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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 19 marzo 2015

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,
   premesso che:
    le modalità con le quali sono stati gestiti negli ultimi anni i rapporti con le agenzie di recapito, imprese private operanti nel settore della distribuzione, del recapito e dei servizi postali, destano numerosi interrogativi;
    le suddette agenzie di recapito operavano fino al 1999 sulla base di concessioni rilasciate dal Ministero delle poste, ed erano autorizzate al recapito di tutti i prodotti postali a fronte del versamento del 30 per cento del corrispettivo del servizio;
    l'articolo 40 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 delegava il Governo ad adottare un apposito regolamento di modifica del testo unico delle disposizioni legislative in materia postale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973, volto ad assicurare la prestazione di un servizio postale universale con prezzi accessibili a tutti gli utenti, la determinazione dei servizi oggetto di riserva e la revoca delle concessioni di servizi postali previste dall'articolo 29 del citato testo unico, nonché l'introduzione degli istituti dell'autorizzazione generale e della licenza individuale per l'espletamento dei servizi non riservati;
    tali concessioni venivano revocate con il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, di recepimento della direttiva 97/67/CE e le agenzie di recapito sono state autorizzate al servizio di recapito delle raccomandate;
    in base al predetto decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, venivano stipulati accordi con le Agenzie ex concessionarie in base ai quali queste avrebbero operato per conto di Poste italiane nel settore del recapito e di altri servizi ipotizzando una partnership pubblico/privato di interesse nazionale;
    con «Memorandum» sottoscritto l'11 dicembre 2007 presso il Ministero delle comunicazioni, tra il Ministro competente, le agenzie di recapito e Poste italiane, sono state delineate le fasi essenziali del processo di liberalizzazione del settore, nonché la costituzione di tavoli tecnici per individuare ipotesi di collaborazione e partnership tra i soggetti interessati, purtroppo mai attivati;
    nel 2008 Poste italiane ha disposto con appositi bandi di gara l'assegnazione di una variegata tipologia di servizi oltre alle raccomandate, in linea con la prevista ristrutturazione del sistema postale;
    nel complesso, si è ridotto sensibilmente il numero degli operatori partner di Poste italiane, in quanto numerosi ex concessionari sono stati esclusi da tali gare a vantaggio di nuovi soggetti;
    i contratti di appalto con Poste italiane, che nel 2000 ammontavano a circa 70 milioni di euro annui, con la gara del 2008 sono passati a 58 milioni, poi a meno di 40 milioni fino agli attuali 18 milioni di euro;
    dall'applicazione della liberalizzazione, gli operatori privati, circa 70 fino al 2000, si sono moltiplicati a dismisura – poiché l'autorizzazione all'esercizio del servizio viene concessa a fronte di un versamento poco più che simbolico, senza alcun controllo dei requisiti di solidità, tecnico-organizzativi, imprenditoriali delle imprese e degli addetti al servizio in un settore molto delicato che prevede anche il contatto con il pubblico, la sicurezza e la riservatezza della corrispondenza e degli utenti del servizio – e sul territorio nazionale vi sono numerose aziende in regime di subappalto che non applicano il contratto collettivo nazionale di lavoro di settore;
    Poste italiane spa ha reso nota la decisione di non prorogare i contratti scaduti il 30 settembre 2014, che hanno permesso la gestione, senza particolari conflitti con i privati, del complesso processo di risanamento;
    tali unilaterali iniziative intraprese dai vertici di Poste Italiane spa stanno determinando la perdita di posti di lavoro nonché la chiusura di diverse aziende storiche, oggi difficilmente riposizionabili su un mercato nel quale hanno operato in qualità di attori principali,

impegna il Governo:

   ad assumere opportune iniziative, di qualsiasi natura e nell'ambito delle proprie competenze, al fine di mettere in condizioni Poste italiane di predisporre nuovi contratti;
   ad attivare un tavolo di concertazione tra tutti i soggetti interessati al processo, allo scopo di concordare e di avviare nell'immediato un piano per lo sviluppo del settore postale, individuando un percorso comune nella strategia industriale di Poste italiane relativo ai rapporti con le aziende private, in considerazione del fatto che per la sostituzione dei dipendenti delle predette aziende Poste italiane ha proceduto all'assunzione di personale con contratti a tempo determinato, facendo perdere al servizio quella qualità determinata dalla esperienza di decenni e quel know how di basilare rilevanza per l'erogazione di un servizio e da chiarire la logica che porta da un lato alla chiusura delle aziende e alla perdita di posti di lavoro e dall'altra all'assunzione di 8.000 persone, di cui la metà per nuove competenze e mestieri.
(7-00629) «Tullo, Cenni, Crivellari, Culotta, Bruno Bossio, Mognato, Mura, Gandolfi, Pagani, Minnucci, Carloni, Borghi, Bini, Marantelli, Mariani, Albini, Carocci, Carnevali, Paola Bragantini, Basso, Casellato, Bargero, Ascani, Arlotti, Casati, Castricone, Fossati, Morani, Giacobbe, Cinzia Maria Fontana, Incerti, Bonaccorsi, Sbrollini, Ginoble, Maestri».


