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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 19 maggio 2015

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   nel 1994 «L'Unita spa» in capo al PDS va in liquidazione;
   il 14 febbraio 1998 il PDS al termine degli Stati Generali della Sinistra, con larga maggioranza confluisce nei Democratici di Sinistra «DS»;
   secondo le rivelazioni del servizio «Paga Pantalone» trasmesso dal programma tv «Report» andato in onda il 10 maggio 2015, i debiti del PDS nel 2000 ammontavano a 82.585.000 euro con BNL, 32.645.000 euro con BANCA IMI (ora Banca Intesa) e 10.124.000 euro con EFI BANCA (ora Banco Popolare) per un totale di 125.000.000 euro;
   nello stesso anno i «DS» concordano con le banche creditrici la possibilità di ristrutturare il debito caricando sui propri bilanci le rate concordate per l'estinzione della totalità del debito;
   nel 2001 i debiti ammontavano a 82.585.000 euro con BNL, 32.645.000 euro BANCA IMI (ora Banca Intesa) e 10.124.000 euro con EFI BANCA (ora Banco Popolare) per un totale di 125.000.000 euro;
   nel 2007 gli immobili di proprietà dei «DS» vengono trasferiti alla «Fondazione 2000» e nel 2008 dopo la trasformazione del partito «DS» in una nuova compagine chiamata P.D. e viene interrotto il pagamento delle rate concordate con le banche creditrici;
   oltre che a Bologna e in Emilia Romagna sembra che le stesse operazioni di trasferimento con modalità analoghe siano state effettuate in altre regioni italiane e in base all'inchiesta giornalistica, il patrimonio immobiliare trasferito sembra essere pari a circa 500 milioni di euro;
   dall'inchiesta di «Report» gli interroganti vengono a conoscenza di un documento allegato alla rendicontazione contabile dei DS datato 24 gennaio 2002 nel quale vengono indicate strane richieste di intervento «politico» ed in particolare una frase riportata in calce nel documento conferma: «effettuare un intervento “politico” sul debito del partito derivante da mutui editoria al fine di trasferire tale debito allo Stato, il quale peraltro ne è già garante»;
   il giornalista Emanuele Stefano Bellano, nella trasmissione «Report» «LA CAUSA PERSA» chiede all'ex tesoriere dei «PDS», ora senatore Sposetti, vero artefice del trasferimento degli immobili «mi viene da pensare che questa è stata una strategia, una mossa calcolata e strategica?» il senatore Sposetti afferma «che cosa vuole dire .... che sono stato bravo?» inoltre il senatore afferma «Il debitore è morto. Se il debitore muore che succede? Il debitore è morto. Scusate, voi ragionate... Voi andate alla ricerca non si sa di che cosa... Ci sono le norme, ci sono i rogiti, ci sono le autorità preposte e in questo caso un Magistrato Civile ha detto: guarda signor Stato che devi pagare tu! Chiaro?»;
   ancora più grave a detta degli interroganti sembrano queste affermazioni dell'ex tesoriere oggi senatore del «PD», partito che detiene la maggioranza parlamentare in questo momento quando afferma: «Se lei da una garanzia a me che mi garantisce fino al 2020 ...cosa vuole da me... la garanzia l'ha data lei ... le banche quindi vengono a cercare lei .... è chiaro questo, non le faccia queste cose non dia garanzia... e non le conceda vengono a cercare lei.... cioè se Sposetti chiede la garanzia non le conceda che vengono a cercare lei»;
   il debito risultante ad oggi sembra essere pari a 110.000.000 di euro;
   la società Nuova Iniziativa Editoriale Spa (appresso NIE) è editrice della testata «L'Unità» ed è dall'1o agosto 2014 sottoposta alla procedura di concordato preventivo innanzi al tribunale di Roma;
   la NIE, proprietaria della testata editoriale «L'Unità» dal 2001, è composta da seguenti azionisti: Matteo Fago, per euro 1.350.006 (18 per cento); Gunther Reform Holding Spa, per euro 1.038.466 (13,98 per cento); Montevredi Srl, per euro 918.242,00 (12,36 per cento); Società Partecipazioni Editoriali Sa, per euro 129.808 (1,75 per cento); Renato Soru, per euro 115.961 (1,56 per cento); Chiara Srl, per euro 81.629 (1,10 per cento); Eventi Italia Srl, per 519 euro (0,01 per cento);
   da quanto appreso da fonti giornalistiche (puntata del 10 maggio 2015 del programma «Report», in onda su Rai 2), il Partito Democratico sembra abbia avuto un ruolo fondamentale nelle scelte gestionali della NIE. Anzi, il ruolo del PD nell'amministrazione della società sarebbe andato ben oltre le effettive cariche societarie e amministrative avute all'interno della compagine sociale, alla quale parteciperebbe per il tramite della società Eventi Italia Srl (con una partecipazione dello 0,01 per cento);
   dalle dichiarazioni rilasciate da Matteo Fago (socio di maggioranza della NIE), infatti, si apprende che il PD avrebbe «in un modo o nell'altro» sempre imposto le proprie scelte, nonostante la partecipazione dello 0,01 per cento;
   tale ingerenza nella gestione, a fronte di una partecipazione dello 0,01 per cento, sarebbe stata resa possibile da un accordo riservato stipulato con i soci di NIE in virtù del quale il PD, per il tramite della Eventi Italia, avrebbe avuto il diritto di nominare un consigliere di amministrazione, a indicare il presidente, l'amministratore delegato e il direttore, nonché il compito di «autorizzare» l'approvazione dei bilanci e piani industriali della società;
   l'esistenza dell'accordo risulterebbe addirittura confermata da Matteo Orfini, attuale presidente del PD, il quale non solo non ha ritenuto di smentirlo ma ha scaricato ogni responsabilità all'ex tesoriere del partito Antonio Misiani, che ha a sua volta ha confermato l'esistenza del patto parasociale (al fine di «tutelare il legame politico tra partito democratico e un giornale che è la voce storica della sinistra italiana»);
   il ruolo del PD nella gestione di NIE è confermato anche dal decreto del tribunale di Roma del 24 marzo 2015, con il quale è stata dichiarata l'apertura della procedura di concordato preventivo, ove si legge che al fine di fronteggiare le perdite della società nell'anno 2010 «si avviava un “restyling” del formato del quotidiano, passando dal “tabloid” al “berliner”, concludendo un importante accordo con il PD in relazione alla piattaforma editoriale “Pdlive”, che prevedeva il contributo del partito per 1,6, milioni di euro su base annua per il triennio 2013-2015 a fronte di 57.043 abbonamenti digitali giornalieri di minimo garantito. Tale contratto è stato modificato dal PD con un notevole impatto economico e finanziario sulle prospettive di sviluppo della società.»;
   l'attenzione degli interroganti si pone sulle interviste di Report e soprattutto sullo scorcio riferito alle parole di Mian: «Noi ci mettemmo 3 milioni. Altri 4 milioni, che poi sono diventati 6 per la telefonata di Bersani a Miami il Natale del 2012, Natale del 2012, che lei mi ha detto “è, Bersani”. E crollava la società, non c'erano più soldi per gli stipendi, non c'era la cosa. Bersani dice “ma Maurizio bisognerebbe vedere, come si fa, dobbiamo cercare una maniera per vedere se possiamo sistemare queste cose, dobbiamo vedere come si fa, vedere...”. Dico “senti, guarda, io sono a Miami, che ti devo dire? Mandami qualcuno a Miami”. E lui dice “ma sì, ma sì, ma sì ti mando qualcuno a Miami, ti mando qualcuno lì”. Poi dopo ci siamo messi d'accordo: “senti è inutile che tu venga qui a Miami, tanto questi soldi ce li devo mettere”. Mi hanno detto: “grazie, grazie”»;
   parole con le quali in pratica Mian descrive come i vertici del partito democratico, nello specifico l'ex segretario Pier Luigi Bersani, per tramite dell'attuale presidente del Partito Democratico Orfini abbiano, secondo gli interpellanti, in modo scandaloso elemosinato il finanziamento della testata da parte del socio di minoranza Mian il quale ha complessivamente versato nelle casse della testata giornalistica più di nove milioni di euro in quanto, così come si apprende dal seguito dell'intervista, era interessato ad aver degli spazi tematici all'interno della programmazione televisiva delle reti pubbliche, in particolare, a detta del giornalista di Report, per «promuovere un modello rivoluzionario di famiglia: non più moglie e marito, ma un gruppo di cinque: tre ragazze, due ragazzi e l'immancabile pastore tedesco. Dove la sessualità ha un ruolo centrale ed è praticata in una versione innovativa, programmata e promiscua e non esclude nemmeno il cane Gunther. Un modello che Mian vuole diffondere attraverso la tv»;
   appare ancora più scandaloso, sempre ad avviso degli interpellanti, il fatto che la testata giornalistica «L'Unità» che fino al 2014 ha preso il contributo dello Stato come organo informativo del partito politico Democratici di Sinistra, ora Partito Democratico, attuale partito di Governo il cui segretario e Presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha più volte affermato di voler attuare una vera lotta all'evasione fiscale, sia stato finanziato dallo stesso Mian grazie a risorse, inizialmente occultate al fisco, per le quali sempre Report ricorda: «Veri sono invece i 130 milioni che il suo padrone Maurizio Mian incassa vendendo la ditta farmaceutica di famiglia, l'Istituto Gentili di Pisa, alla americana Merck. Maurizio Mian sfrutta poi lo scudo fiscale e fa rientrare in Italia il tesoretto depositato in Liechtenstein. Crea una fondazione con sede alle Bahamas, e vi pone come beneficiario il cane Gunther. Con i soldi di questa fondazione nel 2012 acquista le azioni de l'Unità. E diventa il socio di maggioranza del giornale fondato da Antonio Gramsci.»;
   dalle interviste pubblicate da Report sembra dedursi che la stessa partecipazione del Gruppo Veneziani e Pessina nella procedura di concordato, diretta all'acquisizione della testata giornalistica, sarebbe stata previamente concordata con il PD;
   vi sarebbero state poi anche attività di dispersione del patrimonio aziendale, al fine di fuggire ad eventuali esecuzioni dei creditori, e che sarebbero state poste in essere nell'anno 2007 attraverso la costituzione di un apposita fondazione (nella quale sarebbero confluiti i beni della società);
   inoltre, è emerso che la compagine sociale sarebbe composta da soci (nel servizio si fa riferimento alla Gunther Reform Holding Spa) beneficiari dello scudo fiscale; circostanza questa inaccettabile ove si considerino i contributi pubblici ricevuti dal giornale;
   a tutto ciò si aggiunge il rischio che il debito della società finisca per gravare sui conti pubblici. Al riguardo, sempre dal servizio di «Report» si è appresa dell'emissione di tre decreti ingiuntivi da parte del tribunale di Roma (per complessivi 95 milioni di euro) che avrebbero condannato al pagamento del debito de «L'Unità» la Presidenza del Consiglio dei ministri. Circostanza questa che, se confermata, sarebbe davvero intollerabile considerato che «L'unità», al pari di altri giornali, ha già ricevuto contributi pubblici per milioni di euro –:
   se confermi i fatti in premessa, in particolare l'esistenza di decreti ingiuntivi a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri per debiti relativi a L'Unità, ed in generale il rischio che l'esposizione debitoria della società Nuova Iniziativa Editoriale spa, editrice della testata «L'Unità», possa finire per gravare sui conti pubblici;
   se tale soluzione, qualora confermata, possa configurarsi come illecito aiuto di Stato e quindi comportare una sanzione da parte dell'Unione europea;
   se ritenga che possa sussistere una responsabilità pubblica in merito all'esposizione debitoria della testata giornalistica «L'Unità» e, conseguentemente, il rischio che tale esposizione possa gravare sulle casse dello Stato;
   se sia a conoscenza del patto parasociale che è stato stipulato dal PD per la gestione interna della NEI;
   se sia a conoscenza delle richieste, riportate nel documento riservato richiamato in premessa in quanto nella sezione: «Interventi da avviare subito con effetti di medio periodo entro il 2004» al punto 1 si legge: «effettuare un intervento “politico” sul debito del partito derivante da mutui editoria al fine di trasferire tale debito allo Stato, il quale peraltro ne è già garante» e di quali ne siano gli eventuali esiti;
   se al Governo risulti quale sia il valore totale degli immobili trasferiti in capo a fondazioni o società immobiliari, che secondo l'inchiesta di Report, ammonterebbero a circa 500 milioni di euro;
   se la «fondazione duemila» proprietaria dell'immobiliare «Porta di castello» riceva fondi pubblici nazionali o europei;
   se non intenda intervenire repentinamente sulla vigente normativa per porre fine alla possibilità per cittadini, società e partiti politici insolventi di nascondere e distrarre l'eventuale patrimonio aggredibile da parte dei creditori per trovare ristoro, attraverso le fondazioni eludendo in questo modo gli obblighi contrattuali;
   se, anche in seguito alle dichiarazioni rese dal senatore Sposetti, che, ad avviso degli interpellanti, documenterebbero la premeditazione delle azioni finalizzate alla costruzione dello strumento per la distrazione dei beni immobiliari, non intenda valutare se sussistano i presupposti di fatto e di diritto per rivalersi sul Partito Democratico, che tra l'altro rappresenta il partito di maggioranza che sostiene il Governo;
   se possa confermare l'importo totale del debito ad oggi, che sembra essere pari a 110.000.000 di euro;
   se, qualora il Governo facesse ricorso avverso i decreti ingiuntivi e qualora tale ricorso fosse accolto, non ritenga che i crediti in sofferenza che ne deriverebbero possano rientrare tra quelli assegnati alla cosiddetta «bad bank», al cui progetto il Governo sta lavorando, con ciò nuovamente trasferendo tale debito allo Stato.
(2-00982) «Villarosa, Alberti, Pesco, Cancelleri, Ruocco, Fico, Businarolo».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   così come già sostenuto dall'interpellante con le interrogazioni a risposta scritta n. 4-01353 del 19 luglio 2013 e n. 4-03487 del 6 febbraio 2014, cui ancora non è stata data risposta nonostante il disposto dell'articolo 134 del Regolamento della Camera, il buon funzionamento della CONSOB è condizione necessaria per assicurare la vigilanza sul sistema finanziario e societario e, di conseguenza, garantire il rispetto delle regole che incoraggiano e tutelano il risparmio. Ciò è fondamentale affinché i risparmiatori possano assumere scelte maturate nella consapevolezza di poter agire in un ambiente affidabile, in cui gli operatori sono sottoposti ad un'azione di controllo efficace sulla trasparenza e la correttezza dei comportamenti;
   proprio a tal fine, sono state create delle Autorità indipendenti, come la CONSOB, i cui membri necessitano ontologicamente di due caratteristiche essenziali: la competenza, in quanto si trovano ad esercitare rilevanti poteri, anche regolamentari, sottratti ad altri ambiti istituzionali proprio in ragione della esasperata complessità tecnica delle norme e dei comportamenti in questione, e l'indipendenza dal Governo, che persegue obiettivi fisiologicamente cangianti proprio in omaggio all'alternanza democratica, mentre le finalità delle autorità che vigilano sui mercati finanziari sono cristallizzate dalla legge in diretta attuazione dei valori e principi espressi dalla Costituzione;
   nel 2012, il Governo Monti aveva provveduto a ridurre da cinque a tre il numero dei commissari al fine di «risparmiare sui costi», laddove, in realtà, i costi della CONSOB non gravano sull'erario, ma sui contributi dei soggetti vigilati;
   peraltro, una Commissione composta da cinque membri sembra senz'altro più adatta a garantire una migliore dialettica interna, negli ultimi anni sacrificata dallo strapotere del presidente, il cui voto in caso di parità vale doppio;
   negli ultimi tre anni, infatti, il presidente Vegas ha associato secondo l'interpellante questo strapotere ad una gestione pessima della Commissione, più volte denunciata dal deputato interpellante anche tramite gli atti di sindacato ispettivo sopra citati. Pertanto, è sorto il problema di restituire alla Consob una indipendenza e un rigore che non sembrano all'interpellante essere stati effettivamente rispettati durante la presidenza Vegas, soprattutto per la inaccettabile gestione di molti importanti dossier, realizzata da una struttura Consob forgiata su misura dal suo presidente, che nulla ha fatto per impedire i numerosi scandali finanziari degli ultimi anni come nel caso del Monte dei Paschi di Siena e, della fusione tra UNIPOL e FONSAI;
   occorre anche segnalare il numero dei commissari era stato riportato a cinque con una norma contenuta nel decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2015, n. 114;
   se da un lato, come detto, erano evidenti la necessità e l'urgenza di una simile norma, dall'altro non si comprende la ragione per cui viene attuata a quasi un anno dalla sua adozione: si tratta dell'ennesimo esercizio discutibile del potere di decretazione d'urgenza da parte del Governo sistematicamente denunciato dai gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle;
   a quanto si apprende da fonti giornalistiche, ad esito di un processo di selezione per la nomina di due commissari pubblicata il 19 marzo 2015 sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, lo staff del Presidente del Consiglio avrebbe selezionato due nomi tra i 160 candidati poi ridotti a una rosa di 12: si tratterebbe di Emilio Barucci e Marina Tavassi. Un economista e una giurista che, in applicazione della norma che ha riportato a 5 il numero dei membri della CONSOB, dovrebbero porre fine anche allo strapotere del presidente Giuseppe Vegas. Tuttavia, si tratta di nomi che, invece, si pongono nel medesimo solco di lottizzazione e di continuità;
   infatti, sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il professor Emilio Barucci sarebbe stato proposto alla nomina in quota Partito Democratico e sarebbe in un forte odore di conflitto di interessi, dal momento che il fratello Orlando Barucci è partner di Vitale&Co, la banca d'affari fondata da Guido Roberto Vitale che ha lavorato e lavora per molte delle società vigilate dalla Consob. È stato proprio Orlando Barucci, braccio destro di Vitale, a seguire dossier delicati come il piano Ilva, quello della bad bank che si dovrebbe far carico delle sofferenze del sistema bancario italiano, la crisi del San Raffaele, l'acquisizione di Metroweb da parte di Telecom;
   la dottoressa Marina Tavassi, viceversa sarebbe in quota Nuovo Centro Destra: segnalata da Renato Schifani, risulta essere grande amica di Letizia Cicinelli, attuale compagna di Vegas, che dell'ex Presidente del Senato è stata a lungo collaboratrice nonché coordinatrice dell'ufficio di presidenza del Pdl al Senato. Peraltro, la dottoressa Tavassi, magistrato, è invece presidente della sezione civile del tribunale di Milano specializzata in diritto societario, diritto industriale, diritto d'autore, marchi e brevetti. Ha competenze ed esperienze che sembrerebbero più adatte all'Antitrust che non alla Consob;
   in seguito alle polemiche inevitabilmente sorte negli ultimi giorni, sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il Presidente del Consiglio avrebbe sospeso le procedure relative alle nomine in oggetto, pare per lo meno fino alle prossime elezioni regionali –:
   se il Presidente del Consiglio e il Ministro interrogato abbiano valutato almeno la lista ristretta di 12 soggetti, fra i quali sono stati o saranno scelti i due nuovi Commissari della CONSOB;
   se non ritengano doveroso, nell'ambito di una procedura pubblica di selezione per la nomina di soggetti cui è richiesta l'indipendenza e la competenza, rendere trasparenti i criteri di selezione e i curricula dei rispondenti alla selezione e per quali ragioni ciò non sia ancora stato fatto.
(2-00981) «Luigi Di Maio».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRODANI, ARTINI, BALDASSARRE, BARBANTI, BECHIS, MUCCI, RIZZETTO, SEGONI, TURCO e MATARRELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 392 del 1941, successivamente modificata dalla legge n. 1403 del 27 novembre 1951 e tuttora vigente, prevede che i comuni debbano farsi carico delle spese di gestione sostenute dagli uffici giudiziari nei territori di competenza, salvo ricevere un contributo per tali spese dallo Stato;
   da un articolo di stampa pubblicato su Il Piccolo del 17 maggio, si apprende che il comune di Gorizia, avendo sostenuto i costi assegnati in virtù della legge sopracitata, nel corso degli anni avrebbe accumulato un credito con l'amministrazione centrale di circa 1,6 milioni di euro, di cui lo Stato ne avrebbe rimborsati solamente 200.000: secondo gli uffici del comune, lo Stato sarebbe debitore per ancora 92 mila euro relativi all'anno 2010, 349.116 euro al 2011, 461.529 euro al 2012 e 519.600 al 2013. A tale cifra andrebbero aggiunti altri 400.000 euro previsti per il 2014;
   secondo il quotidiano, il sindaco Ettore Romoli avrebbe sollecitato in diverse occasioni il Ministero della giustizia ad intervenire con urgenza nel merito delle pendenze, ma, nonostante le rassicurazioni, l'ammontare ricevuto risulta essere assolutamente insufficiente;
   la legge di stabilità 2015 (n. 190 del 23 dicembre 2014) prevede che, dal 1o settembre 2015, le spese di funzionamento dei tribunali e degli uffici giudiziari finora sostenute dai comuni vengano attribuite direttamente al Ministero della giustizia, sgravando così le amministrazioni municipali da tali oneri;
   secondo una simulazione elaborata dal comune di Gorizia, il municipio si troverebbe così a risparmiare una cifra annua di circa 390.000 euro;
   nonostante la novità introdotta dalla stabilità, permarrebbe la forte, preoccupazione da parte degli uffici del capoluogo isontino in relazione alle tempistiche ed alle modalità del pagamento degli arretrati: nei mesi scorsi lo stesso sindaco avrebbe inviato una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi in cui avrebbe chiesto che le procedure per il rimborso ai comuni delle spese anticipate per i vari dicasteri fossero più snelle e veloci «garantendo così il rispetto dell'efficacia, dell'efficienza e dell'economicità nella gestione della cosa pubblica, criteri questi ai quali ogni pubblica amministrazione dovrebbe vincolare i propri interventi» –:
   quali iniziative urgenti intendano adottare per accelerare le procedure di pagamento in favore del comune di Gorizia delle somme indicate in premessa;
   secondo quali previsioni temporali intendano provvedere al saldo di tale ammontare complessivo. (5-05629)


   SCUVERA e MARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 1, comma 380 della legge di stabilità per l'anno 2014 (228 del 2012) istituisce, a fini perequativi, il Fondo di solidarietà comunale;
   il Fondo di solidarietà comunale è alimentato con una quota dell'IMU di spettanza dei comuni di cui all'articolo 13 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011;
   i criteri di ripartizione del Fondo sono definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno, previo accordo da sancire in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali;
   l'emanazione del decreto è prevista entro il 30 aprile 2014 per l'anno 2014 ed entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello di riferimento per gli anni 2015 e successivi;
   allo stato attuale risulta emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizioni e ripartizione delle risorse spettanti per l'anno 2014;
   risulta che molti Comuni (tra cui, in provincia di Pavia, Bastida Pancarana, Barbianello, Casanova Lonati, Rea, Verrua Po) a tutt'oggi non hanno ancora ricevuto le quote spettanti per l'anno in corso –:
   se il Governo possa valutare di emanare urgentemente il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizioni e ripartizione delle risorse spettanti ai comuni per l'anno 2015.
(5-05631)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANCELLERI, LOREFICE, RIZZO, GRILLO e MANNINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dopo un sopralluogo avvenuto un mese fa, prevede due anni per sanare l'autostrada A19 Palermo-Catania. La Sicilia è spaccata in due e per andare da Palermo a Catania si potrà solo prendere l'aereo o circumnavigare l'isola, portando disagi ai pendolari e al mercato turistico già fortemente disagiato dalla mancanza di mezzi pubblici di trasporto;
   il M5S, ha già depositato una risoluzione volta a impegnare il Governo ad adoperarsi con l'intervento immediato del Comando Genio per accelerare i tempi necessari alla demolizione dei viadotti interessati dal cedimento e al ripristino della viabilità anche attraverso la realizzazione di opere provvisorie da affidare al 2o Reggimento Genio Pontieri;
   la deviazione che costringe ad uscire a Scillato e a percorrere la strada statale fino a Polizzi Generosa per poi raggiungere lo svincolo di Tre Monzelli (e viceversa) è un collegamento critico e non può essere considerata una soluzione a lungo periodo;
   l'Anas ha annunciato il 28 aprile 2015 che il progetto per la bretella provvisoria il cui costo è di 2 miliardi di euro è pronto, ma che per avviare l’iter di approvazione si aspetta la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Governo;
   come sottolinea Coldiretti Sicilia «un'azienda che trasporta prodotti agricoli da Palermo al Siracusano a causa del crollo del pilone dello scorso 10 aprile ha già speso, in media, 3.200 euro a camion, per cui 100 euro al giorno in più determinati dal costo del carburante e del doppio autista a cui va sommato il consumo del mezzo. Per gli agricoltori si tratta di spese che non possono essere sostenute»;
   il cedimento del pilone sull'autostrada A19 Palermo-Catania è l'ultimo tassello di un mosaico di crolli che hanno coinvolto negli ultimi due anni le strade siciliane;
   Calogero Foti, direttore generale del dipartimento siciliano della protezione civile, ha dichiarato che si tratta di una vecchia frana risalente a qualche anno addietro, riattivata in conseguenza delle abbondantissime piogge che hanno interessato il territorio dell'isola. Il fenomeno ha interessato almeno tre pile portanti dell'impalcato autostradale creando danni strutturali ben visibili all'impalcato stesso;
   oltre alla grande difficoltà creata dall'impossibilità di percorrere tutta l'autostrada A19 Palermo-Catania, si registra un altro disagio con il crollo di una porzione del viadotto Verdura del 2 febbraio 2013, lungo la strada statale 115 che collega Agrigento con Sciacca in territorio di Ribera, dove sono stati indagati i due tecnici che avrebbero dovuto effettuare dei controlli riguardanti il ponte e il deterioramento graduale che avrebbe potuto evitare il crollo;
   tra Licata e Ravanusa il 7 luglio 2014 è crollata una delle campate del ponte Petrulla in territorio di Licata (Ag), sulla strada statale 626 che collega Campobello di Licata, Ravanusa, Canicattì. Fu sfiorata la tragedia causando il tamponamento a catena di alcune autovetture con conseguente ferimento di quattro persone;
   il 23 dicembre 2014 è stato inaugurato il viadotto Scorciavacche sulla strada statale Palermo-Agrigento, crollato il giorno di Capodanno, consegnato tre mesi prima della data di fine lavori, dove il Presidente del Consiglio con tweet disse: «è finito il tempo degli errori che non hanno mai un padre. Pagheranno tutto»; ancora si è in attesa di conoscere i responsabili;
   il 18 maggio 2015 il Consiglio dei ministri ha approvato la delibera che stanzia le risorse per l'emergenza del viadotto A19 Himera in Sicilia –:
   se le opere in questione siano state monitorate e se possano fornire l'eventuale relazione di monitoraggio;
   se il Governo intenda controllare se ci sono state opere di manutenzione ordinaria e straordinaria per i vari tratti interessati che potevano prevenire gli avvenimenti sopra citati;
   se intendano controllare, per quanto di competenza, le responsabilità di tutte le ditte appaltanti e progettisti/direttori dei lavori dei citati crolli;
   se stiano valutando la realizzazione di opere per garantire una migliore viabilità alternativa temporanea rispetto a quella individuata in questo momento, principalmente per i lavori del ripristino del viadotto Himera;
   se, in relazione alla delibera sullo stato di emergenza del 18 maggio 2015, abbiano elaborato un cronoprogramma stabilendo tempi certi e controlli puntuali sull'uso dei fondi stanziati;
   se intendano mappare le reali condizioni della viabilità siciliana e intervenire in maniera adeguata, per quanto di competenza, con stanziamenti che permettano lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità, anche secondaria, della regione siciliana. (4-09238)


