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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 24 aprile 2015

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    dal rapporto 2014 Waste watcher – knowledge for Expo più di 8 miliardi di euro di cibo all'anno vengono gettati nella spazzatura;
    nonostante gli italiani abbiano diminuito gli sprechi domestici, ancora oggi ogni cittadino butta nella spazzatura 76 chili di prodotti alimentari. Anche secondo un'indagine della Coldiretti, divulgata in occasione della giornata di prevenzione dello spreco alimentare in Italia istituita dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sei italiani su dieci (il 60 per cento) nel 2014 hanno sprecato di meno;
    anche a causa della crisi il 75 per cento fa la spesa più attentamente, il 56 per cento utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37 per cento riduce le quantità acquistate, il 34 per cento guarda con più attenzione la data di scadenza e l'11 per cento dona in beneficenza;
    a livello mondiale un terzo del cibo prodotto viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate, che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame cronica, secondo l'analisi della Coldiretti su dati Fao;
    gli sprechi alimentari hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei Paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo;
    vi è un poi dato preoccupante: da uno studio effettuato dagli esperti dell'Osservatorio nutrizionale Grana padano i bambini italiani in sovrappeso sono il 30 per cento, i bambini obesi il 15 per cento, con un totale complessivo di bambini con peso in eccesso del 45 per cento e capire l'importanza di una sana alimentazione è il primo passo da compiere;
    l'indagine dell'Osservatorio ha valutato le abitudini alimentari, l'attività fisica e i dati antropometrici di 2.062 bambini e ragazzi di età compresa fra i 6 e i 13 anni, di cui 1.390 in età fra 6-10 anni e 672 in età compresa tra 11-13 anni, confermando una tendenza negativa sull'eccesso di peso dei bambini, che vede l'Italia ai primi posti della classifica europea, nonostante il nostro Paese sia rinomato nel mondo per la dieta mediterranea e stia preparando l'Expo 2015 proprio sul tema dell'alimentazione;
    dall'indagine emerge che i bimbi più piccoli (6-10 anni) consumano meno frutta e verdura dei bambini più grandi e, in particolare, introducono significativamente meno legumi, pomodori, broccoli, cavolfiore, cavoletti, carote, zucchine, fagiolini, peperoni e verdure verdi (spinaci, bieta, coste ed altro), ma anche meno frutta (mele, anguria e melone);
    emerge, inoltre, che i più piccoli consumano poco pesce rispetto ai ragazzi più grandi (circa la metà);
    l'alimentazione ha assunto nella società in cui si vive oggi un ruolo fondamentale nella determinazione della qualità della vita;
    l'educazione alimentare, in età scolare, rappresenta lo strumento essenziale per la prevenzione e la cura di malattie e, quindi, contribuisce al mantenimento di uno stato di salute ottimale e offre anche moltissimi spunti di crescita personale, culturale ed umana, nella prospettiva della formazione della personalità nelle sue diverse dimensioni (fisica, affettiva, sociale, morale, intellettuale, spirituale ed estetica);
    per gli alunni imparare a costruire un corretto rapporto con il cibo è essenziale, anche per una vita sana in età adulta, e in tale prospettiva il momento scolastico assume particolare importanza, con il duplice obiettivo, nutrizionale ed educativo, di ruolo primario per la salute, il benessere fisico e la socializzazione dei giovani;
    è importante riconoscere l'importanza dell'alimentazione, riportare le abitudini del bambino alla piramide alimentare, far conoscere la composizione e il valore nutritivo degli alimenti anche attraverso la lettura delle etichette, far conoscere l'importanza e la funzione dei vari alimenti (ad esempio, storia del grano e dei suoi derivati, il latte e i suoi derivati e altro), far sviluppare nell'adolescente un comportamento responsabile nella scelta dei cibi e far conoscere gli effetti di un'alimentazione eccessiva o insufficiente e le varie patologie legate all'alimentazione (celiachia e altre allergie e intolleranze alimentari, diabete, obesità e altro) e, di conseguenza, promuovere anche la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare;
    attribuire valore al cibo e ristabilire l'importanza della sua qualità potrebbe forse far riscoprire e riapprezzare l'identità umana e sociale,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative affinché nel primo e nel secondo ciclo di istruzione vengano impartite le conoscenze relative alla corretta alimentazione attraverso la disciplina denominata «educazione alimentare»;
   ad assumere iniziative volte a prevedere nelle scuola dell'infanzia che tale acquisizione venga realizzata mediante appositi percorsi formativi finalizzati all'insegnamento dell'importanza dell'alimentazione e della funzione dei vari alimenti;
   a sensibilizzare e promuovere, anche attraverso campagne mediatiche, l'utilizzo corretto degli alimenti, per bambini ed adulti, al fine di poter sviluppare nella collettività un comportamento sempre più responsabile nella scelta dei cibi, in maniera tale da far conoscere gli effetti di un'alimentazione eccessiva o insufficiente e le varie patologie legate all'alimentazione (celiachia e altre allergie e intolleranze alimentari, diabete, obesità e altro) e, di conseguenza, promuovere la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare.
(1-00834) «Rostellato, Artini, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Segoni, Turco».


   La Camera,
   premesso che:
    in Europa e in Nord America si stima che i consumatori buttino via tra i 95 e i 115 chili pro capite di cibo l'anno. La Fao stima che a livello mondiale la quantità di cibo che finisce tra i rifiuti ammonti a 1,3 miliardi di tonnellate e che 925 milioni di persone nel mondo sono a rischio di denutrizione. La popolazione mondiale ipernutrita è pari a quella sottonutrita e denutrita;
    nell'Unione europea oltre 79 milioni di persone vivono ancora al di sotto della soglia di povertà, mentre 18 milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari. Al contempo, le percentuali degli sprechi alimentari sono così ripartite: il 42 per cento dalle famiglie, il 39 per cento dai produttori, il 5 per cento dai rivenditori e il restante 14 per cento dal settore della ristorazione;
    nel nostro Paese, ogni famiglia butta tra i 200 grammi e i 2 chilogrammi di alimenti ogni settimana e ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani 8,7 miliardi di euro, circa 7,06 euro settimanali a famiglia;
    è indispensabile fin dai primi anni di scuola promuovere dei modelli di consumo alimentare sani, sostenibili e responsabili, sensibilizzando i ragazzi alla necessità etica, prima ancora che economica, di una lotta allo spreco alimentare laddove gli squilibri relativi al diritto all'accesso al cibo sono ormai sempre più inaccettabili, sia a livello nazionale che planetario;
    sotto questo aspetto, quindi, la scuola può e deve avere un ruolo importantissimo per contribuire alla formazione di consumatori consapevoli. Consapevoli dello stretto legame tra qualità del cibo, un'alimentazione sana e la propria salute, nonché quanto le scelte alimentari siano strettamente connesse alla tutela dell'ambiente e del territorio. Consapevoli che scegliere prodotti locali, privilegiando la filiera corta, riduce i costi di trasporto e, quindi, le emissioni di anidride carbonica e sostiene l'economia locale; così come scegliere produzioni biologiche significa optare per prodotti più sani con evidenti benefici ambientali connessi, tra l'altro, al mancato utilizzo di prodotti chimici in agricoltura e altro;
    è, peraltro, evidente come quanto sopra esposto debba essere coerente e, quindi, accompagnato con politiche nazionali e comunitarie volte a incentivare l'alimentazione di qualità ed avviare efficaci iniziative normative per contrastare lo spreco alimentare: dalle vendite con ribasso del cibo prossimo a scadenza alla donazione dei prodotti invenduti, all'introduzione di criteri premianti negli appalti pubblici dei servizi di ristorazione collettiva per chi distribuisce gratuitamente le eccedenze;
    il 16 dicembre 2014 la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha approvato il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla povertà e il disagio minorile. Nel documento si segnala, tra l'altro, la diffusione di due fattori di rischio molto significativi per la salute dei minori: l'obesità e il sovrappeso;
    detti fattori di rischio risultano strettamente correlati al concetto di povertà come assenza o carenza di opportunità e ciò comporta, tra l'altro, che il divario sociale si traduca in un divario di salute che, nonostante i progressi della medicina e i livelli di offerta sanitaria nel nostro Paese, non risulta ancora colmato;
    dai dati 2014 risulta che i bambini in sovrappeso sono il 20,9 per cento e i bambini obesi sono il 9,8 per cento, compresi i bambini severamente obesi, che da soli sono il 2,2 per cento. Il suddetto documento conclusivo evidenzia che le regioni del Sud – sulla base di uno studio condotto dal Ministero della salute che ha riguardato i bambini di età tra 8-9 anni che frequentano la terza elementare – hanno una quota decisamente più alta di cittadini obesi o in sovrappeso, quindi a rischio di ammalarsi di diabete. Alcune regioni evidenziano, in questa fascia d'età, un 40 per cento di soggetti in condizioni di sovrappeso; e una gran parte degli obesi si trovano proprio nelle regioni del Sud. «Nelle regioni del Sud, quindi, tende ad affermarsi un modello nutrizionale sempre più simile a quello esistente nei Paesi del Sud del mondo, in cui si abbandona la tradizione alimentare nazionale a favore di un consumo eccessivo del cosiddetto junk food, il cibo ipercalorico a scarso valore nutrizionale, che però vanta un costo basso»;
    si evidenzia, inoltre, come la pubblicità di cibi «spazzatura» (junk food), rivolta ai bambini e non solo, contribuisce all'eccessivo consumo di snack nell'alimentazione quotidiana che ha snaturato la cultura del rispetto e della conservazione del cibo, che è stata falsata dalle multinazionali nella composizione dei valori nutrizionali, come, per esempio, nell'alterazione del contenuto dei grassi, degli zuccheri e del sale, al fine di rendere il cibo «appetitoso» e maggiormente prossimo al consumo immediato;
    è, peraltro, indispensabile prestare maggiore attenzione ai crescenti disturbi del comportamento alimentare. Spesso i primi sintomi di questi disturbi insorgono proprio in età evolutiva;
    nel corso degli ultimi anni si è registrato un aumento del tasso di incidenza e, contemporaneamente, un abbassamento dell'età di insorgenza di questi fenomeni. Il fatto che questi disturbi non riguardino più solo gli adolescenti, ma che si stiano diffondendo anche in età pre-adolescenziale, rende fondamentale il ruolo che può essere svolto dalle scuole;
    una corretta educazione alimentare attraverso un'appropriata conoscenza dei principi alimentari e la promozione di un sano rapporto con il cibo aiuterebbero i ragazzi a sviluppare consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza e li accompagnerebbe verso un equilibrato sviluppo e benessere psico-fisico. Sotto questo aspetto, progetti nelle scuole, iniziative e campagne di sensibilizzazione dovrebbero servire a prevenire anche queste patologie, sempre più diffuse ma spesso taciute;
    l'Organizzazione mondiale della sanità ha recentemente emanato le linee guida sull'assunzione dello zucchero presente negli alimenti. Le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità riguardano l'assunzione di monosaccaridi (glucosio e fruttosio) e disaccaridi (saccarosio), aggiunti ad alimenti e bevande, e di zuccheri naturalmente presenti in miele, sciroppi, succhi di frutta e concentrati di succhi di frutta e prevedono la limitazione dell'assunzione di zuccheri semplici (quali quelli tipici delle merendine) al 10 per cento del fabbisogno calorico giornaliero, con l'esortazione a ridurre ulteriormente questa soglia a meno del 5 per cento. E questo con particolare attenzione ai più giovani;
    a parere del Ministero della salute italiano, che a quanto risulta è l'unico Paese dell'Unione europea a essersi dichiarato in disaccordo con dette raccomandazioni, le linee guida appaiono eccessivamente restrittive, soprattutto allorché propongono una riduzione del consumo di zuccheri semplici al di sotto del 5 per cento;
    come riportato anche dalle agenzia di stampa, il 19 novembre 2014 il Ministro Beatrice Lorenzin, parlando a margine della seconda conferenza internazionale sulla nutrizione, dichiarava riguardo alle nuove raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità sullo zucchero: «No a diktat senza base scientifica. È un'aggressione alle nostre tradizioni dolciarie (...) Dobbiamo fare esattamente l'opposto, cioè proporre il modello della dieta mediterranea, educare famiglie e bambini in età scolare a mangiare bene e anche a fare una giusta attività fisica. Ma non è facendo questo tipo di divieti che noi costruiamo la cultura dell'alimentazione»;
    un'ulteriore criticità, emersa nel corso dell'indagine conoscitiva sulla povertà e il disagio minorile sopra citata, ha riguardato le mense scolastiche, che spesso risultano scarsamente accessibili ai minori che vivono in nuclei familiari con difficoltà economiche. Sotto questo aspetto è stata sottolineata l'opportunità di offrire un servizio gratuito alle famiglie e ai bambini in condizioni di povertà certificata. Chiaramente questo tema si inserisce nella complessa questione delle risorse destinate alla scuola,

impegna il Governo:

   a introdurre, fin dalla scuola dell'obbligo, programmi di studio di educazione alimentare che si riconnettano anche alla gestione ecosostenibile delle risorse naturali, attraverso un approccio multidisciplinare alle diverse tematiche relative al cibo, in quanto strettamente connesse ad ambiti quali lo spreco alimentare, la salute, l'agronomia, il benessere animale, l'ambiente e la biodiversità, l'economia;
   ad avviare, comunque quanto prima, apposite campagne informative nelle scuole, rivolte a genitori e alunni, sulla conoscenza e sensibilizzazione degli squilibri esistenti a livello internazionale e nel nostro Paese sull'accesso al cibo e sullo spreco alimentare, nonché sull'educazione al cibo di qualità e a una produzione alimentare ecosostenibile;
   a prevedere l'avvio di progetti e campagne di sensibilizzazione nelle scuole sui disturbi del comportamento alimentare, che troppo spesso insorgono proprio nell'età evolutiva, per favorire un'appropriata conoscenza dei principi alimentari e la promozione di un sano rapporto con il cibo, nonché per sviluppare consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza, accompagnandoli verso un equilibrato sviluppo e benessere psico-fisico;
   a incentivare, per quanto di competenza, la diffusione di orti didattici fin dalle scuole d'infanzia statali e paritarie degli enti locali, quali strumenti didattici con cui i bambini possono imparare la coltura di ortaggi e frutti, piantare i semi e vederli gradualmente trasformarsi in piante, imparando ad osservare la natura, i suoi ritmi, il ciclo delle stagioni, e raccogliere e consumarne i prodotti;
   ad adottare opportune iniziative normative, in accordo con gli enti territoriali, volte a privilegiare l'utilizzo dei prodotti biologici nelle mense scolastiche e degli alimenti a filiera corta, in conseguenza della loro migliore qualità e dei loro maggiori benefici ambientali;
   ad avviare efficaci iniziative in ambito scolastico volte a disincentivare, soprattutto tra i più giovani, il consumo eccessivo del cosiddetto junk food (cibo «spazzatura»), cibo ipercalorico e a scarso valore nutrizionale;
   a predisporre più efficaci iniziative normative per la lotta alla deprivazione alimentare, per contrastare lo spreco alimentare, favorendone il recupero e prevedendo adeguati strumenti normativi volti ad incentivare la donazione dei prodotti alimentari invenduti, la vendita con ribasso del cibo prossimo a scadenza, nonché a introdurre criteri premianti negli appalti pubblici dei servizi di ristorazione collettiva per chi distribuisce gratuitamente le eccedenze a cittadini indigenti, anche attraverso enti non profit;
   a garantire, d'intesa con gli enti territoriali, il servizio della mensa scolastica gratuito per le famiglie e i bambini in condizioni di povertà certificata;
   a recepire le raccomandazioni contenute nelle linee guida emanate dall'Organizzazione mondiale della sanità sulla riduzione dello zucchero presente negli alimenti, con particolare riferimento ai bambini/consumatori.
(1-00835) «Giancarlo Giordano, Pannarale, Nicchi, Franco Bordo, Zaccagnini, Scotto, Pellegrino, Zaratti, Matarrelli».


   La Camera,
   premesso che:
    l'obesità rappresenta il più comune disordine nutrizionale nel mondo occidentale e la sua prevalenza è in progressivo aumento, tanto da indurre l'Organizzazione mondiale della sanità ad utilizzare la definizione di pandemia;
    i bambini in sovrappeso o obesi, tra 0 e 5 anni, censiti a livello mondiale dall'Organizzazione mondiale della sanità, sono aumentati dai 31 milioni del 1990 ai 44 milioni nel 2012. Le tendenze del fenomeno indicano ancora un rapido aumento ed a livello globale si stima che nel 2025 i bambini con tale disturbo potranno raggiungere circa i 70 milioni, la maggior parte dei quali sarà concentrata nei Paesi in via di sviluppo. In Italia, i dati 2014 del sistema di sorveglianza nazionale del Ministero della salute mostrano che i bambini in sovrappeso sono il 20,9 per cento, mentre i bambini obesi sono il 9,8 per cento;
    la dieta non sana è uno dei principali fattori di rischio per le malattie non trasmissibili, come l'obesità, ed i rischi presentati da una cattiva alimentazione iniziano già durante l'infanzia, accumulandosi poi nel corso della vita. Questi disturbi alimentari hanno anche un considerevole peso economico sulla spesa sanitaria; in Europa, infatti, si stima che obesità e sovrappeso siano responsabili, per una quota che può arrivare fino all'8 per cento, della spesa sanitaria totale per costi diretti;
    il percorso per combattere il sovrappeso e l'obesità, in particolare quella infantile, per giungere ad uno stile di vita corretto, non può non passare attraverso l'educazione alimentare nella scuola. L'ambiente scolastico è, infatti, il luogo in cui la maggior parte dei bambini e degli adolescenti trascorre buona parte della giornata; le sue finalità educative, le regole organizzative e la scansione della vita scolastica si prestano alla realizzazione di interventi di promozione della salute, ma purtroppo queste materie sono spesso tralasciate e non trovano sufficiente spazio nella scuola italiana;
    alcune proposte di legge e mozioni depositate in Parlamento affrontano l'argomento dell'educazione alimentare per contrastare i disturbi alimentari (si vedano la proposta di legge atto Camera n. 2904 o la mozione n. 1-00744);
    anche l'industria alimentare, in questo scenario, può svolgere un ruolo attivo nel contrastare l'insorgere dell'obesità, riducendo i grassi saturi, gli zuccheri ed i sali negli alimenti ed anche prevedendo un marketing responsabile, con un'attenzione particolare verso bambini e adolescenti. Le forme di marketing alimentare rivolte ai bambini sono, infatti, molto diffuse a livello planetario, in particolare la pubblicità televisiva;
    in Italia, né il codice di autoregolamentazione tv e minori, né la legge n. 122 del 1998, né la successiva «legge Gasparri», né il recente codice di consumo hanno dettato disposizioni specificamente rivolte alla regolamentazione della pubblicità di prodotti alimentari. Pertanto, si fa riferimento alle normative comunitarie che definiscono principi, parametri minimi e disposizioni specifiche a tutela dei minori, come il divieto di inserire la pubblicità nei programmi di cartoni animati;
    nel nostro Paese, tuttavia, si sono riscontrati numerosi casi di violazione evidente di tali disposizioni comunitarie, come il passaggio di spot durante la trasmissione di cartoni animati, la pubblicizzazione di birra o bevande analcoliche energetiche con alto tenore di caffeina nella fascia protetta;
    nel settore privato, come si evince dalla risoluzione WHA63.14 dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2010, sono già stati compiuti dei passi in avanti verso la riduzione della commercializzazione di alimenti ad alto contenuto di grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri liberi e sali oltre, che di bevande non alcoliche ai bambini, ed in molti Paesi membri dell'Organizzazione mondiale della sanità sono già in vigore alcune norme applicate al marketing alimentare rivolto ai bambini. In Australia, per esempio, è vietata la pubblicità diretta ai giovani sotto i 14 anni, in Olanda il limite è portato a 12 anni ed in Svezia i personaggi dei cartoon non possono pubblicizzare alimenti per bambini;
    i grassi vegetali, contenuti negli snack e nei dolci, insieme a zuccheri, sodio, coloranti e conservanti, possono essere considerati tra i principali responsabili dell'obesità infantile; in particolare, una percentuale molto alta di questi prodotti è realizzata con olio di palma che contiene dal 45 al 55 per cento di grassi saturi a catena lunga, come l'acido palmitico, e favorisce l'aumento dei livelli di colesterolo;
    sempre in merito alle cattive abitudini alimentari, si segnala la grande diffusione dei distributori automatici, dove acquistano 23 milioni di italiani, tra i quali ben 10 milioni regolarmente, che, pertanto, necessita di un'innovazione e regolamentazione più rigida, soprattutto nei luoghi frequentati da bambini, che punti a privilegiare prodotti naturali, di stagione e made in Italy, con obiettivi salutistici ma anche di formazione;
    bisogna, inoltre, considerare che il consumo di alimenti di origine animale, legato al modello culturale ed economico dei Paesi industrializzati, è destinato a crescere, con implicazioni sulla salute, sulla spesa sanitaria, sull'ambiente e sulla sicurezza alimentare, considerato che, secondo i dati Fao, nel 2050 la popolazione arriverà oltre i 9 miliardi di persone, con il conseguente problema di raddoppiare la produzione globale di cibo, mentre le risorse sostenibili sono limitate;
    dagli anni ’60, infatti, l'Italia ha visto quasi triplicare i propri consumi di carne, da 31 a 87 chili nel 2011, contrariamente alle raccomandazioni delle linee guida internazionali sulla salute e alle indicazioni dell'equilibrata dieta mediterranea; il tutto senza considerare, tra le altre cose, che la produzione di alimenti di origine animale e, quindi, l'impatto delle scelte alimentari, oltre che sulla salute, pesano fortemente su diversi aspetti ambientali;
    in Italia sono diverse le iniziative messe in atto per implementare l'educazione alimentare nelle scuole, partendo anche da iniziative, promosse a livello comunitario, come le attività collegate al progetto «Frutta nelle scuole», al quale il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha recentemente destinato specifici fondi per la realizzazione di azioni di formazione rivolte agli insegnanti delle scuole primarie che hanno aderito al programma. Si tratta di seminari gratuiti per insegnanti che affiancheranno i docenti nel percorso di conoscenza dei prodotti;
    tali iniziative, tuttavia, non appaiono una misura sufficiente per la formazione completa degli insegnanti, che andrebbe, piuttosto, affrontata con apposite iniziative legislative, né tantomeno per una reale sensibilizzazione degli alunni e delle loro famiglie, anche considerando che l'educazione alimentare tocca diversi aspetti della vita: da un rapporto diretto tra cittadino e cibo, fino al rapporto tra consumo di cibo e tutela dell'ambiente,