   La XI Commissione,
   premesso che:
    negli ultimi due decenni, in conseguenza delle profonde trasformazioni che hanno caratterizzato il sistema produttivo italiano, la composizione della forza lavoro ha vissuto una radicale mutazione, con un peso sempre più significativo dei lavoratori che svolgono la loro attività in forma autonoma;
    nonostante l'ampia portata di detti fenomeni economici e sociali, il sistema giuridico, a tutt'oggi, non sempre è stato in grado di sviluppare una trattazione organica delle molte questioni relative alle tante esigenze e peculiarità che caratterizzano le attività dei «genuini» prestatori di lavoro autonomo;
    da questo punto di vista, anche la recente approvazione della legge delega, 10 dicembre 2014, n. 183, «in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell'attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro», non affronta, se non in forma marginale, il tema di un moderno sistema di diritti, tutele e welfare anche per i lavoratori autonomi, con particolare riguardo alle partite IVA;
    tra i tanti problemi che vivono i lavoratori che esercitano la loro attività nella forma autonoma e sono iscritti alla gestione separata INPS, in particolare, si segnalano:
     1) in base all'articolo 1, comma 79, della legge 24 dicembre 2007, n. 247 le aliquote contributive pensionistiche relative ai lavoratori iscritti alla gestione separata INPS non assicurati presso altre forme pensionistiche obbligatorie, sarebbero dovute incrementare al 28 per cento per l'anno 2014, al 30 per cento per l'anno 2015, al 31 per cento per l'anno 2016, al 32 per cento per l'anno 2017 e al 33 per cento a decorrere dall'anno 2018. Grazie all'articolo 1, comma 744, della legge 27 dicembre 2013 n. 147, e all'articolo 10-bis del decreto legge 31 dicembre 2014, n. 192 convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2015, n. 11, tale incremento è stato congelato per il 2014 e il 2015 al 27 per cento, ma è evidente che appare necessario un intervento strutturale che riconduca il livello contributivo di questi lavoratori a quanto previsto per la generalità dei lavoratori autonomi;
     2) un sostenibile e congruo trattamento previdenziale per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata non può prescindere dal tema di un equilibrato sistema di definizione dei compensi minimi riconosciuti a tali professionisti, presupposto indispensabile, non solo per un dignitoso livello di vita, ma per il reale conseguimento di un reddito appropriato su cui poter calcolare le future pensioni;
     3) in caso di patologie gravi e conseguente sospensione dell'attività, tali lavoratori sono comunque gravati dell'obbligo di versare acconti e saldi di imposte e contributi sulla base di imponibili che la patologia non permette oggettivamente di produrre, in quanto l'attuale normativa non consente nemmeno, pur in situazioni di conclamata e prolungata impossibilità di produrre reddito, di rateizzare i tributi dovuti;
     4) l'eterogeneità del trattamento riconosciuto – rispetto a quanto previsto per le altre lavoratrici autonome – alle professioniste iscritte alla gestione separata in caso di maternità, per quanto riguarda l'obbligo di astenersi dall'attività per poter percepire la corrispondente indennità;
    inoltre, i recenti interventi in materia di trattamento fiscale dei redditi dei lavoratori autonomi e dei professionisti hanno determinato alcuni problemi e controindicazioni che, solo grazie ai successivi interventi legislativi introdotti con il citato decreto-legge n. 192 del 2014 sono stati attenuati, prevedendo la possibilità di usufruire per tutto il 2015 del cosiddetto regime dei minimi, in alternativa al regime forfettario. È di tutta evidenza che tale opzione transitoria dovrà lasciare il passo a una disciplina organica, semplificata e stabile che, garantendo universalmente i medesimi livelli di accesso del regime dei minimi, riduca ulteriormente i livelli di imposizione fiscale nei primi anni di esercizio dell'attività e in ogni caso fino al raggiungimento di un limite reddituale di 25.000 euro;
    nel quadro di un più complessivo ridisegno del trattamento fiscale riservato a tali lavoratori autonomi, infine, andrebbe considerato il tema della deducibilità delle spese per l'aggiornamento professionale e la formazione, ad esempio anche attraverso la previsione di appositi voucher formativi, nonché la costituzione agevolata di fondi mutualistici e volontari per il sostegno solidaristico finalizzato alla formazione professionale, la previdenza complementare e il sostegno del reddito in caso di malattia, maternità, infortunio e disoccupazione;
    anche i giovani professionisti iscritti alle casse private, secondo l'ultimo rapporto presentato dall'ADEPP nel dicembre 2014, scontano un calo costante di reddito dal 2007 al 2013, con conseguente difficoltà al versamento dei contributi previdenziali. Il sistema delle Casse previdenziali private tiene grazie alla stretta correlazione tra versamenti e pensioni, ma non basta questo per affermare che la missione previdenziale è espletata. Servono prestazioni ragionevoli, mentre a causa del perdurare calo dei redditi si rischia di avere prestazioni depresse. Per i professionisti, così come accade per la gestione separata Inps, se si escludono alcune eccezioni, non è prevista una pensione minima;
    andrebbe una volta per tutte risolta la questione della Fondazione/cassa Enasarco che rappresenta un unicum nel nostro sistema previdenziale italiano, che prevede per gli agenti del commercio una doppia contribuzione previdenziale obbligatoria, all'Inps e appunto alla cassa Enasarco, mettendo in ulteriore difficoltà i giovani che scelgono suddetta professione,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per ridisciplinare organicamente il sistema delle aliquote contributive pensionistiche relative ai lavoratori iscritti alla gestione separata INPS non assicurati presso altre forme pensionistiche obbligatorie, in linea con quanto previsto per le altre figure del lavoro autonomo;
   a favorire la costituzione di un tavolo di confronto permanente sul lavoro autonomo e professionale, con la presenza delle associazioni di settore più rappresentative, sindacati e parti datoriali, al fine di tracciare le linee guida per una stagione di contrattualizzazione inclusiva utile per l'individuazione di equivalenze e proporzioni volte a delineare, in ogni settore, i parametri retributivi di riferimento utili per il calcolo dell'equo compenso delle prestazioni professionali;
   a favorire la costituzione di tavolo di confronto con i soggetti interessati, al fine di rivedere il sistema previdenziale dei professionisti iscritti, alle casse previdenziali private, attualmente eccessivamente frammentato, volto anche a ripensare il doppio regime contribuzione previsto per gli agenti commercio e il doppio regime di tassazione sui rendimenti e sulle prestazioni, nonché a modificare i regolamenti delle casse, al fine di conseguire un progressivo equilibrio di trattamento tra vecchi pensionati, nuovi pensionati e lavoratori ancora attivi, e superare il problema delle posizioni di iscritti silenti, in un'ottica solidaristica e di sostenibilità finanziaria, che tenga conto delle dinamiche demografiche e dei meccanismi di contribuzione;
   ad assumere iniziative per rivedere, nell'ambito delle sue competenze, l'attuale disciplina al fine di consentire ai lavoratori iscritti alle gestioni speciali di artigiani e commercianti e alla gestione separata INPS, che versano in particolari condizioni di salute, di poter sospendere, per un periodo congruo, il pagamento degli obblighi fiscali e previdenziali, recuperando le suddette somme solo alla ripresa dell'attività lavorativa, attraverso la rateizzazione del dovuto e l'applicazione degli interessi legali, nonché per omogeneizzare la disciplina relativa all'indennità di maternità delle professioniste iscritte alla gestione separata a quanto previsto per le altre lavoratrici autonome (artigiane, commercianti o iscritte alle casse ordinistiche).
(7-00631) «Gribaudo, Rotta, Gnecchi, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gregori, Incerti, Maestri, Martelli, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Simoni, Zappulla».