   PRATAVIERA, MATTEO BRAGANTINI e CAON. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sono circa un centinaio i fedeli che si sono dati appuntamento per la predica del venerdì all'interno della chiesa di Santa Maria della Misericordia, in campo dell'Abbazia a Cannaregio. La chiesa, di proprietà privata è stata affittata in occasione della 56/a Biennale d'arte 2015 dove, il padiglione islandese, vi ha presentato l'allestimento The Mosque;
   entro il 20 maggio gli artisti, lo svizzero Christoph Büchel e la curatrice Nina Magnusdottir, dovranno presentare al comune un nulla osta della Curia che autorizzi l'installazione «in un luogo di culto cattolico». La chiesa di Santa Maria della Misericordia, infatti, non risulta essere mai stata sconsacrata;
   nonostante gli artisti sostengano di aver seguito le procedure indicate così come ogni altro padiglione l'architetto e delegato patriarcale per i beni culturali ecclesiastici sottolinea, come comunità musulmana: «pur partendo da una richiesta legittima, l'esigenza di una moschea a Venezia, si vede offerto un luogo che viene occupato in modo non regolare, per finalità «seconde», ovvero artistiche, e aggirando di fatto questioni che, invece, sono serie e rilevanti ... appare come una grande forzatura ed una sostanziale strumentalizzazione di tutti i soggetti coinvolti, compresa in primo luogo la comunità musulmana»;
   così, precisa il delegato patriarcale la richiesta avanzata dall'artista, all'inizio dell'anno, di ottenere la concessione di una chiesa per la sua «idea» artistica, «aveva ricevuto una “prudente risposta negativa”». Era, infatti, evidente quanto fossero delicate le implicazioni di una simile installazione che mirava a riprodurre una vera e propria moschea all'interno di una chiesa». Per questo ci si domanda perché proprio in una chiesa dal momento che non mancano a Venezia spazi architettonici in disuso, che non avrebbero urtato la sensibilità di alcuni e avrebbero aperto ad un maggior desiderio di integrazione;
   nei giorni scorsi comunque, il presidente della comunità di musulmani islandesi, Ibrahim Sverrir Agnarsson, si è presentato per una preghiera e un rito assieme all'imam islandese, Alì. I fedeli erano veramente pochi infatti si rileva che in tutta l'Islanda non esiste nemmeno una moschea. «In questa vicenda politici e fondamentalisti devono tenere a freno la lingua – ha detto l'imam – Allah dice: “Vi ho fatti diversi affinché vi possiate conoscere”. Spero che questo diventi un luogo d'incontro. Qui vedo tante chiese vuote, mentre i musulmani non hanno un luogo di preghiera»;
   si sottolinea che la libertà di religione è una delle libertà caratteristiche dello Stato di diritto e trova la sua affermazione nei più importanti documenti costituzionali sin dalla fine del Settecento;
   con riguardo alla nostra Costituzione, le disposizioni di riferimento per la tutela della libertà di religione sono contenute agli articoli 19 e 20: in base ad essi, viene garantito a tutti, cittadini e stranieri, il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, sia in forma associata che in forma individuale, di farne propaganda e di esercitarne il culto, sia in pubblico che in privato –:
   di quali informazioni, per le parti di competenza, siano in possesso i Ministri interrogati rispetto ai fatti esposti in premessa;
   se il Ministro degli affari esteri abbia intenzione di avviare contatti diplomatici con il Governo islandese al fine di verificare quali sono stati gli intendimenti che hanno portato alla realizzazione di un simile progetto all'interno di una manifestazione internazionale come la Biennale d'Arte in una città, Venezia e se il Governo islandese abbia la volontà di collaborare con le autorità italiane per dirimere la controversia ed evitare strumentalizzazioni di sorta;
   quali iniziative concrete il Governo per quanto di competenza abbia intenzione di adottare al fine di verificare se la realizzazione della Moschea sia un'opera artistica o invece si tratti di un vero e proprio luogo di culto islamico e in tal caso verificare quali provvedimenti adottare in modo che siano osservate le disposizioni di legge previste in tali casi. (4-09239)


   BRESCIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   ai fini del contenimento della spesa pubblica e del conseguimento degli obiettivi di coordinamento della finanza pubblica, il legislatore nazionale è intervenuto in materia di abolizione dei vitalizi dei consiglieri regionali e di passaggio per gli stessi al sistema previdenziale contributivo con l'articolo 14, comma 1, lettera f) del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, che ha prescritto «il passaggio, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore e con efficacia a decorrere dalla prima legislatura regionale successiva, al sistema previdenziale contributivo per i consiglieri regionali»;
   a partire dal 2012 tutte le regioni a statuto ordinario, in applicazione della suddetta legge, hanno legiferato in materia, limitandosi ad abolire i vitalizi per i futuri consiglieri regionali, mantenendo tuttavia inalterati gli importi già previsti per i consiglieri in carica e quelli cessati dal mandato con una durata degli stessi per almeno altri 40 anni e con oneri in aumento fino al 40 per cento per i prossimi 10 anni;
   per tali ragioni, l'articolo 2 comma 1 lettera m), del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito con la legge 7 dicembre 2012, n. 213, recante «Riduzione dei costi della politica nelle regioni», ha previsto che: «Ai fini del coordinamento della finanza pubblica e per il contenimento della spesa pubblica, a decorrere dal 2013 una quota pari all'80 per cento dei trasferimenti erariali a favore delle regioni, diversi da quelli destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, delle politiche sociali e per le non autosufficienze e al trasporto pubblico locale, è erogata a condizione che la regione, con le modalità previste dal proprio ordinamento, entro il 23 dicembre 2012, ovvero entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto qualora occorra procedere a modifiche statutarie: [...] m) abbia adottato provvedimenti volti a recepire quanto disposto dall'articolo 14, comma 1, lettera f), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148»;
   il 4 marzo 2015 Cittadinanzattiva diffidava il Ragioniere Generale dello Stato, dottor Daniele Franco, a dare attuazione puntuale alla previsione di legge sopra citata, pertanto a trattenere una quota pari all'80 per cento dei trasferimenti erariali, diversi da quelli destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale, delle politiche sociali e per le non autosufficienze e al trasporto pubblico locale, alle regioni che non abbiano dato integrale applicazione alla normativa sopra indicata;
   in sede di approvazione della legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014) il Governo in carica, con delega a rispondere assegnata al Sottosegretario di Stato al Ministero dell'economia e delle finanze, onorevole Enrico Morando, accoglieva due ordini del giorno (n. 9/2679-bis-A/138. Brescia e n. 9/2679-bis-A/41 Kronbichler, Marcon, Melilla), impegnandosi a provvedere affinché le regioni diano attuazione alla disposizione di cui all'articolo 14 del «Decreto Tremonti» adeguando i propri ordinamenti e ad attivarsi affinché le regioni, per le quali l'attuale legislatura è da considerarsi successiva rispetto al decreto-legge 138/2011, provvedano al recupero delle somme versate in eccedenza per il pagamento dei vitalizi –:
   quali siano le azioni adottate dal Governo a seguito dell'approvazione dei due ordini del giorno sopra citati e quali provvedimenti intenda assumere per onorare gli impegni presi in sede di approvazione della legge di stabilità 2015.
(4-09242)


   QUARTAPELLE PROCOPIO e COCCIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   le istituzioni ricoprono un ruolo fondamentale nel farsi portatrici dei valori di parità di genere, rispetto dell'altro e nel contrasto quotidiano all'omofobia; tale responsabilità incombe anche sugli organi di organizzazione e di controllo delle discipline sportive e in particolare del gioco del calcio, che rappresenta la disciplina più popolare nel nostro Paese;
   l'articolo 1 dello statuto della Lega nazionale dilettanti afferma che «la L.N.D. gode di autonomia regolamentare, organizzativa, amministrativa e finanziaria, nel rispetto dei principi stabiliti dalla F.I.G.C»; l'articolo 2 dello statuto della F.I.G.C afferma che «la FIGC promuove l'esclusione dal giuoco del calcio di ogni forma di discriminazione sociale, di razzismo, di xenofobia e di violenza»;
   si apprende tramite mezzo stampa che il presidente della Lega nazionale dilettanti, Felice Belloli, durante la riunione del 5 marzo 2015 del consiglio di dipartimento del calcio femminile della Lega nazionale dilettanti, si è espresso, come riporta il verbale della riunione, a proposito del calcio femminile con queste parole: «Basta ! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche», parole rese ancora più gravi dalla prossima presenza del presidente Belloli alla finale di Coppa Italia di calcio femminile del 25 maggio;
   tale affermazione alimenta l'omofobia, svilisce l'impegno e il valore sportivo di migliaia di donne e si traduce in un atto di discriminazione che viola l'articolo 3 della Costituzione e i suddetti articoli degli statuti della L.N.D. e della F.I.G.C –:
   se non intenda assumere iniziative, anche attraverso apposite campagne informative, per contrastare ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale, con particolare riguardo al mondo dello sport, i cui valori fondanti non sono compatibili con dichiarazioni come quelle riportate in premessa.
(4-09243)


   KRONBICHLER. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il neoeletto consigliere del comune di Bolzano Andrea Bonazza ha iniziato il suo mandato all'insegna delle polemiche con dichiarazioni offensive e lesive della Costituzione italiana e della comunità ebraica;
   eletto da una lista di CasaPound nella città di Bolzano Andrea Bonazza non è nuovo a simili gesta in quanto l'anno scorso è stato condannato in cassazione a due mesi per aver fatto il saluto romano durante una manifestazione a Bolzano nel 2009;
   la stampa ha riportato le frasi che pubblicamente l'assessore Bonazza ha declamato «...Sono fascista, perché no ? Non c’è niente di male. Ancora oggi ci sono leggi del fascismo che funzionano meglio di quelle fatte adesso. Se ci fosse Mussolini in Italia le cose funzionerebbero molto meglio. A casa ho anche un busto del Duce che mi ha regalato mio padre, lo custodisco con orgoglio...» e ancora «...Hitler ? Nel bene e nel male è riuscito a governare un Paese. Per i lavoratori tedeschi ha fatto tante cose positive come fece Stalin in Russia...»;
   i due esponenti della comunità ebraica, la presidente della Comunità ebraica di Merano Elisabetta Rossi Innerhofer e il portavoce dell'Unione di tutte le Comunità ebraiche d'Italia Renzo Gattegna hanno stigmatizzato le affermazioni del neoconsigliere dichiarando vergognosa e inaccettabile la difesa dei crimini compiuti dal regime, sottraendolo alle più evidenti responsabilità storiche e trovando parole di lode persino per Hitler;
   vi è un famoso precedente del governatore della Carinzia austriaca Jörg Haider che all'epoca aveva ironizzato sulla «buona politica di lavoro nel Terzo Reich» il quale aveva suscitato lo sdegno dell'Austria democratica e di buona parte dell'opinione pubblica europea;
   la reazione dell'Austria di allora fu di appropriata indignazione, cosa che non appare oggi nella reazione sudtirolese alle affermazioni inaudite di Andrea Bonazza. Come allora vi è stata la tiepida reazione dei sudtirolesi all’«invito» della consigliera provinciale Atz-Tammerle della Südtiroler Freiheit ad un «sano egoismo» nei confronti di profughi e immigranti. Affermazioni che, con un minimo di sensibilità storica, dovrebbero suscitare inquietudine –:
   quali iniziative anche di carattere normativo i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano intraprendere per rendere più stringente la candidabilità di persone che hanno tenuto condotte così chiaramente in contrasto con i valori istituzionali basati sulla Costituzione repubblicana. (4-09247)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la legge 11 agosto 2014, n. 125 ha istituito la nuova «disciplina generale sulla cooperazione allo sviluppo»;
   il percorso attuativo della citata legge prevede, tra le altre cose, in particolare tre regolamenti attuativi, previsti dagli articoli 16, comma 1, 17, comma 13, e 20, comma 1, rispettivamente per l'istituzione del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, per l'adozione dello statuto dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo nel quale sono disciplinate le competenze e le regole di funzionamento dell'agenzia e per il riordino e il coordinamento delle disposizioni riguardanti il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in coerenza all'istituzione dell'Agenzia; 
   il decreto 28 novembre 2014 del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 dicembre 2014, ha istituito il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo, dando attuazione a quanto previsto dall'articolo 16, comma 1, della legge;
   nello spirito della legge il nuovo Consiglio rappresenta lo strumento permanente di partecipazione, di consultazione e di proposta sulle scelte politiche, sulle strategie e sulla programmazione, nonché sulle forme di intervento, la loro efficacia, la valutazione delle stesse;
   la legge prevede che esso «esprime pareri», quindi, ad opinione degli interpellanti e considerata la sua istituzione prima del compimento degli altri atti attuativi sarebbe stato opportuno nominare i suoi componenti e convocare il Consiglio per consultarlo sul processo attuativo in quanto «strumento permanente di partecipazione, consultazione e proposta» così come previsto dalla legge;
   il Vice Ministro Pistelli, in una intervista al magazine Vita del 19 dicembre 2014 aveva dichiarato che «entro fine anno, massimo inizio dell'anno prossimo, il Consiglio verrà convocato affinché inizi a pronunciarsi sulle nomine»;
   a circa 5 mesi dalla sua istituzione non è mai stato convocato e i suoi rappresentanti, circa cinquanta membri titolari, individuati tra quelli che la nuova legge definisce gli attori del sistema italiano della cooperazione, non sono ancora stati nominati;
   gli altri due regolamenti previsti dalle citate disposizioni della legge dovevano essere emanati entro 180 giorni dalla approvazione della legge n. 125 dell'11 agosto 2014; entro lo stesso termine doveva essere approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che determinava la dotazione organica dell'Agenzia;
   il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS) previsto dall'articolo 15 della legge non risulta essere mai stato convocato, così come non risulta essere approvato, come prevede la legge entro il 31 marzo, previa acquisizione dei pareri delle Commissioni parlamentari, il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo –:
   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 125 del 2014 alla luce delle considerazioni esposte in premessa e con particolare riferimento alla Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, alla riorganizzazione della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo e al Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo.
(2-00979) «Palazzotto, Marcon, Melilla, Scotto».

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MELILLA, PELLEGRINO, ZARATTI, RICCIATTI e FERRARA. Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la regione Abruzzo rischia di trasformarsi da regione dei parchi a distretto petrolifero;
   in un recente dossier delle associazioni ambientaliste si evidenzia lo stato attuale delle ricerche e perforazioni di idrocarburi in Abruzzo (in terra e in mare): 2.213,05 chilometri quadrati interessati da permessi di ricerca, 441,29 chilometri quadrati interessati da concessioni di coltivazione, 101,03 chilometri quadrati interessati da concessioni di stoccaggio, 35,72 chilometri quadrati interessati da istanze per concessione di coltivazione, 1.018 chilometri quadrati interessati da istanze per concessioni di stoccaggio, 4.222,80 chilometri quadrati interessati da istanze per permessi di ricerca;
   in una nota il Wwf Abruzzo sottolinea come nel 2009 il 51,7 per cento del territorio era interessato da istanze di ricerca ed estrazione di idrocarburi;
   in queste settimane il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato, o si accinge a dare, il proprio parere positivo ad una decina di nuovi pozzi destinati alla ricerca o all'estrazione di petrolio, tutti all'interno delle 12 miglia:
    a) Elsa2, società Petroceltic, un pozzo esplorativo a 7 chilometri dalla spiaggia di Lido Riccio a Ortona (Chieti) (parere positivo della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS a marzo 2015, in attesa del decreto);
    b) Ombrina mare, società Rockhopper, 4-6 pozzi di estrazione a circa 6 chilometri dalla costa di fronte a San Vito Chietino (parere positivo della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS a marzo 2015, in attesa del decreto);
    c) Rospo mare, società Edison, 3-4 nuovi pozzi di estrazione a 20 chilometri dalla costa di fronte a Vasto (decreto di compatibilità ambientale emanato il 15 aprile 2015);
   praticamente è interessato tutto il fronte della costa teatina, con un progetto a nord (Elsa2), uno al centro (Ombrina) e uno al sud (Rospo mare), in un'area in cui vi è il parco nazionale della costa teatina;
   sono tutti progetti fermati nel 2010 dal decreto dell'allora Ministra dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Prestigiacomo che vietava nuove trivellazioni all'interno delle 12 miglia e «resuscitati» colpevolmente dal decreto del Ministro dello sviluppo economico Passera del Governo Monti nel 2012, che escludeva dall'applicazione del provvedimento i procedimenti in corso. Sono numerose le criticità procedurali e di contenuto:
    a) il parere del comitato VIA considerato valido è quello rilasciato nel 2009, senza tener conto delle mutate condizioni ambientali e sociali;
    b) non viene considerato l'effetto cumulo con gli altri progetti;
    c) tutte queste procedure sono state assoggettate a valutazione ambientale strategica, con il paradosso che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le richiede al Governo croato per le loro nuove concessioni in Adriatico e poi non applica la procedura a quelle di propria competenza;
    d) non è stato ripubblicato, come invece accaduto per Ombrina, il progetto per le osservazioni del pubblico alla procedura di valutazione di impatto ambientale-autorizzazione integrata ambientale congiunta;
    e) l'analisi del rischio per gli incidenti non è stata esaminata dalla commissione, che però l'ha richiesta entro l'avvio dei lavori (quindi è riconosciuto come aspetto critico del progetto). La procedura di valutazione d'impatto ambientale, a giudizio degli interroganti, così perde totalmente di significato, se gli elementi indispensabili per una corretta valutazione vengono rimandati alla fase esecutiva –:
   se non si intenda intervenire al fine di non concedere le autorizzazioni ed evitare che tutti i suddetti interventi mettano a serio rischio il futuro ambientale della regione Abruzzo e del Mare Adriatico. (3-01512)