impegna il Governo:

   a promuovere l'educazione alimentare e motoria nelle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado, attraverso percorsi rivolti ad alunni e docenti inseriti in modo coordinato nelle attività didattiche e formative dei minori e contenenti informazioni su: apparato digerente e gusto, principi e funzioni nutrizionali, etichette, funzione sociale del cibo, piramide alimentare, suddivisione dei pasti, conservazione degli alimenti, provenienza degli alimenti, importanza dei prodotti tipici, biologici, chilometro zero e chilometro utile, igiene della persona, pericolosità di alimenti e bevande che hanno uno scarso apporto nutrizionale, stile di vita attivo, piramide dell'attività fisica, apparato locomotore, attività sportiva;
   a prevedere programmi di educazione alimentare che contemplino anche l'insegnamento del corretto equilibrio tra consumo e rispetto del cibo, per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia e dei loro impatti ambientali ed economico-sociali, anche al fine di dimostrare come rendere più sostenibile l'acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale degli alimenti;
   a prevedere l'applicazione, a livello nazionale, di standard nutrizionali minimi che i cibi somministrati nelle mense scolastiche ed erogati attraverso distributori automatici, nelle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado, devono rispettare;
   a sostenere e promuovere nell'ambito dell'educazione alimentare la riduzione del consumo di alimenti di origine animale, indirizzando le scelte alimentari, a cominciare dalle scuole e dai giovani, verso modelli culturali, economici e sociali sostenibili e responsabili;
   a garantire nelle mense scolastiche, di tutti i livelli e gradi, un'adeguata disponibilità di menù privi di qualsiasi alimento di origine animale e a introdurre, per un giorno a settimana, la somministrazione solo di menù privi di alimenti di origine animale;
   ad avviare tutte le iniziative di propria competenza, di concerto con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, per prevedere l'esclusione dagli appalti delle mense pubbliche di istituti scolastici, ospedali e aziende pubbliche, nonché dei distributori automatici in essi collocati, di ditte fornitrici di prodotti a base di olio di palma;
   a valutare l'opportunità di introdurre, posta la presenza delle sole disposizioni comunitarie, norme più restrittive applicate al marketing alimentare rivolto ai bambini, comprese le pubblicità inserite all'interno di trasmissioni esclusivamente dedicate ai minori, prendendo come esempi i casi dell'Australia, Olanda e Svezia, nonché promuovendo campagne di sensibilizzazione per mezzo di specifici spot sugli organi di stampa mainstream e/o con pubblicità progresso in tv per educare ad una sana alimentazione;
   a promuovere accordi con l'industria alimentare nazionale volti a contrastare l'insorgere dell'obesità, attraverso la progressiva riduzione del contenuto di grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri liberi e sali negli alimenti, con particolare attenzione ai prodotti maggiormente consumati dai minori, e ad assumere eventuali iniziative, anche di carattere normativo, per limitare la vendita di gadget associata agli alimenti per colazione e merende dedicate specificamente ai più piccoli;
   ad assumere iniziative, per quanto di propria competenza, per prevedere un sistema di etichettatura chiaro per i prodotti alimentari commercializzati in Italia contenenti grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri e sali liberi, specie per quelli consumati dai minori.
(1-00836) «Gagnarli, Massimiliano Bernini, Busto, Mantero, Simone Valente, Benedetti, Gallinella, L'Abbate, Lupo, Parentela, Lorefice».


   La Camera,
   premesso che:
    la salute è un puzzle composto da educazione alimentare, fisica e mentale;
    lo spreco di cibo nella società è sempre più alto e sempre meno sostenibile. L'Expo 2015 che si terrà a Milano proporrà, con il tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita», di affrontare il tema della nutrizione per l'uomo ed affermare il diritto ad un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra;
    il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha pubblicato nel 2011 le «Linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana», valutando come prioritario l'impegno della scuola di ogni ordine e grado rispetto all'educazione alimentare. Le istituzioni scolastiche, infatti, possono assolvere al compito di guidare un processo positivo di educazione alimentare per il loro radicamento territoriale, il dialogo e come presidio costante per un percorso formativo che conduca gli alunni ad un'alimentazione sana e sicura;
    nel nostro Paese, a partire dagli anni ’90, si sono sviluppati, soprattutto nella popolazione giovanile, problemi legati a cattive abitudini alimentari. Infatti, è aumentato il numero di giovani in sovrappeso o con problemi di obesità. Ciò è particolarmente grave, soprattutto se si pensa al possibile incremento delle malattie cronico-degenerative che possono derivare da tale stile di vita. Nonostante dal 2008 a oggi sia diminuito il numero dei bambini di età intorno agli 8-9 anni in sovrappeso o obesi, permangono, tuttavia, elevati livelli di eccesso ponderale, che pongono l'Italia ai primi posti in Europa per sovrappeso ed obesità infantile. Risulta, altresì, che i genitori non sempre hanno un quadro corretto dello stato ponderale del proprio figlio: dai dati 2014 (tratti da «OKkio alla salute», sistema di sorveglianza attivato dal Ministero della salute) emerge che tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 38 per cento non ritiene che il proprio figlio sia in eccesso ponderale e solo il 29 per cento pensa che la quantità di cibo da lui assunta sia eccessiva. Inoltre, solo il 41 per cento delle madri di bambini fisicamente poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga una scarsa attività motoria; le persone sedentarie e in sovrappeso possono diventare più resistenti agli effetti dell'insulina, con le ovvie conseguenze che creano un circolo vizioso sull'ulteriore sovrappeso;
    risulta, quindi, fondamentale prestare attenzione alla qualità del cibo ed adottare corrette pratiche alimentari, anche attraverso la promozione di un cambiamento dei comportamenti che può essere favorito da politiche di sensibilizzazione e di educazione alla corretta nutrizione in tutte le fasi della vita;
    non basta porre attenzione a quello che si mangia, ma anche a come si mangia e nel progetto di educazione alimentare i giovani debbono comprendere quante e quali varianti facilitano o rendono più difficile l'assimilazione del cibo. Stare a tavola serenamente e correttamente contribuisce a mangiare meglio; lo stress, ad esempio, nella società moderna ha forti implicazioni sulla vita, anche per i ragazzi. Quando si è sotto stress alcune sostanze nutritive vengono esaurite più velocemente e le reazioni da stress in genere ostacolano i processi di digestione e assorbimento;
    è, altresì, necessario favorire l'orientamento a modelli nutrizionali più sani, anche attraverso la predisposizione di campagne informative rivolte ai cittadini per promuovere stili di vita basati sull'attività fisica e lo sport, favorendo, dunque, l'informazione in merito all'origine degli alimenti, alla tracciabilità dei prodotti agricoli e circa l'importanza dello sviluppo delle produzioni biologiche ed integrate;
    in questi anni insegnanti più attenti al tema della corretta nutrizione hanno elaborato del materiale didattico, frutto della collaborazione interdisciplinare con nutrizionisti, pedagogisti e psicologi, per giungere ad una corretta educazione alimentare anche attraverso comportamenti corretti, che favoriscano nei bambini una maggiore assunzione di ortaggi, legumi e frutta. Gli alunni, attraverso un metodo induttivo, ossia passando dalla pratica alla teoria, vengono messi in condizioni di sviluppare più facilmente conoscenza e consapevolezza di una cultura della qualità, privilegiando una didattica legata al concreto, al fare, all'assaggiare, sviluppando il piacere di sperimentare cose nuove;
    sulla base di tali considerazioni, sarebbe, pertanto, opportuno introdurre nelle scuole l'insegnamento dell'educazione alimentare, indispensabile per chi si occupa in prima persona dell'istruzione degli studenti, con attività mirate ad individuare particolari tematiche concernenti gli aspetti sociali e culturali legati all'alimentazione, evidenziando i rischi legati all'obesità;
    l'Italia attraverso programmi («Guadagnare salute») e piani nazionali (piano nazionale della prevenzione) ha rafforzato le azioni volte alla promozione di stili di vita sani, sviluppando interventi diretti a modificare i comportamenti individuali non salutari ed a creare condizioni ambientali che favoriscano corretti stili di vita,

impegna il Governo:

   ad introdurre nelle scuole del nostro Paese l'insegnamento dell'educazione alimentare attraverso esperienze concrete che facilitino l'acquisizione di corretti stili di vita, al contempo favorendo un sano esercizio fisico, anche attraverso il gioco e specifiche attività sportive, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, per evitare che la sedentarietà contribuisca ad aggravare una condizione di cattiva nutrizione, per eccesso o per altre ragioni;
   a favorire iniziative in cui i ragazzi possano scoprire insieme ai loro insegnanti i luoghi dove si può trovare il cibo e capire come si passa dai prodotti naturali alla loro trasformazione: la natura, la bottega, la cucina e la tavola, luoghi scelti perché vicini al loro immaginario e al loro vissuto, per approfondire i principi nutrizionali di base e le sane regole alimentari, aiutandoli anche a scoprire come riutilizzare materiali e ingredienti, imparando a dare il giusto peso anche a quello che sembra poco, in linea con la sfida lanciata da Expo Milano 2015;
   ad effettuare campagne di sensibilizzazione dirette a far conoscere alle famiglie l'importanza di un'alimentazione sana, corretta ed equilibrata per assicurare che il comportamento individuale dei soggetti sia rivolto a scelte di vita salutari.
(1-00837) «Binetti, Dorina Bianchi, Calabrò, Roccella».


   La Camera,
   premesso che:
    in Puglia, nei territori delle province di Brindisi, Taranto e, in particolare, Lecce, sono andate distrutte intere coltivazioni di ulivi a causa della presenza di un batterio originario della California chiamato «Xylella Fastidiosa»; tale parassita, difficile da eliminare, è giunto in Italia con l'importazione di piante ornamentali di caffè infette, provenienti dall'America centrale e, purtroppo, ha colpito le distese di uliveti di cui la Puglia è ricca, mettendo i coltivatori nelle condizioni di doverli sradicare e bruciare in quanto pericolosi anche per la fauna;
    il batterio è stato trasmesso dalla «cicala sputacchina» che è un insetto ad apparato pungente-succhiatore che, una volta assorbita la linfa delle piante, la trasporta su altri fusti e li contagia; il ceppo di batterio che ha devastato gli ulivi in Puglia è in grado di attaccare anche altre piante come il ciliegio, il mandorlo, l'oleandro e alcune ornamentali;
    l'unico rimedio ad oggi conosciuto per eliminare il parassita pare sia il taglio radicale del tronco e l'estirpazione delle radici stesse: le ripercussioni negative sull'agricoltura pugliese risultano evidenti e si tradurranno in un danno inestimabile; inoltre, il rischio di diffusione non riguarda solo la Puglia: il batterio, infatti, potrebbe diffondersi anche in altre zone d'Italia producendo gli stessi effetti disastrosi con un reale pericolo per tutta la penisola;
    l'epidemia si è purtroppo diffusa in tutto il Sud della Puglia, ma il solo Salento registra circa un milione di piante infettate da Xylella. Sembra che gli alberi più deboli e predisposti al «disseccamento rapido» siano i più antichi e che anche le piante più giovani e resistenti siano destinate ad essere incenerite. Gli agricoltori sperano solo nella ricerca. Ma lo stato della ricerca in agricoltura è sconfortante;
    l'ultimo dramma è la contrapposizione tra chi teme l'ulteriore avvelenamento della campagna con gli insetticidi e chi spinge per usarli come arma falsamente letale. In realtà, il processo distruttivo in atto dovrebbe contenere già in sé un nucleo fondante di un nuovo modello, con individui «innovatori» ma col cuore antico, capaci di coniugare tensione morale e competenze tecnico-aziendali;
    con quasi 500 milioni di tonnellate, l'Italia rappresenta il secondo produttore mondiale (dopo la Spagna) di olio d'oliva, costituendo uno dei prodotti più importanti del «made in Italy» agroalimentare, i cui importanti risvolti socioeconomici si esprimono in particolare nei territori del Sud del Paese, dove tale coltura è principalmente presente. L'olivicoltura rappresenta infatti uno dei comparti più rilevanti del sistema agricolo pugliese, contribuendo nel 2013 all'11,6 per cento – pari a 522 milioni di euro — del valore complessivo della produzione agricola della regione e al 30 per cento del valore della produzione olivicola italiana;
    per quanto riguarda la superficie interessata dall'olivicoltura, in Puglia risultano in produzione circa 375.000 ettari a olivo (pari al 32 per cento delle superfici olivicole nazionali e al 41 per cento delle superfici delle regioni meridionali);
    inoltre, per quanto attiene al tessuto imprenditoriale, l'olivicoltura è realizzata in Puglia da circa 270.000 imprese agricole pari al 22 per cento delle aziende olivicole italiane, dove si rileva anche come la superficie media per azienda coltivata a olivo (1,4 ettari) sia sensibilmente superiore alla media nazionale. Rispetto alla dimensione provinciale, la superficie investita è così ripartita: Bari 26 per cento, Lecce 24 per cento, Brindisi 17 per cento, Foggia 14 per cento, Taranto 10 per cento e Barletta-Andria-Trani 9 per cento;
    nel panorama olivicolo nazionale, la Puglia si contraddistingue anche per l'olio a denominazione di origine protetta (DOP Terra di Bari) con il fatturato più elevato in Italia (28 milioni di euro), rappresentando al contempo il 35 per cento del fatturato complessivo degli oli extravergine a marchio DOP e IGP italiani (Ismea-Qualivita);
    infine, per quel che riguarda gli scambi internazionali di settore, l'olio di oliva rappresenta il terzo prodotto pugliese più esportato (dopo ortofrutta e conserve vegetali), per un valore di circa 106 milioni di euro, pari a quasi il 9 per cento dell’export di olio dall'Italia (1,2 miliardi di euro di olio d'oliva esportato nel 2012);
    le province di Lecce, Brindisi e Taranto, per le condizioni climatiche particolarmente favorevoli allo sviluppo vegetativo delle piante, sono caratterizzate da un numero elevato di vivai che producono per la maggior parte piante ornamentali ma anche piante da frutto come drupacee olivo, vite e altro;
    il numero complessivo di vivaisti presenti nella sola provincia di Lecce è di circa 140 di cui circa 40 producono solo vite egli altri altre tipologie di piante e tra questi molti coltivano piante ospiti di Xylella fastidiosa;
    sin dal primo mese dal ritrovamento (ottobre 2013) della Xylella fastidiosa nelle zone del Gallipolino sono state riscontrate difficoltà da parte dei vivaisti a commercializzare le piante sia per obblighi di divieto imposti dalle norme regionali inizialmente e da quelle comunitarie e nazionali successivamente, sia per preoccupazione degli acquirenti locali regionali, nazionali e internazionali sulla possibile diffusione del batterio nei propri territori;
    la Francia ha adottato misure, considerate in linea con la legislazione dell'Unione europea, contro la diffusione della «Xylella fastidiosa» che prevedono il blocco delle importazioni delle piante dalla Puglia e da altre zone colpite dal batterio; il decreto firmato dal Ministro dell'agricoltura francese, Stephane le Foll, in vigore dal 4 aprile 2015, vieta l'importazione di 102 tipi di piante vive dal territorio pugliese e di quelle piante contaminate dal batterio e inibisce gli scambi intra-europei con la Puglia con il conseguente rafforzamento di un piano di controllo su tutto il territorio transalpino;
    di fatto, ad eccezione di alcune piante, la maggior parte dei contratti già in corso sono stati sospesi e le vendite si sono quasi azzerate. Il riconoscimento anche da parte della Commissione europea della esclusione della vite dalle infezioni di Xylella fastidiosa ha consentito ai vivaisti viticoli, concentrati essenzialmente nella zona di Otranto ritenuta fino alla metà del 2014 zona indenne, di poter commercializzare le barbatelle anche fuori della provincia di Lecce;
    l'impatto che si è verificato nella sospensione delle vendite è stato particolarmente grave ed economicamente rilevante per diversi motivi; l'elevata quantità di piante giacenti nei vivai ha necessità di essere mantenuta in ottima vegetazione con grosse spese di mantenimento senza però alcun ricavo per la vendita. Per molte tipologie di piante la permanenza nel vivaio di 1-2 anni oltre il necessario non consente la vendita delle stesse, in quanto non più commerciabili, per cui si ha una perdita totale dei costi sostenuti. Le piante ritenute ospiti di Xylella fastidiosa non potranno più essere commercializzate in quanto non rispettano più i requisiti previsti dalla normativa e pertanto vanno distrutte. Va rilevata la necessità, di fare elevati investimenti per la realizzazione di serre conformi ai requisiti tecnici previsti dalle norme per potere ottenere le autorizzazioni del servizio fitosanitario. Si registra l'assenza totale di acquirenti sia nell'interno della provincia che al di fuori della stessa in quanto le informazioni su tale emergenza fitosanitaria che vengono giornalmente diffuse dai mass media hanno sensibilizzato ormai tutto il mondo sulla possibile diffusione del batterio tramite movimentazione di piante infette;
    oltre alla perdita delle piante e al mancato ricavo per l'assenza delle vendite, va considerato l'enorme indotto socio-economico che interessa tutto il settore vivaistico: migliaia di lavoratori impegnati nelle operazioni di cura delle piante; centinaia di trasportatori che giornalmente movimentano piante ornamentali e frutticole, migliaia di punti vendita di piccoli e grandi garden che sono economicamente in regressione, tantissimi giardinieri e addetti del settore del verde urbano pubblico e privato che hanno ridotto notevolmente le proprie attività lavorative,

impegna il Governo:

   ad affrontare e a risolvere con immediatezza la fase di crisi economica degli agricoltori e dei vivaisti che, rispettivamente, con l'abbattimento delle piante di olivo e con la sospensione o l'annullamento dei contratti e delle forniture, perdono la loro fonte di reddito e di sopravvivenza;
   ad incentivare la ricerca per studiare il patogeno, l'insetto vettore, ed individuare ogni misura idonea prevenire e curare gli ulivi e le altre specie vegetali attaccate dalla Xylella fastidiosa mediante progetti che mettano in rete tutti gli istituti di ricerca operanti a livello nazionale e internazionale, salvaguardando l'aspetto paesaggistico, ambientale e produttivo dei territori colpiti, caratterizzati nelle zone delle province di, Lecce, Brindisi e Taranto, da oliveti secolari, da oliveti produttivi e da vegetazione spontanea colpita dal batterio;
   ad assumere iniziative per prevedere per tutti gli agricoltori danneggiati dalla Xylella fastidiosa, la sospensione dell'IMU agricola, nonché la proroga delle scadenze delle rate di credito agrario di esercizio e di miglioramento e di credito ordinario dalle imprese agricole;
   a disporre le opportune iniziative per escludere dal patto di stabilità interno le somme impegnate dagli enti locali per la realizzazione degli interventi di competenza e obbligatori per fronteggiare l'emergenza fitosanitaria della Xylella fastidiosa;
   a definire ed attuare un piano di certificazione delle produzioni vivaistiche in grado di verificare tutte le produzioni, in modo da certificare l'assenza del patogeno prima di ogni movimentazione di materiale vivaistico da evitare qualsiasi blocco di esportazioni, e riconoscere incentivi e sovvenzioni a tutti che aderiscono al protocollo di certificazione delle produzioni vivaistiche;
   ad adoperarsi, in particolare in sede comunitaria, per realizzare un regime di aiuti destinati a finanziare piani di intervento per l'emergenza fitosanitaria in relazione a tutte le specie vegetali ospiti del batterio «Xylella fastidiosa», che preveda specifiche misure sovvenzionate, quali prestazioni di assistenza tecnica, misure di prevenzione della fitopatia, misure combinate di prevenzione della fitopatia e di compensazione, in relazione al valore dei raccolti distrutti e dei frutti pendenti non raccolti e/o delle piante arboree estirpate;
   ad adottare ogni opportuna iniziativa, per quanto di competenza, affinché siano previste, nell'ambito del PSR Puglia 2014-2020, ancora in corso di istruttoria presso l'Unione europea, per tutti gli agricoltori o comunque produttori agricoli potenzialmente a rischio, specifiche misure per il finanziamento delle attività di prevenzione e di ripristino del potenziale produttivo ridottosi a causa dell'infezione causata dalla Xylella fastidiosa, nonché per la certificazione di tutte le aziende anche vivaistiche che oggi sono esposte a rischi economici molto importanti, come per esempio accaduto per il settore delle barbatelle o il settore florovivaistico;
   ad adoperarsi anche a livello europeo per individuare, in particolare nell'ambito del programma HORIZON 2020, le risorse necessarie per finanziare la ricerca e l'innovazione per affrontare e superare l'emergenza connessa al diffondersi della Xylella fastidiosa.
(1-00838) «Palese».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   a seguito della crisi industriale di Indesit Company, a giugno 2013 è stato avviato un piano di salvaguardia e razionalizzazione dell'assetto industriale della società;
   il 3 dicembre 2013, presso il Ministro dello sviluppo economico si è tenuto un incontro riguardante l'esame della situazione della società Indesit nel quale è stato firmato un accordo con la società, la regione Campania, la regione Marche, Confindustria Ancona, Confindustria Caserta e le rappresentanze nazionali e territoriali di FIM, CISL, FIOM, CGIL, UILM, UIL, UGL metalmeccanici; tale accordo prevedeva un piano industriale triennale dell'azienda con tre punti: innovazione e ricerca; sistema di governo e gestione centrale; riorganizzazioni delle produzioni;
   quest'ultimo punto assegnava a Caserta la funzione di polo produttivo dell'incasso nel freddo e nei piani di cottura a gas prevedendo investimenti pari a 10,3 milioni di euro; il Ministero dello sviluppo economico si era impegnato ad utilizzare strumenti idonei (anche con contratti di sviluppo) finalizzati a supportare gli investimenti previsti nel piano industriale, al fine di consolidare produzione e occupazione;
   a seguito dell'acquisizione, nel luglio 2014, di Indesit da parte della Whirlpool Corporation – multinazionale statunitense leader mondiale nella produzione di elettrodomestici – è stato presentato, alle associazioni sindacali, nei giorni scorsi, il piano industriale che prevedrebbe, secondo quanto dichiarato dall'azienda, investimenti per 500 milioni di euro, il rafforzamento del ruolo dell'Italia quale polo per la ricerca e sviluppo, volumi di produzione totali in Italia in crescita, la creazione a Fabriano (Ancona) del più grande stabilimento in Europa per la produzione di piani cottura e il rafforzamento a Cassinetta (Varese) del più grande polo europeo dei prodotti a incasso;
   a fronte dell'ingente somma di investimenti in Italia, il piano industriale preannuncia anche accorpamenti produttivi e chiusure di stabilimenti che determinano importanti ricadute in termini occupazionali; in particolare, è prevista la chiusura di tre siti produttivi e 1.350 esuberi di cui 1.200 nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca;
   i lavoratori interessati dal riassetto organizzativo, a fronte della prevista chiusura dello stabilimento di Carinaro (Caserta), di Albacina (Ancona) e del centro ricerca e sviluppo di None (Torino), hanno messo in atto sit-in di protesta bloccando la produzione;
   il Governo ha chiesto e ottenuto l'impegno dell'azienda a rispettare quanto stabilito nell'accordo del 2013 sull'acquisizione della Indesit che escludeva qualsiasi licenziamento unilaterale fino al 2018;
   è necessario scongiurare la chiusura dello stabilimento di Carinaro di Caserta per evitare l'ulteriore riduzione della base industriale di una delle più importanti regioni del Mezzogiorno;
   secondo dichiarazioni del Ministro interpellato, il piano «presenta aspetti positivi come i nuovi investimenti per mezzo miliardo di euro e il rientro in Italia di alcune linee di produzione dall'estero e aspetti fortemente negativi e inaccettabili come l'importante numero di esuberi, concentrati soprattutto sullo stabilimento di Caserta sul quale pesa la pesante crisi produttiva ereditata dalla Indesit. Il Governo si è pertanto impegnato ad attivare fin da subito un confronto che porti a tutelare al massimo la salvaguardia dell'occupazione e dei siti produttivi del gruppo Whirlpool-Indesit in Italia» –:
   quali siano le intenzioni del Governo e le iniziative in itinere intraprese per verificare il contenuto e gli obiettivi del piano industriale del gruppo Whirlpool, al fine di tutelare e salvaguardare i posti di lavoro e la piena occupazione dei siti produttivi, e scongiurare la chiusura degli stabilimenti in particolare quello di Carinaro (CE), che ad oggi impiega circa 800 lavoratori.
(2-00946) «Sgambato, Maestri, Manfredi, Bossa, Tino Iannuzzi, Paris, Bratti, Palma, Giorgio Piccolo, Dell'Aringa, Murer, Covello, Salvatore Piccolo, Impegno, Migliore, Valiante, Famiglietti, Carloni, Amendola, Giovanna Sanna, Tartaglione, Paola Boldrini, Francesco Sanna, Rostan, Currò, Pagani, Mura, Camani, Naccarato, D'Arienzo, Miccoli, Sbrollini, Valeria Valente, Di Salvo».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il lieve incremento nella crescita economica dell'eurozona di questo ultimo periodo viene fatto passare come un grande e duraturo successo collegato alle politiche di austerità dai «policymaker di Berlino e Bruxelles che si attaccano ai deboli segni vitali di Spagna e Irlanda per confermare che l'amara medicina a base di consolidamento fiscale e riforme strutturali ha funzionato come previsto», ma secondo Philippe Legrain, ex assistente economico di Barroso, quello in atto sarebbe un modesto miglioramento, probabilmente transitorio, e soprattutto non dipendente dalle politiche imposte dalla Germania;
   Legrain fa notare che, anche se, secondo alcune stime, l'economia dell'eurozona potrebbe ora crescere dell'1,6 per cento annuo, registrando un incremento rispetto allo 0,9 per cento del quarto trimestre del 2014, parlare di «ripresa» non è del tutto corretto, visto che «si tratta di un risveglio molto più lento che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna», che «l'economia dell'eurozona è diminuita del 2 per cento rispetto a sette anni fa» e, soprattutto, che «il sollievo è destinato a durare poco»;
   visto che il miglioramento è strettamente legato a fattori come la diminuzione dei prezzi del petrolio, l'euro «debole» e il quantitative easing della Banca centrale europea, secondo l'economista, c’è da considerare che l'incremento una tantum derivante dal calo dei prezzi del petrolio si sta già sgonfiando, mentre gli effetti di una moneta più competitiva sono destinati a essere molto più deludenti del previsto, per vari motivi: prima di tutto il fatto che le esportazioni dell'eurozona dipendono sempre più dalle catene di fornitura globali, e quindi una valuta più economica dà meno impulso di prima; poi la stagnazione della domanda globale e il fatto che, comunque, le esportazioni rappresentano solo un quinto dell'economia dell'eurozona, mentre la domanda interna rimane debole; e, infine, il fatto che, secondo il modello della Bce, il deprezzamento dell'euro nell'anno passato, pari al 10 per cento (in termini effettivi reali), farà aumentare la crescita quest'anno di un mero 0,2 per cento;
   per quanto riguarda i vantaggi del quantitative easing, secondo Legrain, anche questi «sono destinati a rivelarsi effimeri», perché «il declino dei costi di finanziamento dei governi non darà un forte impulso alla crescita visto che le norme Ue precludono un'espansione fiscale», e inoltre, la situazione dei prestiti è sostanzialmente ferma;
   Legrain è del tutto contrario all'idea, molto diffusa nei media, che l'espansione relativamente rapida di Spagna e Irlanda sia da imputare alla ricetta tedesca del consolidamento fiscale e delle misure volte ad aumentare la competitività dell’export: secondo l'economista la Spagna non è certo un esempio di aggiustamento fiscale ben riuscito, al contrario, la sua ripresa avrebbe coinciso con l'allentamento della rigida austerità imposta nel 2011-13, che ha incoraggiato le famiglie a spendere di più, malgrado la stagnazione dei salari, e nonostante ciò, l'economia del paese ha perso il 5,7 per cento rispetto a sette anni fa, con il 23,7 per cento degli spagnoli — uno su due tra i giovani — disoccupato, mentre un numero molto maggiore ha abbandonato la forza lavoro; per quanto riguarda l'Irlanda, nonostante si tratti dell'economia Ue che ha registrato la crescita più rapida lo scorso anno, grazie alla «cura tedesca» avrebbe un'economia diminuita rispetto a prima della crisi, il tasso di disoccupazione a due cifre, la domanda interna ancora depressa, con il conto del salvataggio bancario di 64 miliardi di euro, ingiustamente imposto ai 2,2 milioni di contribuenti irlandesi, che continua a incombere sul Paese;
   come era stato sottolineato dall'interrogante con l'atto numero 4-08294 ancora privo di risposta, i Paesi che obbediscono alle regole della Troika sono proprio quelli che presentano le condizioni peggiori sia in termini di performance economica (crescita, occupazione e altro) che di andamento del debito pubblico, analisi, questa, riportata anche da diverse fonti di stampa di grande rilievo come l’Economist;
   in un suo recente articolo, l'economista professore della New York University Nouriel Roubini ha scritto che rispetto alla ripresa dell'eurozona, «una crescita robusta e sostenuta presenta ancora molti ostacoli» tra cui l'impostazione della politica fiscale, che continua ad essere troppo restrittiva, in buona parte a causa del rifiuto della Germania di adottare uno stimolo fiscale;
   secondo Roubini anche la politica monetaria della Bce, vista come risolutiva della crisi dell'eurozona e che punta ad indebolire ulteriormente l'euro, avrebbe dei rischi non trascurabili poiché «assume le fattezze di una politica beggar-they-neighbour, e rischia di determinare tensioni commerciali e valutarie nei confronti degli Stati Uniti e degli altri partner commerciali dell'Europa –:
   se il Governo sia al corrente della interpretazione distorta che i policymaker di Berlino e Bruxelles danno e comunicano della lieve ripresa economica dell'eurozona di cui in premessa, a dimostrazione della loro volontà di proseguire con l'imposizione del regime di austerity che sta strangolando la nostra economia e se non consideri, dunque, urgente attivarsi per promuovere con ogni strumento a disposizione la revisione dei trattati internazionali che dettano tali regole deleterie, prima che sia troppo tardi;
   quali iniziative il Governo abbia intenzione di porre in essere per far ripartire l'economia del nostro Paese, visti gli evidenti limiti dei fattori positivi da cui dipende il lieve miglioramento della situazione della zona euro e la loro transitorietà, in modo da strutturare un percorso di ripresa più stabile e a lungo termine;
   in quale modo il Governo si stia attivando per valorizzare e far fruttare il più possibile questo lieve incremento della crescita economica, per svilupparne appieno le potenzialità, anche in considerazione del concreto rischio che abbia una breve durata, come illustrato in premessa. (4-08931)


   VACCA, COLLETTI e DEL GROSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   per consentire la prosecuzione del vigente piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della regione Abruzzo, con delibera del Presidente del Consiglio del 23 luglio 2014, è stato nominato il Presidente pro-tempore della regione Abruzzo dottor Luciano D'Alfonso quale commissario ad acta per la prosecuzione del Piano di rientro;
   secondo quanto riportato dalla stampa il 19 novembre 2014 i consiglieri regionali Domenico Pettinari del Movimento 5 Stelle e Lorenzo Sospiri di Forza Italia hanno inoltrato una richiesta scritta al commissario ad acta della sanità abruzzese per richiedere dei chiarimenti in merito alla procedura di acquisto di immobili ad opera della ASL di Pescara;
   nello specifico la missiva segnalava che in data 16 maggio 2014 la ASL di Pescara con protocollo n. 1234/STP ha emesso un bando avente per oggetto l'acquisizione di locali da destinare ad uffici amministrativi e tecnici dello staff. I consiglieri contestavano la spesa milionaria che la ASL avrebbe dovuto sostenere per l'acquisizione di un immobile nonostante le evidenti carenze strutturali e tecnologiche dei presidi ospedalieri della ASL di Pescara;
   il 24 febbraio 2015, durante il consiglio regionale a Pescara, come riportato anche dagli organi di stampa, il presidente della regione Luciano D'Alfonso ha assicurato che avrebbe bloccato, anche attraverso canali fiduciari, l'acquisto di mura di cui la ASL di Pescara non ha bisogno;
   secondo quanto riportato dalla stampa, il 16 febbraio 2015 la ASL di Pescara avrebbe sottoscritto l'atto d'acquisto di un immobile in seguito alla caparra di 30 mila euro, autorizzata con una delibera della asl del 15 dicembre 2014, mentre il 9 febbraio 2015, con un'altra delibera, sarebbero state dettate le direttive per il restante versamento di 2,77 milioni di euro;
   la vicenda è stata anche oggetto di una puntata di una popolare trasmissione televisiva, Striscia la notizia, sembra evidente come le rassicurazioni del Presidente della regione Abruzzo del 24 febbraio 2015 siano state tardive, in quanto l'immobile, al momento del suo interessamento, sarebbe stato già venduto;
   dall'interpellanza al presidente del consiglio regionale dell'Abruzzo si apprende che, oltre all'onere per l'acquisto, la ASL Pescara dovrebbe affrontare costi suppletivi come individuati dalla delibera n.1357 del 1o dicembre 2014, avente per oggetto «l'adozione del piano triennale degli investimenti 2015-2017 i cui costi di ristrutturazione dell'immobile da destinarsi a centro direzionale-uffici amministrativi venivano stimati in euro 4.000.000 di euro;
   in una situazione di disavanzo delle strutture sanitarie come quella abruzzese è necessario, oltre al Piano di rientro, essere prudenti con gli investimenti e gli acquisti, onde evitare che la situazione debitoria peggiori –:
   se non ritengano opportuno, per i profili di competenza, verificare se l'acquisto dei locali da parte della ASL di Pescara sia compatibile con l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari e se il comportamento del commissario ad acta sia stato confacente all'incarico affidatogli. (4-08935)


   PRATAVIERA, MATTEO BRAGANTINI e CAON. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   dal 1o maggio 2014 ha preso l'avvio il piano nazionale Garanzia Giovani, piano attuativo del programma europeo – Youth Guarantee – istituito con raccomandazione del Consiglio europeo del 22 aprile 2013, diretto a fronteggiare con misure straordinarie il fenomeno della disoccupazione giovanile, mediante il (Fondo sociale europeo (FSE 2014-2020) e i 6 miliardi di euro dell'iniziativa per l'occupazione giovanile di cui possono beneficiare 20 Stati membri con regioni in cui la disoccupazione supera il 25 per cento;
   nell'ambito di tale programma l'Italia si è impegnata a mobilitare 1,5 miliardi di euro (da spendere nel biennio 2014-2015), risorse derivanti da diverse fonti, tra cui 1,1 miliardi di euro a valere sul bilancio europeo (iniziativa a favore dell'occupazione giovanile e Fondo sociale europeo), oltre al co-finanziamento nazionale posto al 40 per cento. L'Italia è il secondo maggiore destinatario di finanziamenti per l'occupazione giovanile, con più di 530 milioni di euro che dovranno confluire in una strategia unitaria condivisa tra Stato, regioni e altri soggetti pubblici e privati. La quasi totalità delle risorse sarà direttamente gestita dalle regioni, nell'ambito della cornice nazionale, definita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, garante della strategia europea;
   l'obiettivo della Garanzia Giovani è quello di supportare iniziative, a livello nazionale e territoriale, volte a favorire l'occupazione giovanile e a offrire a coloro che non studiano, non lavorano e che non sono impegnati in attività di formazione (cosiddetti neet), opportunità di orientamento, formazione, apprendistato, tirocinio, autoimprenditorialità, mobilità professionale in Italia e all'estero, inserimento nel mercato del lavoro e nel servizio civile;
   in considerazione delle peculiari caratteristiche del mercato del lavoro italiano, l'Italia ha scelto, mediante il piano nazionale di attuazione approvato dalla Commissione europea, di estendere tali interventi alle persone fino a 29 anni di età (il programma europeo prevede fino a 25 anni);
   a un primo bilancio del piano di attuazione della Garanzia Giovani si evidenziano luci ed ombre;
   è di questi giorni la notizia, apparsa su diversi giornali nazionali, che, numerosi stagisti, pur avendo iniziato da mesi, il percorso formativo non hanno ancora percepito alcun compenso;
   così, la «Repubblica degli Stagisti», testata giornalistica on line, ha fatto un focus approfondendo la questione del rimborso in diverse regioni;
   nelle Marche, nel Lazio, in Basilicata e in Sardegna la situazione è purtroppo simile con numerosi ritardi nei rimborsi. La «Repubblica degli Stagisti» si è dunque rivolta all'Inps per chiedere conto delle ragioni che stanno lasciando centinaia di ragazzi senza compensi, ma due settimane di contatti email e telefonici con la direzione centrale entrate e con il personale dell'ufficio stampa dell'Inps sembrano non essere bastati: le spiegazioni purtroppo non sono ancora arrivate;
   nelle Marche i primi tirocinanti di Garanzia Giovani hanno iniziato a settembre 2014: l'iniziativa lì prevede che ricevano 500 euro al mese, rimborsati dall'Inps ogni 2 mensilità. Ma già a gennaio centinaia di ragazzi segnalavano di non essere stati ancora rimborsati;
   anche in Sardegna, i primi dei 2 mila tirocini extracurriculari previsti sono stati avviati da diversi mesi, ma i tirocinanti aspettano ancora i rimborsi spese. Per ora sono partiti i tirocini dei partecipanti iscritti al programma fino al 25 novembre. Anche la Sardegna ha affidato all'Inps l'erogazione del rimborso qualcosa non ha funzionato;
   anche in Basilicata i primi tirocini sono stati attivati alla fine dell'anno scorso. Ai ragazzi che usufruiscono di Garanzia Giovani spettano 450 euro mensili lordi a cui l'azienda ospitante può aggiungere ulteriori benefit. L'erogazione avrebbe dovuto avvenire ogni due mesi. Ma anche in questa regione si sono verificati ritardi. Tra l'altro, alcuni ragazzi hanno pubblicato sul gruppo Facebook il testo di una email che la Regione ha inviato ai partecipanti a Garanzia Giovani in tirocinio il 24 marzo: «I termini potrebbero slittare dato che la Regione inoltra i dati all'Inps che direttamente eroga il contributo»; si legge «Una volta inoltrate le informazioni, la Regione delega le procedure di pagamento al suddetto ente che svolge in autonomia i processi. Una volta ricevuto il primo pagamento la procedura è automatizzata e costante senza ulteriori slittamenti»;
   mentre per le regioni del Nord dove i tirocini sono stati istituiti e dove i rimborsi sono quasi in linea con i tempi, resta comunque da capire la ragione per la quale in Lazio, Basilicata, Sardegna e nelle Marche si stiano verificando questi ritardi, che mettono in grande difficoltà i giovani stagisti e che ovviamente contribuiscono ad aumentare la diffidenza e la delusione nei confronti dell'intera iniziativa Garanzia Giovani –:
   alla luce delle considerazioni sopra esposte, quali iniziative concrete i Ministri interrogati, per le parti di competenza, intendano assumere al fine di verificare, con il supporto dell'INPS, le cause che hanno determinato i ritardi e quali iniziative urgenti ritengano di adottare per farvi fronte;
   quali strumenti, anche di natura normativa, intendano assumere affinché i giovani che partecipano al programma non debbano subire ulteriori aggravi dovuti a ritardi nei rimborsi dei tirocini. (4-08936)