   La XII Commissione,
   premesso che:
    l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica indica che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto...»;
    si stima che nel nostro Paese vi siano nel corso dell'anno 366.000 nuove diagnosi di tumore (esclusi i tumori della pelle, per i quali è prevista una classificazione a parte a causa della difficoltà di distinguere appieno le forme più o meno aggressive), circa 196.000 (54 per cento) fra gli uomini e circa 169.000 (46 per cento) fra le donne;
    il tumore al seno è la prima causa di mortalità per tumore nel sesso femminile, con un tasso di mortalità del 16 per cento di tutti i decessi per causa oncologica. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 48.000 nuovi casi di questa particolare patologia;
    parlando di incidenza sulla popolazione di sesso femminile il tumore della mammella (29 per cento) è al primo posto, seguito dal tumore del colon-retto (14 per cento), il tumore del polmone (6 per cento), il tumore del corpo dell'utero (5 per cento) e quello della tiroide (5 per cento);
    secondo i dati dell'AIRTUM – Associazione italiana registro tumori – la mortalità dei tumori è in diminuzione e questo è dovuto principalmente alle campagne di screening e all'aumento della consapevolezza circa l'importanza della prevenzione tra la popolazione;
    la sopravvivenza è fortemente influenzata da due strumenti: la diagnosi precoce e la terapia. Nel primo caso, grazie ai programmi di screening per il tumore della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, si ha una maggiore probabilità di essere efficacemente curati;
    il rischio radiologico, seppure stimato mediante modelli cautelativi, resta uno dei fattori da tenere in considerazione, in particolare nelle fasce di età più giovanili, mentre non sembra determinare una controindicazione all'esecuzione di controlli mammografici nelle fasce di età 40-49;
    indipendentemente dalle fasce di età esiste una popolazione a rischio composta da quelle donne con familiarità per cancro di mammella o che hanno fatto importanti trattamenti ormonali che sfugge dallo screening e per cui dovrebbe essere attuata una azione di prevenzione integrativa;
    sfuggendo alle indicazioni degli organismi scientifici che indicano nei due anni l'intervallo tra una mammografia e l'altra, molte donne erroneamente utilizzano lo screening regionale e la esenzione ticket garantita dal servizio sanitario nazionale per le donne con più di 45 anni per eseguire un esame mammografico ogni 12 mesi, assecondate spesso dall'atteggiamento difensivo dei prescrittori e dei radiologi,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per garantire lo screening mammografico a carico del servizio sanitario nazionale anche alle donne di età compresa tra i 40-49 anni;
   a relazionare ai competenti organi parlamentari circa lo stato dell'arte dello screening mammografico e delle diverse modalità attuative regionali;
   ad attivare iniziative, anche di comunicazione, per promuovere la cultura della prevenzione del cancro al seno, in particolare promuovendo stili di vita che prevedano una regolare attività fisica per almeno 150 minuti a settimana ed una dieta mediterranea sana ed equilibrata.
(7-00630) «Sbrollini, Scuvera, Lenzi, Argentin, Piazzoni, Patriarca, Piccione, Casati, Burtone, Amato, Mariano, D'Incecco, Capone».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    il Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 5 aprile 1985, n. 124 «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste», dispone di personale operaio assunto a tempo indeterminato (O.T.I.) e determinato (O.T.D.) per la gestione delle aree naturali protette ed in supporto alle altre attività istituzionali del Corpo;
    agli operai a tempo indeterminato e determinato si applica un contratto di diritto privato, il contratto collettivo nazionale di lavoro per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria;
    tale personale opera all'interno degli uffici dell'ispettorato generale, negli uffici del gabinetto del Ministro, ovvero nella scuola di formazione del CFS, nei comandi regionali e provinciali, nei comandi stazione, nei coordinamenti territoriali per l'ambiente e in tutti gli uffici territoriali per la biodiversità dislocati su tutto il territorio nazionale. Si tratta di 1.400 unità diverse, dall'operaio agrario e forestale al falegname, dall'operatore esperto antincendio all'addetto ai terminali evoluti, dall'addetto all'acquisizione e registrazione dati all'assistente tecnico di laboratorio di analisi, nonché all'operatore esperto per attività di divulgazione ed educazione ambientale;
    le mansioni svolte dagli OTI e OTD rientrano pienamente nei profili professionali degli operatori del Corpo forestale dello Stato così come enunciati nel decreto ministeriale 22 dicembre 1997, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 57, recante «Individuazione dei profili professionali del personale del Corpo forestale dello Stato che espleta attività tecnico-scientifica, tecnico-strumentale ed amministrativa» ancora in vigore;
    tale situazione è stata favorita dalla legge n. 124 del 1985 e prima ancora dalla legge n. 205 del 1962, che hanno consentito al Corpo forestale dello Stato l'assunzione di manodopera per assolvere i compiti istituzionali di cui all'articolo 68 e all'articolo 83 – in materia di parchi nazionali e di individuazione delle zone di importanza naturalistica nazionale e internazionale – del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, fino all'entrata in vigore della legge di definizione di una disciplina generale dei parchi nazionali e delle riserve;
    nel 1986 con l'entrata in vigore della legge 8 luglio 1986, n. 349, istitutiva del Ministero dell'ambiente, le competenze esercitate fino a quel momento dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste in materia di parchi nazionali e di individuazione delle zone di importanza naturalistica nazionale e internazionale sono state trasferite al Ministero dell'ambiente;
    con l'entrata in vigore della «Legge quadro sulle aree protette», legge 6 dicembre 1991, n. 394, sono stati definiti i principi fondamentali per l'istituzione e per la gestione delle aree naturali protette al fine di garantire e di promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese;
    la legge n. 394 del 1991 definisce i criteri per la classificazione delle aree protette e istituisce un elenco ufficiale nel quale sono iscritte tutte quelle che rispondono ai criteri stabiliti; inoltre, nel mantenere ferme le competenze in materia di istituzione e di gestione delle aree protette di rilievo internazionale e nazionale in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ne affida la sola sorveglianza (articolo 21) al Corpo forestale dello Stato;
    la legge 6 febbraio 2004, n. 36 recante: «Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato», all'articolo 2, comma 1, elenca le competenze del Corpo prevedendo in particolare alla lettera g) del medesimo comma la «tutela e salvaguardia delle riserve naturali statali riconosciute di importanza internazionale e nazionale, nonché degli altri beni destinati alla conservazione della biodiversità animale e vegetale»;
    la medesima legge n. 36 del 2004 ha confermato la volontà della pubblica amministrazione di utilizzare il lavoro del personale operaio OTI e OTD prevedendo, al comma 1 dell'articolo 5, che l'assunzione di questo personale fosse finalizzato a consentirne il supporto alle attività istituzionali svolte elencate al citato comma 1, articolo 2, e non più, solo, ai compiti connessi al decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977;
    con l'obiettivo di eliminare il precariato nella pubblica amministrazione, generatosi anche a seguito delle norme emanate per contenere la spesa pubblica, come per esempio il blocco del turn over dei dipendenti pubblici, con la legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, commi 519 e 521 (finanziaria 2007), sono state introdotte norme per la stabilizzazione di quel personale avente contratti lavorativi a tempo determinato con la pubblica amministrazione; in tale occasione, anche se la normativa risultava applicabile alla fattispecie del personale operaio assunto ai sensi della legge n. 124 del 1985, il Corpo forestale dello Stato non si è avvalso di questa opportunità, mantenendo inalterate le posizioni contrattuali;
    l'organico del Corpo forestale dello Stato è fissato complessivamente in 9.358 unità e al 1o gennaio 2015 risulta una carenza di circa 1476 unità;
    procedendo ad una rimodulazione dei ruoli, il personale operaio assunto a tempo indeterminato e a tempo determinato potrebbe essere inserito nell'organico del Corpo forestale dello Stato, riducendone sostanzialmente la carenza organica, senza costi aggiuntivi per il bilancio se non quelli eventualmente derivanti dagli oneri contributivi,

impegna il Governo:

   ad individuare un percorso di stabilizzazione del personale operaio assunto a tempo indeterminato e del personale operaio assunto a tempo determinato che abbia prestato servizio almeno 150 giornate lavorative negli ultimi tre anni entro il limite definito dal comma 4, dell'articolo 1 della legge 5 aprile 1985, n. 124, fino ad esaurimento del ruolo stesso, generando un risparmio di spesa sulle retribuzioni da parte dello Stato, riducendo sostanzialmente la carenza organica del Corpo forestale dello Stato e mantenendo invariata la spesa attuale al netto degli eventuali oneri contributivi, anche in considerazione della mancata applicazione a tale personale delle norme previste dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, articolo 1, commi 519 e 521 (finanziaria 2007);
   a non consentire più assunzioni di operai ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 124 del 1985, in quanto non esistono più i presupposti normativi per l'assunzione di personale diverso da quello di ruolo per lo svolgimento dei compiti istituzionali.