   LOCATELLI e PASTORELLI. Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 15 ottobre 2014 Italcementi spa ha consegnato alla provincia di Bergamo l'istanza di modifica sostanziale dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata per lo stabilimento di Calusco d'Adda, presentando anche contestuale istanza di valutazione di impatto ambientale;
   il progetto presentato da Italcementi spa prevede: l'incremento da 30 mila a 110 mila tonnellate all'anno del quantitativo di combustibili (costituiti da rifiuti solidi non pericolosi: combustibili solidi secondari) da utilizzare nel forno di cottura del clinker in parziale sostituzione dei combustibili fossili convenzionali; la diversificazione delle tipologie di rifiuti combustibili solidi secondari utilizzabili. Oltre al combustibile derivato da rifiuti, per cui è già è previsto e autorizzato l'utilizzo, Italcementi spa prevede di utilizzare rifiuti costituiti da plastiche e gomme, pneumatici finemente triturati, coriandolo di matrice plastica, biomasse legnose, fanghi biologici essiccati, fanghi dal trattamento biologico delle acque reflue industriali essiccati, fanghi da altri trattamenti acque reflue industriali essiccati; l'utilizzo di combustibili solidi secondari ex decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 (non rifiuto);
   i cementifici sono definiti dalla normativa «industrie insalubri di 1a classe» (decreto del Ministero della sanità del 5 settembre 1994) e hanno limiti di emissioni da 3 a 7 volte superiori a quelli degli inceneritori;
   il Parlamento europeo, con la risoluzione del 24 maggio 2012, si è espresso per il divieto di destinare a incenerimento i rifiuti riciclabili e, più recentemente, la Commissione europea il 2 luglio 2014 ha ribadito tale indirizzo nella comunicazione «Verso un'economia circolare: un programma rifiuti zero per l'Europa»;
   studi clinici rilevano la correlazione fra picchi d'inquinamento atmosferico (Pm10, NOx) e impatti sulla salute dei cittadini del territorio;
   l'inquinamento ambientale causato dall'utilizzo del combustibile solido secondario è particolarmente impattante, in quanto dalla sua combustione derivano composti (diossine, furani, pcb) che sono normalmente assenti nelle emissioni da combustibili fossili e che, immessi in atmosfera con il particolato ultrasottile (pm 2,5 > g 0,1), non sono adeguatamente intercettati dai sistemi di filtrazione e abbattimento;
   l'11 febbraio 2015 si è tenuto il primo incontro della conferenza dei servizi indetta dalla provincia di Bergamo per confrontarsi con gli enti interessati sulla richiesta di Italcementi spa di aumentare i rifiuti costituiti da combustibili solidi secondari bruciati nello stabilimento di Calusco d'Adda. Alla conferenza, oltre a Italcementi spa, alla provincia di Bergamo, all'azienda sanitaria locale, all'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente e al comune di Calusco, hanno partecipato i sindaci o i loro delegati dei comuni di Paderno d'Adda, Imbersago, Robbiate, Verderio e Solza, che nel dicembre 2014 avevano chiesto alla provincia di Bergamo, tramite una lettera pubblica, di prendere parte alla procedura di verifica di impatto ambientale sul progetto di Italcementi spa;
   il 6 marzo 2015 poi i comuni sopra citati hanno portato sul tavolo della provincia di Bergamo le proprie osservazioni tecniche;
   i punti principali in discussione riguardano la tracciabilità e la qualità dei rifiuti bruciati, che il territorio chiede che vengano garantiti da un ente terzo, così come i controlli sulle emissioni;
   un altro punto ha riguardato lo scalo ferroviario tra lo stabilimento e la stazione di Calusco d'Adda, della cui costruzione, secondo gli accordi del 2012, Italcementi spa si sarebbe dovuta occupare e sui quali, invece, lamenta difficoltà con le Ferrovie dello Stato che non si interessano del progetto;
   per pareggiare il potere calorifico del carbone occorrono 1,8 chilogrammi di combustibile solido secondario per ciascun chilogrammo di carbone; pertanto, l'incremento della produzione dell'impianto in combinazione con la mancata realizzazione dello scalo ferroviario e il minor potere calorifico del carbone creerà senz'altro un incremento cospicuo del traffico indotto dal trasporto del combustibile su gomma, che incrementerà gli impatti sulle matrici ambientali, atmosfera e rumore;
   non molti mesi orsono il Governo, con l'articolo 35 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, ha previsto un piano nazionale per individuare la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale e uno dei requisiti posti per il funzionamento degli impianti è stato il rispetto delle disposizioni sulla qualità dell'aria di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155;
   inoltre, il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 14 febbraio 2013, n. 22, recante «Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni», all'articolo 15, prevede l'istituzione di un comitato di vigilanza e controllo, presso il Ministero, con il compito, tra gli altri, di garantire il monitoraggio della produzione e dell'utilizzo del combustibile solido secondario-combustibile ai fini di una maggiore tutela ambientale, nonché la verifica dell'applicazione di criteri di efficienza, efficacia ed economicità e, inoltre, di intraprendere le iniziative idonee a portare a conoscenza del pubblico informazioni utili o opportune in relazione alla produzione e all'utilizzo del combustibile solido secondario-combustibile, anche sulla base dei dati trasmessi dai produttori e dagli utilizzatori;
   infine, il 22 ottobre 2013, l'Assemblea della Camera dei deputati ha discusso una serie di mozioni presentate da tutti gruppi parlamentari sull'utilizzo del combustibile solido secondario e sulle implicazioni che ciò comporta per la salute dei cittadini e il 12 settembre 2013 ha approvato una mozione (la n. 1-00193), che, tra l'altro, impegna il Governo: «ad avviare approfondimenti tecnici multidisciplinari per verificare se e a quali condizioni l'utilizzo del combustibile solido secondario nei cementifici non determina rischi per la salute e per l'ambiente, con particolare riferimento alle effettive emissioni di sostanze inquinanti derivanti dall'uso dei rifiuti come combustibili, che tengano conto non solo del funzionamento degli impianti a regime e in condizioni di massima sicurezza, ma anche dei possibili rischi derivanti da malfunzionamenti, fuori servizio e gestione dei transitori; a fornire, a seguito di tali accertamenti preliminari, un quadro aggiornato sull'attuazione, da parte dei settori industriali coinvolti, del potenziale costituito dal combustibile solido secondario, fornendo anche informazioni circa i processi autorizzativi avviati a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 22 del 2013 (...)»;
   l'articolo 32 della Costituzione sancisce la tutela della salute come «diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività» e, quindi, di fatto, obbliga lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute in termini di generalità e di globalità;
   il Governo, in attuazione degli impegni assunti il 22 ottobre 2013 a seguito dell'approvazione della mozione n. 1-00193, dovrebbe aver già dato avvio alla ricognizione dello stato di utilizzo del combustibile solido secondario da parte dei cementifici sul territorio nazionale, compreso, quindi, l'impianto Italcementi spa di Calusco d'Adda –:
   se il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere le opportune iniziative a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, anche utilizzando il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, per verificare lo stato dei luoghi e il livello d'inquinamento dell'area in cui sorge il cementificio, nonché il tipo di combustibile solido secondario utilizzato dall'azienda (se combustibile solido secondario o combustibile solido secondario-combustibile, ossia combustibile certificato e di qualità), la tracciabilità del combustibile, la quantità e qualità degli inquinanti che si prevede l'impianto possa emettere a seguito dell'incremento di utilizzo di combustibile solido secondario, nonché i monitoraggi previsti. (3-01513)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE ROSA, CARINELLI, CASO, MANLIO DI STEFANO, TRIPIEDI, PESCO, ALBERTI, COMINARDI, BASILIO, SORIAL, PETRAROLI, ZOLEZZI e TONINELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   entro maggio 2015 verrà sottoscritto un accordo di programma tra Governo e regione Lombardia con il quale verranno stanziati 100 milioni di euro per l'intero programma per la messa in sicurezza del fiume Seveso, che prevede una serie di interventi che vanno ad aggiungersi alla vasca di laminazione nel comune di Senago (MI), già finanziata per 30 milioni dalla regione e dal comune di Milano, e ai cantieri aperti per la depurazione in conclusione entro dicembre 2015;
   i cantieri per la messa in sicurezza del Seveso sono già aperti con investimenti importanti che riguardano l'adeguamento del canale scolmatore nord ovest e del deviatore Olona e la ripulitura e il consolidamento del tratto del fiume intubato sotto il territorio di Milano. A questi si aggiungeranno il cantiere per la vasca di laminazione di Senago che andrà in gara a giugno 2015, e tutti gli altri interventi finanziati nell'ambito dell'accordo di programma;
   la conferenza di servizi non si è chiusa come previsto il giorno 24 aprile 2015 per la riconosciuta necessità di valutare le molte criticità del progetto rinviando la chiusura al giorno 18 maggio 2015;
   la criticità più importante è quella legata all'innalzamento della falda, ben dimostrata anche attraverso le informazioni fornite dall'assessore del comune di Bollate, Valentini, insieme alla gestione dei fanghi che si depositeranno;
   per superare le innumerevoli carenze del progetto, sembra rendersi necessario intervenire con varianti in corso d'opera che potrebbero portare ad aumenti esponenziali, ben più ampi dei costi previsti di 110 milioni di euro relativamente agli interventi strutturali sul bacino del torrente Seveso;
   i terreni su cui dovrà essere fatta l'opera, che a tal fine verranno espropriati, sono di proprietà diverse e di utilizzo diverso. Uno dei terreni interessati, espropriato per la realizzazione della cosiddetta «vasca» nel parco nord è stato piantumato con alberi, nello scorso autunno, usufruendo di risorse elargite da un fondo della provincia; per tutti questi terreni regione Lombardia riconosce un prezzo unico di esproprio, con ciò ignorando fondi pubblici investiti o i profitti generati da piantagioni o simili;
   le vasche di laminazione sono state progettate tenendo in considerazione un evento massimo di piena, il cosiddetto «evento centennale». Limite che lo stesso autore del progetto vasche, l'ingegner Paoletti, la regione e l'AIPO hanno considerato «ormai obsoleto, superato, non più valido»;
   non sembra aver senso dare vita a un'opera complessiva da oltre 100 milioni di euro che, con mutamenti di scenario facilmente prevedibili, condannano il progetto a essere già obsoleto in partenza, a meno che non si stiano già prevedendo nuovi lavori, nuovi appalti, nuovi soldi da investire per altri futuri lavori di adeguamento;
   una delle vasche verrebbe realizzata a Senago, piccolo paese alle porte di Milano, che già accoglie il canale scolmatore di nord ovest (CSNO), il quale fu costruito per deviare parte delle acque del Seveso, ripartendole prima verso il deviatore Olona poi successivamente verso il Lambro meridionale, e verso il Ticino in località Abbiategrasso. Vasca che, tra l'altro, verrà costruita su terreni che rientrano nelle disponibilità del parco delle Groane, il grande polmone verde del nord Milano;
   il progetto di questa vasca presenta lacune molto forti, tra cui lo stato di salute delle acque del Seveso, considerate di pessima qualità e classificate come molto inquinate. A titolo esemplificativo, a pagina 5 della relazione istruttoria della procedura di valutazione impatto ambientale (la VIA) si scrive espressamente che «Le portate scaricate o scaricabili dal CSNO (canale scolmatore ndr) costituiscono una minaccia nei confronti della qualità delle acque del Ticino». Dichiarazione che contrasta con quella riportata al punto 3.2, a pagina 17, dove si afferma che «Non vi sono rilevamenti da cui risultino sintomi di tossicità né delle acque né dei sedimenti trasportati dal torrente Seveso»;
   il progetto preliminare prevede che la vasca raggiunga una profondità tale che gli ultimi metri sarebbero all'interno della falda stessa, col risultato che l'acqua di falda verrebbe a contatto con l'acqua del Seveso ospitata nelle vasche; a tal proposito, nella relazione della VIA si afferma esplicitamente come si ritenga opportuno diminuire la profondità della vasca, diminuendo conseguentemente il volume di laminazione che passerebbe da 970.000 metri cubi a 820.000 metri cubi; la scelta di scavare un paio di metri in meno appare una soluzione temporanea; la falda appare infatti in costante risalita e presto arriverà a toccare anche la nuova quota di scavo –:
   se il Ministro sia a conoscenza del fatto che, a seguito dell'obsolescenza del citato progetto, sarà necessario mettere in atto misure necessarie a prevedere tutele per l'inquinamento della falda acquifera e per i fanghi speciali che si formeranno e, a tal fine, se sia in grado di fornire una stima realistica delle quantità dei fanghi speciali che si verranno a depositare a seguito dell'utilizzo delle vasche e dei conseguenti costi per lo smaltimento degli stessi;
   se il Ministro non ritenga opportuno fornire adeguate informazioni sui costi manutentivi presunti per la tutela delle acque di falda e per i piani di emergenza in caso di contaminazione, su pratiche di trasparenza e controlli antimafia predisposti per l'appalto e su quale, realisticamente, sarà la percentuale di eventi esondativi evitati con la realizzazione di tali vasche. (5-05645)

Interrogazione a risposta scritta:


   SEGONI, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, BARBANTI, MUCCI, PRODANI, RIZZETTO e TURCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   da fonti stampa si apprende che nella notte tra il 10 e l'11 maggio 2015, nei pressi di Campi Bisenzio (FI), si è verificata una grave fuoriuscita di sostanze dall'oleodotto Eni Calenzano-Livorno, finiti poi nel fosso Reale e che, in una nota, l'Arpat ha dichiarato che «L'odore era molto intenso e riconducibile a sostanze di natura idrocarburica e solventi, ...[..]. È stata richiesta l'attivazione della ASL per le problematiche igienico sanitarie e l'impatto sulla popolazione [...]. L'incidente è stato provocato da una foratura dolosa delle condotte per un tentativo di furto dall'impianto»;
   nel fiorentino un caso analogo al precedente si era verificato già nel febbraio 2015 e gli idrocarburi erano finiti nel collettore delle acque basse di Signa;
   agli inizi di novembre 2014, un'altra grave fuoriuscita di cherosene è avvenuta dalle tubature dell'oleodotto Eni Civitavecchia – Aeroporto di Fiumicino in un'area compresa tra Maccarese e Palidoro (Roma) in prossimità dell'oasi WWF di Macchiagrande e la riserva naturale statale del litorale romano e il danno ecologico conseguente è stato ed è tuttora estremamente rilevante (il combustibile, riversatosi nel Rio Tre Cannelle e da qui nel fiume Arrone e nel Rio Palidoro, ha contaminato decine di ettari di terreno destinato all'agricoltura e si è già riversato nel mar Tirreno dove sta causando un disastro ambientale di immani proporzioni a carico della flora e della fauna locale);
   il 4 luglio 2012, è stata emanata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell'Unione europea, la direttiva 2012/18/UE (cosiddetta «Seveso III») sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose che verrà recepita dal nostro Paese a partire dal 1o giugno 2015 e il provvedimento in questione prevede specifici obblighi per i gestori degli stabilimenti in cui sostanze pericolose siano o possano essere presenti in quantitativi superiori a specifici limiti di soglia stabiliti dalla direttiva stessa;
   eventi di estrema gravità e pericolosità, dovuti alla fuoriuscita di sostanze tossiche, si ripetono regolarmente su tutto il territorio italiano (volendo ricordare in questa sede qualche altro significativo caso, si potrebbe citare quello che è avvenuto nel mese di marzo del 2012 e ha causato l'inquinamento di oltre diecimila metri quadrati a causa della rottura di una valvola dell'oleodotto Monte Alpi-Taranto o si potrebbe citare il dato che nella sola regione Basilicata, come si apprende da fonti stampa, dal 1996 ad oggi, sono stati oltre venticinque gli incidenti, molti dei quali purtroppo non denunciati);
   le infrastrutture petrolifere non comprendono solo le trivelle e le piattaforme, ma anche una ragnatela di condotte interrate ed aeree che attraversa indiscriminatamente aree soggette a dissesto idrogeologico, aree sismiche, corsi d'acqua, campi coltivati, aree di particolare pregio ambientale e naturalistico (ad esempio, nel solo territorio lucano, sono presenti circa 700 chilometri di oleodotti, gran parte all'interno del perimetro del parco nazionale Appennino Lucano Val d'Agri-Lagonegrese) –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
   se la rete degli oleodotti e gasdotti sul territorio italiano sia monitorata, in quale misura, e con quali mezzi, per prevedere, prevenire o comunque individuare in tempo reale episodi di fuoriuscite causati da fenomeni naturali o riconducibili all'azione umana;
   se non ritenga determinante, in nome della salvaguardia dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione in merito alla tutela della salute pubblica e alla tutela della ricchezza paesaggistica e ambientale, attivare tutti gli strumenti a disposizione affinché i migliori sistemi di monitoraggio vengano predisposti in maniera il più possibile diffusa e sistematica su tutta la rete degli oleodotti nel territorio italiano. (4-09244)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRODANI, ARTINI, BALDASSARRE, BARBANTI, BECHIS, MUCCI, RIZZETTO, SEGONI e TURCO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, convertito, con modificazioni dalla legge n. 71 del 24 giugno 2013, ha affidato le competenze del turismo al Ministero per i beni e le attività culturali, che ha assunto l'attuale denominazione di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   il successivo decreto del Presidente del Consiglio del 21 ottobre 2013, concernente «modalità e termini di trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie dalla Presidenza del Consiglio al Ministero dei beni e delle attività culturali», ha dato inizio al passaggio di competenze;
   con l'Istituzione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo è iniziato un lungo e complesso iter di trasferimento delle funzioni all'interno dell'apparato ministeriale, che ha causato una prolungata fase intermedia, durante la quale sono emerse molte criticità, come rilevate dalla nota 8371 della Corte dei Conti del 21 marzo 2014;
   per garantire la continuità amministrativa, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 novembre 2013, è stato conferito al dottor Roberto Rocca l'incarico di funzione di livello generale, di consulenza, studio e ricerca nell'ambito della segreteria generale del turismo, sostituito, successivamente, in data 18 giugno 2014, dal dottor Onofrio Cutaia;
   la crisi interna dell'Enit – Ente nazionale per il turismo – e la derivata difficoltà di gestione hanno portato all'inasprimento dei rapporti dell'ente stesso con la società Promuovi Italia spa – controllata Enit – ed i rispettivi rapporti con la direzione generale per le politiche del turismo;
   il capo di gabinetto, Giampaolo D'Andrea, con nota del 21 marzo e la successiva nota del 17 aprile 2014, ha trasmesso tutti gli atti, concernenti la società Promuovi Italia spa ed i rapporti con Enit e la direzione generale per le politiche del turismo, all'ufficio legislativo per gli opportuni controlli e per chiedere il relativo parere per tutelare gli interessi pubblici ed accertare responsabilità civili, penali, disciplinari, erariali, contabili e patrimoniali;
   l'articolo 16 del decreto legislativo 31 maggio 2014, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, ha disposto la trasformazione di Enit in ente pubblico economico mediante la nomina di un commissario straordinario per l'attuazione della riforma e, in contemporanea, per la messa in liquidazione della società Promuovi Italia spa;
   in esecuzione del citato articolo è stato nominato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 giugno 2014, su proposta del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Cristiano Radaelli quale commissario straordinario di Enit;
   sempre ex articolo 16 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, l'assemblea straordinaria del consiglio di amministrazione di Promuovi Italia spa, con delibera 10 luglio 2014, ha nominato commissario liquidatore della società Antonio Venturini;
   secondo un articolo del Sole 24 Ore dell'11 luglio 2014, il consiglio di amministrazione uscente della società Promuovi Italia spa, guidato da Costanzo Jannotti Pecci, avrebbe sollecitato indagini contabili e giudiziarie, dopo aver riscontrato sprechi e malversazioni durante le precedenti amministrazioni della società;
   sempre nell'articolo citato, viene asserito che, a seguito della denuncia del consiglio di amministrazione uscente di Promuovi Italia spa, siano emerse numerose anomalie amministrative nelle gestioni precedenti, anche, riferibili al periodo di gestione dell’ex direttore generale del turismo, Roberto Rocca, oggetto di revisione da parte della Corte dei Conti;
   in data 10 ottobre 2014, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha emanato una delibera, concernente «Istituzione di una commissione d'indagine amministrativa su Enit e Promuovi Italia spa», al fine di revisionare tutti gli atti ed i provvedimenti adottati durante la gestione del dottor Rocca e consentire una organica ricostruzione delle vicende amministrative e gli effetti giuridici da esse derivate, per tutelare l'amministrazione, con specifico riferimento alle attività svolte dalla direzione generale per le politiche del turismo con gli enti direttamente o indirettamente vigilati Enit e Promuovi Italia spa;
   il compito della commissione, come specificato, dunque, dall'articolo 1 del decreto ministeriale 10 ottobre 2014, è quello di ricostruire i passaggi amministrativi a decorrere dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 ottobre 2013, concernente «termini e modalità di trasferimento delle risorse umane strumentali e finanziarie dalla Presidenza del Consiglio al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo», fino al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 16 giugno 2014, concernente la nomina del commissario straordinario dell'Enit, dottor Cristiano Radaelli;
   la commissione, inoltre, deve verificare la regolarità dell'azione dell'amministrazione – direzione generale delle politiche del turismo – nei settori di pertinenza e proporre ad essa eventuali azioni di autotutela;
   durante l'audizione del 7 aprile 2015, presso la Commissione attività produttive della Camera dei deputati, il Ministro Franceschini, in merito ai lavori della Commissione, ha affermato che essa avrebbe dovuto fornire una relazione interna entro il 30 aprile 2015 –:
   se la commissione ministeriale, di cui al decreto ministeriale 21 ottobre 2014, concernente «Istituzione di una commissione d'indagine amministrativa su Enit e Promuovi Italia spa», abbia terminato i propri lavori e redatto la relazione interna;
   quali siano le conclusioni a cui sia giunta la commissione in merito gli atti emanati durante il periodo indicato espressamente dal decreto ministeriale 21 ottobre 2014;
   quali azioni intenda adottare alla luce dei risultati dei lavori della Commissione;
   quali provvedimenti urgenti ritenga porre in essere affinché situazioni come quelle descritte non si verifichino nuovamente ed impedire, in tal modo, il fermo dell'attività amministrativa e, soprattutto, la perdita di credibilità e fiducia nei confronti dell'amministrazione statale da parte dei cittadini. (5-05628)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   VITO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   giovedì 14 maggio un'ondata di maltempo ha colpito l'Ovest Ticino;
   come evidenziato da moltissime testate giornalistiche e altri mezzi di informazione, dal fenomeno meteorologico non è stato risparmiato il campo allestito nella caserma Babini di Bellinzago Novarese per ospitare gli alpini friulani dell'Ottavo Reggimento di Cividale e Venzone, mandati in Lombardia per occuparsi della sicurezza all'Expo di Milano. Il maltempo ha sferzato l'accampamento nel quale erano stati sistemati oltre 250 fra ufficiali, sottufficiali e truppa e l'acqua ha invaso le tende, danneggiando gli effetti personali, gli zaini, le scarpe, la biancheria e le divise;
   non si comprendono le ragioni della scelta di distaccare i militari dell'Esercito nella tendopoli della caserma Babini, anche in considerazione del fatto che il personale di tutte le altre componenti dell'apparato di sicurezza, come polizia, carabinieri, guardia di finanza sono stati alloggiati in strutture adeguate e le caserme disponibili per l'accoglienza non mancano –:
   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per rimediare ai disagi provocati da questa scelta inappropriata e per garantire ai militari dell'Esercito inviati ad occuparsi della sicurezza all'Expo di Milano, alloggiamenti a condizioni accettabili. (4-09237)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   GUIDESI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'opportunità di stabilire un limite massimo agli stipendi/emolumenti di manager e dirigenti pubblici è stato oggetto nella XVI legislatura di diverse iniziative (emendamenti, ordini del giorno, proposte di legge, atti di sindacato ispettivo) da parte della Lega Nord;
   finalmente, il principio di prefissare un tetto per chiunque percepisca a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali è entrato nel nostro ordinamento con le norme contenute nel cosiddetto «decreto salva-Italia» (che ha fissato un tetto al primo presidente della Corte di cassazione, di circa 300 mila euro) e con la previsione di una «sforbiciata» del 25 per cento di «tutti i compensi a qualunque titolo determinati» contenuta nel cosiddetto «decreto del fare»;
   la Lega Nord, tuttavia, ha da subito denunciato l'inutilità di tale novella legislativa, in quanto a rischio di non produrre gli effetti sperati per la scelta di fissare un limite troppo alto, parametrato al primo presidente della Corte di cassazione, cioè al magistrato con funzioni direttive apicali, proponendo – di contro – un'assimilazione al trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di sezione della Corte di cassazione ed equiparate;
   alle predette norme di legge hanno fatto seguito: il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo dell'articolo 23-ter del «salva-Italia» (XVI legislatura – atto Governo n. 439 – Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la definizione del limite massimo riferito al trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti indicati nell'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214) ed il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che ha fissato a 294 mila euro il tetto massimo per i compensi degli amministratori con deleghe di Rai, Anas e Ferrovie, mentre per le altre 18 società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze si fissano compensi all'80 o al 50 per cento del trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione (i circa 300 mila euro) (XVII legislatura – atto Governo n. 27 – Schema di decreto del Ministro dell'economia e delle finanze relativo ai compensi per gli amministratori con deleghe delle società controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze);
   con il decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, recante «Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale», all'articolo 13, in materia di limite massimo al trattamento economico del personale pubblico e delle società partecipate, tale limite viene fissato dal Governo Renzi, con decorrenza 1o maggio 2014, in 240.000 annui al lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali a carico del dipendente;
   benché dalla norma siano escluse le società quotate e quelle che emettono strumenti finanziari in mercati regolamentati, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato di volere esercitare una moral suasion tesa ad indurre anche tali manager ad una autoriduzione degli emolumenti;
   stando alle sue stesse dichiarazioni, rilasciate pochi giorni fa, l'amministratore delegato di Poste (100 per cento capitale pubblico), Francesco Caio, nominato a maggio 2014, godrebbe di un trattamento economico pari ad 1 milione e 200 mila euro annui, quasi 5 volte il tetto imposto dal Governo Renzi alle società di proprietà dello Stato –:
   quanti e quali siano gli amministratori di società a partecipazione pubblica, benché quotate o che emettono strumenti finanziari in mercati regolamentati, che registrano trattamenti economici complessivi superiori al tetto fissato dall'articolo 13 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, e quale risparmio si sia ottenuto dal 1o maggio 2014 ad oggi con l'applicazione della norma citata insieme alla cosiddetta moral suasion esercitata dal Presidente del Consiglio dei ministri per un'autoriduzione degli stipendi dei manager esclusi dall'applicazione dell'articolo. (3-01509)


   TABACCI. Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'opera riformatrice che il Governo sta svolgendo unitamente ad una congiuntura favorevole sul piano internazionale, grazie alla svalutazione dell'euro rispetto al dollaro, alla forte riduzione del prezzo del petrolio e agli interventi della Banca centrale Europea guidata da Mario Draghi, induce finalmente ad un cauto ottimismo sulle possibilità di invertire il trend economico degli ultimi anni, passando dalla recessione ad una nuova fase di ripresa economica;
   i dati Istat relativi al primo trimestre del 2015 rappresentano un primo elemento di conferma del possibile cambio di scenario per il nostro Paese in positivo, ma è evidente che la strada da percorrere è ancora lunga per consolidare e rafforzare il processo di ritorno alla crescita;
   la qualità dell'azione del Governo, oltre che sulla capacità di introdurre e far approvare nel corso della legislatura le misure di riforma ormai improrogabili nei più diversi settori dell'attività pubblica e privata, verrà comunque misurata anche sulla capacità di incidere sulla spesa pubblica attraverso un'attenta ed ampia operazione di spending review attraverso la quale reperire rapidamente ulteriori risorse per rilanciare l'economia;
   l'intento ripetutamente manifestato dal Governo di scongiurare l'aumento dell'iva nel 2016 attraverso la revisione della spesa rappresenta un'occasione per raggiungere finalmente un obiettivo sempre mancato dagli Esecutivi precedenti, che miri a radiografare in modo completo le singole voci che compongono il bilancio dello Stato, creando le premesse per un superamento definitivo dello schema dei tagli lineari, che, lungi dal produrre gli effetti dichiarati, non hanno frenato l'incremento del debito pubblico ed hanno anzi aumentato le diseguaglianze nel Paese, colpendo allo stesso modo situazioni differenti;
   anche il nuovo commissario per la revisione della spesa, Yoram Gutgeld, come il suo predecessore Carlo Cottarelli, ha individuato una serie di settori dell'attività pubblica su cui è possibile intervenire per realizzare risparmi di spesa;
   la scelta dei settori sui quali attuare la spending review rappresenta un'opzione prettamente politica, che può essere preparata dai tecnici ma non operata da questi ultimi –:
   se il Ministro interrogato ritenga di confermare la volontà del Governo di procedere sul piano della revisione della spesa pubblica e di esporre al Parlamento le linee guida tracciate dal Governo per la sua attuazione, aggiornando gli importi previsti dei risparmi da essa derivanti, l'impatto e le ricadute in termini di miglioramento dei conti pubblici. (3-01510)