   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni, mentre Padoan a New York proclamava che il debito pubblico italiano non si sarebbe mai più alzato, la Banca d'Italia ha annunciato il suo nuovo record raggiunto quest'anno di 2.169 miliardi;
   l'anno scorso il Ministro Padoan, che ha dichiarato di considerare questo aumento del debito, solo una fase di stabilizzazione o consolidamento, aveva presentato il suo DEF dichiarando un aumento dello 0,8 per cento di Pil, ma a fine anno il risultato invece è stato un -0,3 per cento: questa differenza di 1,1 per cento di Pil è stato un errore che è costato 17 miliardi;
   per il DEF 2015 il Governo ha «previsto» un aumento del Pil più contenuto, stimando una crescita dello 0,7 per cento: però il valore tendenziale di Pil è dello 0,6 per cento e questo 0,1 per cento di differenziale equivarrebbe a 1,6 miliardi di euro, cifra che è stata presentata alla stampa e dunque all'opinione pubblica, come «tesoretto», ma che in realtà è solo virtuale, come sottolineato anche dal SOLE24ORE che lo ha definito un’«arma di distrazione di massa», e non sarebbe comunque una cifra certa visto che si tratta di uno scostamento su una previsione fatta in aprile per la fine dell'anno che potrebbe facilmente essere errata, soprattutto considerando che i Def di aprile sono spesso troppo ottimistici sui saldi (vengono chiamati ormai «libri dei sogni»), e in merito al Pil, hanno sbagliato di ben 14 punti negli ultimi sette anni;
   secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, la stima di crescita dell'Italia per il 2015 è dello 0,5 per cento contro lo 0,7 per cento appena indicato nel Documento di economia e finanza, e se entro la fine dell'anno la crescita dovesse attestarsi su questo valore stimato dal Fondo monetario internazionale, l'Italia dovrebbe dire addio al «tesoretto» di cui il Governo ha parlato tanto in questi giorni;
   l'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) si è di recente espresso in una sua nota sulla procedura di validazione del quadro macroeconomico tendenziale, sottolineando che la previsione del Ministero dell'economia e delle finanze sulla dinamica dei consumi delle famiglie sembra essere «relativamente ottimistica» poiché si basa su due fattori ovvero la crescita dei consumi e l'aumento dell'occupazione, che il Ministero dell'economia e delle finanze stima in modo diverso, molto più ottimistico, rispetto agli altri previsori, e l'effetto negativo dell'aumento delle aliquote dell'IVA sulla crescita dei consumi delle famiglie, che tende invece a sottostimare;
   inoltre, sempre nella sua nota di cui sopra, l'Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea come le previsioni del Ministro dell'economia e delle finanze si basino su ipotesi che riguardano variabili esogene internazionali: «per l'intero periodo 2015-2019, un livello del prezzo del petrolio che si manterrebbe intorno ai 57 dollari e un tasso di cambio dell'euro sul dollaro stabile su valori di 1,07/1,08», ipotesi che l'Ufficio parlamentare di bilancio commenta dicendo che «l'ipotesi di stabilità a medio termine del prezzo del petrolio sui livelli attuali ha notevoli margini di incertezza, considerate soprattutto le tensioni geopolitiche che coinvolgono molti dei Paesi produttori. Le stesse tensioni potrebbero anche frenare la domanda mondiale e quindi mettere a rischi le ipotesi sulla dinamica del commercio internazionale. Infine, vi è incertezza sulla tempistica ed effettiva dimensione dell'impatto sul tasso di cambio degli strumenti di politica monetaria attivati dalla BCE nonché della possibile evoluzione della politica monetaria in altre aree, in particolare gli Stati Uniti»;
   anche secondo le simulazioni realizzate dall'Istat per valutare il quadro programmatico del DEF «i rischi relativi al quadro programmatico contenuto nel DEF sono prevalentemente concentrati sul proseguimento delle condizioni favorevoli del commercio internazionale e del tasso di cambio nel 2016»;
   durante la sua audizione in Parlamento la Corte dei Conti ha ammesso che «le stime di gettito fiscale indicate nel DEF potrebbero risultare sovradimensionate», poiché aumenta il peso delle imposte dirette e dei contributi in rapporto al PIL, ma una simile assunzione potrebbe mancare di concretizzarsi –:
   se il Governo non intenda chiarire la sua posizione in merito a quanto riportato in premessa, spiegando per quale ragione abbia dichiarato che il debito italiano non si sarebbe più alzato e se non intenda, parimenti, correggere al più presto anche le sue previsioni sulla crescita del Pil, previsioni considerate troppo ottimistiche da autorevoli fonti sia nazionali che internazionali. (4-08938)


   GAGNARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nel comune di Cortona gran parte degli edifici scolastici posti sotto la responsabilità comunale necessitano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria;
   una porzione del plesso scolastico nido, scuola dell'infanzia ed elementare «Arcobaleno-Paliotti» di Terontola, è stata recentemente chiusa a seguito di indagini sulla caratterizzazione dei materiali e sulla vulnerabilità sismica, affidate al dipartimento di architettura dell'università di Firenze, che hanno constatato che strutturale non risulta verificata per i carichi verticali, in sostanza è priva delle condizioni di sicurezza minime per il suo utilizzo;
   sull'edificio scolastico di Fratta Santa Caterina, che ospita una scuola primaria di primo grado e una di secondo grado, urgono seri interventi di tipo strutturale di messa in sicurezza. Su tale edificio il comune di Cortona paga da anni il canone di affitto ad un privato, che ammonta a 18.956,56 euro per ciascuna scuola;
   il proprietario dell'edificio che ospita le scuole di località Fratta Santa Caterina; ha già dichiarato che a fine contratto, nel 2017, non ha intenzione di procedere al rinnovo in quanto le strutture continuano a vertere in condizioni di insicurezza, per insufficienza degli interventi strutturali effettuati;
   per la stessa struttura in località Fratta Santa Caterina, la sottoscritta ha già presentato una interrogazione (5-04468 del 15 gennaio 2015) ancora senza risposta, in cui si chiede conto, alla Presidenza del Consiglio, di un progetto di costruzione di un nuovo edificio di proprietà comunale (polo scolastico Fratta Santa Caterina) che ospiti la scuola elementare, in sostituzione del vetusto edificio attualmente utilizzato, risolvendo sia i problemi di messa in sicurezza che quelli legati all'esborso del canone di affitto;
   da corrispondenza intercorsa tra l'ufficio tecnico del comune di Cortona, la direzione didattica statale Cortona I circolo, ed il consigliere comunale Matteo Scorcucchi, si evince che gli edifici in questione in contrada da Fratta Santa Caterina non sono ancora dotati di certificato di prevenzione incendi (CPI) di cui al decreto ministeriale 16 febbraio 1982. Secondo il comune, lo stesso CPI non è necessario in quanto le due scuole, considerate singolarmente, hanno un numero di alunni inferiore alle 100 unità e quindi, secondo i dettami della nuova normativa in tema di disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi (decreto del Presidente della Repubblica 151 del 2011), non ne ricorre la necessità. Tuttavia, le scuole in questione sono ospitate in un unico corpo di fabbrica, pertanto appare evidente che il numero degli alunni va sommato, ed in tal caso supera le 100 unità, con insegnanti e personale ATA il numero sale a 145, rientrando tra le strutture che necessitano di visita tecnica e relativo verbale dei vigili del fuoco o di certificato di prevenzione incendi, a seconda della categoria di rischio (A, B o C) a cui appartengono;
   secondo la vigente normativa, nelle istituzioni scolastiche ed educative statali il dirigente scolastico, ogni volta che se ne presenti la necessità, deve richiedere agli enti locali proprietari (province, comune) la realizzazione degli interventi strutturali, impiantistici e di manutenzione necessari, compresi quelli finalizzati all'adeguamento alle norme di prevenzione incendi. I presidi, quindi, assolvono agli obblighi di legge, con la richiesta, agli enti locali, di tutti gli interventi di sicurezza necessari alla messa a norma della struttura scolastica;
   la dirigenza scolastica I circolo Cortona ha più volte richiesto al comune tutta la documentazione inerente gli standard di sicurezza dei plessi da essa gestiti, ed in particolare di copia dei certificati di prevenzione incendi, facendo leva sul parere espresso dall'avvocatura generale dello stato n. 384467 del 14 dicembre 2010. Il parere, quesito 2, lettera b), specifica che in caso di cespiti locati da privati ad enti locali, il locatore abbia l'obbligo di adeguare l'immobile rispetto alla recente normativa antincendio. Di contro, gli enti locatari, dovrebbero accedere solo agli immobili idonei all'uso richiesto; nella fattispecie, l'idoneità ad uso scuola comprende anche la conformità con la normativa in tema di prevenzione incendi;
   dall'ultima nota del comune di Cortona alla dirigenza scolastica I circolo di Cortona, risulta altresì che diversi edifici scolastici, quali la scuola primaria e secondaria di primo grado con palestra di Camucia, insieme alla scuola primaria di Sodo, avrebbero i certificati di prevenzione incendi scaduti, per i quali non è ancora stato richiesto il rinnovo;
   sempre in merito allo stesso edificio scolastico locato al comune in località Fratta Santa Caterina, dalla stessa corrispondenza intercorsa tra i soggetti sopra richiamati, si evince che, ad oggi, il comune non ha ancora prodotto alla dirigenza scolastica il certificato di agibilità, più volte richiesto, limitandosi a dichiarare che «nel tempo sono stati eseguiti lavori di adeguamento di impianti, adeguamenti strutturali, istallazione di pellicole di protezione vetri, ecc»;
   con la conversione del decreto legge 12 settembre 2013, n. 104, l'amministrazione centrale ha disposto il rinvio dei termini di adeguamento degli edifici scolastici, previsti dalle disposizioni legislative in materia di previsti disposizioni prevenzione incendi. Il precedente termine del 31 dicembre 2009, fissato dalla legge finanziaria 2007, è stato differito al 31 dicembre 2015. Lo stesso articolato dispone inoltre l'emanazione di un decreto del Ministro dell'interno che preveda la definizione, con scadenze differenziate, delle prescrizioni per l'attuazione delle norme di prevenzione incendi, che al momento non risulta, essere stato emanato –:
   se, in base a quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno procedere alla verifica del livello di sicurezza passiva dell'immobile di Fratta Santa Caterina che attualmente ospita, ogni giorno, quasi 150 tra bambini, docenti e personale, così come di tutti gli edifici scolastici ricedenti nel comune di Cortona;
   quali siano le tempistiche di emanazione del decreto ministeriale previsto dal decreto-legge 12 settembre 2013 n. 104 in merito all'attuazione delle nuove norme di prevenzione incendi, posto che il termine per gli adeguamenti degli edifici scolastici è stato differito, dallo stesso decreto-legge, al 31 dicembre 2015. (4-08941)


   SARTI e TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   dalle recenti indagini della procura di Napoli sull'attività della cooperativa Cpl Concordia, risulta, come riportato da notizie di stampa, che quest'ultima avrebbe finanziato: il Partito Democratico e svariati soggetti politici – ciò è riscontrabile anche dall'elenco delle donazioni registrate alla Tesoreria della Camera dei deputati –, la fondazione Italiani Europei di Massimo D'Alema e la Fondazione Icsa, creata da Marco Minniti che ne è stato presidente fino al maggio 2013;
   oggi Marco Minniti è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi, ossia ricopre la carica di Autorità delegata alla politica di informazione e sicurezza nazionale. Ne consegue che, in ragione del ruolo svolto, l'onorevole Marco Minniti esercita una funzione di indirizzo e di controllo sui servizi di informazione e sicurezza, tra cui le scelte nell’outsourcing di alcune ricerche;
   né sul sito della Fondazione Icsa né da nessuna altra parte, sono resi noti i finanziatori della fondazione, come confermato nel corso di un'intervista della trasmissione televisiva «La Gabbia» e riportata dalla testata on line de «il Fatto Quotidiano», dal direttore della Fondazione Icsa, Italo Saverio Trento. Il direttore dichiara inoltre che la mancanza di trasparenza sui nomi dei finanziatori è stata una scelta fatta all'inizio ed aggiunge che oggi, nonostante le indagini per corruzione sulla cooperativa Cpl Concordia, non sarebbero in grado di restituire i 40.000 euro da questa ricevuti;
   oltre ai finanziamenti dai privati, la Fondazione Icsa ha ricevuto risorse pubbliche dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in particolare dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. La somma, pari a 12.500 euro, sarebbe stata versata per organizzare un Convegno svoltosi a Roma sul tema del terrorismo: «Stato Islamico e minaccia jihadista: quale risposta ?»;
   all'interno del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, l'autorità delegata è proprio lo stesso Marco Minniti, creatore ed ex presidente della Fondazione Icsa beneficiaria del finanziamento statale –:
   se il Presidente del Consiglio ritenga comunque opportuno che fondi pubblici vengano erogati a favore di una Fondazione, ente di diritto privato, che non segue il principio di trasparenza scegliendo di non rendere noti i propri finanziatori;
   se il Presidente del Consiglio ritenga comunque opportuno che lo Stato finanzi la Fondazione Icsa fondata dallo stesso Sottosegretario Minniti. (4-08942)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATANOSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riporta il documento di economia e finanze, il Governo prevede di incassare una cifra vicina ai quattro miliardi di euro dalle privatizzazioni e dalle cessioni delle proprie partecipazioni azionarie;
   un articolo di Stefano Cingolani sul settimanale Panorama sostiene che la vendita del 40 per cento della propria partecipazione in Poste italiane sia un passaggio chiave per i conti pubblici;
   secondo l'estensore dell'articolo, però, la privatizzazione di Poste italiane è lungi dal realizzarsi, in quanto la società avrebbe bisogno di una sostanziale ristrutturazione;
   la legge finanziaria 2014 ha ridotto il contributo pubblico al servizio universale di Poste italiane a 262 milioni di euro rispetto ai 350 dell'anno precedente;
   il piano di ristrutturazione presentato dall'amministratore delegato di Poste italiane prevede: la chiusura di ben 455 sportelli, l'aumento del francobollo per la posta ordinaria a 1 euro, l'aumento del francobollo per la posta prioritaria a 3 euro e la consegna della corrispondenza per soli quattro giorni la settimana;
   questo piano di tagli e di presunto efficientamento ha scontentato sia i rappresentanti dei lavoratori di Poste italiane sia l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e, a giudizio dell'interrogante, non va nella direzione di migliorare il servizio postale a beneficio degli italiani ma di ridurne la portata a favore dei corrieri privati;
   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha ridimensionato gli aumenti per la posta ordinaria, ha accantonato ogni decisione per la posta prioritaria e ha sollevato un'obiezione sul progetto di distribuzione proposto, in quanto l'Unione europea prescriverebbe un minimo di 5 giorni a settimana per la consegna della corrispondenza;
   c’è da precisare, comunque, che l'Italia è uno degli ultimi Paesi insieme alla Francia ad erogare sussidi così generosi al servizio universale di consegna della corrispondenza;
   il Governo non ha ancora chiarito quali sono le prospettive di lungo periodo del settore e se ha intenzione di privatizzare o meno Poste italiane;
   a giudizio dell'interrogante, il servizio di consegna della corrispondenza dovrebbe restare in capo ad una società pubblica a meno che non si individui un operatore privato che garantisca, al di là di ogni legittimo dubbio, i servizi e le prerogative di una società dal passato importante e da un presente dove sembra che contino di più i libretti di risparmio e le polizze piuttosto che lettere e pacchi; occorre inoltre che si garantiscano i livelli occupazionali senza caricare sulla collettività i costi di una simile operazione;
   il piano proposto dall'amministratore delegato di Poste italiane dovrebbe essere discusso ed esaminato dal Governo a breve ed essere operativo dal 1o maggio prossimo venturo –:
   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati affinché il piano di ristrutturazione di Poste italiane venga ritirato o radicalmente modificato.
(4-08926)


   LOMBARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'immobile di circa 8.000 metri quadri coperti sito in Roma, in via Assisi n. 157, ex cartiera, è di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, il quale ha dato mandato alla Ligestra Due srl (società del gruppo Fintecna) per la liquidazione dell'immobile; tale incarico è stato affidato tramite avviso pubblico;
   l'immobile è oggetto di continue occupazioni abusive, sia da parte di cittadini italiani che da immigrati, alcuni di loro hanno fatto da anni richiesta per ottenere un alloggio popolare;
   i corollari degli abusi perpetrati nello stabile sono rappresentati dalle attività illegali che al suo interno vengono svolte (spaccio di droga) e dalle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui versano gli appartamenti: «una situazione ai limiti della decenza e della vivibilità» riferisce il presidente del comitato Appio-tuscolano Emanuele Mancini;
   appartamenti ricavati in quelli che prima erano degli scantinati o magazzini, odori nauseanti che pervadono l'intera struttura, piani superiori che sembrano dover crollare da un momento all'altro, come i balconi un tempo presenti; topi presenti ovunque, per non dimenticare i rifiuti che ricoprono l'intero perimetro;
   «Sono anni che con manifestazioni, sit-in, lettere agli organi competenti, cerchiamo di denunciare la situazione che interessa non solo la struttura in sé, ma tutta l'area circostante», dichiara Mancini;
   il municipio ha richiesto l'intervento dell'AMA per ripulire lo stabile prima che le condizioni possano degenerare, creando disagio non solo agli occupanti ma anche ai cittadini che abitano nei pressi dell'ex cartiera –:
   se non reputi indispensabile assumere iniziative, per quanto di competenza, per la riqualificazione dell'immobile e la sistemazione delle persone che vi alloggiano. (4-08930)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   LATRONICO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi tempi l'intensità e la violenza delle precipitazioni meteorologiche hanno provocato numerosi episodi con frane e smottamenti di terreno, che hanno determinato l'interruzione forzata della viabilità su diverse infrastrutture stradali in provincia di Matera e Potenza;
   la strada statale 407 Basentana attraversa interamente in Basilicata e rappresenta un'arteria stradale fondamentale per la viabilità regionale, in quanto mette in collegamento il Tirreno e lo Jonio, congiungendo l'A3 Salerno-Reggio Calabria alla strada statale 106 Jonica dove sorgono circa 100 viadotti con circa 100 campate, la gran parte dei quali in pessimo stato di conservazione;
   in particolare nel tratto che attraversa i territori di Calciano, Grassano, Garaguso è necessario effettuare verifiche ed indagini tecniche sui viadotti e cavalcavia per il diffuso dissesto del suolo che è un pericolo serio e pone problemi di sicurezza per i cittadini, le attività agricole e produttive. Ci sono voluti 3 anni e 7 mesi per riaprire al traffico il cavalcavia «Calciano 2», dopo un periodo di disagi per gli automobilisti che ha diviso la regione, bloccando i collegamenti tra Potenza e Matera;
   lungo il tratto del raccordo autostradale Potenza-Sicignano degli Alburni si registrano numerosi disagi per gli automobilisti perché da circa tre anni ci sono limitazioni, deviazioni e chiusure visti i nuovi lavori per la messa in sicurezza dei viadotti. L'Anas nei giorni scorsi, ha reso noto l'esito di una gara per un investimento di oltre 10 milioni di euro, per il ripristino strutturale dei viadotti Marmo, Torre I e Torre II;
   ne sono conseguite ripetute e gravi difficoltà per le popolazioni di quei territori nei collegamenti stradali e nelle mobilità. Il perdurare dei disagi, oltre a rappresentare concreti pericoli per la sicurezza della circolazione e dei trasporti, comportano, in vista della stagione estiva un consistente pregiudizio economico per gli operatori turistici, già colpiti dalla crisi economica –:
   quali iniziative intenda adottare al fine di garantire la messa in sicurezza delle reti stradali in Basilicata e dotare la regione di una rete viaria che sia effettivamente a servizio dell'intero territorio.
(3-01463)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CATALANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 1o gennaio 2015, sono entrati in vigore gli adeguamenti dei pedaggi autostradali, con un aumento medio dell'1,32 per cento;
   risulta all'interrogante che, su alcune tratte, gli aumenti siano stati maggiori rispetto alle percentuali decise dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze;
   alcuni concessionari, dopo aver maggiorato i pedaggi sulla base delle percentuali ministeriali, avrebbero infatti approssimato gli stessi per eccesso alla decina di centesimo di euro superiore;
   per quanto tale ulteriore aggravamento del pedaggio per il singolo mezzo-tragitto sia di pochi centesimi di euro, esso si risolve, nel complesso, in una somma considerevole, indebitamente incamerata dai concessionari a danno degli utenti;
   il 12 gennaio 2015, l'interrogante ha segnalato la questione tramite missiva all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, chiedendo di accertare i fatti sopra descritti e porre in essere le conseguenti attività decisorie e sanzionatorie;
   l'Autorità ha esaminato la segnalazione e, in data 18 marzo 2015, ha risposto che «l'eventuale difforme applicazione della tariffa approvata dal decreto ministeriale previsto dall'articolo 27, comma 1, del decreto-legge n. 69 del 21 giugno 2013, convertitosi legge n. 98 del 9 agosto 2013, attraverso un lieve arrotondamento del pedaggio fissato non appare determinare una violazione delle norme poste a tutela della concorrenza del mercato, potendo integrare una possibile violazione della disciplina che regola il settore, la cui valutazione esorbita dalle competenze dell'Autorità» –:
   se quanto premesso corrisponda al vero;
   se gli arrotondamenti in eccesso siano pienamente conformi alla disciplina vigente e al citato decreto ministeriale previsto dall'articolo 27, comma 1, del decreto-legge n. 69 del 21 giugno 2013, convertito con modificazioni dalla legge n. 98 del 9 agosto 2013;
   quali iniziative di competenza intenda il Governo porre in essere al fine di impedire l'aumento delle tariffe in misura anche lievemente superiore a quanto stabilito. (5-05435)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OLIVERIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in questi ultimi due mesi, alcuni territori della Calabria, sono stati interessati da eventi atmosferici di inconsueta gravità che si sono presentati sotto forma di persistenti e copiose piogge che hanno determinato gravi fenomeni franosi di portata tale da causare ingenti danni alla viabilità;
   in particolare nel comune di Belvedere Spinello, in provincia di Crotone, come risulta dal Quotidiano della Calabria del 14 aprile 2015, forti criticità, determinate da frane e smottamenti, hanno causato un quadro idrogeologico allarmante e inarrestabile che è stato immediatamente denunciato dal sindaco;
   a seguito dei citati smottamenti, la strada comunale di via Umbria, necessaria per raggiungere i quartieri periferici di Belvedere Spinello, risulta irrimediabilmente compromessa;
   le condizioni in cui attualmente versano i percorsi viari sono alquanto precari dal punto di vista della fruibilità e della sicurezza stradale e il danno, sempre da notizie stampa, si sta estendendo alle vicine abitazioni mettendo a rischio l'incolumità di alcuni cittadini che risiedono in prossimità dell'area interessata dalla frana;
   in passato questa stessa area era già stata colpita da fenomeni franosi e nonostante l'intervento della Protezione civile della regione Calabria il fenomeno si sta ripresentando;
   la strada interessata dalla frana, che risulta praticamente sprofondata creando una grande voragine, oltre ad essere di importanza per la viabilità con le zone periferiche presenta nel suo sottostante l'attraversamento della condotta idrica, della corrente elettrica e del metano;
   in questi giorni si è proceduto alla messa in sicurezza del sito, attraverso la chiusura della strada cercando di ripristinare la rete fognaria danneggiata dalla frana, ma nulla di più risulta essere stato svolto dagli enti preposti al contrasto dei rischi idrogeologici;
   lo sviluppo di un'area, come quella di Belvedere Spinello, non può che muoversi dentro una visione strategica del territorio e delle sue possibilità finanziarie e le infrastrutture rappresentano un importante patrimonio;
   il sindaco ha chiesto ripetutamente che vengano effettuati interventi urgenti affinché sia possibile evitare che il fenomeno franoso possa estendersi anche alle vicine abitazioni;
   richieste di urgente intervento sono state inoltrate a tutte le istituzioni locali sottolineando la necessità di promuovere e finanziare adeguati interventi per risolvere definitivamente le problematiche relative al dissesto;
   a tutt'oggi, purtroppo, non sono stati effettuati interventi per contrastare e prevenire ulteriori gravi eventi disastrosi –:
   se il Governo intenda promuovere un piano organico di prevenzione e messa in sicurezza dei territori colpiti dagli eccezionali eventi franosi che sostenga e favorisca gli enti locali, che sono privi di risorse e mezzi e non sono in grado di far fronte ai danni subiti;
   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, un tavolo di confronto che coinvolga il comune di Belvedere Spinello, la provincia di Crotone e la regione Calabria al fine di individuare un piano strategico di interventi. (4-08927)


   OLIVERIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la Calabria continua a vivere gravissimi problemi legati al dissesto idrogeologico, in particolare nella provincia di Vibo Valentia, la Gazzetta del Sud del 14 marzo 2015 mette in risalto, ancora una volta, la fragilità del territorio;
   la ex strada statale 110 rappresenta una emergenza; numerosi sono i disagi che devono sopportare i cittadini costretti ogni giorno a percorrerla durante gli spostamenti urbani;
   a rendere più preoccupante la situazione si aggiungono le interruzioni, le frane e le invasioni della carreggiata da parte della vegetazione che rendono il percorso agli automobilisti sempre più difficoltoso;
   la strada si presenta ad alta pericolosità e priva di ogni norma di sicurezza;
   sempre da notizie stampa emerge che tutte le arterie del Vibonese si trovano ormai da molto tempo in pessime condizioni;
   la strada statale interessata risulta particolarmente importante, anche in considerazione del fatto che la stessa, nella sua piena funzionalità, permette la viabilità da località come Fabrizia e Nardodipace, per recarsi a Vibo Valentia;
   un intervento urgente potrebbe prevenire ulteriori cedimenti della carreggiata che comprometterebbero drasticamente la funzionalità e la sicurezza delle arterie stradali;
   richieste di urgente intervento sono state inoltrate a tutte le istituzioni e sottolineano la necessità di promuovere e finanziare adeguati interventi per risolvere definitivamente le problematiche relative al disagio esposto, evitando il ripetersi di ulteriori criticità con grave rischio per la incolumità degli automobilisti;
   la situazione appare molto critica e gli interventi da predisporre devono essere rapidi proprio perché le continue carenze infrastrutturali limitano l'utilizzo della importante arteria;
   i fatti esposti in premessa sono ad avviso dell'interrogante preoccupanti e richiedono una immediata verifica al fine di salvaguardare la popolazione locale –:
   se il Governo intenda assumere iniziative per adeguare le risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, assicurando che l'assegnazione delle stesse avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della provincia di Vibo Valentia;
   se il Governo intenda promuovere ogni utile iniziativa di competenza, compreso un tavolo di concertazione che coinvolga gli enti locali competenti, per la messa in sicurezza della strada provinciale n. 110 interessata dagli eventi franosi di quest'ultimo periodo, a tutela dell'incolumità dei cittadini. (4-08928)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI GIOIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una preoccupante escalation di attentati nei confronti di esercizi commerciali e delle proprietà degli esercenti delle suddette attività nella città di Foggia e nella sua provincia;
   questo clima di intimidazione non conosce tregua e sicuramente non può essere attribuito a singole azioni prodotte da vandali ma piuttosto ad una strategia criminale tesa a porre sotto il proprio controllo il territorio e le sue attività commerciali e produttive a scopo estorsivo;
   non va dimenticato che stiamo parlando di un territorio dove la criminalità e la microcriminalità e diffusa e radicata, dove omicidi, bombe ed estorsioni sono all'ordine del giorno;
   a tutto ciò si accompagna un clima di intimidazione anche nei confronti degli amministratori locali che si oppongono con la loro azione al tentativo di controllo criminale del territorio;
   gli stessi amministratori locali hanno richiesto, più volte, una maggiore attenzione da parte del Governo e del Ministero dell'interno sulla gravità della situazione venutasi a determinare nei territori da loro amministrati;
   cosa ancora più preoccupante è il grido di allarme lanciato dallo stesso questore della città di Foggia, Dottor Piernicola Silvis, che in più di un'occasione ha denunciato pubblicamente la particolarità e la pericolosità della criminalità organizzata sul territorio foggiano;
   durante una recente audizione alla Camera, nel giugno del 2014, lo stesso ebbe modo di denunciare le minacce, gli incendi, l'invio di proiettili, le lettere anonime che colpivano gli amministratori onesti del territorio, l'estensione della criminalità diffusa e dell'estorsione come pratica diffusa su tutta la provincia;
   sempre durante questa audizione, il questore ebbe modo di denunciare «Vogliamo parlare della città di Foggia e di San Severo ? Approfitto di questa sede per dire formalmente che Foggia, con 160.000 abitanti, è una città dove l'illegalità diffusa è dovunque, dove la microcriminalità è dovunque e dove vi è un'associazione criminale chiamata “la Società”, che è una vera e propria associazione per delinquere di stampo mafioso ex 416-bis: commette omicidi efferati (ce ne sono stati sei o sette dall'inizio dell'anno), commette estorsioni violente (tutta la città è estorta), c’è stata anche l'esplosione di un'autobomba all'inizio di marzo (non parlo di un petardo ma di una vera e propria autobomba) che per fortuna non ha fatto vittime, di fronte alla sede dell'azienda di un noto costruttore. Una città di questo tipo, dove tre, quattro bande di gangster si spartiscono il territorio e ogni tanto vanno in conflitto, si sparano e si ammazzano, ma dove non c’è ancora un'associazione antiracket»;
   a dimostrazione di ciò vi è l'aumento degli episodi criminali sul territorio nonostante le numerose operazioni di polizia che riescono, ogni giorno, ad assicurare soggetti criminale alla giustizia; infatti appare del tutto evidente la sproporzione tra le forze in campo;
   se si collega tutto ciò alla situazione economica e sociale della provincia di Foggia, che vanta il triste primato del minor numero di occupati (37,2 per cento) in una regione al decimo posto in tutta Europa (dati Eurostat 2014) per disoccupati, si può facilmente comprendere a quale possibile «corto circuito» sociale ci si trova di fronte e quanto sia necessario intervenire immediatamente, senza perdere ulteriore tempo, contro un sistema criminale e mafioso che si è fortemente radicato, attraverso minacce e terrore, su tutto il territorio –:
   se e come si intenda intervenire, sino a prevedere l'utilizzo e la presenza dell'Esercito, per contrastare efficacemente la criminalità organizzata e la microcriminalità nella provincia di Foggia, affinché si possa ristabilire legalità e normalità che rappresentano la condizione preliminare e indispensabile per realizzare lo sviluppo economico, sociale e culturale che il territorio sta aspettando da troppo tempo.
(4-08929)


   PALMIZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il 9 aprile 2015, i sindaci dei comuni della provincia di Piacenza, hanno sottoscritto un documento da sottoporre all'attenzione del Presidente del Consiglio dei ministri, del presidente della regione Emilia Romagna e del Ministro interrogato, nel quale manifestavano, le condizioni di estrema gravità dal punto di vista della sicurezza urbana e della diffusa illegalità, esistenti nel territorio piacentino;
   a tal fine, i rappresentanti comunali hanno evidenziato come la sicurezza cittadina avesse assunto, negli ultimi anni, la connotazione di una vera e propria emergenza, che impone pertanto sforzi in termini economici e un maggiore presidio da parte delle forze dell'ordine e delle amministrazioni comunali, da inquadrare in un contesto nazionale pesantemente critico in termini di continue riduzioni di risorse finanziarie, connesse al sistema di sicurezza delle città emiliane;
   la situazione di evidente difficoltà e di disagio, che investe da anni le comunità locali piacentine, in termini di insicurezza e aumenti di furti e rapine, ha indotto, a tal proposito, il Vice Ministro Filippo Bubbico a programmare un incontro previsto nel mese presente, con le forze locali, al fine di pervenire alla definizione di misure di contrasto alla criminalità più incisive, in grado di ridurre il perpetuarsi dei reati, che insistono nell'area di Piacenza;
   fra le richieste contenute nel documento in precedenza richiamato, i sindaci dei 48 comuni piacentini hanno avanzato la richiesta di ricevere maggiori fondi da destinare alla sicurezza, attraverso il potenziamento dell'uso di telecamere e di accrescere i poteri da attribuire ai medesimi, anche attraverso l'introduzione di norme in grado di garantire certezza della pena e tutela per le vittime dei reati;
   la valorizzazione dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza, prevedendo anche il coinvolgimento dei sindaci e, l'incremento dei fondi da destinare al potenziamento del numero delle forze dell'ordine, inoltre, completano unitamente alle rivendicazioni in precedenza esposte, le istanze che gli stessi amministratori locali, hanno rivolto attraverso la lettera inviata il 9 aprile 2015;
   a tal fine, l'interrogante evidenzia come le condivisibili preoccupazioni denunciate dai sindaci del territorio piacentino non facciano eccezione rispetto al quadro nazionale, che quotidianamente conferma la crescente preoccupazione dell'intera comunità italiana e la sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni ed il conseguente senso di impotenza e insicurezza che investe i cittadini, che, a fronte della corresponsione dei tributi che versano allo Stato, non ricevono adeguati servizi pubblici, anche in termini di sicurezza;
   il potenziamento dell'intero apparato della sicurezza nazionale e, come in precedenza riportato, in modo particolare di quello piacentino, rappresenta, ad avviso dell'interrogante, una necessità tanto evidente, quanto urgente, in considerazione dei numerosi elementi critici rilevati dal documento predisposto dai sindaci dei comuni della provincia di Piacenza, che ribadiscono l'esigenza di misure in netta controtendenza rispetto a quelle attualmente previste dal Governo Renzi, anche in materia di sicurezza e di contrasto alla criminalità –:
   quali orientamenti intenda esprimere con riferimento a quanto in premessa esposto;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del documento inviatogli dagli amministratori locali piacentini e se condivida le istanze da essi formulate in tema di sicurezza urbana, i cui livelli divenuti emergenziali, richiedono un'azione di contrasto maggiormente incisiva e rigorosa;
   in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie intenda intraprendere, al fine di limitare il continuo aumento del fenomeno legato alla criminalità nel territorio piacentino, che desta profonda preoccupazione ed insicurezza nelle comunità locali interessate. (4-08932)


   ATTAGUILE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la città di Modica, dichiarata patrimonio dell'umanità, conta circa 60.000 abitanti e, da qualche mese a questa parte, subisce una recrudescenza dei fenomeni di criminalità;
   come riportato giornalmente da fonti di stampa sono aumentati in maniera esponenziale i furti in appartamento e in case rurali (la campagna modicana è fortissimamente antropizzata), rapine, risse, aggressioni;
   sembra esserci una stretta relazione tra la vicinanza con Pozzallo dove si trova il centro di accoglienza, e l'aumento esponenziale (soprattutto nella frazione di Marina di Modica che dista pochi minuti dal porto di Pozzallo) del numero di furti nelle case di villeggiatura della zona che vengono letteralmente depredate;
   la zona commerciale della città è oggetto, come mai prima d'ora, di scippi e rapine;
   il fenomeno del vagabondaggio si è fatto intollerabile soprattutto nelle campagne vicino al mare, anche esse fortissimamente urbanizzate e sedi di importanti aziende agricole e zootecniche;
   la percezione dei cittadini ivi residenti è di insicurezza generalizzata –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quanti siano gli uomini delle forze dell'ordine attualmente impegnati nel territorio ibleo;
   quali siano le iniziative urgenti che il Ministro interrogato intende porre in essere per ristabilire il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine.
(4-08934)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CHIMIENTI, VACCA, LUIGI GALLO, SIMONE VALENTE, MARZANA, D'UVA, DI BENEDETTO e BRESCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nell'anno scolastico 2010/2011 è entrato in vigore il nuovo assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola secondaria superiore, voluto dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca pro tempore Mariastella Gelmini la quale, all'interno degli atti normativi emanati durante il Governo Berlusconi IV, ha effettuato un drastico stravolgimento dei regolamenti di licei, istituti tecnici e istituti professionali;
   la conseguenza più evidente di questi atti normativi, meglio conosciuti come «Riforma Gelmini», si è riscontrata prevalentemente nei pesanti tagli alle ore di insegnamento negli istituti tecnici e professionali, soprattutto per quanto riguarda le materie tecniche, le quali hanno subito un taglio di 1/3 delle ore di lezione;
   tra queste materie, la tecnica fotografica (cdc A065) è stata fortemente penalizzata, prevedendone la fusione in un'unica classe, denominata «Tecnologie e tecniche delle comunicazioni multimediali», composta da diverse classi di concorso all'interno della quale docenti di diverse discipline insegnano nuove materie generiche;
   in ragione della possibilità per il dirigente scolastico di decidere in autonomia a quali classi di concorso attribuire le cattedre delle nuove discipline, considerate «atipiche», la perdita delle competenze specifiche dell'insegnamento della tecnica fotografica è un rischio assai concreto;
   il detrimento della professionalità, ottenuta mediante la frequenza di specifici corsi di laurea, come previsto dal decreto ministeriale n. 39 del 1998, e di numerosi corsi professionali atti a far acquisire ai docenti elementi di storia delle arti e della comunicazione, tecnica della fotografia e del cinema, viene accentuato dall'esclusione della suddetta classe di concorso dall'istruzione professionale a indirizzo servizi commerciali/opzione commerciale e pubblicitaria, dal suo mancato inserimento nei licei artistici ad indirizzo audiovisivo e multimediale e ad indirizzo grafica, e dalla drastica riduzione del monte ore della disciplina negli istituti professionali a indirizzo fotografico;
   tale situazione, come viene dichiarato dal Coordinamento nazionale A065 tecnica fotografica, «non risponde alla situazione di un mondo contemporaneo che fa uso dell'immagine fotografica in moltissimi dei suoi processi produttivi multimediali a qualsiasi livello»;
   l'importanza che riveste la fotografia nella società attuale è riconosciuta da tutti i Paesi europei che stanno valorizzando l'insegnamento di tale materia, vista come un linguaggio universale nel mondo globalizzato;
   i membri del Coordinamento nazionale A065 tecnica fotografica richiedono che la disciplina tecnica fotografica venga reinserita nei percorsi di studio degli, istituti professionali, nell'indirizzo commerciale grafica pubblicitaria e in quello produzioni industriali e artigianali, che la classe di concorso A065 venga inclusa nella nuova classe di concorso A-11 (discipline audiovisive e multimediali) e che venga inserita nel primo biennio degli istituti tecnici a indirizzo grafica e comunicazione nei termini della materia scienze e tecnologie applicate –:
   se si intendano accogliere sollecitamente le richieste di cui in premessa al fine di garantire un'uniformità curriculare per tutti gli istituti professionali;
   se si intenda reinserire la disciplina tecnica fotografica nei percorsi di studio degli istituti professionali, sia nell'indirizzo commerciale grafica pubblicitaria che in quello produzioni industriali e artigianali;
   se si intenda includere la classe di concorso A065 all'interno della nuova classe di concorso A-11 (discipline audiovisive e multimediali);
   se si intenda inserire la disciplina tecnica fotografica all'interno del primo biennio degli istituti tecnici a indirizzo grafica e Comunicazione nei termini della materia scienze e tecnologie applicate.
(4-08925)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CHIMIENTI, CIPRINI, COMINARDI, TRIPIEDI, DALL'OSSO e LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 22 del 4 marzo 2015 «Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183» al Titolo II statuisce la nuova indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata, denominata DIS-COLL;
   all'articolo 15, comma 1, si sancisce che «in relazione agli eventi di disoccupazione verificatisi a decorrere dal 1o gennaio 2015 e sino al 31 dicembre 2015, è riconosciuta ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, con esclusione degli amministratori e dei sindaci, iscritti in via esclusiva alla Gestione separata, non pensionati e privi di partita IVA, che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione, una indennità di disoccupazione mensile denominata DIS-COLL»;
   per poter accedere all'indennità di disoccupazione, il lavoratore dovrà presentare apposita domanda all'INPS, che dovrà pervenire entro il termine di sessantotto giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro, pena la decadenza;
   ad oggi, nonostante la decorrenza di tale indennità sia stata decisa per il 1o gennaio 2015, non è ancora stata data la possibilità ai collaboratori rimasti senza occupazione di accedervi;
   non è dato sapere ove risiedano le responsabilità di tale ritardo, se siano da attribuire all'INPS e alla mancanza di procedure operative e di circolari esplicative, ovvero alla mancanza delle coperture finanziarie o, ancora, alla mancanza dei pareri dei Ministeri interessati –:
   se i Ministri interrogati intendano addivenire, di concerto con l'Inps, ad un'intesa che renda operativa nell'immediatezza l'indennità di cui in premessa;
   se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative per la sollecita emanazione delle circolari esplicative da parte dell'Inps e fare in modo che l'Istituto in questione attivi immediatamente le procedure operative per l'erogazione della DIS-COLL di cui in premessa;
   se si intendano assumere iniziative per introdurre deroghe e correttivi al termine dei sessantotto giorni a pena decadenza, di cui in premessa, in modo da poter far accedere all'indennità anche i lavoratori rimasti disoccupati dal 1o gennaio che, allo stato attuale, restano esclusi per cause non dipendenti dalla loro volontà;
   se si intendano assumere iniziative per estendere tale ammortizzatore sociale anche all'anno 2016, per i relativi mesi che sono stati persi nel corrente anno.
(5-05436)


