Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 10 giugno 2016

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    il diritto allo studio è riconosciuto dagli articoli 3 e 34 della Costituzione; nell'articolo 34 della nostra Costituzione è chiaramente affermato che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. I mezzi per rendere effettivo questo diritto non mancano: borse di studio, assegni alle famiglie e altri aiuti economici, servizi come collegi universitari, mense e altro;
    la Costituzione italiana stabilisce che tutti i cittadini hanno diritto all'istruzione e che a tutti deve essere data la possibilità di raggiungere i più alti livelli dell'istruzione. Per rendere effettivo il diritto di ogni persona ad accedere e frequentare ogni grado del sistema scolastico e formativo, Stato regioni ed enti locali promuovono interventi per rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale a tale diritto. In seguito alla riforma costituzionale del 2001, in particolare le regioni esercitano funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e sperimentazione in tale materia, ripartiscono i fondi a favore delle province e definiscono le modalità di attuazione degli interventi, anche in relazione ad intese con enti locali e scuole;
    oltre a un concreto aiuto economico, il sostegno alle famiglie nel diritto allo studio prevede altre linee d'azione. Promuovere interventi a sostegno delle famiglie e dei ragazzi, vuol dire non solo rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che si frappongono al pieno godimento di tali diritti, ma favorire la prevenzione e il recupero del disagio giovanile, sostenere la qualificazione del sistema formativo integrato per il diritto allo studio, prevenire casi di dispersione scolastica, vuol dire raccordare istituzioni e servizi educativi, scolastici e culturali. Ma, soprattutto, vuoi dire garantire a tutti pari opportunità di successo scolastico e formativo;
    oltre alle ragioni deontologiche, di etica pubblica e di rispetto dei diritti individuali, esistono valide ragioni utilitaristiche per supportare il diritto all'istruzione, anche universitaria. Tuttavia, a fronte di un ampio consenso sulla sua importanza, vi sono opinioni divergenti su come attuarlo: l'articolo 34, pur suggerendo alcuni strumenti attuativi («la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»), lascia alcune questioni indeterminate: come sono definiti (e da chi) gli studenti «meritevoli ma privi di mezzi» a cui si deve garantire questo diritto; in che modo (e da chi) sono definiti gli importi delle borse di studio, e quali sono le altre provvidenze; ed è questo lo spazio che la politica deve occupare per elaborare risposte coerenti al contesto concreto in cui si trovano gli studenti, le loro famiglie e il mondo universitario;
    diritto allo studio significa centralità dello studente e centralità della scuola; è necessario che la scuola tenga conto delle ineguaglianze delle condizioni di partenza e in genere delle condizioni personali, familiari, ambientali, economiche, sociali e culturali degli alunni, e disponga pertanto di mezzi idonei a compensare per quanto possibile le suddette ineguaglianze, in misura inversamente proporzionale alle risorse dell'utenza;
    il rapporto OSCE sull'istruzione del 2015 rileva un quadro abbastanza grave sull'esiguo numero di laureati e sui bassi tassi di iscrizione all'università del nostro Paese. Infatti, l'Italia è tutt'ora indietro rispetto ai 34 Paesi più industrializzati del mondo;
    se da un lato il rapporto OSCE sull'istruzione segnala che il 20 per cento dei giovani italiani (più tre rispetto alla media) consegue una laurea a ciclo unico, dall'altro sottolinea che soltanto il 42 per cento dei diplomati opta per la prosecuzione degli studi intraprendendo un percorso universitario. Quest'ultimo dato pone l'Italia al terz'ultimo posto tra i Paesi OSCE dopo il Lussemburgo ed il Messico;
    tuttavia, la nota più grave del rapporto è, ancora una volta quella relativa alla percentuale di laureati nella fascia d'età tra i 25 ed i 64 anni. Infatti, in Italia tale percentuale si ferma al 17 per cento come il Brasile, il Messico e la Turchia. Ma a differenza di questi paesi, dove un laureato arriva a guadagnare anche il 160 per cento in più rispetto ad un diplomato, nella nostra Nazione aver conseguito un titolo di studio universitario fa mediamente innalzare lo stipendio solo del 43 per cento;
    il nostro Paese inoltre, pur avendo compiuto significativi miglioramenti negli ultimi dieci anni, ha deboli strategie dirette a far sì che i giovani laureati o diplomati entrino nel mondo del lavoro. Infatti il tasso di occupazione dei nostri laureati italiani è simile a quello di molti Paesi meno industrializzati;
    in Italia, pertanto, si riscontra una notevole difficoltà per i laureati di accedere ad una professione o ad un impiego;
    nel nostro Paese, altresì, si registra che solo un numero esiguo di diplomati scelgono di proseguire gli studi universitari. Infatti, il citato rapporto OSCE rileva un crescente disinteresse dei giovani italiani per la formazione, tanto che i dati del rapporto dimostrano anche un aumento della dispersione scolastica;
    risulta poi assai grave il fenomeno migratorio dei diplomati che in numero sempre più crescente ogni anno abbandonano le regioni del Sud per intraprendere i propri studi nel Centro o nel Nord del nostro Paese. Ciò determina un effetto economico e sociale negativo per il nostro Mezzogiorno che perde giovani talenti in grado di favorire la crescita e lo sviluppo delle regioni meridionali; regioni nelle quali, peraltro, si segnala un pesante calo delle immatricolazioni;
    sono sempre più urgenti risorse economiche che consentano di dare slancio a quell'ascensore sociale che ha visto emergere intelligenze brillanti e veri talenti per la ricerca anche tra persone di fascia economico-sociale più modesta, perché solo così è possibile interrompere quella catena che privilegia le persone che hanno alle spalle famiglie abbienti; il fondo di finanziamento ordinario delle università (Ffo), nato nel 1993, come veicolo di finanziamento « omnibus» non ha permesso di distinguere tra un finanziamento orientato al merito e il fondo destinato al funzionamento ordinario, per cui quest'ultimo ha assorbito completamente le risorse disponibili sottraendole al diritto allo studio per studenti meritevoli a basso reddito;
    con la cosiddetta riforma Gelmini (legge n. 240 del 2010), l'investimento destinato alle università si riduce drasticamente e il fondo di finanziamento ordinario diminuisce ai livelli di metà anni novanta; diminuisce il peso delle risorse attribuite dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca a vantaggio della contribuzione studentesca e di finanziamenti di soggetti terzi, specie privati; in altri termini aumentano le tasse a carico degli studenti, che non solo si vedono privati degli aiuti economici di cui avevano goduto fino a quel momento sotto diverse modalità, ma debbono pagare a caro prezzo il loro ingresso in università. Questo cambiamento produce un significativo impatto territoriale, perché colpisce in particolare le università collocate nelle aree meno ricche del Paese;
    occorre rivedere l'intero meccanismo di finanziamento delle università, individuando anche formule di collaborazione con enti privati sotto forma di borse di studio, attivando anche fondi premiali destinati alla ricerca, sulla base di criteri di valutazione della ricerca, che rispondano di più ai moderni criteri di valutazione-accreditamento-finanziamento;
    in tale contesto si rileva come la legge di stabilità per il 2016 abbia incrementato il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio agli studenti universitari. Sempre con la legge di stabilità sono state inoltre introdotte agevolazioni fiscali e contributive per coloro che usufruiscono di borse di studio erogate nel corso del programma Erasmus Plus;
    la stessa legge di stabilità ha incrementato il Fondo per il finanziamento ordinario delle università (di 6 milioni di euro per il 2016 e di 10 milioni di euro dal 2017) destinato, tra l'altro, all'assunzione di ricercatori a tempo determinato. Inoltre viene istituito in via sperimentale il Fondo per le cattedre universitarie «del merito» con una dotazione di 38 milioni nel 2016 e di 75 milioni nel 2017 per il reclutamento straordinario a «chiamata diretta» e per un elevato merito scientifico di professori di prima e di seconda fascia,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità, oltre alle misure già previste nella legge di stabilità, di assumere iniziative per incrementare il fondo per il diritto allo studio;
   a valutare l'opportunità di favorire gli studenti che si trovano in una situazione di disagio economico assumendo iniziative per l'introduzione di borse di studio specifiche per gli stessi;
   a valutare l'opportunità, in un futuro provvedimento, di ridurre le tasse universitarie in modo da favorire gli studenti in stato di disagio economico che vogliono iscriversi all'università;
   a valutare la possibilità di assumere iniziative per escludere dal calcolo dell'ISEE i trattamenti a sostegno del diritto allo studio come le borse di studio, i premi di studio, i premi di laurea, le borse per la mobilità internazionale e le altre provvidenze a sostegno del diritto allo studio.
(1-01299) «Buttiglione, Binetti, Bosco».


   La Camera,
   premesso che:
    il settore dei servizi gestionali culturali e museali in particolare, da anni versa in una situazione di stallo e quasi tutti i principali musei del nostro Paese sono gestiti in regime di proroga tanto da essere censurati a più riprese da parte della Corte dei conti;
    la mancanza dell'effettuazione di regolari gare ha determinato spesso e volentieri una situazione al limite della legalità e comunque di violazione del principio della concorrenza;
    la situazione riguarda tutti i servizi nel loro complesso, sia quelli inerenti alla biglietteria, che i servizi aggiuntivi come quelli editoriali, visite guidate, le audioguide, spazi per eventi e mostre e altri di minore importanza;
    tutto ciò determina una riduzione degli introiti spesso di partita significativa tale da configurare un vero e proprio danno erariale;
    il Ministero, con apposito documento dal titolo «La cultura delle gare nelle gare per la cultura», nel febbraio 2005 ha dato avvio ad una collaborazione con Consip mirata ad assicurare meccanismi trasparenti e legali per la gestione dei musei e più in generale dei beni culturali del nostro Paese;
    l'obiettivo dichiarato del Governo è stato quello di mettere fine alle proroghe avviando un programma di gare per avere servizi efficienti, efficaci ed a basso costo;
    nel luglio del 20l5 Consip ha bandito una gara per un importo complessivo di 640 milioni di euro, suddivisi in nove lotti territoriali per diversi servizi con la possibilità di rendere disponibili al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e agli enti locali i necessari servizi operativi e gestionali attraverso una convenzione quadro dalla durata di 24 mesi (più eventuali 12 di proroga);
    molto probabilmente le prime gare Consip per la fornitura dei servizi aggiuntivi partiranno non prima del giugno 2016;
    la legge di stabilità del 2016, con l'obiettivo di assicurare risparmi alla spesa pubblica, ha previsto la fusione delle società in house del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (ALES e ARCUS S.p.a.);
    occorre assicurare che le procedure di gara Consip per i servizi aggiuntivi siano espletate assicurando la massima partecipazione competitiva in maniera da poter raggiungere il miglior risultato possibile in termini economici e quantitativi;
    per poter raggiungere gli obiettivi prefissati da Consip occorre predisporre gare distinte per diversi servizi al fine di ottenere prestazioni sempre più specializzate;
    è quanto mai necessario assicurarsi la massima trasparenza e la massima pubblicità dei bandi di gara anche attraverso i siti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo,

impegna il Governo:

   ad accelerare e concludere nel più breve tempo possibile le procedure di gara per la gestione dei servizi aggiuntivi ed, in particolare, dei servizi culturali presso i principali musei italiani;
   a valutare l'opportunità di prevedere bandi di gara distinti per i diversi servizi aggiuntivi;
   a prevedere il ricorso ad affidamenti in house ad ALES o a qualsiasi altro soggetto pubblico, solo ed esclusivamente in casi eccezionali e motivati;
   a valutare l'opportunità di rivedere la disciplina delle prestazioni in conto terzi per evitare la proliferazione di ipotesi occasionali e temporanee;
   ad assicurare la massima trasparenza e pubblicità dei bandi di gara, anche attraverso i siti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nonché degli esiti delle gare stesse.
(1-01300) «Palese, Pisicchio».


   La Camera,
   premesso che:
    in Italia sono ancora troppo pochi i giovani che scelgono di intraprendere gli studi universitari, e l'edizione 2015 del rapporto «Education at a Glance», pubblicato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo Economici, ha dimostrato come sotto questo aspetto l'Italia invece di migliorare stia continuando ad arretrare rispetto agli altri Stati membri;
    la percentuale di italiani che inizia gli studi post-secondari è, infatti, la più bassa in Europa, pari ad appena il 42 per cento, e la penultima nell'OCSE, davanti solo al Messico, mentre la media europea e quella dell'OCSE sono più alte, rispettivamente, di 21 e 25 punti percentuali, attestandosi la prima sul 63 per cento, e la seconda sul 67 per cento;
    ancora più critiche appaiono le cifre relative agli studenti che riescono a concludere il ciclo di studi universitari, pari ad appena il 24 per cento, valore più basso tra tutti i Paesi facenti parte dell'OCSE, e che rende un traguardo oramai irraggiungibile la quota del quaranta per cento di laureati nella fascia di età compresa tra i 30 e i 34 anni fissato nell'ambito della strategia «Europa 2020»;
    stando al rapporto Alma Laurea su «Il Profilo e la condizione occupazionale dei laureati», presentato lo scorso mese di aprile a Napoli, «il costante calo delle immatricolazioni, che negli ultimi anni ha interessato l'intero sistema universitario italiano, sta interessando in modo differenziato i diversi territori. A pagare il prezzo più elevato sono le regioni del Sud, non solo per la diminuzione più marcata di immatricolati, ma anche per i costanti flussi di mobilità dei giovani che dal Mezzogiorno scelgono di spostarsi per studiare nelle altre regioni del Paese»;
    l'andamento delle immatricolazioni mostra, infatti, che dal 2003 al 2015 le università hanno perso nel complesso quasi settantamila nuovi iscritti, con una diminuzione che nel Mezzogiorno è stata pari al trenta per cento, nelle regioni del centro si è fermata al ventidue per cento, mentre in quelle settentrionali è stata di appena il tre per cento;
    ad aggravare ulteriormente questa situazione, sulla quale pesa come elemento affatto trascurabile anche il calo demografico che negli ultimi decenni ha ridotto di quasi la metà la platea dei giovani possibili studenti universitari, si è andata recentemente ad aggiungere la questione relativa alla revisione delle modalità di calcolo dell'isee, in vigore dal 1o gennaio 2015 in applicazione del DPCM 5 dicembre 2013, n. 159, recante il «Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)»;
    le modifiche al sistema di calcolo dell'Isee e dell'Ispe (Indicatore della situazione patrimoniale equivalente) e all'individuazione delle rispettive soglie per accedere alle borse di studio hanno determinato l'esclusione del venti per cento degli studenti risultati fino ad oggi idonei dai benefici del diritto allo studio a parità di condizioni economiche reali;
    questi studenti vanno ad aggiungersi alla già numerosa platea degli studenti idonei non beneficiari, fenomeno tutto italiano che dipende dalla mancata erogazione di fondi adeguati da parte dello Stato e delle regioni, che nell'anno accademico 2013/2014 sono stati più di quarantaseimila, vale a dire un quarto di tutti gli aventi diritto, e che non hanno, invece, percepito la borsa di studio a causa della mancanza di fondi;
    la percentuale di copertura delle borse di studio, inoltre, non risulta omogenea tra le varie regioni, e accade quindi che in alcune regioni la percentuale di studenti beneficiari rispetto agli idonei rimanga addirittura al di sotto del sessanta per cento, fino ad arrivare ad un minimo del trentadue per cento di copertura da parte della Regione Sicilia;
    il sottofinanziamento del sistema universitario italiano emerge chiaramente dal confronto con gli altri Paesi europei, ove si può vedere come la percentuale di Pil destinata dall'Italia, pari allo 0,4 per cento, è nettamente inferiore a quello impegnato da parte di Nazioni come la Germania e la Francia, rispettivamente, lo 0,99 per cento e lo 0,98 per cento, ma anche del Regno Unito e della Spagna, che versano lo 0,51 per cento e lo 0,73 per cento;
    l'esiguità delle risorse destinate dall'Italia alla formazione universitaria si manifesta anche nella spesa media per studente e, di contro, nell'elevata tassazione studentesca, che negli ultimi sette anni è aumentata del cinquanta per cento, mentre rispetto all'atteggiamento tenuto dalle singole Nazioni negli anni della crisi economica l'Italia si contraddistingue per essere l'unica che ha operato una riduzione dei finanziamenti al sistema universitario;
    l'articolo 18 del decreto legislativo 68 del 2012 ha previsto la creazione di un nuovo fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, da ripartire tra le regioni e che ha assorbito il fondo precedentemente destinato alle medesime finalità;
    rispetto alla ripartizione ed erogazione delle risorse giacenti sul Fondo integrativo si registrano pesanti ritardi, che mettono a rischio la concreta erogazione da parte delle regioni delle rate delle borse di studio;
    il diritto allo studio, oltre a discendere dal principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, trova un esplicito rilievo costituzionale nell'articolo 34 che prevede espressamente che «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi», e che «la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per assicurare la piena realizzazione del diritto allo studio, attraverso la rimozione degli ostacoli economici e sociali che limitano l'accesso agli studi universitari e a garantire l'uniformità su tutto il territorio nazionale dei benefici in materia di diritto allo studio universitario;
   a promuovere il conseguimento dei più alti livelli formativi da parte di tutti i giovani, in condizioni di pari opportunità, valorizzando prioritariamente il merito degli studenti capaci e privi di mezzi;
   ad assumere iniziative per realizzare una riforma dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) che possa garantire l'accesso alle prestazioni relative al diritto allo studio ad una quantità maggiore di studenti, avvicinando il rapporto tra studenti beneficiari e studenti iscritti a quello degli altri Stati europei;
   ad assumere iniziative per realizzare un incremento della quota di Pil destinato al sistema universitario, anche al fine di determinare una significativa riduzione delle tasse a carico degli studenti, nonché ad adottare politiche volte a rendere più efficiente l'apparato burocratico, riducendo gli sprechi ed eliminando i disservizi;
   ad adottare le opportune iniziative volte a definire in modo chiaro i termini temporali per la ripartizione e la erogazione delle risorse del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, nonché a disporre un aumento delle risorse del medesimo Fondo che possa risolvere in via definitiva la problematica degli studenti idonei non beneficiari;
   ad assumere iniziative per prevedere meccanismi di sgravi fiscali che permettano alle famiglie di detrarre integralmente le spese sostenute per la frequenza universitaria.
(1-01301) «Rampelli, La Russa, Giorgia Meloni, Petrenga, Taglialatela, Cirielli, Maietta, Nastri, Rizzetto, Totaro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LODOLINI, CARRESCIA, MANZI, LUCIANO AGOSTINI, MARCHETTI, MORANI e PETRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Il Messaggero abbandona la regione Marche, sopprimendo l'ultima redazione rimasta, quella di Ancona, capoluogo di regione.
   dal mese di luglio 2016, difatti, oltre 40 giornalisti precari, professionisti che lavorano da anni per questa testata raccontando quotidianamente il territorio, si troveranno senza occupazione;
   si tratta di una situazione resa ancora più drammatica dalla tipologia dei loro contratti, vale a dire co.co.co, co.co.pro e addirittura partite iva. A loro va la piena, sentita e incondizionata solidarietà degli interroganti. Solo i redattori, infatti, tecnicamente gli «articoli 1», verranno ricollocati nelle altre redazioni del centro Italia di proprietà della Caltagirone editore, ma non i cosiddetti «collaboratori», che riempiono materialmente le pagine del quotidiano dal lunedì alla domenica compresi;
   la chiusura della redazione di Ancona, ad avviso degli interroganti, contravviene agli accordi ministeriali di crisi sottoscritti dalla Caltagirone editore che non prevedevano altri interventi, come quelli che ora si intendono adottare, sino a al termine del processo di ristrutturazione che è invece ancora in atto –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno assumere al fine di salvaguardare i diritti e le professionalità dei giornalisti della testata. (5-08861)


   ROBERTA AGOSTINI, ARGENTIN, STELLA BIANCHI, BONACCORSI, COCCIA e COSCIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   si apprende che nei prossimi giorni del mese di giugno 2016 inizieranno a scadere i contratti di appalto in essere riguardanti il servizio di ospitalità per donne vittime di violenza;
   le associazioni appaltatrici, coinvolte in questo fondamentale servizio di sostegno a soggetti tra i più fragili della collettività, denunciano una situazione per la quale si troveranno nella impossibilità di proseguire nella loro opera di accoglienza e soccorso, determinando conseguenze di una gravità che non è eccessivo definire devastante, non solo per le persone direttamente interessate, ma per l'intero tessuto sociale;
   ad esserne colpite saranno donne che magari, appena ottenuta un'occupazione, dovranno rinunciarvi perché non avranno più un tetto che le accolga ne saranno vittime i loro figli minori che, privati della loro sistemazione, dovranno abbandonare le scuole che stanno frequentando nel quartiere, a farne le spese, in sintesi, ne saranno, interi nuclei familiari monogenitoriali, senza alcuna fonte di reddito, di nuovo ricacciati in strada in un momento storico in cui il grave deficit di sicurezza è purtroppo sotto gli occhi di tutti, privati di un appoggio, le case rifugio, ove finalmente avevano trovato quell'accoglienza e quella protezione che costituiscono le basi necessarie per iniziare il percorso verso una propria autonomia;
   nelle more dell'emanazione dei regolamenti di Attuazione del nuovo codice degli appalti di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, si è in presenza di un vuoto normativo, a causa del quale gli enti locali e primo fra tutti il comune di Roma, non emettono bandi per l'affidamento del servizio di gestione delle «case rifugio» e dei centri antiviolenza, dichiarando di non poter concedere proroghe ai contratti in essere;
   in realtà, non si vede l'esatto collegamento tra la completa applicazione del codice degli appalti e la gestione dei bandi di cui sopra –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta e se non consideri necessario acquisire informazioni in merito alla vicenda dei bandi per l'affidamento del servizio di gestione delle «case rifugio» e dei «centri antiviolenza»; se non ritenga di dover assumere con urgenza iniziative, per quanto di competenza, al fine di arrivare alla proroga dei contratti di appalto in essere inerenti alla gestione delle case rifugio e dei centri antiviolenza, oppure all'emissione di nuovi bandi per l'aggiudicazione di servizi che, per la loro specificità, non possono essere assolutamente interrotti. (5-08866)


   VALLASCAS, GALLINELLA, NICOLA BIANCHI, DA VILLA, GAGNARLI, L'ABBATE e PARENTELA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il polo industriale della Sardegna centrale, sviluppatosi tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 nel territorio di Ottana, in provincia di Nuoro, da almeno un ventennio sta attraversando una fase di profonda recessione che ha portato alla chiusura di alcuni importanti siti produttivi con conseguenze negative per l'indotto e i livelli occupativi dell'area;
   in particolare, si segnala che, tra gli impianti di maggior rilievo, operava l'ex Enichem che occupava dai 2.000 ai 2.500 operai, successivamente dismessa a partire dal ’96 con la cessione degli impianti produttivi (acrilico, Lorica, polimeri), della centrale elettrica e dei servizi;
   nel ’98, al fine di dare nuovo slancio all'area, è stato sottoscritto un contratto d'area con un investimento pubblico di circa 168 milioni di euro, per consentire la nascita di 29 aziende con una previsione iniziale di circa 1.400 nuovi occupati;
   nonostante le cospicue risorse pubbliche investite, le previsioni di ripresa dell'economia dell'area non si sono realizzate, visto che attualmente sono in attività solo due delle 29 aziende avviate con il contratto d'area;
   è anche il caso di rilevare che gli interventi del contratto d'area sono stati oggetto di un'inchiesta della magistratura per presunte irregolarità;
   a tutt'oggi, l'attività industriale nella Sardegna centrale, attività peraltro molto contenuta per numero di impianti in attività e unità lavorative impiegate (circa 430 addetti, di cui 160 in cassa integrazione, più l'indotto) è interessata da numerose situazioni di crisi, causate dalla congiuntura internazionale, aggravata, a livello locale, dai forti limiti posti dall'insularità, come gli alti costi dei trasporti e di approvvigionamento delle materie prime;
   la debolezza del tessuto produttivo dell'area e l'insostenibilità economica del settore industriale sono sottolineate dalla situazione che si è venuta a creare a seguito della revoca, dal 1o gennaio 2016, del regime di essenzialità precedentemente riconosciuto alla centrale termoelettrica di Ottana;
   la dirigenza aziendale, ad esempio, ha deciso di fermare l'impianto già da dicembre 2015, mentre nel mese di aprile è stata riconosciuta la cassa integrazione generale agli 86 operai dell'impianto. Altre fabbriche, come Corstyrene, Antica Fornace, nonché l'impianto di depurazione del consorzio industriale, avrebbero annunciato l'intenzione di fermare le lavorazioni con un danno che potrebbe interessare circa 200 lavoratori;
   è il caso di rilevare che il regime di essenzialità risponde a esigenze tecniche di gestione della rete elettrica, rilevate dal gestore della rete e recepite dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico;
   è anche il caso di sottolineare che gli oneri che derivano dall'essenzialità, per le remunerazioni riconosciute alle aziende, sono pagati dalla collettività perché inseriti in bolletta;
   c’è da rilevare, infine, che l'orientamento delle politiche energetiche è volto a promuovere il ricorso progressivo alle energie rinnovabili e che, come obiettivo atteso di queste politiche c’è proprio l'uscita dal sistema elettrico di centrali come quella di Ottana;
   nonostante l'evidente inefficacia della essenzialità come strumento di politica industriale, sembra che si continui a guardare a quella misura come risolutoria di una crisi del territorio che, come detto, si trascina già da alcuni decenni;
   nel frattempo sembra sia stata trascurata qualsiasi altra ipotesi di sviluppo del territorio, uno sviluppo sostenibile, in grado di valorizzare le risorse locali;
   è il caso di rilevare che recentemente sindaci di Olzai, Desulo, Gavoi, Ollolai e Sarule, in provincia di Nuoro, a fronte di una situazioni di profonda incertezza economica e produttiva dell'area di Ottana, avrebbero sollevato la necessità di valutare percorsi di sviluppo alternativi all'industrializzazione, anche in considerazione degli esiti negativi delle misure adottate sinora a fronte di cospicui investimenti pubblici impiegati;
   in particolare, gli amministratori locali avrebbero espresso contrarietà al ripristino del regime di essenzialità per la centrale sostenendo che «Il futuro di Ottana non può essere, però, la vecchia e obsoleta centrale di Ottana Energia» e ancora «Il nostro futuro è la ruralità, deviare da questa via serve solo a creare ulteriore disperazione»;
   è altresì il caso di rilevare che i diversi tentativi di individuare un nuovo piano per la ripresa del comparto industriale sarebbero rimasti lettera morta, vista la concatenazione di criticità e diseconomie che caratterizzano il settore industriale del territorio;
   dalla crisi dell'industria nell'area di Ottana ne discendono molteplici effetti negativi per il tessuto sociale del territorio, con l'acuirsi di fenomeni quali l'impoverimento delle popolazioni e l'abbandono del centro dell'isola;
   a fronte delle difficoltà oggettive riscontrate nella salvaguardia del tessuto produttivo dell'area nonché dei livelli occupativi, non sembra ci siano in atto ipotesi di studio e attuazione di misure e piani di sviluppo alternativi al settore industriale;
   ottana è una realtà al centro della Sardegna, nella provincia di Nuovo un territorio particolarmente ricco sotto il profilo ambientale e culturale, con una forte vocazione per le produzioni enogastronomiche, gli allevamenti e le coltivazioni di qualità, e con un comparto artigiano d'eccellenza, tutti elementi che potrebbero risultare fondamentali nell'individuazione di un piano di sviluppo produttivo sostenibile dell'area –:
   se il Governo non ritenga opportuno, a fronte delle molteplici criticità del settore industriale della Sardegna centrale e a salvaguardia delle economie e dell'occupazione locali, valutare ed elaborare percorsi di sviluppo sostenibile, alternativi al settore industriale, che valorizzino le risorse del territorio. (5-08869)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MICILLO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   dal mese di maggio 2016 è possibile consultare il rapporto redatto da Legambiente intitolato «Ecosistema rischio – Indagine sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico»;
   tale rapporto contiene una indagine sulle attività realizzate dalle amministrazioni comunali di tutta Italia ai fini della mitigazione del rischio idrogeologico;
   con il termine «dissesto idrogeologico» si suole definire i fenomeni e i da i reali — o anche solo potenziali — causati dalle acque in generale, siano esse superficiali, in forma liquida o solida, o sotterranee. Le manifestazioni più tipiche di fenomeni idrogeologici sono frane, alluvioni, erosioni costiere, subsidenze e valanghe;
   con il termine «rischio idrogeologico» si suole invece solitamente fare riferimento al pericolo connesso all'instabilità dei versanti, dovuta a particolari aspetti geologici e geomorfologici di questi, o di fiumi in conseguenza di particolari condizioni ambientali, meteorologiche e climatiche che interessano le acque piovane e il loro ciclo idrologico una volta cadute al suolo, con possibili conseguenze sull'incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività su un dato territorio;
   tale ultimo rischio è fortemente condizionato anche dall'azione dell'uomo. La densità della popolazione, la progressiva urbanizzazione, l'abbandono dei terreni montani, l'abusivismo edilizio, il continuo disboscamento, l'uso di tecniche agricole poco rispettose dell'ambiente e la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d'acqua aumentano il rischio in questione;
   nel 2015 frane e alluvioni hanno causato nel nostro paese 18 vittime, 1 disperso e 25 feriti e 3.694 persone evacuate o senzatetto. Eventi che ha o coinvolto 19 regioni, 56 province, 115 comuni e 133 località. Considerando il periodo 2010-2014 le vittime sono state 145 con 44.528 persone evacuate o senzatetto, con eventi che si sono verificati in tutte le regioni italiane, nella quasi totalità delle province (97 quelle coinvolte) e in 625 comuni italiani per un totale di 880 località colpite;
   dal rapporto risulta che ben 7 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni;
   in ben 1.075 comuni (il 77 per cento dei 1.399 comuni che ha o risposto al questionario di Legambiente) sono presenti abitazioni in aree a rischio. Nel 29 per cento dei casi sono presenti addirittura interi quartieri e nel 51 per cento dei casi sorgono impianti industriali. Nel 18 per cento dei comuni intervistati nelle aree golenali o a rischio frana sono presenti strutture sensibili come scuole o ospedali e nel 25 per cento delle strutture commerciali;
   i dati raccolti nel rapporto di Legambiente evidenziano che l'urbanizzazione delle aree a rischio è un fenomeno recente. Infatti nel corso dell'ultimo decennio, nel 10 per cento dei comuni che hanno risposto al questionario (146 su 1.399), si è continuato a costruire in zone a rischio. Il dato che maggiormente preoccupa è il fatto che nell'88 per cento dei casi sono state urbanizzate aree a rischio di esondazione o a rischio di frana con la costruzione di abitazioni (in 128 comuni su 146); nel 14 per cento dei casi in tali aree sono sorti addirittura interi quartieri (in 20 comuni). Nel 38 per cento dei casi l'edificazione recente ha riguardato fabbricati industriali (55 comuni). Nel 12 per cento dei casi (17 comuni), invece, sono state costruite di recente in aree a rischio idrogeologico strutture sensibili come scuole e ospedali, nel 18 per cento (26 comuni) strutture ricettive e nel 23 per cento (33 comuni) strutture commerciali;
   risulta altresì che solo nell'80 per cento dei comuni intervistati sono stati redatti piani urbanistici che hanno recepito le perimetrazioni delle zone esposte a maggior pericolo;
   solo l'84 per cento dei comuni ha dichiarato essersi dotato di un piano di emergenza da mettere in atto in caso di frana o alluvione; tutto questo quando la legge n. 102 del 2012 stabilisce l'obbligo, per le amministrazioni comunali, di adottare un piano di emergenza di protezione civile entro 90 giorni dall'entrata in vigore della stessa legge;
   tra le amministrazioni locali che ha o dichiarato di avere un piano di emergenza, soltanto il 46 per cento ha aggiornato tale piano negli ultimi due anni;
   allarmanti risultano anche i dati relativi all'organizzazione di attività d'informazione rivolte ai cittadini, sia sui rischi che incombono sul territorio, sia sui contenuti del piano di protezione civile e sui comportamenti da adottare in caso di pericolo; infatti soltanto il 31 per cento (440 amministrazioni) dei comuni intervistati ha affermato di aver organizzato iniziative dedicate all'informazione dei cittadini, e il 30 per cento (417 comuni) di aver realizzato esercitazioni per testare l'efficienza del sistema locale di protezione civile. Inoltre tra i 440 comuni che hanno risposto di aver realizzato attività di informazione rivolte ai cittadini in 235 casi (il 53 per cento) sono state redatte pagine sui siti web dell'amministrazione, nel 47 per cento (207 comuni) sono state organizzate attività informative nelle scuole, nel 31 per cento(135 comuni) sono stati distribuiti opuscoli informativi e, infine, nel 37 per cento dei casi (164 comuni) sono stati organizzati incontri pubblici con i cittadini;
   il gruppo consiliare del MoVimento 5 Stelle alla regione Campania, attraverso il suo consigliere regionale Vincenzo Viglione, ha già inoltrato una interrogazione a risposta scritta sui temi di cui al presente atto;
   dal rapporto del maggio 2016 è emerso che nella sola città di Napoli oltre 100 mila cittadini si trovano a vivere ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. Inoltre per l'intera regione Campania, il numero di comuni in cui sono presenti aree a pericolosità da frana e aree a pericolosità idraulica è pari a 504 (oltre il 91 per cento dei comuni campani), per una superficie complessiva di circa 3.338 chilometri quadrati, corrispondente al 24,4 per cento dell'intera regione;
   per la Campania, i dati raccolti si riferiscono a soli 61 comuni che hanno risposto al questionario oggetto dell'indagine, pari al 14 per cento circa dei comuni a rischio della regione;
   dei comuni intervistati, l'84 per cento ha risposto di avere sul proprio territorio abitazioni presenti in aree a rischio idrogeologico e il 44 per cento segnala addirittura la presenza di interi quartieri in tali aree, risultanze alle quali bisogna associare il 30 per cento delle amministrazioni intervistate che ha evidenziato la presenza in zone esposte a rischio di frana o alluvione di strutture sensibili come scuole o ospedali;
   la Campania è stata tra le regioni più colpite dagli eventi meteo climatici di forte intensità verificatisi fra il 13 e il 15 ottobre 2015, con danni estremamente gravi alle abitazioni e alle attività industriali che ha interessato sia la città di Benevento che diverse aree della provincia beneventana, dove si sono verificate le piene di diversi corsi d'acqua e frane in centri abitati e lungo la viabilità, oltre a diffusi fenomeni di ruscellamento e flussi canalizzati di acqua e detriti;
   ampie aree della regione Campania, nel corso degli anni, sono state interessate da numerosi interventi di edilizia selvaggia e abusivismo diffuso che hanno realizzato un'intensa cementificazione –:
   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione sopra descritta in cui versa il nostro paese in tema di dissesto idrogeologico;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per la realizzazione di una efficace attività di mitigazione del rischio idrogeologico;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per far fronte alla grave situazione che si è venuta a delineare in Italia e in particolare nella regione Campania;
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per la realizzazione di interventi finalizzati alla predisposizione, applicazione e diffusione dei piani di protezione civile;
   quali e quanti interventi di delocalizzazione siano stati ad oggi realizzati per dare attuazione a quanto previsto dal comma 111 e 118 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e quali interventi siano stati realizzati per dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164;
   quali ulteriori iniziative il Governo intenda intraprendere per favorire la pratica della delocalizzazione dei beni esposti a frane ed alluvioni;
   quali siano gli strumenti attraverso i quali il Governo intenda controllare, per quanto di competenza, l'effettiva osservanza delle disposizioni di inedificabilità previste dai piani per l'assetto idrogeologico (o PAI);
   quali interventi di monitoraggio il Governo intenda effettuare, per quanto di competenza, al fine di sorvegliare il reticolo di corsi d'acqua minori, anche in considerazione del fatto che proprio in prossimità di fiumare e torrenti si sono verificati gli eventi più gravi e sono stati compiuti gli scempi più gravi;
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere ai fini della prevenzione degli incendi, dal momento che, in molti casi, proprio il disboscamento dei versanti causato dagli incendi può aggravare il rischio di frana di un versante;
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per incrementare i sistemi di allerta e previsione delle piene;
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere ai fini del monitoraggio del territorio finalizzati soprattutto alla prevenzione della captazione abusiva di acqua, all'estrazione illegale di inerti e all'abusivismo edilizio;
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per evitare che le escavazioni in alveo, azioni spesso erroneamente intraprese per mitigare il rischio idrogeologico, danneggino invece l'equilibrio sedimentologico e lo stato ecologico del corso d'acqua, provocando un aumento del rischio a monte e a valle del tratto interessato;
   di quali dati sia in possesso il Governo in riferimento al funzionamento della struttura di missione Italia Sicura, quale sia il suo costo di funzionamento e quali risultati si siano oggi ottenuti.
(4-13437)


   NUTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   così come denunciato dal collettivo Askavusa sul proprio sito web, nel corso di questi anni i cittadini di Lampedusa, al pari di numerosi altri concittadini nel resto del Paese, hanno dovuto pagare una tariffa di depurazione nonostante il servizio non sia mai stato garantito, per «una media di 40 euro all'anno a famiglia, conteggiati all'interno della bolletta dell'acqua»: tuttavia «la Corte Costituzionale con sentenza n. 335 del 10 ottobre 2008 ha dichiarato che la tariffa del servizio idrico integrato, compresa la depurazione, ha natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non di tributo», per cui ne deriva che «se non c’è prestazione del servizio, il gestore non può farlo pagare» e «La Legge n. 13 del 2009 e un Decreto del Ministero dell'Ambiente, sempre nel 2009, stabiliscono inoltre le modalità di restituzione»;
   il collettivo Askavusa ha inoltre denunciato che, all'interno della bolletta dell'acqua, «da quest'anno la voce che di solito era descritta come “consumo applicato” viene definita “consumo concordato”. Ricordiamo che l'acqua erogata a Lampedusa non è potabile e che la maggior parte delle case non ha allacciato un contatore in entrata per misurare il consumo effettivo dell'acqua e che a nostra conoscenza nessuno ha concordato con il comune il prezzo da pagare per l'acqua erogata. Di tutto questo sono stati informati nel corso del tempo i sindaci, la Guardia di finanza, i prefetti, i presidenti di regione e i ministri»;
   Infatti, anche come riportato dal sito web Ecopolis, «La Corte Costituzionale con sentenza n. 335 del 2008 (G.U. del 15/10/2008), dichiara che la tariffa del servizio idrico integrato, compresa la depurazione, ha natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non di tributo, come lo era prima con la legge Galli. Quindi, se non c’è prestazione del servizio, il gestore non può farlo pagare. La Legge n. 13 del 2009 e un Decreto del Ministero dell'Ambiente, sempre nel 2009, stabiliscono inoltre le modalità di restituzione» –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto;
   se non ritenga, limitatamente alle proprie competenze, di predisporre iniziative anche normative sul tema al fine di evitare, a tutela degli utenti, situazioni di potenziale abuso che, come nel caso descritto in premessa, appaiono gravemente pregiudizievoli per i cittadini. (4-13441)


   PARENTELA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella tendopoli di San Ferdinando (RC) che, nel periodo invernale, ospita migliaia di extracomunitari impegnati nella raccolta delle arance nella piana di Gioia Tauro, un extracomunitario ha accoltellato un carabiniere che ha reagiti) sparandogli con la pistola di ordinanza e uccidendolo. Il centro temporaneo avrebbe dovuto essere smantellato o risanato secondo quanto disposto dal prefetto di Reggio Calabria;
   l'extracomunitario è morto in circostanze che si sarebbero potute evitare. La rivolta del 2010 e la rissa sfociata in tragedia evidenziano che esistono territori con un elevato tasso di tensione sociale, una tensione pronta ad esplodere da un momento all'altro, generata da un sistema di produzione che poggia proprio sullo sfruttamento selvaggio di intere fasce di lavoratori agricoli. Da mesi il M5S denuncia la situazione dei ghetti, sia in Parlamento con risoluzioni e altri atti parlamentari sia sul territorio con missioni in diverse regioni italiane, di cui una proprio a Rosarno;
   attualmente, la tendopoli ospita almeno 500 persone, ma alcuni parlano di mille, la gran parte impegnate nella raccolta di agrumi e ortaggi. La tendopoli, realizzata dalla protezione civile regionale, non è al momento gestita da nessuna organizzazione, a causa della mancanza di fondi. E una drammatica richiesta d'aiuto è arrivata dal sindaco della cittadina: «Chiederò un incontro ad Alfano. Per quanto la nostra sia una comunità abituata e solidale, anche in una condizione di forte crisi dell'agricoltura, non siamo in grado di garantire un lavoro e una accoglienza dignitosa a una mole così grande di persone. Chiederò dunque di smantellare la tendopoli, non è possibile che delle persone vivano in quelle condizioni»;
   abbandonare a se stessi centinaia di persone nei campi lede la dignità di chi viene in Italia in cerca di un futuro migliore, ma, cosa che molto spesso viene dimenticata, tende a ripercuotersi sulla comunità che li ospita;
   il segretario generale del Coisp Calabria ha affermato: «la verità è che siamo costretti a operare in condizioni disastrose, senza i protocolli operativi necessari per affrontare queste emergenze e senza strumenti e normative adatte. Da tempo chiediamo di dotare le forze di polizia di attrezzature adeguate che permettano di non usare la pistola, aggiungendo appositi corsi di formazione» –:
   se non ritenga urgente, oggi più che mai, sedare le tensioni sociali andando a rimuoverne le cause riscontrabili nell'organizzazione maldestra dei campi di accoglienza temporanei e nello sfruttamento selvaggio dei lavoratori agricoli e delle loro famiglie le quali vivono molto al di sotto degli standard di sicurezza riconosciuti e garantiti a livello comunitario;
   se non intenda dotare le forze di polizia di attrezzature adeguate a fronteggiare situazioni analoghe a quanto avvenuto nella tendopoli di San Ferdinando. (4-13451)


   MICILLO, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 2 del decreto legge 25 novembre 2015, n. 185, recante Misure urgenti per interventi nel territorio (Gazzetta ufficiale n. 275 del 25 novembre 2015) convertito con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 2016, n. 9 (in Gazzetta ufficiale 23 novembre 2016, n. 18) prevede interventi straordinari per la regione Campania. In tale provvedimento normativo viene precisato che per i detti interventi viene istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze un fondo con una dotazione di 150 milioni di euro per l'anno 2015, di cui 70 milioni sono immediatamente trasferiti alla regione Campania per le finalità di cui al comma 7 e i restanti 80 milioni sono trasferiti al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri per essere successivamente trasferiti alla regione Campania sulla base dell'attuazione del cronoprogramma come certificata dal presidente della Regione;
   tra la fine del 2015 e l'inizio dell'anno 2016, la regione Campania ha pubblicato il seguente bando di gara (1989/A/15): procedura aperta, suddivisa in 8 lotti, per l'affidamento del servizio di trasporto, conferimento, recupero e/o smaltimento in ambito nazionale e/o comunitario di rifiuti imballati e stoccati presso siti dedicati nel territorio regionale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto-legge del 25 novembre 2015, n. 185 (CIG lotto completo: 65354458E8A; Lotto 1 CIG 6535440FAF; Lotto 2 CIG 6535444300; Lotto 3 CIG 65354464A6; Lotto 4 CIG 653544971F; Lotto 5 CIG 65354507F2; Lotto 6 CIG 6535454B3E; Lotto 7 CIG 6535456CE4; Lotto 8 CIG 6535458E8A);
   in data 26 febbraio 2013 si è tenuta la prima seduta di gara, in data 1 3 2016 si è tenuta la seconda seduta di gara ed in data 18 marzo 2016 si è tenuta la terza ed ultima seduta di gara;
   con nota prot. regionale n. 0305193 del 4 maggio 2016 è stata disposta l'efficacia dell'aggiudicazione avvenuta con decreto dirigenziale n. 39 del 15 aprile 2016 –:
   in considerazione dello stanziamento di fondi di provenienza statale, di quali dati siano a conoscenza relativamente alla rendicontazione sull'utilizzo dei detti fondi e quali informazioni abbiano in ordine al luogo dove saranno trasferite le cosiddette «ecoballe» e alle modalità di conferimento, recupero e/o smaltimento di queste ultime. (4-13459)


   SCOTTO, NICCHI, PAGLIA, RICCIATTI, FRANCO BORDO, FRATOIANNI e AIRAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   si susseguono negli ultimi giorni articoli di stampa volti a far emergere casi in cui il bonus di 80 euro erogato dal Governo a chi lavora con un reddito fra gli 8 mila e i 26 mila euro l'anno sia stato richiesto indietro dall'Agenzia delle entrate in un'unica soluzione di centinaia di euro, perché sono andati o sotto o sopra a tale reddito;
   i dati forniti dalla stampa parlano di un caso su 8 in cui i percettori si sono visti costretti a restituire il bonus per un totale nel 2015 di 1,4 milioni di italiani e, di questi, 341 mila avevano percepito meno di 7.500 euro in un anno;
   il premier Matteo Renzi, il 12 marzo 2014, ha presentato così in conferenza stampa l'idea del bonus da 80 euro: «Un'operazione che definirei di portata storica. I destinatari del nostro intervento non sono solo i ceti meno abbienti, ma anche un po’ di ceto medio». Ma tra i «meno abbienti» che l'intervento intendeva sostenere c’è anche chi ora si ritrova a subire un danno proprio a causa di quel credito Irpef. Il beneficio, infatti, spetta a quanti hanno un reddito compreso tra gli 8mila – la soglia di incapienza, sotto cui non si pagano le tasse – e i 26 mila euro. La richiesta la presentano i datori di lavoro, che devono «determinare la spettanza del credito e il relativo importo sulla base dei dati reddituali a loro disposizione», come dice la stessa Agenzia delle entrate. Ma può capitare che le imprese commettano un errore o che «i dati reddituali a loro disposizione» siano insufficienti per un calcolo preciso. E così il bonus è arrivato anche ai lavoratori sotto la soglia degli 8 mila euro di reddito o sopra il limite dei 26 mila euro;
   il 12,5 per cento dei beneficiari ha dovuto restituire lo sgravio; i numeri del fenomeno sono tutt'altro che irrilevanti. Dai dati del dipartimento delle finanze risulta che nel 2015 (anno d'imposta 2014) hanno dovuto rimborsare il bonus 1,4 milioni di contribuenti. In totale, i lavoratori hanno dovuto ridare all'Agenzia delle entrate 320 milioni di euro, circa 220 euro a testa. Cifre considerevoli, soprattutto se si pensa che le imprese hanno erogato il beneficio a 11,6 milioni di italiani, per un valore totale di circa 6 miliardi di euro. In pratica, ha restituito il bonus il 12,5 per cento di quanti lo hanno percepito: un caso su otto;
   55 milioni di euro rimborsati da chi è troppo povero per pagare le tasse; spulciando i dati del dipartimento, si nota che il fenomeno ha interessato senza distinzioni ogni fascia di reddito, dalle più alte alle più basse. Ma non è difficile immaginare che l'inconveniente avrà creato più problemi a chi ha guadagnato di meno: tra quanti hanno dovuto restituire il bonus, infatti, 341 mila contribuenti avevano entrate inferiori ai 7.500 euro annui. Sono i cosiddetti incapienti: guadagnano talmente poco che non pagano imposte perché la detrazione fiscale per il reddito da lavoro dipendente supera l'ammontare di tasse che dovrebbero pagare. In totale, queste persone hanno sborsato 55 milioni di euro, circa 160 euro a testa;
   l'origine del problema sta nella definizione di reddito. Il reddito complessivo e l'imposta netta «definitivi» si determinano al momento della dichiarazione dei redditi, che serve proprio a raccordare la situazione complessiva del contribuente rispetto ai redditi percepiti e alle imposte già pagate nel corso dell'anno precedente;
   il reddito da considerarsi ai fini del bonus è pari a quello complessivo Irpef anche maggiorato dei redditi da canone di locazione soggette a  secca e diminuito dalla deduzione per l'abitazione principale. Pertanto, non è pari al solo salario. Casi di irregolare percezione del bonus sono quindi possibili, perché per evitarli bisognerebbe che tutti sapessero stimare i propri redditi annui con grande precisione;
   le conseguenze possono essere dolorose, perché il bonus si riceve mensilmente, ma l'eventuale restituzione deve avvenire in un'unica soluzione in sede di compilazione della dichiarazione (con possibilità di richiedere il pagamento rateale);
   la consistente precarietà presente nel mercato del lavoro rende molto diversificati i possibili casi di lavoratori con reddito basso che devono restituire il bonus. Può capitare, se ad esempio si cambia spesso lavoro, se l'azienda dopo qualche mese va in crisi e smette di pagare lo stipendio, ma anche se sono presenti errori nei dati inseriti nelle certificazioni dei datori, oppure se si ricevono anche poche migliaia di euro per canoni di locazione soggetti a cedolare secca –:
   se il Governo non intenda assumere iniziative per bloccare immediatamente le procedure di richiesta di restituzione del bonus avviate dall'Agenzia delle entrate nei confronti dei cittadini attingendo le relative risorse di copertura dal taglio dell'IRAP quantomeno nei confronti delle imprese che abbiano delocalizzato all'estero la propria attività produttiva che oggi grava complessivamente sul bilancio dello Stato per oltre 6 miliardi di euro annui;
   se e quando saranno assunte dal Governo iniziative per estendere il bonus di 80 euro nei confronti di soggetti con reddito inferiore agli 8.000 euro, come nei confronti dei pensionati, ovvero in quali tempi saranno assunte iniziative per rivedere i meccanismi di trasferimento monetario ai nuclei basso reddito in modo tale da contribuire a ridurre la povertà tra i minori, molto cresciuta durante la crisi.
(4-13461)


   CIVATI, ANDREA MAESTRI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nella puntata del 5 giugno 2016, la trasmissione Report di Rai 3 ha puntato il dito sulle responsabilità dell'autorità italiane per la vigilanza sui mercati finanziari nel caso che ha coinvolto i quattro istituti di credito, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche e Cassa di Risparmio di Chieti, i cui risparmiatori hanno denunciato di essere stati indotti a investire in obbligazioni subordinate senza essere stati adeguatamente informati circa i profili di rischio;
   a questo proposito la conduttrice ha reso pubblica una comunicazione interna della divisione emittenti della Consob, datata 3 maggio 2011, indirizzata al «Sig. Presidente», Giuseppe Vegas a capo della Consob dal 2 gennaio 2011. In breve, nella lettera si prende atto che, ciò che fino a quel momento la Consob raccomandava agli emittenti «sull'inserimento nel prospetto dei prodotti nonequity (obbligazioni bancarie) di alcune informazioni circa gli scenari probabilistici di rendimento dell'investimento (...) e sull'orizzonte dell'investimento stesso», in seguito alle indicazioni fornite per vie brevi dal presidente Vegas («dalla S.V.»), non dovevano essere più inserite tra le informazioni offerte ai risparmiatori dagli emittenti;
   alla domanda dei motivi che hanno portato a non utilizzare più negli ultimi anni lo strumento sugli «scenari di probabilità», Vegas ha sempre risposto che a vietarlo è stata l'Europa, aggiungendo che comunque «è uno strumento ingannevole». Anche in una puntata di dicembre 2015 della trasmissione Ballarò, ha sostenuto che la colpa è tutta di Bruxelles, che ha «bocciato più volte» lo strumento degli scenari probabilistici, ritenendolo «scientificamente inaffidabile e poco efficace ai fini della tutela dei risparmiatori»;
   le autorità europee, pur non rendendoli obbligatori, non ne hanno nemmeno mai vietato l'utilizzo, anzi, secondo quanto riportato in un articolo dell'Avvocato Professore Massimo Cerniglia, esperto di diritto bancario e coordinatore legale di Federconsumatori, la normativa europea «prevede comunque che la Consob possa chiedere direttamente o tramite l'Autorità UE competente, a qualsiasi emittente (italiana o comunitaria) che offre in Italia dei prodotti finanziari rientranti in questa disciplina, di inserire ulteriori informazioni». Stessa posizione riportata dettagliatamente su un articolo pubblicato nel numero di gennaio 2013 della rivista «diritto bancario», dove l'Avvocato Emilio Girino, docente del centro universitario di organizzazione aziendale – CUOA Finance, definisce «inspiegabile percorso regressivo» la cancellazione da parte della Consob, dell'obbligo di previsione di uno scenario probabilistico;
   il 7 giugno 2016, con una lunga nota il presidente Vegas ha replicato a quanto dichiarato dalla trasmissione Report, smentendo e affermando che la sua ricostruzione dei fatti «risulta dai documenti interni e dagli atti ufficiali. Ogni altra rappresentazione è da considerarsi priva di fondamento». Nel testo il presidente rappresenta che quanto scritto nella comunicazione interna della Consob, dal responsabile della divisione emittenti non corrisponde al vero. Manca però una sua nota contraria di risposta a tale responsabile e, quindi, rimane, fino a prova contraria, responsabile di aver deciso la cancellazione dell'obbligo di previsione degli scenari probalistici;
   la sua posizione troverebbe anche conferma dal fatalismo contenuto nel suo discorso del 9 maggio 2016, al mercato finanziario, per la tradizionale presentazione a Milano a Piazza Affari della relazione annuale del mercato, durante il quale, secondo gli interroganti, con un cinismo e una mancanza di rispetto incommensurabile nei confronti dei migliaia di risparmiatori che hanno visto dissolti i sacrifici di una vita, il presidente Vegas ha, sempre ad avviso degli interroganti praticamente confessato le proprie responsabilità, affermando che «L'attività umana non è mai esente da rischi. I poteri pubblici non possono eliminare ogni forma di rischio, ma devono renderlo ragionevole. Questo è il compito delle autorità di tutela del risparmio. Le donne e gli uomini che le guidano e vi lavorano possono, come ogni essere umano, commettere errori». Secondo il presidente della Consob i prospetti informativi sui rischi per i clienti sono «troppo lunghi e complessi per potere essere letti e pienamente compresi» e ormai servono soprattutto «a chi li redige per prevenire rischi legali» –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa, se intenda assumere iniziative normative, nel rispetto dell'articolo 47 della Costituzione, in merito alla disciplina dei prospetti informativi e degli scenari probabilistici di rendimento degli investimenti e se non ritenga che sussistano i presupposti per assumere le iniziative di competenza per la revoca dell'incarico del presidente della Consob, Giuseppe Vegas. (4-13466)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDI, LA MARCA, GIANNI FARINA, GARAVINI, PORTA e TACCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   diventano sempre più pressanti e comprensibili le proteste e le rivendicazioni del personale a contratto che presta servizio nella rete diplomatico-consolare degli Stati Uniti in merito al trattamento economico e lavorativo della categoria;
   sono moltissimi anni che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non concede a tale personale adeguamenti retributivi che rispecchino la veloce dinamica dell'andamento del costo della vita in quel Paese;
   i contrattisti lamentano, inoltre, la mancanza di piani pensione adeguati, di schemi per la progressione delle carriere e di regole certe ed eque per la compensazione degli straordinari;
   a tutto ciò si è aggiunto il progressivo ridimensionamento dell'Euro nei confronti della divisa statunitense che ha avuto conseguenze molto penalizzanti sotto il profilo economico-finanziario per il predetto personale;
   tra l'Italia e gli Stati Uniti esiste un accordo di sicurezza sociale che risale agli anni ’70 – oramai obsoleto nella forma e nei contenuti – che disciplina diritti e doveri socio-previdenziali e sanitari dei lavoratori dei due Paesi. In particolare, il trattato esclude la possibilità per i lavoratori italiani che svolgono attività lavorativa negli Stati Uniti di contribuire al Soda ! Security Fund, nei fatti impedendo loro di usufruire della copertura sanitaria detta «Medicare» dopo il pensionamento. Da notare che i costi di tale copertura sono comunque a carico del pensionato e spesso superano gli importi della pensione stessa;
   la sigla sindacale CONFSAL-UNSA, che rappresenta la stragrande maggioranza della categoria, è in procinto di indire lo stato di agitazione presso i ministeri competenti – con la determinazione, se sarà ritenuto opportuno e necessario, ad astenersi dall'attività lavorativa e a manifestare in ogni legittima maniera –:
   se i Ministri interpellati non intendano assumere iniziative di competenza per fare in modo che il decreto legislativo n. 103 del 2000, che disciplina la categoria di cui in premessa, trovi piena applicazione nella parte in cui stabilisce che i contratti devono essere adeguati alla normativa locale, al momento disattesa, e che comunque vengano applicate le condizioni più favorevoli, tenendo obbligatoriamente conto delle indicazioni fornite dalle organizzazioni sindacali dal carovita e dalle crescita media delle retribuzioni del mercato del lavoro locale, considerando inoltre che le retribuzioni devono essere comunque tali ed adeguate da garantire l'assunzione degli elementi più qualificati;
   se i Ministri interrogati valutino l'opportunità di assumere iniziative, per quanto di conseguenza, per garantire al personale interessato una polizza sanitaria per loro e per i familiari a carico, anche dopo il 26o anno di età, dopo il pensionamento. (4-13463)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CATALANO, PASTORELLI, QUINTARELLI, GALGANO, MUCCI e COPPOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nella seduta del 12 novembre 2014 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2093-A/5, così impegnandosi a «a valutare la possibilità di dare mandato ad AGID di elaborare uno standard "open data" da utilizzare per la gestione dei dati riguardanti i rifiuti, nel rispetto delle disposizioni del Codice dell'Amministrazione Digitale (CAD) di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005 n. 82 e s.m.i e senza maggiori oneri per lo Stato» nonché a «intervenire al fine di rendere cogente l'utilizzo di tale standard da parte degli enti pubblici e privati che gestiscono i rifiuti»;
   con nota prot. n. 0010897 del 21 marzo 2016, il direttore generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale ha reso noto che «non risulta che sia stato dato seguito all'impegno accolto dal Governo nella seduta del dell'Assemblea del 12/11/2014, non essendo stato conferito alcun mandato di elaborare uno standard open data da utilizzare per la gestione dei dati riguardanti i rifiuti»;
   nella medesima nota, si è altresì evidenziata la necessità, al fine di definire uno standard per la gestione dei rifiuti, di acquisire competenze specialistiche nel settore stesso, alle quali le competenze informatiche di AGID possono essere solo di supporto –:
   di quali notizie disponga il Governo;
   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di dare seguito all'ordine del giorno di cui in premessa.
(5-08860)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PRODANI, RIZZETTO e MUCCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   con decreto legge n. 43 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 71 del 2013, l'area industriale di Trieste è stata riconosciuta quale area di crisi industriale complessa ai sensi dell'articolo 27 del decreto legge n. 83 del 2012 in relazione alle tematiche della produzione siderurgica, della riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale;
   il 30 gennaio 2014 il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per la coesione territoriale, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, la regione autonoma del Friuli Venezia Giulia, la provincia di Trieste, il comune di Trieste e l'Agenzia Nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A., e il 13 marzo 2014 l'autorità portuale di Trieste, hanno sottoscritto 1’«accordo di programma» per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa s.p.a. e avente ad oggetto la «disciplina degli interventi relativi alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale dell'area di crisi industriale complessa di Trieste»; Il succitato Accordo di Programma, relativamente al procedimento di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale, stabilisce che: 1. Il rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata a Lucchini S.p.A. può essere disposto solo a favore del soggetto selezionato a seguito di apposita procedura di evidenza pubblica dal Commissario straordinario; 2. Devono essere rideterminati i termini del procedimento di rinnovo dell'AIA medesima; 3. Fermo restando il rispetto delle conclusioni sulle migliori tecniche disponibili, stabilite con Decisione 2012/135 UE del 28/2/2012, per il rinnovo dell'AIA sono stati individuati alcuni interventi impiantistici da doversi realizzare;
   con nota prot. n. 15152 del 21 maggio 2014 il servizio competente ha comunicato al gestore ed agli Enti partecipanti all'istruttoria la sospensione del procedimento di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale avviato con nota prot. n. 37924 del 13 dicembre 2013, in ottemperanza a quanto previsto dall'accordo di programma del 30 gennaio 2014;
   il 6 ottobre 2014 il commissario straordinario di Lucchini S.p.A. e di Servola S.p.A., hanno stipulato con Siderurgica Triestina S.r.l. mediante atto pubblico, il contratto di compravendita del Ramo Lucchini Trieste e dei beni e autorizzazione Servola, risolutivamente condizionato alla mancata sottoscrizione dell'accordo di cui all'articolo 252-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006.
   il 21 novembre 2014 il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, l'autorità portuale di Trieste e Siderurgica Triestina S.r.l. hanno sottoscritto l’«Accordo di Programma» avente ad oggetto l’«attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell'area della Ferriera di Servola»; il succitato accordo programma, relativamente al procedimento di rinnovo dell'AIA, stabilisce che Siderurgica Triestina Srl: 1) dichiara di subentrare a Lucchini S.p.A. in A.S. e di fare propria la documentazione tecnica già trasmessa dalla medesima Società in A.S. ai fini del rinnovo dell'AIA in scadenza il 20 febbraio 2014; 2) si impegna a presentare alla regione del FVG ha situazione di fatto degli impianti per i quali è richiesto il rilascio di AIA, ivi inclusi gli interventi manutentivi di recupero funzionale entro 20 giorni dalla stipula dell'accordo medesimo. L'accordo di programma ribadisce inoltre che gli interventi impiantistici indicati dall'accordo sottoscritto in data 30 gennaio 2014 sono necessari per il rilascio dell'AIA, fatte salve ulteriori prescrizioni impartite dalla Conferenza di servizi;
   con nota prot. DIR/044-14/VD/mg dell'11 dicembre 2014, acquisita con prot. 33234 del 12 dicembre 2014, Siderurgica Triestina S.r.l., in attuazione a quanto disposto dall'articolo 7, comma 1; lettera b) dell'accordo di Programma del 21 novembre 2014, ha trasmesso la relazione sulla situazione di fatto degli impianti di cokeria, altoforno, agglomerato, macchina a colare e logistica, la quale individua gli interventi già attuati e quelli in progetto allo scopo di migliorare le performance ambientali;
   in data 7 agosto 2015, tra Agenzia per la coesione territoriale, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico e la regione autonoma Friuli Venezia Giulia è stato siglato l'accordo di programma quadro del «Progetto integrato di messa in sicurezza, bonifica e di reindustrializzazione dello stabilimento della Ferriera di Servola (TS) di cui all'accordo di programma ex articolo 252-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i. – Asse I, Azione II: Programma degli interventi di messa in sicurezza dell'area, da realizzare con finanziamento pubblico». Nella stessa data, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 4, commi 11 e 12, del decreto-legge n. 145 del 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 9 del 2014, al fine di assicurare la realizzazione degli interventi dichiarati urgenti, nonché la piena attuazione dell'APQ, il presidente della regione è stato nominato commissario straordinario con precisa indicazione di poteri e compiti;
   in data 28 gennaio 2016, è stato pubblicato sul sito internet della regione Friuli Venezia Giulia dalla direzione centrale ambiente ed energia della regione del FVF, il decreto n. 96 del 2016 di «Riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l'esercizio dell'installazione della Società Siderurgica Triestina S.r.l., sita nel comune di Trieste e relativa alle attività di produzione di coke, sinterizzazione di minerali metallici, produzione di ghisa, di cui ai punti 1.3, 2.1 e 2.2, dell'allegato VIII, alla parte II, decreto legislativo n. 152 del 2006 ed all'attività di laminazione a freddo»;
   darla relazione istruttoria allegata al decreto sopracitato, il punto 9 indica che «a seguito di segnalazioni di alcuni cittadini residenti nel rione di Servola, l'AAS 1 ha richiesto ad Arpa del FVG (prot. n. 36340 del 27 ottobre 2015) di effettuare accertamenti fonometrici, in merito all'immissione acustica legata alle attività preoperazionali di test di funzionamento del costruendo nuovo impianto di aspirazione e abbattimento emissioni fuggitive della cokeria1 – punto di emissione E42 ad uso dell'impianto produttivo di Siderurgica Triestina S.r.l. ARPA FVG ha eseguito i rilievi fonometrici sia in ambiente abitativo (29/30 ottobre 2015) che in ambiente esterno (29 ottobre/4 novembre 2015). Nelle conclusioni contenute in «PARERI ED INTERPRETAZIONI» di ARPA FVG — I.P.A.S Rumore e Vibrazioni, in relazione ai due Rapporti di presentazione sopracitati, si afferma che «Le immissioni rilevate appaiono piuttosto rilevanti e impattanti e necessiterebbero di interventi di bonifica importanti e mirati su diverse sorgenti»; inoltre si segnala che «l'organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda per la protezione della salute pubblica un livello di rumore notturno Lnight, outside di 40 dB(A). Qualora per varie ragioni tale limite non possa, essere rispettato, viene raccomandato un obiettivo intermedio di 55 dB(A)»;
   a seguito di tali misurazioni, come riportato in un'intervista a Umberto Laureni, assessore all'ambiente del comune di Trieste, pubblicata l'11 dicembre 2015 da TriestePrima, Siderurgica Triestina S.r.l. sarebbe stata sanzionata dal comune di Trieste per il superamento dei limiti delle emissioni acustiche;
   l'allegato B – Limiti e prescrizioni sulle componenti ambientali — del decreto AIA 96/2016 al punto 5. «Rumore» recita: «Il DM 11 dicembre 1996 si applica agli impianti a ciclo produttivo continuo ubicati in zone diverse da quelle esclusivamente industriali o la cui attività dispiega i propri effetti in zone diverse da quelle esclusivamente industriali. Le aree urbanizzate adiacenti allo stabilimento sono classificate zone B sia dallo strumento urbanistico vigente che da quello adottato. Il Comune di Trieste non è dotato di piano di classificazione acustica e in assenza di tale strumento gli impianti a ciclo continuo sono soggetti ai seguenti limiti acustici: 1. Limiti massimi per zone B sono diurno 60 db, notturno 50 db; 2. Per zone non esclusivamente industriali (definizione che appartiene al piano di classificazione acustica comunale) il limite differenziale tra livello equivalente di rumore e rumore residuo è 5 db diurno e 3 db notturno.» Al punto 5.1 vengono previste le seguenti «prescrizioni: 5.1.1 — Piano di risanamento acustico. Entro 6 mesi dal rilascio dell'AIA. l'Azienda dovrà presentare un piano di risanamento acustico che dovrà essere attuato nei successivi 30 mesi dalla presentazione. 5.1.2 — Interventi urgenti e straordinari di mitigazione acustica. Fermo restando i limiti previsti dalla vigente normativa, entro il 28 febbraio 2016 il gestore dovrà attuare interventi di mitigazione sulle emissioni di rumore dei seguenti componenti dell'impianto: 1) Insonorizzazione E42: costruzione Cabina su ventilatore e Cabina su, motore 2) Insonorizzazione E35: costruzione cabina su ventilatore 1 e 2 3) Scarico condensa. Modifica scarico 4) Riparazione soffiante 4»;
   in data 20 febbraio 2016 l'interrogante ha chiesto conto alla direzione ambiente della regione del FVG del buon esito degli interventi previsti. Nella risposta del 26 febbraio la direzione ha comunicato della richiesta di Siderurgica Triestina Srl, pervenuta il 19 febbraio, di posticipare tale termine al 15 aprile. In data 21 marzo, il sito internet della regione del FVG ha pubblicato un comunicato stampa i con il quale è stato annunciato, a seguito di un sopralluogo, di aver diffidato Siderurgica Triestina Srl per il mancato rispetto delle prescrizioni previste. In data 4 maggio 2016, la stessa direzione regionale ha comunicato di aver archiviato la diffida all'azienda in quanto, a seguito di un ulteriore sopralluogo avvenuto il 3 maggio 2016, gli interventi di mitigazione acustica previsti dal punto 5.1.2 dell'allegato B sono risultati realizzati;
   in risposta a tale comunicazione, l'interrogante ha inoltrato una richiesta alla direzione regionale ambiente, con la quale, nel sottolineare che il giorno 6 aprile l'Arpa del FVG ha effettuato una campagna di misurazione del rumore i cui risultati hanno portato alla predisposizione di una sanzione da parte del comune di Trieste nei confronti dell'azienda, ha richiesto se fosse prevista una misurazione urgente delle emissioni acustiche per valutare l'efficacia delle opere di mitigazione, alla luce delle continue segnalazioni dei residenti di Servola sui livelli elevatissimi di rumore emesso dall'impianto. La missiva si è conclusa con la richiesta, nel caso gli interventi si rivelassero insufficienti, di rivedere l'autorizzazione integrata ambientale sul punto in questione e prevedere nuovi interventi correttivi da attuarsi in tempi brevi;
   in data 12 maggio 2016, la direzione ambiente, in risposta ad una segnalazione inviata dall'interrogante in relazione al livello di emissioni acustiche, ha indicato «le modalità operative che l'AIA ha disposto su tale aspetto. Nel corso della seduta del 26 novembre 2015 la CdS ha esaminato i dati dei rilievi acustici eseguiti su disposizione dell'Autorità Giudiziaria nell'ottobre 2015. L'AG ha autorizzato l'utilizzo dei dati da parte della CdS proprio per consentire una valutazione attenta e consapevole della situazione in essere. A causa dei valori rilevati, il Comune di Trieste ha chiesto con insistenza di individuare da subito alcuni interventi di mitigazione acustica da eseguire prioritariamente senza attendere gli esiti di un apposito studio. Nella successiva ultima seduta del 4 dicembre 2015 detti interventi sono stati individuati e si è stabilito di fissare il termine del 28 febbraio 2016 per la loro esecuzione. Il decreto 96/2016 ha poi recepito le indicazioni della CdS. Il decreto 96/2016 ha prescritto a Siderurgica Triestina di produrre uno studio di mitigazione acustica entro sei mesi dal rilascio dell'AIA ed ha assegnato un successivo termine di 30 mesi per realizzare le opere di mitigazione acustica da esso previste. Gli interventi urgenti e prioritari si sono conclusi e i risultati degli stessi, com'era ovviamente prevedibile, non sono sufficienti per fare rientrare i valori rilevati nei termini di legge. L'AIA prescrive il raggiungimento del rispetto dei valori di legge entro fine gennaio 2019 (36 mesi dal rilascio dell'AIA). Il prossimo adempimento cui è soggetta ST attiene alla presentazione dello studio di mitigazione acustica il quale verrà valutato dall'AR e la cui attuazione sarà oggetto di costante attenzione da parte della stessa. La informo inoltre che ulteriori misure verranno disposte solo dopo aver attuato parti significative dei lavori di mitigazione»;
   all'interrogante appare molto grave il fatto che non sia stata predisposta una campagna di misurazione del rumore successiva agli interventi previsti dall'AIA, per verificarne la reale efficacia. Tra l'altro, dovrebbe essere evidente, come sottolineato dalla stessa l'AIA, il rispetto costante dei limiti di legge sulle emissioni e, in maniera altrettanto evidente dovrebbe risultare necessaria, alla luce delle ripetute e continuative segnalazioni da parte dei residenti sugli elevati limiti delle emissioni acustiche diurne e notturne nonostante gli interventi apprestati, la predisposizione di ulteriori ed urgenti misure di contenimento delle fonti emissive;
   in data 10 e 16 maggio, l'interrogante ha inoltrato all'assessorato ambiente del comune di Trieste una richiesta per essere messo al corrente dello stato dell'istruttoria e dell'iter di notifica del verbale in relazione al superamento dei limiti di rumore emessi dalla Ferriera di Servola e rilevati durante la campagna di misurazione dell'Arpa del Fvg il 6 aprile 2016;
   in data 23 maggio 2016, è pervenuta una prima risposta da parte del dottor ingegner Gian Piero Saccucci Di Napoli, titolare della posizione organizzativa «Ambiente» presso il servizio ambiente ed energia del comune di Trieste, nella quale ha spiegato come «Il rilievo fonometrico è stato effettuato dai tecnici di ARPA-FVG nella notte tra il 6 ed il 7 aprile 2016. A tale rilievo ha fatto seguito la redazione del Rapporto di Presentazione dei risultati, che porta la data del 14 aprile 2016. Ai sensi dell'articolo 14 della vigente legge n. 689 del 1981 e successive modificazioni e integrazioni la violazione deve essere contestata entro i successivi 90 giorni dalla data dell'accertamento. È previsto pertanto tale lasso di tempo per permettere ai competenti colleghi del Corpo della Polizia Municipale la corretta redazione e notifica del verbale sanzionatorio. Agli atti dello scrivente ufficio non risulta che ad oggi tale sanzione sia stata notificata»;
   il quadro normativo inerente alle emissioni acustiche prevede i seguenti riferimenti: la legge 26 ottobre 1995, n. 447 (legge quadro sull'inquinamento acustico), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 novembre 1997 (determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o marzo 1991 (limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno), il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 11 dicembre 1996 «Applicazione del criterio differenziale per gli impianti a ciclo produttivo continuo»; la legge regionale 18 giugno 2007, n. 16, «Norme in materia di tutela dall'inquinamento atmosferico e dall'inquinamento acustico», la deliberazione della giunta regionale 17 dicembre 2009, n. 2870 dorme in materia di tutela dell'inquinamento atmosferico e dall'inquinamento acustico. Adozione dei criteri per la redazione della documentazione di impatto e clima acustico. Approvazione definitiva) –:
   se il Governo non ritenga opportuno di assumere iniziative, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità per verificare gli effetti sulla salute pubblica delle emissioni acustiche di cui in premessa;
   se i Ministri interrogati intendano seguire, per quanto di competenza, con la massima attenzione il proseguire delle attività previste dagli accordi di programma citati in premessa, con particolare attenzione alla tutela della salute degli impiegati nel sito produttivo di Servola e delle aree residenziali in prossimità;
   se i Ministri interrogati intendano promuovere una più attenta valutazione delle ricadute degli impianti siderurgici nelle aree in cui sono insediati, con particolare riferimento alle attività residenziali, antropiche e scolastiche. (4-13440)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   «Bovalino — scriveva un anno fa Arturo Rocca, Presidente Osservatorio Ambientale — città che va fiera di Camillo Costanzo ( 1572- 1622), di Gaetano Ruffo ( 1822- 1847), di Mario La Cava ( 1908- 1988) non riesce ad accogliere il cittadino, il visitatore, il passante con altro che con una puzza nauseante d'inverno ma che diventa insopportabile d'estate. Provate ad affacciarvi dal ponte e vedrete, oltre ai rifiuti ormai tipici di tutte le fiumare, un flusso continuo di liquami che sgorgano dal fitto canneto lussureggiante da sostanza organica. Se si segue il flusso, come abbiamo fatto noi dell'Osservatorio, si scopre che la provenienza è il depuratore (sic !) che nulla depura ma neanche riesce a spingere, anzi neanche ci prova, i liquami nel grosso tubo che dovrebbe indirizzarli all'impianto consortile di Bianco. Oggi defluiscono tranquillamente a mare — aggiunge — alimentando una vasta piantagione di pomodori di «culo» ma in estate si crea un bacino che ristagna e viene filtrato dalla sabbia e dai ciottoli prima di alimentare lo Jonio con le sue qualità organolettiche e arricchire l'aria con nugoli di insetti e zanzare. Negli anni, perchè dura da decenni, nessuno è riuscito a sanare tale scempio. Ci riusciranno i Commissari nominati con decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2015 con i 51.370,00 euro (iva inclusa) di finanziamento della Regione Calabria ? L'Osservatorio Ambientale — conclude — ha segnalato alla Capitaneria di Porto, alla Polizia Provinciale, all'Arpacal e al dipartimento di prevenzione dell'Asp lo scempio sperando che questo serva da stimolo ad affrontare nell'imminenza dell'estate la soluzione»;
   dall'estate scorsa la Commissione Straordinaria al vertice del Comune di Bovalino (RC) ha ripetutamente contestato al. Comune di Bianco, in qualità di Comune capofila del consorzio, il mancato espletamento del servizio di manutenzione straordinaria degli impianti di sollevamento dei reflui ricadenti nel territorio del Comune di Bovalino, chiedendo, nel contempo, la gestione dell'attività manutentiva;
   il vecchio depuratore consortile di Bianco con sue le pompe di sollevamento, spesso non funzionanti, ricadenti nel comune di Bovalino è finito sotto l'occhio della procura della repubblica di Locri con 12 avvisi di garanzia consegnati agli amministratori responsabili dell'area tecnica dei comuni di Bianco, Bovalino, Benestare e Casignana serviti dal depuratore consortile. A seguito degli accertamenti sui luoghi, eseguiti con costanza dalla Guardia costiera di Bianco, risulta un deterioramento significativo delle acque marine e di proporzioni significative del suolo e del sottosuolo. Dalle rilevazioni compiute sulle reti comunali e i collegamenti dal C.t. nominato dal pm Ezio ARCADI, emergono ulteriormente le irregolarità degli impianti di sollevamento ora sotto sequestro preventivo;
   a Bovalino, tali impianti sono situati: presso il lungomare di Bovalino nella località di S.Elena; Lido Afrodite beach; ponte Ferrigno e lato sud del lungomare presso il ponte Sacco. Altri sollevamenti sulla strada statale 106 al bivio di Bovalino superiore, bivio di S.Luca ed Ex depuratore dove non è stato possibile effettuare nessuna verifica in quanto la stazione di sollevamento risultava oggetto di lavori da parte della ditta «Minieri King Elettrica srl». E l'impianto in località S.Nicola ove, a causa di una folta vegetazione l'ispezione non è stata portata a seguito. Al termine delle rilevazioni eseguite sono risultati evidenti sversamenti di liquami, dalle relative botole di scarico, a causa del mancato funzionamento di alcune elettropompe. Oltretutto tali impianti sono privi di recinzione di sicurezza. Visto la situazione riscontrata, documentata anche da materiale fotografico a cura della Guardia costiera di Bovalino e dal Consulente del PM, sono stati eseguiti ulteriori accertamenti anche da parte dell'Arpacal. Quest'ultima dagli esiti delle prove di laboratorio eseguite, ha certificato ed emesso il divieto di balneazione nei comuni di Bianco e Bovalino;
   l'opera, realizzata nel 2003 e ancora mal funzionante, è costata alla Regione 9 milioni di euro ed i lavori di manutenzione della struttura sono costati centinaia di migliaia di euro per via delle continue rotture dei giunti di collegamento o per i furti di generatori di corrente, o delle pompe di sollevamento;
   da notizie a mezzo stampa si apprende che: «secondo indiscrezioni sarebbero ben tre milioni i litri di reflui non depurati che mensilmente sarebbero sversati nelle acque marine di Bovalino. Secondo un attento monitoraggio eseguito nei mesi di marzo e aprile, ogni ora verrebbero sversati circa otto mila litri di reflui che nella media giornaliera arriverebbero a 96. Dati che potrebbero raddoppiarsi nei mesi estivi, periodo in cui è maggiore il consumo d'acqua e la popolazione aumenta di qualche migliaio»;
   i dati emersi dalle rilevazioni dell'osservatorio comunale permanente costituito dai cittadini di Bovalino, pur non avendo ancora alcuna natura di ufficialità, chiariscono quello che potrebbe essere l'entità del danno subito dal comune che non potrà più permettersi interventi tampone, inutili se si considera il sottodimensionamento dell'impianto. Per capirci meglio, anche se tutte e quattro le stazioni di sollevamento funzionassero a regime, l'impianto non sarebbe in grado di sopportare la portata a causa della sua struttura deficitaria. L'Osservatorio, dopo aver scritto al Ministro Galletti, e dopo aver chiesto un incontro al prefetto Sammartino di Reggio Calabria e al responsabile del dipartimento ambiente della Regione Pallaria, ha chiesto, in questi giorni, per l'ennesima volta, al Ministro interrogato un intervento risolutivo al problema del continuo versamento di reflui fognari a mare. L'obiettivo è salvare il salvabile, con la stagione estiva quasi alle porte e con la consapevolezza che le condizioni attuali non permettono di eseguire quegli interventi tampone – non del tutto conformi alle norme – eseguiti negli anni scorsi che consentivano, tramite l'abbancamento della sabbia, in prossimità della foce dei torrenti (Careri e Malachia), di arginare il problema, evitando il diretto afflusso di liquami a mare –:
   di quali elementi disponga circa il funzionamento del depuratore di cui in premessa e quali risposte intenda dare, per quanto di competenza, con riferimento alle istanze dei cittadini sopra richiamate;
   se non ritenga di dover promuovere una verifica per tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambientale, al fine di monitorare livelli di inquinamento marini nell'area di cui in premessa;
   se non si ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per avviare dei controlli più stringenti sulla gestione degli impianti di depurazione sul territorio italiano, a fronti dei numerosi illeciti portati alla luce in questi anni dai carabinieri del nucleo operativo dei carabinieri e dalle altre forze dell'ordine, ipotizzando anche un'iniziativa normativa volta al rafforzamento dei controlli, nell'ambito del sistema delle agenzie per la protezione dell'ambiente. (4-13442)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   da notizie a mezzo stampa si apprende che nel parco archeologico di Kaulonia, a Monasterace (RC), la Soprintendenza ai beni archeologici della Calabria avrebbe autorizzato lavori di scavo su aree vincolate, non espropriate, di piena pertinenza dei privati per la realizzazione, sembrerebbe, di cisterne o vasche che rischiano di stravolgere un paesaggio di ulivi secolari e danneggiare, al contempo, gli eventuali reperti archeologici ancora nascosti perché mai portati alla luce. Se ciò non bastasse si ricorda che a minacciare un patrimonio storico di inestimabile valore ci pensano, già da anni, l'erosione costiera e le forti mareggiate — problema già segnalato dall'interrogante con atto di sindacato ispettivo del 9 dicembre 2013 n. 5-01608 ancora senza risposta — che stanno sgretolando, progressivamente, la collinetta naturale sui cui sorge il tempio dorico dove si trova l'edificio termale con il pavimento musivo, vero gioiello dell'arte ellenica, famoso in tutto il mondo perché considerato una rarità;
   le enormi buche che da qualche tempo si stanno scavando si trovano nel cuore archeologico, a poche decine di metri dai resti monumentali della cinta muraria che, anticamente, si estendeva per un perimetro di tremila metri attorno alla « polis», il cui impianto urbano, costruito a terrazze degradanti verso il mare, si sviluppava dal promontorio di Cocinto (l'odierna collinetta del Faro) fino ai colli del Tarsinale e contrada Lambrosi;
   è arduo, a parere dell'interrogante, capire cosa possa essere cambiato visto che, fino a poco meno di un anno fa, la Soprintendenza ha sempre puntualmente negato le autorizzazioni spinta dalla manifestata volontà di tutelare ed impedire interventi che potessero anche minimamente deturpare un patrimonio storico e culturale di immenso valore;
   la provincia di Reggio Calabria dispone di un finanziamento di circa euro 2.000.000 proprio per la protezione della sopracitata area archeologica. Tale somma non è stata spesa e l'interrogante ha chiesto al Ministro interrogato se fosse a conoscenza delle relative motivazioni con l'atto di sindacato ispettivo di cui sopra –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali siano le ragioni di una tale scelta, considerato che si tratta di un'area sottoposta a vincolo di assoluto interesse archeologico oltre che paesaggistico-ambientale. (4-13438)


