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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 16 aprile 2015

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    il comma 115 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, concernente disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) prevede testualmente che: «Al fine di consentire l'esercizio del diritto di prelazione per l'acquisto dell'isola di Budelli, in deroga al comma 1-quater dell'articolo 12 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, autorizzata la spesa di 3 milioni di euro nel 2014»;
    nella giornata del 14 aprile 2015 la sesta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza n. 1854 ha annullato la prelazione dello Stato e pertanto l'isola di Budelli, perla dell'arcipelago della Maddalena, pur continuando ad essere protetta da vincoli ambientali e paesaggistici deve però tornare nelle mani del suo legittimo proprietario il magnate neozelandese Michael Harte;
    il proprietario dell'isola infatti non è il pubblico, ovvero l'ente parco della Maddalena, che avrebbe voluto esercitare un diritto di prelazione riconosciuto dal Tar, ma un privato che si è aggiudicato all'asta l'isola con cui due anni fa si era conclusa la procedura fallimentare della società immobiliare svizzera che fino a quel momento era stata la proprietaria dell'isola sarda;
    nella sentenza, la competente sezione del Consiglio di Stato sottolinea che l'isola di Budelli era proprietà privata ben prima dell'istituzione del parco della Maddalena tant’è che nel 1984 il prefetto di Sassari autorizzò il proprietario ad alienare a una società privata «l'intera isola di Budelli»;
    sul piano strettamente giuridico, l'organismo di giustizia amministrativa ha ricordato che «il diritto di prelazione ha carattere ablatorio della proprietà privata, cioè sostanzialmente espropriativo, e come tale deve avere una base legale certa, conformemente a quanto da sempre ritenuto pacifico e più volte ribadito anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo»;
    la legge n. 394 del 1991, meglio nota come legge quadro sulle aree protette prevede come condizione per il legittimo esercizio della prelazione, richiede che sia «adottato un piano di tutela del parco e che la prelazione possa riguardare solo le aree che in quel piano siano classificate nelle prime due zone di maggior tutela»;
    il Consiglio di Stato nella sentenza in questione ha evidenziato che in questi anni «il piano non è stato adottato dall'amministrazione e la sua mancanza inesorabilmente impedisce l'esercizio del diritto di prelazione», circostanza che «era stata sottolineata dal Consiglio di Stato anche nell'ordinanza cautelare emessa in corso di giudizio circa un anno fa» e pertanto non può essere impropriamente surrogata da altro strumento pianificatorio, diverso per contenuti e finalità, come aveva invece ritenuto in primo grado il Tribunale amministrativo della Sardegna. Né è sufficiente lo stanziamento in legge della somma necessaria, in quanto la copertura finanziaria presuppone comunque che la prelazione sia esercitata legittimamente;
    a fronte di tale decisione appare quindi quanto mai opportuno che la tormentata vicenda dell'isola di Budelli, che aveva alimentato già tanti dubbi anche tra gli stessi movimenti ambientali e dello stesso comune della Maddalena trovi ora un rimedio a quello che rischia di riconfigurarsi come un vero e proprio spreco di denaro pubblico, considerato che comunque l'isola è rigidamente protetta dai vincoli ambientali imposti anche alla proprietà privata;
    rimane quindi la questione relativa ai 3 milioni di euro stanziati con il comma 115 dell'articolo 1 della legge n. 147 del 2013;
    in data 29 ottobre 2013 regione Sardegna, comune de La Maddalena e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno siglato un protocollo di intesa finalizzato ad assicurare il completamento delle opere di bonifica della zona di mare antistante l'ex arsenale militare di La Maddalena (in provincia di Olbia-Tempio),

impegna il Governo

a consentire che i 3 milioni di euro stanziati con il comma 115 della legge n. 147 del 2013, in considerazione di quanto riportato in premessa, vengano destinati con apposito provvedimento a finanziare interventi di bonifica della zona di mare antistante l'ex arsenale militare di La Maddalena.
(7-00663) «Giovanna Sanna, Anzaldi, Realacci, Borghi, Cominelli, Carrescia, Braga, Mariani, Vargiu».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   a Cantiano si celebra ogni anno la passione e morte di Cristo con un grande evento tradizionale: «La Turba». Una manifestazione coordinata e promossa dall'amministrazione comunale con il concorso dell'associazione culturale «La Turba». L'evento richiama migliaia di spettatori non solo dai paesi limitrofi e da tutta Italia, ma anche fuori dai confini nazionali che si inseriscono nel vasto flusso del turismo pasquale;
   la manifestazione richiede una grande organizzazione logistica, ma anche notevoli spese per l'allestimento di imponenti scenografie, di service tecnici e operazioni manutentive;
   con la legge n.702 del 4 agosto 1955, la Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento degli affari regionali, turismo e sport – ufficio per le politiche del turismo, ha previsto lo stanziamento per la concessione di contributi a favore di enti pubblici e di diritto pubblico, per lo svolgimento di iniziative e/o manifestazioni turistiche;
   in diverse occasioni nel passato l'amministrazione di Cantiano ha beneficiato di contributi elargiti attraverso la legge 4 agosto 1955, n. 702 «Aumento dello stanziamento annuo per contributi da erogare a favore di iniziative di interesse turistico», in merito alla manifestazione della «Turba di Cantino»;
   le modalità per l'individuazione del beneficiario venivano disciplinate dai seguenti decreti:
    a) decreto ministeriale 5 agosto 2010, registrato alla Corte dei conti il 24 agosto 2010, registro n. 11, foglio n. 248, recante «Disposizioni per la concessione di contributo agli enti per iniziative e manifestazioni turistiche di cui alla legge 4 agosto 1955, n. 702 ed all'articolo 8 della legge 22 febbraio 1982, n. 44, nonché disposizioni transitorie per la concessione di contributi ai sensi della legge 4 marzo 1958, n. 174»;
    b) decreto ministeriale 28 luglio 2011, registrato alla Corte dei conti il 7 ottobre 2011, registro n. 19, foglio n. 134, recante modificazioni e integrazioni al decreto ministeriale 5 agosto 2010 in materia di concessione di contributi per iniziative e/o manifestazioni turistiche ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 702, nonché istituzione del riconoscimento Patrimonio d'Italia per la tradizione;
    c) successivamente, è stato emanato il decreto ministeriale 29 marzo 2012 «Nuove disposizioni per la concessione dei contributi ai sensi delle leggi 4 agosto 1955, n. 702 e 4 marzo 1958, n. 174» (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 192 del 18/08/2012), per regolamentare in maniera complessiva, organica e omogenea tutte le attività di concessione dei contributi, che va ad abrogare il decreto ministeriale di cui sopra;
   il comune di Cantiano (PU) ha ottenuto l'ultimo contributo (pari a euro 2.914,27) nell'anno 2013 (precisamente in data 16 gennaio 2013 attraverso comunicazione da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri), in riferimento alla richiesta di contributo presentata nel primo semestre dell'anno 2011 per la manifestazione turistica «Realizzazione e rievocazione storica della TURBA, Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo»;
   le richieste per la concessione del contributo da parte dell'amministrazione comunale sono state inviate e presentate anche per quanto riguarda le annualità 2012, 2013 e 2014, ma, al momento, non si è avuto alcun riscontro e/o comunicazione alcuna, circa un eventuale riconoscimento o un eventuale diniego del contributo chiesto –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto espresso in premessa in ordine all’iter delle precedenti annualità di cui non si è avuto riscontro, se le misure previste dalla legge di riferimento risultano ancora finanziate, o se, in alternativa, possano essere individuate altri presupposti normativi sulla base dei quali poter finanziare simili eventi. (4-08812)


   LUIGI DI MAIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   la Commissione per le adozioni internazionali (CAI), istituita a tutela dei minori stranieri e delle aspiranti famiglie adottive, rappresenta l'autorità centrale italiana per l'applicazione della Convenzione de L'Aja del 29 maggio 1993: essa garantisce infatti che le adozioni di bambini stranieri avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione de L'Aja sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale;
   la Commissione per le adozioni Internazionali tra le sue funzioni collabora con le autorità centrali degli altri stati; cura la pubblicazione e la tenuta dell'albo degli enti autorizzati e vigila sull'operato degli enti stessi; segue l'andamento dell’iter adottivo per garantire che l'adozione risponda al superiore interesse del minore; autorizza l'ingresso in Italia dei minori adottati o affidati a scopo di adozione; promuove la cooperazione fra soggetti che operano nel campo dell'adozione e della protezione dei minori;
   l'associazione «S.O.S. Bambino International adoption — Onlus», con sede in Vicenza, è inserita nell'albo degli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali (ai sensi dell'articolo 39, comma 1, lettera c, della legge n. 184 del 1983, come modificata dalle legge n. 476 del 1998);
   tale associazione si definisce nel proprio statuto come un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale operante nel campo della tutela dell'infanzia in difficoltà e si propone come aiuto alle coppie di aspiranti genitori in possesso del decreto di idoneità all'adozione internazionale rilasciato dal Tribunale competente ed autorizzata a svolgere le attività di cui alla legge n. 476 del 1998 nei Paesi stranieri di Russia, Ucraina, Colombia, Messico, Bolivia, Tanzania, Kazakhstan, Repubblica Domenicana ed Haiti in tutto il territorio nazionale italiano;
   tuttavia, secondo quanto segnalato al deputato interrogante, il giorno 24 aprile 2014 l'associazione sopra citata avrebbe chiesto ad una coppia di genitori interessati al percorso adottivo la somma di euro 3.000,00 con nota prot. 671/2014 /VI/A senza però emettere alcun riscontro contabile a dimostrazione e/o supporto delle spese effettuate;
   infatti, il fondamentale criterio cui deve informarsi la gestione contabile degli enti autorizzati è quello della trasparenza, consacrato nell'articolo 39-ter, lettera d), della legge n. 476 del 1998, che impone agli enti, al fine di ottenere il rilascio dell'autorizzazione a curare lo svolgimento delle procedure di adozione, l'obbligo di «assicurare una gestione contabile assolutamente trasparente, anche sui costi necessari per l'espletamento della procedura»;
   affinché tale requisito possa ritenersi sussistente è, quindi, necessario che la contabilità degli enti risulti organizzata in modo che qualunque somma di danaro percepita o erogata in relazione ad un incarico conferito trovi piena ed esatta corrispondenza nelle annotazioni figuranti nelle scritture contabili e sia predisposta in modo tale da consentire in qualunque momento la ricostruzione della situazione contabile delle singole coppie conferenti l'incarico;
   sempre secondo quanto segnalato al deputato interrogante, l'importo totale — comprensivo dei 3.000,00 euro sopra citati — che l'associazione citata precedentemente avrebbe trattenuto, oltre ai / costi dei corsi, senza portare a termine nessuna adozione, è di euro 9.500,00 senza che vi sia una dimostrazione esauriente a supporto di tutte le spese effettuate –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di dover quanto prima intervenire, per quanto di sua competenza, affinché la Commissione Proceda a verificare la conformità tra i comportamenti dell'associazione «S.O.S. Bambino International adoption — Onlus» e quanto previsto dalla normativa vigente;
   se la Presidenza del Consiglio dei ministri non ritenga di dover prevedere un procedimento preliminare che verifichi la fattibilità dell'adozione, affinché siano valutate preventivamente le concrete possibilità che l’iter adottivo vada a buon fine per fare in modo che le famiglie italiane, provvedano ad esborsi economici di tale entità nella consapevolezza delle reali possibilità di adozione. (4-08820)


   BOLOGNESI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la recente notizia che nell'ufficio di Paolo Borsellino, dopo la sua morte, i cassetti sono stati trovati vuoti «come se qualcuno vi avesse messo mano» è un ulteriore dato che pone interrogativi sull'esistenza e l'azione di strutturali deviazioni che hanno avvelenato la nostra democrazia;
   da diverse fonti storiche e giudiziarie oggi si sa che all'interno del nostro paese – sin dagli anni Sessanta – hanno operato le cosiddette «strutture antinsorgenza», che hanno sistematicamente fatto ricorso alla violenza ed alle tecniche della «guerra psicologica», servendosi di organizzazioni eversive e mafiose per assicurare il mantenimento di un determinato assetto politico;
   l'evoluzione delle tecniche di digitalizzazione consente oggi di cogliere, disseminate negli atti di vari processi, le tracce di alcuni servitori dello Stato che in passato occultarono e manipolarono prove;
   il 24 ottobre del 1990 il Presidente del Consiglio dell'epoca, Giulio Andreotti, in una comunicazione alla Commissione parlamentare sulle stragi, ammise l'esistenza di Gladio – definendola un'associazione costituita ai soli fini di difesa dei confini orientali – e il 27 novembre 1990 ne proclamò lo scioglimento, occultando l'impiego che era stato fatto di alcune sue articolazioni a soli fini di condizionamento della politica interna dell'Italia;
   nulla venne detto, a quanto risulta, dall'allora Presidente del Consiglio sull'attività di riciclaggio di capitali mafiosi e di esportazione all'estero di capitali sottratti al fisco, che Michele Sindona sistematicamente gestiva, né del finanziamento da parte sua di attività eversive da tempo emerso nell'inchiesta giudiziaria sulla Rosa dei Venti;
   nella gestione di quegli stessi interessi, per quanto risulta all'interrogante, Licio Gelli, nulla ha mai riferito circa i finanziamenti per milioni di dollari erogati a uomini di Gladio tra luglio e settembre del 1980, annotati in alcuni appunti recentemente rintracciati tra gli atti del processo relativo al fallimento del Banco Ambrosiano; così come tentò di dissimulare i riferimenti che in essi venivano fatti alla città di Bologna, al generale Aloia (il fondatore di Gladio) a Federico Umberto D'Amato ed al senatore Mario Tedeschi (recentemente identificato come suo stretto collaboratore in un «comitato» segreto «ristrettissimo» creato nel 1965 anche dal colonnello Renzo Rocca); riferimenti il cui esatto significato è possibile cogliere solo a seguito della lettura comparata di documenti sequestrati in circostanze diverse;
   successivamente è emersa notizia di rapporti con Gladio di Vito Ciancimino, attualmente oggetto del processo palermitano sulla trattativa Stato-Mafia, così come, ai tempi del processo relativo all'omicidio del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella; rapporti con un organismo segreto furono più volte affermati da Alberto Volo (l'autore confesso della lettera anonima che già alla fine dell'agosto 1980 indicò come coinvolto nella strage di Bologna Francesco Mangiameli, la persona di cui furono ospiti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro nei giorni appena precedenti la strage);
   nel corso del recente processo per la strage di Brescia, alcuni alti ufficiali hanno poi rivelato i rapporti tra Gladio ed Ordine Nuovo, e sono risultati confermati i rapporti di Valerio Fioravanti con gli ordinovisti veneti. E tutte le sentenze in materia di stragi pronunziate negli anni Duemila, anche quelle assolutorie, indicano, sia pur genericamente, proprio negli ordinovisti veneti i responsabili della organizzazione di tutte le stragi degli anni Settanta, con il costante coinvolgimento dei servizi segreti che ebbero la responsabilità nella gestione di quelle strutture;
   nonostante i numerosi riferimenti a Gladio emersi nel corso degli anni, nessuna informazione a suo tempo sembra essere stata data ai giudici del processo relativo alla strage di Bologna: ma anche se allora non se ne avvertì da parte dei singoli inquirenti la rilevanza, il coinvolgimento di Gladio ad avviso dell'interrogante non poteva essere ignoto a chi era preposto alla sicurezza dello Stato ed al coordinamento degli organi di investigazione;
   dalle indagini svolte dai pubblici ministeri bresciani sono stati acquisiti documenti da cui risulta che ad un settore di questa struttura, verosimilmente evolutasi nel corso del tempo nel cosiddetto «Anello», apparteneva anche Federico Umberto D'Amato che, benché allontanato nel 1974 dall'ufficio affari riservati del Ministero dell'interno, continuò a gestire ancora nel 1980 i rapporti con le cosiddette «strutture antinsorgenza»;
   dal discorso di Andreotti del 1990 in poi non risulta sia stata più pronunciata alcuna parola chiarificatrice con riferimento alla operatività di queste strutture a fini di condizionamento della politica interna e – tuttavia – nel corso di numerose inchieste giudiziarie è stato raccolto materiale contrastante con quella affermazione di Andreotti –:
   se il Governo sia in grado di fornire dati certi sull'operatività delle «strutture» citate in premessa negli Settanta, Ottanta e Novanta, sulla attualità di eventuali loro propaggini, sulla totale chiusura di qualsiasi struttura clandestina, operazione, incarico, direttiva che in qualche modo possa intendersi come continuità di applicazione delle tecniche della guerra psicologica o di altre più moderne forme che ne rappresentino l'evoluzione;
   se coloro che ne fecero parte non ricoprano attualmente alcuna funzione di pubblico rilievo e non beneficino di alcun compenso per l'opera illegalmente svolta, nonché se vi siano state eventuali conseguenze sul piano della responsabilità disciplinare, amministrativa e contabile per quanto ad essi in passato sia stato erogato o per i benefici di cui illegittimamente abbiano goduto. (4-08822)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   lo Stato islamico dello Yemen è stato creato nel 1990 con l'unificazione dello Yemen del nord e del Sud, in cui le due confessioni religiosi presenti a maggioranza nel Paese, gli sciiti e i sunniti, hanno sempre convissuto più o meno pacificamente;
   nel sud dello Yemen e nelle aree desertiche ad est, del Paese dal 2010 sono attivi i «jihadisti» di Ansar al-Shari'a («I partigiani della Shari'a), un gruppo armato islamista affiliato ad al-Qa'eda nella penisola araba;
   dal febbraio 2011 al giugno 2012, nel periodo in cui Ansar al-Shari'a ha amministrato la provincia di Abyan, è stato terrore puro, con gravi violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni sommarie in pubblico, decapitazioni, amputazioni, frustate e crocifissioni;
   l'intervento dell'esercito yemenita ha liberato la provincia di Abyan, ma la potenza e il carattere indiscriminato degli attacchi dell'esercito yemenita, così come il fatto che Ansar al-Shari'a avesse posto le sue basi all'interno dei centri abitati, hanno causato centinaia di morti tra la popolazione civile la fuga disperata di oltre 250.000 persone, di cui larga parte continua ancora oggi a vivere in campi profughi;
   dal mese di marzo 2015, i ribelli Houthi si sono impadroniti della capitale Sana'a, dove dallo scorso gennaio hanno posto sotto arresti domiciliari il Presidente Abed Rabbo Masur Hadi e i suoi ministri poi rilasciati;
   in Yemen è in corso uno scontro interno tra forze sunnite e sciite e una escalation militare che potrebbe avere conseguenze catastrofiche non solo per il Paese ma anche per l'intera regione mediorientale;
   l'operazione «Tempesta di fermezza» lanciata il 26 marzo 2015 dall'Arabia Saudita e da Egitto, Giordania, Emirati arabi uniti, Kuwait, Qatar, Bahrain, Marocco e Sudan e appoggiati logisticamente da USA, GB e Francia rischia di far degenerare un conflitto interno in una guerra regionale con il coinvolgimento diretto dell'Iran;
   secondo un comunicato del Ministro saudita della difesa, rilasciato in data 12 aprile, oltre 500 miliziani dei ribelli sciiti sono morti nello Yemen durante scontri con le forze dell'Arabia Saudita alla frontiera tra i due Paesi e nei raid condotti sulla città di Aden, città portuale strategica conquistata dai ribelli Houthi, i quali hanno schierato anche carri armati per colpire i quartieri civili dove si trovano le «unità popolari», sostenitrici del presidente Hadi, che nel frattempo si è riparato in Egitto;
   sempre nella giornata del 12 aprile i ribelli Houthi hanno fornito i dati delle vittime e dei danni civili provocati dall'offensiva della colazione araba in Yemen. Secondo i ribelli l'offensiva ha provocato più di 2.500 vittime civili, bombardato 334 nuclei residenziali che hanno causato la distruzione di 2.265 case e circa 40 mila famiglie hanno abbandonato la propria abitazione per cercare rifugio in zone più sicure;
   secondo fonti Unicef sono stati uccisi fino ad ora circa 74 bambini e 44 sono rimasti mutilati in soli due settimane dall'inizio del conflitto e 100.000 persone stanno lasciando le loro abitazioni alla ricerca di luoghi più sicuri, mentre secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) almeno 560 persone sono state uccise e quasi 1.800 ferite dal lancio dell'offensiva dei ribelli sciiti e dei loro alleati in Yemen il 19 marzo 2015;
   circa due settimane di guerra e mesi di scontri interni hanno mandato il Paese sull'orlo di una guerra civile e provocato un disastro umanitario nel Paese ma che coinvolge tutta l'area;
   con l'escalation del conflitto in Yemen, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha registrato un aumento del numero delle persone che fuggono via mare, attraverso il golfo di Aden, alla volta dei paesi del Como d'Africa;
   negli ultimi dieci giorni 317 profughi yemeniti sono arrivati ad Obock, a Gibuti, mentre nella regione somala del Puntland, al porto di Bossasso e nel Somaliland sono stati registrati 582 arrivi, in gran parte somali e yemeniti;
   Gibuti accoglie già quasi 15 mila profughi, in gran parte provenienti dalla Somalia e si prevede che nei prossimi sei mesi i rifugiati ospitati raddoppieranno, mentre in Somaliland e nel Puntland si prevede un arrivo di 100 mila rifugiati;
   la rotta dei profughi che scappano via mare tra Yemen e Paesi del Corno d'Africa viene storicamente percorsa da rifugiati e migranti in direzione opposta, cioè dal Corno d'Africa verso lo Yemen. L'anno scorso 246 profughi sono morti nel tentativo di raggiungere lo Yemen via mare;
   sono circa 250 mila i rifugiati (per lo più somali, con un numero inferiore di eritrei etiopi, iracheni e siriani) presenti in Yemen a cui si aggiungono 330 mila yemeniti sfollati dalle precedenti ondate di violenza e le decine di migliaia colpite dalla violenza delle ultime due settimane;
   circa 4.200 eritrei ed etiopi, e circa 5 mila Somali, registrati sotto responsabilità dell'UNHCR, risultano essere abbandonati nella città di Sana'a. Altre decine di migliaia di profughi sono in balia di crismali e sono stati derubati, maltrattati e impediti a fare qualsiasi cosa finanche ad uscire di casa;
   i profughi sono presi di mira da uomini armati che li sequestrano a scopo di farli combattere, nella guerra fratricida tra yemeniti e sauditi;
   tutte le nazioni, compreso il nostro Paese, stanno evacuando i loro cittadini, e gli unici che rimangono abbandonati a se stessi sono i richiedenti asilo e i rifugiati;
   secondo le organizzazioni non governative presenti sul territorio yemenita ci sono centinaia di casi di persone uccise da proiettili vaganti e bombe a grappolo, mentre molte persone di fede, Cristiana sono state fatte scomparire da uomini armati e tanti altri sono divenuti vittime di tortura, in particolare quelli di fede cristiana nelle prigioni yemenite;
   occorre che la comunità internazionale preveda un piano per evacuare i profughi e rifugiati intrappolati oggi nello Yemen e per supportare i 115 operatori dall'Unhcr e delle Ong partner che assistono decine di migliaia di rifugiati nella totale assenza di sicurezza e beni di prima necessità sufficienti per tutti gli sfollati;
   come richiesto anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, «le azioni militari devono cessare al più presto» per permettere il supporto umanitario e quindi l'immediata ripresa del processo di pace tra le parti in conflitto;
   occorre agire con tempestività, perché un aggravamento del conflitto comporterebbe anche il rischio di far saltare tutte le iniziative di contrasto allo Stato islamico e creerebbe nuove condizioni per il dilagare dell'organizzazione terroristica nella regione, finanche alla possibile saldatura delle varie milizie jihadiste che operano nel Paese –:
   come il Governo si stia impegnando, anche nelle sedi internazionali, per fermare l'escalation militare della coalizione dei Paesi arabi guidati dall'Arabia saudita e sostenuti da USA, Gran Bretagna e Francia e quali iniziative stia mettendo in campo per una immediata apertura dei negoziati tra le parti in conflitto, così come dichiarato in occasione delle comunicazioni del primo aprile alle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato;
   quali azioni intenda il Governo promuovere nelle sedi internazionali per garantire i diritti umani in Yemen e nella penisola arabica;
   quali iniziative abbia intrapreso o intenda adottare, anche con gli altri partner internazionali per far fronte dal disastro umanitario in Yemen e nella regione soprattutto con riferimento alla necessità urgente di far pervenire gli aiuti umanitari in loco;
   se non intenda, così come richiesto dall'Unhcr, promuovere ed estendere anche agli altri Paesi partner, una iniziativa umanitaria per cui le navi che si trovino nelle acque vicino allo Yemen, comprese le navi di sorveglianza e in funzione di missioni anti-pirateria, istruiscano i propri equipaggi affinché possano aiutare nelle operazioni di salvataggio delle imbarcazioni che tentano la traversata attraverso il mar Rosso e nel Golfo di Aden.
(2-00936) «Palazzotto, Scotto, Duranti, Piras, Marcon».