   CHIMIENTI, COMINARDI, CIPRINI, TRIPIEDI, DALL'OSSO e LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il progetto europeo sposato dall'Italia e denominato Garanzia Giovani, destinato ai Neet (not in education, employment, or training) di età compresa tra i 15 e i 29 anni, ad un anno dalla sua partenza, oltre ad avere deluso le aspettative dei numerosi giovani iscritti al programma, sta facendo attendere il pagamento dei tirocini per quei pochi fortunati a cui questi sono stati proposti;
   con un tasso di disoccupazione che è tornato a crescere, facendo registrare a febbraio ben un 42,6 per cento, Garanzia Giovani è riuscito ad offrire solo 69.811 proposte di stage, o contratti di lavoro, che non superano mai la durata di 6 mesi, agli oltre 500 mila giovani iscritti. Molti dei ragazzi registrati sul portale non hanno nemmeno sostenuto il primo colloquio orientativo, mentre i più fortunati sono stati chiamati ben oltre i 4 mesi dall'uscita dal sistema di istruzione formale o dall'inizio della disoccupazione, come richiesto dalla raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 aprile 2013;
   le poche offerte di lavoro presenti sul portale ufficiale risultano anche essere di pessima qualità: oltre il 90 per cento di esse si riferisce a figure non in linea con il programma della raccomandazione europea e ai curricula degli iscritti, a causa della mancanza di un monitoraggio da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle offerte pubblicate;
   tale grave mancanza è stata riscontrata anche dalla Corte dei Conti europea che a fine marzo 2015 ha lanciato l'allarme sull'attuazione della Youth Guarantee tramite una relazione speciale, ponendo l'attenzione sulla scarsa qualità delle offerte di lavoro proposte e sulla mancanza di monitoraggio che potrebbero sfociare in un'attuazione inefficace e incoerente del programma;
   in Italia, la medesima posizione è stata presa dal direttore scientifico di Adapt, il professor Michele Tiraboschi, durante un convegno tenutosi il 12 aprile 2015 a cui ha preso parte anche il Ministro interrogato, che ha dichiarato: «Su un sito istituzionale ci deve essere un filtro alle proposte per renderle coerenti. La Garanzia giovani è un patto tra le istituzioni pubbliche e i giovani: che questo patto sia qualcosa di serio»;
   a rendere ancora più grave la situazione è il mancato pagamento dell'indennità da riconoscere ai tirocinanti, i quali da mesi risultano essere in attesa dei compensi sull'intero territorio nazionale. Le indennità, oltre a non arrivare, sono state ridotte, innescando il consueto scarico di responsabilità tra Ministero, regioni e Inps;
   quando i tirocinanti si vedranno corrispondere quanto dovuto, si vedranno detratte le indennità mensili del 23 per cento. Tale percentuale verrà infatti trattenuta dall'Inps, a titolo di indennizzo, per aver assunto su di sé l'impegno del pagamento al posto delle regioni. Il risultato sarà che i giovani, dopo aver seguito tirocini scarsamente professionalizzanti, poiché la maggior parte delle proposte riguardano impieghi quali addetto alle pulizie, usciere o simili, e dopo aver atteso parecchi mesi per riscuotere il rimborso, vedranno l'ammontare spettante passare da 500 euro a 385 euro mensili;
   inizialmente, i fondi per il pagamento dei tirocini sarebbero dovuti passare dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali direttamente alle varie regioni, ma in un secondo momento si è proceduto alla stipula della convezioni tra Ministero, INPS e 19 regioni/province autonome, approvata con determinazione commissariale n. 185 del 7 agosto 2014, mediante la quale le regioni hanno manifestato la volontà di affidare all'INPS il servizio di erogazione dell'indennità di tirocinio nell'ambito della Garanzia Giovani;
   tali cambiamenti hanno contribuito ai ritardi nell'erogazione delle suddette indennità e, d'altra parte, nessuna responsabilità può essere attribuita all'INPS, come si evince dall'articolo 3 comma 3 della determinazione n. 185 del 7 agosto 2014 che sancisce: «L'Istituto non assume alcuna responsabilità nei confronti dei beneficiari per eventuali ritardi nei pagamenti dell'indennità di tirocinio derivanti da accreditamenti tardivi della provvista finanziaria ovvero da ritardi nella trasmissione dell'elenco dei tirocinanti beneficiari e dei relativi dati»;
   a subire le conseguenze dei malfunzionamenti e dei ritardi sono i giovani Neet che, allo stato attuale, risulta stiano lavorando o abbiano lavorato gratis –:
   quali iniziative urgenti il Ministero interrogato intenda attuare per sbloccare i pagamenti di cui in premessa per porre termine all'attesa dei giovani tirocinanti;
   se il Ministro interrogato intenda chiedere alle imprese, che si avvalgono del lavoro dei Neet iscritti al programma Garanzia Giovani, di anticipare l'indennità di tirocinio chiedendone successivamente il rimborso alla regione di appartenenza;
   in quali termini e tempi si intenda procedere al monitoraggio delle offerte di lavoro pubblicate sul portale, come suggerito anche dalla Corte dei Conti europea, in modo da rendere l'offerta più congrua ai curricula degli iscritti e in linea con il programma della raccomandazione europea;
   se il Ministro interrogato intenda promuovere una deroga alla tassazione del 23 per cento di cui in premessa per le indennità da tirocinio. (5-05438)


   CHIMIENTI, CIPRINI, COMINARDI, TRIPIEDI, DALL'OSSO e LOMBARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la catena francese di supermercati Auchan spa, è una delle principali aziende attive nel settore italiano della grande distribuzione organizzata (GDO) di beni alimentari e non alimentari, presente sul territorio italiano dal 1989;
   ad oggi il gruppo Auchan si è sviluppato a livello mondiale con punti vendita presenti in 16 Paesi che possono contare 330.700 dipendenti. In Italia dispone di 57 ipermercati in undici regioni, impiegando oltre 18.000 lavoratori;
   i marchi del Gruppo, che in Italia sono Simply Market – galleria Auchan – La Bottega Sma – Auchan Mobile e Iper Simply, nel 2014 hanno fruttato a livello mondiale 63 miliardi di euro di fatturato;
   nel 2013 Immochan SA, la società immobiliare internazionale del gruppo Auchan, ha ceduto 13 centri commerciali e due retail park di proprietà di Gallerie Commerciali Italia del gruppo francese Auchan, costituendo un fondo di investimento immobiliare dal valore di circa 635 milioni di euro gestito dalla Morgan Stanley Sgr, società di gestione immobiliare del gruppo Morgan Stanley in Italia;
   la scelta di dismettere i 15 suddetti centri, continuando comunque a mantenere la proprietà dell'ipermercato di riferimento e permettere alla controllata Gallerie Commerciali Italia di continuare a gestire le gallerie cedute, in quanto i centri permettono di ottenere un rendimento del 7,5 per cento è stata finalizzata a finanziare l'ampliamento di altri immobili in Italia ritenuti strategici;
   a settembre dello scorso anno, un'operazione simile è stata conclusa tra Auchan spa ed Enpam, l'Ente nazionale di Previdenza ed assistenza medici e odontoiatri, il quale ha sottoscritto l'80 per cento di un fondo immobiliare, gestito da Antirion SGR, dove la suddetta Immochan SA ha fatto confluire tre gallerie commerciali. Il fondo ha un patrimonio iniziale del valore di 266 milioni di euro ma è estendibile fino a 700 milioni di euro in quanto è stato costituito in modo da poter essere ampliato con successivi apporti;
   anche per quanto riguarda questa operazione il gruppo Auchan ha dichiarato per voce del dottor Edoardo Favro, amministratore delegato di Gallerie Commerciali Italia, di voler impiegare una parte degli introiti dell'operazione, quantificata in 150 milioni di euro, in operazioni finanziarie volte al reinvestimento in Italia. Nel mese di ottobre del 2014 Auchan spa, ha siglato un accordo internazionale di collaborazione con Metro AG, la grande multinazionale tedesca leader nella distribuzione e cash and carry, con l'obiettivo di realizzare sinergie e risparmi nel medio e lungo termine per aumentare la massa critica in fase di contrattazione con l'industria. L'accordo prevede anche l'acquisto congiunto di prodotti senza marca, che Metro e Auchan potranno rivendere senza nome o sotto i propri marchi aumentando in modo esponenziale i propri guadagni;
   il giorno 24 novembre dello stesso anno Auchan spa emette un comunicato stampa, per annunciare il proprio rafforzamento mediante un accordo con Sisa spa, un'azienda italiana della distribuzione organizzata con una rete di 1558 punti di vendita, che recita «Auchan e Sma hanno siglato oggi un accordo di lungo periodo con Sisa. Il mandato all'acquisto conferito da Sisa alla centrale di acquisto Auchan-Sma, entrerà in vigore da gennaio 2015 e porterà ad acquisti congiunti superiori a otto miliardi di euro. La centrale d'acquisto Auchan grazie a questa alleanza con Sisa e i propri partner si afferma come terza centrale d'acquisto italiana»;
   durante lo svolgimento di queste fruttifere operazioni finanziarie, la multinazionale francese ha reso noto a molti suoi dipendenti sparsi in tutta Italia, la stragrande maggioranza dei quali appartengono al IV livello del CCNL del commercio, di voler procedere ad una riduzione del personale;
   la causa di questi 1.100 licenziamenti, molti dei quali interesseranno la regione Campania, sarebbe da ricercare, secondo Auchan, nel calo dei consumi che colpisce tutta la grande distribuzione;
   nel 2014 il gruppo Auchan ha di fatto registrato una flessione del 12,5 per cento rispetto al 2013 ma ha visto in crescita il fatturato a cambi costanti al +1,5 per cento;
   non si può però parlare di una generica crisi della grande Amministrazione organizzata, visto che altre grandi aziende operanti in questo settore hanno registrato un fatturato in crescita. Ad esempio, l'Esselunga ha registrato un +3,2 per cento sul margine operativo lordo, Conad ha ottenuto un fatturato in crescita del 4,9 percento rispetto all'anno precedente, Crai registra nel 2014 un incremento del 24 per cento del fatturato dell'intera organizzazione, il gruppo Unicomm ha realizzato ricavi per 2 miliardi di euro e MaxDì ha realizzato un utile netto di oltre 12 milioni. In alcuni punti vendita del gruppo Auchan sono stati attivati già dal 2010 i contratti di solidarietà, con una riduzione di orario del 25 per cento e la conseguente riduzione stipendiale, andando a colpire sempre i livelli contrattuali più bassi. Un ricorso all'ammortizzatore sociale che ha consentito all'azienda di risparmiare una media di circa 800 mila euro per punto vendita per ogni anno in cui è stato attivato;
   successivamente, la situazione è andata peggiorando: recentemente la società francese ha rotto la trattativa aperta con i sindacati sulla vertenza degli esuberi di personale, annunciando che l'unica alternativa offerta in cambio dei preannunciati licenziamenti sia esclusivamente la sospensione del contratto integrativo aziendale in ogni sua parte, la definizione di una procedura di mobilità incentivata sull'intero perimetro aziendale avente i presupposti della volontaria adesione, un accordo a sostegno della mobilità volontaria che preveda l'abbassamento di un livello dell'inquadramento di tutto il personale come misura transitoria al centro-nord e definitiva al sud, e un anno di sospensione del pagamento della quattordicesima mensilità;
   dopo pesanti sacrifici da Parte dei lavoratori per il ricorso agli ammortizzatori sociali e le riduzioni degli orari di lavoro contrattuali settimanali laddove il ricorso agli ammortizzatori sociali non era più consentito, viene ora chiesto ai lavoratori di accettare che la malattia venga pagata al 75 per cento e non più al 100 per cento di rinunciare ai premi produzione, a quelli legati alla presenza e alla retribuzione delle pause, di rinunciare alla quattordicesima e, soprattutto, di acconsentire ad una riduzione dei salari per i livelli inferiori che potrà arrivare anche al 40 per cento come nel caso dei punti vendita presenti in Campania;
   alcune sigle sindacali hanno presentato un esposto agli uffici giudiziari della Procura della Repubblica di Taranto per contestare l'atteggiamento antisindacale adottato dalla multinazionale francese nei confronti dei dipendenti della struttura e dei loro rappresentanti sindacali ma, soprattutto, per denunciare il fatto che, dopo aver disdetto gli accordi integrativi stabiliti nei contratti e, in assenza di un accordo sindacale, l'azienda abbia fatto recapitare le lettere di trasferimento a quei lavoratori non intenzionati a firmare le condizioni imposte dalla direzione;
   altre all'illegittima coercizione della firma dei dipendenti da parte di Auchan, riscontrabile non solo nel centro commerciale tarantino, le organizzazioni sindacali in questione hanno anche fatto presente al procuratore della Repubblica che la società d'oltralpe continuerebbe ad avvalersi di tirocini formativi e stage retribuiti dallo Stato, nonostante abbia dichiarato di aver dipendenti in esubero;
   durante la trattativa i sindacati hanno proposto al gruppo Auchan, ma senza esito positivo, una soluzione ai tagli draconiani dei salari e, soprattutto, dei diritti dei lavoratori, re-internalizzando alcuni servizi, ora affidati a ditte esterne, in modo da eliminare il numero degli esuberi. Come unico esempio si riporta il caso in cui a fine 2013 Auchan spa ha concluso con Manutencoop spa un contratto che sancisce la cessione del reparto manutenzione dei suoi punti vendita, che fino a quel momento era totalmente gestito internamente da Auchan –:
   quali urgenti iniziative il Ministero interrogato voglia adottare onde evitare che vengano messi in atto i tagli di personale e la diminuzione dei diritti dei lavoratori di cui in premessa da parte del gruppo Auchan;
   se i Ministri interrogati intendano, in concerto con la società e le organizzazioni sindacali, aprire un tavolo di trattativa per studiare un piano industriale che coinvolga tutti i centri commerciali italiani di proprietà di Auchan spa;
   se sia stata presa in considerazione la possibilità di concedere ai suddetti lavoratori una deroga agli ammortizzatori sociali fino a che non si addivenga ad un accordo in cui la società conceda condizioni nettamente più favorevoli ai propri dipendenti. (5-05444)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi onlus (ENS) è la più antica associazione della comunità italiana delle persone prive di udito; nata nel 1932 e riconosciuta ufficialmente nel 1942 (legge n. 889 del 1942);
   la missione dell'ENS è l'integrazione nella società, la promozione dell'identità, autonomia e piena realizzazione umana delle persone sorde;
   l'ENS negli anni è stato riconosciuto: ente morale per la protezione e l'assistenza dei sordi con l'espresso scopo, tra gli altri, di avviare i sordi alla vita sociale (legge n. 698 del 1950); soggetto accreditato per la formazione del personale della scuola dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (decreto del 18 luglio 2005); come organizzazione promozionale di sport per disabili, ai sensi dell'articolo 25 dello statuto del Comitato italiano paraolimpico (CIP) tramite delibera n. 23 del 26 novembre 2005 del consiglio nazionale del comitato; ente di classe all'albo nazionale provvisorio degli enti di servizio civile nazionale;
   l'ENS riceve un contributo ordinario annuo a carico del bilancio dello Stato pari a 516.000 euro;
   è sottoposto alla vigilanza e al controllo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sul concreto perseguimento delle finalità istituzionali, ai sensi della legge n. 125 del 2013, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 101 del 2013);
   la gestione finanziaria dell'ENS è sottoposta al controllo della Corte dei conti ai sensi della legge n. 259 del 1958;
   l'ultima relazione della Corte dei conti presentata al Parlamento sulla gestione finanziaria degli enti sottoposti a controllo in applicazione della citata legge afferisce per l'ENS agli esercizi dal 2006 al 2010;
   nella relazione si legge: «dall'esame della gestione e della documentazione relativa agli esercizi 2006-2010 è risultato che: lo Stato ha contribuito nel quinquennio in esame in via ordinaria alla gestione dell'ENS (e nel 2007, in via straordinaria, è stata concessa una contribuzione di 1.128.925,46). (...) L'Ente non ha redatto un bilancio consuntivo, (...) fornendo a supporto una documentazione contabile incompleta e discordante, che rende impossibile la interpretazione della reale situazione economica e patrimoniale (...) Il disavanzo di amministrazione è risultato in progressiva crescita negli esercizi esaminati, con una lieve riduzione nel 2010 (807.862,00 nel 2008, 828.368,00 nel 2009 e 701.272 nel 2010). (...) L'Ente non ha fornito in fase istruttoria spiegazioni esaurienti ai numerosi quesiti posti. Non risulta sia stata idoneamente assicurata la funzione della vigilanza ministeriale di cui all'articolo 3 della legge n. 598 del 1950»;
   nel mese di aprile 2011 Ida Collu, presidente dell'ENS in carica dal 1995, è stata accusata della cattiva gestione e sostituita da Giuseppe Petrucci, nonostante anche lui avesse approvato i bilanci degli ultimi anni;
   l'insana gestione dell'ENS trova eco in vari quotidiani nazionali, tra i quali il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2012 nell'articolo «Soldi e immobili, l'Ente Sordi dissanguato», ove si evidenzia un deficit nel bilancio da 12,5 milioni di euro e la contrastante previsione di innumerevoli benefit economici in capo al presidente Giuseppe Petrucci che si sommano a uno stipendio di circa 3.025 euro netti al mese, al rimborso per l'affitto a Roma di 1.350 euro, all'acquisto dei mobili per l'appartamento e 5.000 per le spese di rappresentanza. Ulteriori e numerosi benefit sono previsti anche a favore dei 7 componenti del direttivo dell'ENS;
   in questo quadro, a parere degli interroganti disastroso, si inscriverebbe una delibera del 9 agosto 2013 dell'attuale dirigenza che prevede la trasformazione dell'intero palazzo di proprietà dell'ENS, originariamente conferito dallo Stato e sede storica dell'associazione, in un hotel. Si tratta di un project financing finalizzato a richiedere un ingente finanziamento da parte delle banche, la cui restituzione dovrebbe essere garantita proprio con tale immobile;
   tale operazione può generare un grave rischio per l'ENS alla luce dell'esposizione bancaria complessiva pari a 32 milioni di euro, nonché del notevole carico debitorio che già grava sull'ente;
   dopo l'approvazione della delibera, uno dei consiglieri avrebbe scritto che non si può deliberare un'operazione «così rischiosa per la sopravvivenza stessa dell'Ens. Andiamo incontro a responsabilità, anche penali, enormi»;
   nonostante le polemiche sollevate dai giornali, la dirigenza dell'ENS ha portato a compimento il piano di trasformazione della sede dell'ente, deliberando di affidare al neonato consorzio «Vittorio Ieralla», gratuitamente, per la durata di 30 anni (prorogabili per altri 30), la realizzazione e la futura gestione dell’hotel;
   inoltre, il 21 maggio 2014, l'assemblea ordinaria del consorzio, su proposta del vicepresidente Petrucci, ha stabilito all'unanimità che nel momento in cui il consorzio sarà pronto a dare avvio al progetto di trasformazione della struttura, dovrà essere versata in favore di ciascuno dei componenti del consiglio di amministrazione una somma pari a 300.000 euro, per un totale di 900.000 euro;
   nonostante l'ammanco di bilancio ammonti a 12,5 milioni di euro l'ente continua a ricevere il contributo pubblico di 516.000 euro annui –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione;
   se sia a conoscenza delle modalità di spesa e di utilizzo delle risorse economiche pubbliche destinate allo svolgimento della missione dell'Ente nazionale sordi;
   se abbia disposto l'accertamento, anche attraverso ispezioni, di eventuali responsabilità in capo ai presidenti dell'ente, per il periodo di loro competenza, in merito all'eventuale disavanzo di 12,5 milioni di euro;
   se intenda assumere iniziative per avviare, nell'esercizio della sua attività di vigilanza, una fase di commissariamento dell'Ente nazionale sordi per ripristinare la corretta gestione dell'ente, ai sensi dell'articolo 15 del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, come integrato dall'articolo 1, comma 14, del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 148 del 2011.
(4-08937)