(7-00632) «Oliverio, Sani, Censore, Cenni, Mongiello, Antezza, Anzaldi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   ad oggi pare si sia arrivati ad una soluzione contro l'epatite C, con l'inserimento nel prontuario farmaceutico italiano del sofosbuvir, la pillola che promette di eradicare il virus dell'epatite C in sole 12 settimane;
   sono state diagnosticate ben circa 400 mila persone affette da epatite c, delle quali 70-80 mila in condizioni serie o gravi;
   la legge di stabilità per l'anno 2015 ha previsto la costituzione di un fondo «ad hoc», per un miliardo di euro per gli anni 2015-2016, finalizzato al finanziamento delle regioni, al fine di consentire la terapia ai pazienti, e l'acquisto dei farmaci innovativi nella cura dell'epatite C già autorizzati dall'AIFA;
   il Ministro della salute ha affermato l'11 marzo 2015 che «è in fase di predisposizione il decreto del Ministro della salute e del MEF, previsto dalla legge di stabilità, finalizzato a ripartire il fondo tra le regioni, al fine di consentire la terapia ai pazienti»;
   ad oggi, però, le regioni sono costrette ad anticipare le onerose spese;
   a detta del Ministero «si è proceduto con l'elaborazione di regole per modulare l'accesso alle terapie, in modo da assicurare progressivamente il trattamento a tutti i soggetti affetti» - determina AIFA di commercializzazione del farmaco per rendere possibile la dispensazione del farmaco a carico del servizio sanitario nazionale, proprio allo scopo di permetterne la corretta valutazione dell'efficacia, della sicurezza, nonché l'appropriatezza prescrittiva;
   sta di fatto che, come riportato dal Ministro della salute che di concerto con comando Carabinieri per la tutela della salute (NAS) ha avviato delle iniziative a livello regionale per garantire la somministrazione del medicinale, con mirate verifiche finalizzate ad accertare che le regioni si siano conformate alle prescrizioni normative e all'individuazione dei centri per prescrivere il farmaco, è risultato che le province di Trento e Bolzano hanno avviato la somministrazione della terapia, mentre le regioni Friuli Venezia Giulia, Umbria, Molise, Campania, Calabria e Sicilia hanno solo individuato i centri autorizzati;
   inoltre il Ministero ha affermato che «nella fase di contrattazione, l'ALFA ha stimolato l'attivazione di percorsi di accesso alle cure compassionevoli a carico dell'azienda farmaceutica per i pazienti più gravi, in attesa del completamento della procedura di rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco in questione, e di altri sempre finalizzati alla cura della medesima patologia e che in altri Paesi, il «sofosbuvir» è stato immesso sul mercato a prezzo libero, come Germania e Austria che hanno reso disponibile il medicinale al prezzo di realizzo industriale, ovvero, pari a quarantanovemila euro per 12 settimane di trattamento, e in Francia a cinquantaseimila euro»;
   nel contratto sottoscritto tra Aifa e Gilead, l'azienda produttrice, è previsto che i 50 mila pazienti che fanno parte di una delle sei categorie più gravi individuate dall'Aifa, possano usufruire del trattamento a un prezzo di poco meno di 40.000 euro per ciclo di terapia per paziente, con sconti crescenti con l'aumentare delle dosi acquistate dalle regioni;
   si parla, purtroppo e comunque, di costi altissimi che costringono le regioni a erogare il superfarmaco con il «contagocce», che pongono una barriera da non sottovalutare;
   agli interroganti risulta, inoltre, che le regioni non autorizzano la cura dei cittadini non residenti nella propria regione;
   infatti, un paziente del Piemonte afferma di essere stato messo in lista nella regione Lombardia ma solo pochi giorni fa è stata richiesta l'autorizzazione della regione di appartenenza, ma non si sa di chi sia ora la competenza per il rilascio;
   invece, ad un paziente residente in Emilia Romagna, uno dei 50 mila italiani affetti da epatite c e definiti gravi, il medico non ha prescritto i farmaci perché in ospedale non arrivano;
   purtroppo a distanza di oltre tre mesi, dall'autorizzazione in commercio del farmaco, solo 600 sono le terapie iniziate;
   sta di fatto che in altri Paesi extra europei il Sovaldi è low cost, ovvero, venduto ad un costo accessibilissimo, è in commercio come generico: in Egitto a 660 euro, in India a un dollaro –:
   se il Ministro interrogato possa comunicare quanti siano i pazienti attualmente in cura presso i centri; quale sia l'ammontare economico anticipato dalle regioni, e si sia a conoscenza dell'arco temporale nel quale arriveranno i fondi alle stesse;
   quali iniziative intenda assumere perché sia garantita una cura anche ai residenti fuori regione;
   come mai in altri Paesi i costi siano imparagonabili a quello italiano; se l'Aifa abbia ottenuto il miglior prezzo possibile nella contrattazione.