Interrogazione a risposta scritta:


   MERLO e BORGHESE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il volontariato ha assunto e va sempre più assumendo un'importanza fondamentale nel futuro dei giovani che si recano sempre più spesso all'estero in cerca di una nuova attività lavorativa;
   in America Latina, ad esempio, si portano avanti diversi progetti in diversi Paesi che organizzano la partecipazione ai progetti di chiunque desideri fare un'esperienza di volontariato, studiare la lingua, approfondire la conoscenza di paesi come il Perù, il Messico, il Brasile e l'Argentina;
   il volontariato si caratterizza per il fatto che esso è libero, socialmente utile, viene svolto generalmente senza retribuzione e in un contesto più o meno organizzato;
   il volontariato svolge una serie di funzioni che attengono a vari settori della società quali l'assistenza agli anziani e ai minorati, l'assistenza sanitaria, la prestazione di servizi diversi ed altri;
   nella maggior parte degli Stati del mondo intero, circa il 15 per cento della popolazione si dedica alle attività di volontariato –:
   se non si ritenga opportuno prendere in considerazione tutte quelle iniziative che mirano ad agevolare non solo lo svolgimento delle attività ma anche l'organizzazione delle associazioni di volontariato, assicurando così il buon funzionamento del lavoro volontario nonché l'interesse di un numero sempre maggiore di giovani anche in cerca di una nuova occupazione;
   in particolare, se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non ritenga opportuno in materia di patenti di tipo KE per la conduzione di veicoli di emergenza prevedere per le associazioni di volontariato internazionale il rilascio di tali patenti senza sostenere il relativo esame in quanto l'applicazione della normativa vigente importerebbe per le associazioni di volontariato un rilevante costo economico per l'abilitazione dei nuovi volontari (spese di bollo, di autoscuola, e altro), rischiando di vanificare il servizio stesso. (4-08818)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   come già segnalato nell'interrogazione a risposta orale Daga la relazione dell'Unione sulla lotta alla corruzione – 2014 stigmatizza il ritardo dell'Italia nella lotta alla corruzione e all'infiltrazione delle organizzazioni criminali, soprattutto per quanto riguarda i grandi appalti; nell'iter decisionale di approvazione delle opere, dei piani e dei programmi, le procedure ambientali (VIAVAS) costituiscono un momento nevralgico e di particolare delicatezza, anche per la possibilità per il pubblico di partecipare alla decisione secondo quanto previsto dalla convenzione di Aarhus; per la valutazione dei progetti, degli studi ambientali e delle osservazioni pervenute da enti, associazioni e singoli cittadini, e istituita la commissione nazionale VIA-VAS, con nomina del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (articolo 8, decreto legislativo n. 152 del 2006 e articolo 12 legge n. 116 del 2014);
   la Commissione esamina praticamente tutte le opere e i piani di rilevante interesse che vengono proposte dallo Stato o da privati in Italia, per un valore complessivo di diverse decine di miliardi di euro ogni anno, costituendo uno snodo delle politiche economiche e ambientali dell'intero Paese; la Commissione per le opere lineari può decidere sui tracciati, chiedendo e/o suggerendo e/o imponendo varianti di percorso, con conseguenze sul valore degli immobili e delle proprietà; il piano triennale per la prevenzione della corruzione 2014-2016 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare evidenzia a pagina 28, nella parte dedicata all'analisi dei rischi di corruzione, che le procedure di VIA-VAS nazionali sono connotate da rischi in relazione: alla discrezionalità delle decisioni; alla portata economica delle scelte; alla capacità di pressione di gruppi interessati alla decisione; nonostante tali criticità il piano sopra richiamato non assegna valori, ad avviso degli interroganti, adeguati di rischio alle varie fasi decisionali connesse alla valutazione di impatto ambientale e alla valutazione ambientale strategica e fa riferimento, come misure da intraprendere, soprattutto alle modalità di nomina dei membri della commissione e alla sottoscrizione di auto-certificazioni relative al profilo del conflitto di interessi e allo status del singolo membro rispetto ad eventuali situazioni che possono determinare condizioni di inconferibilità dell'incarico;
   già nel mese di dicembre dello scorso anno, nell'interrogazione a risposta immediata in commissione a prima firma Zolezzi venivano poste al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una serie di questioni relative alla composizione della Commissione nazionale VIA-VAS e al lo rinnovo suo rinnovo dato che il mandato degli attuali commissari risulta scaduto dal luglio 2014;
   l'analisi dei curricula disponibili sul sito del Ministero dei membri uscenti e una breve analisi di fitti di cronaca che hanno coinvolto membri della commissione paiono confermare le preoccupazioni citate nel piano triennale, anche se in quest'ultimo non sono rintracciabili le informazioni che, pur essendo di facile reperibilità, sono qui riportate;
   i soggetti su cui emergono elementi preoccupanti sono segnalati nella sopracitata interrogazione Daga ripresa dall'articolo del Fatto Quotidiano del 20 marzo 2015;
   a quanto riferito nell'interrogazione si aggiunge quanto riportato nell'esposto depositato all'attenzione, tra gli altri, del procuratore generale di Roma Pignatone e dell'Autorità nazionale anticorruzione in cui emergono elementi su molti altri esponenti della Commissione Via nazionale attualmente in carica, come riportato anche dall'articolo de l'Espresso del 7 aprile 2015;
   infine emergono in questi giorni altri elementi relativi ad un altro commissario Xavier Santiapichi, avvocato, entrato nella commissione VIA nel 2008, riconfermato nel 2011. Il suo curriculum è visibile sul sito del Ministero;
   sempre sul sito del Ministero è visibile un altro suo curriculum;
   dai curriculum emerge il suo ruolo di consulente di ecologica, mentre difende ancora DECO, del Gruppo Di Zio. Deco è, di fatto, il monopolista dei rifiuti in Abruzzo, oggetto anche di inchieste con il coinvolgimento di parlamentari; dai curricula e da varie sentenze della giustizia amministrativa risulta che ha difeso o è stato consulente delle seguenti società di rifiuti, tutte con grossi problemi di giustizia: Bracciano Ambiente, Terracina Ambiente, Latina Ambiente: in cui è socia UNENDO, il cui patron, Francesco Colucci, è stato arrestato a Milano nell'inchiesta della bonifica Ex SISAL, da notare che nella stessa inchiesta di Milano, è stato arrestato Luigi Pelaggi, già capo di gabinetto della Prestigiacomo nonché collega in Commissione VIA di Santiapichi (poi sostituito nel 2014); Consorzio GAIA: 333 milioni di euro di debiti; De Vizia Transfer;
   tra l'altro nel 2014 il Ministero gli ha fatto un contratto nell'ambito del PON nazionale per dare supporto alle regioni per le procedure di VIA;
   ha sottoscritto almeno due verbali della commissione VIA su altrettanti impianti di rifiuti: uno è quello della Basento Ambiente: secondo quanto riportato anche dall'articolo de L'Espresso già citato anche questo Castellano ha avuto problemi con la giustizia –:
   se il piano anti-corruzione 2014-2016 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con le sue scarne indicazioni, sia adeguato rispetto alla prevenzione della corruzione e dell'infiltrazione presso uno snodo centrale delle grandi opere e piani e programmi nazionali quale la commissione VIA-VAS;
   se le informazioni relative ai membri della Commissione citati siano state verificate e se non risultano in contrasto con le normative, con particolare riferimento al decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013 n. 62 «Regolamento recante il codice di comportamento dei dipendenti pubblici», alla legge n. 190 del 2012 «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.» nonché alle norme generali relative all'onorabilità di consulenti al servizio della pubblica amministrazione in un settore così delicato, in considerazione del fatto che sono scelti direttamente dal Ministro con proprio decreto senza selezione pubblica;
   quali forme di monitoraggio sui membri e sulle decisioni della Commissione VIA, siano state svolte sotto il suo mandato dal Ministero sulla base degli obblighi previsti dall'articolo 1 commi 9 e 10 per la gestione pro-attiva da parte delle amministrazioni pubbliche della prevenzione della corruzione; se siano state svolte ad esempio forme di verifica, anche a campione, delle dichiarazioni rilasciate circa l'inconferibilità e il conflitto di interessi nonché degli incarichi professionali dei membri nei momenti appena successivi al termine dell'incarico oppure se siano previste forme periodiche di controllo, anche con l'ausilio delle banche dati delle forze dell'ordine, per verificare i requisiti di onorabilità dei candidati e dei membri nominati e per prevenire rischi di infiltrazione della criminalità organizzata;
   se sia opportuno che una persona per la quale è stato richiesto il rinvio a giudizio per turbativa d'asta ricopra proprio il ruolo di responsabile per l'attuazione della norma arati-corruzione nel Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   quali misure di trasparenza intendano adottare sul normale funzionamento della commissione VIA-VAS, come, a mero titolo di esempio, la pubblicizzazione delle sedute della commissione e dell'ordine del giorno, la possibilità di fare audizioni pubbliche, l'attuazione delle norme già esistenti ma mai attuate sulle inchieste pubbliche, per le procedure di VIA (articolo 24, comma, 6 del decreto legislativo n. 152 del 2006);
   quali forme di trasparenza e di pubblicità intenda dare alle modalità di scelta dei prossimi membri della Commissione VIA, anche alla luce delle norme generali concernenti la pubblica amministrazione e delle numerose sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Giustizia europea sull'accesso agli incarichi pubblici in ruoli di tale responsabilità, come, a mero titolo di esempio, avvisi pubblici per la raccolta dei curricula;
   quali criteri intenda adottare per la comparazione dei curricula, come i punteggi per pubblicazioni scientifiche, uso del citation index e altro e se tali criteri non ritenga debbano essere resi pubblici prima dell'espletamento della selezione;
   se non ritenga che sia meglio privilegiare il ricorso a tecnici già inseriti in strutture pubbliche quali ISPRA e agenzie regionali, CNR, università, scegliendo fra coloro che non svolgono la libera professione.
(2-00935) «Daga, Busto, De Rosa, Mannino, Micillo, Terzoni, Zolezzi, Vignaroli, Spessotto, Benedetti, Colletti, Vacca».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, TERZONI, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 4 giugno 2014, l'Ispra ha pubblicato la guida tecnica n. 29 su «Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività», con riferimento alle indicazioni, stabilite dal titolo III del decreto legislativo n. 31 del 2010, e successive modificazioni e integrazioni, per la localizzazione, la costruzione e l'esercizio del deposito nazionale, incluso in un parco tecnologico;
   la stessa Sogin ha reso noto, sul proprio sito, il cronoprogramma delle procedure previste per giungere – partendo dalla predisposizione della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) – fino all'autorizzazione unica e, quindi, all'inizio della realizzazione del deposito nazionale con annesso parco tecnologico. In riferimento alla carta dei siti idonei, il documento evidenzia come Sogin, entro 7 mesi dalla pubblicazione della guida tecnica n. 29, deve consegnare all'Ispra la CNAPI; l'Ispra ha due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei criteri da parte di Sogin e validare la carta; infine, entro un mese, il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare comunicano il nulla osta, affinché Sogin renda pubblica la carta e si possa procedere alla consultazione e condivisione allargate;
   il 2 gennaio 2015, infatti, come si apprende da fonti stampa, Sogin, seguendo i criteri di localizzazione stabiliti dalla guida tecnica, ha consegnato all'Ispra la proposta di carta (CNAPI) dei siti idonei ad ospitare il deposito unico nazionale, con annesso parco tecnologico, dove andranno portati 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media intensità e circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività per lo stoccaggio temporaneo;
   il 14 marzo 2015, l'Ispra ha validato la carta, senza nulla da eccepire – secondo quanto diffuso dai mezzi di informazione –, consegnando la propria relazione secretata ai Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che, a loro volta, avrebbero dovuto dare il nulla osta entro il 13 aprile. Tale circostanza non si è verificata, in quanto risulta che i Ministeri avrebbero richiesto ulteriori precisazioni;
   l'articolo de Il Corriere della Sera del 14 aprile 2015, intitolato «Scorie nucleari un rinvio per ragioni elettorali», commenta il mancato proseguimento dell'iter procedurale come una scelta diplomatica per rimandare la questione alla conclusione della campagna elettorale – dopo il 31 maggio, che sta coinvolgendo diverse regioni e comuni. A tale proposito, si legge «la questione è delicata e difficilmente un candidato con serie chance di governare metterà a rischio la sua elezione dichiarandosi a favore della costruzione del deposito e del parco tecnologico nel proprio territorio. Ma poi, una volta passate le elezioni, ci saranno 1,6 miliardi di euro di investimenti che faranno gola» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti su esposti e come intendano procedere per evitare ulteriori ritardi nei tempi di pubblicazione della carta CNAPI e, quindi, nella conseguente realizzazione di un'opera che coinvolge l'interesse di tutti i cittadini, sia per la tutela della salute e il rischio ambientale, che per il danno economico, posto che il deposito rappresenta una priorità da perseguire in tempi certi e sicuri, in considerazione del fatto che dovrà ospitare anche quelle scorie, a più alta intensità, che attualmente si trovano all'estero e sono un ulteriore aggravio economico che pesa sui cittadini. (5-05366)


   PILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   una cappa di interessi, complicità e connivenze emerge sempre di più tra la politica e gli inquinatori della Sardegna;
   una rete che deve essere smantellata alla radice e per la quale occorre promuovere tutte le azioni possibili per scongiurare fatti come quelli verificatisi nell'area di Porto Torres dove nelle ultime ore sono stati arrestati e interdetti i vertici della centrale elettrica E.On e della società medesima;
   di mezzo a questo rapporto ci sono sponsorizzazioni, favori e commistioni varie che, nonostante le reiterate denunce dell'interrogante con reiterati atti di sindacato ispettivo non sono state prese in considerazione dai Governi che si sono succeduti;
   ora che il disastro emerge in tutta la sua ulteriore gravità si comprende ancor di più per quale motivo Stato e regione non si siano costituiti come parte civile nemmeno per l'inquinamento più evidente, quello dello sversamento a mare di tre anni fa da parte di E.On;
   la mancata costituzione come parte civile della regione e dello Stato nel processo per lo sversamento di una nave cisterna alla centrale E.On dell'11 gennaio del 2011 è, alla luce di quanto sta accadendo, un episodio emblematico del silenzio delle istituzioni;
   un fatto di una gravità inaudita che da solo l'interrogante denunciò con il silenzio del sistema istituzionale sardo e nazionale;
   ora bisogna fare piena luce su quel sistema a partire dalla decisione di non costituirsi parte civile nonostante la reiterata richiesta e denuncia parlamentare sull'inquinamento della centrale E. On;
   occorre riattivare l'indagine conoscitiva in capo alla commissione Ambiente della Camera sull'inquinamento dell'area di Porto Torres deliberata su proposta dell'interrogante;
   il Governo deve riferire sui fatti di Porto Torres, anche alla luce delle numerose interrogazioni con le quali si denunciava la gestione della centrale da parte di E.On e la connivenza da parte di Stato e Regione;
   l'evidente omissione derivante dalla mancata costituzione come parte civile nei processi per l'inquinamento è di per sé grave responsabilità e va rilevato in particolar modo in considerazione all'episodio dell'11 gennaio del 2011, quando la petroliera «Esmeralda», attraccata al pontile industriale di Porto Torres, nel corso del trasferimento di olio combustibile alla centrale elettrica di Fiumesanto, sversò in mare 10 mila litri di olio, inquinando il golfo dell'Asinara;
   emerge una condotta omissiva gravissima che si manifesta con il più grave dei comportamenti istituzionali, il mancato perseguimento delle responsabilità; pensare che Stato e regione abbiano deciso di non costituirsi parte civile è un fatto inaudito;
   tutto questo è stato messo a tacere e soprattutto è la dimostrazione di possibili rapporti tra istituzioni e inquinatori –:
   se risultano agli atti le motivazioni della mancata costituzione come parte civile;
   se non intenda il governo promuovere con somma urgenza una propria indagine in relazione ai misfatti denunciati su Porto Torres con particolare riferimento a quanto sta emergendo dalle indagini della magistratura ordinaria;
   se non intenda sospendere le proroghe autorizzative alla società E. On. alla luce di quanto sta emergendo sul piano ambientale e non solo sino all'individuazione di un soggetto gestionale in grado di operare nel rispetto delle leggi e dell'ambiente in particolar modo;
   se non intenda convocare una immediata conferenza di servizi per valutare le azioni da intraprendere al fine di fermare il grave inquinamento di Porto Torres anche in relazione alle mai avviate bonifiche ambientali nel sito, già previste dall'accordo Stato regione del luglio del 2003. (5-05369)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la stampa locale ha portato alla luce una preoccupante vicenda che interesserebbe, in particolare, alcune zone di Cava de’ Tirreni, diventate ormai «sversatoi a cielo aperto»;
   in cinque discariche su sette delle aree periferiche di Fano, San Cesareo, Cesinola, Badia e Pregiato sarebbe stata riscontrata la presenza di eternit;
   secondo l'articolo de La Città del 25 marzo 2015, infatti, «poco distante dai cassonetti dell'umido, in località Fano, è stata segnalata la presenta di tre bustoni contenenti dei tubi in eternit. Ma il conferimento di rifiuti senza alcun rispetto per le regole, continua a caratterizzare numerose aree, soprattutto le periferie che si presentano, frequentemente, sporche»;
   queste discariche abusive ospitano praticamente di tutto: rifiuti pericolosi per la salute pubblica come l'eternit, ma anche pneumatici usati, televisori, resti di lavorazioni edili, stampanti, mobili e, come da prassi, gli immancabili sacchetti dell'immondizia che qualcuno, vedendo i cumuli di rifiuti, ha pensato bene di scaricare in mezzo al resto della spazzatura;
   il fenomeno dei conferimenti «selvaggi» avrebbe raggiunto un livello tale da sfuggire al controllo dell'amministrazione comunale e a peggiorare la situazione è anche il mancato funzionamento del servizio volontario degli ispettori ambientali;
   a tali scempi ambientali si starebbe cercando di porre rimedio solo con il lavoro, certamente insufficiente, degli agenti della sezione ambiente, che effettuano appostamenti e controlli nei pressi delle postazioni di conferimento dei rifiuti più esposte al rischio;
   il rischio che particelle anche minime e per questo ancora più pericolose di eternit possano disperdersi nell'ambiente circostante è ancora più elevato se pioggia battente e vento esercitano la loro azione;
   essendo ormai riconosciuta e accertata scientificamente la potenziale pericolosità di eternit e amianto per la salute pubblica, non dovrebbe essere possibile così facilmente spezzare, frantumare, trasportare senza gli obbligatori accorgimenti e abbandonare in strada questo tipo di rifiuti pericolosi, eppure è quello che succede;
   si tratta, insomma, di reati ambientali che in ogni caso – anche se con diverse conseguenze – ricadono più o meno pesantemente sulla collettività e sul servizio di raccolta già penalizzato da gravi carenze;
   la salvaguardia e la salubrità dell'ambiente è poi legata inevitabilmente alla tutela della salute pubblica ed è compito di tutte le istituzioni prevenire ed eliminare i pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare in relazione a queste vere e proprie discariche a cielo aperto sul territorio cavese e tutelare il fondamentale diritto alla salute dei cittadini, ponendo fine a tali scempi ambientali. (4-08814)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BASILIO, RIZZO, FRUSONE, TOFALO e LOMBARDI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   con lettera del 7 aprile 2015 a firma del vice-direttore del Centro unico stipendiale dell'Esercito viene data disposizione di estendere al personale in posizione di ausiliaria cessato dal servizio nel quadriennio 2011-2014 gli adeguamenti economici per effetto del cosiddetto sblocco stipendiale previsti dalla legge di stabilità 2015;
   analoghe disposizioni sarebbero state estese anche al personale delle altre forze armate e dei carabinieri;
   per effetto della disposizione in parola i militari pensionati, ma ancora nella posizione di ausiliaria, vedono così incrementato il proprio trattamento economico con conseguente ricalcolo della pensione una volta conclusa l'ausiliaria, cosa che non sembra corrispondere né alla lettera né allo spirito del provvedimento di sblocco che era diretto al personale in servizio –:
   se il Ministro sia a conoscenza di queste disposizioni;
   quali siano i presupposti interpretativi delle norme contenute nella legge di stabilità 2015 che le giustifichino. (4-08821)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 25 marzo 2015 sulla testata giornalistica «la Gazzetta del Sud» è stato pubblicato un articolo – a firma redazione Milazzo – che paventa la chiusura dell'ufficio territoriale di Milazzo dell'Agenzia delle entrate;
   nella nota degli ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Messina Barcellona P.G. e Patti inviata alla Direzione Regionale per la Sicilia dell'Agenzia delle Entrate, si rappresenta che la paventata chiusura dell'ufficio territoriale di Milazzo aggraverebbe la situazione degli uffici superstiti e costringerebbe l'utenza a spostamenti talvolta superiori ai 50 chilometri;
   circa due terzi degli abitanti della provincia (quasi 400.000 dei 650.000 circa) si troverebbero costretti a rivolgersi al già sofferente ufficio territoriale di Messina e molti cittadini residenti nei comuni del distretto di Milazzo si trovano in posizione disagiata e l'ufficio territoriale di Milazzo svolge un'importante funzione di servizi e controlli nei confronti dei residenti (circa 100.000 abitanti dei 18 comuni del distretto), avventori, lavoratori del polo turistico delle sole Eolie, del polo portuale, commerciale ed industriale di Milazzo (raffineria, centrali elettriche, acciaieria, zona industriale ASI, indotto, e altro) e del litorale tirrenico, ove insistono complessivamente più di 6.000 attività (partite iva) con oltre 17.000 addetti;
   la conformazione territoriale, la presenza delle isole (ove insiste anche uno sportello dell'ufficio di Milazzo) e l'elevata urbanizzazione dell'area (seconda solo a Messina) rendono evidente che l'eventuale chiusura dell'ufficio territoriale di Milazzo comporterebbe oltre ad un enorme disagio anche un aumento dei costi sia per l'utenza privata che per i professionisti, aggravando così il «costo sociale» dell'operazione;
   la mozione dei lavoratori della sede di Milazzo del 31 marzo 2015 dell'Unione sindacale di base è contraria alla chiusura di detto ufficio che spoglierebbe la collettività ulteriormente di un servizio ed un'opportunità fondamentale per il buon andamento economico del territorio;
   la nota dell'Agenzia delle entrate – direzione regionale della Sicilia n. 0020183 del 25 marzo 2015, rende evidente che il reale motivo della chiusura non appare riconducibile alla spending review, quanto, piuttosto, all'incapacità di individuare dei locali idonei da condurre in locazione;
   l'ufficio territoriale di Milazzo occupa il medesimo immobile da circa 25 anni e che le certificazioni (si ritiene di agibilità) non sono state mai un problema, anche perché l'amministrazione ha operato sull'immobile diversi lavori di adattamento e/o manutenzione a suo carico;
   l'ufficio territoriale di Milazzo risulta essere uno dei migliori uffici in termini di produttività per l'erario, e per erogazione di servizi alla collettività;
   l'ufficio territoriale di Milazzo rispetta i requisiti soggettivi e oggettivi della legge n. 135 del 2012 in quanto presso la sede svolgono attività oltre 30 dipendenti, la provincia è composta da circa 650.000 cittadini (15o censimento Istat del 2011) e tutti gli Uffici della provincia sono condotti in locazione –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda assumere, nei limiti delle proprie competenze, al fine di:
    a) mantenere nell'attuale assetto l'Ufficio Territoriale di Milazzo, che, come sopra descritto, risulta essere fondamentale presidio del territorio;
    b) quali siano le motivazioni della paventata soppressione, posto che il motivo addotto della non conformità dei locali, appaiono allo scrivente, pretestuose e prive di fondamento, visto che l'ufficio vi permane da circa 25 anni;
    c) se sussistano eventuali problematiche riconducibili ai locali che potrebbero agevolmente trovare diversa soluzione (4-08807)


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con la legge n. 244 del 2007 è stato stabilito l'obbligo di fatturazione elettronica nei confronti della pubblica amministrazione;
   il decreto ministeriale 3 aprile 2013, n. 55, definisce una serie di regole tecniche e individua, per classi di pubbliche amministrazioni, le date di decorrenza dell'obbligo di fatturazione elettronica; il primo comma dell'articolo 1 della legge n. 89 del 2013 stabiliva al 31 marzo 2015 la data di decorrenza della fatturazione elettronica per le amministrazioni locali;
   peraltro, così come stabilito dalla legge n. 244 del 2007 le fatture elettroniche vengono inoltrate all'ente locale per il tramite di un sistema di interscambio al Ministero dell'economia e delle finanze;
   così come viene reiteratamente segnalato al deputato interrogante, pare che numerose società pubbliche, ditte, fornitori, prestatori di servizi e cittadini abbiano inviato le rispettive fatture al Ministero dell'economia e delle finanze senza avere un preciso ed effettivo riscontro, giacendo presso predetto Ministero, senza che le stesse siano inoltrate ai comuni e alle amministrazioni locali;
   occorre altresì tenere ben presente che il tardivo o mancato pagamento delle fatture può interrompere i servizi resi ai comuni e aver come conseguenza il mancato degli stipendi dei dipendenti, se non nei casi più gravi addirittura il fallimento della società –:
   alla luce di quanto delineato in premessa, se il Ministro interrogato non ritenga di doversi attivare, per quanto di sua competenza, al fine di accelerare le sopra descritte procedure autorizzative del Ministero dell'economia e delle finanze che attualmente richiedono tempi eccessivamente lunghi. (4-08816)


   DI GIOIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   i sindacati regionali della Puglia, hanno lanciato un grido di allarme sulla situazione anomala che si continua a registrare presso la Cartiera del Poligrafico dello Stato a Foggia, dove non viene rispettato quanto previsto nel decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 23 dicembre 2013, sulla «individuazione delle carte valori» affidate ex lege all'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, nel quale fu inserita anche la produzione degli scontrini del gioco del lotto;
   infatti, a tutt'oggi, ad un anno mezzo dall'emanazione del decreto, la produzione dei tagliandi del gioco lotto è ancora affidata alle ditte grafiche fiduciarie di Lottomatica, che, denunciano i sindacati, lavorerebbero senza ottemperare alle normative vigenti relative alla produzione delle carte valori;
   i vari interventi dei sindacati, al fine di ripristinare quanto stabilito dallo stesso Ministero, non hanno avuto sinora alcun esito;
   nel dicembre 2013, durante il dibattito stilla legge di stabilità, i deputati del territorio si adoperarono sul piano parlamentare perché non passassero gli emendamenti che prevedevano la privatizzazione della produzione di alcune «carte valori», affinché tale appalto restasse affidato al Poligrafico dove da anni venivano realizzati circa i 2/3 della suddetta lavorazione;
   il Governo pro tempore, in quella sede aderì alle richieste formulate dai parlamentari della provincia di Foggia; per questo appare del tutto insensato che si sia giunta ad una situazione di questo genere che rischia, stante la possibile chiusura della storica macchina «continua», di determinare ulteriori problemi occupazionali in un territorio già in estrema difficoltà –:
   per quale motivo si sia disatteso a quanto previsto dal Ministero dell'economia e delle finanze come si intenda agire, prima che si arrivi alla chiusura di una produzione storica sul territorio foggiano con le relative ripercussioni occupazionali, affinché sia assegnato alla cartiera di Foggia del Poligrafico e Zecca dello Stato quanto previsto dal decreto del Ministero medesimo. (4-08823)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la mattina del 9 aprile 2015 presso il tribunale di Milano si è verificata una gravissima tragedia che ha condotto alla morte di tre persone, tra cui un giudice e un giovane avvocato, per mano di un imputato;
   in seguito a tale tragico evento, che si è potuto verificare a causa di una falla nel sistema di accesso al palazzo di giustizia del capoluogo lombardo, nei tribunali di tutta Italia sono stati repentinamente inaspriti i controlli per l'accesso;
   in particolare, così come segnalato al deputato interrogazione dall'Unione dei giovani penalisti di Napoli, presso il nuovo palazzo di giustizia del capoluogo partenopeo, «le recenti misure adottate in materia di sicurezza (...) impediscono il regolare svolgimento delle udienze con grave lesione del diritto di difesa del cittadino»;
   peraltro, come evidenziato dall'ordine degli avvocati di Napoli con delibera del 14 aprile 2015, le attuali modalità operative e la scarsa ed irrazionale predisposizione di mezzi (solo tre metaldetector per controllare l'afflusso di oltre 5000 persone al giorno), non consentono la presenza dei difensori al procedimento, impedendo loro di accedere tempestivamente all'udienza e, quindi, di parteciparvi, con conseguente mortificazione del giusto processo e del complessivo esercizio della giurisdizione; per protestare contro tale gravissima situazione, l'ordine degli Napoli ha proclamato lo stato di agitazione l'astensione dalle udienze civili e penali per tre giorni –:
   alla luce di quanto delineato in premessa, se i Ministri interrogati non ritengano di doversi attivare, per quanto di rispettiva competenza, al fine di risolvere la ingestibile situazione che si è venuta a creare presso gli accessi al nuovo palazzo di giustizia di Napoli, anche valutando l'istituzione di varchi dedicati all'accesso degli avvocati. (4-08817)