   VALLASCAS, NICOLA BIANCHI, DA VILLA, GAGNARLI, L'ABBATE, GALLINELLA e PARENTELA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   lo scorso 28 maggio 2016 ha riaperto, per l'avvio della stagione estiva, il Tanka Village, una delle principali strutture ricettive della Sardegna: dislocata lungo la costa sud-orientale dell'isola, nel comune di Villasimius, territorio ad alta vocazione turistica, conta oltre 3.000 posti letto e 960 camere,
   la riapertura stagionale della struttura, che impiega una decina di dipendenti a tempo indeterminato e circa 500 dipendenti stagionali, sarebbe avvenuta in un clima di generale incertezza dopo che lo scorso mese di febbraio 2016 la gestione del villaggio, di proprietà dell'Enpam (Ente nazionale di previdenza dei medici), è passata dal precedente gestore AtaUnipol hotel alla Valtur;
   in particolare, numerose perplessità sarebbero legate all'assenza di certezze sulla continuità lavorativa per i circa 500 operatori stagionali, in buona parte residenti nel territorio di Villasimius o dei comuni limitrofi;
   è il caso di rilevare che l'attività prevalente nel territorio è rappresentata dal turismo, grazie alle risorse naturali e all'alta professionalità raggiunta dagli addetti del settore;
   conseguentemente, per gli operatori l'impiego nel villaggio, seppure stagionale, costituisce l'unica occupazione e l'unica fonte di reddito nel corso dell'anno;
   sembrerebbe che, per dare stabilità lavorativa agli occupati stagionali nonché per non disperdere professionalità e competenze acquisite, la precedente gestione, a fine stagione, provvedesse alla sottoscrizione di una sorta di impegno per la stagione successiva;
   sembrerebbe, inoltre, che l'ufficio risorse umane di Valtur abbia risposto, ad alcuni lavoratori stagionali che avevano richiesto informazioni sul riavvio della stagione estiva, che avrebbero provveduto ad assumere prima i loro dipendenti, presumibilmente provenienti dalla penisola;
   nel 2012, alcuni organi di stampa locali avrebbero dato la notizia che Valtur, per la selezione del personale nelle tre strutture sarde di Golfo Aranci, Alghero e La Maddalena, nell'isola di Santo Stefano, avrebbe incaricato un'agenzia romena per la selezione del personale in quel paese;
   è il caso di rilevare che uno dei principi cardine della promozione turistica è la valorizzazione del territorio, delle sue risorse naturali, dei prodotti tipici nonché della cultura e le tradizioni locali, che si può concretizzare unicamente grazie alla partecipazione degli abitanti dei territori interessati, coinvolti direttamente o indirettamente nelle attività delle strutture ricettive;
   è il caso di sottolineare che dal mancato rinnovo dei contratti al personale stagionale ne deriverebbe un danno, in primo luogo, per la qualità dell'offerta turistica, che sarebbe privata del legame con il territorio, in secondo luogo, per l'economia dell'area, che perderebbe una fonte di redditività determinata dagli occupati e dall'indotto –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
   se risulti che il nuovo gestore della struttura abbia reimpiegato, nei ruoli e nelle mansioni dei lavoratori stagionali già impegnati negli anni scorsi nella struttura del Tanka Village, per la stagione estiva 2016;
   quali iniziative intendano adottare per garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e delle professionalità, nonché delle competenze maturate dai lavoratori negli anni. (4-13445)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   le risultanze mediatiche, parlamentari e non in ultimo sanitarie hanno evidenziato che, nonostante il cosiddetto «tempo di pace», nelle Forze armate italiane, è in corso una «strage di innocenti», a seguito di patologie asbesto correlate;
   si apprende dunque che negli scorsi decenni molti militari sono stati esposti a fibre di amianto le quali fanno parte di componentistiche di mezzi in dotazione, quali elicotteri, navi, mezzi pesanti e altro;
   il Ministro della difesa, rispondendo il 10 agosto 2015 all'interrogazione a risposta scritta presentata dal firmatario del presente atto n. 4-08875, ha dichiarato che risultano 405 casi di «malattia asbesto correlati» con 211 decessi nello stesso periodo, in particolare: 45 decessi in Aeronautica, 50 nei Carabinieri, 39 nell'Esercito e 77 nella Marina militare;
   tuttavia, nel 2012, un addetto stampa della Marina militare ha dichiarato che «l'amianto è stato rimosso completamente solo sul 29 per cento e parzialmente sul 54 per cento delle 148 navi contaminate»;
   tale dichiarazione lascia chiaramente intendere che tuttora i militari della Marina militare sono imbarcati su navi che non sono state ancora bonificate o quantomeno non del tutto bonificate rispetto all'amianto utilizzato, che si trova nelle tubature, nei macchinari e persino nelle cabine, con conseguente inevitabile esposizione di tutto il personale a bordo, e anche nelle basi a terra;
   quasi ogni giorno l'Osservato nazionale amianto (ONA) riceve segnalazioni di nuovi casi di patologie asbesto-correlate, che purtroppo sono quasi sempre ad esito infausto e molti altri purtroppo saranno destinati ad ammalarsi per via delle esposizioni avvenute negli scorsi decenni;
   poiché non sussiste una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla, e quindi qualsiasi esposizione può essere letale e comunque anticipa i tempi di latenza e quindi diminuisce i tempi di sopravvivenza, per evitare che ci siano altri militari esposti che non lo sono stati prima d'ora, è fondamentale ultimare le bonifiche;
   i cosiddetti «criteri di Helsinki» hanno definitivamente confermato, in sede di recente revisione, la fondatezza dei principi sostenuti dall'ONA, secondo i quali solo la prevenzione primaria, che presuppone di evitare ogni forma di esposizione all'amianto, costituisce l'unico efficace strumento per evitare i nuovi casi di patologie asbesto-correlate, ovvero per diminuire il rischio e non anticipare la latenza per coloro che sono già stati esposti;
   peraltro, pende presso il tribunale penale di Padova un processo penale a carico di 14 alti ufficiali, (tra cui 6 ammiragli) della Marina militare italiana, imputati di «omicidio colposo e cooperazione nel 7 delitto colposo», in ragione della morte sospetta di decine e decine di militari;
   la difesa di molti militari malati e familiari di quelli deceduti ha chiesto ed ottenuto che il tribunale di Padova autorizzasse la citazione del Ministero della difesa quale responsabile civile, perché risponda in solido con gli imputati di tutti i danni cagionati dai reati contestati; il difensore di alcune delle parti civili che si sono costituite nel suddetto procedimento penale e ha ritenuto di non condividere la decisione del Ministero della difesa di far assistere gli ufficiali imputati dall'Avvocatura generale dello Stato e, quindi, con costi per i contribuenti, in assenza di segnalazione delle condotte di cui al capo d'imputazione alla competente Corte dei Conti;
   l'ONA ha costituito un dipartimento per l'assistenza medica e legale dei marinai esposti e vittime dell'amianto e dei loro familiari, il cui coordinatore si è fatto portavoce del grido di dolore delle vittime e anche di numerosi militari che sono ancora in servizio, chiedendo al nuovo Capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Valter Girardelli, che si insedierà il 21 giugno 2016, di «portare a termine le bonifiche nel rispetto della sacralità della vita umana, lesa dalle esposizioni all'amianto, dannose per la salute»;
   i numeri forniti dal Ministro della difesa circa il numero dei casi di patologie asbesto-correlate e dei decessi non coincidono con quelli a disposizione dell'ONA. Ciò è dovuto soprattutto al mancato coordinamento tra le diverse banche dati: in quella dell'INAIL, che è in possesso di tutti i dati sui casi gli mesotelioma che pubblica nel relativo registro, risultano 621 casi, censiti nella tabella 26 a pagina 76 del V rapporto;
   inoltre, vanno censite anche le altre patologie asbesto-correlate, tra le quali il tumore polmonare, le asbestosi, con le relative complicanze e altro, in modo da avere l'esatto quadro del fenomeno epidemico in corso e definire le responsabilità ai vari livelli e adottare ulteriori misure preventive;
   i vertici della Marina militare che in passato hanno omesso di rendere edotto il personale dei rischi per la salute insiti negli ambienti di vita e di lavoro a causa della presenza di amianto, tanto all'interno delle navi militari che degli altri ambienti frequentati dagli stessi per ragioni di servizio, oltreché di informarli dei rischi ulteriori prodotti dalle lavorazioni cui erano adibiti, dalle polveri che respiravano e dallo stesso uso di dotazioni di bordo contenenti amianto (guanti, tute e coperte ignifughe), a quanto consta all'interrogante continuerebbero a far imbarcare i militari a bordo delle navi dove è stata riscontrata la presenza di amianto e le bonifiche iniziate tardivamente, non risultano ancora portate a compimento –:
   se il Ministro della difesa sia a conoscenza della presenza di amianto sulle unità navali e sulle basi della Marina militare e quanti siano i siti ancora da bonificare;
   quanti siano i militari della Marina militare attualmente imbarcati a bordo delle unità navali esposti al rischio di amianto;
   se il personale della Marina militare imbarcato sulle unità navali non ancora bonificate, sia stato informato circa il rischio morbigeno per esposizione all'amianto;
   se il personale militare imbarcato sia stato dotato dei dispositivi di protezione individuale (DPI);
   se i Ministri interrogati intendono intraprendere nell'immediato a tutela del personale della Marina militare esposto all'amianto;
   se risulti al Ministro interrogato che gli alti ufficiali della Marina, imputati di omicidio e lesioni, nel processo cosiddetto «Marina Bis», pendente innanzi il tribunale di Padova siano assisti dall'Avvocatura dello Stato;
   se il Ministro della difesa sia conoscenza del fatto che il Ministero è stato citato come responsabile civile per la condotta degli imputati, così come contestato, e che in caso di accertata responsabilità penale verrà condannato in solido con gli imputati al risarcimento dei danni da reato;
   se il Ministro della difesa e le autorità competenti del Ministero abbia segnalato alla Corte dei Conti la condotta degli imputati, anche in ragione dei profili connessi all'eventuale danno erariale, che, ad avviso dell'interrogante, si è già determinato per la lesione all'immagine e per la lesione della salute di molti dipendenti civili e militari del Ministero della difesa;
   se i Ministri interrogati intendano istituire un servizio di sorveglianza sanitaria per il personale militare e civile della Marina militare esposto ad amianto.
(4-13467)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl comunicazioni, inizialmente «Sindacato nazionale/Postelegrafonici», è una delle sigle sindacali firmatarie del CCNL Poste Italiane spa, il cui segretario generale risulta essere il signor Salvatore Muscarella, da ultimo rieletto nel Congresso nazionale svoltosi il 28 maggio 2015;
   nella delibera approvata dal Congresso nella medesima data, è stata ribadita l'autonomia patrimoniale, organizzativa, amministrativa e statutaria della Federazione ed è stata altresì confermata l'adesione della Federazione alla Confederazione UGL, senza riconoscere però a quest'ultima alcun poter impositivo o deliberativo nei confronti della scelta degli organi di gestione e di rappresentanza della Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl Comunicazioni;
   la suddetta Federazione, per i propri rappresentanti, gode dei permessi sindacali retribuiti previsti dalla normativa vigente e dagli accordi siglati con Poste Italiane (in particolare quelli del 12 aprile 2013 e del 5 febbraio 2014);
   con nota del 9 marzo 2016 Poste Italiane comunicava alla Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl Comunicazioni che l'azienda avrebbe riconosciuto alle persone che attualmente ne godono nonché a quelle che verranno eventualmente designate come nuovi beneficiari, permessi non retribuiti per lo svolgimento delle attività di riferimento;
   la società Poste Italiane spa avrebbe motivato tale scelta sulla base di una presunta situazione di incertezza in ordine all'individuazione dei soggetti legittimati a rappresentare la Federazione Ugl Comunicazioni e all'individuazione dei legittimi fruitori dei permessi sindacali retribuiti di cui all'accordo siglato in data 5 febbraio 2014;
   in particolare Poste, per quanto di conoscenza, avrebbe motivato la scelta di non riconoscere i permessi retribuiti per lo svolgimento delle prerogative sindacali richiamandosi ai contrasti insorti all'interno della Confederazione UGL successivamente al Consiglio Nazionale Straordinario del 29 aprile 2014, convocato in seguito alle dimissioni del Segretario generale Geremia Mancini, nel quale il signor Francesco Paolo Capone si proclamava Segretario Generale;
   detti contrasti, cui la Federazione risulta estranea attesa la sua autonomia giuridica, sono stati peraltro risolti a seguito delle pronunce del tribunale di Roma che ha dichiarato l'illegittimità delle elezioni di Capone a Segretario generale della Confederazione, pronunce di cui è stata messa al corrente anche Poste Italiane spa;
   alla luce dei provvedimenti giudiziali del tribunale di Roma, il signor Capone deve pertanto ritenersi privo di rappresentatività all'interno della Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl e illegittimi – se non nulli – devono altresì ritenersi i provvedimenti con i quali il medesimo ha «commissariato» diverse Federazioni della UGL dopo aver rimosso ed espulso i relativi segretari e se ne è auto nominato «reggente» come avvenuto per la Federazione, in relazione alla quale, dapprima provvedeva ad espellere il segretario generale Muscarella e successivamente la «commissariava», auto-nominandosi reggente;
   Poste Italiane spa, sulla base del predetto atto della confederazione, continuava a negare il riconoscimento dei permessi sindacali retribuiti nei confronti del segretario generale e arrivava persino a sospendere la retribuibilità dei permessi sindacali già concessi all'intera struttura della Federazione;
   la segreteria confederale della UGL, deliberava in data 10 febbraio 2016, dandone comunicazione a Poste Italiane, la nomina del segretario confederale Rossi a «reggente» della Federazione e la società Poste, per conto suo, comunicava, con nota del 29 febbraio 2016, il riconoscimento esclusivamente di permessi non retribuiti alle persone nei cui confronti sia messa in discussione la titolarità dei rispettivi ruoli nell'ambito dell'organizzazione sindacale;
   la condotta di Poste Italiane spa, appare agli occhi dell'interrogante ingiustificata se si considera che la Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl Comunicazioni è un autonomo soggetto giuridico rispetto alla Confederazione UGL, dotata di una propria organizzazione e struttura territoriale distinta da quella della Confederazione UGL e riveste una propria soggettività originaria, per cui ogni contrasto interno alla Confederazione appare irrilevante;
   in definitiva, sembra all'interrogante che la Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl non sia classificabile quale un organo della Confederazione UGL ma abbia natura pienamente autonoma ed originaria, nonché piena rappresentatività all'interno della categoria delle comunicazioni;
   ad avviso dell'interrogante, la mancata concessione di permessi sindacali retribuiti, attuata dall'azienda Poste, danneggia la Federazione e i suoi rappresentanti sul territorio, impedendo di fatto l'esercizio dell'attività sindacale –:
   se il Governo alla luce delle considerazioni esposte in premessa, ritenga che i comportamenti assunti di recente da Poste Italiane spa, siano conformi ai principi di trasparenza e anticorruzione, profilandosi, nel caso di specie, pruna condotta di indebita ingerenza da parte della società, che danneggia la Federazione Nazionale Comunicazioni Ugl, firmataria del contratto collettivo nazionale di Poste spa, in favore di altro soggetto estraneo alla medesima, così da rendere di fatto impossibile lo svolgimento dell'attività sindacale da parte della medesima Federazione sindacale. (5-08871)


   PESCO, VILLAROSA, RUOCCO, CARIELLO, BRUGNEROTTO, CRIPPA, ALBERTI e CASTELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   con decreto direttoriale n. 21729 dell'11 giugno 2009 dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è stato emanato il regolamento del Superenalotto, il cui articolo 4 prevede che «il costo unitario al pubblico della singola combinazione di gioco è di euro 0,50; la giocata minima non può essere inferiore a due combinazioni di gioco» (comma 2) e che «il montepremi destinato alle vincite di ciascun concorso è costituito dal 34,648 per cento dell'ammontare complessivo del costo al pubblico delle combinazioni di gioco raccolte» (comma 3);
   con decreto direttoriale n. 109175 del 16 novembre 2015 dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli è stato aggiornato il regolamento del Superenalotto e del Superstar, prevedendo con l'articolo 4 che «la posta di gioco è di euro 1,00. La giocata minima equivale a una combinazione di gioco» (comma 1) e che «il montepremi è costituito dal 60 per cento della raccolta» (comma 3);
   il nuovo regolamento è entrato in vigore, per la prima volta, in occasione dell'estrazione di sabato 2 febbraio 2016;
   da un articolo del 12 maggio 2016, pubblicato sul « Foglietto della Ricerca», notiziario on line del sindacato nazionale lavoratori della ricerca, più brevemente Usi-Ricerca, a firma del presidente dell'Adusbef Elio Lannutti, dal titolo «L'aumento del Superenalotto sfugge all'Istat: malafede o distrazione ?», si apprende che dall'inizio del 2016, la voce «Concorsi pronostici», che contribuisce al calcolo dell'inflazione, non ha fatto registrare alcuna variazione dell'indice dei prezzi;
   nel suddetto articolo, confrontando il costo della giocata di una combinazione di 6 numeri, al netto della quota che forma il montepremi, ridistribuito ai vincitori, si quantifica in 22,4 per cento l'aumento del costo del Superenalotto;
   la voce «Concorsi pronostici» ha un peso del 2 per cento sul paniere dell'indice dei prezzi al consumo NIC; l'Istat non rende noto se e come suddivide tale peso tra i diversi giochi a premi, ma attribuendolo per intero alla variazione del costo del Superenalotto si avrebbe una maggiore inflazione di circa mezzo punto percentuale e, in particolare, l'inflazione a febbraio 2016 sarebbe di +0,2 per cento anziché -0,3 per cento, a marzo 2016 sarebbe di +0,2 per cento anziché -0,2 per cento e ad aprile 2016 sarebbe pari a 0 anziché a -0,5 per cento;
   ogni decimale di inflazione in più comporta un maggior esborso per il sistema pensionistico di 230 milioni di euro lordi e 170 milioni di euro al netto dell'Irpef, dovuti al meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni;
   una maggiore inflazione avrebbe un impatto sul coefficiente di rivalutazione degli accantonamenti per il TFR, sul rinnovo dei contratti di lavoro e su innumerevoli rapporti economici tra privati (assegno di mantenimento per il coniuge in regime di separazione legale, canoni di locazione di immobili, e altro);
   un deflatore dei consumi privati delle famiglie di maggiore entità, potrebbe causare una minore crescita in termini reali, a parità di prodotto interno lordo nominale –:
   se quanto riportato nell'articolo di stampa citato trovi conferma;
   in caso affermativo, se l'indice dei prezzi al consumo calcolato dall'Istat sarà rettificato per tenere conto dell'indiscutibile aumento del costo del Superenalotto;
   quali iniziative si intendano adottare nei confronti dei responsabili dell'Istat che avrebbero valutato in maniera non corretta l'inflazione;
   se l'aumento dell'importo della giocata favorendo l'incentivazione ad astenersi dal giocare, non possa integrare una forma di aiuto di Stato alle concessionarie di giochi online e slot machine, e quindi anche essere tale da determinare un possibile danno alle casse pubbliche.
(5-08873)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato al quotidiano economico: Il Sole 24 ore il 28 maggio 2016, nel prossimo decreto-legge sulla finanza per la crescita 2, che il Governo dovrebbe emanare a breve, saranno previste misure di finanziamento alternativo al credito erogato dalle banche, in favore delle piccole e medie imprese;
   al riguardo, il suesposto articolo evidenzia che i Pir – Piani individuali di risparmio, Eltif – ovvero i fondi di investimento europeo a lungo termine che rappresentano un nuovo tipo di organismo di investimento collettivo del risparmio introdotto con regolamento UE n. 2015/760 e i fondi comuni che fanno direct lending alle imprese, (ovvero la possibilità di concedere prestiti, ponendo fine alle incertezze normative e interpretative che avevano caratterizzavano i primi interventi), rappresentano degli strumenti finanziari di sostegno al risparmio nei confronti delle piccole e medie imprese;
   l'intervento normativo, che conterrà i medesimi strumenti finanziari, per richiamare il risparmio privato, è destinato ad una vasta platea di risparmiatori, volto in particolare ad indirizzare parte di quella rilevante ricchezza accumulata dagli italiani, (secondo quanto riporta l'articolo in precedenza richiamato, in Italia il risparmio delle famiglie è pari a 3.800 miliardi di euro) verso il sistema delle imprese;
   i vantaggi fiscali legati agli investimenti nei Piani individuali di risparmio, nelle piccole e medie imprese, consistono in un'esenzione d'imposta fino a 30 mila euro all'anno, (fino ad un massimo accumulato di 150 mila euro) accordato a condizione di mantenere l'investimento per almeno tre anni;
   un'ulteriore condizione prevista ed indispensabile è che tali risorse siano finalizzate alle imprese quotate e non, a patto di non avere, un fatturato superiore a 300 milioni di euro;
   secondo le stime del Governo, le misure che s'intendono introdurre, potrebbero garantire circa 10 miliardi di euro, per tale segmento strategico del nostro sistema economico e produttivo, mentre invece si stima un flusso potenziale di 40 miliardi di euro all'anno, che potrebbe arrivare alle piccole e medie imprese con gli Eltif e gli altri strumenti di credit fund;
   l'interesse che ha suscitato (in particolare verso gli operatori finanziari esteri) l'ultimo provvedimento del Governo relativo ai prodotti che consentono direttamente ai fondi comuni di erogare prestiti alle imprese è stato enorme; secondo l'autore dell'articolo pubblicato sul Il Sole 24 ore, tuttavia, quello che ancora manca per i fondi esteri europei è il regolamento attuativo della Banca d'Italia che risulta essere in gestazione e dovrebbe arrivare nelle prossime settimane;
   le suesposte osservazioni a giudizio dell'interrogante, relative all'introduzione di nuovi strumenti di finanza privata in favore delle piccole e medie imprese, risultano interessanti e indispensabili, in particolare, con riferimento alle possibilità di finanziare tale categoria dimensionale aziendale, in maniera alternativa al sistema bancario, i cui criteri di erogazione risultano notoriamente, molto spesso rigidi ed immotivatamente complessi nel sostenere gli investimenti e le attività produttive delle piccole e medie imprese;
   la necessità di agevolare fiscalmente la «canalizzazione» del risparmio verso l'economia reale e conseguentemente di insistere sui provvedimenti a sostegno della patrimonializzazione e della crescita dimensionale delle imprese, a giudizio dell'interrogante, è necessaria ed urgente, sebbene le norme non sono sufficienti, in quanto è necessario un cambiamento culturale, in particolare sugli assetti proprietari e la governance delle imprese italiane, che richiedono una modernizzazione;
   ciononostante, a parere dell'interrogante, senza l'apporto di maggiori capitali, non solo evidentemente di provenienza bancaria, ma utilizzando il grande risparmio delle famiglie italiane, non si creerebbero i presupposti per questa evoluzione verso uno scenario di aziende più grandi, aperte al mercato, alla borsa, all'internazionalizzazione –:
   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati, per quanto di competenza, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se intendano confermare il contenuto dell'articolo di stampa in precedenza richiamato, secondo cui nel decreto-legge «finanza per la crescita 2» di prossima emanazione; saranno introdotte nuove misure regolatorie relative ai piani individuali di risparmio finalizzate a sostenere il finanziamento delle piccole e medie imprese e in caso affermativo, se i Ministri interrogati intendano prevedere ulteriori iniziative in favore di tale categoria dimensionale aziendale, che a giudizio dell'interrogante, continua a subire in maniera evidente e negativa gli effetti della crisi economico finanziaria, tutt'altro che superata. (4-13449)