   MARTELLA, CAUSI, TARANTO, GINATO, BONIFAZI, CAPOZZOLO, CARBONE, CARELLA, COLANINNO, CURRÒ, DE MARIA, MARCO DI MAIO, MARCO DI STEFANO, FRAGOMELI, FREGOLENT, GITTI, GUTGELD, LODOLINI, MORETTO, PELILLO, PETRINI, RIBAUDO, SANGA, ZOGGIA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   dopo i segnali di ripresa evidenziati nell'ultimo trimestre del 2014, nel 2015 l'economia italiana, uscendo dalla recessione, si avvia a una fase ciclica espansiva determinata da fattori sia di natura esogena, dovuti al favorevole andamento di alcune variabili internazionali, sia legati alla domanda interna, connessi con la politica economica del Governo;
   tuttavia, per garantire che l'impulso impresso alla domanda si traduca in una crescita durevole, occorrono riforme nel campo del finanziamento delle imprese che incidano sulla capacità dell'economia di rispondere ai cambiamenti strutturali;
   le misure di politica monetaria adottate dalla Banca centrale europea nel corso degli ultimi anni, in particolare la riduzione dei tassi d'interesse, l'incremento della liquidità per gli intermediari condizionata al finanziamento di attività produttive, nonché, da ultimo, l'avvio del programma di acquisto di titoli di Stato quantitative easing, stanno contribuendo a rafforzare le condizioni di liquidità delle banche italiane e a incrementare l'erogazione di prestiti al settore privato, una condizione fondamentale per la ripresa dell'economia;
   la crisi, tuttavia, ha lasciato un'eredità molto pesante in termini di crediti inesigibili da imprese uscite dal mercato o in gravi difficoltà, che appesantiscono i bilanci bancari e limitano la capacità di erogare nuovi finanziamenti; dal 2008 al 2014 i crediti deteriorati dell'intero sistema bancario sono aumentati da 131 a 350 miliardi di euro e la loro incidenza sul complesso dei prestiti è salita di circa 12 punti percentuali, al 17,7 per cento, come riporta l'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato dalla Banca d'Italia;
   tale questione costituisce un elemento fondamentale da affrontare tempestivamente per poter completare l'uscita dell'economia dalla fase di crisi finanziaria; tra le possibili soluzioni per alleggerire i bilanci bancari dall'eccessivo e crescente peso dei crediti deteriorati, «un intervento diretto dello Stato che, nel rispetto della disciplina europea sulla concorrenza, favorisca lo sviluppo di un mercato secondario di queste attività potrebbe contribuire a liberare risorse di cui beneficerebbero in primo luogo le imprese», come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia Visco in un convegno tenutosi nel marzo 2015;
   alcuni Paesi europei hanno già adottato soluzioni per la gestione delle sofferenze bancarie, che si sono rivelate di particolare efficacia, laddove sono riuscite a ristabilire la fiducia nel sistema finanziario attraverso la creazione di una struttura in grado di recuperare effettivamente i crediti deteriorati, come in Gran Bretagna (con la proprietà del veicolo esclusivamente in mano pubblica) e in Spagna e Irlanda (anche con il coinvolgimento dell'azionariato privato);
   un possibile ostacolo allo sviluppo di misure analoghe in Italia è costituito dalla compatibilità con le regole europee in materia di aiuti di Stato, divenute più restrittive dal 2013;
   su questa prospettiva si è tenuto il 23 aprile 2015 un incontro a Bruxelles tra il Ministro interrogato e la Commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, nel quale sembrerebbero essere emerse prospettive incoraggianti; recentemente la Commissaria ha ribadito che la Commissione europea si fa forte della sua esperienza «nella definizione delle misure per gli asset bancari deteriorati attuate in altri Stati membri per aiutare le autorità italiane a individuare la strada più appropriata per fronteggiare la situazione», specificando di non aver preso alcuna decisione formale in relazione alla compatibilità con le regole sugli aiuti di Stato, non avendo finora ricevuto una notifica formale da parte del nostro Paese;
   durante un'audizione al Senato della Repubblica, tenutasi il 5 maggio 2015, il Ministro interrogato ha anticipato alcuni dettagli tecnici in merito alle possibili modalità di attuazione di un mercato dedicato ai crediti deteriorati, con l'eventuale utilizzo di una garanzia statale e l'adozione di misure per accelerare le procedure fallimentari;
   ancora negli scorsi giorni, il Fondo monetario internazionale ha sottolineato come il nodo dei crediti in sofferenza stia «divenendo una questione di importanza sistemica», in quanto causa del fatto che «i prestiti alle piccole e medie imprese continuano ad essere scarsi e costosi» ed ha conseguentemente sollecitato azioni utili a «rafforzare i bilanci delle banche e delle imprese» ed a consentire «nuovi prestiti a imprese e settori produttivi»;
   sempre negli scorsi giorni, gli organi di informazione hanno fornito anticipazioni su un possibile ed imminente intervento governativo in materia di non performing loans, che ricomprenderebbe – oltre al tema della cosiddetta bad bank – misure di riforma del recupero crediti e della deducibilità delle perdite su crediti –:
   quale sia lo stato dell'interlocuzione in corso con gli organi europei e quali le ipotesi di attuazione, in vista dell'eventuale adozione delle annunciate iniziative finalizzate alla realizzazione di un meccanismo di gestione dei crediti bancari deteriorati. (3-01511)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARANTELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 ha autorizzato la concessione di contributi statali al finanziamento di interventi diretti a promuovere il risanamento e il recupero dell'ambiente e lo sviluppo economico del territorio, istituendo a tale riguardo un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze;
   il decreto ministeriale n. 48528 adottato ai sensi del citato articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, ha individuato gli interventi e gli enti destinatari dei contributi statali 2009, 2010 e 2011 secondo le priorità fissate dalle Commissioni bilancio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica con apposite risoluzioni e disciplinati gli adempimenti posti a carico degli stessi enti beneficiari ai fini dell'erogazione dei contributi stessi da parte del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
   il comune di Besozzo ha ottenuto un finanziamento, pari a 260.000 euro, per la realizzazione di un parcheggio interrato in un'area denominata «Cios» in Besozzo superiore;
   in seguito a sopraggiunte problematiche di carattere paesaggistico, ambientale ed economico, risulta difficoltosa l'esecuzione dell'intervento originariamente previsto nell'area individuata;
   la medesima opera, un parcheggio interrato adiacente al centro storico, potrebbe essere realizzata in un'area distante circa 150 metri da quella originariamente individuata;
   la possibilità degli enti locali di realizzare opere pubbliche è sempre stato considerato, anche da questo Governo, uno dei volani più importanti per aumentare la crescita nel nostro Paese –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro intenda intraprendere per evitare che si blocchi la realizzazione di un'opera utile alla collettività nel comune di Besozzo. (5-05633)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con il decreto legislativo n. 300 del 1999 è stata attuata la riforma che ha trasformato il vecchio Ministero delle finanze dando vita alle Agenzie fiscali con l'obiettivo di realizzare una nuova e più efficiente strutturazione dell'amministrazione fiscale che facesse fronte alle molteplici esigenze di una fiscalità moderna e del contrasto al crescente fenomeno dell'elusione e dell'evasione fiscale;
   non essendo stati espletati i concorsi pubblici per la selezione di dirigenti di ruolo le Agenzie Fiscali, per soddisfare le esigenze di personale dirigenziale, in un'ottica di gestione del personale paragonabile a quella di un'impresa privata, come nel disegno originario delle Agenzie, hanno fatto costantemente ricorso a procedure selettive interne per titoli e colloqui a mezzo di «interpello», assicurando così un più immediato reperimento di figure apicali che fossero garanti di competenza ed esperienza e valorizzando in tal modo il personale;
   il conferimento di detti incarichi è previsto nel regolamento di amministrazione delle Agenzie e sulla materia è intervenuto l'articolo 8, comma 24, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito con modificazioni dalla legge 26 aprile 2012, n. 44. Detta norma autorizza le Agenzie fiscali, salvi gli incarichi già affidati, ad attribuire incarichi dirigenziali con apposita procedura selettiva applicando l'articolo 19, comma 1-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 a propri funzionari con la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso;
   la sentenza della Corte Costituzionale n. 37 del 2015 ha eccepito sulla legittimità di detta norma in quanto, l'articolo 8, comma 24, del decreto legislativo n. 16 del 2012, come convertito, pur dichiarando la propria temporaneità, fino all'indizione di regolari procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza, da completarsi entro un termine ben identificato (che la disposizione impugnata, in origine, fissava al 31 dicembre 2013), conteneva comunque un elemento d'incertezza, nella parte in cui stabiliva che non sarebbe stato possibile l'attribuzione di nuovi incarichi a seguito dell'assunzione dei vincitori delle procedure concorsuali. Questo significa, per la Corte Costituzionale, che è certo il termine di indizione del nuovo concorso ma non è certo il termine di assunzione dei nuovi dirigenti, perché tra il completamento delle procedure concorsuali (coincidente con l'approvazione delle graduatorie) e l'assunzione dei vincitori, può trascorrere, per i più diversi motivi, anche un notevole lasso di tempo. È quindi lo stesso tenore testuale della disposizione impugnata, per la Corte Costituzionale, a non escludere che, pur essendo concluse le operazioni concorsuali, le Agenzie interessate possano prorogare, per periodi ulteriori, gli incarichi dirigenziali già conferiti a propri funzionari, in caso di ritardata assunzione di uno o più vincitori;
   la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità non dell'incarico dirigenziale in sé considerato, ma delle reiterate proroghe del termine finale che hanno di fatto consentito che uno strumento nato per situazioni peculiari divenisse un metodo in realtà ordinario per la copertura di posizioni dirigenziali;
   persiste comunque la vigenza, a tutti gli effetti, della previsione del regolamento di amministrazione dell'Agenzia che consente il conferimento di incarichi dirigenziali a funzionari non dirigenti e che rinviene la sua fonte normativa nel decreto legislativo n. 300 del 1999;
   a seguito della pubblicazione della sentenza n. 37 del 2015 della Corte Costituzionale, l'Agenzia ha comunicato ai funzionari incaricati di funzioni dirigenziali, con nota non individualizzata protocollo n. 42431, il venir meno dell'incarico dirigenziale ed ha immediatamente provveduto, di fatto, al riadeguamento retributivo della posizione lavorativa;
   con la decadenza, di tali incarichi dirigenziali conseguiti a seguito della suddetta selezione a «interpello» le agenzie fiscali hanno lasciato che tale importante funzione venisse ricoperta da pochi dirigenti di ruolo che hanno avuto incarico ad interim sulle varie posizioni restate scoperte. Si è penalizzato in tal modo la capacità di lavoro delle Agenzie e si è pregiudicato il raggiungimento degli obiettivi con inevitabile crollo delle attività di verifica, controllo e recupero di entrate fiscali;
   l'Agenzia non poteva, pur all'esito della pubblicazione della citata sentenza della Consulta, ritenere venuto meno l'incarico dirigenziale formalmente conferito ed è tenuta a rispettare il naturale termine di scadenza del contratto sottoscritto con i dipendenti –:
   se il Ministro non intenda accertare che:
    a) le lettere con la quali veniva comunicato il venir meno dell'incarico dirigenziale, fossero conformi ai termini del contratto di lavoro individuale sottoscritto con i dipendenti incaricati in base alla normativa vigente in materia;
    b) sia rispettato il pagamento delle somme dovute in esecuzione del contratto di lavoro individuale del quale è stato indebitamente comunicato il venir meno;
    c) l'Agenzia delle entrate intenda procedere alla immediata reintegra del suddetto personale dirigente pur nel rispetto della corretta portata da riconoscere alla sentenza n. 37 del 2015 della Corte Costituzionale. (4-09231)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PINNA, SOTTANELLI, ANTIMO CESARO e VARGIU. Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 27, terzo comma, della Costituzione italiana sancisce che «le pene devono tendere alla rieducazione del condannato»;
   l'ideale rieducativo rappresenta l'unico riferimento esplicito alle funzioni della pena che si trovi nel testo ed è finalizzato al progressivo reinserimento armonico della persona nella società;
   il combinato disposto dell'articolo 27, terzo comma, e dell'articolo 31, secondo comma, della Costituzione – letto quest'ultimo alla luce degli obblighi enunciati in numerose convenzioni internazionali, quali la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948), la Dichiarazione dei diritti del fanciullo (1959), le Regole minime per l'amministrazione della giustizia minorile (1985) e la Convenzione di New York sui diritti fondamentali del fanciullo (1989) – fa sì che la funzione rieducativa per i minorenni assuma un diverso significato rispetto a quello riferibile alla generalità delle persone;
   al riguardo, la stessa Corte costituzionale, nella sentenza n. 168 del 1994, così come in successive pronunce, ha affermato che tale funzione «per i soggetti minori di età è da considerarsi se non esclusiva, certamente preminente» e, «proprio perché applicata nei confronti di un soggetto ancora in formazione e alla ricerca della propria identità», ha «una connotazione educativa più che rieducativa, in funzione del suo inserimento maturo nel consorzio sociale»;
   il sistema penale per il minore rappresenta uno strumento di educazione rafforzata, finalizzato a collegare una sanzione al comportamento illecito e a determinare un'evoluzione positiva della personalità del soggetto, incentivandolo al rispetto dei valori della società;
   in Italia, gli istituti penali per i minorenni sono 19 e assicurano l'esecuzione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria, quali la custodia cautelare o l'espiazione di pena nei confronti di minorenni autori di reato; al contempo, in tali strutture dovrebbero essere garantiti i diritti soggettivi dei minori alla crescita armonica psico-fisica, allo studio, alla salute, con particolare riguardo alla non interruzione dei processi educativi in atto ed al mantenimento dei legami con figure significative;
   tuttavia, la situazione della giustizia minorile presenta diverse problematiche, fra cui una costante riduzione delle risorse finanziarie ed umane e la gestione non sempre efficace ed efficiente svolta dalle stesse amministrazioni preposte alla garanzia dei servizi minimi essenziali;
   l'istituto penale per i minorenni di Quartucciu (unico istituto rientrante in tale categoria in Sardegna) provvede a dare esecuzione ai provvedimenti privativi della libertà a carico di giovani di età compresa tra i 14 ed i 21 anni, emessi da un'autorità giudiziaria del tribunale per i minorenni, la cui competenza territoriale riguarda il distretto di corte d'appello di Sassari e Cagliari;
   l'edificio ospitante l'istituto sardo è stato costruito nei primi anni ’80, al fine di accogliere detenuti adulti ad alta pericolosità: per questo motivo, è situato in una zona lontana dalla vita sociale, nonché blindato e separato dal resto dell'area da un alto muro di cinta e diversi cancelli di sicurezza;
   tale carattere tipico delle strutture di massima sicurezza mal si adatta alla natura della giustizia minorile, attenta ad adottare accorgimenti orientati a mitigare il contesto detentivo, rivolgendo al minore una tutela particolare;
   è evidente che la situazione dell'istituto di Quartucciu presenta diverse problematicità: ne è l'amara riprova la recente lettera dell'ormai ex cappellano don Ettore Cannavera che, dopo 23 anni, ha scelto di dimettersi dall'incarico, denunciando una situazione non più sostenibile: «desidero segnalare la scarsa attenzione nei confronti della rieducazione e del recupero dei ragazzi affidatici dalla magistratura da parte degli enti che hanno in carico la supervisione dello stesso carcere: il dipartimento della giustizia minorile e il centro di giustizia minorile di Cagliari. Sottolineo, inoltre, le condizioni di abbandono in cui versa l'edificio stesso del carcere, circostanza che insieme alle altre condiziona pesantemente il progetto educativo già di per sé di difficile attuazione. Dopo ventitré anni di servizio volontario e di presenza assidua nel carcere di Quartucciu, negli ultimi due ho deciso di diradare gradualmente la mia presenza per l'incapacità di riconoscervi ancora un luogo ove si svolga quell'opera di recupero educativo e di reinserimento sociale che la nostra Costituzione attribuisce alla pena (articolo 27). Nel nostro carcere minorile si pratica una pedagogia penitenziaria che non riesco più a condividere. Scrive Gabrio Forti che una giustizia penale è democratica “in quanto mai disgiunta dall'impegno a generare solide risposte educative alla trasgressione”. Questo deve essere l'impegno di quanti operano attorno alla colpa, alla pena, alla riconciliazione. Nel carcere di Quartucciu, invece, le risposte pedagogiche latitano: tutto o quasi è subordinato alle sole esigenze di custodia e di sicurezza»;
   tuttavia, il problema non è unicamente sociale, ma anche economico: attualmente, l'istituto ospita meno di dieci minori, a fronte di una capienza molto maggiore, con spese enormi pari a circa 1.000/1.200 euro giornaliere per ragazzo (comprensive delle spese di utenza);
   si tratta di cifre non più sostenibili per l'inadeguatezza della struttura: infatti, dell'edificio viene sfruttata solo una piccola parte (la restante area è completamente inutilizzata) ed è impossibile, a causa di problematiche strutturali, parcellizzare le utenze con un conseguente dispendio di energia (il consumo di luce e gas nei mesi invernali è pari a quello che si sosterrebbe se tutte le sezioni fossero attive e occupate, ma i detenuti ad oggi sono solo sei);
   si dovrebbe valutare, eventualmente, uno spostamento in altra sede, più piccola e funzionale allo scopo, possibilmente situata all'interno della zona abitata della città di Cagliari, al fine di garantire la necessaria osmosi fra minore e contesto esterno per assicurare l'attuazione del percorso rieducativo all'interno del tessuto sociale;
   in tempi di spending review tale situazione non è ammissibile: è pertanto necessario che venga fatta una scelta di tipo sociale ed economico –:
   se, a fronte delle diverse segnalazioni e testimonianze riportate dagli organi di stampa (emblematica quella dell'ex cappellano don Ettore Cannavera citata in premessa), ritenga opportuno effettuare attenti controlli all'interno dell'istituto penitenziario minorile di Quartucciu, allo scopo di verificare l'adeguatezza dell'edificio, della gestione amministrativa, nonché delle attività svolte nella struttura sarda, nonché valutare l'opportunità di destinare l'edificio che attualmente ospita l'istituto penale per i minorenni al suo originale uso, ossia istituto penitenziario per adulti, anche alla luce del sovraffollamento che attualmente sta gravando sulla struttura penitenziaria di Uta.
(3-01514)


   RUSSO, SARRO, CASTIELLO e PALESE. Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il tema della demolizione dei manufatti abusivi costituisce, in modo particolare nel Mezzogiorno, un argomento che tocca sensibilità particolari a causa della diffusione del fenomeno e della presenza di vaste aree in cui l'illegalità, certamente censurabile, ha fornito, in ogni caso, risposte immediate ad esigenze abitative, e quindi esistenziali e primarie, che meritano considerazione;
   a ciò deve aggiungersi la scelta, operata dalla giunta regionale di centrosinistra (con leggi regionali poi dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale), di discriminare, nell'accesso all'ultimo provvedimento di sanatoria edilizia disposto dal legislatore nazionale, proprio i cittadini campani, ovvero quelli di una regione che, anche a causa di un andamento demografico ancora, fortunatamente, positivo, è caratterizzata da oggettive situazioni di tensione abitativa;
   in Campania sono circa settantamila le persone che hanno subito il sopruso di quanto disposto dalla giunta di centrosinistra dell'epoca, che ritenne di non fare applicare per la Campania una norma nazionale di sanatoria;
   il dramma della perdita della casa in cui si vive riguarda tanti nuclei familiari, in particolare i meno abbienti. Questi ultimi, molto spesso, sono senza alternativa e non sanno dove trasferirsi perché non dispongono di altra proprietà. Ciononostante le istituzioni sono obbligate a procedere per il rispetto della legge;
   vale la pena sottolineare che il tema è nazionale, così come di respiro nazionale sono le soluzioni di riforma proposte in vari disegni di legge intesi a dare una qualche risposta definitiva al problema, senza veicolare alcuna forma di condono, neanche surrettizio, ma al contrario, ponendo le basi per una più razionale sistemazione, nell'ottica del principio della separazione dei poteri, delle procedure sanzionatorie degli illeciti urbanistici, con particolare riferimento agli ordini di demolizione;
   il contrasto all'abusivismo edilizio, infatti, risulta affidato, nel sistema delle leggi vigenti (ovvero il decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380), ad una logica del doppio binario, poggiata cioè sia sull'azione repressiva dell'autorità giudiziaria, sia su quella dell'autorità amministrativa. Naturalmente le due autorità operano con forme e modalità differenti, ispirate rispettivamente ai principi del processo penale e della procedura amministrativa;
   vi è, peraltro, un momento di significativa interferenza tra le due azioni, rappresentato proprio dall'ordine di demolizione adottato dal giudice con la sentenza di condanna, ai sensi dell'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, che in questa parte riproduce l'originario articolo 7 della legge 28 febbraio 1985, n. 47. Tale ordine, infatti, per unanime e consolidato orientamento dottrinario e giurisprudenziale, ha natura di sanzione amministrativa e ha contenuto ripristinatorio eccezionalmente attribuito alla competenza dell'autorità giudiziaria. D'altra parte, proprio con riferimento alla natura amministrativa di tale ingiunzione, si sono affermati principi di maggior severità rispetto a quelli applicabili alle sanzioni penali. Esso comunque, in quanto contenuto in una sentenza di condanna penale, è suscettibile di esecuzione coattiva ad iniziativa dell'ufficio del pubblico ministero. Non vi è dubbio, in conclusione, che l'affidamento di questo potere sostanzialmente amministrativo al giudice ha carattere eccezionale e di deroga ai principi fondamentali del riparto tra i poteri dello Stato;
   le ragioni che circa trent'anni fa indussero a riconoscere al giudice penale questo potere amministrativo extra ordinem non sono più convincenti e hanno prodotto nel tempo gravi distorsioni ed obiettive situazioni di iniquità: le esecuzioni degli ordini di demolizione, accumulati a migliaia negli uffici di esecuzione delle procure (soprattutto meridionali), e le esecuzioni realmente avvenute sono state effettuate secondo logiche imperscrutabili o sostanzialmente inique. Ci si riferisce, in particolare, alle esecuzioni eseguite sulla base del mero ordine cronologico fondato esclusivamente sulla data del passaggio in giudicato della sentenza che può portare, come di fatto è accaduto, all'abbattimento di piccoli abusi edilizi di necessità in luogo di abusi certamente speculativi collegati ad imprese, ad esempio, alberghiere o commerciali;
   la soluzione più corretta e rispettosa dei principi sarebbe stata quella di porre fine alla sottrazione al potere esecutivo di un'incombenza certamente amministrativa, restituendola, invece, ad una delle sue più prestigiose articolazioni, quale la prefettura. Tale soluzione avrebbe garantito il necessario distacco dell'organo investito del potere-dovere della demolizione dalle pressioni delle comunità territoriali;
   anche dal punto di vista procedurale si sarebbe posto fine all'improprio concorso di competenze, riportando il sistema a coerenza e riconducendo tutti gli interventi all'ambito più pertinente e corretto dell'azione amministrativa, condotta cioè da organi amministrativi nelle forme del procedimento amministrativo e con le garanzie della tutela giurisdizionale amministrativa;
   non deve sorprendere, dunque, che siano stati presentati, nella XVI come nella XVII legislatura, diversi disegni di legge intesi a rimuovere, con esclusione delle operazioni edilizie di carattere speculativo, queste condizioni di discriminazione –:
   quali iniziative, in particolare di carattere normativo, intenda intraprendere per razionalizzare e rendere più eque le procedure sanzionatorie degli illeciti urbanistici, con particolare riferimento all'attuale sistema con il quale si procede alla demolizione dei manufatti abusivi, caratterizzato da numerose criticità ed improprietà di struttura, in tal modo evitando che si verifichino situazioni come quella della regione Campania connotata, ad avviso degli interroganti, da notevoli anomalie. (3-01515)

Interrogazione a risposta scritta:


   PIRAS, RICCIATTI, QUARANTA e DURANTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con una lettera del 7 maggio 2015 il cappellano del Istituto penale minorile di Quartucciu (Ca), Don Ettore Cannavera, annuncia la sua intenzione di rimettere l'incarico, sulla base di una serie di considerazioni che costituiscono un durissimo atto d'accusa nei confronti della politica carceraria e del dipartimento di giustizia minorile;
   Don Ettore Cannavera rappresenta nell'isola una vera e propria istituzione nel campo dei diritti dei carcerati, dei diritti umani più in generale. Una persona che può vantare oltre quarant'anni di impegno sul terreno della giustizia minorile e delle alternative alla carcerazione, unanimemente riconosciuto nel mondo della cultura, dell'associazionismo, della politica;
   contestualmente alla lettera di dimissioni egli ha voluto rendere partecipi delle proprie decisioni e riflessioni tra gli altri alcuni parlamentari sardi con l'esplicito intento di porre un problema politico di primaria rilevanza, che allude chiaramente alla condizione carceraria nel Paese e – nello specifico – alla possibilità che il sistema dia a un giovane che ha sbagliato la facoltà di reinserirsi in un contesto di legalità;
   nella comunicazione di cui sopra egli denuncia: la scarsa attenzione nei confronti della rieducazione e del recupero dei ragazzi, le condizioni di abbandono e fatiscenza in cui versa la struttura detentiva, la assoluta subordinazione del progetto educativo alle esigenze di sicurezza e custodia, una condizione di contesto che frustra e deprime l'opera degli educatori, costretti a un formalismo relazionale ed a tempi ridotti che impediscano ai ragazzi di sviluppare consapevolezza e responsabilizzazione, fattori essenziali per il cambiamento e quindi per un successivo riscatto, il diseducativo allargamento a 25 anni dell'età di coabitazione dei minori;
   un modus operandi che chiama in causa direttamente il dipartimento e la direzione dell'istituto di pena, un grido d'allarme in un ambito specifico e delicato come quello della detenzione minorile;
   va considerato il dettato dell'articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana –:
   se il Governo sia informato di quanto accade presso l'istituto penale minorile di Quartucciu;
   se il Governo sia a conoscenza delle denunce sopra riportate;
   se il Governo non ritenga di dover intervenire affinché ai minori ospiti dell'istituto penale minorile di Quartucciu sia garantito un progetto pedagogico all'altezza del dettato costituzionale;
   se il Governo non ritenga opportuno accertare le responsabilità della situazione denunciata ed intervenire sul dipartimento. (4-09246)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   MARTELLA, BINI e FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in base a quanto riportato dai media locali con ampia eco anche su quelli nazionali nella giornata di sabato 16 maggio 2015 a seguito della segnalazione della Onlus Aipd Marca Trevigiana si sarebbe verificato, presso la biglietteria di Conegliano (TV), un grave episodio discriminatorio ai danni di un gruppo di ragazzi affetti da sindrome di Down in età compresa tra i 24 e i 31 anni;
   il gruppo di sette ragazzi, secondo la ricostruzione dei responsabili della Onlus, sarebbe stato costretto a lasciare il posto ad altri clienti di Trenitalia mentre si trovavano in fila alla biglietteria di Conegliano per acquistare dei biglietti per Venezia;
   la Onlus che li segue, li stava assistendo in un percorso di autonomia che aveva come obiettivo quello di organizzare per proprio conto un viaggio di due giorni a Venezia, compreso l'acquisto dei biglietti del treno;
   i ragazzi erano in possesso della «carta blu», che non consente l'acquisto on-line dei ticket, né quello cumulativo;
   dopo aver perso il primo treno, il gruppo è giunto alla stazione di Mestre ed è sceso per depositare i bagagli in albergo, prima di ripartire in treno per Venezia;
   anche presso la stazione di Mestre le cose non sono andate bene in quanto i ragazzi che, come da progetto, stavano cercando di acquistare da soli i biglietti con la «carta blu», hanno avuto qualche difficoltà tanto da aver portato un addetto di Trenitalia a consegnare ad uno degli accompagnatori un pacchetto di biglietti da distribuire ai ragazzi di fatto vanificando l'esperimento di autonomia;
   Trenitalia a seguito della diffusione della notizia sui social e sui principali siti di informazione ha diffuso una nota assicurando che «Se gli approfondimenti confermeranno tali atteggiamenti Trenitalia non mancherà di sanzionarli, come previsto dalle proprie norme interne»;
   l'episodio dimostra ancora quanto lavoro vi sia da fare per una migliore organizzazione dei servizi in grado di assicurare parità di trattamento anche ai viaggiatori disabili all'interno delle nostre stazioni –:

se e quali iniziative il Ministro intenda adottare per acquisire elementi per quanto di sua competenza, su quanto accaduto in merito all'episodio riportato in premessa, e se non intenda, altresì, attivarsi, in relazione al contratto di servizio siglato con Rfi e Trenitalia, attivando una apposito tavolo di confronto coinvolgendo anche le associazioni che si occupando di tali problematiche, al fine di migliorare il servizio per i passeggeri con disabilità per una loro maggiore integrazione e autonomia anche in considerazione dei grandi eventi che vedono il nostro Paese protagonista con Expo e il prossimo Giubileo, eventi di grande richiamo. (3-01503)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   ATTAGUILE e BUSIN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 23 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ha autorizzato per l'anno 2013, la spesa di 400 milioni di euro da destinarsi a misure di sostegno del settore dell'autotrasporto delle merci;
   ai fini dell'attuazione del suddetto provvedimento, sono stati successivamente emanati il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, dell'8 marzo 2013, che stabilisce la ripartizione dei 400 milioni di euro tra i diversi settori di intervento, destinando 24 milioni al quadro settoriale del regolamento dell'unione europea n. 800/2008 con particolare riferimento alla sezione 4, relativa agli «Aiuti per la tutela dell'ambiente»;
   in ottemperanza a questa ultima disposizione è intervenuto il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 21 marzo 2013 che ha stabilito le modalità di ripartizione e di erogazione dei 24 milioni di euro, disponendo incentivi per l'acquisto di veicoli industriali con motore euro 6 immatricolati entro il 1o gennaio 2014, fino all'esaurimento dei fondi;
   in particolare quest'ultimo decreto ha previsto un incentivo di 7000 euro, che saliva fino a 7.700 per piccole e medie imprese, per gli acquisti di veicoli industriali euro 6, adibiti al trasporto di merci di massa complessiva a pieno carico pari o superiore a 11,5 tonnellate, effettuati tra il 10 giugno e il 31 dicembre 2013 dalle imprese di trasporto iscritte presso il registro elettronico nazionale;
   il decreto ha stabilito che si potesse fare richiesta del contributo, in forma diretta, senza possibilità di compensazione con F24, tramite domanda da far pervenire al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mediante il modulo allegato al decreto del 21 marzo, corredato di ogni documentazione comprovante l'acquisto secondo i termini stabiliti, e presentata tramite raccomandata con avviso di ricevimento o tramite consegna brevi manu alla direzione generale del Ministero;
   risulta però che, ancora oggi, molte imprese, nonostante abbiano regolarmente presentato domanda di finanziamento, corredata di ogni documentazione e certificazione richiesta, e in pieno diritto a ricevere l'incentivo, non abbiano avuto il bonifico da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il quale, in alcuni casi, ha addirittura richiesto una documentazione supplementare rispetto a quella inizialmente stabilita dal decreto;
   sebbene il decreto «Sblocca Italia», tra le disposizioni di sostegno all'autotrasporto, abbia previsto che gli incentivi previsti per il 2014 – ugualmente relativi ad acquisto di mezzi euro 6 – si potessero portare in compensazione tramite il modello F24, lo stesso non è stato permesso ai beneficiari degli incentivi del 2013, a cui il Ministero ha riservato una procedura particolare;
   attualmente, queste imprese rimangono però ancora in attesa non solo del bonifico, ma anche di una risposta certa e concreta da parte dell'amministrazione ministeriale che evade le legittime domande di completamento dell’iter amministrativo da parte dei contribuenti;
   sarebbe opportuno, anzi necessario, considerare la tutela di queste legittime aspettative dei contribuenti che, allettati dall'incentivo, hanno preceduto all'acquisto di mezzi di autotrasporto meno inquinanti, contribuendo anche fattivamente alla tutela dell'interesse comune alla difesa dell'ambiente;
   deve anche tenersi in conto che l'amministrazione ministeriale sta mettendo ancora più in difficoltà tali imprese che, in questa epoca di crisi, già soffrono della mancanza di liquidità –:
   quali misure il Ministro interrogato intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di sollecitare l'amministrazione ministeriale a procedere al pagamento degli incentivi dovuti nel più breve tempo possibile per non rendersi responsabile dell'aggravio della difficoltosa situazione economica di tali imprese già in crisi di liquidità, come specificato in premessa. (5-05634)


   SCOTTO, ZARATTI, FERRARA e PLACIDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 7 maggio 2015 un incendio ha distrutto il Terminal 3 dell'aeroporto «Leonardo Da Vinci» di Fiumicino che, oltre ad aver causato numerosi danni materiali, voli cancellati e ritardi sulle partenze, ha reso praticamente inagibile il suddetto Terminal, creando di conseguenza numerosi disagi ai passeggeri in transito;
   la situazione allo scalo di Fiumicino sembrerebbe che stia tornando sempre più verso la normalità, grazie anche ad una task force di circa 500 addetti di Aeroporti di Roma e di 150 di Alitalia che è proseguita senza sosta in tutti i punti dello scalo, interni ed esterni, nei tunnel di collegamento e alla stazione ferroviaria per dare assistenza ai passeggeri;
   a quanto si apprende dagli organi di stampa, al Terminal 3, alcuni operatori aeroportuali hanno continuato a girare con mascherine anti smog per coprire naso e bocca a causa della cattiva aria che ancora si respira all'interno del Terminal incendiato;
   l'allarme lanciato dalle organizzazioni sindacali riguarda proprio il tema relativo alla sicurezza dei dipendenti dal momento che, nelle ultime ore, molti passeggeri e dipendenti hanno accusato dei malori per i quali è stato necessario l'intervento delle ambulanze;
   un articolo pubblicato l'11 maggio 2015 sul quotidiano online fiumicino.romatoday.it riporta la seguente dichiarazione di un'organizzazione sindacale: «Le autorità hanno dato indicazione ai dipendenti di uscire nelle aree esterne ogni ora, per quindici minuti, a causa delle polveri sottili che circolano nell'aria e gli aeratori spenti perché non sanificati e riattivati»;
   a parere degli interroganti tale affermazione desta molta preoccupazione rispetto alle condizioni in cui vivono i dipendenti e i viaggiatori all'interno del Terminal 3 e dell'intera area aeroportuale e sarebbe opportuno che tutti gli organi preposti facessero chiarezza al più presto sulle condizioni di vivibilità all'interno dell'intero aeroporto e si attivassero per porre sia i dipendenti che gli utenti in sicurezza per la tutela della salute, verificando altresì che tutti gli impianti dell'Aeroporto Leonardo Da Vinci siano in sicurezza;
   sostare in un ambiente in cui vi sono ancora presenti dei fumi e fuliggine nell'aria, in molti casi senza neanche le protezioni previste dalle normative non è raccomandabile, specialmente finché non si avrà la certezza sulla tipologie di sostanze che l'incendio ha sparso nell'aria e se esse sono dannose o meno per la salute, con particolare attenzione alla eventualità che possa essere presente dell'amianto nelle strutture coinvolte nell'incendio ma anche in quelle attigue di tutta l'area dell'aeroporto;
   occorre evitare che si compia una grave violazione delle norme di sicurezza e di tutela del personale aeroportuale e dei viaggiatori e che si verifichi un danno imminente alla salute, conseguente al deposito delle polveri sottili nelle vie aeree ed è necessario venire incontro alle difficili condizioni di lavoro del personale che opera nell'aerostazione a causa dei danni provocati dall'incendio —:
   se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per appurare quanto riportato in premessa e le ragioni di simili anomalie nella gestione di questa emergenza, nonché quali misure intenda varare al fine di garantire la sicurezza dell'aeroporto di Fiumicino, dei suoi dipendenti e dei viaggiatori in transito nel Terminal oggetto dell'incendio e in tutta l'area aeroportuale. (5-05635)


   BIASOTTI, SQUERI, NIZZI e BERGAMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 70 per cento della popolazione europea si concentra nelle aree urbane, così come la produzione dell'80 per cento del PIL Europeo;
   la limitata accessibilità del trasporto pubblico, la congestione del traffico, la sicurezza stradale e i rischi per la salute derivanti dall'inquinamento atmosferico sono tra i principali problemi legati alla mobilità urbana che interessano la vita quotidiana dei cittadini;
   le aree urbane rappresentano il 40 per cento delle emissioni totali di CO2, mentre due incidenti stradali su tre si verificano nel traffico urbano. I costi della congestione ogni anno nell'Unione europea sono pari circa all'1 per cento del suo PIL e costano all'Italia circa 11 miliardi di euro all'anno;
   la Comunicazione della Commissione europea del 17 dicembre 2013 «insieme verso una mobilità urbana competitiva ed efficace nell'uso delle risorse» invita Stati membri e stakeholder a unire gli sforzi per un sistema della mobilità urbana più efficiente e sostenibile –:
   quali specifiche iniziative il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intenda attivare per sostenere l'accessibilità delle aree urbane e contribuire, così, alla loro competitività e qualità, garantendo uno sviluppo urbano più sostenibile e un sistema di trasporto efficiente. (5-05636)


   LIUZZI, SPESSOTTO, NICOLA BIANCHI, DELL'ORCO, DE LORENZIS, PAOLO NICOLÒ ROMANO e CARINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le Ferrovie Appulo Lucane (FAL) sono una società a responsabilità limitata di proprietà del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nata dalla scissione delle Ferrovie calabro lucane attuata nel 2001 che in Calabria sono divenute Ferrovie della Calabria e in Basilicata e Puglia Ferrovie Appulo Lucane. Tale azienda ha in carico la gestione delle linee scartamento ridotto (0,950 metri) fra la Puglia e la Basilicata e dei servizi ferroviari su di esse per conto delle citate regioni, oltre che di numerose autolinee nella medesima area;
   nel 2012, l'attuale Presidente delle FAL Matteo Colamussi ha assunto anche le funzioni di direttore generale della stessa azienda (nonostante tale figura non fosse prevista dall'organigramma e senza che venisse bandito un concorso pubblico). Una procedura alquanto singolare poiché la nomina a direttore è stata deliberata dallo stesso consiglio di amministrazione di cui Colamussi era allora ed è tuttora presidente. La questione appena citata è stata ripresa anche da diversi articoli di stampa locale;
   l'8 agosto 2013 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha proceduto alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione delle Ferrovie Appulo Lucane, rinnovando il mandato di presidente a Colamussi;
   Matteo Colamussi, esponente di spicco del partito Forza Italia a Bari nonché vice-segretario provinciale dello stesso, è stato presidente del consiglio comunale di Rutigliano (Bari);
   tra i mesi di marzo ed aprile di quest'anno, sono stati pubblicati su Il Quotidiano Italiano edizione Bari, diversi articoli stampa a prima firma Antonio Loconte in cui vengono denunciate alcune particolari anomalie che avvengono nell'azienda FAL;
   negli articoli si evidenziano diversi episodi che, se fossero confermati, metterebbero in luce una pessima gestione dell'azienda di proprietà del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. A detta del quotidiano, il caso più clamoroso riguarda Michele Corvino, entrato in azienda il 16 giugno del 2008 avendo partecipato ad un avviso pubblico nella stessa struttura aziendale in cui lavora il padre Aldo, come direttore del personale, ex macchinista di treno delle Ferrovie dello Stato. Il presidente Colamussi, in risposta ufficiale alla testata riguardo le ripetute assenze del signor Michele Corvino, ha affermato che il signor Corvino non era affatto il dipendente di FAL che ha cumulato il maggior numero di assenze per malattia (come da voi esattamente affermato), visto che vi erano lavoratori che hanno cumulato periodi di gran lunga superiori. Tale affermazione intende presupporre che ci siano altri lavoratori con molte più assenze dei 164 giorni di malattia del signor Michele Corvino;
   un altro caso anomalo citato negli articoli di stampa è relativo ai lavori di ristrutturazione della sede barese delle FAL, affidati tramite base fiduciaria e non bando pubblico poiché sotto soglia, all'architetto Giampaolo, moglie dell'onorevole di Forza Italia Nuccio Altieri di Rutigliano, stesso paese natale di Matteo Colamussi e stesso partito di appartenenza;
   il caso più clamoroso ed anche grave a detta dello scrivente, riguarderebbe due lettere inviate dal sindacalista e dipendente delle FAL Pasquale Malatesta al già citato direttore del personale Aldo Corvino alla vigilia di un concorso per la riqualificazione del personale. Il quotidiano racconta e pubblica le lettere che il 2 e 29 aprile 2012 Malatesta scrive al Corvino. «Credo però di non averti eccessivamente fin qui maltrattato perché il mio vasto repertorio di notizie acquisito nel tempo, chiuso in un cassetto — mette nero su bianco il sindacalista nella prima missiva — non mi ha ancora spinto a richiedere, per esempio, a chi di dovere, come è finita la triste vicenda di quell'incidente stradale nel centro di Milano, con la famiglia a bordo dell'automobile aziendale, in cui sei stato gravemente leso, distruggendo l'auto delle FAL. Mi fermo qui, sperando di non tornare più su questioni ormai da archiviare, ripetendoti che i miei volantini sono farina del mio sacco»;
   l'incidente d'auto avvenuto a Aldo Corvino cui Malatesta farebbe riferimento, sarebbe avvenuto a Milano e avrebbe coinvolto la famiglia di Corvino a bordo dell'auto aziendale delle FAL. Tale lettera lascerebbe presupporre una conoscenza, da parte del sindacalista Malatesta, di un utilizzo non aziendale dell'automobile oppure di altri eventi che potrebbero compromettere la situazione lavorativa dello stesso Corvino. L'utilizzo della macchina per scopi, personali viene invece smentita dal direttore Colamussi nella dichiarazione del 1o aprile 2015 alla testata giornalistica;
   nella lettera successiva del 29 aprile 2012 di Malatesta a Corvino si legge: «la presente è per ricordarti di stare attento questa volta a non commettere errori; tieni conto che si è in più persone a vigilare, stando alla finestra, per tenerti sotto controllo». A seguito di questa lettera, la testata giornalistica scrive che la figlia di Malatesta (già dipendente delle FAL) ottiene un avanzamento di carriera e circa 200 euro in più nella busta paga: «Poche settimane dopo, nel concorso di riqualificazione interna, la figlia del sindacalista (Malatesta) ottiene il parametro 230 e i fatti scabrosi che si minacciava di rivelare a chi di dovere sono tornati in quel cassetto chiuso, di cui molti hanno da qualche parte la chiave»;
   la FAISA-CISAL, il sindacato di cui fa parte Pasquale Malatesta, in un comunicato del 29 marzo 2015 firmato da Lucio Malatesta dal titolo «Giù le mani dalle Fal» scrive che in risposta agli articoli de Il Quotidiano Italiano: «non si faccia passare il concetto secondo cui all'interno delle FAL si perpetuino atteggiamenti e comportamenti negativi per l'azienda o addirittura illegittimi» difendendo l'operato del presidente Colamussi;
   nell'articolo «Parentopoli FAL: ecco i parenti e gli amici piazzati nelle “Ferrovie di famiglia”» del 4 aprile 2015, Il Quotidiano Italiano elenca una serie di legami di parentela tra dipendenti FAL e nuove assunzioni citandone i nomi e l'inquadramento in azienda che a detta dell'interrogante, richiedono una attenta analisi da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in quanto proprietario dell'azienda FAL;
   in un articolo dell'aprile del 2011 Il Quotidiano Della Basilicata a firma di Mariateresa Labanca, evidenziava la possibile ingerenza di una forza politica nelle scelte dirigenziali apicali nell'azienda, motivata non solo dalla provenienza politica del presidente, ma anche dell'allora sottosegretario ai trasporti, il lucano Guido Viceconte (eletto nel Pdl), che avrebbe inserito tra i cinque componenti del consiglio di amministrazione anche il cugino Felice. L'articolo racconta anche di tirocini formativi finalizzati all'occupazione per 69 giovani lucani, dei quali solo alcuni vengono trasformati in posti stabili: «Ma al termine del percorso formativo non per tutti c’è il tanto agognato posto di lavoro. Senza alcun criterio trasparente viene scelta solo una parte dei partecipanti. Quasi tutti riconducibili agli esponenti del centrodestra lucano, a eccezione di alcuni, figli di dipendenti, che nel frattempo hanno scelto la via del prepensionamento». Tra i nuovi assunti nell'articolo viene citata la moglie di Francesco Nolè, direttore dell'Ustif competente per Basilicata e Puglia, ma in realtà fonti aziendali affermano si tratti della cognata Sonia, mentre un suo parente, Donato Nolè, sempre secondo le fonti giornalistiche, viene reclutato come ausiliare generico insieme a Cirpiano Garofalo, ex sindaco di Oliveto Lucano (Matera), con appartenenza politica legata al Popolo delle Libertà;
   tale circostanza risulta di particolare rilevanza in quanto USTIF è un organo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dipendente dal dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici — direzione generale della motorizzazione civile. Questi uffici diretti da Francesco Nolè risultano essere fondamentali per la sicurezza poiché si occupano di rilasciare autorizzazioni e controlli su tratti e mezzi del servizio di trasporto, autorizzazioni senza le quali i bus e i treni FAL non potrebbero nemmeno transitare;
   il gruppo del M5S in regione Basilicata, con un'interrogazione a risposta orale a prima firma del consigliere Giovanni Perrino il 28 gennaio 2015, metteva in luce la carente trasparenza di alcune procedure di selezione del personale: in particolare, l'attenzione dell'interrogazione si è concentrata su due avvisi pubblici di selezione che le FAL hanno pubblicato a fine di dicembre 2014 e a metà gennaio 2015. La tempistica dei bandi non veniva rispettata in quanto, a parere del Gruppo consiliare del M5S, essendo FAL società a totale partecipazione pubblica, è tenuta ad osservare quanto prescritto dalle leggi sui concorsi pubblici: ovvero garantire la massima pubblicità e diffusione degli avvisi, lasso di tempo minimo intercorrente tra la pubblicazione e la scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione (pari ad almeno dei trenta giorni). Chiamato a rispondere, l'assessore lucano Berlinguer ha dichiarato che «Rimane e resta nell'esclusiva competenza tutt'oggi del Ministero valutare anche tutto ciò che attiene al dato occupazionale e le procedure lavoristiche adottate, le scelte adottate dalla società e il rispetto delle norme di legge» facendosi portavoce di richieste di informazioni precise sul punto in oggetto dell'interrogazione –:
   se non ritenga opportuno, alla luce delle lettere pubbliche de Il Quotidiano Italiano e degli articoli di stampa, avviare una seria indagine sulle modalità di selezione del personale e sulle modalità di avanzamento di carriera nelle FAL adottando procedure di selezione del personale di FAL Srl maggiormente meritocratiche e trasparenti in base alle informazioni inserite in premessa, adottando sistemi di pubblicità e idonei termini di scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione. (5-05637)


   BRUNO e CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato dal sito «Ferrovie.it», nell'articolo del 12 maggio 2015 «Via le bici dalle E464», Trenitalia sarebbe in procinto di non consentire più il trasporto delle biciclette sulle locomotive E464;
   a tal riprova, lo stesso articolo evidenzia che, in questi giorni, è stata disposta l'asportazione del pittogramma presente sulle due porte delle E464 di Trenitalia (una per fiancata, lato intercomunicante), che danno accesso ai passeggeri al vano attrezzato con rastrelliere per bici;
   la disposizione dovrebbe interessare tutti gli impianti nazionali, seguendo quanto già avvenuto sulle macchine dalla divisione trasporto regionale del Trentino – Alto Adige e verrebbe attuata in seguito ai ripetuti casi di utilizzo irregolare di queste porte, che avrebbero causato ritardi nella circolazione ferroviaria;
   il modello E464 è la locomotiva più diffusa in Italia ed è stata sviluppata per l'utilizzo sui treni navetta a corto e medio raggio; in altre parole è destinata a servire il trasporto dei pendolari, ovvero proprio della fattispecie di utilizzatori del trasporto ferroviario che più ha bisogno di portare con sé la propria bicicletta al fine di raggiungere il posto di lavoro;
   negare tale possibilità sarebbe fortemente deleterio rispetto al raggiungimento di un sistema di intermodalità nei trasporti che integra il mezzo pubblico con quello privato «ecologico», rendendo possibile forme di pendolarismo più «leggere»;
   al contrario di quanto avviene nella maggior parte delle nazioni europee in cui la combinazione treno-biciclette viene incentivata in ogni modo, in Italia si fa di tutto per impedire lo sviluppo di tale modello di trasporto e di certo la decisione di Trenitalia non invertirà tale tendenza –:
   quali iniziative il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, abbia intenzione di adottare al fine di garantire il servizio di trasporto delle biciclette sui treni di Trenitalia. (5-05638)


   BONACCORSI e TULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'incendio del Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino ha messo in luce una serie di criticità dal punto di vista della sicurezza ma anche rispetto ai criteri di concessione che intercorrono tra lo Stato, le società aeroportuali e gli esercizi commerciali;
   risulta evidente, viste anche le indagini in corso da parte delle autorità preposte, che occorre fare chiarezza sui contratti che intercorrono tra lo Stato e le società di gestione dei servizi aeroportuali anche in riferimento ai contratti di sub concessione stipulati tra le società di gestione degli aeroporti e gli esercizi e le attività economiche che si trovano all'interno dell'aerostazione;
   analizzando questo rapporto emergono spesso notevoli sproporzioni con i canoni pagati dagli esercizi commerciali, in regime di sub concessione, di gran lunga più elevati rispetto al canone di concessione stabilito dal demanio tanto che il rapporto, risulta arrivare ad essere in casi anche di 1 a 20 con evidenti ripercussioni negative a danno dello Stato;
   questo sistema si ripercuote in maniera negativa non solo nel rapporto tra canone e concessioni dal punto di vista del demanio ma produce dei rischi nell'ambito della sicurezza, oltre ad un forte danno economico dagli esercizi all'interno degli aeroporti per contenimento dei costi –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare per generare maggiore trasparenza nel regime dei contratti stabiliti tra demanio e società di gestione degli aeroporti, analizzando quanto riguarda canoni applicati a loro volta dalle società di gestione nei confronti degli esercizi e della attività commerciali presenti nelle aerostazioni, al fine di fare luce su possibili speculazioni e perplessità che possono ripercuotersi negativamente anche sotto il profilo della sicurezza degli impianti aeroportuali. (5-05639)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROMANINI e MAESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la strada statale n. 62 della Cisa fu tracciata oltre due secoli or sono, in epoca napoleonica, per scopi di carattere militare e strategico. Per le medesime ragioni questa strada, che collega il mare Tirreno in corrispondenza del golfo della Spezia con la Pianura Padana, non è mai stata trasferita alle regioni territorialmente interessate ed è rimasta, per il tratto Parma-Sarzana, nella piena competenza della società ANAS spa;
   questa via storica, conosciuta in tutta Europa, oltre ad essere pregevole dal punto di vista naturalistico e turistico per gli scorci e i paesaggi appenninici che offre a chi la percorre nel suo tratto montano, rappresenta anche una insostituibile infrastruttura viaria ad altissimo traffico soprattutto nel tratto che collega la città di Parma con Fornovo di Taro, dove si registra il passaggio giornaliero di oltre trentamila automezzi;
   la strada statale n. 62 versa in uno stato di incuria preoccupante e presenta problematiche legate alle pessime condizioni del manto stradale, determinando una situazione particolarmente critica che investe la sicurezza della circolazione, in particolare in alcuni tratti nei comuni di Fornovo di Taro e Berceto, resa ancora più precaria dalla mancanza della segnaletica verticale e orizzontale, rotture dei guardrail e crolli delle strutture di contenimento;
   tali pessime condizioni, a cui si aggiungono la distrazione e a volte il mancato rispetto del codice della strada, concorrono a determinare, in particolare nel periodo estivo, incidenti che coinvolgono soprattutto motociclisti, purtroppo con esiti anche tragici;
   a causa delle tante e diffuse criticità i dirigenti della «Millemiglia», storica e prestigiosa corsa, in grado di attirare turisti e dunque molto appetibile per i territori che attraversa, hanno preferito scegliere per l'edizione 2015 che si è appena svolta, un altro percorso più sicuro per l'incolumità delle auto d'epoca che partecipano alla gara;
   a fronte di una situazione in continuo peggioramento, i sindaci dei comuni sulla strada statale della Cisa hanno più volte evidenziato tali problematiche chiedendo l'intervento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e sollecitando l'intervento di ANAS che ha compiuto negli ultimi anni pochi e sporadici lavori di ordinaria manutenzione;
   anche nel corrente anno 2015 il programma di manutenzione della pavimentazione, predisposto da ANAS spa e già realizzato, ha impegnato risorse ridottissime ed ha riguardato solo poche centinaia di metri lineari tra l'abitato di Stradella e la città di Parma. Viceversa, per un piano di manutenzione delle sole pavimentazioni degradate sarebbero necessari non meno di due milioni di euro –:
   quale sia la valutazione del Ministero sulle reali condizioni della strada statale n. 62 e se non intenda assumere iniziative, in tempi rapidi, volte a prevedere finanziamenti ad hoc per garantire l'impegno di ANAS per la manutenzione straordinaria del tratto stradale Parma-Passo della Cisa. (5-05630)