   CIPRINI, CHIMIENTI, COMINARDI e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo apparso sul Ilfattoquotidiano.it on line dell'11 marzo 2015, a firma di Luigi Franco, si apprende che: «Salvatore Ferla, 49 anni, cofondatore del sindacato di base Adl Varese e addetto alla sicurezza della società aeroportuale Sea, è stato licenziato in tronco. Alla base della decisione dell'azienda misto pubblico-privata, che come soci ha il comune di Milano al 55 per cento e il fondo F2i al 44 per cento, è stato un episodio avvenuto il mese scorso nella mensa del Terminal 1. Qui, secondo il sindacalista, erano al lavoro persone in ruoli non conformi alle loro qualifiche e mancava un cuoco in cucina. La cosa è stata sottolineata da Ferla, eletto in passato rappresentante sindacale per l'Usb, da cui poi nato Adl Varese. Ne è nata un discussione, finché sono state tirate in ballo le prostitute in Svizzera e il loro protettore. Ma a questo punto le versioni divergono. Quella di Sea è ricostruita nelle lettere con cui il lavoratore è stato prima sospeso, poi licenziato: Ferla — si legge — dopo avere contestato l'idoneità dell'inquadramento di un'addetta, si rivolgeva “al referente per Serist — Servizi Ristorazione srl (la società che ha in appalto il servizio mensa, ndr) del servizio serale e, ad alta voce alla presenza anche di altri testimoni, paragonava le dipendenti Serist alle prostitute in Svizzera” e continuava affermando che le stesse non hanno la possibilità di lamentarsi e di esprimere la propria opinione con il loro protettore. In conseguenza di ciò l'addetta scoppiava a piangere per le offese ricevute». Di qui la decisione di licenziare «per giusta causa» il sindacalista, accusato di aver «arrecato disturbo all'attività di Serist e dei suoi dipendenti (...) offendendo gravemente la loro dignità in via del tutto gratuita e senza aver ricevuto alcuna provocazione», cosa che ha fatto venir meno con Sea «il vincolo fiduciario posto a base del rapporto di lavoro». Diversa la versione di Ferla: «Stavo parlando in generale del mondo del lavoro con il cassiere, senza un riferimento preciso né a donne né a uomini. Stavo semplicemente dicendo che in Italia i lavoratori non hanno più la possibilità di far valere i propri diritti e sono sottomessi ai padroni. Da qui è nata la metafora sulle prostitute che non sono libere rispetto ai loro protettori». Ma c’è di più. Perché Ferla ritiene che il licenziamento sia causa della sua attività sindacale all'interno dell'azienda e che gli sia stato comunicato solo dopo una sua e-mail su presunte irregolarità nella gestione della mensa: «Sono discriminato da oltre tre anni. L'azienda non accetta che un sindacalista possa denunciare sperperi, appalti e consulenze sospetti, assunzioni facili e quindi vuole eliminarmi»;
   il dipendente ha già impugnato in via stragiudiziale il predetto licenziamento poiché si baserebbe – a suo dire – su una contestazione disciplinare tardiva, generica ed infondata, poiché comminata dalla azienda esclusivamente a scopo di ritorsione contro il lavoratore per la sua attività sindacale;
   il provvedimento adottato ai danni del dipendente appare agli interroganti sproporzionato rispetto alla presunta condotta contestata e rimane il dubbio della sua legittimità e logica poiché comminato ad un appartenente ad una organizzazione di lavoratori già da tempo impegnato fortemente nell'attività sindacale;
   ADL Varese – di cui Ferla Salvatore è cofondatore – è infatti una organizzazione sindacale attiva negli aeroporti di Malpensa e Linate che nel recente passato ha «denunciato» – tra l'altro – le criticità in ambito aeroportuale in merito alla sicurezza sul lavoro, gli alti stipendi dei dirigenti e manager della SEA e presunte condotte antisindacali della SEA in occasione degli scioperi dell'estate 2014 che hanno dato luogo anche a due interrogazioni parlamentari (n. 4-05669 e n. 4-04573) –:
   quali iniziative intenda assumere il Ministro – nell'ambito delle proprie competenze – allo scopo di favorire un dialogo e una corretta gestione delle relazioni sindacali tra i lavoratori, l'organizzazione ADL Varese e la direzione della SEA spa di Milano Linate Malpensa anche al fine di sensibilizzare la direzione della SEA verso un ripensamento del provvedimento adottato in danno del dipendente e garantire il legittimo esercizio dei diritti sindacali dei lavoratori. (4-08939)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, L'ABBATE e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il piano «Agricoltura 2.0» presentato dal Ministro interrogato nel novembre 2014 e avviato il 23 marzo con la prima domanda PAC on-line, ha l'obiettivo di innovare e semplificare le pratiche burocratiche – che ogni anno «costano» 25 chili di carta per azienda e circa 100 giorni di lavoro – di oltre 1,5 milioni di imprese agricole attraverso sei strumenti principali: l'Anagrafe unica delle aziende agricole, l'utilizzo di un solo fascicolo aziendale, l'introduzione di domande Pac precompilate, l'introduzione pagamento anticipato, la banca dati unica dei certificati e la domanda unificata;
   per la buona riuscita del progetto e affinché si raggiunga veramente l'obiettivo di dare sostegno agli agricoltori, appare fondamentale il ruolo giocato da AGEA, l'organismo per le erogazioni in agricoltura che gestisce tutta la partita della distribuzione dei contributi europei all'agricoltura svolge anche il fondamentale ruolo di organismo pagatore nazionale, ruolo e funzioni che occorre sicuramente rivedere e che come gruppo abbiamo già dettagliato in una risoluzione anche in funzione dell'entrata in vigore della nuova PAC (7-00497);
   in una recente intervista all'agenzia stampa Agra Press, l'attuale direttore di AGEA Stefano Sernia, ha sottolineato come l'ente stia attraversando una determinante fase di trasformazione proprio al fine di fare fronte alle procedure previste dalla nuova PAC e di conseguenza dal progetto «Agricoltura 2.0» (che ne è una diretta derivazione), ricordando il fondamentale aspetto del coordinamento tra i diversi attori quali SIN, per la realizzazione delle nuove applicazioni del SIAN come la domanda precompilata, l'integrazione e lo scambio dati con altre pubbliche amministrazioni, la sincronizzazione dei sistemi informativi, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e ISMEA;
   gli aspetti innovativi a cui fare fronte sono moltissimi tanto che l'ente ha già provveduto a creare una segreteria tecnica che cura tutte le azioni e gli adempimenti di pertinenza di AGEA ed un comitato strategico composto da AGEA, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e ISMEA, cui la segreteria tecnica riferisce, in base allo sviluppo delle linee strategiche determinate, sullo stato di avanzamento delle attività;
   a questo di affianca il potenziamento delle strutture dedicate al colloquio con le imprese al fine di fornire sia sul canale telefonico sia sul canale telematico un servizio di risposta migliore e più tempestivo;
   tutte queste attività, però, secondo quanto riferisce il direttore Sernia nella stessa intervista, poco collimano con la situazione interna ed operativa della struttura AGEA ed in particolare con la «assai limitata dotazione di personale e di risorse finanziarie»;
   secondo quanto riferisce il suo direttore, oggi l'AGEA può contare su 246 unità di personale, di cui 153 unità per le funzioni di organismo pagatore per le 13 regioni che non hanno un proprio organismo pagatore. Tale personale copre un'utenza di circa 850 mila agricoltori e gli aiuti versati nel 2014 in ambito FEAGA e FEASR risultano pari ad oltre 3 miliardi di euro;
   al contempo la struttura complessiva degli 8 organismi pagatori riconosciuti, per le 6 regioni e per le 2 province autonome che se ne sono dotate, è di 837 unità, per una utenza complessiva di circa 450 mila agricoltori ed aiuti FEAGA e FEASR versati nel 2014 pari a 2,7 miliardi di euro;
   a questi numeri, che mettono in risalto un'evidente disparità tra personale e numero delle aziende agricole da gestire, non si può non aggiungere l'imminente scadenza del contratto tra AGEA e SIN, e l'incertezza su chi dal 2016 sarà demandato a svolgere il ruolo determinante appartenente a SIN –:
   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se abbia valutato le segnalazioni relativamente alla carenza di personale e al ricambio generazionale della struttura AGEA anche in funzione per la corretta realizzazione del progetto «Agricoltura 2.0» nonché per l'adempimento di quanto previsto dagli obblighi della nuova PAC;
   relativamente al progetto «Agricoltura 2.0», quali siano i tempi previsti per la realizzazione degli altri passaggi su elencati. (5-05442)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   a seguito della determina dell'AIFA 533 del 2015, il Sandimmun Neoral, viene fornito ai pazienti solo a fronte del pagamento di un ticket alquanto consistente;
   questo in conseguenza all'inserimento nella lista di trasparenza delle specialità medicinali del farmaco Ciqorin come generico della ciclosporina;
   quanto sopra sta, di fatto, costringendo quasi tutti i pazienti ad un passaggio obbligatorio ad altra formulazione farmaceutica, e tanto a causa dei costi eccessivi dei ticket;
   a ciò vi è da aggiungere un'ulteriore criticità, ovvero che molte farmacie sono sprovviste del farmaco generico;
   anche l'AIFA, con nota del 14 aprile 2015, ha evidenziato le possibili dannose conseguenze per i pazienti in caso di passaggio dal farmaco Neoral al farmaco generico, sia per quanto concerne l'aumento della concentrazione massima ematica, sia per quanto concerne l'aumento dell'esposizione al principio attivo, raccomandando un attento monitoraggio da parte del personale medico responsabile per il paziente;
   è la stessa AIFA, inoltre, a «consigliare» quanto oggi reso impossibile dai costi dei ticket, ovvero che i pazienti proseguano con il farmaco e con il relativo dosaggio di assunzione anteriori alla determina in questione;
   consapevole delle difficoltà sottese alle ipotesi di switch indicate, l'AIFA ha sottolineato come la variazione della formulazione o del regime posologico del farmaco, debbano essere effettuati solo sotto la stretta supervisione dello specialista, il tutto con ovvi disagi per i trapiantati;
   in ogni caso, sarebbe altamente preferibile, nell'interesse superiore dei pazienti, che il nuovo regime ed il pagamento dei ticket venissero applicati esclusivamente ai «nuovi» trapiantati o pazientati necessitanti di tale trattamento, lasciando invariata la situazione per tutti coloro i quali, prima della nota AIFA, avessero fatto uso del farmaco brand;
   l'introduzione del farmaco generico della ciclosporina, anche per categorie di utilizzatori, quali i trapiantati, comporta un aumento delle competenze economiche a carico del servizio sanitario nazionale, riscontrabili in maggiori spese ospedaliere e di laboratorio, senza calcolare il costo, troppo spesso poco evidenziato, che riguarda la compliance che il paziente ha raggiunto con il farmaco utilizzato per tanti anni;
   è, pertanto, indispensabile che l'eventuale passaggio dal Sandimmun Neoral al Ciqorin sia richiesto e concordato con il medico specialista e tanto, nonostante il fatto che tutti i medici specialisti interpellati in questi giorni abbiano vivamente sconsigliato ai pazienti di effettuare lo switch, anche perché non hanno notizie certe sulle possibili interazioni con un farmaco molto usato dai trapiantati che è il Certican;
   l'innovazione sopra descritta ed imposta a migliaia di pazienti, inoltre, è intervenuta senza alcuna appropriata e preventiva informazione rivolta ai servizi sanitari ed agli utenti;
   sarebbe, dunque, auspicabile ed opportuno che il Ministero della salute intervenisse affinché ai pazienti trapiantati venga concesso di continuare la terapia salvavita fino ad oggi seguita;
   sarebbe, altresì, opportuno che il Ministero della salute intervenisse affinché i pazienti siano messi in condizioni di scegliere liberamente di passare o meno dal farmaco brand al farmaco generico, senza, dunque quelle che all'interrogante appaiono subdole e poco trasparenti imposizioni di carattere economico –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione sopra descritta e quali improcrastinabili ed urgenti iniziative intenda adottare per garantire che lo switch dal farmaco brand (Sandimmun Neoral) a quello generico (Ciqorin) non sia «obbligato» per ragioni economiche e possa avvenire soltanto in presenza di un'effettiva volontà ed interesse dei pazienti e senza alcun rischio per l'incolumità degli utenti;
   se il Ministro non intenda, nelle more, avviare un'intensa campagna di informazione scientifica del personale sanitario impegnato nella vendita — somministrazione dei predetti farmaci, anche mediante il coinvolgimento delle associazioni di categoria e di rappresentanza degli utenti;
   se il Ministro non intenda, nelle more di una più cauta diffusione del farmaco generico, assumere iniziative affinché sia sospesa l'imposizione dei ticket attualmente previsti per il farmaco brand, e tanto al fine di garantire che i «passaggi» dei pazienti siano spontanei, liberi, opportunamente monitorati e concordati con il personale sanitario e non già obbligati da ragioni economiche. (5-05437)


   PIAZZONI, MIOTTO, LENZI, CARNEVALI, SBROLLINI, CAPONE, AMATO, D'INCECCO e BURTONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'Istituto superiore di sanità (ISS) è un ente pubblico non economico che, in qualità di organo tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale in Italia, svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica;
   l'Istituto superiore di sanità è posto sotto la vigilanza del Ministero della salute;
   con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 10 luglio 2014, l'Istituto superiore di sanità veniva commissariato per una situazione di disavanzo finanziario, registrato in bilancio per due esercizi consecutivi;
   la decisione del Governo ha fatto seguito alla relazione della Corte dei conti, nella quale si rilevava un disavanzo di 26 milioni di euro nel 2011 e di 4,2 nell'anno successivo, in larga parte dovuta alla riduzione dei trasferimenti pubblici;
   all'interno dell'Istituto superiore di sanità sono presenti circa 490 lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato e circa 100 con contratti atipici o borse di studio. Si tratta di personale strutturalmente integrato nell'organizzazione, in servizio presso l'Istituto (in media) da almeno 8 anni;
   nel luglio 2014, la XII Commissione permanente (Affari sociali) della Camera dei deputati avviava un'indagine conoscitiva sul ruolo, l'assetto organizzativo e le prospettive di riforma dell'Istituto superiore di sanità, dell'Agenzia italiana del Farmaco (AIFA) e dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.NA.S.);
   durante l'audizione svoltasi nell'ambito della citata indagine conoscitiva il giorno 29 ottobre 2014, il Ministro interrogato ha manifestato la volontà di attivare un percorso di progressiva stabilizzazione del personale a termine, di concerto con le organizzazioni sindacali e nel rispetto della normativa vigente e dei vincoli di bilancio, per fare in modo che nel futuro non si verificasse di nuovo l'esistenza di un alto numero di dipendenti precari. Il Ministro ha inoltre evidenziato l'importanza di un rilancio dell'Istituto superiore di sanità attraverso un'opera di efficientamento, modernizzazione e sviluppo, secondo i più evoluti standard che connotano i principali enti di ricerca internazionali;
   anche il commissario dell'Istituto superiore di sanità professor Ricciardi, durante l'audizione svolta presso la 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato, nel corso dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Sistema sanitario, nazionale ha definito nei dettagli la situazione del personale precario, esprimendo anch'esso la necessità di avviare un percorso di stabilizzazione;
   nonostante la chiara linea d'intervento delineata dal Ministro interrogato sul precariato «storico» dell'Istituto superiore di sanità i dipendenti e le organizzazioni sindacali hanno manifestato perplessità e preoccupazioni riguardo un primo licenziamento (poi ritirato) e l'ipotesi di futuri nuovi licenziamenti di ricercatori con un'anzianità di servizio compresa tra gli 8 e i 15 anni, in assenza di tempestivi interventi di riordino;
   a destare ulteriori perplessità contribuiscono inoltre alcune notizie, riportate da organi di stampa e diffuse dalla dirigenza stessa dell'AIFA, su di un eventuale spostamento della sede dell'Agenzia del farmaco nei locali dell'Istituto superiore di sanità anche alla luce della non auspicabile commistione che si verrebbe a determinare in merito all'esercizio di specifiche funzioni e compiti dei due istituti –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno chiarire le linee di indirizzo del Ministero circa il personale precario dell'istituto superiore di sanità e il percorso di riordino dell'Istituto superiore di sanità, dell'Agenzia italiana del farmaco e dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, anche alla luce dell'annunciata costituzione del cosiddetto «Tecnopolo». (5-05439)


   NESCI, GRILLO, LOREFICE, SILVIA GIORDANO, MANTERO, BATTELLI e NUTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   come riportato dagli organi di stampa calabresi (esempio La Gazzetta del Sud del 20 aprile c.a.), il dottor Antonio Belcastro è stato nominato, dalla giunta regionale guidata dal presidente Mario Oliverio, commissario dell'azienda ospedaliero-universitaria «Mater Domini» di Catanzaro;
   tale nomina ha di fatto revocato il provvedimento con cui l'allora commissario ad acta per il piano di rientro dal debito sanitario per la regione Calabria, il generale Luciano Pezzi, aveva conferito ad altri le medesime responsabilità dirigenziali;
   come infatti si legge su un comunicato stampa della regione Calabria del 22 luglio 2014, «la Giunta regionale si è riunita presieduta dalla Presidente f.f. Antonella Stasi con l'assistenza del Dirigente generale Francesco Zoccali. Su proposta della presidente Stasi è stato nominato il nuovo Direttore generale dell'azienda ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro. È Antonio Belcastro, attuale Commissario della stessa azienda»;
   Belcastro veniva dunque nominato commissario con deliberazione n. 299 della seduta del 22 luglio 2014;
   il 24 ottobre 2014, come detto, il commissario Pezzi con il DCA n. 76 disponeva «di annullare la delibera della giunta regionale n. 299 del 22 luglio 2014 relativa alla nomina del dottore Antonio Belcastro a Direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro»;
   tale annullamento, secondo quanto si legge ancora nel decreto del commissario ad acta, dipendeva dal fatto che la delibera di nomina in questione era un «atto illegittimo in contrasto con la normativa vigente e con il parere reso dai Ministeri affiancanti e, comunque, di ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro e più in particolare alla governance del sistema sanitario calabrese»;
   ciò anche perché l'atto risultava essere «eccedente l'ordinaria amministrazione adottato dalla giunta regionale in regime di proragatio in violazione dell'articolo 33 della statuto della regione Calabria, interpretato alla luce dei princìpi costituzionali che regolano la prorogatio degli Organi elettivi e di Governo regionali e dell'articolo 3 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, con conseguente situazione d'illegittimità nella direzione delle Aziende che pregiudica l'adozione delle misure urgenti attuative del piano di rientro»;
   a parere dell'interrogante, secondo il principio logico del tertium non datur, delle due l'una: o la giunta può in proposito procedere in autonomia – e allora poteva farlo anche quando era guidata dal presidente facente funzioni Antonella Stasi – oppure occorre sempre un atto di recepimento del commissario governativo per il rientro sanitario;
   stando così le cose, sul piano sistematico va da sé che per revocare un atto di nomina del commissario per il rientro ne serva uno della stessa specie, sicché l'ultima deliberazione della giunta regionale non produrrebbe, per sua natura, codesto effetto. Resterebbero in carica, dunque, i direttori generali facenti funzione già incaricati dal generale Pezzi;
   non è la prima volta che la giunta regionale guidata da Mario Oliverio nomina in autonomia commissari di aziende sanitarie senza che vi sia un atto di recepimento del commissario governativo, Massimo Scura;
   l'interrogante, a riguardo, ha già presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05371 del 16 aprile 2015, in cui si solleva il caso di Santo Gioffrè, nominato commissario dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria;
   tale incarico è però per legge inconferibile, secondo quanto prescritto dal comma 1 dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013, per il quale «gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che nei cinque anni precedenti siano stati candidati in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendano il territorio della ASL»;
   la riferita inconferibilità è rafforzata dalla normativa regionale calabrese, che equipara il ruolo di commissario in questione a quello di direttore generale;
   il summenzionato Gioffrè – già assessore ai beni e alla attività culturali e alla protezione civile della provincia di Reggio Calabria durante la presidenza di Giuseppe Morabito (2006-2011) e segretario cittadino del Partito democratico – nel 2013 è stato candidato a sindaco di Seminara (Reggio Calabria);
   accanto al succitato incarico di commissario dell'Asp di Reggio Calabria per Santo Gioffrè, desta stupore anche la nomina, disposta il 4 aprile 2015, a direttore amministrativo dell'azienda ospedaliera di Reggio Calabria per Giulio Carpentieri, pensionato e già dirigente del consiglio regionale della Calabria;
   detta nomina è avvenuta in contrasto con il contenuto di una recente deliberazione, depositata in data 21 novembre 2014, in cui la Corte dei conti ha precisato in via preliminare che «le nuove previsioni dettate dall'articolo 6 del decreto-legge 90 del 2014 hanno quale antecedente l'articolo 25 della legge 724 del 1994 che, al dichiarato fine di garantire la trasparenza e l'imparzialità dell'azione amministrativa, vieta il conferimento al personale delle pubbliche amministrazioni cessato volontariamente dal servizio per l'ottenimento della pensione di anzianità, da parte dell'amministrazione di provenienza o di amministrazioni con le quali lo stesso personale ha avuto rapporti di lavoro o di impiego nei cinque anni precedenti a quello della cessazione dal servizio, di incarichi di consulenza, collaborazione, studio e ricerca»;
   la portata della nuova disposizione appare, pertanto, più ampia della stessa cosiddetta «circolare Madia» (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2015) che – come riassunto dal giornalista Paolo Pollichieni, in un articolo apparso sul portale della testata giornalistica Il Corriere della Calabria – «impone di evitare che i burocrati mandati a casa escano dalla porta per rientrare dalla finestra che il politicante di turno gli spalanca improvvidamente»;
   la Corte dei conti ha sottolineato come «non è più necessario che l'oggetto del conferimento consista in attività o mansioni già svolte in precedenza, essendo il divieto esteso a qualunque incarico di studio e consulenza. L'ambito di applicazione della disposizione, pertanto, abbraccia, oltre alle prestazioni di lavoro autonomo, anche incarichi dirigenziali e direttivi, nonché le cariche in organi di governo (con esclusione, ovviamente, delle cariche elettive), includendo nel perimetro applicativo qualunque tipologia di incarico dirigenziale (a tempo indeterminato, a tempo determinato, di natura fiduciaria) e direttivo»;
   oltretutto, le nomine dei commissari in argomento necessitano sempre, per come ribadito dai Ministeri affiancanti in sede di tavolo Massicci, di specifico atto di recepimento da parte del commissario preposto al rientro sanitario, come peraltro si può leggere in un articolo del 9 dicembre 2015 pubblicato sul portale web della testata Il Corriere della Calabria a firma di Pietro Bellantoni, che per la nomina di Alessandro Moretti a direttore generale dell'Asp di Cosenza scrisse, con riferimento al Commissario per il rientro Pezzi: «Al fine di provvedere alla stesura del provvedimento definitivo di recepimento della nomina, come richiesto dai Ministeri affiancanti, ha chiesto al dipartimento Tutela della salute elementi di informazione in ordine all'istruttoria svolta per l'individuazione del dr. Alessandro Moretti» –:
   se non ritengano di adottare immediatamente i provvedimenti di loro competenza per impedire che l'eventuale – per l'interrogante certa, alla luce delle precisazioni date dai Ministeri vigilanti – illegittimità della nomina in questione si riverberi nell'attuazione del piano di rientro dal debito sanitario della regione Calabria. (5-05443)