   D'INCÀ, BRUGNEROTTO, DA VILLA e BUSINAROLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la determinazione e la ripartizione del fondo per la retribuzione di risultato, dopo il passaggio dalla disciplina pubblicistica a quella privatistica, della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa, parte normativa 1994/1997 e parte economica 1994/1995, è determinata dall'articolo 61 del contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL), 5 dicembre 1996;
   il suddetto articolo stabilisce che il finanziamento del fondo della retribuzione di risultato è costituito «nel suo ammontare, dalla somma complessiva dei fondi di produttività sub 1 e sub 2 di cui agli articoli 57 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica n. 348/1990 – ripartita secondo le quote storiche spettanti a ciascun ruolo –, determinata per l'anno 1993 e decurtata della percentuale di cui all'articolo 8, comma 3, della legge n. 537/1993»;
   l'approvazione del successivo contratto collettivo, del 12 luglio 2001, reca, tra l'altro l'interpretazione autentica del predetto articolo 61, specificando che, per «quote storiche spettanti», si intendono le quote per il pagamento delle incentivazioni «originariamente determinate ai sensi degli articoli 57 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica n. 348/1990, applicati immediatamente prima del passaggio al nuovo sistema della retribuzione di risultato, con la decurtazione percentuale prevista dall'articolo 8, comma 3, della legge n. 537/1993»;
   le aziende sanitarie, in applicazione di quanto sopra riportato, hanno calcolato il nuovo fondo della retribuzione di risultato in base alle quote storiche spettanti, intendendo, con tale espressione, quelle precedentemente assegnate a ciascun gruppo di personale, così come identificate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 348/1990, con riferimento agli accordi decentrati ed alle clausole ivi previste, vigenti in ciascuna azienda immediatamente prima dell'applicazione dell'articolo 61 in questione;
   il nuovo sistema della retribuzione di risultato, con un fondo erogato in base al raggiungimento di obiettivi, non avrebbe dovuto comportare oneri aggiuntivi diretti od indiretti, rispetto al precedente sistema che prevedeva l'erogazione di quote di compensi incentivanti a fronte dell'effettuazione di un numero di ore di plus orario, individuate con accordi decentrati del resto, lo stesso importo, che prima poteva essere erogato individualmente o per categorie, a fronte dell'effettuazione del plus orario e denominato come incentivazioni, verrebbe ora erogato quale retribuzione di risultato al raggiungimento degli obiettivi assegnati;
   infatti, l'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (A.R.A.N.), nella propria relazione inviata con nota n. 9527 del 25 giugno 2001, ha attestato l'assenza di aggravi alla spesa pubblica e parimenti la Corte dei Conti, con propria deliberazione n. 34 del 10 luglio 2001, ha certificato la non imputabilità di oneri aggiuntivi dovuti al CCNL, di interpretazione autentica del 12 luglio 2001, purché nel determinare le risorse destinate a costruire il fondo per la retribuzione di risultato, si facesse riferimento al complessivo quadro normativo e contrattuale, comprensivo anche delle clausole contenute negli accordi decentrati a livello aziendale;
   alcune sigle sindacali, in contrasto con quanto sopra riportato, hanno presentato ricorsi, accolti da alcune sentenze, volti ad ottenere la rideterminazione del fondo della retribuzione di risultato, non sulla base dell'importo complessivo derivante dalle quote storiche spettanti a ciascuna categoria, secondo l'interpretazione sopra precisata, ma dell'intero importo del precedente fondo, denominato fondo di incentivazione che, per i dirigenti sanitari non medici ricorrenti, era denominato fondo per la categoria B), con funzione in tutte le aziende di fondo teorico di riferimento. Nella realtà, lo spettante al singolo dipendente ovvero alle categorie era determinato con accordi decentrati sulla base delle risorse disponibili in ogni azienda;
   il risultato di tale operazione interpretativa, espone le aziende sanitarie che hanno in corso le cause, ad un aggravio di spesa assolutamente ingiustificato, stimabile in diversi milioni di euro per ciascuna amministrazione, a decorrere dall'anno di costituzione del nuovo fondo di risultato, che è normalmente il 1997 ovvero il 1994 in relazione a qualche sentenza già intervenuta sul tema;
   nella costruzione dei nuovi fondi, si passerebbe, infatti, da importi quantificabili ad esempio per una piccola azienda con un organico medio di n. 16 dirigenti sanitari, in circa 200.000 euro correlati ad un ipotetico plus orario per azienda di n. 7 ore per ciascun dirigente sanitario, che era il massimo consentito dai CCNL vigenti decreto del Presidente della Repubblica 270/1987 e 384/1990]), a importi dell'interno fondo, che poteva essere costituito, secondo le diverse realtà aziendali, anche da cifre superiori a 750.000 euro, e in taluni casi, sulla base delle diverse sentenze dei giudici del lavoro, l'onere lievitava di decine di milioni di euro per ciascuna azienda;
   in vigenza del decreto del Presidente della Repubblica n. 384/1990, si evidenzia, a tale riguardo, che la ripartizione del fondo di produttività era comunque effettuata sulla base del plus orario assegnato ai singoli dipendenti. Ciò determinava l'impossibilità giuridica di erogare l'intero importo del fondo stesso, atteso che il valore complessivo delle ore di plus orario effettuabili annualmente dai dipendenti era, di norma, di gran lunga inferiore all'ammontare del fondo (teorico di riferimento);
   il problema su evidenziato si è posto in riferimento a varie aziende ove i dirigenti interessati, assistiti da alcune organizzazioni sindacali, hanno formalizzato anche in giudizio richieste di rideterminazione dei fondi secondo questa ultima interpretazione estensiva, che vuole riferirsi agli importi totali dei precedenti fondi per le incentivazioni e non alle quote storiche spettanti. C’è, peraltro, il timore che analoghe pretese si estendano anche ad altre aziende presso le quali non si è verificata ancora una situazione conflittuale;
   a parere degli interroganti, l'accoglimento di tali richieste determinerebbe, sulla base di stime effettuate, a livello nazionale: un incremento dei costi, considerati gli emolumenti arretrati da corrispondere e gli eventuali interessi legali e rivalutazione monetaria, quantificabili in non meno di un miliardo di euro; una ingiustificata differenza di valore, anche nell'ordine di 4/5 volte, tra il fondo della retribuzione di risultato della dirigenza sanitaria rispetto alla dirigenza medica, veterinaria ed amministrativa-tecnica e professionale –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti su esposti;
   se e quali iniziative normative intendano adottare, per quanto di competenza, per definire la questione esposta in premessa, al fine di evitare da un lato, un incremento di spesa per le aziende sanitarie assolutamente incompatibile con le attuali disponibilità di bilancio e, dall'altro, una erogazione di compensi incentivanti retroattivi di valore alquanto elevato – che in alcuni casi potrebbe ammontare anche a centinaia di migliaia di euro, al netto di interessi e rivalutazione monetaria, inoltre privi di riferimento al raggiungimento di specifici obiettivi e di risultato, determinando così una minore distribuzione di risorse per i servizi ai cittadini e alle famiglie, soprattutto per quelle più bisognose di assistenza sanitaria. (4-13457)


   BALDELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   a luglio 2016 sarà addebitato nella bolletta della luce il versamento da 70 euro per le prime sette rate dell'abbonamento relativo al canone Rai;
   il decreto 13 maggio 2016, n. 94, adottato dal Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, recante il regolamento di attuazione delle nuove norme in materia, risulta essere stato pubblicato solo il 4 giugno 2016 sulla Gazzetta Ufficiale;
   il citato decreto non ha compiutamente risolto le difficoltà interpretative, derivanti dalla scarsa chiarezza delle formulazioni normative, già specificamente segnalate dal Consiglio di Stato;
   la direttrice dell'Agenzia delle entrate, nel corso di un'audizione svoltasi alla Camera l'8 giugno 2016, ha dichiarato che la legge ha posto un termine, necessario alle aziende elettriche per rispettare la scadenza del primo luglio, e che l'Agenzia delle entrate ha «fatto i salti mortali» per dare alle aziende stesse i dati necessari;
   nell'ambito della stessa audizione la direttrice Orlando ha inoltre riferito che: «l'attività di adempimento presenta delle difficoltà dovute alla necessaria attività di normalizzazione degli indirizzi volta a correggere eventuali errori o incoerenze e completare le informazioni mancanti» e che «una volta individuati i soggetti potenzialmente destinatari dell'addebito del canone in fattura è necessario verificare la presenza di eventuali situazioni che prevedono la necessità di non addebitare il canone agli utenti, in particolare per i soggetti che hanno presentato la dichiarazione di non detenzione, i soggetti che hanno dichiarato di non dover pagare il canone in quanto addebitato ad altri componenti della famiglia, i soggetti che hanno già effettuato un pagamento per il 2016 con le precedenti modalità, i soggetti che effettuano il pagamento del canone mediante addebito sulla pensione e i soggetti esentati dal pagamento»;
   alla scadenza prevista, in merito alle esenzioni dal pagamento dell'abbonamento, risultano essere state presentate 817.000 dichiarazioni sostitutive di cui 220.000 per via telematica –:
   se il Governo non ritenga che la pubblicazione tardiva del decreto interministeriale possa aver comportato importanti difficoltà nell'attuazione della nuova disciplina e se non intenda fornire, non appena saranno disponibili, dati in relazione alla gestione delle esenzioni e ad eventuali criticità emerse, anche a seguito di possibili cortocircuiti tra le diverse banche dati. (4-13464)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DADONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   sui principali quotidiani nazionali è stata riportata la notizia che Armando Spataro, procuratore capo di Torino, ha inviato una lettera al Ministro della giustizia, al Csm e a tutti i procuratori capi del distretto della Corte di Appello di Torino in cui solleva il grave problema di carenza dell'organico negli uffici giudiziari;
   a Torino, ad esempio, su 244 impiegati amministrativi che dovrebbero essere in servizio ve ne sono meno di 200;
   a Cuneo, invece, mancano 8 giudici sui 26 previsti e sono in servizio 78 impiegati su 91, con uno scoperto quindi di 13 persone;
   a Biella ci sono 23 funzionari sui 38 previsti dalla tabelle ministeriali con una scopertura superiore al 40 per cento;
   a Novara, per quanto riguarda il personale amministrativo vi è una carenza superiore al 14 per cento;
   Verbania è il tribunale con il tasso di scopertura maggiore: ci sono soltanto 10 giudici sui 14 previsti, sono presenti 6 funzionari su 8 e un direttore amministrativo su 3;
   a Vercelli alla fine del 2015 vi erano 16 giudici su 19 mentre il personale amministrativo ha una scopertura del 41 per cento;
   a Ivrea, invece, la pianta organica prevede due direttori amministrativi ma non vi è nessuno, su 14 funzionari ce ne sono 3 e su 9 cancellieri 7. Ad Asti ci sono 22 giudici su 25 mentre ad Alessandria su 29 giudici ci sono 21 Giudici (4 in arrivo), 71 funzionari al posto di 101;
   è evidente come la carenza di personale si riverberi direttamente sulle indagini e sui procedimenti giudiziari e, in generale, procuri grave nocumento all'efficacia e all'efficienza dell'amministrazione giudiziaria –:
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di risolvere tempestivamente la grave carenza di organico illustrata in premessa e contribuire a rendere efficiente il sistema giudiziario della regione. (5-08876)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 18 maggio 2016, il presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, è stato il bersaglio di un gruppo di fuoco che ha sparato all'impazzata dopo aver bloccato la strada dove sarebbe passato con l'auto di scorta;
   il tutto si è svolto in pochi minuti: il gruppo di fuoco ha sparato all'impazzata contro la vettura di Antoci, provocando la reazione dei poliziotti che, a bordo di una seconda auto di scorta, hanno risposto al fuoco, mettendo in fuga i malviventi e ferendone uno;
   Antoci da anni sta combattendo una dura battaglia contro la mafia, in particolar modo quella relativa ai pascoli, ovvero al giro di terreni demaniali ottenuti dai membri della criminalità organizzata, a 30 euro anziché 3.000 euro, in concessione da amministratori corrotti o impauriti;
   quello di Antoci è solo l'ultimo episodio nella lotta alla mafia dei pascoli che ha portato, in data 21 settembre 2014, alla costituzione dell'Associazione spontanea liberi allevatori, comprendente aziende di allevatori di bestiame delle province di Palermo, Caltanissetta ed Enna;
   scopo di detta associazione consiste nell'urgenza di contrastare i numerosi furti organizzati di bestiame che da un paio di anni si verificano in Sicilia con sconcertante cadenza;
   le indagini delle forze dell'ordine, sebbene condotte con serietà, non hanno sortito alcun effetto senza contare che hanno evidenziato dei limiti, in quanto prive dei requisiti necessari alla lotta ad associazioni a delinquere, forse anche di stampo mafioso, alle quali certamente appartiene questa tipologia di reato, stante la complessa organizzazione della filiera criminale;
   inoltre, le su citate indagini non hanno mai tenuto nella giusta considerazione il fatto che le attuali organizzazioni criminali non operano più con le modalità tipiche del «pizzo» e delle estorsioni oggetto, negli ultimi anni, della censura delle popolazioni locali, bensì attraverso furti organizzati ai danni di allevamenti scarsamente controllati dalle forze dell'ordine;
   l'assenza dell'attenzione mediatica intorno a questi episodi di furto di bestiame non permette alle vittime di tali condotte criminali di ricevere la giusta attenzione e non consente di utilizzare mezzi maggiormente appropriati nel tentativo di contrastare questo fenomeno;
   questa tesi che gli allevatori stanno sostenendo deriva dalla considerazione che non ci si trova dinanzi a dei semplici furti di pochi capi di bestiame, in zone sperdute della Sicilia, bensì di fronte ad operazioni criminali articolate, si immaginano condotte a livello interregionale e probabilmente contraddistinte dalla presenza di mandanti, esecutori, basisti, trasportatori, nonché spesso macellatori;
   gli allevatori, a seguito dei ripetuti episodi di furto, versano in una condizione di forte preoccupazione, dal momento che tali condotte criminali sono causa di ingenti perdite, non solo in termini economici;
   alla luce di questo teorema è impensabile che singole stazioni dei carabinieri, pur serie e professionali, possano far fronte ad indagini complesse condotte nei confronti di organizzazioni agguerrite ed attrezzate;
   si pensa che solo attraverso indagini ben strutturate si può essere in grado di controllare una attività criminale che si avvale di una organizzazione che comprende, per esempio, camion motrici che di certo non possono passare inosservati in zone dalla bassissima densità abitativa e ad orari notturni;
   risulta inoltre impossibile poter intercettare le telefonate, che gli autori dei furti certamente si scambiano allo scopo di coordinare le loro attività criminali, senza una opportuna autorizzazione del magistrato al controllo delle cellule telefoniche delle zone interessate;
   è impensabile poi che la macellazione possa avvenire se non in macelli abusivi i quali non possono essere identificati in assenza di indagini ben coordinate, a livello regionale;
   l'assenza di una indagine condotta con i più moderni ed efficaci mezzi da parte delle forze dell'ordine e della magistratura, costringe gli allevatori a sorvegliare ventiquattro ore su ventiquattro i loro allevamenti, con la presenza di armi che, oltretutto, rappresentano anche un pericolo per l'incolumità fisica degli allevatori stessi, nonché una minaccia per l'ordine pubblico;
   anche le comunità territoriali scontano tali problematiche con cali occupazionali e di prodotto interno lordo locale –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   come i Ministri interrogati intendano gestire quella che può tranquillamente essere considerata una emergenza interregionale, con pericolosi riflessi sulla tenuta sociale, sia in termini economici che di ordine pubblico;
   se non sia il caso di assumere le iniziative di competenza per fornire alla magistratura ed alle forze dell'ordine i mezzi adeguati alla lotta a delle vere e proprie associazioni a delinquere presenti sul territorio siciliano, riconsiderando i furti di bestiame come atti propri di una criminalità organizzata, anziché come sporadici ed isolati furti di bestiame.
(4-13428)


   SPADONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il Tribunale di Reggio Emilia ha una grave carenza di organico di personale: rispetto alla pianta organica, in servizio vi è circa il 20 per cento di personale in meno e tra l'80 per cento in servizio sono compresi anche i lavoratori assenti per maternità, aspettativa e malattia;
   il maggior difetto riguarda la carenza di funzionari giudiziari: sono in servizio solo 9, di cui alcuni in malattia e aspettativa, mentre da pianta organica dovrebbero essere nel numero di 16, registrando dunque una grave scopertura del 50 per cento circa;
   il dirigente del tribunale di Reggio Emilia, dottor Prelati Graziano, è anche dirigente reggente del tribunale dei minori di Bologna, altro ufficio duramente colpito dalla drastica scopertura di organico del 50 per cento;
   dei 5/6 funzionari promessi dalla regione dopo sollecito solo uno per il momento è giunto al palazzo di giustizia di Reggio Emilia –:
   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato al fine di sopperire a tali carenze che si verificano con una preoccupante gravità, anche se con una maggior rilevanza nei casi sopracitati, sull'intero territorio nazionale;
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato e quale sia la tempistica necessaria, vista l'estrema urgenza di far fronte a questa problematica al fine procedere all'aumento di organico minimo affinché sia assicurata una modalità efficace di amministrazione della giustizia nel territorio di Reggio Emilia e Provincia, anche in vista del grande «processo Aemilia» in corso;
   se il Ministro abbia preso in considerazione la possibilità di assumere iniziative per distribuire in modo più omogeneo ed equilibrato il personale nei vari palazzi di giustizia e indire nuovi concorsi e assunzioni. (4-13432)


   SPADONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   rispetto ad un anno fa, la situazione del magistrato di sorveglianza per Reggio Emilia, Parma e Piacenza è divenuta più critica: pur essendo stato assegnato un nuovo magistrato all'ufficio sono diminuiti al contempo i lavoratori addetti come personale di cancelleria;
   il magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia ricopre non soltanto la Provincia di Reggio Emilia, ma anche quella di Parma e Piacenza e vari Istituti quali quelli del 41-bis dell'ordinamento penitenziario, i sex offender, la nuova rems, l'ospedale psichiatrico giudiziario e il centro diagnostico terapeutico con circa 1.100/1.200 persone assoggettate;
   in pianta organica dovrebbero essere in 9 i lavoratori addetti come personale di cancelleria, ma di fatto sono solo in cinque, di cui un autista, un commesso e tre cancellieri di cui uno part-time;
   pertanto, anche se è arrivato un nuovo magistrato, non vi è sufficiente personale per smaltire il lavoro di cancelleria; ad aggravare la situazione inoltre la dottoressa Salsi, magistrato di sorveglianza, è stata incaricata anche a Modena pro-tempore;
   a differenza di Reggio Emilia, ad esempio, la situazione dell'ufficio di sorveglianza a Modena è ben diversa in quanto la giurisdizione è limitata alla sola provincia con circa 450 soggetti tra carcere e una sola casa di custodia in misura di sicurezza non psichiatrica. Vi sono addette dodici persone in organico ed una ulteriore in distacco –:
   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato al fine di sopperire a tali carenze che si verificano non solo nel caso sopracitato ma anche su tutto il suolo nazionale;
   se il Ministro abbia preso in considerazione la possibilità di assumere iniziative per distribuire in modo più omogeneo ed equilibrato il personale nei vari uffici di sorveglianza e indire nuovi concorsi e assunzioni. (4-13433)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALLASCAS e NICOLA BIANCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di maggio 2016, Assaeroporti ha pubblicato i dati relativi al traffico aereo registrato nel precedente mese di aprile, dal quale risulta esserci stato un drastico calo del numero di passeggeri transitati negli aeroporti della Sardegna rispetto al medesimo periodo del 2015;
   in particolare, secondo i dati dell'associazione, nel mese di aprile, gli scali di Cagliari e Alghero, avrebbero perso circa 80 mila passeggeri, mentre restano pressoché invariati i numeri relativi al traffico passeggeri dell'aeroporto di Olbia;
   nello specifico, il traffico dell'aeroporto di Alghero è passato da 142.001 a 89.639 passeggeri, con una perdita pari a -36,9 per cento (-58,6 per cento degli arrivi internazionali), mentre, nel medesimo periodo di riferimento, il traffico dell'aeroporto di Cagliari è passato da 284.166 a 259.765 passeggeri, con una perdita pari a –8,6 per cento (-30,7 per cento degli arrivi internazionali);
   nell'edizione di giovedì 9 giugno 2016, il quotidiano l’Unione Sarda ha pubblicato un'anticipazione sui dati relativi al mese di maggio, che confermerebbero il forte calo del flusso passeggeri nei due aeroporti sardi;
   in particolare, secondo quanto riportato dal quotidiano, nell'aeroporto di Cagliari a maggio si sarebbe registrato un calo del 25 per cento degli arrivi internazionali (-5,8 per cento per il traffico generale), mentre nell'aeroporto di Alghero si sarebbe registrato un calo del 48 per cento degli arrivi internazionali (-31,9 per cento per il traffico generale);
   la riduzione del traffico aereo nei suddetti scali aeroportuali, soprattutto per quanto attiene ai collegamenti internazionali, è direttamente riconducibile alla decisione di una nota compagnia aerea low cost di cancellare le rotte da e per la Sardegna, tant’è che, come precedentemente detto, l'aeroporto di Olbia, dove non era presente il citato vettore, non ha subito alcun calo;
   è il caso di rilevare che, come annunciato dallo stesso management della compagni aerea, il rettore lascerebbe l'isola per effetto del rincaro, a partire dal 1o gennaio 2016, delle tasse aeroportuali che renderebbero non più concorrenziali le rotte per la Sardegna, rispetto ad altre mete turistiche del Mediterraneo;
   l'incremento, pari a 2,50 euro a passeggero, porterebbe infatti a 9,00 euro l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco dei passeggeri sugli aerei, annullando l'efficacia delle promozioni low cost;
   è il caso di sottolineare che il rincaro non comporterebbe alcun vantaggio alle amministrazioni comunali, visto che gli introiti derivanti andranno a finanziarie, per i prossimi tre anni, il fondo speciale dell'Inps destinato a integrare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori Alitalia;
   il calo dei passeggeri negli aeroporti di Cagliari e Alghero rappresenta un grave danno per un'isola che, con grande difficoltà, stava riscoprendo, grazie soprattutto alle opportunità offerte dalle compagnie low cost, la sua normale vocazione turistica;
   in Sardegna sono sorte in questi anni numerose realtà imprenditoriali nel settore del turismo volte a favorire uno sviluppo sostenibile del comparto e ad arricchire l'offerta grazie alla promozione integrata di territorio, ambiente, cultura e tradizioni, secondo un progetto armonico volto a valorizzare sia le località costiere sia l'entro terra dell'isola;
   questo impegno, che ha richiesto considerevoli investimenti, rischia di essere vanificato per effetto del mancato superamento delle criticità determinate dalla condizione di insularità;
   nell'edizione di venerdì 20 maggio 2016, il quotidiano L'Unione Sarda ha pubblicato un'intervista al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Luca Lotti, rilasciata in occasione di un incontro elettorale che si è tenuto a Cagliari, nella quale l'esponente del Governo, rispondendo a una domanda specifica sul tema delle tasse aeroportuali, ha dichiarato «sulle tasse aeroportuali il ministro Delrio è impegnato a verificare in che modo possa incidere il governo per riuscire ad abbassare se non addirittura a eliminarle. Nei prossimo giorni arriveranno delle risposte» –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
   quali siano gli orientamenti del Governo in merito a una rimodulazione delle tasse aeroportuali a fronte delle criticità causate al settore turistico della Sardegna dal rincaro introdotto a partire dal 1o gennaio 2016. (5-08870)


   SPESSOTTO, DE LORENZIS, PAOLO NICOLÒ ROMANO, LIUZZI e CARINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con risoluzione in Commissione n. 7-00939, a prima firma dell'interrogante, dopo esser stato evidenziato, in accordo anche con la recente relazione dell'Istituto Superiore di Sanità, i rischi per la salute umana e l'ambiente legati al funzionamento dei motori diesel e, in particolare, dei Filtri antiparticolato (Fap), si auspicava un impegno del Governo volto all'assunzione di iniziative atte ad una verifica urgente sulla effettiva correttezza delle procedure adottate negli ultimi anni dalle strutture ministeriali competenti al rilascio dell'omologazione per i dispositivi antiparticolato, nonché ad un'eventuale revisione delle suddette procedure autorizzative;
   nelle more della discussione della citata risoluzione e considerata l'estrema attualità della problematica di cui oggetto, l'interrogante presentava altresì un'interrogazione a risposta immediata in Commissione (n. 5-08110), i cui elementi di risposta forniti dal Sottosegretario di Stato alle infrastrutture e ai trasporti Umberto Del Basso de Caro non possono però essere considerati esaurienti;
   in particolare, in quella sede, il Sottosegretario ha affermato che la campagna dei test delle emissioni inquinanti è stata avviata nel mese di gennaio scorso, vale a dire un mese prima dell'emanazione del decreto dirigenziale che stabilisce le modalità e le procedure per la campagna di prove sui veicoli, con un'evidente discrasia temporale anche in relazione alla convenzione, peraltro già in atto, ancora prima della pubblicazione del decreto del 26 febbraio 2016;
   gli interroganti sollevano poi alcune perplessità in merito alle categorie di veicoli elencate all'articolo 2 del decreto dirigenziale del 26 febbraio 2016 – cui fa riferimento De Caro nella sua risposta – e interessate alle verifiche sul tipo omologato, in cui rientrerebbero anche i ciclomotori, i motocicli e i rimorchi, nonostante l'ambito di applicazione delle disposizioni si riferisca ai veicoli M1 (trasporto fino a 8 persone) e N1 (trasporto merci fino a 3,5 T);
   in merito agli elementi di risposta forniti durante il question time con riguardo alle politiche di mobilità a basso impatto ambientale, si rileva come le risorse disponibili richiamate dal Sottosegretario siano relative al capitolo di spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e non a quello delle infrastrutture e dei trasporti e come il Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile, nonostante sia previsto dalla legge n. 221/2015 in vigore a partire dal 2 febbraio, non sia ancora operativo;
   si rileva altresì una certa confusione normativa su quale sia l'organismo che debba intendersi come effettivamente incaricato ad operare le opportune verifiche, se la stessa Direzione generale o piuttosto gli istituti specializzati richiamati nella disposizione, considerato che per la campagna prove sui veicoli, attuata con il richiamato decreto dirigenziale del 26 febbraio 2016, vengano indicati, all'articolo 4, i soggetti incaricati alle verifiche, effettuate dalla Direzione generale motorizzazione, «attraverso i propri uffici centrali e periferici, anche avvalendosi di istituti specializzati e di idonei laboratori»;
   con riferimento alle azioni di mobilità sostenibile e a basso impatto ambientale, si fa presente come il decreto ministeriale del 2 febbraio 2016, con cui è stata prevista l'estensione di tali finanziamenti a tasso agevolato anche a coloro i quali operano nei settori delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e per l'erogazione di combustibili alternativi, trasporto collettivo e condiviso, e in generale mobilità sostenibile, non sia stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale –:
   con riferimento alla convenzione stipulata il 14 dicembre 2015 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e un organismo indipendente non meglio identificato quale sia il soggetto che sia stato incaricato ad effettuare le suddette verifiche, nonché i criteri di individuazione del medesimo soggetto, i costi dell'operazione, le scadenze temporali entro cui l'organismo individuato dovrà dare riscontro dell'attività svolta e l'eventuale pubblicità che sarà data alle risultanze delle prove e della relativa reportistica;
   per quanto riguarda l'aspetto sanzionatorio, se il Ministro interrogato possa chiarire l'effettiva possibilità per il Governo, come previsto dal decreto ministeriale del 26 febbraio 2016, di mettere in atto le sanzioni previste all'articolo 77 del codice della strada, per i soggetti che producono o mettono in commercio veicoli non conformi al tipo omologato. (5-08877)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel territorio nisseno il contraente generale «Empedocle 2» sta realizzando, per il secondo lotto, il corridoio plurimodale tirrenico Nord Europa, itinerario Agrigento – Caltanissetta – A19, strada statale 640 di Porto Empedocle, ammodernamento e adeguamento alla categoria B del decreto ministeriale 5 novembre 2001;
   l'opera è costituita dal primo tratto dall'ammodernamento della strada statale 640 per un totale di 31 chilometri per il primo lotto e ricade nel territorio della provincia di Agrigento. Il secondo maxi lotto è compreso tra il chilometro 44 e lo svincolo di Imera per un totale di 28,2 chilometri, ricadendo nel territorio provinciale di Caltanissetta e, solo per l'ultimo tratto, in quello di Enna;
   attualmente è in fase di realizzazione la seconda «canna» della «galleria Caltanissetta»;
   durante l'esecuzione della prima «canna» della galleria Caltanissetta della lunghezza di chilometri 4,00 realizzata con la TBR, si sarebbero attivati diffusi cedimenti nelle strutture pubbliche, nonché negli edifici privati esistenti, posti lungo la proiezione del tracciato della galleria;
   i danni più consistenti si sarebbero verificati nell'area urbanizzata di via Pietro Leone, dove molti fabbricati privati, pur essendo distanti dal tracciato della prima galleria hanno subito e continuano a subire estesi cedimenti, sia nelle strutture sia su piazzali e strade di accesso;
   i proprietari degli edifici che sono oggetto di dissesto hanno inviato, con l'ausilio del proprio tecnico dottor geologo Gianfranco Zigarelli, con posta certificata sia all'ANAS di via Mozambico Roma che alla Soc. Empedocle 2 s.c.p.a di contrada Bigini Caltanissetta, un report fotografico dei danni subiti ed una richiesta di sopralluogo al fine di valutare i danni causati dalla realizzazione della galleria;
   dai sopralluoghi effettuati dai tecnici della Soc. Empedocle 2, si è constatato che i cedimenti sono in atto e che era necessario monitorare gli stessi con l'applicazione di mire ottiche nei vari fabbricati;
   il tracciato della seconda galleria in fase di esecuzione, ricade perfettamente lungo la proiezione del CEFPAS (Centro per la formazione permanente e l'aggiornamento del personale del servizio sanitario) e dei fabbricati di via Pietro Leone;
   nell’«Autorizzazione ad introdursi in proprietà privata per l'esecuzione di attività connesse alla progettazione dell'opera pubblica articolo 15 decreto del Presidente della Repubblica: no 327/2001» era stata prevista la collocazione di strumentazioni negli edifici esistenti e l'effettuazione di indagini nel sottosuolo, ma ad oggi, a quanto consta all'interrogante, nessuna verifica ed indagine prevista è stata messa in atto;
   la mancanza delle suddette indagini e delle verifiche delle condizioni geologiche dell'area ha determinato delle fallanze sul sistema di prevenzione del rischio di danni strutturali su diversi edifici, sulla base anche delle caratteristiche geologico-strutturali delle aree interessate dal tracciato;
   la stessa società Empedocle 2, pur avendo constatato, tramite l'utilizzo di mire ottiche, che i cedimenti erano in atto, ad oggi non sembra aver provveduto all'esecuzione di alcuna indagine e verifica;
   la società Empedocle 2, a quanto consta all'interrogante, non ha provveduto a documentare fotograficamente lo stato dei luoghi prima e dopo l'esecuzione della galleria, allo scopo di avere un eventuale raffronto fra lo stato iniziale degli edifici e quello successivo alla realizzazione della galleria, e in modo tale da non avere dubbi sulla concomitanza dell'esecuzione della galleria e della comparsa dei dissesti nelle strutture;
   anche per la seconda galleria (parallela alla prima), risulta che attualmente nessuna indagine sia stata condotta, e quindi potrebbero attivarsi in fase di esecuzione danni consistenti sulle strutture che ancora oggi subiscono i dissesti della prima «canna», con conseguenze anche sull'incolumità fisica di chi vi abita –:
   in virtù delle problematiche sopracitate, se si intendano assumere iniziative per verificare lo stato di fatto e vigilare sulle scelte progettuali; se si intendano assumere iniziative per appurare se nelle aree urbanizzate del territorio nisseno (nelle zone lungo il tracciato della galleria) siano state effettuate le indagini geologiche e geotecniche previste, nonché la verifica statica degli edifici lungo l'asse della seconda «canna» della galleria Caltanissetta, allo scopo di salvaguardare l'incolumità delle persone dai potenziali cedimenti che potrebbero sorgere negli edifici pubblici e privati, posti nella proiezione della galleria stessa. (4-13425)


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la legge di stabilità per il 2016 contiene una norma che, prevede che, al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sicilia che consenta la riduzione dei disagi derivanti dalla condizione di insularità della stessa isola, siano stanziati 20 milioni di euro per l'anno 2016;
   la norma citata, che favorisce il diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti, costituisce un elemento fondamentale per sviluppare il sistema del trasporto aereo per la Sicilia e ha, inoltre, importanti ricadute positive dal punto di vista economico-sociale per l'intera regione. Si pensi, in particolare, allo sviluppo del turismo della Sicilia che potrà beneficiare di effetti positivi una volta attuata la norma citata;
   tale norma non ha nulla a che vedere con la richiesta dell'Enac di utilizzare questi fondi (20 milioni di euro) per Lampedusa e Pantelleria; questi sono collegamenti interni alla Sicilia, per cui l'utilizzo di questi fondi in modo diverso da ciò che prevede la norma darebbe luogo, a giudizio dell'interrogante, a una distrazione di fondi;
   ad oggi, è da riscontrare, non si hanno notizie circa gli adempimenti per chiudere l’iter procedurale con il conseguente bando di gara al fine di attuare la disposizione contenuta nella legge di stabilità;
   peraltro, sono stati consumati importanti passaggi tecnici, per il riconoscimento della continuità territoriale, con i funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti attraverso l'individuazione e la determinazione delle rotte sociali, passo fondamentale per il riconoscimento della continuità territoriale;
   non si capisce perché, ad oggi, la regione non ha ancora convocato la conferenza di servizi, ultimo passo prima del bando;
   si continua a penalizzare la Sicilia e i siciliani attentando allo sviluppo dell'economia isolana su cui già grava una forte crisi economica e sociale –:
   quali siano le ragioni della mancata attuazione della norma sulla continuità territoriale della Sicilia di cui alla legge di stabilità per il 2016 ad oltre sei mesi dalla sua approvazione;
   se non sia necessario assumere, per quanto di competenza, iniziative urgenti al fine di garantire l'effettivo stanziamento di 20 milioni di euro per la continuità territoriale dell'isola, agevolando i necessari adempimenti procedurali e avviando immediatamente quanto da tempo è reclamato dai siciliani. (4-13426)


   CRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con l'interrogazione in Commissione n. 5-05722, a cui l'interrogante non ha mai ricevuto risposta, si chiedevano chiarimenti riguardanti i lavori sulla strada statale 33 per il prolungamento dell'imbocco sud della galleria di «Paglino» al chilometro 142+800 iniziati in data 5 settembre 2013;
   dopo quasi 3 anni dall'inizio dei lavori, come si può leggere in un articolo pubblicato sul sito www.ossolanews.it, ANAS comunica che «[..] si sono concluse le attività di collaudo al fine di verificare la regolarità di esecuzione di alcune opere realizzate. Le verifiche effettuate hanno confermato gravi inadempimenti dell'impresa appaltatrice alla quale è stato rescisso il contratto d'appalto. A causa delle inadempienze causate dall'impresa, non si è potuto procedere con l'affidamento diretto del lavoro ad altra impresa in graduatoria e si renderà necessario predisporre idoneo progetto di completamento, già in corso. A seguito di tale attività sarà possibile appaltare i restanti lavori»;
   di fatto quindi Anas annuncia che dovrà rifare la gara d'appalto per prolungamento dell'imbocco sud della galleria di Paglino –:
   se ci siano eventuali fideiussioni che possano coprire l'onere di nuove progettazioni e nuove gare d'appalto;
   se le risorse per gli stati di avanzamento lavori erogate all'impresa possano derivare somme percepite per lavori poi definiti non conformi;
   entro quando sarà pronto il bando di gara per l'assegnazione dei lavori sopracitati;
   se si prevedano criteri più stringenti che impediscano a imprese come quelle già coinvolte in passato nei lavori di vedersi assegnati gli stessi;
   se, una volta chiusa la nuova gara d'appalto, i Ministri interrogati possano fornire un cronoprogramma vincolante tramite cui si possa capire in quali tempi potranno finire i lavori della galleria Paglino. (4-13431)


   GAGNARLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   da notizie ANSA si è appreso che nelle giornate del 5 e 6 giugno 2016, di rientro dal ponte del 2 giugno, si è tenuto nell'ambito dello sciopero nazionale per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale autostrade e trafori, lo sciopero dei lavoratori di Aspi del quarto tronco indetto dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Sla;
   nell'ambito della regione Toscana, Montecatini Terme, Pistoia, Prato ovest e Prato est sono stati i caselli della A11 in cui i dipendenti hanno incrociato le braccia; mentre Firenze Scandicci, Firenze Impruneta e Valdichiana sono stati i caselli toscani della A1 in cui si sono verificati disservizi;
   Autostrade per l'Italia aveva annunciato che sarebbero stati garantiti i servizi di assistenza al cliente, con la presenza di personale della viabilità sulle tratte maggiormente trafficate e il funzionamento degli impianti per il pagamento del pedaggio che, anche in caso di sciopero, è dovuto per legge;
   la Filt Cgil Toscana ha commentato positivamente la riuscita dello sciopero parlando di una adesione superiore del 90 per cento dei lavoratori. Tuttavia, la stessa sigla sindacale ha poi denunciato l'irresponsabilità della direzione aziendale che, contravvenendo ad accordi nazionali e ad elementari criteri di sicurezza, ha chiuso le sbarre delle piste manuali imbottigliato gli utenti in uscita dai caselli nelle ore di sciopero, un comportamento a quanto dicono le stesse sigle sindacali mai avvenuto in 50 anni di vita della azienda;
   le direttive delle autorità competenti e gli accordi di gestione, a quanto denunciano le sigle sindacali, prevedono durante le ore di sciopero l'apertura di almeno una pista manuale per fare scorrere liberamente il traffico. In funzione di tale comportamento aziendale le organizzazioni sindacali hanno dichiarato che rafforzeranno nei prossimi giorni l'agitazione sindacale;
   da un articolo de La Nazione si apprende altresì che, date le lunghissime code formatesi soprattutto a Prato ovest, Autostrade per l'Italia ha deciso infine di aprire un varco per far defluire gli automobilisti, che dunque non hanno pagato;
   la Filt Cgil Toscana ha tenuto a precisare che la responsabilità delle code e del caos ai caselli non è da attribuire ai lavoratori, in sciopero per giusta causa, bensì al comportamento scorretto dell'azienda che gestisce il servizio –:
   se non ritenga opportuno verificare quanto accaduto nelle giornate di sciopero e, nel caso siano stati violati accordi nazionali o criteri di sicurezza, quali conseguenti iniziative di competenza intenda assumere al riguardo. (4-13435)


   LUIGI DI MAIO, D'UVA e VILLAROSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la determinazione n. 71/2014, così come rilasciata dalla Corte dei conti, concernente la «Determinazione e relazione della Sezione del controllo sugli enti sui risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A.», stabilisce che l'assetto organizzativo societario del gruppo «Ferrovie dello Stato Italiane» è quello di un gruppo industriale, con holding capogruppo la «Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A.»;
   le azioni della «Società Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A.», così come stabilito dalla stessa determinazione n. 71/2014, appartengono, a oggi, interamente allo Stato italiano per il tramite del socio unico Ministero dell'economia e delle finanze;
   l'oggetto sociale di «Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A.» è la realizzazione e la gestione di reti di infrastruttura per il trasporto ferroviario, lo svolgimento dell'attività di trasporto, prevalentemente su rotaia, di merci e di persone, ivi compresa la promozione, l'attuazione e la gestione di iniziative e servizi nel campo dei trasporti;
   in data 31 ottobre 2000 il Ministero dei trasporti e della navigazione, con proprio atto, decretava il rilascio in favore della Società di trasporti e servizi per azioni ferrovie dello Stato della concessione gestoria dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, in via esclusiva e per un limite temporale pari ad anni 60, concessione successivamente trasferita alla società «Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.»;
   a norma dell'articolo 2 del decreto ministeriale n. 138/T ottobre 2000, tra gli oggetti della concessione statale veniva assicurato «il collegamento via mare fra la penisola e, rispettivamente, la Sicilia e la Sardegna», affidando contestualmente alla società concessionaria la gestione e l'organizzazione del trasporto dei convogli ferroviari nello Stretto di Messina;
   i collegamenti tra la Sicilia e il resto della penisola vengono oggi garantiti dalla società «Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.» (R.F.I.) attraverso l'impiego e l'utilizzo di treni a lunga e media percorrenza, servizio che tuttavia risulta essere erogato con standard qualitativi certamente ridotti, sia in riferimento della tipologia dei convogli utilizzati che del sistema infrastrutturale ferroviario, il quale non risultano oggi adeguato ai più moderni collegamenti presenti anche nel resto del territorio italiano;
   così come riportato dallo stesso sito istituzionale della società «Rete Ferroviaria italiana S.p.A.» il servizio marittimo per la Sicilia è invece assicurato attraverso l'utilizzo di quattro navi ferroviarie, gestite in proprio dalla Direzione produzione di R.F.I., ad uso esclusivo dei treni passeggeri e merci, tra cui la nave traghetto di ultima generazione «Messina», recentemente entrata a far parte della flotta;
   i convogli ferroviari vengono, imbarcati all'interno delle navi traghetto attraverso un sistema di complesse operazioni di montaggio e smontaggio dei vagoni, i quali vengono caricati a bordo delle navi traghetto attraverso le apposite invasature per essere successivamente ricomposti con analogo procedimento una volta raggiunta la sponda opposta dello Stretto;
   risulta evidente come tale sistema di trasporto dei convogli ferroviari determina un consistente allungamento dei tempi di percorrenza dei treni che collegano la Sicilia al resto della penisola, i quali possono comportare, in caso di particolari ritardi, una durata complessiva delle manovre di oltre due ore e trenta minuti;
   il servizio di trasporto ferroviario a media e lunga percorrenza così come erogato dalla società R.F.I. è stato, inoltre, già oggetto di consistenti riduzioni nel numero dei collegamenti garantiti, limitando ulteriormente il diritto alla continuità territoriale dei cittadini residenti in aree geograficamente svantaggiate;
   in data 28 aprile 2016 il quotidiano « Tempostretto», consultabile online; pubblicava un articolo in materia di possibili riduzioni dei tempi di traghettamento dei convogli ferroviari, determinabili attraverso una semplificazione delle operazioni di attraversamento dei treni tra le sponde dello Stretto, e un loro contestuale ammodernamento, che consentirebbe una sostanziale diminuzione dei tempi di percorrenza e un aumento della qualità dei servizi offerti;
   secondo quanto riportato dall'articolo, «i tempi di traghettamento in treno possono essere dimezzati, dalle attuali 2 ore fino a 1 ora. E anche sulla Palermo – Messina e sulla Villa – Roma è possibile ridurre i tempi di percorrenza. La proposta dell'associazione Ferrovie Siciliane risale al febbraio 2015, poco più di un anno fa. Qualche giorno fa il sindacato Orsa l'ha nuovamente avanzata in occasione della visita a Messina del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio»;
   «Per andare in treno da Palermo a Roma o viceversa», continua l'articolo, «oggi s'impiegano da 11 ore e mezza fino a 12 ore e 43 minuti, tempi non degni di un paese europeo civile nel 2016. Ad influenzare sono anche i lunghissimi tempi di attraversamento dello Stretto, da 1 ora e 40 minuti fino a 2 ore e 15 minuti, col record negativo di 2 ore e 40 minuti sull'Intercity Notte 1963 Milano-Palermo», riduzioni definite «senza alcun aggravio per le casse dello Stato, senza alcun trasbordo, e cosa importante, attuabile in pochissimi giorni e a costo zero»;
   una sostanziale riduzione dei tempi di percorrenza potrebbe avvenire attraverso la «sostituzione dell'attuale convoglio con più moderne e veloci carrozze tipo GC e UIC-Z1 (IC 901), dotate di poltrone reclinabili, tavolino, Wi-Fi, prese elettriche, fasciatoio e altri comfort, che andrebbero in “composizione bloccata” ad una locomotiva E402b», ottenendo una necessaria deroga da parte del gestore dell'infrastruttura ferroviaria che ne garantisca la calcolabilità, ed eliminando l'utilizzo degli « Intercity» in luogo dei più moderni treni di tipo «Frecciabianca»;
   è necessario rilevare come tale ammodernamento di convogli possa essere assicurato attraverso l'utilizzo di treni in stato di imminente dismissione, tra cui i mezzi ferroviari di tipo «Frecciabianca» non più utilizzati dal gestore per l'erogazione del servizio in altre tratte;
   una modifica della tipologia dei treni utilizzati per i collegamenti a lunga percorrenza consentirebbe una sostanziale riduzione dei tempi di traghettamento, senza la rottura di carico dei convogli tra le sponde dello stretto così come descritta, anche attraverso l'utilizzo di appositi accoppiatori che consentirebbero una più agile manovra del convoglio all'interno della nave traghetto in un'unica soluzione, eliminando l'intervento del personale di terra ed abbattendo i tempi d'imbarco e sbarco; grazie ad una adeguata composizione dei convogli, tale da assicurarne una lunghezza complessiva di 125 metri, e congiuntamente agli accorgimenti tecnici già esposti, si consentirebbe il trasporto del treno in un'unica soluzione, con l'utilizzo dei soli binari centrali delle navi già utilizzate per il trasporto dei treni, la cui capacità risulta essere pari a lunghezza massima tra 131 e 133 metri; infine, un'ulteriore riduzione dei tempi di percorrenza potrebbe essere assicurata attraverso la sostanziale diminuzione dei tempi di attesa per i convogli ferroviari in arrivo e in partenza dalla stazione di Villa S. Giovanni, a oggi previsti dal gestore per l'eventuale recupero dei ritardi eventualmente accumulati dai treni regionali in transito;
   ad avviso degli interroganti risulta necessaria una approfondita valutazione circa la possibilità di adeguati interventi nel sistema infrastrutture ferroviarie meridionali, anche attraverso una riorganizzazione degli attuali sistemi di collegamento, al fine di migliorare l'erogazione del servizio di collegamento offerto dalla società Rete ferroviaria italiana s.p.a., con standard qualitativi adeguati e sistemi di collegamenti idonei ad assicurare la continuità territoriale in territori geograficamente svantaggiati –:
   se intenda adoperarsi, nei limiti delle sue competenze, al fine di verificare e, in caso di positivo riscontro, agevolare la fattibilità di interventi strutturali e organizzativi che possano migliorare l'attuale sistema di trasporto ferroviario per i collegamenti tra la Sicilia e la penisola italiana, determinando una sostanziale riduzione dei tempi di traghettamento e di viaggio dei treni a lunga percorrenza, anche attraverso un ammodernamento di convogli utilizzati attraverso l'introduzione di treni di tipo «Frecciabianca», assicurando standard qualitativi adeguati e, contestualmente, la necessaria continuità territoriale. (4-13460)


   DISTASO, CHIARELLI e CIRACÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la S.S. 172 (c.d. «dei Trulli») è una importante via di comunicazione che unisce Taranto a Casamassima, ove si raccorda alla S.S. 100 che da Taranto conduce Bari. Tale strada, nel suo primo tratto (Taranto-Orimini), è già stata oggetto, ormai molti anni fa, di lavori di adeguamento ed allargamento della sede e, attualmente, si presenta a quattro corsie; il restante percorso, invece, nonostante l'intenso traffico che lo attraversa, soprattutto durante i mesi estivi, è tuttora a due sole corsie ed è appunto oggetto dei lavori di allargamento e messa in sicurezza finanziati con la convenzione sopra citata, lavori attualmente in fase di avanzata progettazione;
   in data 21 novembre 2003 veniva sottoscritta fra la Regione Puglia e l'ANAS una convenzione che prevedeva tra l'altro due importanti interventi sulla S.S. 172, ovvero l’«adeguamento e ammodernamento in sede ed in variante – IV corsia Orimini superiore», dell'importo di 15,494 milioni di euro, nonché i «lavori di costruzione della variante di Martina Franca e del tronco Casamassima-Putignano» dell'importo di 35,537 milioni di euro, entrambi con finanziamento ad intero carico dell'ANAS;
   l'ANAS ha previsto per la strada statale 172 tre interventi:
    a) adeguamento ed ammodernamento in sede e in variante costruzione della quarta corsia sull'Orimini superiore e variante all'abitato di Martina Franca;
    b) lavori di ammodernamento ed adeguamento relativi al tronco Casamassima-Puttignano;
    c) adeguamento della strada statale 172-dir da Fasano a Laureto, in particolare nel tratto compreso dal chilometro 6 al chilometro 9,5;
   l'adeguamento ed ammodernamento in sede e in variante costruzione della quarta corsia sull'Orimini Superiore e la variante all'abitato di Martina Franca, hanno un costo stimato in 70 milioni di euro e la delibera CIPE n. 62 del 3 agosto 2011 ha assegnato complessivamente 51 milioni di euro così articolati:
    a) 36 milioni di euro per l'adeguamento e ammodernamento in sede ed in variante, costruzione della quarta corsia tra i chilometri 56 e 60,5 ed asse di penetrazione a Martina Franca;
    b) 15 milioni di euro per il superamento del centro di Martina Franca;
   l'adeguamento della strada statale 172-dir da Fasano a Laureto, in particolare nel tratto compreso dal chilometro 6 al chilometro 9,5, ha un costo di 15 milioni di euro ed è integralmente finanziato con fondi messi a disposizione dalla regione Puglia;
   il CIPE nella seduta del 24 marzo 2012 ha assegnato 20 milioni di euro per il finanziamento del primo stralcio funzionale dell'intervento e finalmente ora si procederà all'approvazione del progetto preliminare;
   il CIPE nella seduta del 31 maggio 2013 ha infine rimodulato un finanziamento di 10 milioni di euro, già deciso nel 2012, per specifiche opere e misure compensative dell'impatto territoriale e sociale della Nuova linea ferroviaria Torino-Lione nei territori su cui insiste l'opera in questione, anticipando al 2014 l'assegnazione di 8 milioni di euro precedentemente prevista per il 2016. Tale anticipazione ha comportato il posticipo al 2016 di parte dei finanziamenti stanziati per la. strada statale 172 «dei Trulli», già previsti al 2014;
   l'articolo 3, comma 6, lettera d-sexies), del decreto-legge n. 133/2014 (cosiddetto «Sblocca Italia») ha previsto che la tratta Putignano-Turi-Casamassima della strada statale 172 dei trulli può essere finanziata a valere sul fondo revoche istituito dallo stesso articolo;
   i dati statistici elaborati dall'ACI e dall'ANAS per il periodo 2006-2010 evidenziano che sul tratto Putignano-Turi-Casamassima si rileva un tasso di incidentalità e di mortalità particolarmente elevato, peraltro in aumento nel corso degli ultimi anni;
   la regione Puglia ha destinato 15 milioni di euro per il finanziamento della strada statale 172 DIR, 51 milioni di euro di Fondi FAS di competenza regionale per la costruzione e l'adeguamento della quarta corsia sull'Orimini Superiore e la variante all'abitato di Martina Franca;
   la regione Puglia, con delibera n. 1643 del 18 settembre 2015, ha ribadito la strategicità dell'asse stradale strada statale 172 dei trulli inserendolo tra l'elenco delle opere prioritarie;
   la regione Puglia, con nota 021/2850 del 16 maggio 2016, ha inviato al Sottosegretario De Vincenti gli elenchi degli interventi da inserire nel patto per la Puglia, approvato dalla giunta-regionale nella seduta del 16 maggio 2016, e non è stata prevista la strada statale 172 dei trulli nel tratto Casamassima-Putignano;
   l'ammodernamento del tratto Casamassima-Putignano consente di migliorare le condizioni di sicurezza della circolazione, l'adeguamento degli svincoli e la regolarizzazione degli accessi ai fondi anche con l'introduzione di viabilità di servizio. Sull'infrastruttura in progetto è stimato un traffico giornaliero medio pari a circa 21.570 veicoli/giorno –:
   quali siano le motivazioni per cui non è stato ancora approvato da parte del CIPE il progetto preliminare della strada statale 172 relativo al Tronco Casamassima-Putignano, atteso che a marzo 2012 il Governo, in risposta ad una interrogazione sottoscritta anche dal primo firmatario del presente atto in Commissione, affermava che l'assegnazione definitiva delle risorse sarebbe avvenuta in sede di approvazione del progetto preliminare;
   quali siano state le motivazioni del mancato inserimento dell'intervento nell'ambito del atto per il Sud in istruttoria tra il Governo e la regione Puglia;
   quando sarà approvato dal CIPE il progetto relativo alla strada statale 172 dei trulli nel tratto compreso tra Cassamassima e Putignano. (4-13462)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VALIANTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nella mattinata del 15 gennaio 2016, come riporta la stampa locale, è andata a fuoco l'abitazione estiva di proprietà del sindaco di Omignano, Emanuele Malatesta;
   fortunatamente nella casa del primo cittadino cilentano non c'era nessuno ed è così stata evitata la tragedia, dato che le fiamme hanno completamente avvolto lo stabile, distruggendolo;
   sul posto sono intervenuti a domare il rogo i vigili del fuoco del distaccamento di Vallo della Lucania e i carabinieri della Compagnia di Vallo della Lucania per effettuare tutti i rilievi del caso;
   le indagini, ora, sono indirizzate all'individuazione del gesto, per capire se l'incendio ai danni dell'abitazione estiva di Casal Velino del sindaco di Omignano Emanuele Malatesta è di natura dolosa. La matrice potrebbe essere questa, considerato che nella villa di Casal Velino erano staccate le utenze, quindi non può essere stato un cortocircuito a determinare il rogo. Inoltre, ad indirizzare le indagini pesano alcuni precedenti: in passato dei colpi d'arma da fuoco vennero esplosi in direzione della sua casa di Omignano e la sua auto danneggiata;
   è oggi davvero preoccupante in provincia di Salerno il susseguirsi di minacce agli amministratori locali che da sempre operano nella massima trasparenza e nella difesa dei propri territori. Quello che è successo al sindaco di Omignano e ad altri amministratore locali è un episodio che suscita indignazione e amarezza;
   come annunciato altre volte con interrogazioni parlamentari, è necessario, quindi, che le istituzioni siano al fianco degli amministratori locali, sempre in prima linea nell'amministrare la cosa pubblica –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere a tutela della persona del sindaco alla luce di quanto sopra descritto e se intenda avviare un'azione incisiva, che non può essere elusa, di urgente ed efficace contrasto delle forze criminali.
(5-08865)


   LABRIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   un articolo del 6 giugno 2016, pubblicato da «tarantosette.it», riporta che una donna, mentre stava percorrendo in macchina via Margherita all'altezza di piazza Garibaldi nel Borgo Umbertino di Taranto, sia stata vittima di una tentato furto da parte di un gruppo di 4- 5 ragazzi ma che, grazie alla sua prontezza di riflessi, si sia messa in salvo;
   nell'ultimo periodo non passa giorno che la stampa locale non riporti episodi di violenza a danno dei cittadini tarantini: si tratta per lo più di scippi, rapine, sparatorie perpetrati in pieno centro e durante il giorno a qualsiasi ora;
   a Taranto i cittadini giornalmente assistono ad episodi di microcriminalità che rendono le strade della città insicure, provocando non pochi disagi a tutta la collettività, in particolare a seguito dell'impiego delle forze dell'ordine presso l'hotspot, situato presso il porto della città, per accogliere ed identificare gli innumerevoli immigrati giunti via mare a seguito dell'aumento dell'immigrazione dai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa;
   l'interrogante già in una precedente interrogazione la n. 5-08002 aveva chiesto al Ministro interrogato se esistessero dei piani di intervento mirati concordati preventivamente con la questura e quali strategie intendesse adottare per un monitoraggio maggiore e più capillare degli immigrati che non abbiano i requisiti per la richiesta di asilo, a garanzia della sicurezza per cittadini residenti nelle zone interessate onde prevenire l'aumento dei clandestini che inevitabilmente cadono nella rete della microcriminalità locale;
   inoltre lo stesso Ministro aveva dichiarato, a seguito di un incontro sulla sicurezza a Bari, tenutosi a fine febbraio 2016, che avrebbe inviato nell'immediato 100 militari da destinare per metà a Bari e per metà a Taranto, proprio per far fronte alla crescente criminalità locale in particolare in previsione del prospettato aumento dell'immigrazione dai Paesi del Maghreb o dall'Africa Sub-sahariana devastati da guerre intestine;
   è parere dell'interrogante che l'immigrazione, da un lato, e la crescente microcriminalità unitamente a tutti gli altri problemi dall'altro stiano portando la città al collasso sociale, lasciando l'intera cittadinanza in balìa degli eventi e priva di ogni forma di sicurezza –:
   se ritenga, alla luce di quanto espresso in, premessa, necessario un maggior controllo del territorio per garantire sicurezza ai cittadini di Taranto e della provincia e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare;
   se i 100 militari siano stati inviati, così come annunciato e, in caso contrario, quali siano i motivi per cui ciò non sia avvenuto e se intenda comunque provvedere all'assegnazione delle 100 unità militari a supporto delle forze dell'ordine locali di Bari e Taranto. (5-08875)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   un'Associazione culturale islamica di Cantù ha chiesto di poter utilizzare dal 3 giugno all'8 luglio 2016, in coincidenza con la celebrazione del Ramadan, un luogo nel quale potersi incontrare per le preghiere rituali del mese sacro;
   acquisito il parere della giunta comunale di Cantù, l'autorità competente di pubblica sicurezza ha concesso uno spazio nei locali dell'ex tribunale, sito in via Fossano, in cambio del versamento di un corrispettivo pari a 2.265 euro;
   il locale concesso in uso all'Associazione culturale islamica di Cantù e destinato ad ospitare in futuro una biblioteca diventerà quindi a tutti gli effetti una moschea a partire dal 3 giugno;
   sarà la prima volta che locali un tempo utilizzati per amministrare la giustizia nel nostro Paese saranno adibiti a moschea;
   cresce tra gli abitanti di Cantù il disagio per la percepita islamizzazione strisciante della città;
   sorgono altresì interrogativi circa i controlli per l'accesso all'ex tribunale canturino cui saranno sottoposti coloro che vi si recheranno per effettuare le preghiere nelle prossime settimane –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare che nelle sale dell'ex tribunale di Cantù non venga predicato nulla di pericoloso per la sicurezza del Paese nel periodo in cui i musulmani le useranno come sede di preghiera durante il Ramadan;
   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa l'Associazione culturale islamica che gestirà le preghiere, gli Imam che le condurranno e della provenienza dei fondi con i quali il fitto delle sale dell'ex tribunale verrà pagato.
(4-13423)


   MELILLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il signor Alessandro D.R. un cittadino italiano nato e residente a Pescara;
   nel 2015 si sposa in Russia con la signora S.K. cittadina russa, facendo legalizzare il matrimonio nell'ambasciata italiana di Mosca. Una volta tornato in Italia ha ritirato il certificato di matrimonio rilasciato dal comune di Pescara;
   dal 2014 il signor D.R. è disoccupato e non percepisce reddito, questa condizione diventa un motivo ostativo all'ottenimento della carta di soggiorno per sua moglie a seguito di una decisione della questura di Pescara;
   la questura, come riportato anche dalla stampa, si rifiuta di concedere la carta sostenendo che la legge prevede che il coniuge debba percepire un minimo di 8000 euro di reddito annuo e un contratto di affitto di un appartamento o una casa di proprietà;
   il decreto-legge n. 30 del 2007 all'articolo 10 stabilisce che i soli documenti da presentare sono l'atto di matrimonio, il passaporto del coniuge e fototessere;
   il signor D.R. non accetta la decisione della questura di Pescara e cerca di ottenere la carta di soggiorno per la moglie per vari mesi interloquendo sia con la questura che con la prefettura di Pescara;
   le stesse però hanno continuato a respingere le sue richieste appellandosi agli articoli 7 e 9 della stessa legge dove si cita tra la documentazione necessaria anche quella relativa al reddito;
   il suddetto articolo però è riferito ai cittadini comunitari che intendono soggiornare in Italia (comma 1);
   questo continuo rimpallo di responsabilità è durato per vari mesi e purtroppo, la signora S.K. moglie del signor D.R., scadendo il permesso di soggiorno e a causa di gravi problemi di salute è stata costretta a tornare in Russia –:
   se non intenda intervenire per verificare i motivi di tale grave scelta da parte della questura di Pescara e se essa sia fondata dal punto di vista dell'interpretazione delle normative in vigore. (4-13424)


   MARCO DI STEFANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 3 della legge 25 marzo 1993, n. 81, e successive modificazioni, prevede che la dichiarazione di presentazione delle liste dei candidati al consiglio comunale e delle collegate candidature alla carica di sindaco, per ogni comune deve essere sottoscritta a norma da non meno di 1.000 e da non più di 1.500 elettori, nei comuni con popolazione superiore ad un milione di abitanti;
   dalla lettura dei risultati elettorali delle ultime elezioni amministrative svoltesi il 5 giugno 2016 è emerso che alcune liste hanno ottenuto meno di 1000 voti mentre altre hanno di poco superato tale numero;
   pertanto risulterebbe evidente che tali liste non rappresentino l'effettiva volontà degli elettori, ma più semplicemente gli interessi di taluni –:
   se non ritenga necessario svolgere, per quanto di competenza, approfondite verifiche sui fenomeni prima esposti al fine di evitare per il futuro il ripetersi di accadimenti simili che comunque implicano dei costi per la pubblica amministrazione. (4-13434)


   NACCARATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 9 giugno 2016, un incendio ha provocato ingenti da i al centro commerciale di Sant'Angelo di Piove di Sacco in provincia di Padova;
   all'origine del rogo sarebbe stata l'esplosione di una bombola di gas lasciata aperta da cui si sarebbero propagate le fiamme all'interno del centro che raccoglie il negozio di abbigliamento Sorelle Ramonda, un bar, un centro estetico e un supermarket;
   la bombola si trovava in un ufficio del centro estetico al primo piano e la forza d'urto della deflagrazione, estendendosi all'intero complesso, avrebbe fatto collassare il controsoffitto, danneggiando anche le altre attività;
   intorno alle 2,45 del mattino, sono giunti sul posto i vigili del fuoco di Piove di Sacco, Padova e Cavarzere con 17 operatori e 5 automezzi insieme ai carabinieri;
   le cause dell'esplosione e dell'incendio sono al vaglio dei tecnici e nel frattempo le forze dell'ordine hanno avviato le indagini;
   dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che l'incendio abbia origine dolosa;
   l'evento ha provocato alla e nelle comunità locali e gravi preoccupazioni nella cittadinanza;
   le modalità dell'incendio sembrano avere le caratteristiche tipiche degli atti intimidatori propri delle organizzazioni criminali –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti;
   quali iniziative, per quanto di competenza anche per il tramite degli uffici territoriali del Governo, intenda adottare per favorire la rapida individuazione delle cause e della matrice dell'evento. (4-13439)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   un videoreportage pubblicato dal sito d'informazione « Fanpage.it» l'8 giugno 2016 mostra alcune evidenti irregolarità e possibili brogli avvenuti all'esterno di alcuni seggi elettorali;
   in particolari si mostrano persone che sembrerebbero venire pagate per il voto e verificate nel loro aver votato;
   dal video appare chiaro come alcune figure all'esterno dei seggi cercassero di far entrare del materiale non meglio identificato all'interno delle sezioni elettorali ed avessero elenchi di persone che dovevano andare a votare, a costo di andarle a prendere fin dentro casa;
   i casi mostrati dal sito arrivano da Soccavo, Chiaia, Rione Sanità e San Lorenzo, ma i rappresentanti di lista ed i comitati popolari di antimafia sociale che si sono attivati per le elezioni hanno segnalato situazioni simili in quasi tutte le aree della città;
   Sinistra Italiana ha segnalato più volte alla prefettura ciò che stava accadendo durante la giornata di domenica;
   è notizia recente quella dell'indagine portata avanti dalla procura di Napoli relativa a due candidate 7 del Partito Democratico (una candidata al consiglio comunale ed una candidata al consiglio della municipalità 2);
   le due persone indagate avrebbero acquisito voti in cambio di promesse di inserimento nel programma lavorativo «Garanzia Giovani», finanziato dalla regione;
   quanto accaduto rappresenta una intollerabile lesione alla democrazia –:
   quali misure intenda il Ministro prendere in vista del ballottaggio di domenica 19 giugno al fine di garantire la massima agibilità politica ed una votazione trasparente nella città di Napoli. (4-13444)


   MIOTTO e RAMPI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il Parlamento in più occasioni è intervenuto per modificare le norme sulla incandidabilità, sulla incompatibilità e sulla ineleggibilità a Sindaco o ad Amministratore pubblico di cittadini che sono incorsi in procedimenti giudiziari o che sono stati condannati o che si trovano in situazioni di conflitto di interessi;
   nel caso di condanne si fa riferimento a reati molto gravi come il reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale, o al traffico di sostanze stupefacenti o reati contro la pubblica amministrazione come il peculato, la corruzione o la concussione. Non si rintraccia un esplicito riferimento alle condanne della Corte dei Conti per responsabilità al risarcimento di un danno erariale;
   eppure l'articolo 63, comma 1, numero 5) del decreto legislativo n. 267 del 2000 afferma che è incompatibile con la carica di sindaco, consigliere comunale o circoscrizionale colui che «per fatti compiuti allorché era amministratore o impiegato, rispettivamente, del comune o della provincia ovvero di istituto o azienda da esso dipendente, o vigilato, è stato, con sentenza passata in giudicato, dichiarato responsabile verso l'ente, istituto od azienda e non ha ancora estinto il debito». Tuttavia alcuni pareri sembrano far prevalere la tesi che nel caso di responsabilità amministrativa non si applichi la norma sulla incompatibilità; per questa ragione alcuni deputati hanno presentato all'inizio della presente legislatura la proposta di legge n. 780 a firma Bossa ed altri, al fine di includere in modo esplicito fra le cause di incompatibilità la condanna con sentenza definitiva dalla Corte dei Conti al risarcimento di un danno per responsabilità amministrativa;
   fra ripetute circostanze in cui la fattispecie descritta evidenzia la opportunità di un intervento legislativo chiarificatore è da segnalare quanto avvenuto nel 2001 nel comune di Limbiate, in seguito alle elezioni amministrative del maggio 2001, allorché due dirigenti comunali sarebbero stati oggetto di un attacco discriminatorio che dalla contestazione di addebiti transitava alla revoca dell'incarico dirigenziale sino alla forzata collocazione in mobilità a decorrere dal 2002 a seguito della modificazione della dotazione organica dell'amministrazione comunale;
   con sentenza del tribunale di Milano, sezione lavoro, n. 2557 del 29 luglio 2004 veniva condannato il comune di Limbiate al risarcimento dei danni subiti dai dirigenti comunali indebitamente discriminati e venivano censurati in particolare il sindaco R.A.D. ed il direttore generale G.M.. La sentenza veniva confermata in secondo grado ed il comune di Limbiate corrispondeva quanto dovuto ai dipendenti per un importo ulteriore di circa euro 327.000, anche a seguito di transazione, portando il totale del valore del procedimento a euro 779.735;
   si apriva perciò procedimento per danno erariale a carico del sindaco R.A.D. e del direttore generale G.M. presso la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la regione Lombardia che, in via definitiva si pronunciava il 16 febbraio 2011, con la condanna di entrambi al pagamento di complessivi 175.000 euro, oltre agli interessi ed alle spese legali;
   sarebbe opportuno accertare la somma dovuta dal sindaco pro tempore sia stata interamente versata alla tesoreria del comune di Limbiate, anche in considerazione del fatto che lo stesso è stato nuovamente eletto nelle recenti elezioni amministrative del 5 giugno 2016 –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopradescritti che indiscutibilmente presentano dei profili di criticità per la finanza comunale di Limbiate;
   se il Governo ritenga di assumere iniziative normative atte a stabilire condizioni di incompatibilità o di ineleggibilità per gli amministratori condannati con sentenza definitiva dalla Corte dei Conti al risarcimento di danno erariale e se ritenga in particolare di assumere iniziative per includere esplicitamente nella fattispecie prevista dall'articolo 63, comma 1, punto 5) del decreto legislativo n. 267 del 2000 la condizione di ineleggibilità per gli amministratori condannati dalla Corte dei Conti, non hanno estinto il debito.
(4-13446)