   RIBAUDO e VERINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Gesap, società che gestisce l'aeroporto Falcone e Borsellino, non ha prorogato il contratto d'affitto a Santi Palazzolo, il pasticcere di Cinisi, titolare della pasticceria del medesimo aeroporto, che ha coraggiosamente denunciato e fatto arrestare il presidente della Camera di commercio di Palermo nonché vicepresidente della Gesap Roberto Helg per tangenti;
   il contratto è scaduto il 28 febbraio di quest'anno, il 2 marzo Helg è stato arrestato, l'indomani, il 3 marzo, si sarebbe dovuto tenere il Consiglio di amministrazione, con all'ordine del giorno, al punto 9: «Approvazione della proroga per pasticceria Palazzolo e Siciliarte»;
   nonostante il contratto prevedesse la possibilità di una proroga di tre anni, lo scorso 7 maggio Santi Palazzolo ha ricevuto una lettera con la quale gli veniva comunicato che, poiché il contratto è scaduto lo scorso 28 febbraio, lo stesso consiglio di amministrazione Gesap ha deciso di non prorogarlo;
   il pasticciere Palazzolo in atto è in possesso di un contratto di proroga temporanea che scadrà il prossimo 30 settembre;
   il prossimo 30 settembre la pasticceria Santi Palazzolo potrebbe quindi non essere più presente all'interno dello scalo palermitano, un segnale estremamente negativo e scoraggiante nei confronti di chi vorrà in futuro denunciare i propri estorsori, rischiando di produrre, paradossalmente, effetti molto negativi;
   risulta incomprensibile come lo stesso Consiglio di amministrazione, che aveva reputato legittima la proroga, tant’è che era stata iscritta all'ordine del giorno del 3 marzo, sostiene ora che non può essere concessa perché il contratto è scaduto;
   dopo i noti fatti, la segreteria provinciale del Pd in data 23 marzo 2015 in conferenza stampa, aveva chiesto l'azzeramento dei vertici Gesap, e di tutto il consiglio di amministrazione;
   la legge 23 febbraio 1999, n. 44 recante «Disposizioni concernenti il Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura» ha previsto, in favore dei soggetti danneggiati da attività estorsive, l'elargizione di una somma di denaro a titolo di contributo per il ristoro del danno patrimoniale subito (per i soli eventi dannosi verificatisi nel territorio dello Stato successivamente al 1o gennaio 1990). Alla domanda di elargizione è connesso l'effetto di sospendere alcuni termini. In particolare, l'articolo 20 della citata legge stabilisce che a favore dei soggetti che abbiano richiesto o nel cui interesse sia stata richiesta l'elargizione prevista dagli articoli 3, 5, 6 e 8, i termini di scadenza, ricadenti entro un anno dalla data dell'evento lesivo, degli adempimenti amministrativi nonché di ogni altro atto avente efficacia esecutiva sono prorogati dalle rispettive scadenze per la durata di trecento giorni (comma 1);
   in base alla suddetta legge gli «esercenti un'attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica, ovvero una libera arte o professione, che subiscono un evento lesivo in conseguenza di delitti commessi allo scopo di costringerli ad aderire alle richieste estorsive, avanzate anche successivamente ai fatti, o per ritorsione alla mancata adesione a tali richieste, ovvero in conseguenza di situazioni di intimidazione anche ambientale», sono ammessi al beneficio della proroga/sospensione per la durata di trecento giorni, i termini di prescrizione e quelli perentori, legali e convenzionali, sostanziali e processuali, comportanti decadenze da qualsiasi diritto, azione ed eccezione, che sono scaduti o che scadono entro un anno dalla data dell'evento lesivo (comma 3) così come l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili e i termini relativi a processi esecutivi mobiliari ed immobiliari, ivi comprese le vendite e le assegnazioni forzate (comma 4);
   occorre dare un segnale positivo a sostegno di tutti i cittadini liberi e onesti e per evitare che in Italia chi ha il coraggio di ribellarsi allo strapotere di criminali ed estortori, sia isolato e anzi, in questo caso, sia quasi «punito» –:
   di quali elementi disponga il Governo in merito alla mancata proroga a Santi Palazzolo posto che tale atto potrebbe contribuire a trasmettere il messaggio a futuri e potenziali assegnatari di spazi all'interno dell'aeroporto Falcone e Borsellino, che è meglio «pagare il pizzo» che denunciare, rafforzando di conseguenza grossi gruppi di potere senza scrupoli che non avrebbero alcuna difficoltà a «pagare», piuttosto che ad agire legalmente. (5-05640)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUSIN, CAPARINI, BORGHESI, GRIMOLDI, FEDRIGA, ALLASIA, BOSSI, GIANCARLO GIORGETTI, GUIDESI, INVERNIZZI, MARCOLIN, MOLTENI, GIANLUCA PINI, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'allegato 3 al documento di economia e finanza 2015, in merito al programma delle infrastrutture strategiche (PIS) ha identificato un gruppo di 25 opere prioritarie sulle quali convogliare le risorse pubbliche e private disponibili ai fini dell'attuazione della legge obiettivo n. 443 del 2001;
   pertanto, tale allegato elimina dall'elenco delle opere prioritarie del PIS come individuate dalla delibera CIPE n. 121 del 2001, e successive integrazioni, una serie di opere infrastrutturali importantissime per il Paese e già finanziate, rimandando, peraltro, la revisione del programma, a valle di un approfondito confronto con le regioni, nell'ambito del previsto aggiornamento in sede di definizione della nota di aggiornamento al documento di economia e finanziaria;
   infatti, l'allegato infrastrutture reca le linee guida in base alle quali dovrebbe essere definito entro settembre 2015 un unico documento pluriennale di pianificazione (DPP), che dovrebbe includere e rendere coerenti la pianificazione e la programmazione di tutti gli investimenti previsti nel comparto delle opere pubbliche;
   tuttavia, per il momento, le uniche opere sicure da mandare avanti sono le 25 elencate nell'allegato infrastrutture del documento di economia e finanza;
   tale strategia del Governo contrasta e contraddice, a giudizio degli interroganti, quanto descritto nello stesso documento di economia e finanza che evidenzia l'importanza di proseguire e di rafforzare gli interventi, già avviati nel 2014, nella direzione della semplificazione amministrativa, dello snellimento e sburocratizzazione delle procedure; infatti, tali obiettivi risultano identici alle finalità della legge obiettivo che sono state quelle di accelerare e semplificare l’iter procedurale per la realizzazione delle grandi opere pubbliche;
   il Governo ha presentato l'allegato infrastrutture come un'importante cambio di passo rispetto agli anni precedenti nelle politiche infrastrutturali, indicando che l'elenco delle 25 opere prioritarie sia stato elaborato sulla base di una valutazione di coerenza con l'integrazione con le reti europee e territoriali, dello stato di avanzamento delle singole infrastrutture per addivenire in tempi certi alla loro ultimazione, nonché sulla base della possibilità di finanziamento con capitale privato;
   tuttavia, tra le opere rimaste escluse dal programma delle opere prioritarie figurano opere che sono state già definite progettualmente e finanziariamente con accordi di programma sottoscritti tra lo Stato, le regioni, gli enti locali e i soggetti finanziatori, i cui finanziamenti pubblici sono stati già inseriti nei bilanci di previsione degli stessi enti locali e regioni;
   non è chiaro, pertanto, sulla base di quali criteri e in quale misura le regioni e gli enti locali possano mettere in discussione le proprie previsioni di bilancio e tornare indietro sugli accordi sottoscritti con gli enti finanziatori;
   d'altra parte, l'obiettivo di finanziamento con capitale privato delle opere pubbliche rischia di vanificarsi, mancando la sicurezza di investimento per i soggetti finanziatori, e ciò, a giudizio degli interroganti, contrasta proprio con quanto dichiarato dallo stesso Governo;
   inoltre, non è chiaro come il Governo pensa di convogliare sulle 25 opere tutti i finanziamenti pubblici e privati disponibili. Certamente, non possono essere indirizzate su opere diverse i cofinanziamenti degli enti locali o dei soggetti privati finanziatori che dispongono risorse per il proprio territorio;
   l'allegato infrastrutture sottolinea il coordinamento e la coerenza fra le scelte del programma delle infrastrutture strategiche (PIS) ed i diversi strumenti di programmazione, tra i quali lo schema di contratto di programma quinquennale Anas 2015 2019. Non è chiaro tuttavia come opere fino ad oggi classificate strategiche per il Paese possano trovare spazio all'interno di un programma di finanziamento che a stento riesce a trovare le risorse per ricomprendere gli obiettivi annui di ammodernamento e potenziamento nonché di manutenzione, ordinaria e straordinaria, sempre più necessaria ed urgente, della rete stradale ed autostradale nazionale, per assicurare l'adeguata e funzionale conservazione della rete stradale soggetta a naturali e crescenti fenomeni di obsolescenza;
   inoltre non è chiaro come dovranno proseguire i procedimenti di approvazione delle opere classificate fino ad oggi come opere della legge obiettivo che stanno concludendo o abbiano già concluso il proprio iter di approvazione, sia come progetto e sia come piano finanziario dal CIPE; ad esempio, come dovrà proseguire il procedimento di valutazione d'impatto ambientale, cosiddetta VIA speciale, che per la maggior parte delle opere, e diversamente da quanto previsto dalla VIA ordinaria che si svolge sul progetto definitivo, ha già concluso l'esame sul progetto preliminare e sta attuando le verifiche di ottemperanza sul progetto definitivo o sul progetto esecutivo; un eventuale passaggio delle opere in VIA ordinaria rischia di bloccare in modo irreparabile i procedimenti e vanificare la stessa realizzazione delle opere;
   a parere degli interroganti occorre che il Governo, in tempi brevi chiarisca le procedure da seguire per la realizzazione delle opere in avanzato stato di approvazione, anche in considerazione del fatto che si tratta di opere da anni attese dal territorio, come, ad esempio, l'Autostrada della Val Trompia, che dovrebbe collegare tale Valle alla A4, la Valdastico nord che consentirà di collegare il Veneto con il Trentino Alto Adige, andando a chiudere il sistema viabilistico della A31 - Valdastico sud, che altrimenti rimarrebbe incompleto e sottoutilizzato, le opere di accessibilità alla Valtellina ed in particolare la variante di Tirano, inividuata tra le azioni prioritarie dell'accordo di programma del 18 dicembre 2006, tra enti locali, regione e Governo, che hanno condiviso unanimemente il quadro complessivo di copertura economica dell'opera, la Pedemontana Piemontese, che ha come obiettivo attrarre il traffico che si genera a nord dei nodi provinciali delle regioni Piemonte e Lombardia, fornendo una rete stradale alternativa all'asse autostradale Torino-Milano-Venezia-Trieste e, ancora la Bergamo- Lecco, già finanziata e inserita nell'elenco delle opere del decreto-legge «sblocca Italia», il ponte sull'Adda sulla strada statale 415 – Paullese, opera da anni rimasta incompleta e tanto attesa dalla popolazione, la Vigevano-Malpensa, nell'ambito delle opere indispensabili per il completamento dell'accessibilità viabilistica all'aeroporto di Malpensa;
   nonostante il quadro economico mondiale favorevole, l'Italia, attualmente, non attrae imprese, non attrae investimenti; questa scelta del Governo di declassare una serie di opere pubbliche essenziali per il territorio rischia di compromettere irreparabilmente la stessa credibilità del nostro Paese verso i competitori esteri –:
   quali iniziative urgenti e in che tempi il Governo intenda adottare per garantire la prosecuzione delle opere strategiche della «legge obiettivo» attualmente rimaste escluse dall'elenco delle 25 opere inserite nel documento di economia e finanza 2015, con particolare riferimento alle opere esposte in premessa. (4-09232)


   SPESSOTTO, COZZOLINO, DELL'ORCO, ZOLEZZI, TERZONI, FANTINATI, D'INCÀ e BRUGNEROTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei tra- sporti, istituita ai sensi dell'articolo 163 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, opera alle dirette dipendenze del Ministro e rappresenta uno degli organismi chiave dello stesso Ministero con particolare riferimento al servizio per l'alta sorveglianza delle grandi opere;
   a seguito dell'arresto, su richiesta della procura di Firenze, dell'ex dirigente Ettore Incalza, l'incarico di Capo della struttura tecnica di missione è stato affidato a Paolo Emilio Signorini, già nominato nel maggio 2013 capo dipartimento del CIPE dall'allora ministro Lupi;
   oltre a ricoprire attualmente l'incarico di capo della struttura tecnica di missione, Signorini siede anche nel consiglio di amministrazione di Telt (Tunnel Euralpin Lyon Turin) società di nuova istituzione, che succede a Ltf (Lyon Turin Ferroviaire) responsabile dei lavori di realizzazione e della gestione della infrastruttura Torino-Lione, società partecipata al 50 per cento da Ferrovie dello Stato Italiane e al 50 per cento dallo Stato francese;
   in particolare l'assemblea generale dei soci di Telt su indicazione dei due Stati, ha nominato Hubert du Mesnil per la carica di Presidente e Mario Virano per il ruolo di direttore generale, entrambi membri del nuovo consiglio di amministrazione, insediatosi lo scorso febbraio insieme a 8 consiglieri, tra cui, per l'Italia, compare il nome di Paolo Emilio Signorini;
   nonostante non risulti attualmente indagato, Signorini ha intrattenuto stretti rapporti con gli indagati nella recente inchiesta sul sistema corruttivo legato all'aggiudicazione delle cosiddette grandi opere in Italia, in particolar modo con Mazzacurati, ex Presidente del consorzio Venezia Nuova;
   in particolare, scrive il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza nell'ordinanza del 4 giugno 2014 a proposito della figura di Paolo Emilio Signorini e dei rapporti con Mazzacurati che «sono state intercettate alcune conversazioni telefoniche dalle quali si evince come il Mazzacurati, attraverso l'impiego di risorse del Consorzio Venezia Nuova abbia fatto un “presente” proprio a Signorini»;
   che l'ingegnere Giovanni Mazzacurati si fidasse di Paolo Emilio Signorini – il gip scrive testualmente che si trattava di persona «non ostile» al consorzio Venezia Nuova – lo dimostra un'altra telefonata, risalente al 24 maggio 2013, intercettata dalla finanza, quella tra Mazzacurati ed Ercole Incalza: «...ti volevo dire che ... per quanto riguarda il nuovo magistrato alle acque, verrà Signorini». Mazzacurati risponde: «Ah bene !» Incalza: «Va bene ?» «Molto bene !» – risponde Mazzacurati;
   per quanto di conoscenza degli interroganti, relativamente alla linea TAV Torino-Lione, lo stesso Signorini nel corso del suo precedente incarico presso il CIPE, interloquì con la Corte dei Conti in relazione alla contestata approvazione del tunnel geognostico della Maddalena a Chiomonte;
   inoltre, in data 19 febbraio 2015 Paolo Emilio Signorini, prima di essere nominato consigliere di Telt e in qualità di capo della struttura di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, scriveva alla ragioneria generale dello Stato e al DIPE, il Dipartimento per la programmazione e coordinamento della politica economica, a proposito del progetto della Torino-Lione, riportando che: «con riferimento alle osservazioni sollevate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo [...] si è concordato di confermare il mancato accoglimento della maggioranza delle 11 prescrizioni in discussione. Le restanti prescrizioni saranno accolte senza impatto negativo sul quadro economico dell'opera in approvazione» –:
   se il Ministro interrogato, alla luce delle considerazioni espresse in premessa, consideri opportuna la permanenza di Paolo Emilio Signorini nel suo doppio incarico di capo della struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e consigliere di amministrazione della Telt, società incaricata della realizzazione del TAV Torino-Lione e se non ritenga dunque appropriato intraprendere tutte le opportune iniziative politiche finalizzate a garantire l'autonomia di giudizio e l'indipendenza dell'attività della struttura tecnica di missione del Ministero, rimuovendo le ipotesi in cui coesistono il ruolo di controllore e di controllato. (4-09241)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   LUPI, DORINA BIANCHI e MINARDO. Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nelle grandi città i fenomeni delinquenziali determinano allarme e preoccupazione nella cittadinanza, turbata soprattutto dalle aggressioni patrimoniali, che, a volte, registrano la violazione del domicilio, cioè del luogo in cui ogni persona vorrebbe sentirsi protetta e al sicuro;
   la microdelinquenza, che è tale solo dal punto di vista della sua contrapposizione alla grande delinquenza organizzata, ma che non per questo è meno aggressiva e pericolosa, in quanto capace di colpire i più deboli e indifesi, sembra ormai richiedere ulteriori misure che ne contrastino l'offensività, ridando fiducia ai cittadini e, soprattutto, migliorandone la percezione di sicurezza –:
   quali interventi e misure il Ministro interrogato intenda promuovere in materia, specificando quelle che saranno le direttrici su cui verrà a imperniarsi il provvedimento che il Ministro medesimo ha già prefigurato più volte nei suoi interventi pubblici. (3-01506)


   TONINELLI, NUTI, DADONE, CECCONI, COZZOLINO, DIENI e D'AMBROSIO. Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da una recente inchiesta – in particolare si fa riferimento all'articolo di Emiliano Fittipaldi «La rete di potere intorno ad Angelino Alfano. Tra moglie e avvocati, giro d'affari da capogiro», apparso su l'Espresso del 16 aprile 2015 – si apprende dell'esistenza di una serie di incarichi, affidati a vario titolo a professionisti legati al Ministro interrogato da vincoli di coniugio o commensalità;
   in particolare, nell'articolo si fa riferimento all'attribuzione dell'incarico di «soggetto attuatore giuridico del piano carceri» dal 2010 al 2012, affidato dall'allora Ministro della giustizia Alfano all'avvocato Andrea Gemma, che sarebbe legato a lui da un forte legame di amicizia personale, maturato in occasione della frequentazione del corso di dottorato in «diritto dell'impresa» svolto dal Ministro interrogato presso l'Università di Palermo;
   a tale incarico si aggiungono per l'avvocato Gemma una serie di incarichi pubblici (tra i quali quello di commissario straordinario della Valtur, su nomina dell'allora Ministro dello sviluppo economico Paolo Romani, nonostante suo padre, l'avvocato Sergio Gemma, del medesimo studio legale avesse svolto l'incarico di presidente del collegio sindacale della stessa società) nell'ambito di società pubbliche (Equitalia giustizia, Trenitalia, Fs logistica e Sogin), nonché da ultimo, tra quelli di maggior rilievo, l'incarico di consigliere di amministrazione della più grande società partecipata dello Stato, l’Eni. Secondo quanto riportato dalla stampa, tale nomina è avvenuta «in quota Ncd» (così Franca Selvatici, in «E nelle carte spunta il nome di Alfano. “Maurizio gli ha detto di quell'azienda”», su la Repubblica del 18 marzo 2015), ovvero su indicazione del partito di cui il Ministro interrogato è segretario e del quale l'avvocato Andrea Gemma è anche difensore in sede giudiziaria;
   appare anche rilevante evidenziare che, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, in qualità di commissario straordinario della Sigrec spa, Società italiana gestione e incasso crediti, società in liquidazione del gruppo Unicredit, l'avvocato Gemma ha affidato alcuni incarichi difensivi della stessa società all'avvocato Tiziana Miceli, moglie del Ministro interrogato. Dalla stampa si apprende che questo non sarebbe il solo incarico affidato all'avvocato Miceli su decisione dell'avvocato Gemma;
   la stessa fonte riferisce dell'affidamento recente («tra fine 2014 e inizio 2015») all'avvocato Miceli di cinque consulenze da parte della concessionaria di servizi assicurativi pubblici Consap, interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, i cui compensi, ai sensi delle relative determine, «saranno quantificati all'esito delle attività»; anche in questo caso è rilevante notare come l'amministratore delegato della Consap, Mauro Masi, già direttore generale della Rai, nominato in tale ruolo da un Consiglio dei ministri di cui faceva parte il Ministro interrogato, sia in rapporti di vicinato con il Ministro interrogato e con l'avvocato Miceli, con i quali condivide lo stabile di residenza (come riporta Renato Stanco in «Tiziana Miceli, moglie di Alfano e miss consulenze» su Lettera43 del 17 aprile 2015);
   all'avvocato Gemma, sempre secondo quanto riportato, è stato attribuito, inoltre, da Giuseppe Caruso, già direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nominato in tale ruolo da un Consiglio dei ministri di cui faceva parte lo stesso Ministro interrogato, anche l'incarico di commissario dell’Immobiliare Strasburgo, società «confiscata al costruttore Vincenzo Piazza, indicato come prestanome dei capi di Cosa Nostra», detentrice di beni sequestrati del valore di «centinaia di milioni»;
   infine, sempre l'avvocato Gemma ha recentemente ottenuto l'affidamento dei servizi legali per Expo 2015, insieme all'avvocato Angelo Clarizia, con lo studio del quale l'avvocato Miceli avrebbe collaborato nella difesa della società Serit;
   fatto salvo che non sembra esserci alcun evidente profilo di carattere penale, dal quadro riportato appare emergere una commistione di interessi tale da indurre a riflettere sull'opportunità dell'affidamento di incarichi pubblici in tale volume a persone così strettamente legate al Ministro interrogato;
   a parere degli interroganti il complesso delle vicende sopra riportate desta perplessità circa il comportamento di un Ministro della Repubblica, che deve essere sempre improntato a un rigore tale da far sì che si eviti qualsiasi sospetto circa l'utilizzo delle risorse pubbliche e l'imparzialità dell'azione amministrativa –:
   quali elementi intenda fornire in relazione a tutto quanto illustrato in premessa, anche in considerazione del rigore che deve necessariamente contraddistinguere l'azione di un Ministro della Repubblica. (3-01507)


   RAMPELLI. Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   lunedì 11 maggio 2015 è stato sgomberato un campo abusivo nel quartiere romano di Ponte Mammolo, in Via Messidoro, e sono stati rasi al suolo anche alcuni edifici costruiti abusivamente;
   nel campo vivevano circa quattrocento migranti, tra i quali anche donne e bambini, in maggioranza provenienti da Paesi nordafricani, alcuni dei quali rifugiati politici o in attesa del riconoscimento;
   a distanza di circa una settimana dallo sgombero la situazione nella zona è allarmante perché circa un centinaio delle persone sgomberate è rimasto nel piazzale davanti al luogo dove sorgeva il piccolo quartiere abusivo, in condizioni di gravissimo disagio per loro stessi e per tutti i residenti della zona;
   sempre a Roma, nel quartiere di Casale San Nicola, a La Storta, sarebbe in atto la riconversione dell'edificio di una ex scuola privata in centro di accoglienza per migranti;
   la struttura in questione non possiede i requisiti necessari per ottenere l'abitabilità per così tante persone ed è ubicato in un luogo isolato e privo delle opere di urbanizzazione primaria, quali il sistema fognario e l'illuminazione stradale, oltre a non rispettare le condizioni minime di sicurezza;
   in particolare a Roma, i centri di accoglienza per migranti insistono per la stragrande maggioranza in zone periferiche, che già sopportano numerosi altri disagi e non riescono a fare fronte alle problematiche derivanti dall'insediamento di centinaia di migranti;
   la gestione dell'accoglienza dei migranti deve avvenire nel rispetto della sicurezza e della dignità sia degli stessi migranti sia delle popolazioni residenti e deve rispettare un'equa distribuzione sul territorio –:
   quali iniziative intenda assumere in merito ai fatti di cui in premessa al fine di garantire la sicurezza sia dei migranti sia dei residenti e se non ritenga di fornire indicazioni agli enti interessati per un'equilibrata distribuzione nei territori delle strutture destinate all'accoglienza ed alla gestione dei flussi migratori. (3-01508)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARTELLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 14 maggio 2015 è stata indetta dalla Fiom Cgil una manifestazione di protesta, davanti ai cancelli degli impianti Fincantieri di Porto Marghera, in relazione ai problemi concernenti il rinnovo del contratto integrativo che, a parere delle organizzazioni sindacali, penalizza fortemente i lavoratori per il taglio delle indennità, dei permessi e delle pause nonché anche in riferimento a tutta la parte della organizzazione e del salario accessorio;
   nei mesi scorsi l'interrogante ha anche presentato un altro atto di sindacato ispettivo, a seguito della previsione, da parte dell'azienda, di introdurre dei microchip all'interno delle scarpe di lavoro, notizia poi smentita dopo qualche giorno e che comunque aveva suscitato non poche polemiche e proteste da parte dei lavoratori;
   l'azienda nel pomeriggio del 14 maggio ha diffuso un comunicato con il quale in maniera grave accusava le forze dell'ordine di essere, riporto testualmente, «tutori del disordine», intendendo rivolgersi alla magistratura;
   nota smentita da un successivo comunicato stampa del questore di Venezia il quale ha affermato di aver «garantito il diritto allo sciopero previsto dalla Costituzione e che non ci sono stati episodi di violenza»;
   è nota la sensibilità con cui la questura opera in un contesto problematico come quello di Porto Marghera assicurando libertà di manifestazioni contestualmente alla tutela dell'ordine pubblico;
   il clima venutosi a creare sulla vertenza necessita, quindi, di un intervento da parte delle istituzioni, tutte, anche di quelle del Governo centrale, per evitare che la tensione possa uscire dai binari del confronto, anche duro, e instradarsi su pericolosi sentieri, anche in considerazione della strategicità del polo industriale di Marghera;
   l'auspicio è che le parti rinuncino, come gesto di distensione, ad intraprendere la via di uno scontro giudiziario e che invece si trovi il modo di riprendere il confronto, di merito, in modo costruttivo –:
   se il Governo sia conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda porre in essere con la massima urgenza al fine di farsi parte attiva per riattivare i canali di dialogo tra azienda e sindacanti scongiurando un innalzamento dei livelli di tensione che finirebbe solo per danneggiare sito produttivo e lavoratori in una fase importantissima per il futuro della cantieristica a Marghera. (5-05641)


   MARANTELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il mese scorso un cinquantunenne originario di Avellino, residente nel paese di Lavena Ponte Tresa, seguito dai servizi sociali e con problemi di tossicodipendenza, ha cercato di entrare in casa dell'assessore ai servizi sociali, Nicola Fierravanti, armato di tre coltelli, insultando e minacciando di morte sia l'assessore che la sua famiglia;
   i primi giorni di maggio il sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo, è stato minacciato e ingiuriato mentre stava prendendo un caffè in un bar, da un uomo che, secondo quanto ricostruito poi dagli investigatori, se la sarebbe presa con il comune perché in passato era stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio;
   quest'ultimo episodio, a sua volta, era stato preceduto nel luglio 2013 dalla drammatica vicenda accaduta a Cardano al Campo, la cui sindaca Laura Prati, solo per aver fatto rispettare la legge, è morta a seguito di un'aggressione avvenuta di giorno nella sede comunale, quando un uomo, sopraggiunto all'improvviso, sparò a lei e al vice-sindaco;
   tali atti di intimidazione e minacce, che talvolta danno luogo addirittura ad eventi tragici come quello da ultimo citato, stanno destando sempre più preoccupazione, anche perché spesso commessi da persone arrestate e scarcerate subito dopo, perché responsabili di minacce che non sono ancora state attuate;
   negli ultimi anni, con il perdurare della crisi, che ha portato ad oltre sei milioni di italiani in condizione di povertà assoluta e a circa 10 milioni alle soglie della povertà, gli episodi di minacce e aggressioni ai danni di amministratori locali o dipendenti pubblici o comunque ai danni di persone che lavorano in uffici a diretto contatto con il pubblico, e che spesso non hanno peraltro alcun potere decisionale, sono certamente aumentati;
   auspicando che le misure adottate dal Governo possano portare ad un consolidamento dei primi segnali di ripresa economica, appare tuttavia necessario trovare quanto prima soluzioni adeguate, anche sul piano della prevenzione, che consentano di proteggere tutti coloro che con spirito di servizio stanno semplicemente svolgendo il proprio lavoro, prevenendo la possibile attuazione di minacce a loro carico –:
   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di evitare che possano essere portate a compimento le minacce ai danni di quanti sono impegnati in un difficile momento in lavori che richiedano il contatto con il pubblico, anche al fine di evitare il ripetersi di fatti tragici come quelli avvenuti in passato. (5-05643)


   ZARATTI, PIRAS e PELLEGRINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in un articolo apparso sul quotidiano «il Fatto Quotidiano» in data 13 maggio 2015 dal titolo «La rete che misura i rischi ambientali: per lo Stato è top secret», si apprende la notizia dell'esistenza nel territorio italiano di una rete di monitoraggio della radioattività («Ramon») con 1.237 stazioni in grado di misurare ogni minima variazione della radioattività nell'aria;
   detta rete «Ramon», nata nel 1961 con compiti esclusivamente di Difesa civile per l'individuazione in tempo reale di un'eventuale contaminazione da attacco nucleare e il monitoraggio del fallout radioattivo, da metà degli anni novanta sarebbe stata assegnata al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e con interventi di ammodernamento destinata al monitoraggio ambientale anche di aree circostanti i poligoni militari, dove i sensori raccoglierebbero informazioni su possibili fonti di contaminazione, dagli incidenti industriali, al trasporto di sostanze radioattive, dai dispositivi per la medicina nucleare negli ospedali, fino all'eredità delle centrali e dei centri di ricerca del nucleare italiano;
   l'articolo riferisce che a nome e per conto del quotidiano sono stati richiesti, ai sensi della legge n. 195 del 2005 sull'accesso alle informazioni ambientali, ai 20 comandi regionali dei vigili del fuoco coinvolti nella raccolta dei dati, accesso ai dati di rilevamento della radioattività del Corpo nazionale dei vigili del fuoco raccolti dalla rete «Ramon» e che con una lettera del 28 aprile 2015, firmata dal capo del dipartimento dei vigili del fuoco del soccorso pubblico e della difesa civile Francesco Antonio Musolino – ex prefetto di Genova – inviata ai comandi regionali dei vigili del fuoco, l'accesso ai dati è stato ufficialmente negato, spiegando che la rete Ramon gode di un'autonomia garantita per legge rispetto al sistema di controllo ambientale;
   sempre nel citato articolo de «il Fatto Quotidiano» viene ricostruito l'episodio del tranciamento accidentale, nel corso di alcuni scavi effettuati nei pressi del mattatoio di Teulada (CA), di un cavo telefonico collegato a un rilevatore di radioattività posizionato nei pressi del fiume e di una falda acquifera, in un'area a ridosso del secondo poligono militare italiano (Teulada), già al centro come riportato dall'articolo di un'inchiesta della procura di Cagliari per un possibile disastro ambientale, dove la presenza di elementi radioattivi sarebbe stata confermata recentemente da uno studio commissionato dalla magistratura –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere perché i dati di monitoraggio della rete di rilevamento della radioattività del Corpo nazionale dei vigili del fuoco siano acquisiti pubblicamente e messi a disposizione degli enti locali e delle agenzie regionali di protezione ambientale, anche al fine di conoscere tutte le possibili fonti di contaminazione derivanti dall'attività nei poligoni militari, dagli incidenti industriali, dal trasporto di sostanze radioattive, dai dispositivi per la medicina nucleare negli ospedali, dall'eredità delle centrali e dei centri di ricerca del nucleare italiano, che possano compromettere la salute e l'integrità dell'ambiente, anche al fine di sviluppare idonei studi epidemiologici sulla popolazione esposta. (5-05646)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIORGIO PICCOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel passato la procedura per gli esami per i passaggi di qualifica interna a 559 posti di capo squadra, nell'ambito del Corpo dei vigili del fuoco, si sono sempre svolte presso le sedi di ogni comando territoriale;
   per le imminenti selezioni per passaggi di qualifica è stata prevista una sede unica nazionale, indicata nella città di Nettuno in provincia di Roma, con conseguente trasferimento momentaneo del personale interessato proveniente dalle diverse sedi periferiche nazionali;
   pur nel quadro della necessaria opera di risanamento e razionalizzazione della spesa che il Governo, nel suo insieme, e il Ministero dell'interno nello specifico stanno ponendo in essere, è di tutta evidenza che tali spostamenti obbligatori di sede comportano, oltre a ingenti costi per il suddetto personale e per la stessa amministrazione, un'assenza prolungata dalle rispettive sedi operative e un significativo disagio in una fase particolarmente delicata quale quella di una prova selettiva;
   come noto, le singole sedi territoriali competenti sono da tempo dotate, a costo zero, di personale altamente qualificato per la valutazione dei candidati –:
   se il Ministro non ritenga inutile, se non addirittura controproducente dal punto di vista finanziario e funzionale, la decisione di individuare un'unica seda nazionale per i passaggi di qualifica interna, per il Corpo dei vigili del fuoco, in controtendenza con quanto praticato sinora. (4-09235)


   COZZOLINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   i quotidiani del Veneto danno notizia che l'imprenditore Saverio De Martino, 69 anni, è stato arrestato il 14 maggio 2015 al Lido di Venezia nell'ambito di una clamorosa inchiesta sulle cosche calabresi. De Martino è stato tratto in arresto nella sua abitazione su disposizione della procura di Catanzaro. In tutto, nella zona di Lamezia Terme, sono state emesse 44 ordinanze di custodia cautelare contro le cosche Iannazzo e Cannizzaro e contro quelle contrapposte dei Carra, Torcasio e Gualtieri nell'ambito di un'inchiesta più ampia per i reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, danneggiamento e detenzione illegale di armi ed esplosivo;
   per gli inquirenti Saverio De Martino rappresentava il «pied à terre» in Laguna della ‘ndrangheta; stando ai pentiti interrogati dalla procura di Catanzaro avrebbe dovuto essere il canale delle cosche mafiose per inserirsi nel canale della politica veneziana è ottenere appalti;
   noto per la sua attività nel settore edile e dell'intermediazione immobiliare, ha portato a termine la ristrutturazione dell'hotel Excelsior dove l'anno scorso si è verificato un incendio sul quale indaga la procura. La Venice Top Management, condotta invece dal figlio Antonio (attualmente candidato per la municipalità e indagato, insieme al padre, per il rogo alla cupola dell'Excelsior), si è aggiudicata la gestione di tutti gli stabilimenti balneari ex Ciga (compresi Excelsior Des Bain e Quattro Fontane);
   secondo gli investigatori calabresi, i principali collaboratori di giustizia del lametino hanno parlato di De Martino come di un soggetto in stretti legami personali ed economici con la cosca Iannazzo. I collaboratori hanno anche riferito di aver fornito protezione a componenti la famiglia De Martino quando rientravano a Lamezia Terme dove il figlio si era reso responsabile di un omicidio e lo stesso Saverio De Martino era stato vittima di un tentato omicidio;
   sul fronte delle indagini gli affiliati delle cosche Iannazzo e Cannizzaro Daponte sarebbero riusciti ad impedire la realizzazione di un centro commerciale Lidl. Il centro avrebbe dovuto sorgere in un'area sotto l'influenza degli Iannazzo. Nell'occasione, secondo le indagini della direzione investigativa antimafia, Pietro Iannazzo, ritenuto un elemento di spicco della cosca, e Claudio Scardamaglia, imprenditore ritenuto «vicino» alla famiglia a cui sarebbe stato riconducibile il centro commerciale Agorà, avrebbero prima costretto gli operai della ditta che si stava occupando dei lavori di sbancamento ad abbandonare e poi avrebbero indotto l'imprenditore aggiudicatario dei lavori a rinunciare. Il terreno è stato poi acquistato dallo stesso Scardamaglia;
   nell'ambito della stessa indagine è emerso che il presunto capocosca, Vincenzino Iannazzo detto «U Moretto», tramite alcuni prestanome, gestiva direttamente due aziende, la «Tirrena costruzioni» e «Cascina delle bontà». Secondo l'accusa Pietro Iannazzo figlio di Francesco Iannazzo ferito nel 1992 in un agguato di mafia, è stato dipendente agli inizi del 2000 della «De Martino srl» e risulta essere stato in contatto diretto con l'imprenditore Saverio De Martino –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
   quali concrete iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di prevenire e contrastare l'infiltrazione mafiosa nel territorio e nel tessuto economico-politico del Veneto e in particolar modo della provincia di Venezia. (4-09236)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo pubblicato sul sito on line corrierediragusa.it, il 13 maggio 2015, si apprende che a Comiso, alcuni migranti, in prevalenza ragazze, tra cui una addirittura minorenne, sarebbero stati tenuti segregati come animali in una casa del Paese della provincia di Ragusa;
   dopo una denuncia raccolta a Siracusa gli inquirenti hanno scoperto che i migranti, tra cui le giovani donne, erano tenute chiuse a chiave in una stanza buia e umida e in condizioni igieniche pessime;
   la minore, di nazionalità eritrea, è stata trasportata in ospedale per tutti gli accertamenti sulle sue condizioni di salute. Le donne segregate nell'abitazione di Comiso erano arrivate alla spicciolata nell'ambito degli ultimi sbarchi a Pozzallo assieme ad altri migranti;
   sempre secondo gli inquirenti l'organizzazione aveva ruoli ben definiti con l'obiettivo di lucrare sulla sorte dei disperati che sbarcano sulle coste iblee;
   a seguito di questa triste scoperta cinque stranieri sono stati arrestati per i reati di sequestro di persona e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;
   sempre dall'articolo citato in premessa si apprende come l'operazione è scattata dopo lo sbarco del 4 maggio 2015 quando un cittadino eritreo avrebbe ricevuto una telefonata, nel corso della quale un uomo lo avrebbe informato che sua cugina, una ragazzina di 15 anni, si trovava con lui e che per riaverla avrebbe dovuto ricaricare di 200 euro la sua poste pay;
   il migrante a questo punto, dopo la richiesta di riscatto, ha denunciato tutto agli inquirenti che hanno avviato le indagini, scoperto il luogo e le circostanze su come agiva l'organizzazione;
   sembrerebbe infatti che le persone finite in manette, con l'utilizzo di un furgone, erano solite appostarsi all'uscita dei centri di accoglienza del siracusano e prendevano a bordo gli immigrati con la falsa promessa di accompagnarli a Milano. Una volta saliti sul mezzo, invece, i clandestini venivano portati in una abitazione di via Veneto a Comiso e lì venivano tenuti segregati fino a quando i loro parenti non avessero pagato un riscatto di 200 euro ciascuno. A pagamento avvenuto, le vittime venivano liberate ed accompagnate alla stazione degli autobus di Ragusa;
   all'interrogante risulta che nell'anno 2014 sono spariti dalle strutture di accoglienza 3.600 minori circa;
   a fronte di questo dato l'interrogante non comprende come si vogliano contrastare i trafficanti in Libia quando non riusciamo a combattere adeguatamente quelli che agiscono nel nostro paese e adottano pratiche come il sequestro e la conseguente richiesta di riscatto, che sono all'ordine del giorno durante la tratta in Paesi come Sudan e Libia;
   la vicenda descritta in premessa, dimostra ancora una volta che lo sbarco sulle nostre coste è solo l'ultima parte della tratta e che quando i migranti arrivano in Italia si affidano per disperazione a queste organizzazioni, spesso collegate con quelle africane che organizzano la fuga in altri Paesi, spesso chiedendo un riscatto alle famiglie in Europa per farli ricongiungere o liberare da situazioni come quella scoperta a Comiso –:
   se e quali misure il Ministro intenda adottare per la protezione dei migranti e soprattutto dei minori. (4-09240)


   NACCARATO, CAMANI, MIOTTO e NARDUOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è stato istituito con la legge n. 189 del 2002;
   il Ministero dell'interno ha affidato la gestione del sistema SPRAR all'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI);
   il sistema SPRAR è costituito dalla rete degli enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono al fondo nazionale per le politiche e i servizi d'asilo;
   nei giorni scorsi il servizio centrale del sistema SPRAR ha conferito l'incarico di tutor territoriale per i progetti SPRAR delle regioni Vento, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige al signor Nicola Grigion;
   il signor Grigion ha numerosi precedenti di polizia, denunce e procedimenti in corso per gravi reati: violenza privata, interruzione di pubblico servizio, violazione della legge sulle sostanze stupefacenti, blocco ferroviario; notizie di stampa fanno riferimento anche a una occupazione abusiva di immobili pubblici;
   in diversi procedimenti penali il tribunale di Padova ha condannato il signor Grigion nel 2005 per interruzione di servizio per l'occupazione, commessa nel 2003 insieme ad altre persone, dell'assessorato alla casa del comune di Padova, e nel 2009 per il reato di violenza privata commesso nel 2007 durante un'irruzione negli uffici del settore urbanistica del comune di Padova –:
   se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti;
   se il signor Grigion abbia i requisiti e i titoli per ricoprire l'incarico affidatogli dal servizio centrale SPRAR;
   se la nomina del signor Grigion rispetti le previsioni del decreto legislativo n. 39 del 2013 in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico;
   se prima del conferimento dell'incarico siano stati valutati la situazione penale e i carichi pendenti del signor Grigion;
   se, e in caso affermativo in che modo, il Ministro intenda intervenire, per gli aspetti di competenza, per assicurare che il tutor abbia i requisiti per svolgere in maniera efficace e conforme alla normativa l'incarico ricevuto. (4-09245)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, l'equivalente di un terzo della produzione globale degli alimenti, vengono sprecati ogni anno e al tempo stesso persistono le inaccettabili piaghe della fame e della malnutrizione;
   nella «Carta di Milano» – documento programmatico di Expo 2015 – si legge:
    «Noi riteniamo inaccettabile che più di due miliardi di persone siano malnutrite» e che «quasi due miliardi di persone siano in sovrappeso o soffrano di obesità»;
    «Siamo consapevoli che una corretta educazione alimentare, a partire dall'infanzia, è fondamentale per uno stile di vita sano e una migliore qualità della vita»;
    «Ci impegniamo a promuovere l'educazione alimentare e ambientale in ambito familiare per una crescita consapevole delle nuove generazioni»;
    «Ci impegniamo a promuovere l'educazione alimentare e ambientale perché vi sia una consapevolezza collettiva della loro importanza»;
    «Chiediamo con forza a Governi, istituzioni e organizzazioni internazionali di impegnarsi a sostenere e diffondere la cultura della sana alimentazione come strumento di salute globale» e «di introdurre o rafforzare nelle scuole e nelle mense scolastiche i programmi di educazione alimentare, fisica e ambientale come strumenti di salute e prevenzione, valorizzando in particolare la conoscenza e lo scambio di culture alimentari diverse, a partire dai prodotti tipici, biologici e locali»;
   le linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana, pubblicate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in data 22 settembre 2011 – ad oggi ampiamente disattese anche per quanto riguarda il progetto sperimentale di educazione alimentare nelle scuole avviato in vista di Expo 2015 dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – insistono sull'importanza di valorizzare il patrimonio agroalimentare italiano e la «dieta mediterranea» riconosciuta come modello virtuoso di salute e patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO; esse individuano altresì come comportamento alimentare fortemente negativo il consumo di alimenti ready to cook e ready to eat;
   il consumo dei cosiddetti «cibi spazzatura» spesso propri dei fast food, è in contrasto con i contenuti della «Carta di Milano» non solo perché essi sono ricchi di grassi, zuccheri e sale, ma anche per lo stile di vita dannoso di cui sono lo specchio, per l'omologazione che impongono a scapito dei legami con il territorio, i sapori, le culture e le tradizioni;
   in tale contesto si segnala che con lettera del 20 aprile 2015, l'assessore regionale all'istruzione, formazione e lavoro della Lombardia invita i giovani studenti a visitare l'Expo proponendo agevolazioni per il trasporto e per il ristoro;
   le agevolazioni per il ristoro consistono, per il mese di maggio, in uno sconto da parte della catena Mc Donald's del 50 per cento sul menù per i ragazzi più grandi e di un gelato in omaggio per i più piccini che acquistano un menu «happy meal» –:
   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dell'iniziativa di cui in premessa e se non ritenga di promuovere, anche nel quadro di Expo, campagne informative rivolte agli studenti finalizzate alla diffusione di corretti stili alimentari.
(2-00980) «Benedetti, Massimiliano Bernini, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Lupo, Parentela, Businarolo».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SBERNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la crisi economica continua a mietere vittime in tutti i settori produttivi e a colpire pesantemente lavoratori e famiglie;
   uno dei più grandi operatori della grande distribuzione presenti nel nostro Paese dal 1989, il gruppo francese Auchan, ha recentemente annunciato un piano di rilancio che ha azzerato unilateralmente il contratto integrativo e avviato una procedura di licenziamento collettivo per 1.426 lavoratori in 32 su 49 ipermercati presenti sul territorio. Contro di esso alcuni giorni fa hanno protestato i lavoratori impiegati nei tre punti vendita del bresciano (a Mazzano si è ormai al secondo anno di contratto di mobilità, a Concesio in dicembre è stato attuato un accordo di mobilità volontaria che ha di fatto allontanato 20 persone, a Roncadelle gli esuberi individuati sono 52);
   nella zona, che conta una delle più alte percentuali europee di superfici commerciali per abitante, ha da poco chiuso anche il Mercatone Uno: la situazione del terziario bresciano, come dichiarato dai sindacati, è critica, ed è necessario affrontare a fondo la questione;
   tuttavia, come risulta da un articolo pubblicato dal Sole24ore, non è solo l'area bresciana ad essere interessata dalla procedura di licenziamento messa in piedi da Auchan. Sono dieci, infatti, le regioni coinvolte: solo nel Mezzogiorno sono stati dichiarati circa 700 esuberi, di cui circa 270 negli ipermercati della Sicilia, più di 200 in Campania, 150 in Puglia e quasi 100 tra Abruzzo e Sardegna. Nel Nord Italia i lavoratori colpiti dalla procedura sono più di 500, tra Veneto, Piemonte e Lombardia, regione nella quale i licenziamenti annunciati da Auchan sono più di 300;
   in Italia la rete di vendita Auchan è organizzata in 56 ipermercati (di cui 50 a gestione diretta, 5 in franchising, ed 1 affiliato) distribuiti in 11 regioni e nei quali sono occupate circa 16.000 persone;
   al Senato la sottocommissione ricadute occupazionali ristrutturazioni aziendali della Commissione, lavoro ha svolto mercoledì 6 maggio 2015 un incontro sulla vicenda del gruppo Auchan s.p.a. sono intervenuti i rappresentanti di Auchan s.p.a. e i rappresentanti di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Ugl Terziario. A seguito delle proteste dei lavoratori – come affermato dalle agenzie di stampa –, è previsto inoltre un incontro tra le parti presso il Ministero dello sviluppo economico;
   i sindacati affermano che «non mancano responsabilità dirette dell'azienda, riconducibili innanzitutto a politiche commerciali quanto meno discutibili adottate nel corso degli ultimi anni» e che sono ravvisabili trattamenti discriminatori in quanto gli esuberi sono stati individuati solo tra gli addetti vendita –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, nell'ambito delle rispettive competenze, compiere ogni sforzo a difesa dell'occupazione e per fronteggiare la evidenziata situazione critica del terziario bresciano e intervenire perché il tavolo di confronto previsto sulla questione Auchan assicuri trattative che permettano di trovare soluzioni dignitose per i lavoratori e le loro famiglie che li tutelino realmente. (3-01505)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, COMINARDI, CIPRINI, DALL'OSSO, LOMBARDI, CHIMIENTI, ALBERTI, PESCO e L'ABBATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, più conosciuta come Legge Fornero, all'articolo 24, comma 18, secondo periodo, ha sostituito le parole: «al presente comma» con le seguenti: «al presente articolo». Tale variazione è stata sufficiente per innalzare l'età pensionabile di 9 anni, dai 58 ai 67, dei macchinisti delle ferrovie;
   secondo uno studio dell'università di Firenze condotto dal Professor Riccardo Simoni su macchinisti delle ferrovie e pescatori di Mazara del Vallo, i macchinisti invecchiano molto prima e secondo una indagine condotta dall'allora Servizio Sanitario FS, ad inizio anni ’80, hanno una aspettativa di vita di anni 64,5. Tale ridotta età, è da ricollegarsi alla tipicità del lavoro, ai turni aciclici, ai ripetuti disagi, all'irregolarità tra pasti, sonno e veglia, agli elevati livelli di stress e all'ambiente inquinato delle cabine di guida dei locomotori, che i macchinisti devono sopportare in una intera vita lavorativa;
   in data 3 maggio 2015, sul quotidiano Il Manifesto, veniva pubblicata la notizia dell'incontro tenutosi tra una delegazione di macchinisti delle ferrovie e due rappresentanti del dipartimento della ragioneria generale dello Stato. L'incontro è stato richiesto dai macchinisti con l'intento di capire e provare a risolvere la situazione riguardante il loro pensionamento posticipato in seguito alla c.d. legge Fornero sopracitata;
   secondo quanto riportato, Marco Crociati, esponente dei macchinisti, affermava che in data 1o aprile 2014, l'allora direttore generale dell'Inps, Mauro Nori, tramite documentazione aveva confermato i calcoli formulati dai macchinisti stessi, ossia che per riportare l'età pensionabile del comparto a 58 anni d'età, erano necessari circa 3 milioni di euro l'anno e, quindi, 10 milioni in 3 anni. Forti di questo documento, i macchinisti si sono attivati per ottenere un incontro con i rappresentanti della Ragioneria dello Stato;
   all'incontro, preparato dal Sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze, Pierpaolo Baretta, svoltosi in un ufficio del Ministero dell'economia e delle finanze a partire dalle ore 18 del giorno 19 febbraio 2015, si sono palesate due persone taciturne e molto silenziose, la cui identità è rimasta sconosciuta alla delegazione dei macchinisti per il fatto che le stesse non si siano presentate. Dei due, solo uno ha parlato. Entrambi si sono limitati a mostrare, non cedendolo ai macchinisti, un documento del 2013 che riportava costi di molto superiori a quelli in possesso dei macchinisti stessi. A detta di questi ultimi, che ben conoscono la situazione, le ragioni dell'aumento dei costi era dovuta al fatto che la platea, oltre che riguardare il personale di bordo, macchina e manovra corrispondente a circa 18 mila lavoratori, comprendeva anche il personale delle biglietterie, capistazione e di ufficio corrispondente a circa 80 mila persone. A queste osservazioni, i due dirigenti, in evidente difficoltà e non sapendo cosa rispondere, hanno abbandonato la riunione motivandola con la scusa di averne un'altra;
   successivamente alla riunione, il sottosegretario Baretta, promettendo di chiedere all'Inps una nuova e definitiva stima per rendere possibile la modifica al decreto-legge n. 201 del 2011 come convertito dalla legge n. 214 del 2011, allo stesso tempo ha chiesto ai rappresentanti dei macchinisti di preparare una loro richiesta di modifica alla stessa legge, determinando con precisione le platee e le scadenze. Tale modifica è stata preparata nel giro di pochi giorni dai diretti interessati;
   nonostante ciò e successivamente a questi passaggi, in data 7 aprile 2015, l'Inps ha protocollato una nuova risposta firmata dal nuovo direttore generale, Massimo Cioffi, dove si evince che la nuova stima delle platee è molto simile a quella dei rappresentanti dei macchinisti, ma le cifre economiche differenti perché molto simili a quelle della Ragioneria dello Stato, ossia oltre 10 milioni per il solo 2015 e 680 milioni da qui al 2024. A giudizio di Marco Crociati, tale manovra è il chiaro segno che la Ragioneria dello Stato si sia accordata con l'Inps per rendere impossibile la modifica della norma e che, come conseguente riflessione, il Governo utilizzi il passaggio della Ragioneria dello Stato come scusa per scaricare le proprie colpe sulla stessa –:
   se i Ministri interrogati non ritengano necessario assumere iniziative a fine di ripristinare quanto disposto dall'articolo 24, comma 18, della legge 22 dicembre 2011, n. 214, così come era ante legge Fornero;
   se non ritengano necessario incontrare nuovamente gli esponenti del personale ferroviario, inclusi i rappresentanti di «Ancora in Marcia !», associazione di macchinisti da sempre direttamente coinvolta nelle tematiche riguardanti il comparto ferroviario, al fine di discutere, confrontandosi con loro, le problematiche sopracitate. (5-05644)