(2-00902) «Mantero, Grillo, Lorefice, Di Vita, Silvia Giordano, Baroni».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TULLO, BASSO, CAROCCI, PASTORINO e GIACOBBE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   a seguito della crisi economica e alla contrazione di ordini nel settore della cantieristica, il gruppo Fincantieri ha attraversato fasi difficili con «scarico» di lavoro in diversi suoi cantieri e il conseguente sacrificio dei lavoratori interessati a lunghi periodi di cassa integrazione; il management dell'azienda ha saputo affrontare questa situazione e acquisire nuovi ordini per il settore crocieristico e civile in generale, mentre per il settore militare il futuro è legato alla scelta del Governo di investire 5,4 miliardi di euro per il rinnovo della flotta italiana e si stanno perfezionando le intese con Fincantieri per la contrattualizzazione delle nuove commesse;
   a questo processo positivo è interessato anche il cantiere Ligure di Riva Trigoso, il più grande presidio industriale della zona del Tigullio, cantiere che affianca all'attività cantieristica quella meccanica;
   nelle settimane passate ha destato preoccupazione la possibilità di un'eventuale scorporo delle attività della «meccanica» che sarebbero cedute ad una nuova società che il gruppo andrebbe a costituire e in cui dovrebbero confluire anche una parte dei lavoratori della sede di progettazione di Genova;
   il consiglio comunale di Sestri Levante in accordo con i comuni di Casarza Ligure, Moneglia e Castiglione Chiavarese hanno condiviso le preoccupazioni dei lavoratori e ribadito l'importanza dell'attività complessiva del cantiere di Riva Trigoso per l'economia e la tenuta occupazionale del territorio e la contrarietà all'ipotesi di scorporo, tanto più in assenza di un progetto industriale –:
   se sia a conoscenza dell'ipotesi di scorporo/cessione del settore della meccanica del cantiere;
   quali ragioni economiche e industriali spingerebbero a tale scelta e quali conseguenze occupazionali verrebbero a determinarsi nell'immediato e nel futuro. (5-05082)


   VENITTELLI, D'INCECCO e AMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nelle aree ad alto rischio di dissesto idrogeologico devono essere attuate misure urgenti per la prevenzione attraverso la predisposizione di piani di manutenzione ordinaria degli alvei fluviali e dei sistemi di collettamento delle acque, tali da scongiurare i continui disastri che caratterizzano le aree collinari e montane ogni qual volta si verificano eventi atmosferici rilevanti, ormai non più eccezionali;
   il 18 marzo 2015, a causa delle abbondanti precipitazioni dei giorni precedenti, una frana di un metro e mezzo di altezza, già apparsa nel 2009 e prima ancora nel 1996, ha interrotto la strada provinciale 51 che collega Petacciato, in provincia di Campobasso, alla costa adriatica;
   la strada provinciale 96, che collega Petacciato con la zona industriale e con Termoli, in parte colpita dallo scivolamento a valle della terra, è l'unica arteria che consente di evitare che Petacciato rimanga completamente isolato;
   è difficile stimare i tempi necessari per la riattivazione del servizio relativo alla condotta idrica consortile danneggiata dallo smottamento, tanto che si prevedono disagi eccezionali per le aziende agricole locali;
   nel paese di Petacciato la salita di via del Progresso è frantumata, il belvedere da poco ristrutturato stravolto, lesioni evidenti sono apparse sul municipio, anch'esso evacuato per precauzione insieme alla scuola elementare «Marconi» di viale Pietravalle;
   lo smottamento ha costretto, altresì, alla chiusura dell'autostrada A14 nel tratto dal casello di Vasto sud a quello di Termoli mentre, la viabilità è stata deviata sulla statale 16 a causa di una grossa spaccatura sull'asfalto;
   a causa di tale chiusura la SS 16 è bloccata dai mezzi in transito fra Termoli e San Salvo, molti TIR e altri mezzi pesanti; una faglia è apparsa anche all'altezza della spiaggia «Ventotto» di Petacciato marina e sta provocando anch'essa forti rallentamenti;
   dopo la temporanea chiusura della dorsale ferroviaria Adriatica tra Vasto e Termoli, il traffico ferroviario è in parte ripreso, i treni a lunga percorrenza viaggiano a una velocità massima di 10 chilometri, mentre i regionali sono fermi a San Salvo e a Termoli, obbligando i passeggeri a proseguire in autobus;
   la situazione appare molto critica e gli interventi da predisporre devono essere rapidi per arginare le conseguenze negative per gli abitanti di Petacciato e per le aziende agricole locali, soprattutto in presenza di un territorio caratterizzato dal dissesto idrogeologico e quindi difficile da sistemare in breve tempo;
   le istituzioni locali e la protezione civile si sono mobilitate, ma è necessario promuovere e finanziare ulteriori interventi per risolvere definitivamente le problematiche relative al dissesto, evitando il ripetersi di altri movimenti franosi con grave rischio per gli abitanti e grave danno per gli imprenditori locali –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo e intenda assumere per favorire la realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria per il conseguimento almeno dei livelli minimi di sicurezza nell'area colpita dalla frana di cui in premessa;
   quali iniziative il Governo intenda assumere per attivare le ingenti risorse messe a disposizione dallo Stato destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, anche finalizzandole alla predisposizione di piani di manutenzione ordinaria e assicurando che l'assegnazione delle stesse avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della provincia di Campobasso. (5-05083)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RICCIATTI, QUARANTA, PIRAS, SANNICANDRO, KRONBICHLER, MELILLA, LODOLINI, LUCIANO AGOSTINI, VEZZALI e MANZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   in data 16 marzo 2015 il presidente della regione Marche, Gian Mario Spacca, ha chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza per la straordinaria ondata di maltempo che ha colpito le Marche dal 4 marzo 2015;
   le Marche sono state colpite, negli ultimi anni, in modo significativo da ondate di maltempo ravvicinate, che hanno reso ancor più difficoltose le attività di ripristino delle condizioni di vita ordinarie per le popolazioni colpite;
   il maltempo ha colpito in misura più o meno omogenea tutte le province della regione Marche. Le coste sono state letteralmente erose, ed il vento forte – come hanno riportato diversi organi di stampa – «ha sradicato decine di piante, pali della luce e del telefono, insegne pubblicitarie e in alcuni casi ha fatto volar via tegole e coppi dalle coperture di alcuni edifici»;
   ad Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino, la signora Rita Buccarini è rimasta schiacciata, perdendo la vita, da un albero sradicato dal vento;