   GIUSEPPE GUERINI, BENI, CARNEVALI, TENTORI, PASTORINO, CHAOUKI, COMINELLI, LAVAGNO, FREGOLENT, PALAZZOTTO e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5, comma 2-ter decreto legislativo 286/98 (introdotto dalla legge n. 94 del 2009) ha previsto a carico degli stranieri che chiedono il rinnovo o il rilascio del permesso di soggiorno UE un «contributo» variabile tra 80 e 200 euro;
   le modalità applicative del contributo sono state puntualizzate e rese operative con il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 6 ottobre 2011 recante la disciplina del contributo per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno;
   sulla base di un ricorso presentato dal patronato INCA Cgil, la Corte di giustizia dell'Unione europea in data 2 settembre 2015, nell'ambito della procedura C-309/14, che ha espressamente statuito che la direttiva 2003/109/CE del Consiglio, del 25 novembre 2003, osta ad una normativa nazionale (decreto 6 ottobre 2011 del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell'interno «Contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2011 n. 304), che impone ai cittadini di Paesi terzi che chiedono il rilascio o il rinnovo di un permesso di soggiorno nello Stato membro considerato di pagare un contributo di importo variabile tra euro 80 ed euro 200, in quanto detto contributo è sproporzionato rispetto alla finalità perseguita dalla direttiva ed è atto a creare un ostacolo all'esercizio dei diritti conferiti da quest'ultima;
   quanto stabilito dalla Corte di giustizia impone l'immediata disapplicazione di tutte le norme interne in contrasto con la direttiva 109/2003, a partire dal decreto citato del 6 ottobre 2011
   il Governo in data 19 dicembre 2015 ha accolto un ordine del giorno presentato dal primo firmatario a prima firma del sottoscritto interrogante, con il quale si impegnava a valutare l'opportunità di introdurre «all'interno della normativa nazionale vigente in materia, le modalità di una corretta applicazione della sentenza della Corte di Giustizia di cui sopra;
   in data 24 maggio 2016 il Tar del Lazio ha pronunciato la sentenza n. 6095 del 2016, annullando parzialmente il decreto ministeriale 6 ottobre 2011, segnatamente nei suoi articolo 1, comma 1, articolo 2 commi 1 e 2, nella parte in cui si riferiscono al citato articolo 1 comma 1 e articolo 3 nella sua interezza;
   l'effetto di tale sentenza è quello di rendere inoperante l'esazione del contributo de quo;
   nonostante queste chiare e autorevoli pronunce giurisdizionali, risulta agli interroganti che in molti casi e in molti contesti territoriali il contributo in parola continui ad essere normalmente preteso, che nessuna richiesta di rimborso sia stata accolta, e che non siano state diramate istruzioni operative idonee a garantire l'effettivo rispetto delle sentenze pronunciate in sede europea e nazionale;
   risulterebbe addirittura che alcune Questure abbiano diffuso comunicati in cui affermano che le istanze di rinnovo del permesso di soggiorno non corredate dal pagamento del contributo verranno lasciate in sospeso o addirittura rigettate, in attuazione di talune circolari ministeriali risalenti ai primi mesi del 2012;
   risulta, infine, che diversi uffici postali «suggeriscano» ai cittadini stranieri di pagare comunque il contributo, nonostante la declaratoria di illegittimità del contributo medesimo sia ormai un fatto notorio –:
   se i Ministri interrogati per quanto di competenza, non reputino necessario assumere iniziative, mediante l'adozione di una circolare o di altro atto di indirizzo idoneo a chiarire che l'effetto pratico della sentenza 6095/2016 del Tar del Lazio è di rendere inoperante il meccanismo di esazione del «contributo per il rilascio e per il rinnovo dei permessi di soggiorno» previsto in via normativa dall'articolo 5, comma 2-ter del decreto legislativo n. 286 del 1998;
   se inoltre siano allo studio iniziative normative legislativi o procedure amministrative per facilitare la restituzione di quanto illegittimamente versato a titolo di contributo per il permesso di soggiorno dal 1o gennaio 2012 (data di entrata in vigore del decreto ministeriale poi annullato) ad oggi. (4-13447)


   VILLAROSA, D'AMBROSIO, NUTI, PESCO, COZZOLINO, DIENI, CECCONI, TONINELLI, COLONNESE e DI VITA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   dal 4 al 6 maggio 2016 si sono tenute le prove scritte del concorso per la Polizia di Stato 2016 ed in data 13 maggio 2016 è stata pubblicata la graduatoria di merito;
   dal sito blastingnews.com si apprende la notizia che uno studio legale si è mosso per tentare di difendere i diritti dei candidati che con non pochi sacrifici hanno partecipato al concorso sperando di essere tutti trattati in maniera equa;
   lo stesso sito internet contempla le considerazioni dello studio legale sulla presunta illegittimità del bando, considerazioni che, tra le tante, evidenziavano l'assenza di una «banca dati» su cui esercitarsi; 
   l'AdP (autonomi di polizia) in data 17 maggio 2016 scrive al Ministro dell'Interno ed anche all'ANAC per segnalare delle «anomalie» che potrebbero far crescere i sospetti in merito al regolare espletamento dell'intera procedura di selezione;
   il concorso in questione non prevedeva una «banca dati» su cui esercitarsi contenente dunque anche le risposte esatte, ma nonostante questa importante singolarità ben 186 candidati hanno raggiunto il massimo punteggio possibile; almeno al livello di probabilità, questo dato «nudo» fa sembrare, a parere degli interroganti, inverosimile il risultato ottenuto da molti candidati con il rischio che sia stato alterato/dopato;
   altra «strana coincidenza» riguarda l'aerea geografica di provenienza di una buona parte di coloro che hanno ottenuto lo strepitoso punteggio di 10 (in un sistema di votazione che contiene ben tre cifre decimali ad esempio: 8,725; 9,350), area geografica coincidente con quella della società che si è aggiudicata l'appalto e che ha dunque formulato le domande e le risposte;
   altra anomalia dal punto di vista matematico e statistico, restando nel campo del possibile ma anche in quello dell'altamente improbabile, è la curva degli errori. Ben 194 persone hanno commesso zero errori, 134 uno errori, 93 persone due errori –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tutti i fatti esposti in premessa;
   se intenda, per quanto di sua competenza, prendere in considerazione l'eventualità di approfondire gli avvenimenti narrati dagli organi di stampa durante l'espletamento del concorso;
   se intenda, per quanto di competenza, osservando i dati numerici oggettivi indicati in premessa, assumere qualunque iniziativa, anche solo comparativa, per valutare la probabilità della possibilità matematico-statistica esistente al riguardo di risultati di questo tipo e, conseguentemente, assumersi la responsabilità di prendere le adeguate decisioni in merito;
   se intenda, per quanto di sua competenza, prendere in considerazione l'eventualità di adottare gli opportune iniziative, in merito al concorso citato in premessa, in modo da ripristinare totalmente la percezione della legalità dei cittadini italiani in relazione a questo sconcertante avvenimento. (4-13450)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   durante la trasmissione di La7 «Tagadà» andata in onda il 9 giugno 2016 è stata trasmessa un'intervista ad un elettore di Castellammare di Stabia che, nel pieno anonimato, dichiarava di aver venduto il proprio voto e di aver convinto decine di altre persone a farlo;
   l'uomo ha raccontato di essere stato avvicinato a pochi giorni dal voto con la proposta di guadagnare denaro in maniera facile e veloce;
   il valore del voto era di 50 euro;
   alla persona che ha venduto il proprio voto sarebbero stati dati dei facsimile all'esterno del seggio;
   una volta nella cabina elettorale, la persona che aveva venduto il voto avrebbe dovuto scattare una foto della scheda votata da mostrare a chi stazionava fuori il plesso scolastico per ricevere i soldi pattuiti;
   la persona intervistata ha dichiarato di aver portato tra le 50 e le 70 persone a votare, guadagnandoci tra i 1500 ed i 2000 euro;
   a suo dire, inoltre, non meno di 1500 persone avrebbero venduto il proprio voto in cambio di cifre variabili tra i 20 ed i 50 euro oppure di buoni spesa;
   la compravendita sarebbe avvenuta perlopiù nelle aree periferiche della città, laddove le persone hanno maggiore bisogno di risorse economiche;
   tutto ciò sarebbe accaduto occasione del voto del 5 giugno 2016;
   quanto raccontato dall'elettore intervistato, sommato al boom delle richieste di rinnovi e di duplicati dei certificati elettorali ed alle numerose segnalazioni di irregolarità nelle operazioni di voto, mostra un quadro inquietante e preoccupante del voto amministrativo stabiese;
   risulta da fonti giornalistiche come, peraltro, le forze dell'ordine abbiano già identificato alcune persone che nella cabina elettorale avevano scattato fotografie alla scheda elettorale votata;
   considerato anche che i votanti sono stati 36969, si parla di fatti che rischiano di aver inciso in maniera determinante sui risultati elettorali;
   se poi si considera l'approssimarsi del ballottaggio, che si terrà il 19 giugno 2016, la necessità di un intervento immediato diventa del tutto evidente –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere con urgenza al fine di fare chiarezza sull'accaduto e di garantire trasparenza e rispetto della legalità in merito alle elezioni amministrative di Castellammare di Stabia. (4-13453)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Castellammare di Stabia è probabilmente il principale Comune non capoluogo di provincia andato al voto in Campania in questa tornata di elezioni amministrative;
   nelle scorse ore, proprio riguardo le amministrative stabiesi, sono circolate alcune notizie preoccupanti;
   sarebbero, infatti, quasi mille le tessere elettorali richieste all'ufficio elettorale comunale nella giornata di domenica 5 giugno;
   si tratta di una quantità triplicata rispetto alle precedenti elezioni, e dunque a dir poco anomala;
   secondo alcuni dati negli ultimi due mesi sarebbero stati emessi all'incirca tremila tra duplicati e rinnovi di tessere elettorali, e di questi duemila sarebbero stati emessi negli ultimi dieci giorni prima delle elezioni;
   gli aventi diritto al voto a Castellammre di Stabia sono 54533 ed i votanti sono stati 36969, quindi i numeri di cui si parla sono una percentuale tutt'altro che irrisoria;
   se a ciò si aggiungono le segnalazioni di irregolarità pervenute nel corso delle operazioni di voto, il quadro diventa a dir poco inquietante;
   sarebbe interessante conoscere il dato ufficiale di duplicati e rinnovi di tessere elettorali richiesti negli ultimi giorni ed, in particolare, nel giorno delle elezioni, per capire se quanto emerso in queste ore corrisponda al vero ed, eventualmente, da quali zone della città il dato dei rinnovi o dei duplicati si sia manifestato con maggiore evidenza;
   a maggior ragione considerato l'approssimarsi del ballottaggio, che si terrà tra meno di due settimane, è indispensabile ed urgente fare luce su questo episodio che, se risultasse fondato, aprirebbe, insieme ad altri episodi accaduti nella giornata di domenica, una riflessione seria sul voto a Castellammare di Stabia –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di fare chiarezza sull'accaduto e di garantire la massima trasparenza in merito alle elezioni amministrative di Castellammare di Stabia. (4-13454)


   ATTAGUILE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in ambito europeo crescono le pressioni sul nostro Paese affinché sul territorio nazionale italiano vengano realizzati degli « hot spot» destinati ad ospitare i migranti irregolari richiedenti asilo o altra protezione internazionale nelle more dell'esame delle loro domande;
   esiste il rischio concreto che tali hot spot possano essere realizzati in Sicilia;
   infatti, proprio in Sicilia, ed alla vigilia dell'inizio della stagione turistica, il Governo sta provvedendo all'attivazione di strutture di accoglienza ricavate da immobili in realtà costruiti per ben altre esigenze;
   una di queste strutture dovrebbe ad esempio sorgere nell'agrigentino, a Realmonte, nei pressi della cosiddetta Cala dei Turchi, in un hotel di pregio, a quattro stelle, il Capo Rossello, costruito nel 2003;
   questa politica aveva già condotto alla trasformazione in una struttura di accoglienza temporanea dell'Hotel Villa Sikania a Siculiana, che ora ospita mediamente 300 immigrati;
   soltanto ostacoli burocratici avrebbero inoltre impedito che subisse la stessa sorte anche l'Hotel dei Pini a Porto Empedocle;
   ad ospitare una o più strutture di accoglienza sarebbe anche la città di Messina, che attualmente ne è priva;
   la notizia secondo la quale il Governo sarebbe intenzionato a realizzare a Messina un vero e proprio hot spot ha suscitato la forte contrarietà di un largo spettro di forze politiche, inclusi amministratori e parlamentari locali;
   è in particolare molto temuta l'eventualità che i migranti irregolari fuoriescano dalle strutture per loro eventualmente approntate, accampandosi anche nelle città e nelle località a più forte vocazione turistica, così compromettendone significativamente la capacità di generare reddito –:
   se il Governo sia effettivamente intenzionato a moltiplicare le strutture di accoglienza temporanea per i sedicenti migranti richiedenti asilo o altra protezione internazionale in alcune delle zone di maggior importanza turistica della Sicilia, come l'agrigentino e Messina, e con quali misure si conti eventualmente di compensare le comunità locali per i disagi e le probabili perdite di reddito conseguenti alla inevitabile compromissione delle potenzialità turistiche. (4-13455)


   NASTRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano economico: « Il Sole 24 ore» il 28 maggio 2016; da un documento elaborato dalla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo datato marzo 2016, si evince un quadro socioeconomico considerato drammatico, a causa degli investimenti finanziari derivanti dal narcotraffico all'interno della società civile, le cui impressionanti capacità di generare utili pari al 90 per cento del suo fatturato complessivo rappresentano un dato che non ha eguali in alcun comparto economico;
   al riguardo, dalla relazione del pool si evince che, senza misure legislative in grado di reprimere l'avanzata del fenomeno criminale, la direzione che si percorre, condurrà a sistemi economici e sociali nei quali, progressivamente, i beni e servizi acquistati dai supermercati, ai ristoranti, agli alberghi, saranno in larga parte forniti dall'emanazione di associazioni criminali;
   in tale prospettiva, prosegue l'articolo suesposto, per qualsiasi persona onesta, entrare sul mercato e iniziare qualsiasi attività economica, sarà nella sostanza come partecipare ad una gara truccata, considerando che i concorrenti potranno lavorare in perdita, disponendo di liquidità gratuita e quasi illimitata;
   quanto affermato dalla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, è infatti avvalorato dai recenti sequestri, di attività commerciali e del terziario, avvenuti nella regione Campania e a Roma, riconducibili ad una holding che gestiva una serie di attività illecite;
   secondo Unodoc (l'ufficio dell'Onu che si occupa di droghe e crimine), inoltre, il narcotraffico, a livello globale, rappresenta il più grande affare per il crimine transnazionale, ed equivale all'1 per cento del prodotto interno lordo mondiale, pari a circa 560 miliardi di euro, aggiungendo che le stime, sull'incidenza del narcotraffico sul prodotto interno lordo italiano oscillano fra lo 0,4 per cento e il 3,9 per cento con un valore medio del 2,15 per cento, pari al valore dell'intera produzione agricola nazionale, ovvero a circa la metà dell'incidenza sul prodotto interno lordo nazionale dell'intera filiera produttiva e commerciale generata dal settore automobilistico (nazionale e non): dai produttori di parti meccaniche fino alla rete dei concessionari;
   sul piano nazionale, considerando il fatturato di, circa 30 miliardi di euro annui, detratti progressivamente il 10 per cento di costi, il 10 per cento di investimenti in altre attività criminali e il 10 per cento dovuto all'attività repressiva dello Stato, le mafie narcotrafficanti reinvestono circa 20 miliardi di euro in attività finanziarie ed economiche diverse dal loro specifico settore;
   in definitiva, rileva la relazione della direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, è necessario ampliare lo spettro delle attività d'intercettazione, verso la sfera delle professioni e della finanza, essendo tali settori in grado di spostare la fetta più consistente di denaro, anche attraverso interventi di riforma che obblighino i gestori delle reti di comunicazione via pc, motori di ricerca internet, social network, sistemi di comunicazione come Whatsapp ad avere una sede legale in Italia per evitare lunghissime e sfibranti rogatorie internazionali;
   la procura nazionale, a tal fine, sollecita la necessità di procedere ad alcuni istituti procedurali che, pur mantenendo intatta l'autonomia delle direzione nazionale antimafia nello svolgimento delle indagini, consentano alla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo d'intervenire, laddove si ravvisi una vera e propria inerzia, avocando le indagini;
   al riguardo, gli strumenti andrebbero integrati con la previsione di poteri nella gestione del sistema degli agenti sotto copertura, non soltanto verso gli organi giudiziari, ma anche verso la polizia giudiziaria, senza tralasciare tuttavia il rafforzamento dei ranghi, tenuto conto che il numero complessivo dei pubblici ministeri addetti alle 26 direzione distrettuali antimafia risulta di 166 unità e che pertanto a ciascun magistrato toccano tre nuovi procedimenti all'anno per il delitto di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti;
   a giudizio dell'interrogante, il quadro complessivo in precedenza evidenziato, descrive uno scenario estremamente preoccupante e negativo, sia con riferimento all'aspetto finanziario decisamente allarmante, legato ai profitti illeciti del narcotraffico in Italia, che alle misure di contrasto sia legislative che operative sul territorio, evidentemente insufficienti nel fronteggiare le attività criminali che appaiono inarrestabili;
   introdurre interventi incisivi in tempi rapidi, finalizzati al contrasto della criminalità organizzata, che investe nel tessuto economico e sociale 20 dei 30 miliardi di euro complessivamente fatturati all'amo in attività lecite, appare a parere dell'interrogante, indispensabile e necessario considerando gli effetti, che stravolgono la società ed il sistema economico italiano –:
   quali orientamenti Ministri interrogati intendano esprimere, nell'ambito delle proprie competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se condividano l'analisi sulle criticità che emergono dal rapporto della direzione nazionale antimafia che l'interrogante giudica altamente preoccupanti, in ordine al costante aumento, all'interno del sistema sociale ed economico sano del Paese, di denaro illecito proveniente dalle attività criminali, in particolare dal narcotraffico, investito in settori economici e commerciali altamente redditizi;
   in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie i Ministri interrogati, intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di introdurre nuove ed urgenti misure repressive per fronteggiare le attività criminali in Italia, che, così come emerge dall'articolo del quotidiano economico « Il Sole 24 ore» di cui in premessa, generano degli utili elevatissimi per la criminalità organizzata, derivanti in particolare dal narcotraffico, attraverso il reinvestimento all'interno di una pluralità di settori economico-commerciali, con obiettivi di riciclaggio e di occultamento delle medesime attività criminali. (4-13456)


   PASTORELLI e LOCATELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   domenica 5 giugno 2016, per l'elezione del nuovo sindaco di Roma Capitale, il rinnovo del consiglio comunale e il rinnovo dei 15 municipi, si sono recati alle urne elettorali oltre un milione e trecentocinquantamila elettori, il 57,21 per cento degli aventi diritto al voto;
   il voto si è concluso alle ore 23 di domenica ed entro le ore 11 di lunedì 6 giugno dovevano essere completate le procedure di conteggio dei voti e delle preferenze, compilati i verbali in duplice copia e inviati all'ufficio elettorale centrale;
   a quattro giorni dalla chiusura dei seggi non ci sono ancora i dati definitivi: non era mai successo prima d'ora. Infatti, in 26 sezioni, su un totale di 2600, i presidenti di seggio hanno consegnato verbali in bianco, senza nessun conteggio né di voti di lista, tantomeno di preferenze sia per l'assemblea capitolina che per i relativi municipi. Di fatto, mancano nel conteggio finale oltre 11.000 voti;
   verbali non compilati, verbali in bianco o incompleti, sezioni commissariate, intere urne da scrutinare ex novo scheda per scheda, voti che non coincidono con quelli dei rappresentanti di lista: questi sono gli effetti prodotti dal caos in alcuni seggi elettorali di Roma Capitale d'Italia;
   nella sede dell'ufficio elettorale centrale, allestito nella sede dell'ex Fiera di Roma, i magistrati della corte d'appello di Roma, preposti al controllo, stanno da giorni verificando verbali e tabelle di scrutinio, sia relativi al voto per il rinnovo del Sindaco e assemblea capitolina che per i presidenti e consiglieri municipali;
   la commissione centrale della Corte d'appello di Roma avrebbe inviato al seggio centrale ulteriore personale qualificato per effettuare il conteggio dei voti, delle sezioni cosiddette «mancanti» e forse per avere i dati definitivi bisognerà aspettare fine settimana;
   in alcuni casi si è dovuto procedere al riconteggio di tutte le schede, operazione lunga e complicata che rischia di compromettere seriamente le operazioni di ballottaggio, già fissato per il 19 giugno, per l'elezione del sindaco di Roma Capitale e dei rispettivi 15 presidenti di municipio, visto che nessuno è stato eletto al primo turno;
   entro il 10 giugno bisogna avere i dati definitivi, stampare le nuove schede, procedere alle affissioni e avviare di nuovo tutto il procedimento amministrativo, compreso il personale addetto ai seggi, al fine di effettuare le operazioni di ballottaggio –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, affinché le operazioni di conteggio dei voti e delle preferenze siano completate nei tempi previsti dalla normativa vigente, garantendo la massima trasparenza e certezza dei diritti sia per i candidati che per gli elettori;
   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di evitare il ripetersi del «caos» di cui in premessa, garantendo a tutti il diritto al voto, diritto politico per eccellenza costituzionalmente garantito, nello svolgimento dei secondo turno di ballottaggio previsto per il 19 giugno 2016. (4-13465)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la consistenza numerica degli alunni per classe è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, al quale si fa riferimento annualmente nella circolare ministeriale sulla consistenza della dotazione organica per ogni scuola di diverso ordine e grado;
   in base alla normativa vigente (articolo 3 del decreto interministeriale organici 2015/16) «le classi sono costituite secondo i parametri e i criteri stabiliti nel succitato decreto: le classi iniziali di ciclo delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado e le sezioni di scuola dell'infanzia sono costituite con riferimento al numero complessivo degli alunni iscritti»;
   dal dirigente dell'ufficio scolastico regionale per le Marche si apprende il rischio della mancata attivazione, per l'anno scolastico 2016/2017, di due classi prime per la scuola primaria di secondo grado presso l'Istituto G. Marconi di Montemaggiore al Metauro;
   l'attivazione di una seconda classe risulta coerente con la normative vigente;
   a causa della mancata attivazione di una seconda classe, molti alunni si troverebbero costretti a viaggiare e molte famiglie sarebbero in difficoltà a conciliare la vita lavorativa e la gestione familiare e potrebbe, inoltre, provocare un evidente disagio a carico dell'ente, in quanto lo stesso, viste le condizioni di enorme difficoltà nelle quali versano i piccoli comuni, non riuscirebbe a garantire il trasporto scolastico;
   preoccupano, inoltre, le notizie apparse sulla stampa locale nei giorni scoli circa le gravi carenze di personale docente per il prossimo anno scolastico, previste nella regione Marche;
   i dati riportati prevedono per la scuola primaria l'assegnazione di una quota pari a 5020, a fronte dei 5.049 dell'anno scolastico 2015/2016, e la mancata assegnazione di circa 20 posti a livello interprovinciale da parte del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale; quanto, invece, alla provincia di Macerata in particolare, sempre per la scuola primaria, si prevede una riduzione di circa 27 posti, di cui 19 posti di organico potenziato e 8 posti in base alle classi autorizzate –:
   se si intendano assumere, per quanto di competenza, iniziative che possano consentire l'attivazione di una seconda classe presso l'istituto G. Marconi di Montemaggiore al Metauro e rispondere così ai bisogni delle famiglie, degli alunni e del territorio maceratese e alle gravi situazioni di disagio evidenziate e – altresì – se non si intendano assumere iniziative per prevedere ulteriori risorse in organico necessarie a garantire le finalità di cui alla legge 13 luglio 2015, n. 107. (5-08862)


   VACCA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il compenso spettante ai docenti che hanno svolto la funzione di tutor coordinatori nell'ambito del percorsi di tirocinio formativo attivo anno accademico 2012/2013 con nomina del direttore generale dell'ufficio scolastico l'Abruzzo del 24 aprile 2013 ai sensi dell'articolo 11 del decreto ministeriale n. 249 del 2010, non è stato ancora erogato; il decreto ministeriale del 10 settembre 2010, n. 249, definisce la disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ai sensi dell'articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244;
   il decreto interministeriale del 26 marzo 2013, n. 210, emanato di concerto tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministero dell'economia e delle finanze, regolamenta il contingente del personale della scuola da collocare in esonero parziale o totale e la loro ripartizione tra le facoltà;
   il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 10 settembre 2010, n. 249, regolamenta la disciplina dei requisiti e della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e di secondo grado, ai sensi dell'articolo 2, comma 416 della legge 24 dicembre 2007, n. 244;
   il Contratto collettivo nazionale di lavoro 13 marzo 2013 del comparto scuola, relativo al «Reperimento delle risorse da destinare per le finalità di cui all'articolo 8, comma 14, del decreto legge n. 78 del 2010 convertito nella legge n. 122 del 2010, e dell'articolo 4, comma 83, della legge n. 183 del 2011» ridetermina le risorse finanziarie, per gli anni 2012 e 2013, destinate agli scopi di cui all'articolo 86 del Contratto collettivo nazionale di lavoro 7 agosto 2014 del comparto scuola, è rideterminato nuovamente l'ammontare delle risorse finanziarie per l'anno 2013 e sono stabilite le risorse per gli anni 2014 e 2015 destinate agli scopi di cui all'articolo 86 del contratto;
   il 19 marzo 2013 è stata sottoscritta un'intesa tra Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali di categoria riguardo l'assegnazione alle istituzioni scolastiche del MOF per l'anno scolastico 2012/2013;
   il 26 novembre 2013, è stata sottoscritta un'intesa tra Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali di categoria ai fini della ripartizione delle risorse di cui agli articoli 33, 62 e 87 del CCNL 2006/2009 per l'anno scolastico 2013/2014;
   sulla base della intesa del 19 marzo 2013, le risorsa finanziarie destinate agli scopi di cui al citato articolo 86, per gli anni scolastici 2012/2015, ammontano a euro 1.580.000,00;
   il 4 agosto 2015 è stata sottoscritta una contrattazione collettiva nazionale integrativa tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali di categoria in applicazione dell'articolo 18, comma 4, del Contratto collettivo nazionale di lavoro del 15 marzo 2001 del comparto scuola riguardo ai compensi al personale scolastico comandato/utilizzato presso gli uffici del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di cui all'articolo 86 del CCNL 29 novembre 2007 anno accademico 2012-2013;
   con la nota DFP/n. 8660 del 19 febbraio 2016, la Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della funzione pubblica, comunica che si può dare ulteriore corso all'ipotesi di Contratto collettivo nazionale integrato 4 agosto 2015, in applicazione dell'articolo 18, comma 4, del Contratto collettivo nazionale di lavoro 15 marzo 2001 del comparto scuola riguardante i compensi spettanti al personale scolastico comandato/utilizzato nell'anno scolastico 2012/2013 presso gli uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e delle ricerca di cui all'articolo 86 del C.C.N.L. 29 novembre 2007, a condizione che sia stralciato il riferimento di cui al C.C.N.I. 9 settembre 2004;
   il 31 marzo 2016 è stata sottoscritta una contrattazione collettiva nazionale integrativa tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e le organizzazioni sindacali di categoria in applicazione dell'articolo 18, comma 4 , del Contratto collettivo nazionale del lavoro 15 marzo 2001 del comparto scuola riguardante i compensi spettanti al personale scolastico comandato/utilizzato presso gli uffici del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di cui all'articolo 86 del CCNL 29 novembre 2007 anno accademico 2012-2013 con cui si procede alla definitiva sottoscrizione dell'accordo del 4 agosto 2015 considerando che i destinatari, la ripartizione delle risorse e la costituzione del fondo a livello centrale e regionale, nonché i criteri di erogazione del compenso, sono disciplinati dall'articolato dell'ipotesi di accordo del 4 agosto 2015;
   con la sottoscrizione della contrattazione collettiva nazionale integrativa del 31 marzo 2016, a giudizio dell'interrogante, non dovrebbe più sussistere alcun motivo ostativo alla liquidazione dei compensi spettanti ai tutor di cui in premessa –:
   per quale motivo non siano stati ancora erogati i compensi ai docenti che hanno svolto la funzione di tutor coordinatori nell'ambito dei percorsi di relativi all'anno accademico 2012/2013. (5-08872)


   ROMANINI, ROCCHI, PATRIZIA MAESTRI e PAOLO ROSSI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   la legge 13 luglio 2015, n. 107, ha previsto l'indizione di un concorso a posti e cattedre per il personale docente per un totale di 63.712 unità che verranno assegnate nel corso del triennio 2016/2018. La procedura concorsuale ha carattere regionale e prevede tre bandi: uno per i docenti della scuola dell'infanzia e della primaria, un secondo rivolto ai docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado e, infine, un terzo bando per i docenti di sostegno;
   le prove scritte si sono svolte nei mesi di aprile e maggio e, sulla base del calendario fissato, si sono concluse il 31 maggio 2016;
   durante il periodo di svolgimento delle prove scritte e nei giorni immediatamente seguenti, su alcuni siti internet di riferimento per il mondo della scuola (in particolare per insegnanti e aspiranti tali) sono state segnalate alcune paventate anomalie nello svolgimento delle prove del concorso;
   nello specifico, risulterebbero ricorrenti le recriminazioni riferite alla scarsa trasparenza tanto sui contenuti sul quali avrebbe dovuto vertere le prova quanto con riferimento alle griglie di valutazione e alla nomina delle commissioni, problematiche nell'utilizzo delle apparecchiature informatiche durante le prove, tempo insufficiente per la corretta redazione degli elaborati, incongruenza delle domande rispetto alle classi di concorso, specie laddove le classi di concorso sono il risultato di accorpamenti di vecchie classi;
   nelle scorse settimane, inoltre, il TAR del Lazio e il Consiglio di Stato avrebbero disposto l'ammissione con riserva al concorso anche di alcuni docenti che non avevano conseguito l'abilitazione (come invece previsto dalla legge), creando quindi una situazione di incertezza tanto per i docenti ammessi al concorso perché abilitati quanto per quelli esclusi perché privi del titolo di abilitazione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle denunce formulate da diversi partecipanti alle prove scritte del concorso a posti e cattedre per il personale docente e se non ritenga di intervenire al fine di rassicurare i candidati circa la totale correttezza delle procedure eseguite nell'indizione e nella conduzione del concorso che consentirà l'immissione in ruolo di oltre 63.000 nuovi insegnanti. (5-08874)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FEDRIGA e SIMONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   una inaccettabile situazione di criticità sociale è da mesi oggetto di denuncia da parte dei lavoratori di Aviapartner, società belga che fornisce servizi di handling negli aeroporti europei;
   alla società si contesta l'uso strumentale della cassa integrazione solo per fare cassa, applicata anche dopo la mezzanotte pur nella consapevolezza che dopo quell'ora non ci sono voli assistiti dalla stessa; l'uso, sempre strumentale, dei ROL alla fine dei turni di notte in orari in cui è risaputo non ci siano voli; l'assunzione di stagionali (anche senza alcuna abilitazione o esperienza di lavori; aeroportuale) in luogo dei dipendenti di Wfs;
   riguardo a questi ultimi, sembrerebbe che la Aviapartner stia trattando la «clausola sociale» a seguito del prossimo passaggio di alcune compagnie da Wfs con l'obiettivo di far transitare alle sue dipendenze il minor numero possibile di lavoratori attualmente occupati in Wfs; inoltre, sembra si rifiuti di pagare la propria parte di una tantum a ex dipendenti passati di recente alle dipendenze degli altri handler;
   il contratto collettivo nazionale di lavoro del trasporto aereo, si ricorda, prevede la garanzia occupazionale (appunto la clausola sociale) nei casi di trasferimento di attività in ambito aeroportuale a terra; una norma di fondamentale importanza per i lavoratori del settore, ottenuta in cambio di sacrifici economici e normativi –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche in termini di moral suasion, intenda adottare a garanzia del rispetto delle regole esistenti e, quindi, a tutela dell'occupazione e della dignità dei lavoratori coinvolti, i cui diritti e le cui legittime aspettative non possono sempre essere svendute alla logica del miglior profitto. (5-08864)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIVATI, BRIGNONE, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nei mesi scorsi, a Helsinki, la direzione di Nokia annunciava ai comitati aziendali europei di Nokia e Alcatel-Lucent, il piano di ristrutturazione conseguente all'acquisizione di Alcatel-Lucent;
   il piano di ristrutturazione aziendale pianificato dall'Alcatel-Lucent prevedeva per l'Italia 219 esuberi sui 1.480 dipendenti;
   Nokia in una nota spiegava che il «piano di riorganizzazione è la conseguenza della fusione con Alcatel Lucent. La trasformazione servirà ad adeguare la propria struttura costi alle difficili condizioni di mercato investire in programmi di ricerca e sviluppo ambiziosi, orientati alle tecnologie del futuro quali 5G, cloud e Internet delle cose. I 900 milioni di risparmi saranno conseguiti attraverso la razionalizzazione del portafoglio prodotti, dei servizi e delle sedi. Oltre che puntando sull'efficienza e le economie di scala nelle attività interne, dall'approvvigionamento alla distribuzione»;
   in data 27 aprile 2016, si svolgeva presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro con direzione di Nokia Italia e Fiom concernente il piano di ristrutturazione annunciato dalla società;
   nell'incontro si chiedeva alla società di confermare gli impegni assunti in occasione delle ultime cessioni di rami d'azienda, che riguardavano centinaia di lavoratori;
   gli eventuali esuberi ancora da dimostrare, stando ai documenti presentanti alla sede di Helsinki di Nokia, deriverebbero dalla volontà di delocalizzare numerose attività in Paesi a basso costo di produzione;
   il Ministero dello sviluppo economico, rappresentato dal dottor Castano, confermava l'impegno a seguire la vertenza ed esprimeva la necessità di procedere con un dettaglio del piano industriale e delle ricadute per i lavoratori italiani, invitando altresì la società ad astenersi da azioni durante la fase di approfondimento;
   inoltre, il 25 maggio 2016, si svolgeva presso il Ministero dello sviluppo economico un secondo incontro con le organizzazioni sindacali, dove emergeva la scarsa se non totale mancanza di collaborazione dei vertici della Nokia Italia a trovare soluzioni che potessero evitare i licenziamenti dei 219 lavoratori in esubero;
   le parti sociali hanno poi inviato la società a reintegrare alcuni lavoratori precedentemente licenziati in forza della ristrutturazione messa in atto da Alcatel-Nokia che a seguito del licenziamento impugnavano il licenziamento avanti il tribunale di Milano vincendo la causa e quindi ottenendo il reintegro immediato in azienda;
   non solo la Nokia non reintegrava i lavoratori unilateralmente licenziati, ma in data 27 maggio — due giorni dopo l'incontro al Ministero dello sviluppo economico tra società e sindacati — la Nokia inoltrava ad alcuni dipendenti la comunicazione del licenziamento individuale;
   il delegato sindacale della Fiom, Umberto Cignoli, componente del comitato aziendale europeo di Alcatel-Lucent, affermava che «è un piano che se attuato rappresenterebbe l'ennesimo grave attacco occupazionale in uno dei settori cosiddetti “tecnologicamente avanzati”, un ulteriore passo nella dismissione di quel poco che resta dell'industria delle telecomunicazioni»;
   Nokia, è notoriamente è una delle aziende per eccellenza nel campo delle telecomunicazioni che si candida a portare avanti i progetti sulla banda ultra-larga finanziati dal Governo italiano, ma, di fatto, rinuncia a utilizzare politiche alternative ai licenziamenti collettivi per gestire i 219 lavoratori in esubero;
   la regione Lombardia con delibera dell'11 aprile 2016 n. X/5024 stanziava un finanziamento ad Alcatel per euro 1.620.000,00 e molto probabilmente Alcatel/Nokia otterrà altri finanziamenti statali per la messa in cassa integrazione dei lavoratori a eccetto di quei lavoratori licenziati e reintegrati con sentenza del tribunale di Milano;
   è doveroso fare in modo che la multinazionale Alcatel-Nokia rispetti le sentenze emesse dal tribunale di Milano disponendo l'immediato reintegro dei lavoratori precedentemente licenziati individualmente –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
   se ritengano, — in considerazione del fatto che gli esuberi siano in gran parte dovuti alla delocalizzazione del lavoro in Paesi a basso costo di produzione — di attivarsi, per quanto di competenza, al fine di trovare soluzioni alternative per contrastare i licenziamenti annunciati da Alcatel-Nokia;
   se non ritengano necessarie e urgenti nuove iniziative che contrastino la continua «migrazione» di aziende italiane o comunque presenti in Italia verso Paesi a basso costo. (4-13429)


   GRIMOLDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Simmel Difesa spa di Colleferro, eccellenza «ex italiana» nel campo del munizionamento, dei razzi e dei missili per la difesa del nostro Paese ha un organico oggigiorno di circa 180 dipendenti, inquadrati nel contratto nazionale quadro per chimici;
   la proprietà, si ricorda, è stata della Fiat fino al 2000, dal 2000 al 2006 della famiglia Maccagnani, dal 2006 al 2014 della società Chemring Group partecipata del Governo inglese; dal 2014 ad oggi è partecipata dal Governo francese;
   a differenza degli altri Paesi europei, in Italia non esiste alcun contratto quadro di riferimento per gli esplosivisti, pur trattandosi di lavoratori che quotidianamente entrano in contatto con sostanze catalogate come esplodenti, infiammabili e pericolose, il cui utilizzo comporta un'elevata attenzione ed un carico di stress rilevante durante l'intero processo di lavorazione che richiede elevati standard di concentrazione psicofisica –:
   se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per inserire tra le mansioni usuranti anche il lavoro di esplosivista e comunque favorire il riconoscimento della specificità di tali lavoratori mediante inquadramento contrattuale ad hoc. (4-13436)


   CIVATI, BRIGNONE, ANDREA MAESTRI, PASTORINO e MATARRELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la Società Consulmarketing s.p.a., con sede a Milano, esercita attraverso aziende affittate, attività di rilevazione di mercato, monitoraggio prezzi, commercializzazione e analisi tecnica dei dati di mercato all'interno della distribuzione tradizionale e specializzata. Oltre a tali attività, che ne rappresentano il core business, la società ha aperto una divisione dedicata all’e-commerce;
   l'azienda ha un organico attuale di n. 1135 dipendenti assunti con contratto di lavoro subordinato, di cui n. 1134 impiegati e operai, cui è applicato il CCNL per i dipendenti da aziende del terziario, e un dirigente inquadrato con il CCNL dirigenti commercio;
   tutti i dipendenti sono assunti presso la sede sita a Milano pur svolgendo la propria attività su tutto il territorio nazionale;
   la società ha in essere un contratto esclusivo con la Nielsen per il settore «rilevamenti» e che vede la sua scadenza nel novembre 2016;
   in data 22 marzo 2016, la Consulmarketing, inviava una raccomandata ai sindacati, comunicando i motivi che determinavano l'eccedenza del personale del settore rilevamenti Monitoring, Audit e Generale;
   alla base della procedura di licenziamento, secondo quanto scritto nella raccomandata, vi è la necessità di ridurre i costi fissi sostenuti dall'azienda per l'erogazione dei servizi «rilevamenti», essendo il fatturato derivante dalla commessa Nielsen non sufficiente a coprirli, con conseguenti ingenti perdite registrate nell'ultimo triennio;
   la società comunicava che l'eccedenza di personale venutasi a creare riguarda complessivamente n. 465 dipendenti, compresi n. 69 lavoratori con contratto a tempo determinato, di cui 6 del settore Generale e 459 del settore rilevamenti;
   la società specificava che per i lavoratori coinvolti nel licenziamento con contratto a termine non saranno previsti rinnovi, mentre per i lavoratori con contratti a scadenza oltre i 120 giorni, questi saranno risolti anticipatamente;
   per fronteggiare le conseguenze della dichiarazione di esubero, la società, si è resa disponibile a offrire limitatamente ai dipendenti del settore «rilevamenti» – contratti di lavoro autonomo, nell'ambito del divisato progetto di esternalizzazione della suddetta attività, non prevedendo l'erogazione di incentivi all'esodo o altre forme di outplacement;
   come da comunicazione inviata anche al Ministero del lavoro e delle politiche sociali da parte dalle rappresentanze sindacali coinvolte, la società precedentemente e contemporaneamente alla comunicazione dell'avvio della procedura di mobilità, ha stipulata per il settore «rilevamenti», contratti di collaborazione coordinata e continuativa con soggetti precedentemente attivi con contratti a tempo determinato o intermittenti, o addirittura neo assunti, che non sono in grado di svolgere tutte le attività in modo indipendente ed autonomo che sono frequentemente affiancati ai lavoratori dipendenti interessati dalla procedura;
   quanto suddetto, evidenzia per gli interroganti la mancata puntuale indicazione dei criteri di scelta dei soggetti considerati in esubero nel reparto «Generale» da parte della società;
   emerge a giudizio degli interroganti una palese incongruenza tra la necessità di ridurre i costi del personale e la proposta, quale misura volta a fronteggiare le conseguenze dei licenziamenti, di offrire ai dipendenti del settore «rilevamenti» contratti di lavoro autonomo;
   inoltre, contemporaneamente, risulta che la società si presta ad assunzioni con contratti di collaborazione coordinata e continuativa di soggetti chiamati a svolgere le stesse mansioni svolte dai lavoratori dipendenti in esubero;
   pertanto, i dipendenti del settore «rilevamenti», alla luce di quanto sopra esposto hanno proclamato cinque giorni di sciopero dal 30 maggio al quattro giugno prossimo;
   gli stessi saranno ricevuti dal Ministero dello sviluppo economico – ove parrebbe vi sarà la presenza della Società Consulmarketing ma non quella della Nielsen – mentre sotto il Ministero vi sarà un presidio di lavoratori della società il 30 maggio 2016, il giorno successivo è previsto altro presidio alla Nielsen di Assago (Mi) –:
   se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali abbia partecipato il giorno 30 maggio 2016 presso il Ministero dello sviluppo economico all'incontro fissato con la delegazione dei lavoratori della Consulmaketing;
   se i ministri interrogati ritengano che la procedura seguita dalla Società Consulmarketing spa, sia conforme alla normativa vigente in materia di lavoro, considerato anche se, per gli interroganti non risulta una puntuale indicazione dei motivi tecnici, organizzativi o produttivi per i quali la società ha ritenuto di non poter adottare misure idonee a porre rimedio alla situazione ed evitare in tutto o in parte il licenziamento collettivo. (4-13448)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   a seguito del servizio televisivo di Sky Tg24 dell'8 aprile 2016, è ritornata alla ribalta della cronaca nazionale e locale, la questione inerente lo smaltimento ed il traffico illegale di rifiuti tossici nel comune di Graffignano, in provincia di Viterbo, nei terreni in località Pascolaro e Bivio del Pellegrino;
   l'area finì al centro delle indagini del Corpo Forestale dello Stato già tra il 2006 e il 2007 e, come spiegò l'allora comandante dei nuclei investigativi provinciali di polizia ambientale e forestali (Nipaf) di Viterbo Marco Avanzo, durante il processo contro gli imprenditori imputati, i fratelli Nocchi, essa sarebbe stata interessata dallo sversamento di 20mila tonnellate di rifiuti sversati, spalmati con le macchine operatrici e ricoperti dalla terra;
   all'epoca dei fatti (2007) il Corpo Forestale dello Stato, metteva sotto sequestro una cava delle società I.C.I. S.r.l. e M.C.I. S.r.l. situata nel comune di Graffignano (località Bivio del Pellegrino e Località Pascolaro) a causa degli esiti di indagini avviate mesi prima che facevano supporre a carico della società un comportamento fraudolento teso a sversare illecitamente rifiuti pericolosi in terreni agricoli anziché conferirli per il trattamento secondo le norme europee e nazionali, a ditte specializzate;
   Nocchi Paolo è il legale rappresentante della I.C.I. s.r.l. della Nocchi Luciano socio accomandante della Fratelli Nocchi sas, Vice presidente del Consiglio di Amministrazione della ICI srI e gestore di fatto dei siti nella disponibilità dei Nocchi in Graffignano – Località Bivio del Pellegrino e località Pascolaro e Nocchi Roberto è il legale rappresentante della fratelli Nocchi sas ed amministratore unico della Petrol Trans srl;
   in base ai risultati delle relazioni effettuate sia da ARPALAZIO, ARPA Toscana, che dalla consulenza tecnica ex articolo 359 codice di procedura penale svolta dal Dipartimento di Chimica dell'Università degli Studi di Bari su richiesta del Corpo Forestale dello Stato e poi della Procura delle Repubblica – tribunale di Viterbo, si evince un forte tasso di inquinamento tale da necessitare un'urgente opera di bonifica;
   la vicenda giudiziaria di cui il procedimento penale n. 4250-06 del pubblico ministero dottor Stefano D'Arma, della Procura della Repubblica, tribunale di Viterbo, come spesso accade in analoghi processi per traffico illecito di rifiuti, è caduta in prescrizione, visto che i tempi delle indagini, delle analisi e del processo raramente restano contenuti nel termine massimo dei sette anni e mezzo, quindi pur essendo abbondantemente documentati gli scempi ed i rischi per la salute pubblica e per l'ambiente, non sono state individuate le responsabilità tantomeno i colpevoli della devastazione;
   in provincia di Viterbo risultano altre vicende inerenti il traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi nonché la gestione dei fanghi illecitamente smaltiti come quella riguardante la cava in località Cinelli nel comune di Vetralla (VT);
   che si concludono troppo spesso con un nulla di fatto per lo scadere dei termini previsti dalla prescrizione;
   a dieci anni dalle indagini, non solo nulla è stato fatto per caratterizzare e bonificare i terreni in località Bivio del Pellegrino e Località Pascolaro, ma addirittura, a pochi metri da questi sono in atto delle coltivazioni benché il presidente di Agriconsuliing Spa Federico Grazioli, amministratore dei terreni confinanti col Pascolaro, abbia dichiarato alla stampa che «è tutto fermo»;
   l'ex comandante del Nipaf di Viterbo dottor Marco Avanzo, ora responsabile della 1a divisione del Cfs, dichiarava che fino a poco tempo fa nei terreni limitrofi alle aree inquinate si coltivavano anche i pomodori;
   nella relazione pratica AS/07-29 dell'intervento della sezione provinciale di Viterbo dell'Arpa Lazio con il Cfs-Nipaf del 7-8 novembre 2007, tra i «considerando che» si legge: «la zona interessata dal materiale contenente presumibilmente idrocarburi e/o oli pesanti, ricade nelle vicinanze dell'autostrada A1 e della linea ferroviaria; la stessa è attraversata da strade di scorrimento locale; la stessa viene utilizzata come zona di caccia e di pesca; durante gli scavi si è riscontrata una falda acquifera superficiale a circa 2.5 m; nelle vicinanze scorre il fiume Tevere; il terreno viene utilizzato per le coltivazioni agricole; si ritiene necessaria un'opera tempestiva di ripristino ambientale con bonifica atta a non estendere la contaminazione all'ambiente circostante e a non provocare danni all'uomo. In via precauzionale i verbalizzanti ritengono necessaria un'indagine anche alle acque citate»;
   da un punto di vista della sicurezza alimentare preoccupa quanto riportato alle pagine 7 ed 8 della suddetta relazione: «sono stati inoltre eseguiti alcuni carotaggi in località Pascolaro su terreni di proprietà dell'Azienda Agricola «Il Casettone» limitrofi a quelli dell'I.C.I. srl nell'area ex laghetto. Tali terreni, per quanto appreso dal CFS, erano gestiti dalla I.C.I. S.r.l.. Tramite carotatrice (cubaggio circa 0.3 m3) è stato eseguito nell'area dell'ex laghetto un campionamento di materiale solido palabile alla profondità di circa due metri che risultava visivamente diverso da quello di superficie. Nel terreno di proprietà dell'azienda su cui erano in svolgimento attività di aratura, è stata riscontrata in superficie la presenza di materiale di colore scuro che emanava un odore pungente. In questo punto sono stati eseguiti degli scavi e, già ad una profondità di 80 cm, si è riscontrata la presenza di materiale nero che emanava un odore riconducibile ad idrocarburi. Tale materiale si presentava almeno fino alla profondità di tre metri. Durante le operazioni di scavo si avvertiva nell'aria un odore pungente ed un principio di irritazione agli occhi. Per questo motivo le operazioni di scavo non sono state protratte ulteriormente e si è provveduto al repentino interramento del materiale con un strato di circa 20 cm di materiale visivamente terroso. Dopo questa operazione si percepiva ugualmente l'odore pungente nella zona circostante. Per quanto sopra, a scopo precauzionale, l'area veniva sottoposta a sequestro da CFS;
   al capitolo 6 della «Relazione di Consulenza Tecnica» ex articolo 359 codice di procedura penale. della Procura della Repubblica, Tribunale di Viterbo, nell'ambito del P.P. n. 4205-06 R.G.N.R. Mod21, redatta dal Prof Francesco Fracassi, dipartimento di Chimica dell'Università degli Studi di Bari, sono descritte le risultanze delle analisi chimiche dei campioni che l'ARPA Lazio ed Umbria hanno prelevato dai siti ICI di Bivio del Pellegrino e contrada Paspolaro, e dalla MCI di Alviano; i campionamenti sono stati effettuati il 6 giugno 2007 dal prof Fracassi, per l'ottenimento di indicazioni preliminari, l'8 novembre 2007 dall'ARPA La, il 9 ed il 16 novembre 2007 dall'ARPA Umbria; le analisi di quest'ultimi prelievi sono state condotte dall'ARPA Toscana e dall'ARPA Puglia;
   le analisi dei campioni del sito ICI di Bivio del Pellegrino hanno evidenziato che i rifiuti fangosi sono contaminati da oli minerali (idrocarburi totali), idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e PCB (policlorobifenili che presentano caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche paragonabili alle diossine) con una elevata concentrazione, superiore a 1.000mg/I di idrocarburi totali; infatti si rilevano 4.603mg/I nel campione 1 e 1.365mg/I nel campione 2;
   le analisi dei campioni del sito ICI di Contrada Pascolare dall'ARPA Puglia e dell'ARPA Puglia e a confermano che nel sito sono stati interrati rifiuti fangosi; I-6 dimostrano i tenori di pH e la percentuale di S.O., non compatibile col semplice terreno, e in modo particolare nel campione 6A si riscontrano alte concentrazioni di idrocarburi (175mg/kg), di cromo (846 mg/kg), di nichel (2.337mg/kg), di rame (1.204mg/kg) e di zinco (2.674mg/kg), mentre nel 9B si supera la CSC per gli idrocarburi, 158mg/kg contro il limite previsto di 60mg/kg;
   le analisi dei campioni del sito MCI srl di Alviano eseguiti do ARPA, Toscana su disposizione del NIPAF-CFS di Viterbo rilevano la probabile presenza di fanghi la cui attività di recupero è autorizzata ai sensi del punto 12.16 del decreto ministeriale 5/2/98 purché la somma di arsenico, cadmio e mercurio sia inferiore ad lppm, mentre sia nel verbale n. 8/07 che nel n. 10/07 è di 8,4 ppm, il che non consentirebbe più il recupero da parte della MCI;
   la Ici non ha alcuna possibilità tecnica al recupero dei rifiuti fangosi/conferendoli perciò a terzi, tra questi la MCI srl; dalla differenza dei fanghi in ingresso e in uscita al 31 dicembre 2006 e di quelli del 2007, risulta un deposito, 11.084 tonnellate che però a seguito del verbale di sopralluogo per i campionamenti d e I 6 giugno 2007, presso il sito di Bivio del Pellegrino, è pari a soli 1.430 metri cubi ovvero 1.800 tonnellate, mancando perciò all'appello 9.284 tonnellate di fanghi ovvero di una quanto ingente di rifiuti a volte contaminati con sostanze pericolose;
   con il parere dell'Istituto superiore di sanità n. 20606 del 23 giugno 2009 – che integra il parere dell'ISS n. 0036565 del 5 luglio 2006 – e che chiarisce alcuni passaggi in riferimento ai valori soglia degli idrocarburi presenti nei rifiuti, viene confermato che, per la pericolosità/non pericolosità del rifiuto, si deve far riferimento al tenore nello specifico idrocarburo; in caso di presenza di idrocarburi minerali con concentrazioni superiori a 1.000 mg/kg s.s. si deve procedere alla ricerca di IPA marker. Il valore limite degli stessi è individuato in 1.000 mg/kg per singolo marker acr eccezione del Dibenzo[a] pirene e Dibenzo[ah] antracene la cui concentrazione limite è misurata in 100 mg/kg;
   i forestali, tornati sul posto con la troupe di SkyTg24, hanno ripetuto le analisi e nei campi accanto a quelli sequestrati nel 2006 rilevando concentrazioni di stagno, antimonio e cadmio superiori al limite consentito, commissario Capo Forestale Renato Sciunnach Responsabile della Oilisione 1a NICAF che dichiarava «Coltivare vicino a un'area come questa è potenzialmente molto rischioso»;
   mercoledì 18 maggio 2016 è stato approvato in conferenza dei servizi presso la prefettura di Viterbo il piano di caratterizzazione proposto, dal professor Vincenzo Piscopo della Tuscia e integrato dalle richieste dell'Arpa, Lazio, finalizzato alla bonifica dei 140 ettari interessati dagli sversamenti illeciti nel comprensorio graffignanese, il cui costo nei 10 anni di «latitanza» delle istituzioni, è lievitato a 250 mila euro;
   in località Pascolaro, i rifiuti sono stati sepolti a notevole profondità, perciò per la caratterizzazione di cui al punto precedente sono previsti degli scavi e sondaggi anche profondi al fine di valutare quali tipologie di sostanze siano state interrate e il livello di contaminazione delle acque, previo censimento dei pozzi fornito dalla provincia di Viterbo –:
   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di scongiurare un disastro ambientale dovuto alla contaminazione delle falde acquifere profonde e superficiali, in modo particolare di quelle che alimentano l'adiacente fiume Tevere;
   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare al fine di scongiurare ogni tipo di contaminazione della filiera agro-alimentare da parte delle sostanze inquinanti presenti nei terreni di cui in premessa ovvero quali iniziative normative vogliano predisporre al fine di vietare ogni attività agro-silvo-pastorale e venatoria, nelle zone inquinate e nelle eventuali fasce di rispetto, miranti alla salvaguardia della salute umana;
   se i Ministri interrogati intendano valutare se sussistano i presupposti per rivalersi in sede civile per il risarcimento del danno nei confronti del responsabile o dei responsabili dell'inquinamento che per legge è sempre tenuto alla bonifico dell'intero sito.
(2-01395) «Massimiliano Bernini, Benedetti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FANUCCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la Cassa di previdenza e assistenza di fantini, guidatori e allenatori, fondata nel 1968, ha lo scopo di assistere i professionisti ippici durante e al termine della propria attività, sia dando supporto nel caso di incidenti dovuti alla pericolosità della professione svolta, sia facendo fronte alla precarie condizioni economiche in cui si venivano e si vengono a trovare allenatori, guidatori e fantini, al termine della loro carriera professionale;
   la predetta Cassa viene finanziata in parte, con contributi diretti dei soci; per una parte maggioritaria, dalle quote provenienti dalle multe erogate dagli organi di disciplina a carico dei professionisti ippici; e infine con una contribuzione annuale disposta dall'ente competente (ora il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e prelevata dai fondi destinati alle categorie ippiche;
   la delibera del Consiglio d'amministrazione UNIRE (ora Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) n. 179 del 29 dicembre 2009, dispone che – dal 1o gennaio 2010 – gli importi delle sanzioni pecuniarie inflitte sul campo siano versati al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che li destina poi, con apposito provvedimento, al finanziamento della Cassa di previdenza assistenza di fantini, guidatori e allenatori;
   la delibera commissariale ASSI (Agenzia dello sviluppo del settore ippico — ex UNIRE ora Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali n. 21 del 5 aprile 2012, in adempimento a quanto disposto dalla suddetta delibera n. 179, stabilisce le quote di ripartizione delle multe in questione destinando alla predetta Cassa la quota dell'80 per cento;
   le rilevazioni effettuate dalla «PQAI VII – Corse e manifestazioni ippiche», individuano nell'importo di euro 561.967,44 il montante delle multe comminate sul campo ad allenatori guidatori trotto negli anni 2010 all'anno 2014 e di euro 78.561,00 il montante delle multe irrogate sul campo ad allenatori fantini galoppo negli anni 2012-2014 per un totale complessivo di euro 40.528,44;
   con decreto del 30 dicembre 2015, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali provvedeva impegnare la somma complessiva 512.422,75 (quale saldo della quota pari all'80 per cento delle multe inflitte sul campo delle corse ippiche trotto e galoppo) nei confronti della Cassa nazionale di assistenza e previdenza degli allenatori guidatori trotto e allenatori fantini galoppo, somme che, però, non sono ancora state stanziate;
   da marzo 2013 (oltre 3 anni) gli assistiti della Cassa di previdenza e assistenza di fantini, guidatori e allenatori non percepiscono più il loro sussidio –:
   per quali motivi non si sia ancora provveduto al trasferimento degli importi già stanziati dal decreto 30 dicembre 2015 alla Cassa nazionale di assistenza e previdenza degli allenatori guidatori trotto e allenatori fantini galoppo. (5-08867)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   da articoli di stampa locale pubblicati nei giorni scorsi si apprende che è stato pubblicato da poco l'aggiornamento del registro tumori di Taranto, per quanto riguarda il periodo 2006-2011;
   la nuova pubblicazione segue il primo report di incidenza dei tumori maligni della provincia di Taranto presentato nel 2014, che comprendeva i casi incidenti nell'intero territorio provinciale per gli anni 2006-2008. Nella presentazione del lavoro si legge: «La sempre più importante necessità di condividere i dati e i risultati degli studi che approfondiscono la situazione dello stato di salute della popolazione residente con la cittadinanza ci spinge a presentare oggi un ampliamento dei risultati dell'incidenza neoplastica comprendente gli anni 2009-2011, dati che nei prossimi mesi saranno pubblicati in modo più approfondito e tecnico»;
   la pubblicazione del primo report del registro tumori di Taranto tramite la valutazione dell'incidenza degli anni 2006-2008, aveva già presentato alcune criticità dello stato di salute nella provincia di Taranto rispetto al pool Sud dei registri tumori, soprattutto per quel che riguarda l'eccesso di rischio per carcinoma della mammella, del collo dell'utero e dell'ovaio nelle donne; nei maschi il rischio di carcinoma del polmone e della vescica, oltre ad essere in eccesso rispetto a quanto rilevato dal pool Sud, risultava in eccesso anche rispetto a quanto rilevato dal pool nazionale; inoltre, soprattutto nei comuni dell'area orientale nello stesso confronto con il pool nazionale si riscontrava un eccesso di carcinoma della tiroide nel sesso femminile;
   nella recente pubblicazione il quadro generale emerso dall'elaborazione dei dati registrati negli anni 2006-2011 conferma il maggior interessamento del sesso maschile per gran parte delle sedi esaminate. Si evidenziano, infatti, tassi standardizzati più elevati in provincia di Taranto rispetto al pool nazionale e al pool sud per mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare nel sesso maschile, a conferma della probabile responsabilità di esposizioni professionali;
   inoltre, i dati provinciali presentano tassi più elevati rispetto al Pool sud anche per carcinoma di fegato, rene, linfoma non hodgkin, prostata e stomaco nei maschi, mammella nelle donne e colon, melanoma, tiroide, encefalo in entrambi i sessi;
   è stata evidenziato il maggior interessamento del SIN (comuni di Taranto e Statte) rispetto all'intera provincia per quel che riguarda carcinoma dello stomaco, del colon, del fegato, del polmone, melanoma, mesotelioma, tumore del rene, della vescica, della tiroide nei maschi, linfoma non hodgkin, tumore della mammella, della cervice uterina e della prostata attestando la necessità di porre particolare attenzione in termini di assistenza e sorveglianza ai residenti nell'area a rischio ambientale;
   è confermata anche la problematica del carcinoma tiroideo nel sesso femminile che presenta tassi più elevati nei comuni dell'ala orientale della provincia;
   inoltre, nelle parti conclusive del report si legge: «occorre sottolineare che indipendentemente dall'eventuale riduzione dell'esposizione all'inquinamento ambientale, risulterà evidente ancora per molti anni l'eccesso delle patologie oncologiche nell'area a rischio richiedendo un miglioramento della rete assistenziale già in essere attraverso il potenziamento dell'assistenza oncologica grazie ai fondi (progettuali e quindi temporanei) del Centro Salute e Ambiente e della Terra dei Fuochi. Tali misure non possono che essere perseguite nel tempo dovendosi prevedere la stabilizzazione del personale impegnato in queste attività come in quelle di sorveglianza e valutazione epidemiologica e il potenziamento delle strutture di assistenza» –:
   se e quali iniziative di competenza, alla luce di quanto espresso in premessa, intenda assumere il Governo per garantire maggiori livelli di assistenza per la popolazione interessata dall'alta incidenza tumorale e gestire l'emergenza sanitaria;
   se reputi opportuno, in accordo con la regione Puglia, assumere iniziative per conferire un assetto speciale alla ASL di Taranto, garantendo assistenza e cura presso le strutture locali.
(2-01394) «Labriola, Pisicchio».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BURTONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   sono ormai trascorsi quasi tre mesi dalla emanazione della direttiva n. 28551 del 26 marzo 2016 con la quale l'assessorato della salute della regione siciliana ha fornito alle aziende sanitarie le immediate disposizioni operative per l'avvio delle procedure di reclutamento per le coperture dei posti vacanti e disponibili nelle dotazioni organiche approvate a seguito dei processi di rimodulazione della rete ospedaliera regionale;
   tuttavia, ancor oggi tutto è fermo e remorato da parte dell'assessorato stesso e a motivazione della suddette remore, viene addotta la duplice giustificazione, da un lato, del mancato completamento del processo di ricognizione dei piani assunzionali, propedeutico alla ricollocazione degli esuberi e, dall'altro, della necessità di ridefinire, di concerto con il Ministero, la nuova rete ospedaliera al fine di dare piena attuazione al decreto ministeriale n. 70 del 2015 in materia di accorpamenti e soppressioni di strutture;
   tali motivazioni sembrano all'interrogante esclusivamente il frutto di un ingiustificato ulteriore eccesso di «burocratismo» da parte degli uffici dell'assessorato della salute preposti, inaccettabile in quanto: a) l'assessorato della salute della regione siciliana – dipartimento regionale per la pianificazione strategica – servizio 1 è pienamente a conoscenza di quelli che sono i profili che, su scala regionale, presentano situazioni di esuberi non ricollocabili all'interno delle singole aziende, così come conosce altrettanto perfettamente quali siano, allo stato, le situazioni di gravissima carenza negli altri profili della dirigenza medica, sanitaria e del ruolo sanitario del comparto ed il pregiudizio di tale carenza sullo svolgimento delle attività assistenziali; b) la rimodulazione della nuova rete ospedaliera avrà sicuramente effetto sulle strutture complesse e sul numero dei posti di direttore, ma non inciderà sulle dotazioni organiche che vengono determinate sulla base di altri parametri quale popolazione, posti letto, modelli organizzativi ed assistenziali, rispetto degli obblighi di legge in materia di orario di lavoro del personale sanitario;
   in ogni caso, poiché gli interventi operativi previsti dalla direttiva n. 28551 del 25 marzo 2016 hanno natura modulare, nessuna delle due superiori motivazioni osterebbe, ad esempio, alla immissione in servizio immediata – ad invarianza di spesa – dei vincitori di concorso collocati in graduatorie in corso di validità su posti vacanti previsti nella precedente dotazione organica ed in atto coperti con rapporti di lavoro a tempo determinato;
   l'immobilismo da parte dell'assessorato della salute sta determinando grave pregiudizio alle attività assistenziali ed alla erogazione dei livelli essenziali di assistenza, con peraltro, gravi responsabilità di natura contabile da parte dei direttori generali, con riferimento al superamento dei tetti di spesa per i contratti di lavoro a tempo determinato in essere;
   nelle more del completamento dell'oggi ritardato processo di ricognizione dei piani assunzionali e della ricollocazione degli esuberi si potrebbe procedere alla copertura – dal 1o luglio 2016 – dei posti vacanti, previsti nelle precedenti dotazioni organiche e pertanto non di nuova istituzione, per i profili che non presentano situazioni di esubero, ma anzi di grave carenza (infermiere professionale, medici anestesisti, medici dell'area materno-infantile, medici radiologi, farmacisti, tecnici di radiologia, operatori socio sanitari e altro), attraverso l'immissione in servizio dei vincitori e degli idonei delle graduatorie concorsuali vigenti ed in corso di validità, secondo quanto previsto dalla circolare assessoriale 28551 del 25 marzo 2016; preso atto che tale operazione non costituisce e non comporta incremento della spesa sanitaria regionale in materia di personale e consentirebbe direttori generali di sgravare la spesa a tempo determinano delle rispettive aziende, non pregiudicando e paralizzando, al contempo, le attività sanitarie e la erogazione dei livelli essenziali di assistenza in conseguenza del mancato rinnovo di tutti quei contratti a tempo determinato eccedenti i limiti previsti dalla stessa direttiva sopra richiamata –:
   se il Ministro interrogato sia venuto a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze e nel rispetto di quelle regionali in materia sanitaria, intenda assumere per pervenire a una positiva soluzione della situazione di cui in premessa, considerati gli importanti risvolti sul piano dei livelli essenziali di assistenza. (5-08878)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   sulla Gazzetta del Nord Barese, dorso della Gazzetta del Mezzogiorno con la cronaca della provincia di Barletta-Andria-Trani, del 27 maggio 2016 (pag. II) è stata pubblicata la lettera di un cittadino che racconta i disagi che sempre più forti vengono vissuti dai pazienti, e di conseguenza anche dai loro familiari, della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie, il più grande nosocomio del Mezzogiorno, da molti anni in dissesto finanziario e attualmente guidato da un commissario straordinario nominato dal Governo;
   in particolare, l'autore della lettera al giornale parla di una situazione gravemente peggiorata negli ultimi cinque anni soprattutto per la progressiva riduzione del personale (così insufficiente da non rendere possibile, nel caso specifico, la necessaria assistenza a una delle sue figlie durante un intervento chirurgico in una struttura vicina) e chiede interventi che rendano la permanenza nella struttura più umana e sopportabile in attesa che si concludano le procedure, che risultano essere in corso, per la cessione dell'attività a soggetti privati –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di disagio vissuta dai degenti nella Casa Divina Provvidenza di Bisceglie;
   se, nell'ambito delle sue competenze e alla luce del fatto che la struttura è guidata da un commissario straordinario nominato dal Governo, intenda assumere iniziative in merito a quanto esposto in premessa. (4-13427)


   SANTELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   presso la sede di Confindustria Cosenza, nei giorni scorsi, si è tenuto un incontro tra i sindacati e la ATI, vincitrice del bando di gara (la Cascina – Cardamone), avente ad oggetto l'affidamento del servizio di ristorazione dell'azienda ospedaliera di Cosenza;
   nello specifico, si è concretizzato il pericolo di una riduzione di personale a decorrere dal 1o giugno 2016 di ben 11 unità lavorative preposte al servizio della ristorazione;
   tale decisione assunta dalla ditta aggiudicataria risulta all'interrogante alquanto incomprensibile e non legittima;
   dato non trascurabile, è il servizio reso dagli operatori che si occupano interamente del processo di ristorazione di tutta l'azienda (dalla fase di ricevimento degli alimenti, alla cottura, alla distribuzione, al loro ritiro, fino alla sanificazione di impianti ed attrezzature, oltre all'espletamento del servizio di mensa per il personale medico e paramedico);
   ad oggi, la copertura del personale adibito alla ristorazione di ben 37 reparti risulta appena sufficiente a garantire l'espletamento di un servizio di prima necessità e, conseguentemente, la sua riduzione andrebbe ad inficiare gravemente il diritto di assistenza dei malati;
   l'articolo 21.3, relativo al personale, del capitolato di gara recita testualmente «Il gestore è tenuto ad assumere il personale alle dipendenze del precedente gestore secondo i dettami contenuti nella relativa normativa regionale di riferimento (L.R. 30 maggio 2012, n.16). Tale prescrizione è relativa a tutte le figure professionali, livelli e ruoli, attualmente operanti il servizio»;
   in allegato al capitolato di gara del lotto n. 3 della gara per l'affidamento del servizio di ristorazione alle aziende ospedaliere e sanitarie della regione Calabria; è presente l'elenco del personale alle dipendenze della precedente gestione alla data del 31 luglio 2013 che consta di 69 unità;
   la regione, gli enti, le aziende e le società strumentali della regione devono prevedere nei bandi di gara, negli avvisi e nelle condizioni di contratto per appalti di servizi, l'utilizzo del personale già assunto dalla precedente impresa appaltatrice;
   l'articolo 335 del contratto nazionale turismo pubblici esercizi prevede che la gestione subentrante è tenuta ad assumere il personale addetto, iscritto da almeno 3 mesi, sui libri paga matricola della gestione uscente –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di garantire il livello occupazionale di tutti i dipendenti addetti al servizio di cui in premessa, nonché, l'efficienza e la qualità del servizio di ristorazione. (4-13443)


   BECHIS, ARTINI, BALDASSARRE, SEGONI e TURCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in Italia i malati epatite C sono circa un milione. La cura della patologia è stata rivoluzionata da un nuovo farmaco che garantisce alte probabilità di eliminazione del virus, ma ha un prezzo elevato dunque in molti casi non viene utilizzato;
   dopo decenni in cui l'unica terapia disponibile era quella basata sull'interferone, a novembre del 2014 l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato l'immissione in commercio di un nuovo farmaco per la cura della patologia. Sofosbuvir è il nome del principio attivo, Sovaldi quello del farmaco prodotto e commercializzato dalla multinazionale Gilead Sciences;
   secondo i parametri dell'Aifa, è possibile accedere gratuitamente alla terapia solo se l'elasticità del fegato, misurata con il fibroscan epatico è gravemente compromessa e il paziente è affetto da fibrosi (F3) o da cirrosi (F4). Per gli altri malati, le uniche alternative sono attendere un peggioramento della malattia o pagare di tasca propria il farmaco. Ma non tutti se lo possono permettere;
   in Italia il costo del trattamento con il Sofosbuvir è pari 37 mila euro. Un costo troppo elevato, perché sia accessibile a tutti. Il «caro farmaco» ha portato a prescrizioni bloccate in alcune regioni, mentre in altre, come l'Emilia Romagna, le raccomandazioni sono di distinguere i casi gravi di tipo F3 da quelli gravissimi di tipo F4. In occasione dei controlli programmati, i pazienti F3 iniziano la terapia solo se il trattamento è ritenuto strettamente necessario, rimandando la responsabilità della decisione all'epatologo;
   l'industria farmaceutica è divisa in imprese tradizionali (research-based companies) e imprese generiche (generics-based companies). Mentre le prime investono in ricerca e sviluppo, le seconde entrano nel mercato solo quando il brevetto scade. Gilead è un'impresa tradizionale e Sofosbuvir è ancora coperto da brevetto;
   la protezione brevettuale consente di recuperare i costi di ricerca e di ottenere profitti che incentivano lo sviluppo di nuovi prodotti. Tuttavia, ci sono delle situazioni, come quella di Sofosbuvir, per le quali l'utilità del brevetto dal punto di vista del benessere sociale è dubbia. Il farmaco anti epatite C è stato scoperto nel 1998 dalla Pharmasset, una piccola biotech americana, acquistata nel 2011 dalla Gilead per 11 miliardi, pari a quattro volte il suo valore di mercato del tempo;
   di fronte a queste cifre, è lecito chiedersi se il prezzo del farmaco sia effettivamente dovuto ai costi in ricerca, sviluppo, sperimentazioni e protezione brevettuale o se invece non sia in buona parte addebitabile al recupero dell'ingente prezzo pagato da Gilead per acquisire la Pharmasset;
   in secondo luogo, c’è la questione dell'uguaglianza all'accesso delle prestazioni sanitarie, che è un caposaldo di un sistema di assicurazione sanitaria universalistica come quello italiano. Il caro-farmaco ha indotto alcuni pazienti a intraprendere viaggi della speranza verso Paesi a basso reddito, tra cui l'India, dove Gilead ha stipulato accordi di licenza con produttori che commercializzano versioni generiche del principio attivo a prezzi bassi: un caso noto alle cronache è quello di Mario Buffa, operaio forestale trentino, malato di epatite C, ma non abbastanza grave per rientrare nei parametri fissati da Aifa per garantire l'accesso alla terapia gratuita. Il prezzo alto del Sofosbuvir sta anche facendo emergere un commercio parallelo, spesso online, che offre prodotti a prezzi molto più bassi, ma con un elevato rischio di contraffazione;
   di recente, l'Organizzazione mondiale della sanità, proprio a causa della diffusione di farmaci contraffatti per la cura dell'epatite C nel Sud-est asiatico ha chiesto la massima attenzione e sorveglianza su questi prodotti specifici;
   se da un lato il brevetto garantisce incentivi in ricerca e sviluppo, dall'altro crea situazioni di monopolio che generano costi elevati per le cure e consentono alle imprese di discriminare i prezzi (come dimostrano le differenze di prezzo tra Usa e Italia). Nel lungo periodo, si dovrebbe perseguire un maggiore coinvolgimento pubblico, anche attraverso più ingenti finanziamenti alle università e istituti di ricerca attivi in campo farmaceutico. In caso di emergenze sanitarie, invece, in base agli accordi Trips, esiste la possibilità di derogare alla protezione brevettuale attraverso la licenza obbligatoria a cui ogni stato che aderisce alla Organizzazioni mondiali della sanità può ricorrere al fine di proteggere, la salute pubblica;
   il caso della cura dell'epatite C rappresenta un paradosso per il benessere sociale: si dà la possibilità di ottenere la protezione brevettuale per sviluppare farmaci in grado di salvare vite umane, ma i prezzi sono così alti da poterne salvare pochissime, al limite, quasi nessuna –:
   quali iniziative di competenza intenda eventualmente assumere per dare soluzione al problema, a partire dalle proposte contenute in premessa. (4-13452)


