attualmente non è vietata in Europa, nonostante venga considerata un potenziale interferente endocrino (ha struttura molecolare e formula chimica simili a quelle della diossina). L'altro rischio è di favorire lo sviluppo di antibioticoresistenza. L'uso prolungato e continuo di questi prodotti può, infatti, alterare la normale flora batterica cutanea, favorendo la crescita di batteri potenzialmente nocivi e resistenti ai farmaci. Un pericolo che in alcuni cosmetici, come i dentifrici e i saponi per l'igiene intima, è particolarmente grave –:
   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati in merito ai rischi per la salute dei consumatori, derivanti dall'utilizzo del triclosan come ingrediente antibatterico nei prodotti per l'igiene della persona e più in generale nei saponi e nei prodotti di cosmesi;
   se, alla luce di quanto descritto, i Ministri non intendano attivarsi, per quanto di competenza, affinché siano rivisti tutti i parametri per l'uso del triclosan e, contestualmente, entro i limiti consentiti dalla normativa comunitaria e nazionale allo scopo applicabile, se non si intendano fornire utili indirizzi per proteggere i consumatori dai rischi per la salute che tale antibatterico può procurare. (4-14235)

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Fanucci e altri n. 5-08764 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 629 del 23 maggio 2016. Alla pagina 38015, seconda colonna dalla riga diciannovesima alla riga ventesima deve leggersi: «FANUCCI, MOSCATT e PARRINI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. – Per sapere –», e non come stampato.