   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il decreto-legge n. 132 del 2014, convertito in legge n. 162 del 2014, ha inserito nel nostro ordinamento il nuovo istituto della procedura di negoziazione assistita da uno o più avvocati per la composizione amichevole delle controversie su diritti disponibili;
   la norma, che si propone l'obiettivo di deflazionare il contenzioso, rendendo anche più celere la procedura stragiudiziale, ha suscitato delle perplessità in ordine alle controversie relative al risarcimento dei danni per veicoli e natanti per i quali, invece, sembra che i tempi si siano raddoppiati;
   dal 9 febbraio 2015 chiunque intenda agire in giudizio per richiedere il risarcimento dei danni cagionati da circolazione di veicoli e natanti, ha comunque l'obbligo di invitare, preventivamente, la controparte a stipulare una convenzione di negoziazione assistita da avvocati, per tentare di dirimere la controversia in via stragiudiziale, a pena di improcedibilità della domanda giudiziale;
   la convenzione deve prevedere un termine per la conclusione della procedura non inferiore ad un mese, decorso il quale, se non vi è l'accordo, il danneggiato potrà, ai sensi della citata legge, esperire domanda giudiziale;
   questi termini non si coordinano, tuttavia, con quelli previsti dal codice delle assicurazioni private in base al quale l'azione per il risarcimento dei danni causati dalla circolazione dei veicoli e dei natanti, per i quali vi è obbligo di assicurazione, può essere proposta solo dopo che siano decorsi sessanta giorni per danni cagionati a cose, ovvero novanta in caso di lesioni alla persona, decorrenti da quello in cui il danneggiato abbia chiesto all'impresa di assicurazione il risarcimento del danno, a mezzo lettera raccomandata;
   la legge n. 162 del 2014 non ha abrogato, sostituito o integrato gli articoli del codice delle assicurazioni private, con ciò determinando un evidente difetto di coordinamento fra norme: non è chiaro, e la normativa vigente non soccorre in tal senso, se il danneggiato, latu sensu, possa oggi adire l'autorità giudiziaria per la tutela dei propri diritti decorsi i 30 giorni previsti per la negoziazione assistita, oppure debba, in ogni caso, attendere i 60 o i 90 giorni dalla normale costituzione in mora della compagnia assicurativa;
   oltre all'incertezza sui tempi per la proposizione della domanda giudiziale, è del tutto evidente una notevole incertezza sui costi a sostenersi da parte del danneggiato per la gestione dell'intero iter procedurale così come risultante da tutti gli interventi normativi succedutisi nel tempo in materia di assicurazioni private;
   la negoziazione assistita si effettua solamente attraverso avvocati di fiducia, spesso esterni all'impresa assicuratrice, che, ovviamente, non hanno forti motivazioni a definire transattivamente in sede di negoziazione assistita, poiché l'onorario che deriva dalla gestione della causa è di gran lunga maggiore rispetto a quello che potranno ottenere per l'assistenza durante la negoziazione e che, del resto, si sommerebbe a quello della negoziazione stessa ponendosi quale condizione di procedibilità;
   la legge n. 162 del 2014, nella parte in cui pone il termine minimo per la proposizione della domanda giudiziale, non si coordina con gli articoli 145 e seguenti del codice delle assicurazioni e il danneggiato si trova nella condizione di dover attendere tempi più lunghi prima di poter ottenere ristoro per i danni subiti a seguito di un sinistro stradale; inoltre la citata legge non sembra dare alcuna certezza o prevedibilità sui costi a sostenersi da parte del danneggiato e sulla conseguente loro refusione –:
   se il Governo ed particolare il Ministro della giustizia intenda affrontare il palese difetto di coordinamento fra norme;
   se il Governo assumere iniziative normative ad hoc per disciplinare costi, spese e onorari relativi alla procedura di negoziazione assistita e alla loro puntuale imputabilità;
   se il Ministro intenda costituire un osservatorio specifico che abbia come compito il monitoraggio del concreto recepimento ed applicazione della normativa da parte delle compagnie assicurative oltre che il monitoraggio della percentuale di negoziazioni andate a buon fine rispetto a quelle azionate. (4-08819)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   DE GIROLAMO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'interruzione del transito sull'autostrada A19 Palermo-Catania, a seguito del cedimento di un pilone verificatosi il 10 aprile 2015, rischia di paralizzare la circolazione di persone e merci, costituendo l'A19 una arteria stradale strategica dell'isola;
   da quanto riportato dagli organi di stampa l'evento verificatosi era facilmente prevedibile, posto che detto pericolo era già stato segnalato più volte, anche da parte dei comuni limitrofi;
   peraltro il cedimento del pilone che ha interessato l'A19 non costituisce un episodio isolato, in quanto altri analoghi fenomeni hanno di recente interessato importanti arterie stradali dell'isola;
   in particolare, negli ultimi due anni si è dovuto registrare il crollo di una porzione del viadotto Verdura, lungo la statale 115 che collega Agrigento con Sciacca, quello di un ponte lungo la statale 626, che collega Campobello di Licata, Ravanusa e Canicattì, e, da ultimo, non certo per clamore, quello del viadotto Scorciavacche sulla statale Palermo-Agrigento, a distanza di una sola settimana dalla sua inaugurazione;
   la concatenazione di detti eventi evidenzia in modo inequivocabile una condizione drammatica della rete stradale e autostradale della Sicilia con conseguente sussistenza di un concreto pericolo per l'incolumità delle persone e rischio di paralisi dell'economia dell'isola;
   in particolare, le difficoltà evidenziate alla stampa dallo stesso Ministro non garantiscono nel breve periodo non solo il ripristino della regolare circolazione sull'A19, ma anche un adeguato percorso alternativo nel periodo necessario per l'esecuzione dei lavori; se si aggiunge la presenza di interruzioni di altre arterie stradali dell'isola e lo stato precario generale del sistema stradale siciliano, è possibile ipotizzare un danno rilevante all'economia agricola e, più in generale, all'intero sistema produttivo della Sicilia;
   inoltre, stante l'approssimarsi della stagione estiva, tale situazione è destinata ad incidere in modo altamente negativo anche nel settore turistico, essendo concreto il rischio che molte persone siano disincentivate dall'individuare località della Sicilia come meta per le proprie vacanze;
   infine eventuali ulteriori episodi negativi riguardanti la rete stradale dell'isola, soprattutto ove dovessero causare anche danni alle persone, sarebbero deleteri per l'immagine, soprattutto in termini di sicurezza, dell'isola –:
   quali iniziative concrete intenda adottare nell'immediato sia per garantire un adeguato ripristino dei collegamenti stradali ed autostradali nelle zone interessate dai suindicati eventi, sia per prevenire eventuali ulteriori eventi della stessa natura di quello registrato il 10 aprile 2015 sull'A19;
   quali iniziative concrete intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire una riqualificazione dell'intera rete stradale ed autostradale della Sicilia. (3-01445)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LOREFICE, VILLAROSA, CANCELLERI, MANNINO, D'UVA, DI VITA, GRILLO, LUPO, MARZANA e DI BENEDETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel 1998 è stato elaborato per il territorio della provincia di Ragusa un progetto per l'ampliamento del collegamento stradale tra Ragusa e Catania;
   tale opera, inserita sia nel programma delle infrastrutture strategiche che nel documento «infrastrutture prioritarie» del Ministero delle infrastrutture, ha ricevuto un finanziamento di euro 1.268.600.060 con copertura iniziale di euro 149.200.000, di cui un terzo circa a carico dell'Anas e due terzi a carico della regione siciliana;
   sono state selezionate quali promotrici per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stradale quattro società: la Ati Silec, la Egis Projects, la Maltauro Consorzio Stabile e la Tecnis;
   il 22 gennaio 2010 il CIPE ha approvato il progetto preliminare e la proposta del promotore, per un costo complessivo di circa 815 milioni di euro, di cui circa 448 milioni a carico dei privati. Il 22 luglio ha approvato lo schema di convenzione, con prescrizione, confermando i finanziamenti della Regione e dello Stato;
   dopo tante sollecitazioni, anche attraverso atti di sindacato ispettivo, il 7 novembre 2014 è stata sottoscritta la convenzione di concessione tra la competente struttura di vigilanza sulle concessionarie autostradali (SVCA) e il concessionario (Ati Silec Spa, Mec Spa, Tecnis Spa e Egis Projects S.A.);
   alla data del 20 novembre 2014, rispondendo all'interrogazione n. 5-3574, il Ministero comunicava che era in fase di sottoscrizione il decreto interministeriale Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Ministero dell'economia e delle finanze di approvazione della convenzione, e che l'efficacia di quest'ultima è subordinata alla registrazione del decreto da parte della Corte dei Conti;
   negli ultimi giorni fonti giornalistiche riportano la notizia che il Governo Renzi non ha inserito questo tratto stradale tra le 30 grandi opere del piano industriale strategico, allegato al documento di programmazione economica approvato dal Governo;
   l'impresa aggiudicataria della concessione è l'ATI-Silec Spa, Mec Spa, Tecnis Spa e Egis Projects S.A. per la quasi totalità partecipata dal gruppo Bonsignore dei fratelli Vito e Francesco; l'ex eurodeputato Vito Bonsignore ha subito una condanna per concorso in tentata corruzione, abuso e turbativa d'asta per l'appalto dell'ospedale di Asti e recentemente il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati per induzione indebita relativamente ai lavori dell'autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre, grande opera di cui Ercole Incalza ha la responsabilità procedimentale quale capo della struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:
   se le notizie riportate dai giornali trovino conferma e, in caso positivo, che sorte subiranno le ingenti somme stanziate dal Governo e destinate al raddoppio del tratto stradale in questione, essendo già stata firmata la concessione;
   nel caso in cui le notizie diffuse dalla stampa non rispondano al vero, come e quando si intenda procedere all'avvio della costruzione stradale;
   se sia stato sottoscritto il decreto interministeriale Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Ministero dell'economia e delle finanze di approvazione della convenzione e, in caso positivo, se sia stato registrato dalla Corte dei Conti;
   se non si ritenga opportuno verificare scrupolosamente la regolarità della procedura di aggiudicazione definitiva della gara, tenuto conto che (secondo quanto riferito dal capo della struttura di vigilanza) la seconda gara è andata deserta, permettendo al promotore concessionario della prima gara l'aggiudicazione;
   se non reputino opportuno, anche alla luce dei recenti fatti che hanno riguardato i crolli di tratti stradali in Sicilia, intervenire, per quanto di competenza, per trovare una soluzione concreta e immediata alla vicenda suesposta, considerato altresì che l'area oggetto dell'ampliamento del collegamento stradale è una delle più carenti in infrastrutture della Sicilia, se non dell'intero Paese, ove la viabilità stradale, così come quella ferroviaria, costituisce un problema che si protrae da sempre senza soluzioni. (5-05364)


   CATALANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   ai sensi del decreto ministeriale del 20 giugno 2005 numero 18T del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dell'articolo 61-bis della successiva legge 24 marzo 2012, n. 27, articolo 61-bis, UIRNet è il soggetto attuatore unico per la realizzazione del sistema di gestione della logistica nazionale;
   la piattaforma logistica nazionale (nel proseguo, PLN) è stata realizzata grazie al «Bando di gara mediante procedura ristretta per la realizzazione e la messa in opera di un sistema di gestione della rete logistica nazionale» CIG 00576641D6 emesso da UIRNet il 13 luglio 2007 (base d'asta 18.000.000,00 Euro) e aggiudicato il 4 agosto del 2008;
   ad aggiudicarsi l'appalto, con un prezzo di 13.797.032,00 euro, è stato il raggruppamento formato da Elsag Datamat spa (oggi SELEX-ES SPA) e Autostrade per l'Italia spa (oggi Autostrade Tech Spa)— Telespazio spa;
   risulta all'interrogante che da allora ad oggi la PLN (piattaforma logistica nazionale), pur essendo stata oggetto di diversi collaudi, ancora non abbia passato il collaudo definitivo perché afflitta da diversi problemi sia funzionali che prestazionali nonché di sicurezza dei dati;
   a luglio 2012, nonostante ciò, è iniziata la sperimentazione prevista dal contratto (18 mesi) che avrebbe dovuto testare le funzionalità e i servizi dell'applicazione (PLN);
   non essendoci dei servizi o esponendo dei servizi che si sovrappongono con quelli già offerti sul mercato dai vari service provider, la sperimentazione si è limitata alla ricezione delle posizioni dei mezzi di trasporto per mezzo dell'integrazione con una decina di service provider (a pagamento – nel senso che UIRNet paga i service provider per farsi mandare le posizioni);
   gli utenti finali (autotrasporto), non solo non sono a conoscenza dell'integrazione con la piattaforma logistica nazionale ma in alcuni casi neanche UIRNet conosce l'identità dei mezzi di cui riceve le posizioni, perché per lo più inviate in formato anonimo;
   risulta di conseguenza all'interrogante che attualmente l'attività di UIRNet fatichi ad avviarsi e sia essenzialmente limitata ad alcuni terminal del porto di Genova non in modalità autonoma ma grazie alla presenza del Port community system dell'autorità portuale denominato e-port che eroga realmente il servizio;
   la gara indetta da Uirnet per l'affidamento del «contratto di concessione per l'estensione e la gestione della piattaforma logistica nazionale», con bando attualmente da 1,23 miliardi di euro, ha subito numerosi rinvii dei termini, conseguenti all'assenza di partecipanti;
   HP, Vitrociset e FAI Service, in raggruppamento temporaneo d'impresa, si sono aggiudicate (Gazzetta Ufficiale 5o serie speciale – contratti pubblici – n. 36 del 25 marzo 2015), la gara per l'assegnazione – in project financing – del ruolo di promotore, incaricato di redigere la documentazione di gara per la selezione del gestore della piattaforma nazionale UIRNet;
   come denunciato dall'interrogante sul numero 5 del 2014 di Trasporto notizie, in riferimento alla piattaforma logistica nazionale, «qualsiasi soggetto privato che la gestisse avrebbe accesso ad una mole d'informazioni tale da dargli un vantaggio competitivo difficilmente valutabile ma probabilmente tale da creare distorsioni pericolose»;
   già in parte la concessione del ruolo promotore, ma ancor più l'assegnazione di quello di gestore della piattaforma logistica nazionale (ricordiamo che il promotore ha un diritto di prelazione nella futura gestione) a un soggetto comprendente FAI Service, e quindi a una cooperativa di autotrasportatori, rappresenterebbe la concretizzazione del rischio di conflitti d'interesse a suo tempo evidenziato;
   con la pregressa interrogazione n. 5-01912, si è sollevata la connessa questione della realizzazione del cosiddetto «dispositivo unico» e il Governo, nella propria risposta, ha espressamente condiviso l'assunto che «la valorizzazione del flusso informativo e la creazione di sinergie di sistema rappresenta un argomento di particolare attualità»;
   risulta all'interrogante, a seguito di numerosi confronti con gli operatori telematici del settore, che le barriere tecnologiche alla creazione del dispositivo unico siano state superate, e che il richiesto cambiamento dei modelli organizzativi sia opportuno ai fini dell'efficientamento dell'intera catena logistica;
   nonostante ciò risulta all'interrogante che UIRNet stia installando ulteriori dispositivi di tracciamento su mezzi di trasporto già dotati di ben due dispositivi analoghi, per l'abilitazione ai Fast Corridor Doganali –:
   se quanto premesso corrisponda al vero;
   quali motivazioni siano state addotte per giustificare i ritardi nel completamento delle procedure di collaudo;
   quale sia la composizione delle varie commissioni incaricate di tali collaudi e quali rapporti intercorrano tra i suoi membri e UIRNet spa;
   vista la sperimentazione dei servizi comunque effettuata, quali siano i costi sostenuti, le risultanze statistiche e quale sia il feedback degli utenti finali (trasportatori), nello specifico di quelli provenienti da integrazione con tecnical service provider;
   dove risieda attualmente l'applicazione, da chi venga gestita e in virtù di quale contratto;
   a quanto ammontino i costi di gestione della piattaforma logistica nazionale e di UIRNet spa;
   quali urgenti iniziative intenda il Governo porre in essere, anche attraverso i propri poteri di iniziativa legislativa, al fine di prevenire il manifestarsi di conflitti di interesse nella gestione della piattaforma logistica nazionale;
   se il Governo non abbia valutato la possibilità di modificare lo scopo di UlRnet spa, trasformandola in un ente che abbia il compito di definire gli standard di comunicazione e l’hardware base di un futuro dispositivo unico della logistica, affinché esso possa essere realizzato dal mercato;
   se il Governo non ritenga che i dati GPS provenienti dal dispositivo unico possano essere gestiti con efficacia e sicurezza attraverso una collaborazione tra Uirnet, ced della motorizzazione e cciss. (5-05365)


   LIUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   lo schema idrico Basento-Bradano-Attrezzamento settore G, è un'opera di fondamentale importanza strategica per il settore agroalimentare lucano e utile alla distribuzione irrigua del distretto che si estende per circa 13.050 ettari nel nord della Basilicata. Il progetto prevede la realizzazione di: una condotta principale (collegamento diga di Genzano alla diga del Basentello) di 23,170 chilometri; diramazioni settoriali per alimentare i 14 settori del «distretto G»; une rete di distribuzione irrigua, con sviluppo di circa 400 chilometri; 14 vasche di compenso di volume variabile complete di strumenti di misura delle portate; un impianto di sollevamento per il settore G6 non portata di 172,36 lt/sec a prevalenza di 189 metri. L'opera è frutto dell'unificazione di 3 distinti progetti denominati in precedenza «Completamento schema idrico Basento Bradono. Adduttore diga di Genzano-Diga del Basentello» e «Completamento schema idrico Basento Bradano. Attrezzamento Settore G»;
   l'opera è stata valutata con pareri favorevoli già nel 2006 dall'Anas, dalle province di Matera e Potenza, dal comitato tecnico sulla valutazione di impatto ambientale e l'autorizzazione paesaggistica e dal dipartimento delle infrastrutture della regione Basilicata. I lavori sono stati lentamente avviati nel 2006 ma hanno subito il completo arresto nel 2011;
   il CIPE ha approvato il progetto di 85,7 milioni di euro precisando che i fondi non potevano essere prelevati dai Fas così come previsto inizialmente dal Ministero. Con la delibera n. 130 CIPE è stato assegnato un contributo di 6,3 milioni di euro per 15 anni a patto che fosse individuato da parte del soggetto aggiudicante, entro due mesi dalla pubblicazione della delibera, un piano economico-finanziario aggiornato. Il Ministero dell'interno, con nota del 27 ottobre 2006, ha trasmesso al CIPE la relazione integrativa con il piano economico aggiornato proponendo la conferma di finanziamento già assegnato in via programmatica e la copertura della quote residua di fabbisogno pari a 15,7 milioni di euro. Il mese successivo la regione Basilicata ha dichiarato di impegnarsi a farsi carico della somma di 6,9 milioni di euro, chiedendo di poter trattenere le eventuali economie dei ribassi d'asta nell'aggiudicazione dell'opera e precisando poi che la copertura dell'onere sarebbe derivata anche dalle royalty petrolifere;
   a seguito dell'indisponibilità dell'aggiudicatario, nell'aprile del 2011 la regione ha predisposto un nuovo bando che non è mai partito a causa della mancata disponibilità di finanziamento da parte della Cassa depositi e prestiti. Tuttavia secondo quanto riportato dalla relazione tecnica, sono ad oggi utilizzabili 62,580 milioni di euro cumulati con il contributo quindicinale di 6,3 milioni di euro;
   nel mese di ottobre 2014 il «Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano» ha fissato per lo stesso mese l'inizio dei lavori per l'esame della documentazione relativa le operazioni di gara sospese ormai da oltre due anni;
   nel cosiddetto decreto «Destinazione Italia» il comma 1 dell'articolo 13 recitava: «Le assegnazioni disposte dal CIPE con le delibere n. 146 del 17 novembre 2006 e le assegnazioni disposte dalla delibera CIPE n. 33 del 13 maggio 2010 sono revocate» sancendo di fatto la revoca della delibera Cipe n. 146 contenente anche lo schema idrico lucano;
   successivamente il decreto cosiddetto «Sblocca Italia» ha ripristinato i finanziamenti per l'opera, ma con una scadenza stringente (31 dicembre 2014) pena l'annullamento del finanziamento che ne presupponeva una difficile attuazione di inizio lavori;
   l'assegnazione prevista per il 17 novembre 2014, non si è conclusa a causa di una contestazione sull'offerta vincente giudicata troppo a ribasso. La denuncia partita da una ditta di Ravenna riguarda la ditta D'Agostino Costruzioni;
   nonostante il ricorso sulle anomalie del vincitore della gara presentato dalla ditta emiliana, il 29 dicembre 2014, la commissione giudicatrice ha dichiarato la D'Agostino costruzioni vincitrice per l'aggiudicazione provvisoria motivando la stessa come un'offerta «congrua e ammissibile»;
   il giorno 7 aprile 2015, si è appreso a mezzo stampa che il commissario straordinario dei consorzi di bonifica lucani Giuseppe Musacchio ha ritenuto «carenti» i chiarimenti richiesti sull'offerta della ditta vincitrice D'Agostino Costruzioni «sfiduciando» i responsabili della gara da 58 milioni di euro;
   ad oggi i lavori sono bloccati e lasciano in sospeso le aspettative di cittadini ed agricoltori che attendono l'avvio di un'opera strettamente legata allo sviluppo del comparto agricolo e progettata per garantire un efficace utilizzo delle risorse idriche –:
   quali iniziative se del caso normative intenda porre in essere il Governo, alla luce di quanto emerso in premessa, per non vanificare i finanziamenti volti al completamento dello schema idrico Basento-Bradano per preservare il finanziamento dell'opera. (5-05372)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PARENTELA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la Statale «Jonica» 106 ha un'estensione complessiva, da Taranto a Reggio Calabria, di 491 chilometri di cui 39 chilometri nella regione Puglia, 37 chilometri nella regione Basilicata e 415 chilometri nella regione Calabria;
   l'Anas ha già eseguito l'ampliamento a quattro corsie, con spartitraffico centrale (tipo III CNR), per tutto il tratto ricadente nella Regione Puglia (39 chilometri);
   nella regione Basilicata è già stato eseguito l'adeguamento a quattro corsie per tutto il tratto, di cui 32 chilometri al tipo III CNR e 5 chilometri tipo B1 del decreto ministeriale 5 novembre 2001 (variante di Nova Siri);
   nella regione Calabria l'ANAS ha previsto sia interventi di adeguamento e messa in sicurezza della strada statale 106 esistente nei punti di maggiore pericolosità, sia la realizzazione di nuovi tratti in variante a quattro corsie per la realizzazione di un itinerario di lunga percorrenza;
   tratti della nuova strada statale 106 a quattro corsie sono stati già realizzati tra Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico (CS), al confine con la Basilicata per circa 15 chilometri, mentre ulteriori tratti già ammodernati interessano le zone a ridosso dei centri abitati di Gabella Grande (frazione di Crotone), 17 chilometri tra lo svincolo di Squillace (CZ) e lo svincolo di Simeri Crichi (CZ) nell'ambito del Megalotto 2 (dove attualmente sono in corso i lavori relativi al prolungamento della strada statale n. 280) ed infine, sul Megalotto n. 1, tra Locri e Marina di Gioiosa Jonica, sono stati ultimati circa 12 chilometri ed aperti al transito 10,5 chilometri;
   la nuova strada statale 106 «Jonica» sarà completamente integrata con l'autostrada Salerno – Reggio Calabria mediante la realizzazione di arterie trasversali di collegamento come la nuova strada statale 182 «Trasversale delle Serre», già; in parte in esecuzione, la strada statale n. 280 «dei Due Mari» e la strada statale 534 tra lo svincolo di Firmo (autostrada A3) e Sibari (Megalotto 4);
   nei giorni scorsi nei tratti catanzaresi della nuova strada statale 106 vi sono stati diversi crolli, che hanno compromesso la viabilità su alcune carreggiate;
   da quanto si apprende da fonti giornalistiche, la Commissione che valutò il progetto inerente la 106 nel verbale n. 8 del 9 dicembre 2004 scrisse, a proposito del progetto Astaldi: «La commissione, esaminato approfonditamente il progetto di variante, ha individuato alcuni aspetti sostanziali dello stesso (eliminazione campate: modifiche delle normative di verifica sismica dei viadotti) che, a parere della commissione incidono in maniera negativa sulla valutazione complessiva delle varianti proposte. La commissione pertanto ritiene opportuno non assegnare alcun punteggio alle proposte di variante, in quanto non riconosce la migliore qualità delle varianti proposte»;
   il progetto, giudicato come sopra dalla commissione valutante, venne comunque aggiudicato;
   sempre secondo fonti giornalistiche, attualmente, Anas spa è stata costretta a riconoscere un aumento degli oneri relativi agli imprevisti alla ditta appaltante per riparare i danni relativi ai crolli fino ad arrivare al doppio dei costi previsti. Il tutto per riparare ai danni causati dal tempo a soli tre anni dall'inaugurazione del nuovo tratto –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non ritenga che l'aumento degli oneri per riparare i danni relativi ai crolli sui tratti stradali catanzaresi descritti nelle premesse potesse essere facilmente evitato considerando che la commissione che valutò il progetto di variante espresse il proprio parere negativo;
   come sia stato possibile il collasso di un'opera di importanza strategica a distanza di soli tre anni dall'inaugurazione. (4-08810)


   BERRETTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   i collegamenti tra la Sicilia e le isole minori come le Egadi e le Eolie rappresentano un nodo fondamentale per l'economia del territorio siciliano tanto per la vocazione turistica quanto per lo svolgimento di servizi essenziali;
   la società Ustica Lines ha annunciato dal 12 aprile 2015 la sospensione dei collegamenti tra la Sicilia e le isole Egadi ed Eolie per protesta nei confronti delle inadempienze della regione siciliana;
   tale società risulta vincitrice del bando promosso nel 2014 dalla regione siciliana (ora la stessa minaccia di ritirarlo), ma ad oggi non ha ricevuto alcun compenso come riportano i portali telematici «Il monitor di Tp» e «AlqamaH» con due distinti articoli in data 8 e 9 aprile;
   dalla prosecuzione del servizio da parte della società Ustica Lines dipendono direttamente le sorti di circa 300 lavoratori e delle rispettive famiglie, il numero è destinato a crescere se si tiene conto dell'indotto –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga di assumere per scongiurare la cessazione del servizio di collegamento marittimo tra la Sicilia e le isole Egadi e le isole Eolie, servizio necessario per la realizzazione della stagione turistica e per il corretto svolgimento dei servizi necessari alla cittadinanza isolana, e quali iniziative ritenga opportuno intraprendere per tutelare i lavoratori della Ustica Lines.   (4-08824)


   LIUZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   le Ferrovie Appulo Lucane (FAL) sono una società a responsabilità limitata di proprietà del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nata dalla scissione delle Ferrovie calabro lucane attuata nel 2001 che in Calabria sono divenute Ferrovie della Calabria e in Basilicata e Puglia Ferrovie Appulo Lucane. Tale azienda ha in carico la gestione delle linee scartamento ridotto (0,950 metri) fra la Puglia e la Basilicata e dei servizi ferroviari su di esse per conto delle citate regioni, oltre che di numerose autolinee nella medesima area;
   nel 2012, l'attuale Presidente delle FAL Matteo Colamussi ha assunto anche le funzioni di direttore generale della stessa azienda (nonostante tale figura non fosse prevista dall'organigramma e senza che venisse bandito un concorso pubblico). Una procedura alquanto singolare poiché la nomina a direttore è stata deliberata dallo stesso consiglio di amministrazione di cui Colamussi era allora ed è tuttora presidente. La questione appena citata è stata ripresa anche da diversi articoli di stampa locale;
   l'8 agosto 2013 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha proceduto alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione delle Ferrovie Appulo Lucane, rinnovando il mandato di presidente a Colamussi;
   Matteo Colamussi, esponente di spicco del partito Forza Italia a Bari nonché vice-segretario provinciale dello stesso, è stato presidente del consiglio comunale di Rutigliano (Bari);
   tra i mesi di marzo ed aprile di quest'anno, sono stati pubblicati su «Il Quotidiano Italiano» ed. Bari, diversi articoli stampa a prima firma Antonio Loconte in cui vengono denunciate alcune particolari anomalie che avvengono nell'azienda FAL;
   negli articoli si evidenziano diversi episodi che, se fossero confermati, metterebbero in luce una pessima gestione dell'azienda di proprietà del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. A detta del quotidiano, il caso più clamoroso riguarda Michele Corvino, entrato in azienda il 16 giugno del 2008 avendo partecipato ad un avviso pubblico nella stessa struttura aziendale in cui lavora il padre Aldo, come direttore del personale, ex macchinista di treno delle Ferrovie dello Stato. Il presidente Colamussi, in risposta ufficiale alla testata riguardo le ripetute assenze del signor Michele Corvino, ha affermato che il signor Corvino non era affatto il dipendente di FAL che ha cumulato il maggior numero di assenze per malattia (come da voi esattamente affermato), visto che vi erano lavoratori che hanno cumulato periodi di gran lunga superiori. Tale affermazione intende presupporre che ci siano altri lavoratori con molte più assenze dei 164 giorni di malattia del signor Michele Corvino;
   un altro caso anomalo citato negli articoli di stampa è relativo ai lavori di ristrutturazione della sede barese delle FAL, affidati tramite base fiduciaria e non bando pubblico poiché sotto soglia, all'architetto Giampaolo, moglie dell'onorevole di Forza Italia Nuccio Altieri di Rutigliano, stesso paese natale di Matteo Colamussi e stesso partito di appartenenza;
   il caso più clamoroso ed anche grave a detta dello scrivente, riguarderebbe due lettere inviate dal sindacalista e dipendente delle FAL Pasquale Malatesta al già citato direttore del personale Aldo Corvino alla vigilia di un concorso per la riqualificazione del personale. Il quotidiano racconta e pubblica le lettere che il 2 e 29 aprile 2012 Malatesta scrive al Corvino. «Credo però di non averti eccessivamente fin qui maltrattato perché il mio vasto repertorio di notizie acquisito nel tempo, chiuso in un cassetto – mette nero su bianco il sindacalista nella prima missiva – non mi ha ancora spinto a richiedere, per esempio, a chi di dovere, come è finita la triste vicenda di quell'incidente stradale nel centro di Milano, con la famiglia a bordo dell'automobile aziendale, in cui sei stato gravemente leso, distruggendo l'auto delle FAL. Mi fermo qui, sperando di non tornare più su questioni ormai da archiviare, ripetendoti che i miei volantini sono farina del mio sacco»;
   l'incidente d'auto avvenuto a Aldo Corvino cui Malatesta farebbe riferimento, sarebbe avvenuto a Milano e avrebbe coinvolto la famiglia di Corvino a bordo dell'auto aziendale delle FAL. Tale lettera lascerebbe presupporre una conoscenza, da parte del sindacalista Malatesta, di un utilizzo non aziendale dell'automobile oppure di altri eventi che potrebbero compromettere la situazione lavorativa dello stesso Corvino. L'utilizzo della macchina per scopi, personali viene invece smentita dal direttore Colamussi nella dichiarazione del 1o aprile 2015 alla testata giornalistica;
   nella lettera successiva del 29 aprile 2012 di Malatesta a Corvino si legge: «la presente è per ricordarti di stare attento questa volta a non commettere errori; tieni conto che si è in più persone a vigilare, stando alla finestra, per tenerti sotto controllo». A seguito di questa lettera, la testata giornalistica scrive che la figlia di Malatesta (già dipendente delle FAL) ottiene un avanzamento di carriera e circa 200 euro in più nella busta paga: «Poche settimane dopo, nel concorso di riqualificazione interna, la figlia del sindacalista (Malatesta) ottiene il parametro 230 e i fatti scabrosi che si minacciava di rivelare a chi di dovere sono tornati in quel cassetto chiuso, di cui molti hanno da qualche parte la chiave»;
   la FAISA-CISAL, il sindacato di cui fa parte Pasquale Malatesta, in un comunicato del 29 marzo 2015 firmato da Lucio Malatesta dal titolo «Giù le mani dalle Fal» scrive che in risposta agli articoli de «Il Quotidiano Italiano»: «non si faccia passare il concetto secondo cui all'interno delle FAL si perpetuino atteggiamenti e comportamenti negativi per l'azienda o addirittura illegittimi» difendendo l'operato del presidente Colamussi;
   nell'articolo «Parentopoli FAL: ecco i parenti e gli amici piazzati nelle “Ferrovie di famiglia”» del 4 aprile 2015, «il Quotidiano Italiano» elenca una serie di legami di parentela tra dipendenti FAL e nuove assunzioni citandone i nomi e l'inquadramento in azienda che a detta dell'interrogante, richiedono una attenta analisi da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in quanto proprietario dell'azienda FAL;
   in un articolo dell'aprile del 2011 «Il Quotidiano Della Basilicata» a firma di Mariateresa Labanca, evidenziava la possibile ingerenza di una forza politica nelle scelte dirigenziali apicali nell'azienda, motivata non solo dalla provenienza politica del presidente, ma anche dell'allora sottosegretario ai trasporti, il lucano Guido Viceconte (eletto nel Pdl), che avrebbe inserito tra i cinque componenti del consiglio di amministrazione anche il cugino Felice. L'articolo racconta anche di tirocini formativi finalizzati all'occupazione per 69 giovani lucani, dei quali solo alcuni vengono trasformati in posti stabili: «Ma al termine del percorso formativo non per tutti c’è il tanto agognato posto di lavoro. Senza alcun criterio trasparente viene scelta solo una parte dei partecipanti. Quasi tutti riconducibili agli esponenti del centrodestra lucano, a eccezione di alcuni, figli di dipendenti, che nel frattempo hanno scelto la via del prepensionamento». Tra i nuovi assunti nell'articolo viene citata la moglie di Francesco Nolè, direttore dell'Ustif competente per Basilicata e Puglia, ma in realtà fonti aziendali affermano si tratti della cognata Sonia, mentre un suo parente, Donato Nolè, sempre secondo le fonti giornalistiche, viene reclutato come ausiliare generico insieme a Cirpiano Garofalo, ex sindaco di Oliveto Lucano (Matera), con appartenenza politica legata al Popolo delle Libertà;
   tale circostanza risulta di particolare rilevanza in quanto USTIF è un organo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dipendente dal dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici – direzione generale della motorizzazione civile. Questi uffici diretti da Francesco Nolé risultano essere fondamentali per la sicurezza poiché si occupano di rilasciare autorizzazioni e controlli su tratti e mezzi del servizio di trasporto, autorizzazioni senza le quali i bus e i treni FAL non potrebbero nemmeno transitare;
   il gruppo del M5S in regione Basilicata, con un'interrogazione a risposta orale a prima firma del consigliere Giovanni Perrino il 28 gennaio 2015, metteva in luce la carente trasparenza di alcune procedure di selezione del personale: in particolare, l'attenzione dell'interrogazione si è concentrata su due avvisi pubblici di selezione che le FAL hanno pubblicato a fine di dicembre 2014 e a metà gennaio 2015. La tempistica dei bandi non veniva rispettata in quanto, a parere del Gruppo consiliare del M5S, essendo FAL società a totale partecipazione pubblica, è tenuta ad osservare quanto prescritto dalle leggi sui concorsi pubblici: ovvero garantire la massima pubblicità e – diffusione degli avvisi, lasso di tempo minimo intercorrente tra la pubblicazione e la scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione (pari ad almeno dei trenta giorni). Chiamato a rispondere, l'assessore lucano Berlinguer ha dichiarato che «Rimane e resta nell'esclusiva competenza tutt'oggi del Ministero valutare anche tutto ciò che attiene al dato occupazionale e le procedure lavoristiche adottate, le scelte adottate dalla società e il rispetto delle norme di legge» facendosi portavoce di richieste di informazioni precise sul punto in oggetto dell'interrogazione –:
   se i fatti descritti in premessa, che ad avviso degli interroganti sono delle vere e proprie anomalie che in un'azienda a totale controllo pubblico non dovrebbero assolutamente avvenire siano veri e se il Ministro interrogato ne sia a conoscenza;
   se non ritenga opportuno, alla luce delle lettere pubbliche de «Il Quotidiano Italiano» e degli articoli di stampa, avviare una seria indagine sulle modalità di selezione del personale e sulle modalità di avanzamento di carriera nelle FAL;
   se non ritenga di promuovere procedure di selezione del personale di FAL Srl maggiormente meritocratiche e trasparenti in base alle informazioni inserite in premessa, adottando sistemi di pubblicità e idonei termini di scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione. (4-08827)

INTERNO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   il fenomeno migratorio nel nostro Paese attraverso le rotte che dal Nord Africa attraversano il Mediterraneo sta assumendo negli ultimi mesi i tratti di un vero e proprio esodo con numeri in rapido e vertiginoso aumento;
   com’è noto, rispetto a quanto riportato dal dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, il record di sbarchi che sembra aver toccato il suo apice nel 2011 a seguito del fenomeno della cosiddetta «Primavera araba» è stato surclassato negli ultimi anni;
   nel 2014, infatti, rispetto ai 64.261 nuovi arrivi registrati nel 2011, sarebbero stati ben 169.215 i clandestini che hanno rischiato la vita attraverso il Mar Mediterraneo, con una progressione che ha dell'allarmante;
   dal 1o gennaio del 2015 al 13 aprile dello stesso anno sarebbero tuttavia 18.260 gli sbarchi, segnando un trend che, con la bella stagione, potrebbe portare a numeri tali da surclassare i picchi registrati negli anni precedenti;
   nei primi 13 giorni di aprile 2015, infatti sarebbero stati ben 8.095 gli sbarchi, ossia quasi 4 volte quelli del mese precedente che assommavano in 2.283;
   le persone in questione proverrebbero in gran parte da territori dell'Africa centrale, come Eritrea, Somalia, Gambia;
   il territorio comincia a registrare preoccupanti segnali di difficoltà per le ricadute causate dall'immigrazioni e relative al ricovero e all'assistenza dei migranti e dei richiedenti asilo;
   si segnala, ad esempio, il caso della Calabria, che oltre ad ospitare il centro d'accoglienza per richiedenti asilo più grande d'Europa, il Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto, peraltro già in sovrannumero, esso vede presenti moltissime altre strutture piccole e grandi di ricovero, situate nei piccoli comuni che assorbono lo smistamento degli ospiti;
   le notizie della stampa locale riportano il fatto che in soli due giorni, tra il 13 e il 14 aprile 2015, sarebbero pervenuti in Calabria, trasportati dalla Marina militare, con navi impiegate nella missione Triton ben 1240 immigrati, che non risulta chiaro dove saranno albergati;
   dei circa seicento migranti giunti nella giornata di domenica 12 aprile 2015, giunti sulla nave «Orione» della Marina militare a bordo della quale vi erano 677 persone ed un cadavere di donna, sarebbero circa 120 i profughi affetti da scabbia ospitati a partire da questa mattina presso il palazzetto dello sport di Pellaro;
   tale situazione porta inevitabilmente all'emersione di fenomeni di saturazione e di sofferenza nelle realtà locali, come risulta, ad esempio, dal caso del sindaco di Corigliano Calabro, il dottor Giuseppe Geraci, che il 14 aprile ha scritto, tra gli altri, al Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e al Ministro dell'interno, paventando il rischio di dissesto finanziario a seguito degli anticipi di cassa sostenuti per far fronte alle spese conseguenti agli sbarchi;
   al di là di valutazioni, già ampiamente espresse dalla stampa e dalla politica circa l'opportunità di guadagno collegata all'immigrazione per alcuni soggetti economici, non escluse le organizzazioni criminali, come quella connessa allo scandalo della cosiddetta Mafia Capitale o gli interessi della ‘Ndrangheta in Calabria, la domanda rischia di divenire non «come», ma «se» l'Italia sia in grado a lungo di sostenere l'attività di accoglienza agli immigrati clandestini;
   il Corriere della Sera di martedì 14 aprile 2015 nell'articolo, riportato in prima pagina, «Sbarchi, non c’è più posto», nell'elencare i numeri assai preoccupanti dei nuovi ingressi, ha segnalato la notizia di come il Ministero dell'interno abbia chiesto ai prefetti di trovare 6500 posti, anche con, «provvedimenti di occupazione d'urgenza e di requisizione»;
   nell'articolo si sostiene che «la situazione è ormai al collasso, i luoghi destinati all'accoglienza e soprattutto non si sa che cosa accadrà nelle prossime settimane»;
   il testo continua sostenendo che «la circolare firmata dal prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione, prevede che Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia e Campania mettano a disposizione 700 posti, 300 la Puglia, 250 il Lazio e le Marche mentre altri 1500 vanno divisi nel resto d'Italia»;
   al ricovero degli immigrati dovrebbero essere destinate anche tende e caserme in una situazione che quantomeno desta preoccupazione circa le condizioni d'igiene e sicurezza per gli ospiti e per il personale di pubblica sicurezza e servizi che sarà ivi destinato;
   si parla infine di un piano di accoglienza che alleggerisca la situazione di Sicilia e Calabria;
   nelle due regioni sarebbero arrivati nei soli primi 3 mesi del 2015 rispettivamente 11.761 e 2.282 stranieri –:
   se i flussi migratori rapportati alla possibilità di accoglienza del Paese siano sostenibili e se sia stato definito un limite critico oltrepassato il quale il sistema di sostegno e di alloggi potrebbe andare in sofferenza;
   quali azioni intenda attuare il Governo per garantire, nei prossimi mesi, l'approntamento di strutture atte ad ospitare in condizioni minimali di decoro e sicurezza i migranti, quale sia il loro numero stimato e quali misure siano allo studio per adeguare le attività della macchina statale all'incremento degli sbarchi.
(2-00934) «Dieni».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BARBANTI, BECHIS, MUCCI, PRODANI, RIZZETTO, ROSTELLATO e SEGONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in data 13 aprile 2015 sono stati recuperati nove cadaveri dalla Guardia costiera italiana a circa 80 miglia dalle coste della Libia, nell'area dove un barcone carico di migranti diretto verso l'Italia si è capovolto, e altre 144 persone sono state salvate;
   una nave della Marina militare impegnata nell'operazione Triton, ora in rotta per le coste della Sicilia ha accolto i superstiti ed uno dei nove cadaveri;
   le altre salme sono invece a bordo di una motovedetta della Guardia costiera, tuttora impegnata nelle ricerche di eventuali dispersi nell'area, anche con l'ausilio di un aereo ATR 42 della Guardia costiera;
   la stampa nazionale riferisce, altresì, che una cinquantina di persone sarebbero sbarcate nella notte in provincia di Agrigento, ma complessivamente la Guardia costiera italiana comunica che nel solo fine settimana scorso sono stati soccorsi oltre 2700 migranti (1.100 solo domenica nel Canale di Sicilia) trasportati su di 22 imbarcazioni fatiscenti tra gommoni e barconi;
   se si considerasse nel conteggio anche il venerdì 10 aprile il numero di persone soccorse sale a 5.629, portando il bilancio, da inizio anno 2015, ad oltre 15 mila migranti soccorsi;
   il fenomeno dei continui viaggi della speranza, conosciuto già da lungo tempo, con scafi fatiscenti, carichi di migranti, diretti dalla Libia verso l'Italia complici le migliorate condizioni meteorologiche vede una nuova primavera che potrebbe incrementare le traversate, ponendo di nuovo a serio rischio incolumità e la vita dei migranti e degli agenti e militari impegnati nelle operazioni di pattugliamento ricerca e salvataggio di migranti e dispersi;
   prendendo in considerazione il territorio dell'Unione europea nel solo anno 2014 sono entrate illegalmente 276 mila persone, registrando una triplicazione del numero rispetto all'anno 2013;
   Frontex, l'agenzia di controllo delle frontiere europee, precisa che 220 mila persone sono arrivate via mare, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ben 170.000 in Italia;
   stante la situazione, potrebbe non essere considerata rassicurante la precisazione di Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, che per tutto il 2015 ci si poteva aspettare dalle 500 mila al milione di persone in partenza dalla Libia;
   altri dati confermano che nel primo trimestre del 2015 almeno 480 persone sono decedute durante le traversate: nello stesso periodo del 2014 erano state solo 50, mentre per tutto il 2014 le vittime sarebbero state circa 3.500;
   potrebbe essere, quindi, risolutivo affrontare su più fronti la questione, attraverso un approccio europeo integrato che coinvolga, da un lato, l'adeguamento normativo dei regolamenti comunitari sul fenomeno migratorio e, dall'altro, un più ampio impegno di Frontex volto ad incrementare la partecipazione dei Paesi europei al programma di pattugliamento aero-navale del mar Mediterraneo, «Triton», che, in assenza di un'azione europea unitaria, rischia di rivelarsi, altrimenti, inconcludente –:
   se e quali misure il Governo intenda adottare in merito alla necessità di fronteggiare la crescente pressione migratoria di profughi provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente diretti verso le coste siciliane e, conseguentemente, verso l'Italia e l'Europa;
   se il Governo ritenga che le operazioni di pattugliamento aero-navale e di soccorso in mare del programma di pattugliamento europeo del mar Mediterraneo, «Triton», siano adeguate in riferimento ai flussi migratori che coinvolgono le coste meridionali italiane ed anche in relazione all'impegno profuso dai singoli Paesi europei;
   se il Governo sia intenzionato a sollecitare l'apertura di una più approfondita discussione in seno all'agenzia europea Frontex al fine d'incrementare la partecipazione dei Paesi europei al programma «Triton» tale, da configurare un'azione europea unitaria;
   se il Governo disponga o se sia in grado, comunque, di fornire dati statistici aggiornati in relazione ai procedimenti penali a carico dei componenti delle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani dei migranti nel mar Mediterraneo, in particolare quante denunce siano state presentate nei loro confronti e quanti procedimenti penali siano stati radicati, quanti procedimenti siano stati definiti con l'archiviazione, quanti siano stati definiti con riti alternativi al dibattimento, quante condanne in totale siano state comminate, quanti siano i procedimenti attualmente pendenti e quanti quelli sopravvenuti nel corso degli ultimi 5 anni. (5-05362)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAGLIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il partito politico denominato Forza Nuova avrebbe annunciato per sabato 18 aprile 2015 l'intenzione di indire una manifestazione in piazza del Popolo a Ravenna;
   Forza Nuova è una formazione politica che non nasconde le proprie simpatie per il fascismo, dai tratti xenofobi e anticostituzionali;
   l'Italia sta festeggiando in questi giorni il 70 anniversario della Liberazione e la presenza di un partito neo-fascista in una città medaglia d'oro per la Resistenza ad una settimana dal 25 aprile ha, ad avviso dell'interrogante, il chiaro sapore della provocazione;
   le manifestazioni di Forza Nuova pongono spesso dei seri problemi di ordine pubblico, oltre a offendere la memoria e la sensibilità democratica e costituzionale –:
   se alla prefettura di Ravenna risulti la manifestazione di cui in premessa e se non si ritenga di doverne impedire lo svolgimento, per tutte le ragioni sopra evidenziate, in ragione della possibilità che sussistano rischi dell'ordine pubblico, considerando l'approssimarsi della festa della Liberazione. (4-08806)


   PARENTELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   a Catanzaro, negli ultimi mesi, si sta assistendo ad una escalation criminale a danno dei gestori di attività commerciali;
   nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2015, è stata fatta esplodere una bomba davanti a una macelleria, sita nel popoloso quartiere Santa Maria di Catanzaro, in pieno centro abitato;
   il 12 aprile 2015 è stato appiccato un incendio che ha semidistrutto il lido balneare con annesso ristorante «Sunrise» a Catanzaro Lido;
   il 14 aprile 2015 è stato ucciso un giovane imprenditore con tre colpi di pistola esplosi all'ingresso della macelleria di famiglia sita in Simeri Crichi, sulla costa jonica catanzarese;
   ad essere colpite non sono solo le attività commerciali: si apprende, infatti, da notizie della stampa locale di oggi, che sarebbero state lasciate due bottiglie incendiarie, come atto intimidatorio, davanti agli uffici di una impresa edile appaltatrice di un lavoro per il comune nel centro storico della città;
   la criminalità organizzata a Catanzaro genera un clima di paura tra gli operatori economici ed i cittadini residenti già messi in ginocchio dalla grave crisi economica ed occupazionale –:
   quali iniziative urgenti intendano assumere, in materia di prevenzione, controllo del territorio e contrasto alla criminalità organizzata affinché venga tutelata la sicurezza dei cittadini di Catanzaro;
   se non ritenga urgente rafforzare i presidi dello Stato nella città di Catanzaro con un incremento di supporto alle forze dell'ordine e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza per un rapido adeguamento degli organici della magistratura inquirente;
   se non ritenga opportuno istituire un osservatorio per la sicurezza e la legalità. (4-08809)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   pochi giorni fa la cittadina di Novi Velia, in provincia di Salerno, è stata teatro di un grave episodio di violenza, che, per l'ennesima volta, ha visto come protagonista un politico;
   il consigliere di minoranza Giuseppina Speranza ha ricevuto un messaggio di morte abbastanza esplicito, seguito da una serie di offese personali: «Se fossi stata in Sicilia ti avrebbero già tagliato la testa, giri sempre sola con la macchina e all'improvviso può succederti qualcosa»;
   in particolare, nella notte tra il 7 e l'8 aprile nella cassetta della posta è stata lasciata una lettera intimidatoria, senza timbri e francobolli, in cui l'anonimo mittente, dopo una serie di offese personali, fa un chiaro riferimento all'operato politico svolto dalla Speranza dai banchi dell'opposizione: «smetterla con le autorevoli interrogazioni protocollate in comune»;
   la Speranza, infatti, circa due mesi fa ha presentato delle interrogazioni sui lavori della pavimentazione di piazza Longobardi e corso Positano, costati quasi un milione di euro;
   già durante la campagna elettorale la consigliera di minoranza aveva ricevuto una lettera con offese personali, ma tutto sembrava essere circoscritto ai toni di un acceso dibattito politico;
   ad oggi, però, considerato il tenore della missiva ricevuta, la situazione sembra aver preso una piega diversa, che non può più essere sottovalutata;
   ad avviso dell'interrogante, sono sempre più numerosi i casi di violenza che si verificano a danno di esponenti politici, in un quadro di pericoloso inasprimento del confronto politico che non si addice affatto al principio del rispetto della democrazia –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, atteso il ruolo di consigliere comunale della vittima, se risulti la matrice dell'aggressione; quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la sicurezza personale della consigliera e la piena libertà di esprimere il suo mandato di rappresentanza popolare. (4-08811)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   nel luglio 2011 è stato pubblicato un bando concorsuale per 2.836 posti di dirigente delle scuole statali, da effettuarsi su base regionale. Nell'ottobre del medesimo anno, sono state avviate le procedure di tale concorso, in occasione delle quali si è sviluppata una polemica legata alla circostanza per cui su circa 5.000 quiz pubblicati per la prova preselettiva, circa 1.000 erano sbagliati e il Ministero ha dovuto ritirare le domande errate al fine di salvare la prova, nonostante il contenzioso comunque generato da tale incresciosa vicenda;
   secondo quanto previsto dal bando, coloro i quali non avevano maturato un punteggio di 80 sono nella prova preselettiva stati esclusi, dando seguito ad un lungo contenzioso amministrativo nel corso del quale i candidati hanno a più riprese rilevato e denunciato irregolarità da parte dell'amministrazione;
   secondo i candidati ricorrenti esclusi per gli errori nelle domande della prova preselettive, tali comportamenti avrebbero causato loro un grave danno economico legato alle spese legali che hanno dovuto sostenere, anche in seguito all'elusione del giudicato da parte dell'amministrazione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto denunciato in premessa e se non ritenga di dover intervenire, per quanto di sua competenza, al fine di evitare che si ripetano simili situazioni. (4-08825)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   gli ex lavoratori in mobilità in deroga del Sulcis Iglesiente, ricollocati presso gli enti utilizzatori in base all'accordo Stato-regioni del 12 febbraio 2009, versano in una gravissima situazione di disagio a causa della precarietà dei progetti a loro riservati;
   negli ultimi 5 anni i diversi enti utilizzatori dislocati in tutta la provincia del Sulcis Iglesiente hanno garantito un impiego a circa 160 lavoratori in mobilità in deroga, dei quali 15 sono impiegati negli uffici della provincia e del comune di Iglesias, che hanno finora ricoperto diverse mansioni, sia amministrative che tecniche;
   dal 1o gennaio 2015 la situazione già precaria rischia di peggiorare, le aziende in cui i lavoratori erano impiegati hanno cessato l'attività da oltre 11 anni, e ora gli stessi enti utilizzatori (comune di Iglesias e provincia di Carbonia Iglesias) stanno pianificando la dismissione di quei lavoratori che in questi anni sono stati professionalizzati ed inquadrati nelle rispettive proprie mansioni, poiché si ritrovano a destinare le risorse riservate i lavoratori in mobilità per altre finalità;
   i lavoratori hanno rivolto un appello al sottoscritto interrogante affinché il Ministero competente nell'ambito dell'accordo Stato-regioni individui urgenti forme di tutela sia per i lavoratori che per le stesse amministrazioni che sarebbero altrimenti costrette a rinunciare all'esperienza e alle specifiche competenze tecnico-amministrative acquisite in questi anni da questi lavoratori;
   risulta che non siano state tenute in considerazione le posizioni relative alle competenze acquisite dai lavoratori, precludendo agli enti la possibilità di impiegare i lavoratori in utilizzo nelle rispettive mansioni svolte fino ad oggi, così creando non solo un improvviso e notevole vuoto d'organico ma anche un comprensibile malcontento tra gli stessi lavoratori, che si vedono privati delle proprie professionalità e delle competenze acquisite, dal momento che le stesse amministrazioni non possono giustificare una ricollocazione diversa per i lavoratori inseriti nei progetti proposti dalla R.A.S;
   dopo cinque anni in cui il futuro dei lavoratori è stato sempre incerto a causa della precarietà e delle retribuzioni sempre meno regolari si registra anche che molti di loro stanno ancora aspettando che vengano retribuite alcune mensilità del 2011-2012-2014;
   le mensilità di gennaio e febbraio 2015 sono state versate nel mese di aprile e ciò non ha fatto altro che esasperare sempre più gli animi dei lavoratori –:
   se il Ministro non intenda valutare alla luce dell'accordo Stato-regione se non vi siano violazioni degli obiettivi e dei programmi previsti nello stesso protocollo;
   se non intenda dover intervenire sulla vicenda al fine di garantire le risorse investite nel passato e garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e funzionali;
   se non intenda favorire una soluzione che preveda un inserimento di tali lavoratori nelle società in house degli enti locali e sovraordinati, garantendo una ricollocazione in base alla legge n. 196 del 1997;
   se non ritenga di dover attivare un tavolo di verifica degli impegni assunti in sede di accordo Stato regione ed eventualmente individuare di concerto con la regione integrazioni negoziali che consentano di tutelare i lavoratori. (5-05363)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI VITA, LOREFICE, MANTERO, SILVIA GIORDANO e GRILLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il 9 aprile 2015 è stato approvato alla Camera il testo del disegno di legge per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale (C. 2617-A);
   il testo passerà ora all'esame del Senato;
   dalla stampa sul web, nonché direttamente attraverso i siti Internet ufficiali del Governo e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, risulta che nel corso dei lavori preparatori del testo base, approdato poi all'esame della Camera, del disegno di legge in questione, il Governo ha condotto una intensa attività di consultazione dei diversi portatori di interessi facenti parte a vario titolo del mondo del terzo settore, sia tramite una richiesta pubblica di partecipazione ai lavori dunque aperta a tutti, che attraverso l'istituzione e, successivamente, la convocazione regolare di appositi gruppi e tavoli tecnici stabiliti in seno al Ministero competente del lavoro e delle politiche sociali;
   i membri di detti gruppi tecnici, nello specifico, furono inizialmente nominati dall'ex direttore generale per il terzo settore e le formazioni sociali dottor Danilo Festa, che però oggi risulta essere stato sostituito dal neo direttore generale dottor Romolo de Camillis;
   nel dibattito intercorso già a partire dalla fase di consultazione, sintetizzando, sono emerse sostanzialmente due posizioni dominanti (con varie gradazioni) rispetto alla linea della riforma del terzo settore, che sono lo specchio del dibattito ancora aperto;
   una posizione è quella che prefigura un terzo settore (ed in generale le politiche sociali) a prevalente carico dello Stato con ad esempio l'aumento di agevolazioni fiscali rivolte alle cooperative sociali, l'ampliamento dei settori di attività delle imprese sociali, la stabilizzazione del 5x1000 e l'avvio di un servizio civile universale. L'altra posizione, chiamiamola innovativa, che ipotizza invece una sempre maggiore presenza dei privati (anche, low profit) nel settore, la possibilità di distribuzione di utili, l'ingresso dei privati investitori e delle società nella governance delle imprese sociali, l'ampliamento del campo di attività a tutte le imprese che generano un impatto sociale misurabile, l'introduzione di strumenti di finanza sociale come i social bond e la creazione di fondi di investimento dedicati al settore;
   tra i principali interlocutori che sono intervenuti nella fase di consultazione preparatoria risultano ricomprese le grandi associazioni di rappresentanza delle cooperative, tra cui il forum del terzo settore, il forum delle ONG, nonché altre grandi organizzazioni del volontariato o della promozione sociale. Altro gruppo di interlocutori degno di nota, individuabile in particolare dalla lettura di alcuni articoli pubblicati online (il Fatto Quotidiano.it del 28 dicembre 2014, «Terzo settore, Manes: “Il piano ? Una nuova Iri del sociale con fondi privati”; www.vita.it, 16 aprile 2014, «Renzi: Impresa sociale e Fondo d'investimento, ecco cosa farò»), ruota invece ad Enzo Manes, consigliere «pro bono» del Presidente del Consiglio in materia di terzo settore, ed al comitato di VITA.it, facente capo al giornalista Riccardo Bonacina, come emerge dagli articoli citati –:
   per ragioni di trasparenza, se il Ministro interrogato intenda delineare un quadro completo e dettagliato di tutte le parti udite fino ad oggi nel corso della fase preparatoria del disegno di legge di riforma del terzo settore, in particolare, illustrando i nominativi dei partecipanti ai gruppi e ai tavoli tecnici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che hanno contribuito alla stesura del testo del disegno di legge delega;
   ancora nell'ottica della piena trasparenza, se intenda illustrare secondo quali modalità e in base a quali requisiti personali tali soggetti siano stati coinvolti nelle attività e lavori ministeriali;
   se gli eventuali soggetti esterni al Ministero partecipanti a detti tavoli tecnici abbiano ricevuto, o meno, compensi di qualche natura per le consulenze prestate;
   se possa sin d'ora chiarire se i medesimi soggetti saranno nuovamente coinvolti nella successiva fase di elaborazione dei decreti delegati. (4-08826)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FAENZI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato sul sito web dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica, nel 2013 secondo i dati del rapporto INEA sullo stato dell'agricoltura presentato alla fine del 2014, sono aumentati in maniera esponenziale i costi di produzione per l'uso dei concimi (+8,8 per cento) e dei pesticidi (+ 2,3 per cento);
   nel medesimo periodo, prosegue l'articolo, l'agricoltura convenzionale ha subito un calo del 4 per cento di occupazione e di reddito aziendale, confermando pertanto l'opinione che l'utilizzo della chimica nel settore non contribuisce a sostenere il reddito degli agricoltori; ciononostante il Governo Renzi continua ad investire sui pesticidi, limitandosi a programmare un «uso sostenibile» invece che indirizzarsi all'alternativa biologica;
   i suesposti rilievi critici sono stati denunciati nel corso di un convegno che si è tenuto il 14 aprile 2015, presso il Consiglio nazionale di ricerche sul «Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, coordinamento ricerca e innovazione» a cui hanno partecipato tutti i Ministeri interessati;
   l'attuale impostazione del piano di azione nazionale, secondo quanto sostenuto dalla portavoce delle 16 associazioni nazionali ambientaliste e dell'agricoltura biologica, consente ai programmi di sviluppo rurale, di considerare sullo stesso piano l'agricoltura biologica, quella integrata e altri metodi come quello conservativo, che fanno uso di prodotti chimici di sintesi;
   a giudizio della suindicata portavoce, nella sostanza, si investono risorse pubbliche per finanziare pratiche che fanno uso massiccio di pesticidi probabilmente cancerogeni per l'essere umano, come il glifosato;
   con queste premesse, sostiene la rappresentante delle 16 associazioni in precedenza richiamate, il piano nazionale fa sì che la quasi totalità delle risorse dei programmi di sviluppo rurale, destinate ad assistenza tecnica e formazione, siano assorbite per la formazione dei produttori e di tutte le maestranze sempre e principalmente sull'uso sostenibile dei potenziali cancerogeni;
   i certificati di abilitazione per utilizzatori, distributori e consulenti, i patentini e riconoscimenti diversi, inoltre, appesantiranno ancor di più la burocrazia che grava sugli agricoltori, con il rischio reale, prosegue l'Aiab, che non ci saranno risorse a disposizione, per sostenere la conversione verso il biologico e il biodinamico che non fanno uso dei pesticidi, aumentando il reddito degli agricoltori e creando maggiore occupazione per i giovani;
   secondo un rapporto dell'ISPRA, fra l'altro, l'Italia è il maggior consumatore tra quelli dell'Europa occidentale di pesticidi per unità di superficie coltivata, con valori doppi rispetto a quelli della Francia e della Germania; anche il numero delle sostanze (il glifosato e i suoi metaboliti, il metolaclor, il triciclazolo, l'oxadiazon, la terbutilazina) di cui si trovano importanti tracce nelle acque, risulta essere particolarmente elevato: 175 tipologie di pesticidi nel 2012 a fronte dei 166 del 2010 e di 118 del biennio 2007-2008;
   in particolare, per quanto riguarda il glifofosato, le associazioni, evidenzia l'articolo dell'Aiab, hanno nuovamente chiesto al Governo in carica, di mettere al bando il pericoloso pesticida dichiarato «probabile cancerogeno» per l'uomo dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), soltanto poche settimane fa;
   a giudizio dell'interrogante, l'articolo pubblicato dall'Aiab, desta sconcerto e preoccupazione ove fossero confermati i rilievi critici e le denunce da parte delle 16 associazioni nazionali ambientaliste e dell'agricoltura biologica, in considerazione sia del persistente utilizzo di risorse pubbliche da parte del Governo in relazione all'uso sostenibile di pesticidi in luogo degli investimenti sull'agricoltura biologica (in netta controtendenza pertanto con quanto dichiarato dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali in diverse occasioni, anche in sede europea), che soprattutto con riferimento al contenuto dei pesticidi ritenuto probabilmente cancerogeno anche da organismi internazionali come la suesposta Agenzia per la ricerca sul cancro;
   l'interrogante evidenzia, a tal fine, come occorrano urgenti chiarimenti e precisazioni da parte dei Ministri interrogati, al fine di garantire maggiore trasparenza su quanto asserito dall'Aiab, che in caso di conferma, risulta essere particolarmente grave per la salute degli individui –:
   quali orientamenti intendano esprimere, nell'ambito delle rispettive competenze, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se trovi conferma quanto riferito dall'articolo pubblicato dall'Associazione italiana per l'agricoltura biologica, secondo cui, nonostante l'agricoltura chimica subisca perdite finanziarie, il Governo, prosegue ad investire risorse sui pesticidi, programmando un «uso sostenibile», anziché puntare sull'alternativa agricoltura biologica;
   in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, al fine di disporre il divieto di vendita e di circolazione di tali pesticidi giudicati cancerogeni, anche dall'IARC, la cui richiesta di messa al bando come nel caso del glifosato era stata già avanzata al Governo;
   se siano a conoscenza, ove fossero confermate le denunce dell'Aiab, di prodotti agroalimentari attualmente in commercio, contenenti glisofato, ritenuto probabilmente cancerogeno e se non ritengano urgente e opportuno, in via precauzionale, assumere iniziative per prevederne l'immediato ritiro dalla vendita nel nostro Paese. (5-05361)