   MUCCI e PRODANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   con il comunicato: «Modifica dell'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale per uso umano “Norlevo”. (16A01582)» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 3 marzo 2016 l'Agenzia italiana del farmaco ha modificato la disciplina relativa alla commercializzazione della cosiddetta «pillola del giorno dopo»;
   in particolare, si legge che: «È autorizzata la modifica del regime di fornitura da: medicinale soggetto a prescrizione medica da rinnovare volta per volta – RNR – a: medicinale non soggetto a prescrizione medica – SOP (per le pazienti di età pari o superiore a 18 anni) e medicinale soggetto a prescrizione medica da rinnovare volta per volta – RNR (per le pazienti di età inferiore a 18 anni)»;
   sta di fatto che sul sito del Ministero della salute nella sezione FAQ «Contraccezione ormonale con particolare riferimento alla pillola del giorno dopo» si legge testualmente al punto 17: «È necessaria una prescrizione medica ? Si, è necessaria la prescrizione medica che può essere richiesta al medico di famiglia o al consultorio familiare; al di fuori degli orari di ambulatorio o di chiusura del consultorio, qualsiasi medico può prescrivere il prodotto ed in caso di estrema necessità, ci si può rivolgere anche alla guardia medica ed infine al pronto soccorso» –:
   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di adottare al fine aggiornare le informazioni contenute sul sito del Ministero della salute in base alle nuove indicazioni dell'AIFA e di avviare una campagna informativa sull'uso e sulle prescrizioni della pillola del giorno dopo. (4-13458)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


  Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   Solsonica s.p.a. è un importante produttore italiano facente parte del gruppo EEMS, spin-off di Texas Instruments, da sempre leader nel mercato dei semiconduttori;
   data 9 aprile 2010 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro riguardante la EEMS Solsonica durante il quale «L'Azienda ha comunicato i recenti avvenimenti. La crisi che ha colpito il mercato del fotovoltaico a livello globale con l'uscita dal mercato di importanti operatori (tra cui clienti Solsonica). La difficoltà di operare in un settore in cui i margini si sono assottigliati, in particolare per quelle aziende che non integrano tutto il processo produttivo. Tutto ciò ha portato alla recente ristrutturazione del debito; allo stato attuale l'azienda ha quindi difficoltà nel sostenere nuovi progetti di sviluppo. È stato anche comunicato che la compagine azionaria è cambiata (con l'uscita del Fondo Palmira) e a tale fine per la fine di aprile si riunirà l'Assemblea dei Soci.»;
   il 30 luglio 2012 si è tenuta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione relativa alla società SOLSONICA, durante la quale i rappresentanti dell'azienda hanno illustrato le criticità della SOLSONICA, legate anche alle difficoltà che stava vivendo il settore nel suo complesso, e durante la quale si dichiarava che per far fronte allo scarico di lavoro l'azienda intendeva ricorrere allo strumento della cassa integrazione guadagni ordinaria impegnandosi nel corso del medesimo periodo ad elaborare un piano di rilancio che doveva essere discusso, anche in sede ministeriale, entro il mese di novembre 2012;
   secondo quanto riportato in un articolo de « Il Messaggero.it» del 20 maggio 2014, allo scopo di evitare il fallimento «Eems e Solsonica verso il concordato preventivo con riserva. È questa la decisione assunta a cascata dal cda della Eems e poi della controllata Solsonica lunedì sera a Milano e rimbalzata in città dalla cronaca de Il Messaggero»;
   in data 9 settembre 2014, presso il Ministero dello sviluppo economico, si è tenuto un incontro relativo alla situazione di Solsonica durante il quale il dottor Castano (responsabile dell'unità gestione vertenze del Ministero dello sviluppo economico), ha confermato l'impegno del Ministero ad interloquire con i soggetti interessati a compiere operazioni di salvataggio nei confronti della società Solsonica e ha comunicato di essere già entrato in contatto con due soggetti industriali interessati alla vicenda;
   con una nota del 21 novembre 2014 il Ministero dello sviluppo economico comunica che: «Con riferimento alla situazione della Società Solsonica s.p.a. di Rieti e alle voci che sono circolate nei giorni scorsi, il Ministero dello sviluppo economico precisa che sono stati individuati tre soggetti economici che hanno manifestato interesse all'eventuale acquisto della suddetta società. Il Ministero sottolinea inoltre che ad oggi nessuna società ha illustrato in modo compiuto i propri progetti industriali e pertanto si riserva di esprimere una valutazione — se richiesto dai soggetti interessati — solo nel momento in cui sarà messo in condizione di disporre dell'adeguata documentazione.»;
   il 14 ottobre 2015 – GALA s.p.a. («GALA») rende noto che il tribunale di Rieti «ha pubblicato in data odierna il decreto di omologa del concordato preventivo della società Solsonica s.p.a. («Solsonica»). Ai sensi dell'articolo 180 comma 3 della Legge Fallimentare, il tribunale, ha verificato la regolarità della procedura e l'esito della votazione ed ha omologato il concordato con decreto motivato non soggetto a gravame. L'esecuzione del piano di concordato, sotto la continua sorveglianza del Commissario Giudiziale, dovrà concludersi non oltre il 31 luglio 2016, e prevede da parte di GALA (o da società da questa designata) l'impegno a:
    perfezionare l'acquisto del ramo d'azienda Solsonica, attraverso il versamento secondo i termini e modalità previsti nell'offerta vincolante, di complessivi euro 2.725.000,00, che verrà corrisposto, al netto dei canoni già versati a titolo di affitto del ramo stesso e mediante accollo liberatorio del TFR accettato dai dipendenti trasferiti, con versamento di un acconto al momento dell'acquisto, che avverrà entro il 29 ottobre 2015, pari a euro 600.000,00 (tenuto conto dell'ammontare del TFR relativo ai dipendenti trasferiti e/o mediante versamento della differenza) e del relativo saldo finale entro il 31 luglio 2016 (sempre tramite accollo del TFR dei dipendenti trasferiti e/o mediante versamento della differenza);
    sottoscrivere e versare un aumento di capitale a pagamento deliberato dall'assemblea straordinaria di Solsonica, con esclusione del diritto di opzione ai sensi dell'articolo 2441, commi 5 e 6, codice civile, scindibile ai sensi dell'articolo 2439, comma 2, codice civile, fino all'ammontare massimo di euro 2.850.000,00, comprensivo di eventuale sovraprezzo e riservato all'esclusiva sottoscrizione di GALA (o di una o più società controllate e designate da quest'ultima), divenendo per tal via azionista unico di Solsonica»;
   il giorno 11 febbraio 2016 si è tenuta una riunione riguardante la situazione di Solsonica s.p.a. durante la quale i rappresentanti di Galatech srl hanno comunicato che la cessione da Solsonica a Galatech è stata perfezionata in data 1o febbraio 2016, a seguito di un periodo di 6 mesi di affitto di ramo d'azienda. Hanno illustrato le prospettive e gli obiettivi aziendali sottolineando come i ritardi nel verificarsi delle condizioni sospensive per l'affitto del ramo d'azienda e per il successivo acquisto (e, segnatamente: il ritardo nell'autorizzazione della riduzione del canone di locazione dell'immobile di proprietà di EEMS e affittato a Solsonica e la mancata autorizzazione da parte del tribunale di Rieti a sottoscrivere un contratto di affitto del ramo d'azienda che rendesse certo il successivo acquisto) si sono riflesse sulle tempistiche dell'operazione e sull'avvio del piano di investimenti. I medesimi hanno comunque confermato che l'impegno di Gala Tech prosegue secondo quanto da essa pianificato nel pieno rispetto degli impegni previsti dall'accordo e che ad oggi le assunzioni hanno già fortemente ridotto il bacino dei lavoratori Solsonica;
   i rappresentanti aziendali hanno anche evidenziato che, con riferimento agli ammortizzatori disponibili al momento della presentazione dell'offerta vincolante di Gala e della sottoscrizione dell'accordo sindacale, la normativa di riferimento è cambiata restringendone l'applicazione, come a tutti noto e che tale evento è ovviamente indipendente ed esogeno;
   il dottor Calvetti ha chiarito che sarà importante, per il futuro sviluppo di Gala Tech e per l'incremento dei livelli occupazioni, che i prodotti di Gala Tech trovino un mercato di sbocco, posto che Gala non ha fino ad ora né richiesto né ottenuto alcun tipo di sovvenzione o finanziamento pubblico e che pertanto si può sostenere soltanto grazie a risorse proprie e allo sviluppo dell'attività. Le organizzazioni sindacali, pur prendendo positivamente atto della cessione avvenuta e dei passi avanti nella esecuzione del piano, hanno chiesto chiarimenti sulla tempistica delle assunzioni di tutti i lavoratori chiedendo che le medesime vengano completate da Gala Tech srl entro la fine della scadenza degli attuali ammortizzatori prevista per il 30 marzo 2016. Hanno quindi chiesto all'azienda acquirente di esaminare la possibilità di attivare ammortizzatori disponibili per permettere l'assunzione e quindi l'inserimento in Galatech di tutti i lavoratori del bacino (attualmente pari a 122 inclusi quelli già assunti dalla stessa). L'azienda si è riservata di fare una verifica al proprio interno e le parti hanno concordato che il confronto su questa tematica venga portato avanti con le organizzazioni sindacali a livello locale. Ha anche richiamato i termini dell'accordo che non costituiscono un vincolo bensì una «precedenza» nell'assunzione dal bacino Solsonica fino a giugno 2017. Il dottor Castano in conclusione ha proposto che, se la trattativa a livello locale non dovesse dare gli esiti sperati, darà la disponibilità a riaprire il tavolo di vertenza a livello nazionale, ricordando comunque che la trattativa si è conclusa con un accordo sottoscritto in data 10 aprile 2015 tra le aziende (Galatech e Solsonica) ed i sindacati presso la sede locale di Unindustria, su decisione delle stesse parti firmatarie;
   da quanto si apprende da organi di stampa, dopo la notizia secondo la quale 124 dipendenti della Solsonica s.p.a. su 154 verranno licenziati il 3 aprile perché finirà la cassa integrazione, il segretario della Fim-Cisl di Rieti ha richiesto «un intervento urgente da parte del Mise e la riconvocazione del tavolo annunciato dallo stesso ministero l'11 febbraio 2016» affermando che «Il mancato rispetto degli accordi da parte di Galatech espone 124 lavoratori al rischio concreto di perdere il posto il 3 aprile»;
   da una nota pubblica della società GALA Tech s.r.l. la società stessa specifica che l'accordo firmato con le organizzazioni sindacali preveda la «...graduale ripresa delle attività produttive dell'azienda affittata (Solsonica), che riguarderà i moduli fotovoltaici, oltre alla eventuale ripresa, successiva all'acquisizione e qualora ne sussistano le condizioni economiche delle attività relative alle celle subordinatamente alla realizzazione dei relativi investimenti. Al momento dell'affitto di azienda verrà effettuato il trasferimento di 10 dipendenti alla società cessionaria (Gala Tech s.r.l.) alle condizioni economiche di cui ai punti che seguono [...]. I restanti dipendenti rimarranno in carico alla società cedente (Solsonica) fatto salvo il diritto di precedenza in caso di assunzioni con professionalità compatibili alle esigenze della cessionaria, che permarrà fino al mese di giugno 2017, secondo le modalità che seguono. Fermo quanto previsto al punto che precede, la graduale ripresa delle attività produttive comporterà un altrettanto graduale necessità di incrementare l'organico della cessionaria. [...] il passaggio progressivo dei restanti dipendenti avverrà successivamente all'acquisizione dell'azienda ceduta, che avrà luogo al momento dell'omologa del concordato preventivo, presumibilmente entro il 31 dicembre 2015. In ogni caso, il trasferimento dei lavoratori avverrà se compatibile allo sviluppo del piano industriale e secondo le esigenze tecnico organizzative e produttive della società cessionaria»;
   la suddetta nota prosegue specificando che nel «testo dell'accordo sindacale sottoscritto dalle organizzazione sindacali, non vi è alcun obbligo di assunzione immediata di tutti i dipendenti, anzi è più volte precisato che il trasferimento avverrà solo se compatibile con sviluppo del piano industriale e secondo le esigenze tecnico organizzative e produttive della società. Occorre altresì precisare che attualmente Gala Tech s.r.l. occupa mediamente 70 dipendenti – 30 già a tempo indeterminato e i restanti a rotazione tra i dipendenti Solsonica per integrare le indennità previste dagli ammortizzatori sociali e non disperdere le competenze – ed ha in programma (come da accordi) un graduale incremento di organico, che sia compatibile con lo sviluppo commerciale e industriale della società»;
   le cause del malessere di aziende un tempo solide e di prestigio come la Solsonica sono da ricercare, oltre che nella crisi economico-finanziaria generale che sta colpendo il nostro Paese, anche nelle scelte fatte dell'Esecutivo nel cosiddetto decreto-legge competitività del 2014 che di fatto ha rimodulato retroattivamente le tariffe incentivanti al fotovoltaico;
   da notizie di stampa del 31 marzo 2016 risulta che non sarà concessa la cassa integrazione in deroga per ulteriori tre mesi –:
   se sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;
   se intenda, al fine di salvaguardare i dipendenti a rischio di licenziamento e come dichiarato dal responsabile dell'unità gestione vertenze del Ministero dello sviluppo economico, riaprire il tavolo di vertenza a livello nazionale qualora la trattativa a livello locale non dovesse dare gli esiti sperati.
(2-01393) «Massimiliano Bernini».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GALGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la centrale termoelettrica denominata «centrale di Bastardo», sita nel territorio di Gualdo Cattaneo, ha una estensione di circa otto ettari, un organico di sessantasei persone, oltre al personale delle ditte esterne, con un indotto di ulteriori trenta posti di lavoro di cui almeno quindici operano 365 giorni all'anno insieme ai dipendenti della centrale Enel;
   data la situazione oramai imminente di chiusura dell'impianto, i citati lavoratori, trattandosi di lavoratori esterni non avranno la possibilità di essere ricollocati come i dipendenti di Enel e quindi l'ipotesi più realistica è quella del licenziamento;
   Enel, infatti, ha deciso di anticipare la dismissione della centrale a carbone al 31 dicembre 2016 senza aver predisposto, finora, un progetto ben definito per l'attuale sito industriale umbro che, oltre a produrre energia elettrica, ospita anche una scuola di formazione ad oggi la più grande e la più attrezzata rispetto alle altre realtà di formazione Enel presenti a Piacenza, Lecco e Civitavecchia;
   la scuola di formazione, denominata Enel University, impiega cinque lavoratori, di cui due sono docenti interni e tre si occupano dell'attività tecnica ed amministrativa indispensabile per la gestione di ulteriori sessanta lavoratori esterni (tra cui ex dipendenti Enel in pensione e ditte di formazione esterne) impegnati per far fronte alla mole di attività di formazione, richieste da tutte le società del gruppo Enel;
   a fronte della notizia di dismissione della centrale di Gualdo Cattaneo, le organizzazioni sindacali di categoria e confederali hanno chiesto alla regione Umbria un incontro urgente, che si è svolto in data 9 febbraio 2016 alla presenza di Enel e che ha portato all'istituzione di un tavolo tecnico per verificare e valutare eventuali idee e progetti di sviluppo prima di parlare di piani o progetti di dismissione;
   nel frattempo, però, Enel ha decretato che al 31 dicembre 2016 avrà diversi esuberi da ricollocare, di cui trentasei provenienti dalla centrale di Bastardo e diciotto provenienti dall'impianto turbogas di Pietrafitta, quindi in totale cinquantaquattro dipendenti che dovranno lasciare la loro sede di lavoro ed affrontare tutta una serie di disagi legati alla nuova destinazione;
   a fronte di tali notizie e in assenza di una nuova convocazione del tavolo regionale, le organizzazioni sindacali, in data 28 aprile 2016, hanno richiesto un incontro urgente alla presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, ma, ad oggi, non c’è stata ancora alcuna risposta in merito;
   a fronte del silenzio delle istituzioni regionali e locali, i rappresentanti dei lavoratori della centrale Enel hanno predisposto una serie di ipotesi riguardo l'eventuale riconversione dell'attuale sito industriale di Enel, al fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali e di tutelare una delle più importanti industrie del territorio umbro, la quale svolge ancora oggi un ruolo importante per l'economia locale e regionale;
   i progetti sono tutti improntati alla green economy e prevedono che l'attuale sito dove insiste la centrale di Bastardo con la sua struttura e il suo personale possa essere utilizzato, così come dichiarato anche da Enel, come polo innovativo di sviluppo tecnologico per nuove batterie e apparati smart greed;
   il sito della centrale potrebbe quindi essere sede ideale per la realizzazione di vari progetti tra cui il «Progetto Penelope», proposto già dall'amministrazione comunale di Gualdo Cattaneo in collaborazione con l'università di Perugia, per la creazione una stazione di accumulo di energia di vari Megawatt, tra l'altro ripreso e approvato all'unanimità anche dal consiglio regionale; oppure si potrebbe avviare il progetto sperimentale di gassificazione del carbone e di utilizzo dei prodotti estratti per una combustione senza rilascio di CO2, che potrebbe prevedere anche il coinvolgimento dell'Enea; o ancora si potrebbe prevedere la creazione di un centro di archiviazione e smistamento dati nazionale, che potrebbe farsi carico anche di una serie di attività riguardanti la realizzazione della «banda larga» tramite la posa in opera della fibra ottica e la sostituzione e poi il telecontrollo dei circa 33 milioni di nuovi contatori che a breve saranno installati in Italia;
   tra i progetti sopra elencati rientra anche il potenziamento dell'attuale centro di formazione Enel University, che potrebbe diventare un «Polo unico Nazionale di Formazione Enel», dato che da diversi anni la scuola di Gualdo Cattaneo gestisce già attività di formazione anche per conto di altre sedi avendo, rispetto alle scuole di Lecco, Civitavecchia e Piacenza, una struttura ben più attrezzata, ampi spazi e la possibilità di usufruire di ulteriori strutture, già presenti all'interno dello stesso perimetro industriale delle centrale termoelettrica;
   da ultimo, il sito potrebbe essere anche utilizzato come base di appoggio per gruppi di lavoratori che operano per Central Operation, Central Maintenance e Thecnical Support, nonché per attività di revisione e/o riparazione e collaudo dei vari macchinari di centrale, sfruttando le officine presenti in centrale e le loro attrezzature –:
   se il Ministro sia a conoscenza dell'ipotesi di dismissione della centrale di Gualdo Cattaneo e, in particolare, se sia a conoscenza di un progetto di riconversione dell'attuale sito industriale formulato da Enel oppure se, come accaduto per altri impianti, sarà dalla stessa società collocato sul mercato e venduto al miglior offerente;
   nel caso in cui Enel confermasse le intenzioni di dismissione dell'impianto di Bastardo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro, per evitare la chiusura del sito che avrebbe pesanti ripercussioni sull'economica locale, sull'occupazione e sullo sviluppo della regione Umbria, già duramente colpita dalla crisi economica in atto;
   se siano state prese in esame le ipotesi di riconversione del sito umbro prospettate, anche e soprattutto in relazione alla presenza della scuola di formazione, che per Enel rappresenta un punto di riferimento e di eccellenza per tutte le attività di «formazione specialistica» rivolte alle società del gruppo. (5-08863)


   VALLASCAS, CRIPPA, NICOLA BIANCHI, DA VILLA, GAGNARLI, L'ABBATE, GALLINELLA e PARENTELA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 379 del 2003 prevede le disposizioni in materia di remunerazione della capacità di produzione di energia elettrica, secondo cui l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico definisce i criteri e le condizioni in base ai quali Terna è tenuta a elaborare lo schema di disciplina del «nuovo» mercato della capacità da sottoporre all'approvazione del Ministro dello sviluppo economico, sentita l'Autorità;
   l'anno prima, con la legge 9 aprile 2002, n. 55, veniva convertito in legge il decreto-legge 7 febbraio 2002, n. 7, recante misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale», meglio conosciuto come «sblocca centrali» e che, di fatto, ha permesso alle grandi società elettriche di costruire centrali alimentate a fonti fossili per circa 25 miliardi di euro;
   di contro, in Europa, come recentemente pubblicato dalla Commissione europea nella «Relazione intermedia relativa all'indagine settoriale sui meccanismi di capacità» «l'introduzione su larga scala delle energie rinnovabili, insieme al declino generale della domanda e alla diminuzione del costo dei combustibili fossili hanno frenato la redditività dei produttori di energia convenzionale»;
   lo stesso Ministro, interrogato con l'interrogazione n. 5/01071 del 25 settembre 2013 dichiarava che già «Nel 2011, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha individuato i criteri e le condizioni per una disciplina a regime, sulla cui base Terna ha svolto una apposita consultazione pubblica ed ha predisposto una proposta, basata sui criteri dell'Autorità medesima. Quest'ultima, con la delibera del 5 settembre 2013, ha completato le verifiche sulla proposta di Terna che, pertanto, dovrà essere valutata dal Ministro dello sviluppo economico. Ai fini della decisione finale, il Ministero dello sviluppo economico terrà conto degli orientamenti e delle indicazioni della Commissione europea, che dovranno evitare il rischio di sussidi impropri e tendere ad un meccanismo unico o almeno armonizzato a livello europeo, per garantire la sicurezza del sistema ed evitare qualunque effetto distorsivo della concorrenza. Le valutazioni saranno rigorose, coordinate con l'Unione europea e strettamente connesse alle necessità della sicurezza»;
   il successivo decreto 30 giugno 2014 ha approvato la disciplina a regime del mercato della capacità elettrica, ma, ad oggi, non è ancora certo quando saranno attivate le aste italiane;
   si apprende dalla stampa che il nostro Paese sarebbe in ritardo rispetto alla possibilità di vedere pienamente operativo il meccanismo al 2017, dopo 14 anni di meccanismo transitorio, e che la notifica del decreto alla Commissione europea sia avvenuta con un anno di ritardo –:
   di quali informazioni aggiornate in materia disponga il Ministro interrogato e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere per evitare gli aspetti critici connessi al «capacity payment» richiamati dalla Commissione europea nella sua relazione;
   se il «capacity payment» sia in linea con la disciplina in materia di aiuti di Stato e con la normativa europea e  se possa determinare un ulteriore rincaro delle bollette. (5-08868)

Interrogazione a risposta scritta:


   CRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   Piaggio Aero Industries S.p.A., industria aeronautica leader nel mercato internazionale, è ad oggi, come riportato anche sul sito stesso dell'azienda, «l'unica realtà del settore al mondo attiva sia nella progettazione e manutenzione sia di velivoli completi, per l'aviazione d'affari e per missioni pattugliamento sorveglianza e controllo (ISR) che nella costruzione di motori aeronautici e componenti strutturali»;
   la società nasce nel 1998, quando una cordata di imprenditori decide di rilevare le strutture e l'attività delle industrie meccaniche e aeronautiche Rinaldo Piaggio;
   nel corso degli anni recenti, la Piaggio Aero si è concentrata nel settore civile degli executive, diventando leader a livello internazionale, al punto da attirare l'attenzione di alcuni grandi gruppi di investimento strategico come il Mubadala Development Company (2006), società di investimenti strategici del Governo di Abu Dhabi, e il gruppo Tata (2008), entrati nel capitale azionario;
   la Piaggio oggi è presente nel mercato Aeronautico con la produzione di Aerei Executive (P.180), a cui si affianca anche l'attività di manutenzione ordinaria e straordinaria;
   negli ultimi anni, la proprietà ha investito in particolar modo sulla progettazione e produzione di aerei militari a pilotaggio remoto (droni di sorveglianza aerea, pattugliamento terrestre, costiero e marittimo), in particolare il «P.1HH HammerHead»;
   costi, tempi e complessità del programma «P.1HH HammerHead» si sarebbero però rivelati molto lontani da quelli prospettati al Governo e agli stessi azionisti che, come si apprende dall'articolo pubblicato sul sito de Il Fatto Quotidiano in data 26 maggio 2016, per tre volte hanno bocciato il nuovo piano industriale cui è appeso il destino dei 1260 dipendenti, parte dei quali è in cassa integrazione da due anni e non ha garanzie sul suo rinnovo oltre la scadenza, segnata al 21 luglio;
   nel 2015 si è assistito ad una robusta ristrutturazione produttiva con l'investimento di 500 milioni di euro dagli Emirati sul nuovo stabilimento di Villanova d'Albenga, dove si producono il drone P1HH, il pattugliatore con pilota MPA, il P180 per il civile di nuova generazione e il progetto di drone modificato P2HH;
   la produzione è stata spostata interamente in quello stabilimento, con il parallelo svuotamento dei due poli storici di Genova Sestri Ponente e di Finale Ligure;
   da mesi si discute intorno all'opzione Finmeccanica (oggi Leonardo) nel tentativo di forzare un suo ingresso in Piaggio. La società a controllo pubblico già fornisce tramite Selex all'azienda ligure l'elettronica di bordo per i droni in sviluppo e dalla stessa vanta pure un credito per mancanti pagamenti di circa 100 milioni di euro;
   come si apprende dall'articolo sopracitato, l'amministratore delegato di Finmeccanica Moretti ha dichiarato di non avere interesse a rilevare l'azienda, ma non ha escluso che la stessa possa entrare nel capitale e azzerare di fatto il debito;
   negli ultimi mesi il Ministero dello sviluppo economico avrebbe velocizzato il pagamento degli arretrati e dei crediti esigibili e anche la Difesa avrebbe anticipato il pagamento di alcune attività;
   la regione Liguria dal canto suo avrebbe messo a disposizione il finanziamento di oltre 3 milioni di euro di fondi europei a titolo di investimenti, sviluppo e ricerca, sulla base del progetto presentato dalla Società nel 2014;
   come si può leggere da un altro articolo pubblicato nuovamente sul sito de Il Fatto Quotidiano del 31 maggio 2016, si sarebbe verificato un incidente che avrebbe visto coinvolto proprio uno dei sopracitati droni del progetto «P.1HH HammerHead»;
   secondo il comando operativo dell'Aeronautica militare (Coa), durante un volo di prova un drone P1HH decollato dall'aeroporto cittadino, che è anche base per l'aviazione civile, è precipitato a 5 miglia a nord dell'isola di Levanzo dopo circa 20 minuti di volo;
   subito sarebbero scattate le operazioni di recupero da parte della capitaneria di porto di Trapani;
   la notizia è arrivata proprio nel giorno in cui al tavolo di crisi del Ministero dello sviluppo economico si sarebbero dovuti presentare i manager italiani, i sindacati e parti del Governo per discutere il nuovo piano industriale e il rinnovo della cassa integrazione per i 1260 dipendenti, appuntamento slittato già tre volte a causa della mancata sottoscrizione del piano industriale da parte degli investitori emiratini;
   da quanto si apprende dall'articolo del fatto del 31 maggio 2016, il prototipo precipitato sarebbe anche stato l'unico abilitato al volo, ragion per cui i tecnici Piaggio dovrebbero ripartire da capo per accumulare un numero di ore di volo necessarie al superamento del collaudo;
   l'azienda si era impegnata a garantire la consegna del primo drone entro la fine del 2015, impegno poi rimandato ad aprile 2016;
   secondo fonti sindacali, pochi mesi fa gli arabi affermavano come i 180 velivoli civili li avrebbero potuti fare in Serbia a minor costo, andando quindi a sacrificare ulteriore personale specializzato;
   una delocalizzazione come quella paventata potrebbe essere il colpo di grazia per un'azienda potenzialmente strategica;
   in questa situazione si inserisce il ruolo intrapreso negli ultimi anni da parte del Governo;
   come già ricordato nell'interrogazione a risposta immediata in Commissione a prima firma dello scrivente n. 5-07985, Piaggio Aero spa è stata destinataria di contributi pluriennali ai sensi della legge 24 dicembre 1985, n. 808, a fronte di cinque programmi aeronautici di ricerca e sviluppo approvati negli anni 2008 e 2009, poi adeguati per il proseguimento delle attività con i costi riguardanti gli anni 2010 e 2011. Le agevolazioni concesse nel periodo ammontano a circa 90 milioni di euro;
   proprio in virtù dei finanziamenti pubblici suddetti il Governo può esercitare su Piaggio Aereospace i poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale (ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56);
   nell'anno 2015 è stato stipulato un accordo fra il Ministero della difesa e Piaggio s.p.a. sulla base del quale si prevedeva la consegna entro i primi mesi del 2016 all'Italia di droni dello stesso modello di quello protagonista dell'incidente del 31 maggio 2016 (6 velivoli P.1HH e 3 Ground control Station) –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire i livelli occupazionali e il piano industriale dell'azienda in modo tale che possano essere rispettati gli impegni presi con le istituzioni e le organizzazioni sindacali e possa essere evitata la delocalizzazione paventata dalla proprietà araba;
   se si possa confermare o smentire un concreto e reale interesse di Finmeccanica ad entrare in Piaggio e di quale entità di investimento si starebbe parlando;
   se non si ritenga opportuno rivedere l'impegno preso dal Ministro dello sviluppo economico riguardo alla conferma a Piaggio Aero S.p.A. della dotazione complessiva delle risorse previste dalla legge n. 808 del 1985 considerando i finanziamenti pluriennali già incassati e tenuto conto che, dai fatti finora emersi, parrebbe emergere come la società non sia intenzionata a mantenere i propri impegni riguardo al mantenimento occupazionale e delle attività;
   se non si ritenga opportuno rivedere l'impegno preso dal Ministro della difesa riguardo all'acquisto dei droni H.1MM, considerando l'incidente del 31 maggio e l'importante spesa che ne deriverebbe;
   come si intenda risolvere la situazione dei 1260 dipendenti Piaggio, in particolare quelli in cassa integrazione da ormai due anni e che al momento non hanno avuto la benché minima garanzia sul rinnovo dell'ammortizzatore sociale oltre la sua scadenza naturale del 21 luglio 2016. (4-13430)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Vignali e altri n. 1-01286, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciracì.

  La mozione Tartaglione e altri n. 1-01296, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iori.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in commissione Mannino e altri n. 5-08851, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2016, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nuti.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Villarosa n. 4-13336, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 632 del 26 maggio 2016.

   VILLAROSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con delibera n. 9 del 12 maggio 2005 del commissario in carica Dragotta e con regolare pubblicazione in Gazzetta Ufficiale si evince l'assunzione da trimestrale a tempo indeterminato part-time per 49 posti di ATE a fronte di 81. Nella delibera e nella pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale non viene citata la quota del 50 per cento riservata agli articolisti, nonostante il CAS nel settembre del 2004 a seguito di un verbale riconosca detta riserva;
   in data 1o giugno 2005, 49 unità, vengono assunte, in prova, nei ruoli organici del CAS con la qualifica di ATE con regolare lettera di immissione in servizio part-time. Successivamente nel luglio del 2005, 24 articolisti, esclusi dalla nuova assunzione, presentano ricorso al CAS, in quanto non è stata rispettata la quota del 50 per cento dei posti riservata agli articolisti;
   dopo 6 mesi dall'assunzione il CAS rilascia a tutti i 49 assunti, con firma del dirigente dell'area amministrativa, una lettera dove conferma il ruolo con la qualifica di ATE a far data dal 1o giugno 2005, comprensivo del periodo relativo al servizio di prova;
   con sentenza n. 301 del 2008, i 24 articolisti ricorrenti, ottengono esito positivo e cioè la disapplicazione degli effetti della delibera di assunzione del maggio 2005 e il diritto dei ricorrenti a beneficiare delle riserve e, conseguentemente, ordina al CAS l'assunzione dei ricorrenti;
   in seguito a questa sentenza alcune delle 49 unità lavorative precedentemente assunte e ritrovatesi di colpo «quasi-licenziate» ricorrono a loro volta in appello tenendo momentaneamente salvo il posto di lavoro;
   con delibera n. 35 del 27 maggio 2008, a firma dell'allora presidente dottoressa Patrizia Valenti, i 24 articolisti vengono assunti, mentre 49 unità precedentemente assunte, per effetto del ricorso in appello e non ultimo anche per la carenza di personale, rimangono in servizio fino alla nuova pronuncia del tribunale;
   in data 28 febbraio 2012 la Corte di appello di Messina, sezione lavoro rigetta il ricorso in appello delle unità lavorative che avevano presentato ricorso nel 2008, ma tali unità restano comunque in servizio. L'appello era stato depositato in cancelleria il 14 marzo 2012;
   sette delle 49 unità oggetto della prima assunzione e poi ritrovatesi «licenziate» ricorrono in Cassazione, ma anche i rimanenti esseri umani protagonisti di questa vicenda, rimangono in servizio fino a nuova disposizione o fino a quando l'organo di controllo della regione non avrebbe chiesto dei chiarimenti in merito;
   in data 13 novembre 2014 arriva la lettera di licenziamento per 24 unità lavorative con qualifica ATE part-time con decorrenza immediata e senza nessuna assistenza temporanea alla non occupazione, in quanto l'INPS di Messina, afferma che, essendo il CAS un ente pubblico, non ha l'obbligo di versare i contributi ASP, perché assume a tempo indeterminato, facendo emergere una bizzarra realtà degli avvenimenti, ossia che alcune delle 49 unità, oggetto di questo atto di sindacato ispettivo, sono state licenziate da un ente pubblico, e quindi, di fatto, da dipendenti pubblici –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda chiarire le motivazioni in base alle quali l'INPS di Messina ha ritenuto, con riferimento ai lavoratori del Consorzio autostradale siciliana, sussistere l'assenza di un obbligo di versamento dei contributi dell'assicurazione sociale per l'impiego.
(4-13336)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Massimiliano Bernini n. 4-12340 del 3 marzo 2016.