   COLONNESE, PETRAROLI e FICO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 7 maggio 2014 veniva pubblicata l'interrogazione parlamentare a risposta scritta n. 4-04739 in cui si chiedeva al Governo come intende intervenire al fine di individuare soluzioni condivise e attivando gli strumenti di cui lo Stato può disporre per agevolare l'accesso al credito per i soggetti interessati all'acquisto dell'azienda Officine Rizzoli e quali provvedimenti a tutela dell'occupazione e degli effetti sociali degli eventuali licenziamenti, i Ministri interrogati intendevano assumere. Ad oggi non vi è stata risposta;
   Officine Rizzoli Ortopedia nasceva a Bologna nel 1896 e si specializzava nella realizzazione di dispositivi ortopedici ed attrezzature ospedaliere, rappresentando un'eccellenza a livello europeo per il suo storico sostegno all'attività medica;
   in data 24 gennaio 2013 l'azienda, che conta 150 lavoratori in tutta Italia tra la sede centrale di Budrio e le altre 23 filiali, ha dichiarato il fallimento per ritardo dei pagamenti da parte del Servizio sanitario nazionale, i debiti con le banche e insieme inadeguatezza del nomenclatore tariffario;
   tuttavia il tribunale autorizzava la continuazione dell'attività al fine di non liquidare l'azienda e realizzare la sua vendita unitaria, e pur avendo in cassa integrazione straordinaria il 20 per cento dei dipendenti l'azienda ha continuato a produrre protesi e dispositivi medici fatturando nel 2013 circa 6 milioni di euro;
   la seconda asta ha visto l'acquisizione solo delle società partecipate concedendo a circa 50 lavoratori e alle loro famiglie un futuro occupazionale. È andata invece deserta per l'acquisizione della «casa madre»;
   durante il corso del «Tavolo di crisi», tenutosi l'11 febbraio 2014 presso la provincia di Bologna, al quale prendevano parte l'assessore alle attività produttive Graziano Prantoni, il sindaco di Budrio, esponenti della CGIL, il curatore fallimentare dottor Zanzi e rappresentanti dei lavoratori della Officine Rizzoli Ortopedia, emergeva che i soggetti interessati all'acquisizione dell'azienda trovavano difficoltà nell'accesso al credito necessario per poter formalizzare l'offerta;
   nei verbali di accordo fra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro e delle relazioni industriali – divisione VI, si conviene la prosecuzione del trattamento di cassa integrazione guadagni in deroga a decorrere dal 24 luglio 2014 al 30 aprile 2015, ma risulta agli interroganti che i lavoratori hanno percepito l'ultima indennità di cassa integrazione nel luglio 2014;
   il testo del Job's Act approvato in Parlamento rende più difficile tutelare i lavoratori dalle crisi: nelle linee guida del Job's Act (il decreto attuativo sugli ammortizzatori sociali deve ancora uscire) questi strumenti saranno a regime o aboliti, oppure negati in parecchi casi. Per quanto concerne l'Ortopedia Rizzoli, nonostante il fallimento con la cassa, nel 2014 è stato possibile usare l'esercizio provvisorio e tentare di vendere a un nuovo imprenditore per rilanciare il marchio e salvare i posti. Se negli anni scorsi, veniva utilizzata la cassa nelle aziende fallite o che chiudevano per mettere in campo percorsi di acquisto da parte di nuovi imprenditori, riuscendo a salvare in primo luogo l'azienda e tutelare le professionalità che ci lavoravano, oggi con il Job's Act questi strumenti rischiano di non poter essere utilizzati –:
   quale tempistica preveda il Governo per l'erogazione e l'assegnazione delle somme spettanti ai lavoratori dell'azienda Rizzoli Ortopedia a titolo di cassa integrazione in deroga e che versano in condizioni di grave disagio lavorativo;
   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo, anche di concerto con le istituzioni locali e regionali, per favorire e/o agevolare la predisposizione di un nuovo piano industriale che assicuri e garantisca, anche mediante una operazione di vendita dell'azienda, il rilancio dell'attività produttiva, il mantenimento dei livelli occupazionali e il riassorbimento dei lavoratori. (5-05647)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRATAVIERA, MATTEO BRAGANTINI e CAON. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   sono all'ordine del giorno le notizie di cronaca inerenti indagini di polizia giudiziaria finalizzate a tutelare la spesa pubblica e perseguire i soggetti definiti «falsi invalidi», che hanno beneficiato di prestazioni assistenziali in mancanza dei prescritti requisiti sanitari o reddituali;
   il fenomeno riguarda tutto il territorio nazionale, con notevoli criticità e concentrazioni in aree geografiche maggiormente interessate da situazioni di commistione tra criminalità organizzata ed attività politica;
   nel meridione infatti, come riportato dall’Espresso si registra una media di 80 prestazioni assistenziali ogni mille abitanti, esattamente il doppio delle regioni del Nord;
   lo stesso presidente dell'Inps in una recente intervista a Presa Diretta si sofferma lungamente sul capitolo dei falsi invalidi, numeri enormi in Italia considerata l'illegalità diffusa nelle pubbliche amministrazioni che nessuna inchiesta della magistratura è stata mai in grado di fermare del tutto. Il capitolo degli invalidi vale per l'INPS 16 miliardi ogni anno la spesa è sempre in crescita, come rivelano i dati dell'osservatorio statistico dell'ente stesso, appena aggiornati al 2015. Per quest'anno la voce prestazioni agli invalidi civili assorbe una cifra che sfiora i 16 miliardi, con una crescita di oltre 300 milioni di euro rispetto al precedente. Nel 2004 le uscite si erano fermate a 8 miliardi e mezzo. Il numero complessivo dei trattamenti in essere è invece arrivato a circa 2,9 milioni, contro meno di 1,8 milioni nel 2002. L'aumento percentuale del 2015 rispetto all'anno precedente è dell'1,6 per cento, come media tra un Nord che viaggia al + 0,9 per cento, un Centro in cui la crescita è intorno al punto e mezzo percentuale e un Mezzogiorno che mostra un tasso di incremento superiore al 2;
   sono dinamiche che certo si possono, in parte, spiegare con le tendenze demografiche (l'invecchiamento della popolazione) ma che per altro verso stridono un po’ con i periodici annunci di riduzione della spesa e di contrasto all'uso improprio di questo strumento di welfare;
   a tal proposito si pensi che i carabinieri del comando provinciale di Napoli da settembre 2009 a oggi hanno arrestato 347 falsi invalidi e che ad Agrigento una decina di arresti e quasi trecento indagati nell'ambito dell'inchiesta denominata «La carica delle 104» ha fatto luce sul sistema illecito, che garantiva le false invalidità in cambio di denaro;
   si rileva che, l'accertamento dei requisiti sanitari è attribuito dalla legge 30 marzo 1971, n. 118 a commissioni provinciali ASL che per effetto dell'articolo 20 della legge 3 agosto 2009, n. 102, sono integrate – dal 1o gennaio 2010 – da un medico dell'INPS quale componente effettivo;
   con vari interventi normativi, sono state intraprese una serie di iniziative eccezionali per ridurre e contenere i costi economici e sociali connessi al fenomeno «falsi invalidi». Infatti, l'articolo 10, comma 4, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge 122 del 2010, ha previsto l'effettuazione di 250.000 verifiche straordinarie in materia di invalidità civile in ciascuno degli anni 2011-2012. Successivamente l'articolo 1, comma 109, della legge 228 del 2012 ha ulteriormente stabilito che l'INPS – nel periodo 2013-2015 – realizzi un ulteriore piano di 150.000 verifiche straordinarie annue, aggiuntive rispetto all'attività ordinaria, per accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nei confronti dei titolari di benefici di invalidità civile, cecità civile, sordità, handicap e disabilità;
   in merito a quanto appena riportato si ricorda che una sentenza del Tar del Lazio ha dichiarato illegittime le modalità con cui sono state portate avanti le verifiche straordinarie di invalidità e handicap nel biennio 2011-2012 Si tratta appunto della sentenza n. 3851 del 2014 che si riferisce ai piani di verifica degli anni tra il 2011 e il 2012 che, in sostanza, riconosce, che le modalità adottate dall'INPS per le verifiche straordinarie sono state illegittime e lesive dei diritti delle vere persone con disabilità –:
   se il Ministro interrogato ritenga che il contrasto agli abusi nel campo dell'invalidità civile debba essere perseguito con nuovi piani straordinari di intensificazione dei controlli che superino comunque le criticità rilevate dal Tar del Lazio;
   se non ritenga di valutare l'opportunità di assumere adeguate iniziative, strumenti normative e che cambino sostanzialmente le modalità di attribuzione dell'invalidità nel rispetto della persona ma anche nell'interesse della collettività.
(4-09234)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, GAGNARLI, L'ABBATE e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   nel nostro Paese per effettuare un'operazione di import/export, gli operatori debbono sottostare ad una procedura lenta e spesso farraginosa, poiché oltre alla dichiarazione doganale, devono presentare fino a 68 istanze ad altre 18 amministrazioni, trasmettendo ad ognuna informazioni e dati spesso identici per ottenere le autorizzazioni, i permessi, le licenze ed i nulla osta necessari, nella grande maggioranza dei casi rilasciati su carta;
   un tale meccanismo è in grado di funzionare solamente se è in essere un efficace coordinamento tra le amministrazioni coinvolte nel processo di sdoganamento, in assenza del quale costi e tempi della frammentazione ricadono sulle imprese;
   per agevolare le imprese e dare vita ad un meccanismo più agevole per il preliminare alle operazioni di import/export, già nel 2003 l'Agenzia delle dogane propose la norma istitutiva dello sportello unico doganale, inserita poi nella legge finanziaria per il 2004. La legge finanziaria per il 2004 stabilisce infatti che la dogana funga da punto di coordinamento e di controllo del complesso delle informazioni necessarie allo sdoganamento e demanda le modalità attuative dello sportello unico doganale al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 242 del 4 novembre 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 10 del 14 gennaio 2011;
   lo sportello unico doganale è stato attivato a luglio 2011 con le modalità transitorie previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 242 del 2010 attuativo dello sportello unico doganale, in attesa del completamento del «dialogo telematico» tra tutte le amministrazioni coinvolte nel processo di sdoganamento che avrebbe dovuto concludersi entro luglio 2014. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di fatto obbliga le 18 amministrazioni ad integrare i processi di competenza, di cui rimangono titolari, per offrire alle imprese una «interfaccia» unitaria che, a regime consentirà: la richiesta, il controllo e lo «scarico» delle certificazioni/nulla osta/autorizzazioni per via telematica e la «digitalizzazione» dell'intero processo di sdoganamento, compresi i segmenti di controllo di cui sono titolari amministrazioni diverse dall'Agenzia delle dogane;
   gli effetti di questa operazione consentiranno riduzione dei tempi e dei costi di sdoganamento, miglioramento della qualità dei controlli e conseguente riduzione dei costi per le amministrazioni;
   già nella fase transitoria lo sportello unico doganale dispiega sostanziali benefici in termini di trasparenza nell'esercizio dell'azione amministrativa fornendo «la carta dei servizi per l'intero processo di sdoganamento»;
   lo sportello unico doganale offre, quindi, un metodo operativo per giungere, nel breve periodo, a traguardi possibili solo attraverso la stretta collaborazione tra le amministrazioni per digitalizzare e integrare i procedimenti di rispettiva competenza;
   in relazione alla collaborazione con i 23 Ministeri attualmente esistenti in Italia, dal sito dell'Agenzia per le dogane si apprende che, al momento sono attivi solamente i tavoli funzionali-procedurali tra Agenzia e Ministero dello sviluppo economico, Ministero della salute, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:
   quali siano al momento le ragioni della mancata adesione del dicastero agricolo allo sportello unico doganale, considerato che il settore agroalimentare è uno dei più colpiti dal fenomeno della contraffazione e che potrebbe di certo beneficiare dei maggiori controlli garantiti dal sistema dello sportello. (5-05632)

Interrogazione a risposta scritta:


   REALACCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo l'ISMEA i prezzi sulla carne di coniglio praticati dalla grande distribuzione sono su livelli inferiori a quelli registrati nell'analogo periodo dell'anno 2014. Nei primi undici mesi del 2014 i consumi domestici di carne di coniglio registrano una lieve flessione in volume rispetto allo stesso periodo del 2013, a fronte di una contrazione più elevata della spesa segno di una diminuzione del prezzo medio unitario di acquisto;
   di fatto, da anni il costo di produzione resta proporzionalmente più alto del prezzo di mercato all'ingrosso. Sui banchi dei supermercati, invece, risulta addirittura quadruplicato. Eppure dietro fluttuazioni di mercato e strategie di marketing si nasconde una realtà poco compatibile con la vita naturale di questi animali. Milioni di conigli sono rinchiusi ogni anno e poi uccisi nelle batterie degli allevamenti europei. Pochi infatti conoscono la vita dei conigli di allevamento;
   l'Italia, assieme a Francia e Cina, si classifica tra i maggiori produttori mondiale di conigli da macellazione e il primo in Europa: il nostro Paese macella infatti circa 230 mila tonnellate di carne di coniglio all'anno, a cui corrispondono 100 milioni di conigli allevati ed uccisi ogni 12 mesi. Il 99 per cento della produzione è allevato in batteria. La filiera conta circa 8 mila allevamenti, di cui 2.500 intensivi, che producono il 65 per cento del totale e situati prevalentemente nel Settentrione d'Italia. Anche negli allevamenti italiani, i conigli sono costretti in gabbie metalliche, singole o collettive, con pavimento grigliato e rialzato. La filiera cunicola suggerisce come densità massima di allevamento 20 capi per metro quadrato: lo spazio in cui ogni coniglio vive per tutta la sua brevissima vita corrisponde dunque circa alle dimensioni di un foglio A4 senza possibilità di sdraiarsi, scavare, balzare, saltare. Tutti comportamenti naturali per questa specie;
   tra le 10 e le 33 settimane di età, i conigli vengono inviati al mattatoio. Il 30 per cento muore prima della macellazione pur con uso sistemico di farmaci antibiotici;
   sovente i conigli minano la loro sopravvivenza con veri e propri atti di lesionismo, come, ad esempio: strappandosi peli e ferendosi;
   in Germania, Belgio e perfino in Cina sono stati invece sperimentati nuovi spazi di allevamento che rispettano in tutto o per la maggior parte la dignità e le caratteristiche naturali dei conigli: maggiore spazio, possibilità di balzare, luce naturale, possibilità di sdraiarsi;
   è scientificamente provato che buone condizioni di allevamento incidono sensibilmente sulla salute e la qualità della carne macellata con evidenti benefici per il consumatore finale;
   la campagna di CIWF International, End the cage – Animali in gabbia. È ora di dire basta si propone di vietare l'uso delle gabbie negli allevamenti in tutta Europa. Ad iniziare da quelle utilizzate per allevare i conigli. La petizione CIWF Italia ha già raccolto nella penisola 90.000 firme –:
   quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di rendere obbligatori spazi di allevamento più adeguati alla salute e allo stato naturale degli animali da allevamento, bandendo in toto le gabbie intensive;
   se, compatibilmente con le esigenze di bilancio e le norme comunitarie sulla concorrenza, non intendano assumere iniziative, incentivare fiscalmente la conversione dei predetti allevamenti in allevamenti più rispettosi degli animali. (4-09230)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   SILVIA GIORDANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 17 marzo 2015 è stato presentato dal presidente Stefano Caldoro e dal suo consigliere per la sanità Raffaele Calabrò il piano di riordino della rete ospedaliera della regione Campania; durante la conferenza stampa di presentazione del suddetto piano il Pres. Stefano Caldoro ha affermato: «Oggi riapriamo gli ospedali che erano stati chiusi e previsti in chiusura nel 2010. Oggi abbiamo recuperato quasi mille posti letto rispetto a una battaglia che vedeva la Campania ingiustamente penalizzata, abbiamo recuperato risorse per aver eliminato gli sprechi, 230 milioni di avanzo che significa permettere a tutti questi ospedali e sono tanti»;
   «Una riorganizzazione generale che permette a tanti ospedali di non essere chiusi perché devono essere e rimanere presidi ospedalieri, fondamentali per la nostra rete di emergenza». «Guardiamo con fiducia al futuro per i nostri cittadini, per la nostra rete di eccellenza quella che dobbiamo mirare ad avere nei prossimi anni»;
   il presidente Caldoro ha concluso la conferenza stampa asserendo che «La politica deve restare fuori dalla sanità quando ci sono misure concrete e quando si toccano, si vedono, non facciamo promesse e non vogliamo farne». «Facciamo solo cose concrete e quando significa non chiudere strutture ospedaliera come quelle a Torre del Greco e Scafati»;
   l'articolo 2, comma 81, della legge n. 191 del 2009 prevede che i provvedimenti regionali di spesa e programmazione sanitaria, e comunque tutti i provvedimenti aventi impatto sul servizio sanitario regionale indicati nel piano in apposito paragrafo dello stesso, sono trasmessi alla piattaforma informatica del Ministero della salute. Il Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito dell'attività di affiancamento di propria competenza nei confronti delle regioni sottoposte al piano di rientro dai disavanzi, esprime un parere preventivo sui provvedimenti indicati nel piano di rientro;
   secondo quanto previsto dalla normativa sopra citata la riapertura di ospedali e unità operative annunciata in una conferenza stampa, del governatore Caldoro, è solo una proposta sottoposta al vaglio dei Ministeri competenti;
   gli ospedali di Torre del Greco e Scafati non sono stati riaperti il 17 marzo 2015;
   il 6 maggio 2015 il sito retenews24 pubblica un articolo in cui annuncia che in un carteggio riservatissimo, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) ha dato parere negativo al piano di riordino della rete ospedaliera dalla regione Campania e ordina di correggere la raffica di errori (e di «dati falsi») sugli standard, sui posti-letto, sui nosocomi da riaprire;
   il 7 maggio 2015 l'Agenas dichiara in una nota stampa «in merito alle notizie riportate oggi da organi di stampa, l'Agenas precisa di non avere formalizzato alcun parere che riguarda il riordino della rete ospedaliera della Regione Campania e che, comunque, le valutazioni di Agenas vengono sottoposte al ministero della Salute per la formulazione del parere definitivo. Rispetto alle notizie diffuse oggi – prosegue la nota – si precisa, inoltre, che i dati emersi dagli articoli di stampa sulla Campania non corrispondono ai contenuti della documentazione che è stata inviata all'Agenzia e che è, attualmente, sottoposta ad esame» –:
   se il suddetto piano sia stato presentato al Ministero della salute e all'Agenas;
   quale sia il punto attualmente raggiunto dall'Agenas, nell'iter di valutazione del piano di riordino della rete ospedaliera dalla regione Campania;
   se Agenas abbia vagliato il suddetto piano e se le risultanze siano state sottoposte al Ministero della salute per la formulazione del parere definitivo;
   in quali tempi il Ministro presumibilmente esprimerà un parere definitivo;
   se il Ministro ritenga che la rimodulazione dell'assetto della rete ospedaliera Campana risponda a requisiti di appropriatezza e congruenza con il piano di rientro, anche in virtù del perseguimento degli obiettivi di equilibrio economico e finanziario del bilancio regionale.
(3-01504)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   già lo scorso 27 febbraio il deputato interrogante aveva presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-08186, concernente le numerose segnalazioni riguardanti la distribuzione dei farmaci anti epatite di nuova generazione. Tali farmaci consentirebbero nel 90 per cento dei casi la remissione di questa insidiosissima patologia che colpisce 200 mila persone per la sola regione Campania e circa un milione e mezzo in Italia;
   in tale interrogazione, cui non è stata ancora data risposta, nonostante quanto previsto dall'articolo 134 del Regolamento della Camera dei deputati, si denunciava l'elevato costo delle cure che, se rapportato con l'esiguità delle risorse stanziate, ha consentito la somministrazione di tali farmaci a un numero molto ridotto di pazienti;
   apprendiamo da fonti di stampa, che il sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello su questa vicenda starebbe indagando contro ignoti ipotizzando i reati di omissione di cure e lesioni colpose;
   sarebbero almeno tre i punti da chiarire: in primo luogo c’è l'aspetto del costo pattuito dallo Stato italiano con l'azienda farmaceutica Gilead per ogni singolo trattamento;
   c’è, inoltre, una seconda questione da approfondire: nella legge di stabilità lo Stato italiano ha previsto di spendere un miliardo di euro per questi trattamenti nel biennio 2015-16, però i fondi non sarebbero ancora arrivati alle regioni, molte delle quali a inizio 2015 non avevano ancora avviato le cure;
   in terzo luogo, occorre accertare se i centri autorizzati per la prescrizione del farmaco stiano rispettando le linee guida dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa);
   secondo quanto dichiarato dal presidente dell'associazione di pazienti Epa C onlus, vi sarebbe una eccessiva lentezza delle cure, dal momento che le segnala- zioni danno solo 4-5 mila trattamenti in corso, mentre i pazienti con cirrosi sono 20-25 mila e l'obiettivo dovrebbe essere quello di trattare tutti i cirrotici entro fine anno, in modo che nessuno muoia più di epatite C –:
   se il Ministro della salute sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga doveroso intervenire con gli strumenti a sua disposizione — con particolare riferimento alla determinazione dei livelli essenziali di assistenza, di cui alla lettera m) del secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione — per ripristinare una situazione che consenta una adeguata tutela della salute senza creare discriminazione tra regioni e tra soggetti e che elimini le possibilità di un alternativo mercato nero, di liste di accesso per privilegiati che potrebbero incentivare la corruzione e la speculazione a danno della salute, scongiurando anche il rischio del contenzioso delineato in premessa;
   se il Ministro della salute non ritenga di attivarsi con la massima urgenza per:
    a) avviare le opportune trattative con le case farmaceutiche produttrici di questo innovativo farmaco salvavita per ottenere una convenzione e/o uno sconto sul prezzo di vendita;
    b) ottenere, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, un significativo aumento delle risorse a disposizione, anche in considerazione del risparmio prodotto in capo al Servizio sanitario nazionale dalla guarigione di un numero così elevato di malati;
    c) più in generale, rimuovere tutti gli ostacoli che attualmente impediscono l'immediato accesso ai nuovi farmaci per la cura epatite C, affinché il trattamento possa essere accessibile a tutti i malati consentendo così di procedere immediatamente alla somministrazione dei farmaci per tutti i casi conclamati di epatite C. (4-09233)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RICCIATTI, AIRAUDO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, DURANTI, DANIELE FARINA, FERRARA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, MARCON, ZACCAGNINI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, PLACIDO, QUARANTA, SANNICANDRO, SCOTTO e ZARATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Mercatone Uno una società attiva nel settore dell'arredo e prodotti per la casa, per diversi anni considerata leader di mercato e modello imprenditoriale vincente;
   l'azienda nata in Emilia Romagna dall'iniziativa imprenditoriale di Romano Cenni, azionista di maggioranza della società Mercatone Uno Holding s.p.a, e nel corso dei trent'anni di attività ha sviluppato una presenza capillare sul territorio nazionale, con 79 punti vendita e 3.071 lavoratori impiegati;
   a causa del crollo dei consumi il gruppo ha assistito, negli ultimi anni, all'erosione del fatturato, sceso a poco più di mezzo miliardo, a fronte di debiti che ammonterebbero a circa 425 milioni di euro (Il Sole 24 Ore, 9 aprile 2015);
   nell'impossibilità di far fronte alla crisi con mezzi di gestione ordinaria, nel gennaio 2015 l'azienda ha presentato presso il tribunale di Bologna domanda prenotativa di ammissione al concordato preventivo;
   successivamente, il 7 aprile 2015, il Ministro dello sviluppo economico ha firmato il decreto per l'amministrazione straordinaria del gruppo, ai sensi del decreto-legge n. 347 del 2003 (cosiddetta legge Marzano), relativo alle società del gruppo M. Business, M. Estatate, Mercatone Uno Services, Mercatone Uno Logistics, Mercatone Uno Trading e Mercatone Uno Finance, nominando tre commissari straordinari: Vincenzo Tassinari, Ermanno Sgaravato e Stefano Coen (Corriere di Bologna, 8 aprile 2015);
   l'11 maggio 2015 stato siglato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali un accordo tra i sindacati di categoria Fisascat Filcams Uiltucs ed i commissari straordinari sull'accesso alla cassa integrazione straordinaria che riguarda, con decorrenza dal 7 aprile 2015, i 3.071 lavoratori dei 79 negozi della rete vendita. Inoltre, data l'impossibilità del gruppo di anticipare l'erogazione dell'ammortizzatore sociale, per l'intera durata dell'amministrazione straordinaria, stato stabilito che sarà l'Inps a provvedere direttamente al pagamento (Ansa, 11 maggio 2015);
   il 13 maggio 2015 il sottosegretario per lo sviluppo economico Simona Vicari ha reso noto, nel corso di una interrogazione parlamentare in Commissione attività produttive, che i commissari di Mercatone Uno intendono procedere alla immediata pubblicazione di un avviso esplorativo per la raccolta di manifestazioni di interesse, al fine della individuazione del migliore perimetro della vendita che, secondo la normativa di riferimento, dovrà essere effettuata nelle forme dell'evidenza pubblica (agenzia Dire, 14 maggio 2015) –:
   quali iniziative di politica industriale si intendano assumere per incentivare potenziali acquirenti ad investire nella società Mercatone Uno Holding s.p.a ai fini del suo rilancio produttivo e del conseguente mantenimento dei livelli occupazionali.
(5-05642)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Dall'Osso e altri n. 7-00600, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 febbraio 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Baroni.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Scagliusi e altri n. 5-05203, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Spadoni.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Liuzzi n. 5-05421 del 22 aprile 2015;
   interrogazione a risposta scritta Melilla n. 4-09048 del 5 maggio 2015;
   interpellanza Martella n. 2-00962 del 12 maggio 2015;
   interpellanza Palazzotto n. 2-00971 del 13 maggio 2015.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Prodani e altri n. 3-01480 del 6 maggio 2015 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05628.

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Zaratti e altri n. 7-00687 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 429 del 18 maggio 2015.
  Alla pagina 25267, prima colonna, dalla riga decima alla riga undicesima deve leggersi: «passati alla gestione diretta da parte della stessa regione» e non come stampato.