   eventi della stessa natura hanno riguardato diversi cittadini in altre aree della regione, anche se con esiti meno drammatici. Si annoverano inoltre casi di cittadini rimasti isolati, scuole chiuse, esondazioni – come ad esempio il fiume Ete nel fermano – e persino un incidente aereo: un aereo cargo finito fuori pista, nell'aeroporto di Ancona, a causa delle forti raffiche di vento;
   nelle Marche 239 comuni su 239 sono ritenuti a rischio idrogeologico, con circa 42.522 frane in attività, delle quali 17 mila solo nella Provincia di Pesaro Urbino;
   nel 2004 il Piano regionale aveva censito un numero di frane pari a 18 mila. Ne consegue che in dieci anni le frane censite sono più che raddoppiate, classificando la regione Marche come una delle più vulnerabili dell'intero Paese –:
   se il Governo non ritenga opportuno dichiarare lo stato di emergenza per l'ondata di maltempo che ha colpito le Marche il 4 marzo 2015;
   se il Governo preveda, al fine di intervenire sulla grave situazione determinatasi dalle ripetute e ravvicinate ondate di maltempo nelle Marche, l'erogazione di fondi fuori da patto di stabilità. (4-08466)


   RICCIATTI, QUARANTA, PIRAS, SANNICANDRO, KRONBICHLER, MELILLA, LODOLINI, LUCIANO AGOSTINI, MARCHETTI, VEZZALI e MANZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   le ondate di maltempo che stanno colpendo l'Italia negli ultimi anni, con frequenze sempre più ravvicinate ed in alcuni casi con effetti disastrosi, evidenziano la necessità di una profonda e programmata attività di risanamento idrogeologico;
   la protezione civile ha più volte fatto presente che il costo dei danni derivanti da disastri ambientali, alluvioni e frane è di almeno quattro volte superiore ai costi stimati per la messa in sicurezza delle aree dei territori che presentano maggiori criticità, senza contare il numero di perdite in vite umane che ogni emergenza maltempo porta con sé;
   diversi organi di stampa – si cita Il Corriere Adriatico del 7 marzo 2015 per tutti – hanno reso noto come nelle Marche 239 comuni su 239 sono ritenuti a rischio idrogeologico, con circa 42.522 frane in attività, delle quali 17 mila solo nella provincia di Pesaro Urbino;
   nel 2004 il sano regionale aveva censito un numero di frane pari a 18 mila. Ne consegue che in dieci anni le frane censite sono più che raddoppiate, classificando la regione Marche come una delle più vulnerabili dell'intero Paese;
   il Governo ha pubblicato sul sito italiasicura.governo.it gli interventi effettuati e quelli da effettuare nell'immediato. Nelle Marche si contano 127 cantieri per una spesa totale di 61 milioni di euro, mentre 46 verranno avviati entro il 2015 con altri 16 milioni di investimenti;
   il capo dell'Unità di missione anti-dissesto Erasmo De Angelis, nella relazione sulla gestione degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, ha sottolineato che il «piano nazionale di interventi che sarà finanziato complessivamente con 7 miliardi di euro nel ciclo 2015-20, e un piano stralcio 2015 che vedrà finanziare con 1,2 miliardi di euro tutte le opere strutturali con progetti già esecutivi delle 14 città metropolitane per cui il Cipe del 20 febbraio ha già stanziato i primi 700 milioni»;
   De Angelis ha anche affermato che «la prima prevenzione è l'urbanistica con vincoli, salvaguardie su aree a rischio e regole da far rispettare in tutte le Regioni. Non è più accettabile l'Italia a macchia di leopardo con sciatteria, abusi e costruzioni che sono ostacoli al deflusso di tanti corsi d'acqua che amplificano i disastri»;
   tale affermazione agli interroganti pare in realtà essere in contrasto con alcune previsioni del decreto-legge n. 133 del 2014 (cosiddetto «Sblocca Italia»), che ha previsto una disciplina semplificata e con meno vincoli in materia di edilizia;
   con il decreto-legge n. 91 del 24 giugno 2014 (cosiddetto «Decreto Crescita») il Governo ha previsto procedure più veloci e semplici contro il dissesto idrogeologico, attraverso l'attribuzione del ruolo di commissari straordinari ai presidenti di regione;
   il Sole 24 Ore del 18 novembre 2014 ha reso noto in una inchiesta come «nei bilanci delle Regioni gli interventi per la protezione del territorio valgono quanto le indennità dei politici locali, cioè il 6 per mille. Non solo, negli anni del federalismo, che ha assegnato ai governatori compiti fondamentali per la tutela dell'ambiente e la prevenzione del dissesto idrogeologico, gli investimenti in questo settore sono crollati, mentre crescevano le spese per il personale e per gli acquisti di beni e servizi. Insieme a queste ultime, aumentavano le tasse per finanziarle»;
   l'ex commissario delle Marche, il biologo Antonio Senni, nelle relazioni conclusive sull'attività svolta trasmesse alle Camere il 28 gennaio 2015, ha illustrato le numerose difficoltà nell'attuare in concreto il cronoprogramma previsto e sottoscritto insieme a regione e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel novembre 2010, soprattutto per il ritardo nella erogazione dei fondi. Nella sua relazione (pagina 5) si legge, infatti, che: «stante la mancanza di comunicazioni al riguardo da parte dei soggetti sottoscrittori, ho chiesto al Ministero di poter introitare nella contabilità speciale una prima erogazione dei fondi per un importo di 17,4 milioni. (...) Purtroppo tale nota non ha avuto significativi esiti per cui il commissario nel 2011 non ha avuto le somme richieste e tantomeno una parte significativa delle stesse» –:
   quali iniziative intenda adottare per rendere effettivamente operante il piano Italiasicura, considerati i precedenti e le criticità riportate in premessa, sia in merito al contrasto di «filosofie», tra i maggiori vincoli urbanistici a tutela del territorio – come richiamato dal capo dell'unità di missione antidissesto Erasmo De Angelis – e le semplificazioni previste dal decreto-legge «Sblocca Italia», sia per quanto riguarda il passaggio dei poteri commissariali in capo ai presidenti di regione. (4-08471)


   SORIAL. —Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il piano strategico degli investimenti predisposto dal presidente della Commissione europea Junker, che dovrebbe rispondere alla crisi dell'eurozona con investimenti per ben 315 miliardi di euro, coniugando la spesa anche pubblica e la flessibilità sui conti, sembrava promettere ai Governi che decidono di contribuire al Fondo strategico (EFSI), di poterlo fare senza che quelle risorse venissero conteggiate nel deficit;
   sembrerebbe quindi possibile sottrarre dal deficit i cosiddetti investimenti pubblici produttivi (quelli che generano crescita) a condizioni più sostenibili rispetto a quelle che in passato erano sottoposte all'ortodossia rigorista che in questi anni ha regnato a Bruxelles, e anche grazie a questo alcun Paesi hanno annunciato il loro contributo all'EFSI: Germania, con 10 miliardi di euro, Francia, con 8 miliardi, Italia, con 8 miliardi e Spagna con 1,5 miliardi;