Interrogazione a risposta scritta:


   NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato su Il Quotidiano della Calabria del 20 aprile 2015, una donna di 37 anni (C.C. le sue iniziali), fisioterapista di Taverna che viveva a Squillace (due piccoli comuni in provincia di Catanzaro), è morta domenica 19, aprile all'ospedale «Pugliese» di Catanzaro, poche ore dopo la nascita della figlia;
   nell'articolo succitato, a firma Edoardo Corasaniti, si legge che «la piccola sta bene ma gli occhi, almeno per ora, non sono tutti puntati su di lei. Sono proiettati sulla madre, la donna che decede in una domenica mattina quasi surreale (...) Stando alle prime ricostruzioni messe in piedi dagli uomini della polizia guidati dal funzionario di turno Angelo Paduano, sarebbe stata letale un'emorragia. Nemmeno 9, sacche di sangue sono riuscite a salvarla. La polizia che si è precipitata all'ospedale Pugliese consegnerà gli atti al pubblico ministero di turno, Saverio Vertuccio, che nel frattempo ha già sequestrato la cartella clinica. Da quanto si è appreso, la gravidanza, a detta anche del suo medico di famiglia, era andata bene. Tutto liscio. Almeno fino a quando ieri in prima mattinata era prevista la nascita della bambina, tramite parto naturale. La dinamica esatta la stabilirà l'autopsia che verrà disposta in queste ore dal pubblico ministero»;
   secondo quanto sta emergendo in queste ore a stroncare la donna sarebbe stata un'emorragia imprevista per cui, come racconta la succitata cronaca locale, nemmeno la trasfusione di nove sacche di sangue sono state sufficienti;
   su Il Quotidiano della Calabria del 23 aprile 2015, si legge che il sostituto procuratore Saverio Vertuccio ha iscritto nel registro degli indagati otto persone in merito al decesso della suddetta donna. Trattasi del «direttore facente funzioni Nicola Bagetta, dei medici ginecologo Leonardo Conte (difesi dal legale Maurizio Belmonte) e Patrizia Arcadia (difesa dall'avvocato Gianfranco Marcello), dei camici bianchi anestesisti Stefania Faragò e Francesco Conca, (assistiti dal legale Vincenzo Ioppoli), degli infermieri professionali Maria Lucia Zubba (difesa dall'avvocato Amalia Garzaniti) e Nicola Pulerà (difesi dal legale Maurizio Belmonte) e l'ostetrica Emilia D'Alta (assistita dal legale Amalia Garzaniti)»;
   ad oggi le cause del decesso restano ancora ignote e si attende di conoscere l'esito dell'autopsia, ma pare evidente che già da ora gli occhi sono puntati sui protocolli medici, sulla tempistica, sulla dinamica, sugli strumenti utilizzati dal personale sanitario;
   a parere dell'odierna interrogante tale vicenda non può prescindere da un'analisi della grave carenza di personale medico e sanitario che si registra pure in Calabria;
   inoltre, desta forte preoccupazione la situazione della terapia intensiva neonatale, critica a Cosenza, come a Catanzaro e a Reggio Calabria, per cui – secondo quanto detto alla scrivente dallo stesso personale medico durante una recente ispezione a Cosenza – andrebbero ricavati subito nuovi posti dedicati, per evitare di mandare mamme e famiglie fuori regione, il che è un rischio più che concreto;
   a riprova di quanto detto, preme sottolineare che il 25 febbraio 2015, sul quotidiano La Repubblica e come ricordato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-08250, si leggeva un intervento dei dottori Domenico Corea e Pasquale Novellino, rispettivamente direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia di Lamezia Terme (Catanzaro) e direttore di patologia neonatale di Catanzaro;
   nel summenzionato intervento si legge che «in Calabria la situazione è drammatica. Per un'area (Catanzaro, Crotone e Vibo) dove avvengono circa 6.000 parti l'anno a fronte dei 12 posti letto previsti in Terapia Neonatale Intensiva, sono attivi, dopo la soppressione di 4 posti letto a Crotone e 4 a Lamezia Terme, solo 4 posti letto a Catanzaro. E non infrequente è il caso di trasferimenti di donne gravide e neonati fuori regione (...) chiediamo un intervento rapido del ministro perché non vorremmo essere facili profeti»;
   su Il Quotidiano della Calabria del 3 marzo 2015, in un articolo a firma Giulia Mascaro, si legge: «chiude il reparto pediatria dell'Ospedale Giovanni Paolo Il di Lamezia Terme per carenza di personale e le urgenze e disagi si riversano nell'ospedale Pugliese di Catanzaro»;
   secondo quanto raccontato dalla giornalista, quella passata da medici e pazienti dell'ospedale del capoluogo calabrese è stata «una notte di inferno» dato che «neanche la struttura ospedaliera catanzarese si è rivelata idonea a far fronte ad un'urgenza così forte, essendo i posti letto già terminati, tant’è che per evitare ulteriori disagi – per chi di disagi ne aveva già avuti abbastanza – si è deciso aprire anche il reparto di pediatria universitaria, generalmente adibito esclusivamente a day-hospital»;
   tale carenza di personale sanitario, ovviamente, è causa di pesanti sofferenze dell'utenza;
   in una situazione di tale gravità non mancano, pertanto, anche i casi di malasanità, come già denunciato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-01564 nella quale si raccontava della morte del signor Cesare Ruffolo, affetto da 24 anni da leucemia linfatica cronica, il quale veniva ricoverato presso reparto cosiddetto «Valentini» dell'ospedale «Annunziata», lì ricevendo una trasfusione di sangue errata, rivelatasi letale per l'anziano signore;
   in quest'occasione, oltre ai casi già summenzionati, si ricordano le interrogazioni n. 4-07916 riguardante una signora quasi novantenne completamente abbandonata all'ospedale di Crotone, n. 4-07323 riguardante il signor Nicola Guarna, morto a causa di soccorsi tardivi all'ospedale di Vibo Valentia, n. 4-07674 riguardante la signora Santina Cortese, anche lei vittima della negligenza del suo medico curante e della struttura ospedaliera, ancora dell'ospedale di Vibo Valentia –:
   quali iniziative di competenza intenda per verificare la sicurezza dei parti in Calabria, dei nascituri, dei nati e delle madri, nel rispetto del diritto alla salute sancito dalla Costituzione. (4-08940)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TINAGLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 11 luglio 2014, il Gruppo Indesit ha comunicato ufficialmente di aver sottoscritto un accordo per la cessione alla Whirlpool Corporation del 66,8 per cento della partecipazione detenuta dalla holding Fineldo spa;
   in data 25 luglio 2014 l'Agenzia Invitalia ha siglato un contratto di sviluppo con il gruppo Whirlpool che prevede un investimento di 31 milioni di euro, dieci dei quali finanziati da Invitalia, per il potenziamento dello stabilimento di Napoli con un impatto occupazionale di 588 addetti tra posti salvaguardati e posti nuovi (attualmente lo stabilimento occupa 540 dipendenti, la nuova occupazione stimata alla stipula del contratto era dunque di 48 unità);
   in data 16 aprile 2015, il gruppo Whirlpool ha annunciato un piano di riorganizzazione aziendale che prevede la chiusura del centro di ricerca di None e dello stabilimento di Carinaro in provincia di Caserta, in cui sono attualmente impiegati oltre 800 dipendenti;
   Invitalia, istituita dal decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1, è una società per azioni non quotata partecipata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze ed opera attraverso vari strumenti, tra i quali la sottoscrizione dei cosiddetti «contratti di sviluppo», istituiti con decreto ministeriale 24 settembre 2010 e regolamentati dal decreto ministeriale 14 febbraio 2014, successivamente modificato dal decreto ministeriale 9 dicembre 2014;
   l'articolo 9, comma 4, lettera b) del decreto ministeriale 9 dicembre 2014 prevede che per i programmi di sviluppo industriale, l'Agenzia valuti «la coerenza industriale e la validità economica del programma di sviluppo con il relativo impatto occupazionale» degli stessi;
   i contratti di sviluppo sono strumenti per sostenere la crescita economica ed occupazionale nelle regioni identificate dalla Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale (n. 117/10 Italia), approvata dalla Commissione europea il 6 luglio 2010 e pubblicata nella G.U.U.E. C 215 del 18 agosto 2010;
   l'intervento della azienda Whirlpool in Campania ed il piano di riorganizzazione varato a seguito dell'acquisizione di Indesit (già annunciata al momento della stipula del contratto di sviluppo con Invitalia, seppur formalmente non completata al 25 luglio 2014) comporterà una perdita netta di posti di lavoro nella regione (tenendo conto delle stimate 48 nuove assunzioni nello stabilimento di Napoli) di circa 767 posti di lavoro;
   poiché i termini e i dettagli dell'accordo tra Invitalia e Whirlpool non sono mai stati resi pubblici non è possibile sapere se l'accordo con Invitalia sul finanziamento di 10 milioni di euro tenesse in qualche modo già in considerazione la riorganizzazione dello stabilimento di Caserta che sarebbe stata avviata di lì a poco e in quali termini;
   in ogni caso, qualora l'accordo non tenesse in considerazione lo stabilimento di Caserta, in virtù del fatto che al 25 luglio 2014 l'acquisizione di Indesit non era ancora completata seppur annunciata, l'azienda avrebbe dovuto ottenere una nuova autorizzazione da parte dell'agenzia Invitalia, erogante il finanziamento — autorizzazione finalizzata a verificare che le operazioni societarie non alterassero o inficiassero le finalità ed i risultati del finanziamento erogato;
   l'articolo 19, comma 1, lettera e) e lettera h) del citato decreto ministeriale 9 dicembre 2014 prevede infatti che le agevolazioni concesse siano revocate, in tutto o in parte, secondo quanto previsto nella determinazione di concessione delle agevolazioni, qualora il soggetto beneficiario: non porti a conclusione, entro il termine stabilito, il progetto di investimento ammesso alle agevolazioni, salvo i casi di forza maggiore e/o le proroghe autorizzate dall'Agenzia complessivamente di durata non superiore a dodici mesi, ovvero, qualora il programma di investimento sia eseguito in misura parziale e non risulti, a giudizio dell'Agenzia, organico e funzionale (lettera e)), ovvero qualora effettui operazioni societarie inerenti a fusione, scissione, conferimento o cessione d'azienda o di ramo d'azienda in assenza dell'autorizzazione dell'Agenzia (lettera h));
   il comma 4 del medesimo articolo 19 del decreto ministeriale 9 dicembre 2014 prevede infine che: «In caso di revoca delle agevolazioni disposta ai sensi del presente articolo, il soggetto beneficiario non ha diritto alle quote residue ancora da erogare e deve restituire in tutto o in parte il beneficio già erogato, maggiorato degli interessi e, ove ne ricorrano i presupposti, delle sanzioni amministrative pecuniarie di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 123» –:
   quali siano i dettagli del contratto di sviluppo siglato tra Invitalia e Whirlpool il 25 luglio 2005 e se sia a conoscenza in particolar modo di qualsiasi riferimento alla possibile chiusura dello stabilimento di Carinaro e all'esubero di oltre 800 lavoratori conseguente alla già annunciata acquisizione di Indesit e dei suoi stabilimenti;
   se sia stata concessa l'autorizzazione da parte dell'agenzia Invitalia a Whirlpool per il prosieguo del contratto di sviluppo a seguito dell'acquisizione di Indesit e a quali condizioni;
   se non ritenga urgente avviare la procedura per la restituzione integrale dei finanziamenti erogati dall'Agenzia Invitalia al gruppo Whirlpool a fronte di una complessiva perdita di posti di lavoro nella regione Campania ad opera della medesima azienda beneficiaria, contravvenendo pertanto all'obiettivo primario dei contratti di sviluppo;
   se non ritenga urgente avviare una profonda revisione delle norme sui finanziamenti alle imprese e sui contratti di sviluppo per evitare che imprese, beneficiarie di finanziamenti pubblici volti ad incentivare l'occupazione e lo sviluppo in una determinato territorio, riducano invece i livelli occupazionali nello stesso territorio e richiedano ulteriori risorse per il finanziamento degli ammortizzatori sociali collegati agli esuberi. (5-05434)


   RICCIATTI, FERRARA, AIRAUDO, PLACIDO, SCOTTO, FRATOIANNI, QUARANTA, PIRAS, MELILLA, DURANTI, COSTANTINO e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Fincantieri è uno dei gruppi cantieristici più grandi al mondo, attivo nella progettazione e costruzione di mezzi navali a elevata complessità, da navi mercantili a quelle militari, dall’offshore ai mega yacht;
   l'azienda impiega un organico complessivo di oltre ventimila dipendenti distribuiti in 21 cantieri navali in 13 Paesi;
   dopo diversi anni di crisi della cantieristica navale negli ultimi mesi si assiste ad una ripresa del settore insieme a nuove prospettive per l'azienda, sempre più proiettata in un contesto internazionale. I bilanci segnalano una crescita dei ricavi del +8 per cento, dovuta soprattutto alle nuove consegne ed alla crescita del portafoglio ordini diversificato. Una fase congiunturale positiva con importanti commesse fino al 2020;
   l'azienda ha individuato una serie di obbiettivi per recuperare competitività, puntando su una maggiore flessibilità dei lavoratori in tutti gli stabilimenti e su una riduzione di costi e degli assetti retributivi, che si traducono per i lavoratori in una proposta di contratto integrativo «che aumenta gli appalti, esternalizza le attività svolte oggi dai dipendenti di Fincantieri, taglia quote di salario, cancella i permessi e chiede di lavorare ore gratis in più», come ha dichiarato Bruno Manganaro, segretario generale della Fiom Cgil di Genova (Askanews, 25 marzo 2015);
   nelle ultime settimane è in atto un duro confronto tra azienda e organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto integrativo, che coinvolge migliaia di lavoratori in Italia;
   nelle «Linee guida» del contratto integrativo, presentato dall'azienda, è prevista, al fine di «ottenere significativi recuperi in termini di prestazione di lavoro» l'introduzione di una diversa disciplina dei permessi annui retribuiti, che attualmente ammontano a 104 ore annue. Fincantieri propone la «integrale lavorabilità senza ulteriore monetizzazione» di quelle ore o, in alternativa e a carattere sperimentale, «un contributo non retribuito da parte dei lavoratori pari a 30 minuti al giorno»;
   le organizzazioni sindacali, oltre a ritenere tale richiesta di lavoro gratuito inaccettabile, contestano una volontà di utilizzo indiscriminato della flessibilità e dei lavori in appalto, da parte dell'azienda, mostrando inoltre timori per possibili ipotesi di «spezzatino» nell'assetto complessivo di Fincantieri;
   a sostegno delle proprie posizioni la Fiom-Cgil ha convocato una serie di scioperi;
   da ultimo, nel duro confronto tra azienda e sindacati, si segnala anche il caso delle lettere di trasferimento, consegnate il 17 aprile a due impiegati di lungo corso (da 17 anni alle dipendenze di Fincantieri), iscritti alla Fiom, dallo stabilimento di Sestri Levante al cantiere di Ancona e Monfalcone, a partire dall'11 maggio in regime di trasferta e dal 1o settembre con trasferimento effettivo. Il trasferimento, secondo le organizzazioni sindacali, sarebbe un gesto intimidatorio nei confronti dei lavoratori che contestano la linea dell'azienda;
   Fincantieri, pur essendo un'azienda privata quotata in borsa, è partecipata dallo Stato, attraverso la società Fintecna, ed è destinataria di commesse consistenti da parte della Marina Militare italiana –:
   se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, per agevolare la conclusione dell'accordo sul rinnovo del contratto integrativo;
   come intendano garantire che le esigenze di maggiore competitività, annunciate dall'azienda, non vengano perseguite con iniziative che pregiudichino i diritti e la dignità dei lavoratori. (5-05440)


   FEDRIGA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con atto di sindacato ispettivo n. 5-02431, tuttora privo di risposta, l'interrogante sottoponeva all'attenzione del Governo l'operato poco chiaro di Fincantieri nel processo di riorganizzazione, che ha portato alla richiesta di cassa integrazione per i dipendenti dello stabilimento di Monfalcone ed al contemporaneo utilizzo in trasferta presso il medesimo stabilimento di personale proveniente dai cantieri di Castellammare di Stabia, Palermo ed Ancona;
   con successivo atto di sindacato ispettivo n. 5-03197, l'interrogante chiedeva al Governo di adottare urgentemente ogni iniziativa di competenza affinché Fincantieri assicurasse un management teso allo sviluppo della cantieristica, alla tutela dei propri dipendenti, nonché alla salvaguardia di tutti gli stabilimenti – e non soltanto di quelli ubicati al centro-sud – al quale il viceministro De Vincenti rispondeva che la riorganizzazione della società stava dando risultati importanti rispetto alla situazione determinatasi qualche anno prima (cfr. resoconto della seduta del 4 dicembre 2014 della Commissione X);
   invero risulta all'interrogante che Fincantieri persegue nella politica di abbattimento del costo del lavoro con il trasferimento di attività all'estero ovvero con piani di riorganizzazione «lacrime e sangue» per i lavoratori, in particolare per il cantiere di Riva Trigoso, oggetto di un ulteriore atto di sindacato ispettivo (n. 5-04718), anch'esso ad oggi privo di risposta;
   risulta altresì che Fincantieri stia attuando una politica che è apparsa intimidatoria nei riguardi dei lavoratori che si espongono nelle assemblee di protesta contro le riduzioni di stipendio –:
   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda urgentemente intraprendere affinché siano chiarite le intenzioni della dirigenza di Fincantieri nei confronti dei lavoratori, con particolare riguardo ai dipendenti dei cantieri liguri. (5-05441)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRODANI, ARTINI, BALDASSARRE, BARBANTI, BECHIS, MUCCI, RIZZETTO, ROSTELLATO, SEGONI e TURCO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni, a causa dell'aumento della concorrenza, dovuto alla crisi economica, il telemarketing è diventato estremamente aggressivo e selvaggio: le persone subiscono un martellamento telefonico continuo con cui vengono proposte «offerte imperdibili dal sicuro risparmio»;
   dal 31 gennaio 2011 è divenuto operativo, in Italia, il sistema registro pubblico delle opposizioni, istituito con decreto del Presidente della Repubblica n. 178 del 2010; la sua gestione e realizzazione sono state assegnate dal Ministero dello sviluppo economico alla Fondazione Ugo Bordoni, attraverso un apposito contratto di servizio;
   come si legge sul sito del Ministero dello sviluppo economico, «i cittadini che non desiderano ricevere chiamate pubblicitarie possono tutelare più facilmente la propria privacy con il Registro delle Opposizioni», specificando che possono iscriversi i cittadini abbonati, ovvero, coloro che hanno la propria utenza su elenchi telefonici pubblici;
   l'obiettivo del registro delle opposizioni è «di raggiungere un corretto equilibrio tra le esigenze dei cittadini che hanno scelto di non ricevere più telefonate pubblicitarie e le esigenze delle imprese, che, in uno scenario di maggiore ordine e trasparenza, potranno utilizzare lo strumento del telemarketing con maggiore efficacia»;
   le lamentele dei cittadini in merito a come sia complicato iscriversi a tale registro, molto spesso per cavilli di natura burocratici (utenze non registrate o che risultino intestate ad altre persone e altro), o per fallimenti tecnici della rete, sono moltissime, soprattutto attraverso i social network;
   in particolar modo, viene evidenziato che, pur essendo iscritti nel citato registro, i cittadini continuino a ricevere telefonate non gradite;
   anche il Movimento Difesa del Cittadino segnala di come i cittadini siano bersagliati da telefonate indesiderate, che si trasformano in vero e proprio stalking, come nel caso di centinaia di abbonati che hanno protestato per aver ricevuto 10/15 telefonate consecutive, ma «mute», cioè senza risposta;
   il 13 giugno 2014 è entrato in vigore il nuovo codice del consumo, per effetto del decreto legislativo n. 21 del 2014, in recepimento della direttiva europea 2011/83/UE in materia di diritti dei consumatori;
   il Garante della concorrenza e del mercato, in base ad esso, ha avviato ben cinque procedimenti istruttori nei confronti di Fastweb, Vodafone, Telecom, H3g e Sky Italia, in cui si ipotizza la violazione delle nuove disposizioni che hanno introdotto specifici requisiti per la validità del teleselling;
   da quanto esposto, si deduce che un intervento deciso, per tutelare maggiormente i cittadini e le imprese, sia non solo necessario ma anche doveroso –:
   in che modo intenda tutelare, per quanto di competenza, i cittadini da telefonate di marketing indesiderate;
   quali siano le iniziative che ritenga necessario per programmare azioni tali da garantire agli abbonati, iscritti al registro delle opposizioni, la dovuta tutela a garanzia e rispetto della propria privacy;
   se non ritenga necessario avviare campagne di informazioni in merito alle nuove disposizioni del codice del consumo. (4-08933)