   VALLASCAS, TRIPIEDI, COMINARDI, PESCO, ALBERTI, TONINELLI, CORDA, CRIPPA, CARINELLI, SORIAL, PETRAROLI, CASO e BASILIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   dal 1o maggio al 31 ottobre 2015 è in programma Expo Milano 2015, esposizione universale sull'alimentazione e la nutrizione sostenibile;
   l'evento, presentato come tra i più importanti mai realizzati sul tema, rappresenterà, così come riportato sul sito web dedicato, «una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un'esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri»;
   l'area espositiva di Expo 2015 si estenderebbe per circa un milione di metri quadri, dove troverebbero posto, secondo lo stato dell'arte al 4 settembre 2014 pubblicato sul sito istituzionale www.passodopopasso.italia.it, 53 padiglioni self built, 9 cluster, 5 aree tematiche, un padiglione dedicato a associazioni e organizzazioni non governative. È prevista la partecipazione di 144 Paesi, con un dato previsionale sulle presenza di circa 20 milioni di visitatori;
   non ci sarebbero ulteriori aggiornamenti allo stato dell'arte precedentemente richiamato, ma diversi organi di stampa, a più riprese, avrebbero sottolineato i gravi ritardi nella conduzione e conclusione dei lavori, nella misura che è stata avanzata l'ipotesi che diverse strutture potrebbe essere inaugurate a evento iniziato;
   questo stato di cose sarebbe confermato dal bando da un milione e 100 mila euro indetto da Expo spa il mese scorso per «allestimento di quinte di camouflage», per mascherare le opere non terminate alla data del 1o maggio 2015;
   nello stesso sito istituzionale dell'Expo, nella sezione «cruscotto lavori», dove viene riportato l'elenco delle opere in programma con la previsione della fine lavori di ciascuna, sarebbero presenti opere la cui conclusione, non solo è successiva all'inaugurazione dell'evento, ma si realizzerebbe ad evento abbondantemente iniziato;
   in questo contesto, destano grave inquietudine le dichiarazioni, del direttore del dipartimento prevenzione dell'asl di Milano, Susanna Cantoni, secondo la quale, mancando il tempo sufficiente per collaudare le opere, si procederà con il sistema dell'autocertificazione da parte di diversi progettisti cui faranno seguito delle verifiche a campione;
   questa evenienza, se dovesse verificarsi, determinerebbe, a giudizio degli interroganti una situazione di inaccettabile gravità per la violazione delle diverse disposizioni in materia di collaudo delle opere, condizioni poste a salvaguardia delle condizioni di piena sicurezza delle persone e dell'ambiente;
   le dichiarazioni del direttore del dipartimento prevenzione dell'asl di Milano, se dovessero corrispondere al vero, denuncerebbero una scarsa conoscenza della complessità delle procedure previste per il collaudo delle opere che richiede una molteplicità di adempimenti da seguire con scrupolo sia in corso d'opera sia a conclusione dei lavori;
   il sistema delle autocertificazioni annunciato dal direttore del dipartimento prevenzione dell'asl di Milano determinerebbe una situazione inaccettabile nella quale il settore pubblico rinuncerebbe alla necessaria funzione di terzietà, di garanzia e trasparenza del collaudatore e, nel contempo, farebbe ricadere sui progettisti responsabilità che esulano dai loro ambiti di intervento e che, in molti casi, richiedono abilità, competenze e conoscenze professionali specifiche;
   tra le altre cose, si determinerebbe una contrazione del perimetro dello Stato per quanto concerne l'assunzione e la verifica delle responsabilità, in un contesto di completa trasparenza e chiarezza a favore del cittadino;
   analogamente, grave risulterebbe l'affermazione in merito ai controlli a campione eseguiti successivamente all'autocertificazione che farebbe sorgere l'inquietante dubbio che alcuni lavori non verrebbero mai controllati, né attraverso un collaudo preventivo né attraverso un controllo, appunto, a campione;
   si verrebbe a determinare una situazione di inaccettabile e generale incertezza procedurale, non solo per il mancato collaudo delle strutture, ma anche per la mancata verifica e per il mancato collaudo del complesso sistema impiantistico a supporto dell'attività espositiva;
   nell'area espositiva, opereranno infatti oltre 200 ristoranti, che richiederanno un articolato sistema di gestione di acqua, scarichi, elettricità, fuochi, condizionatori, refrigerazione, conservazione e smaltimento degli alimenti, il cui funzionamento deve essere perfettamente testato, considerate le finalità dell'evento volto a tutelare e valorizzare qualità e genuinità degli alimenti;
   il sistema di collaudo con autocertificazione e verifica a campione verrebbe ulteriormente aggravato per tutte quelle situazioni in cui le modifiche in corso d'opera potrebbero aver creato delle discrepanze, anche profonde, tra elaborati progettuali e opere terminate;
   questo stato di cose determinerebbe, secondo l'interrogante, una situazione di generale incertezza e confusione procedurale sia nella produzione dell'autocertificazione da parte dei progettisti e sia nelle deliberazioni, con regime sanzionatorio da adottare, nel caso vengano riscontrate autocertificazioni indebitamente prodotte;
   i casi recenti di crolli e cedimenti di varia natura che hanno interessato opere pubbliche mettono in seria discussione l'azione e il ruolo di alcune amministrazioni pubbliche nella conduzione e nella verifica dei cantieri e richiamano la necessità di procedere con controlli più attenti e stringenti nonché con una definizione chiara delle responsabilità dei soggetti interessati –:
   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
   se non ritenga opportuno, nei lavori per la realizzazione delle opere dell'Expo Milano 2015, non derogare alle normative in materia di lavori pubblici, con particolare riguardo alle operazioni di collaudo, al fine di garantire la sicurezza dei fruitori, operatori, espositori e visitatori delle strutture;
   quale sia lo stato di realizzazione delle opere previste nell'ambito dell'esposizione Expo Milano 2015;
   quali siano le cause dei gravi ritardi registrati nella realizzazione delle opere;
   quali iniziative intenda adottare per evitare che, alla data dell'inaugurazione dell'Expo, siano aperte al pubblico strutture che non sono state sottoposte agli adempimenti di legge relativi alle operazioni di collaudo;
   se siano previsti dei compensi per i progettisti che dovranno produrre le autocertificazioni, in considerazione dell'ulteriore impegno professionale richiesto.
(5-05370)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZACCAGNINI e PELLEGRINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   l'importazione di materie prime agroalimentari dell'Unione europea è largamente legata alla deforestazione illegale. Uno studio dell'Ong Fern, Stolen Goods: The EU's complicity in illegal tropical deforestation, stima che nel 2012 l'Unione europea abbia importato sei miliardi di euro di soia, carne bovina, olio di palma e pellame, provenienti dalle attività agroalimentari nelle foreste tropicali disboscate illegalmente: quasi un quarto del commercio mondiale totale di materie prime proviene da queste aree. La percentuale sul volume globale è del 27 per cento per la soia, del 18 per cento per l'olio di palma, del 15 per cento per la carne bovina e del 31 per cento per il pellame. L'Unione europea è ad avviso dell'interrogante «complice» del disboscamento delle foreste tropicali. L'Italia, che importa materie prime per un miliardo di euro, è la maggior consumatrice di questi beni nell'Unione europea. «Tra il 2000 e il 2012 è stato disboscato illegalmente l'equivalente di un campo da calcio ogni due minuti per soddisfare le richieste europee. I consumi dell'Unione europea distruggono l'ambiente e contribuiscono ai cambiamenti climatici» afferma Sam Lawson, autore del rapporto, rilevando che la deforestazione illegale «porta anche a corruzione, perdita di guadagni, violenza e abuso di diritti umani». La Organizzazione non governativa raccomanda quindi che Bruxelles si impegni per un piano d'azione comunitario: occorre «ridurre i consumi dell'Unione europea e assicurare che vengano importate solo materie prime legali e di origine sostenibile. Un piano d'azione sulla deforestazione e il degrado delle foreste potrebbe favorire il dialogo tra l'Unione europea e i Paesi fornitori, utilizzando il commercio come incentivo. L'Unione potrebbe stimolare una riforma del diritto nei Paesi fornitori mettendo insieme i governi, le industrie e le associazioni della società civile interessate, non solo allo scopo di ridurre la deforestazione, ma anche per migliorare la governance e rafforzare i diritti di proprietà delle popolazioni indigene e locali». Anche se molte società si sono impegnate ad arrivare a «deforestazione zero», il rapporto avverte che, in un contesto di illegalità diffusa, sarà difficile tenere fede all'impegno senza interventi governativi;
   in materia di deforestazione causata dal mercato dei prodotti importati è degno di menzione l'olio di palma. Le importazioni di olio di palma in Italia hanno raggiunto un record storico nel 2014, registrando un aumento del 19 per cento rispetto all'anno precedente. Un'invasione incomprensibile secondo Coldiretti, Confederazione nazionale dei coltivatori diretti, «visto che il nostro Paese è la patria dell'olio extravergine di oliva e della dieta mediterranea». Quello di palma è l'olio vegetale più usato al mondo. L'aumento del suo utilizzo nel settore alimentare ha causato molti problemi ambientali. Negli ultimi anni, infatti, il numero e quindi l'estensione delle piantagioni è cresciuto in modo esponenziale, a tutto danno delle foreste tropicali. Questo fenomeno si è sviluppato soprattutto in Indonesia e Malesia che, insieme, esportano circa il 90 per cento di tutto l'olio di palma presente sul mercato globale;
   in tema di deforestazione è da sottolineare, inoltre, che l'Unione europea nel suo Quinto piano di azione ambientale si era impegnata ad affrontare il tema della deforestazione tropicale connessa alla produzione, commercio ed uso di prodotti forestali, e che la stessa Unione ha sottoscritto a settembre 2014 la New York Declaration on Forests, che tra l'altro, include misure relative alla riforma ambientale delle filiere di prodotti agricoli quali palma da olio, soya e biofuel, per prevenire la deforestazione e tutelare i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali azioni intendano intraprendere; se non reputino di fare proprie le raccomandazioni della Organizzazione non governativa Fern così come illustrate in premessa, al fine di attivarsi per una riforma del mercato globale in grado di tutelare sia l'ambiente che l'economia delle popolazioni locali interessate dal fenomeno della deforestazione;
   se i Ministri interrogati non reputino necessario attivarsi in sede, presso la Commissione ed il Consiglio dell'Unione europea affinché venga sostenuta l'adozione di un piano di azione sulla deforestazione tropicale e delle foreste primarie e sul nesso con la produzione, l'importazione e il consumo di prodotti agricoli, quali palma da olio e soia, e di misure che assicurino la legalità di tali prodotti ed il rispetto dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali, in linea con gli standard internazionalmente riconosciuti e le convenzioni internazionali sui diritti dei popoli indigeni e sui diritti umani;
   se, nel caso specifico dell'olio di palma, oltre al danno ambientale, i Ministri interrogati, non intravedano un danno alla salute e non reputino di assumere iniziative per definire una normativa che non solo illustri ai cittadini le controindicazioni di tale prodotto, ma che sia in grado di limitarne l'utilizzo nel nostro Paese, considerato che l'olio di palma viene coltivato in Paesi che consentono ancora l'impiego di sostanze che in Italia e in Europa sono vietate, in particolare per tutelare i bambini che possono essere i più esposti al cosiddetto «effetto accumulo» da pesticidi;
   se i Ministri interrogati, considerando che l'Italia è il principale importatore europeo di pellami dal Brasile, la cui produzione è anche causa di deforestazione in Amazzonia, non reputino opportuno aprire un tavolo di confronto con il Governo brasiliano per mettere a punto un memorandum d'intesa con misure comuni per affrontare il tema ed adottare criteri e standard di produzione che prevengano la distruzione delle foreste tropicali e irreversibilmente della Mata Atlantica. (4-08813)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NESCI, GRILLO, CARINELLI, BATTELLI, VIGNAROLI, SPADONI e DI BATTISTA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si legge sul comunicato stampa diramato il 20 marzo 2015, dalla giunta della regione Calabria, la stessa «si è riunita sotto la presidenza del Presidente Mario Oliverio» ed ha nominato «i commissari nelle aziende sanitarie ed ospedaliere calabresi che sono: ASP di Catanzaro: Giuseppe Perri; ASP di Cosenza: Gianfranco Filippelli; ASP di Reggio: Santo Gioffrè; ASP di Crotone: Sergio Arena; AO “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro: Domenico Pingitore; AO di Cosenza: William Auteri; AO “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio: Frank Benedetto»;
   tali nomine hanno di fatto revocato il provvedimento con cui l'allora commissario per il piano di rientro dal debito sanitario della regione Calabria, il generale Luciano Pezzi, aveva conferito ad altri le medesime responsabilità dirigenziali;
   il 24 ottobre 2014 il commissario Pezzi con i DCA n. 73, 74, 76, 77, 78, 79, formalmente annullava le nomine dirigenziali effettuate dalla giunta regionale guidata dall'allora presidente facente funzioni, Antonella Stasi, ai vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere;
   il 17 settembre 2014, infatti, malgrado il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, avesse diffidato la stessa giunta regionale, l'esecutivo regionale sotto la presidenza di Antonella Stasi, nominò dei commissari straordinari della sanità calabrese;
   le suddette nomine, come ricordato, sono state annullate dal commissario Pezzi poiché, secondo quanto si legge nel DCA n. 75/2014 «la Giunta Regionale della Calabria, attualmente in regime di prorogatio, non può nominare né direttori generali né commissari straordinari avendo poteri limitari (cfr Parere n. 34106 del 29 agosto 2014 dell'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro e Parere n. 254 del 9 ottobre 2014 dei Ministeri Affiancanti)»;
   a parere dell'interrogante, secondo il principio logico del tertium non datur, delle due l'una: o la giunta può in proposito procedere in autonomia – e allora poteva farlo anche quando era guidata dal presidente facente funzioni Antonella Stasi – oppure occorre sempre, per le nomine dei riferiti vertici sanitari, un atto di recepimento del commissario governativo preposto al rientro dal debito;
   stando così le cose, sul piano sistematico va da sé che per revocare un atto di nomina del commissario per il rientro ne serva uno della stessa specie, sicché l'ultima deliberazione della giunta regionale non produrrebbe, per sua natura, codesto effetto e resterebbero in carica, dunque, i direttori generali facenti funzione già incaricati dal generale Pezzi;
   tra le nomine dirigenziali dell'attuale governatore Mario Oliverio, spicca anche il nome di Santo Gioffrè quale commissario dell'azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria;
   tale incarico è però per legge inconferibile, secondo quanto prescritto dal comma 1 dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013, per il quale «gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali non possono essere conferiti a coloro che nei cinque anni precedenti siano stati candidati in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendano il territorio della ASL»;
   il summenzionato Gioffrè – già assessore ai beni e alla attività culturali e alla protezione civile della provincia di Reggio Calabria durante la presidenza di Giuseppe Morabito (2006 – 2011) e segretario cittadino del Partito democratico – nel 2013 è stato candidato a sindaco di Seminara (Reggio Calabria);
   in un incontro con la commissione per il rientro dal debito sanitario della Calabria, tenuto ieri presso il competente dipartimento regionale a Catanzaro, l'interrogante ha esposto il citato caso d'inconferibilità al commissario Massimo Scura e al subcommissario Andrea Urbani, per i quali la vicenda è di mera competenza della giunta regionale calabrese;
   per quanto esposto e stando ai riferimenti normativi succitati, è evidente l'inconferibilità dell'incarico per lo stesso Gioffrè;
   accanto al succitato incarico di commissario dell'Asp di Reggio Calabria per Santo Gioffré, desta stupore anche la nomina, disposta il 4 aprile 2015, a direttore amministrativo dell'azienda ospedaliera di Reggio Calabria per Giulio Carpentieri, pensionato e già dirigente del consiglio regionale della Calabria;
   secondo quanto riferisce Pietro Bellantoni su Il Corriere della Calabria, «il “reggente”del Riuniti di Reggio, Frank Benedetto, nominato dal presidente di Regione e “ratificato” nell'incarico da Scura, ha preso possesso della sua poltrona e ha già scelto i membri della sua squadra, tra cui figura anche il già muratore Giulio Carpentieri. Il suo ruolo ? Direttore amministrativo, uno dei tanti incarichi – di certo non il più prestigioso – ricoperti nel corso della sua lunga carriera»;
   detta nomina è dunque avvenuta in contrasto con il contenuto di una recente deliberazione, depositata in data 21 novembre 2014, in cui la Corte dei conti ha precisato in via preliminare che «le nuove previsioni dettate dall'articolo 6 del decreto-legge 90 del 2014 hanno quale antecedente l'articolo 25 della legge 724 del 1994 che, al dichiarato fine di garantire la trasparenza e l'imparzialità dell'azione amministrativa, vieta il conferimento al personale delle pubbliche amministrazioni cessato volontariamente dal servizio per l'ottenimento della pensione di anzianità, da parte dell'amministrazione di provenienza o di amministrazioni con le quali lo stesso personale ha avuto rapporti di lavoro o di impiego nei cinque anni precedenti a quello della cessazione dal servizio, di incarichi di consulenza, collaborazione, studio e ricerca»;
   la portata della nuova disposizione appare, pertanto, più ampia della stessa cosiddetta «circolare Madia» (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 2015) che – come riassunto dal giornalista Paolo Pollichieni, in un articolo apparso sul portale della testata giornalistica Il Corriere della Calabria – «impone di evitare che i burocrati mandati a casa escano dalla porta per rientrare dalla finestra che il politicante di turno gli spalanca improvvidamente»;
   la Corte dei conti ha sottolineato come «non è più necessario che l'oggetto del conferimento consista in attività o mansioni già svolte in precedenza, essendo il divieto esteso a qualunque incarico di studio e consulenza. L'ambito di applicazione della disposizione, pertanto, abbraccia, oltre alle prestazioni di lavoro autonomo, anche incarichi dirigenziali e direttivi, nonché le cariche in organi di governo (con esclusione, ovviamente, delle cariche elettive), includendo nel perimetro applicativo qualunque tipologia di incarico dirigenziale (a tempo indeterminato, a tempo determinato, di natura fiduciaria) e direttivo»;
   oltre a tale divieto normativo, come ampiamente chiarito dal giornalista Pietro Bellantoni nel succitato articolo de Il Corriere della Calabria, vi è poi una questione di titoli o competenze settoriali mancanti, in ordine alla predetta nomina, dal momento che l'interessato non ha, per il suo curriculum professionale, maturato esperienza nell'ambito legislativo ed amministrativo riguardante la sanità;
   stupisce, a parere degli interroganti, anche il conferimento del predetto incarico, specie perché a titolo non oneroso, laddove l’«investito» dovrà attivare una specifica assicurazione per prepararsi a subire eventuali azioni legali legate all'esercizio delle proprie funzioni –:
   se occorra un atto di recepimento delle suddette nomine da parte del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal debito sanitario della regione Calabria e se ritengano che la riferita inconferibilità del dottor Gioffrè sia questione di mera competenza della giunta regionale della Calabria;
   se anche rispetto alla nomina di Giulio Carpentieri quale direttore amministrativo dell'AO di Reggio Calabria, il commissario ad acta possa adottare provvedimenti per il rispetto della legalità, secondo quanto precisato in premessa. (5-05371)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TONINELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Silvio Berlusconi è stato condannato in via definitiva un anno fa per frode fiscale per oltre sette milioni di euro, somma che peraltro si riferisce soltanto alle annualità successive al 2002, mentre, secondo i giudici di primo e secondo grado, i fondi neri che costituivano l'oggetto del reato ammontavano all'iperbolica somma di 280 milioni di euro, sebbene il reato relativamente, a tali somma sia stato prescritto per il decorso del tempo necessario allo svolgimento del giudizio, grazie a leggi che, com’è noto, sono entrate in vigore in virtù dell'intervento dello stesso imputato quali la cosiddetta legge ex-Cirielli;
   dall'accertamento in via definitiva in sede giudiziaria di queste gravissime responsabilità sarebbe dovuta conseguire la revoca dell'onorificenza di «Cavaliere del lavoro». La legge n. 194 del 1986, che ne disciplina la modalità di conferimento, stabilisce infatti all'articolo 4 che essa è attribuita annualmente dal Presidente della Repubblica, da un elenco di candidati predisposto dal Ministro per lo sviluppo economico sulla base delle risultanze istruttorie del consiglio dell'ordine dei Cavalieri del lavoro sulle proposte di candidatura provenienti dai ministri competenti; la stessa legge stabilisce al successivo articolo 13 che incorre nella perdita dell'onorificenza l'insignito che se ne renda indegno; l'indegnità dovrebbe conseguire logicamente all'accertamento definitivo di gravi responsabilità penali, e in particolare nel caso di condanna passata in giudicato per un reato gravissimo e lesivo per la struttura stessa del tessuto sociale quale la frode fiscale, quando attuata in proporzioni macroscopiche; in questo senso, la sussistenza dell'indegnità è ancora più evidente, se si considera che in base alla stessa legge (articolo 3), i requisiti minimi per l'attribuzione della decorazione sono:
    a) aver ottenuto una specchiata condotta civile e sociale;
    b) aver adempiuto agli obblighi tributari ed aver soddisfatto ogni obbligo previdenziale e assistenziale a favore dei lavoratori;
    c) non aver svolto né in Italia, né all'estero attività economiche e commerciali lesive dell'economia nazionale;
   requisiti chiaramente contrastanti con la perpetrazione di una qualunque frode fiscale, e tanto più dinnanzi a una frode delle proporzioni di cui alla menzionata condanna;
   nonostante l'evidente concretezza di queste circostanze, l'onorificenza non è stata revocata; Silvio Berlusconi si è autosospeso dalla federazione dei cavalieri del lavoro con una missiva datata 18 marzo 2014, prima che la stessa federazione deliberasse sulla sua posizione. Tale federazione è tuttavia una semplice associazione di diritto privato, come lo è qualsiasi altra associazione di categoria: l'esclusione dalla stessa non incide sull'attribuzione del titolo onorifico, di cui il pregiudicato risulta ancora titolare, come chiunque può verificare consultando il sito istituzionale della Presidenza della Repubblica, nella sezione «onorificenze» di «Cavaliere del Lavoro». Il procedimento per la revoca dell'onorificenza, annunciato ma non avviato, è di competenza del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Presidente della Repubblica; secondo la legge (articolo 13), spetta al Ministro la proposta di revoca indirizzata al Capo dello Stato, a cui spetta disporre la revoca con suo decreto;
   a domanda sulla questione, il Ministro pro tempore all'epoca della condanna in via definitiva, il dottor Flavio Zanonato, secondo la stampa ha risposto di non aver avviato la pratica in attesa della decisione della Cassazione sulle pene accessorie. Tale affermazione appare singolare, dal momento che il procedimento la revoca dell'onorificenza avrebbe dovuto avviarsi a seguito della condanna definitiva, indipendentemente dalle eventuali conferme relative alle pene accessorie, che nulla hanno a che vedere con l'onorificenza, specialmente se si considerano casi recenti e del tutto analoghi come quello di Calisto Tanzi, di cui si dirà. Il Ministro interrogato che gli è succeduto, dottoressa Federica Guidi, raggiunto dalla stampa circa la questione della revoca dell'onorificenza, confermò ormai quasi un anno fa di avere «ben presente il dovere di provvedere per la definizione della revoca dell'onorificenza conferita a Berlusconi» (Corriere della Sera, 11 giugno 2014), impegnandosi pubblicamente in quella circostanza «ad essere parte attiva per definire la procedura nei tempi tecnici necessari». A questo proposito merita ricordare che il Ministero dello sviluppo economico ha al suo interno un'apposita struttura preposta alle questioni riguardanti le onorificenze dei Cavalieri del lavoro, chiamata appunto «Area Onorificenze»;
   il 25 luglio 2014 il sottoscritto interrogante ha depositato un'apposita interrogazione, rimasta senza esito; il 14 aprile 2015 il tribunale di sorveglianza di Milano ha depositato l'ordinanza che dichiara estinta la pena conseguente alla precitata condanna, così come le pene accessorie. A giudizio dell'interrogante il mancato avvio del procedimento di revoca può essere stato finalizzato a scopi dilatori, ossia di attesa del momento in cui, estinte le pene accessorie, tale atto non fosse più dovuto, dal momento che l'interdizione temporanea dai pubblici uffici priva il condannato della capacità di acquistare o di esercitare o di godere, durante l'interdizione, dei gradi e delle dignità accademiche, dei titoli, delle decorazioni o di altre pubbliche insegne nonché di ogni diritto onorifico, inerente a qualunque degli uffici, servizi, gradi o titoli e delle qualità, dignità e decorazioni;
   ma questa circostanza non ha alcuna incidenza nel caso in questione, per le ragioni già esposte, dal momento che l'indegnità e la conseguente revoca non costituisce necessariamente una sanzione di tipo penale;
   ciò è peraltro dimostrato da quanto è avvenuto in circostanze del tutto analoghe, quando la questione ha riguardato il fondatore della Parmalat Calisto Tanzi, al quale, condannato in secondo grado dalla Corte d'appello di Milano per aggiotaggio il 26 maggio 2010, l'onorificenza è stata revocata dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 17 settembre 2010; nel caso di Calisto Tanzi neppure è stata attesa la definitiva statuizione sulle accuse, dato che la Cassazione si è pronunciata sulla sua posizione con forza di giudicato soltanto il successivo 4 maggio 2011. In questo caso quindi, la revoca del titolo è giunta addirittura otto mesi prima della pronuncia definitiva; merita anche ricordare, al proposito come il Ministro dello sviluppo economico all'epoca di quella revoca fosse proprio Silvio Berlusconi, avendo egli ricoperto tale incarico ad interim dal 5 maggio 2010 al 4 ottobre 2010;
   attualmente si è quindi di fronte ad una disparità di trattamento assolutamente manifesta e del tutto ingiustificabile. Quando Silvio Berlusconi era Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dello sviluppo economico ha dato impulso a revocare l'onorificenza, poi effettivamente revocata dal Presidente della Repubblica quando ancora non vi erano sentenze definitive di condanna, oggi il Ministro interrogato resta inerte a distanza di quasi due anni da una sentenza definitiva di condanna. La sola spiegazione possibile, a giudizio dell'interrogante, può rinvenirsi nella differente posizione e rilievo politico dei due condannati, ciò che rende ancora più intollerabile l'inerzia prolungata del Ministro interrogato sulla questione –:
   per quali motivi, alla luce di quanto esposto in premessa, gli adempimenti di competenza del Ministro relativi alla revoca dell'onorificenza di «Cavaliere del lavoro» a Silvio Berlusconi non siano stati ancora avviati e in quali modi e tempi intenda adoperarsi per la loro attuazione. (5-05367)


   CAPARINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'Unione europea ha indicato per ciascun Paese membro la possibilità di nominare un solo digital champion con il compito di promuovere i benefici della società digitale;
   la Presidenza del Consiglio dei ministri ha indicato il dottor Riccardo Luna (giornalista e scrittore) che è succeduto al Roberto Sambuco, in carica dal 2009 al 2010; Agostino Ragosa, in carica dal 2010 al 2012; Francesco Caio, in carica dal 2012 al 2014;
   il dottor Luna due mesi dopo la sua nomina ha costituito l'Associazione «Digital Champion(s)» e, successivamente alla sua nomina a Digital Champion, ha annunciato la nomina di un centinaio di collaboratori, con l'obiettivo, come si evince dal sito www.digitalchampions.it di individuare oltre 8.000 Digital Champion(s) (uno per ogni comune italiano), nominati personalmente da Luna sulla base di criteri non precisati;
   il www.digitalchampions.it non è un dominio della pubblica amministrazione, ma un dominio registrato dallo stesso dottor Luna ben due mesi prima della sua nomina;
   questa iniziativa è stata sostenuta e avallata dal Governo in diverse forme: Renzi e Madia hanno partecipato alla presentazione del progetto, l'emittente televisiva pubblica (RAI) ha mandato in onda ripetutamente lo spot nel quale si parla dei 110 digital champion(s) (si badi bene non del Digital Champion ma dei Digital Champion(s)) che saranno ospitati da 110 province italiane per «spiegare» la fatturazione elettronica. Tali Digital Champion(s), nella loro qualità di semplici membri di un'associazione privata vengono in tal modo imposti come consulenti alle singole pubbliche amministrazioni locali, senza predisporre opportuni avvisi di selezione o, comunque, idonee e trasparenti procedure amministrative, finalizzati a verificare il possesso da parte di tali soggetti di competenze adeguate, a nulla valendo le precisazioni sulla gratuità (relativa) della loro opera;
   la creazione di un organismo privato che riceve «incarichi» da parte del Governo per svolgere attività presso gli enti locali (senza che ci sia stata una selezione di tali soggetti secondo una procedura di evidenza pubblica e senza che siano stati resi trasparenti i criteri per valutare l'idoneità degli stessi a ricoprire la «carica» di digital champion locale che viene legittimato ad effettuare consulenza presso le pubbliche amministrazioni degli enti locali) lascia spazio a una serie di interrogativi sulla opportunità, sulla trasparenza e, soprattutto, sulla legittimità di questa iniziativa, interrogativi che dobbiamo assolutamente porci per il bene delle pubbliche amministrazioni, degli stessi Digital Champion(s) e, soprattutto, dei cittadini tutti;
   tra gli aderenti all'associazione come Digital Champion(s) e nello stesso direttivo sono presenti anche soggetti e professionisti che operano nel mercato come fornitori di beni e di servizi alle pubbliche amministrazioni proprio nel settore digitale, che in questo modo usufruiscono ingiustamente di un canale preferenziale (agevolato e istituzionalizzato) per entrare in contatto con le pubbliche amministrazioni stesse; in effetti, risulta evidente che – sebbene siano cariche formalmente gratuite – tali soggetti conseguano un indebito vantaggio economico e commerciale, in quanto godono di un canale preferenziale e istituzionale nel «contatto» con le pubbliche amministrazioni, alterando di fatto il mercato;
   la partecipazione all'associazione avviene a fronte del versamento di un corrispettivo –:
   se il Governo non ritenga opportuno far cessare l'attività dei Digital Champion(s) fino a quando non verranno garantiti all'intero progetto requisiti minimi di trasparenza, competenza, equità, selezione e controllo, in assenza dei quali la loro attività potrebbe avere conseguenze assai più dannose che benefiche sulle pubbliche amministrazioni, sui cittadini e sul mercato, fornendo inoltre i presupposti per onerose richieste di risarcimento danni in caso di comunicazione effettuata in modi e termini errati, svolgimento di attività commerciali e professionali in contrasto con regole deontologiche, di libera concorrenza e di selezione amministrativa;
   se il Governo intenda richiamare il Digital Champion (l'unico legittimamente in carica) allo svolgimento dei compiti istituzionalmente attribuitigli, inibendo l'attività di supporto di rapporti personali con le pubbliche amministrazioni attualmente svolta e, in caso di mancata ottemperanza, se intenda destituirlo;
   come il Governo intenda presidiare l'attività di ridimensionamento e regolamentazione del Digital Champion e con quali tempistiche intenda attuarla;
   se il Governo si assuma la responsabilità dell'operato del Digital Champion nazionale e di tutti i soggetti nominati Digital Champion(s) dallo stesso e dei quali è avvallata l'attività (con le conseguenti ripercussioni sul profilo di attribuzione della responsabilità in caso di danno erariale o ai cittadini e/o alle imprese eventualmente danneggiati);
   in quale modo intenda vigilare sull'attività del Digital Champion nazionale e di tutti i soggetti dallo stesso nominati, considerato che l'attività istituzionale di questi soggetti è già iniziata in diversi ambiti territoriali coinvolgendo la Camera di commercio industria ed artigianato e comuni, che il numero dei nominati è in crescita e che il loro operato non è per nulla trasparente e disciplinato da precise norme di legge o di regolamento. (5-05368)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARCHETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Telecom Italia spa ha inserito la sede di Pesaro tra quelle di cui prevede, a breve, la chiusura; l'azienda, già in fase di trattativa e poi nella recente ipotesi di accordo respinta dai lavoratori, escludeva la chiusura di Pesaro per la presenza di un accordo del 2008 e per mancanza di vantaggi significativi che da questa chiusura sarebbero scaturiti;
   la sede, minacciata di chiusura più volte, fa parte di un gruppo di 19 sedi in Italia che Telecom, a dicembre 2014, ha deciso di chiudere. La decisione coinvolge un numero di operatori consistente rispetto alla media: 22 persone, tra lavoratrici e lavoratori;
   l'azienda nell'incontro ufficiale richiesto non ha fornito argomenti, dettagli dei risparmi, costi dell'operazione o le ragioni industriali;
   a Pesaro l'azienda dispone di uno stabile che comprende sia le aree tecniche (centrale telefonica con presenza di altri gestori) che il commerciale (Telecom 187) ed è tra le poche rimaste di proprietà Telecom, nuovissima negli arredi e nelle infrastrutture;
   le lavoratrici e i lavoratori verrebbero trasferiti fuori regione (Rimini) e questo nonostante un accordo tra le parti del 2008 che impedisce il trasferimento fuori regione. Le 22 lavoratrici ed i lavoratori di Pesaro, in alternativa al trasferimento, possono richiedere il Telelavoro — anche questo senza regole condivise —, ma a patto di sottoscrivere le condizioni poste dall'azienda, tra le quali ci sono orari peggiorativi, pause pranzo molto più lunghe e rinuncia ad alcuni diritti sugli orari dei part time;
   Telecom non ha comunicato in modo chiaro e certo in base a quali norme, leggi e/o accordi ha preso questa decisione, ovvero ha utilizzato in parte alcuni accordi (27 marzo 2013) ed in parte l'articolo 25 del contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese esercenti servizi di telecomunicazione (CCNL TLC);
   la rappresentanza sindacale unitaria (RSU) ha chiesto, proprio in base all'articolo 25 del CCNL TLC, di confrontarsi per ridurre i riflessi negativi e trovare soluzioni: come previsto dal contratto, ha chiesto infatti di ricollocare il personale in aree diverse ed in particolare in quella tecnica, essendoci continua richiesta di manodopera in trasferta e straordinaria dalle altre sedi delle Marche tra cui esempio quelle di Ancona e Macerata;
   Telecom Italia spa, pur essendo una società privata, non solo gestisce un servizio di pubblica utilità ma per quanto riguarda la propria forza lavoro ha usufruito negli ultimi 12 anni di circa 2 miliardi di derivazione pubblica, a sostegno dell'occupazione, attraverso l'uso di mobilità e dei contratti di solidarietà che hanno coinvolto decine di migliaia di lavoratori;
   dal 2001 l'azienda ha sempre dichiarato esuberi risolti con l'intervento dello Stato attraverso la mobilità volontaria;
   dal 2009 l'azienda ha richiesto anche la cosiddetta solidarietà, che ha investito decine di migliaia di lavoratori e, tra questi, le lavoratrici di Pesaro, tuttora in solidarietà per il 4 anno –:
   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare affinché la sede Telecom di Pesaro resti operativa e vengano chiarite le strategie aziendali;
   se non ritengano di intervenire per evitare il continuo depauperamento delle presenze produttive territoriali;
   se non ritengano opportuno che un'azienda che deve ricorrere a massicci interventi statali sia tenuta ad agire in modo tale da non provocare, di fatto, gravi problemi occupazionali nei territori in cui opera. (4-08808)


   MAGORNO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il piano di ristrutturazione aziendale di Poste Italiane spa prevede per il 2015 pesanti tagli al personale e la chiusura di numerosi uffici sul tutto il territorio nazionale;
   questa riorganizzazione, in Calabria, comporterebbe la chiusura di 25 uffici postali e la razionalizzazione di altri 35, con consequenziale riduzione sia dell'organico che degli orari e delle giornate d'apertura;
   siffatta scelta potrebbe causare notevoli disagi ai cittadini oltre a provocare un'ulteriore marginalizzazione dei piccoli comuni e ad incrementare la già grave crisi occupazionale ed economica in una regione ormai compromessa dalla carenza di strutture e servizi essenziali e importanti;
   a parere dell'interrogante, la politica dei tagli, che indiscriminatamente si stanno facendo, segue una logica esclusivamente ragionieristica, tralasciando l'essenziale funzione sociale propria di un servizio pubblico, non tenendo affatto conto né delle peculiarità dei singoli territori né delle esigenze e delle criticità delle diverse realtà locali;
   alla luce di tali considerazioni, sempre ad avviso dell'interrogante, risulta evidente che bisogna tutelare lavoratori e utenti, in quanto simili decisioni non sono esclusivamente aziendali ma interessano la collettività, proprio perché rischiano di avere un impatto devastante per il tessuto economico, sociale e culturale dell'intero territorio, determinando, inevitabilmente, effetti negativi sulla qualità della vita –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere, al fine di scongiurare in Calabria la prevista chiusura di 25 uffici postali e la razionalizzazione di altri 35 nonché di accertare che il piano di ristrutturazione aziendale, per come pensato, rispetti gli standard minimi di qualità per il «servizio universale» che Poste Italiane spa deve garantire, in ottemperanza del vigente contratto di programma stipulato con il Ministero dello sviluppo economico. (4-08815)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Matarrese e altri n. 1-00800, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vecchio.

  La mozione Antimo Cesaro e altri n. 1-00812, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vezzali.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Mannino e altri n. 7-00662, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2015, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Busto, Daga, De Rosa, Micillo, Terzoni, Zolezzi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta in Commissione Impegno n. 5-04937 del 6 marzo 2015;
   interpellanza urgente Garofalo n. 2-00930 del 14 aprile 2015;

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
   interrogazione a risposta orale Bolognesi n. 3-00188 dell'8 luglio 2013 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08822.
   interrogazione a risposta in Commissione Magorno n. 5-04688 del 10 febbraio 2015 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08815.

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in commissione Zaccagnini e Franco Bordo n. 7-00661 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 409 del 15 aprile 2015. Alla pagina 23991, seconda colonna, alla riga terza, deve leggersi «i recenti dati sull'andamento» e non come stampato.