   l'intenzione dell'Italia sarebbe quella di versare il contributo attraverso la cassa depositi e prestiti come propria National Promotional Bank (Npb), la quale, risultando esterna al perimetro pubblico, dovrebbe poter spendere i suoi 8 miliardi di euro, senza conseguenze per i conti italiani e senza rischiare altresì di versare il contributo nel «calderone» europeo priva della certezza di recuperarli tramite il finanziamento di progetti di interesse nazionale;
   come si evince in una nota del Manual on quarterly non-financial accounts for general government, Cassa depositi e prestiti (CDDPP) è una realtà del Governo centrale extra-budget; da dicembre 2003 Cassa depositi e prestiti è classificata fuori dal settore S.13 (settore dove vengono inseriti i dati governativi);
   nel paragrafo 4 dell'Annex 1 della comunicazione sulle regole in tema di patto di stabilità e crescita della Commissione europea making the best use of the flexibility within the existing rules of the stability and growth pact (Strasburgo, 13 gennaio 2015 – COM(2015) 12 final provisional) viene indicato che «L'impatto sui conti dei contributi tramite Npb dipenderà dal fatto se questa sia classificata dentro o fuori dal perimetro pubblico. Se interna, l'impatto sarà esattamente lo stesso che se fosse direttamente il Governo a procedere a fare gli investimenti. Se sarà esterna, impatterà lo stesso sui conti se la Npb farà l'investimento a nome del Governo», lasciando dunque ampio margine di interpretazione alla regola, con tutti i rischi che questo può determinare, come sottolineato anche dall'articolo «Piano Juncker, nella postilla c’è l'insidia per il deficit» della rivista Affari e Finanza de La Repubblica del 16 marzo 2015 –:
   se il Governo sia al corrente della questione descritta in premessa e se non consideri necessario ed urgente fare chiarezza in merito;
   se il Governo non intenda attivarsi, con le più opportune iniziative, affinché non vi sia alcuna discrezionalità e per rendere possibile e certo l'utilizzo della Cassa depositi e prestiti senza che le risorse impiegate vengano conteggiate nel deficit, affinché il piano Junker possa costituire davvero una risposta positiva alla crisi in atto nel nostro Paese. (4-08475)


   NIZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   la parità di genere nel mondo lavorativo è nel nostro Paese ancora una questione aperta che, nonostante i significativi miglioramenti degli ultimi anni, abbisogna di politiche più incisive atte ad abbattere le barriere che ostacolano la partecipazione nel mercato del lavoro delle donne, in particolare nella pubblica amministrazione;
   analizzando i dati forniti dall'IRPA (l'Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione) nel rapporto sulla parità di genere del 2013, emerge come la componente femminile nei vari enti pubblici sia ancora discriminata, soprattutto per quanto riguarda la componente retributiva e l'occupazione di posizioni di vertice;
   il rapporto Irpa, infatti, anche se evidenzia una presenza femminile nella pubblica amministrazione pari al 55 per cento del totale, con una maggiore distribuzione al Nord (62,5 per cento) e al Centro (53,5 per cento) ed una percentuale ancora al di sotto del 50 per cento al Sud (48 per cento); mostra come nei ruoli di vertice la presenza delle donne si ancora minoritaria e circoscritta a determinati settori;
   nello specifico, la presenza femminile predomina nel settore della scuola (78,8 per cento) e nella sanità (64,7 per cento), si registra un trend in forte aumento nelle agenzie fiscali, negli enti di ricerca, nelle università e nella magistratura, mentre è ancora molto bassa nei corpi di polizia, nelle forze armate e vigili del fuoco (5-7 per cento), così come è scarsa anche nella carriera diplomatica (attorno al 18 per cento);
   per quanto riguarda la presenza nei vari Ministeri, invece, l'Irpa segnala una considerevole diseguaglianza nei ruoli dirigenziali, con una rappresentanza femminile di circa il 42 per cento nella dirigenza di II fascia e solo del 30 per cento della dirigenza di I fascia;
   nello specifico, la percentuale si aggira attorno al 10 e 15 per cento nel settore delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche agricole, alimentari e forestali,  attorno al 40 per cento per quanto riguarda gli affari esteri e lo sviluppo economico, al 30 per cento per quanto attiene ai beni e le attività culturali, all'istruzione, all'università e alla ricerca e alla salute, mentre nessuna donna riveste cariche dirigenziali al Ministero della difesa e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; è un'eccezione il Ministero della giustizia dove la percentuale si aggira al 50 per cento;
   negli altri Paesi europei la situazione è decisamente più positiva, infatti, nel Regno Unito il dato della componente femminile nella pubblica amministrazione è del 65 per cento, in Francia quasi del 60 per cento in Germania del 54 per cento, mentre in Svezia e in Danimarca la componente femminile è decisamente dominante, attestandosi al 74 per cento del totale;
   ad aprile del 2014 il Presidente del Consiglio ha nominato ai vertici di diversi importanti enti pubblici nazionali figure di grandi prestigio del panorama femminile italiano, come Luisa Todini alla Presidenza di Poste italiane, Patrizia Grieco alla presidenza di Enel, Catia Bastioli alla presidenza di Terna ed Emma Marcegaglia alla presidenza dell'Eni;
   nel mese di dicembre 2014 la Presidenza del Consiglio ha nominato nuovo presidente dell'Inps l'economista Tito Boeri, una nomina che dovrebbe essere il primo passo verso l'attuazione del piano di riordino della governance prospettato dall'ex Commissario straordinario uscente Tiziano Treu che, oltre alla figura del presidente, prevede un Consiglio di amministrazione formato da tre persone (compreso il presidente), un Direttore generale con funzioni rafforzate, un comitato di indirizzo e vigilanza e un collegio sindacale –:
   se si ritenga opportuno, nella riorganizzazione dell'INPS, di procedere alla nomina di un'adeguata rappresentanza femminile, sia riguardo agli incarichi all'interno del consiglio di amministrazione, sia nelle altre posizioni dirigenziali vacanti, al fine di creare una continuità nel percorso, già iniziato da diversi anni, di rafforzamento delle politiche di uguaglianza delle pari opportunità all'interno della pubblica amministrazione tra uomini e donne, abbattendo gli ostacoli che fino ad oggi non hanno permesso alle donne l'accesso ai luoghi decisionali. (4-08476)


   MINNUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il tribunale di Firenze, in relazione ad un ricorso per decreto ingiuntivo presentato da «Accademia e Marketing & Comunicazione» con sede in Firenze, Via Montalbano 8, nella persona del legale rappresentante pro tempore Gaetano Sapienza, ha emesso in data 4 dicembre 2009 una ingiunzione di pagamento nei confronti del titolare di una impresa del settore della distribuzione della stampa della provincia di Roma;
   la circostanza segnalata è parte integrante di una più ampia vicenda giudiziaria e amministrativa che vede coinvolti da un lato la medesima società ricorrente, dall'altra circa trenta imprese del settore della distribuzione della stampa operanti su tutto il territorio nazionale;
   detta vicenda giudiziaria e amministrativa è peraltro oggetto di una precedente interrogazione che il sottoscritto ha depositato il 1o ottobre 2014, al fine di segnalare anche il vulnus giuridico in virtù del quale è stato possibile, per la società citata in esordio, perpetrare azioni il cui fondamento potrebbe risultare a giudizio degli interroganti di dubbia legittimità;
   l'ingiunzione di pagamento emessa da parte del tribunale di Firenze nei confronti dell'impresa distributrice prevede il versamento di euro 16.511,74, oltre all'applicazione di interessi legali e interessi moratori;
   l'opposizione al decreto ingiuntivo da parte del titolare dell'impresa è stata successivamente rigettata dal medesimo tribunale;
   in data 7 luglio 2014 al ricorrente è stata notificata l'avvenuta cessione del credito da «Accademia Marketing & Comunicazione» a un soggetto terzo secondo quello che all'interrogante appare un ben collaudato meccanismo utilizzato in modo simile nella gran parte delle vertenze giuridico-amministrative che vedono contrapposte tale società e oltre 30 aziende di distribuzione stampa in tutta Italia; nella stessa comunicazione viene indicato in euro 38.965,15 l'importo complessivo dovuto dall'imprenditore, quasi triplicato rispetto alla cifra iniziale proprio in ragione della doppia applicazione di interessi –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e se non ritenga in contrasto con la normativa vigente l'applicazione di un tasso di interesse reale superiore al 100 per cento dell'importo dovuto, e quali iniziative, anche normative, intenda intraprendere, al fine di prevedere l'applicazione di interessi legali e moratori definiti secondo criteri di uniformità sul territorio nazionale. (4-08487)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARRESCIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   con l'acronimo EMAS si intende il sistema comunitario di ecogestione e audit cui possono aderire volontariamente le imprese e le organizzazioni, sia pubbliche che private, aventi sede nel territorio dell'Unione europea o al di fuori di esso, che si impegnano a migliorare la propria efficienza ambientale;
   le norme internazionali ISO 14000 rappresentano un altro strumento volontario per migliorare la gestione della variabile ambientale all'interno dell'impresa o di qualsiasi altra organizzazione;
   è interesse per il «sistema ambientale» che le imprese aderiscano a questi sistemi volontari di ecogestione e audit perché consentono di migliorare il livello della qualità dell'organizzazione, dei processi e dei prodotti e in tal senso depongono agevolazioni che il legislatore ha inteso assicurare a coloro che sono certificati EMAS o Uni En ISO;
   l'articolo 194, comma 4, lettera a) del decreto legislativo 152 del 2006 ha previsto che con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono determinati i criteri per il calcolo degli importi minimi delle garanzie finanziarie da prestare per le spedizioni dei rifiuti transfrontalieri che sono ridotte del cinquanta per cento per le imprese registrate ai sensi del Regolamento (CE) n. 761/2001, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2001 e successive modificazioni e integrazioni e del quaranta per cento nel caso di imprese in possesso della certificazione, ambientale ai sensi della norma Uni En Iso 14001;
   il decreto, nonostante gli anni trascorsi, non è mai stato emanato per cui le autorità preposte non ammettono riduzioni alle garanzie finanziarie con un'interpretazione che appare all'interrogante capziosa, non conforme alla ratio legis e penalizzante per le imprese;
   le garanzie per il trasporto transfrontaliero di rifiuti sono infatti già disciplinate dal decreto del Ministro dell'ambiente del 3 settembre 1998, n. 370 che si applica, come disposto dall'articolo 194, comma 5, fino alla determinazione dei nuovi criteri per cui, agli importi oggi determinati in base a tale norma dovrebbe comunque applicarsi la riduzione prevista dal TUA per le imprese registrate Emas o certificate Uni En Iso 14001;
   sussiste incertezza sulla interpretazione e corretta applicazione dell'articolo 194 del decreto legislativo 152 del 2006 e le imprese costituite per lo più da piccole e medie imprese, continuano a dover assicurare, garanzie di gran lunga superiori a quelle che dovrebbero se fosse stato già emanato il decreto ministeriale ovvero se si applicasse secondo ratio legis la normativa ora vigente;
   se ritenga che a legislazione vigente, nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale di cui all'articolo 194 comma 4 del decreto legislativo 152 del 2006, sia già applicabile ai trasporti transfrontalieri di rifiuti la riduzione del 50 per cento per le imprese certificate EMAS e 40 per cento e per quelle in possesso della certificazione ambientale ai sensi della norma UNI EN ISO 14001) delle garanzie finanziarie calcolate ai sensi del decreto del Ministro dell'ambiente del 3 settembre 1998, n. 370. (5-05081)


   BORGHI, BRATTI, STELLA BIANCHI, BRAGA, CARRESCIA, COMINELLI, COVELLO, DALLAI, DE MENECH, GADDA, GINOBLE, TINO IANNUZZI, MANFREDI, MARIANI, MARRONI, MAZZOLI, MORASSUT, NARDI, REALACCI, GIOVANNA SANNA, VALIANTE e ZARDINI. —Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   i commi 2-bis e 2-ter dell'articolo 4 del decreto-legge 5 gennaio 2015, recante «disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto», prescrivono che le attività di gestione dei rifiuti e le attività produttive si svolgano nel pieno rispetto dei principi della direttiva 2008/98/CE e, in particolare, nel rispetto della gerarchia delle modalità di gestione dei rifiuti secondo l'ordine di priorità della prevenzione, del riutilizzo, del riciclaggio e del recupero;
   al fine di favorire il preminente interesse al recupero di rifiuti e materiali, il comma 2-ter dispone il recupero dei residui della produzione dell'impianto ILVA di Taranto, costituiti dalle scorie provenienti dalla fusione di leghe di metalli ferrosi e dai successivi trattamenti di affinazione e deferrizzazione delle stesse, classificati con il codice europeo dei rifiuti (CER) 100201, 100202 o 100903 (rifiuti speciali non pericolosi);
   a tal fine tali residui possono essere recuperati per la formazione di rilevati, di alvei di impianti di deposito di rifiuti sul suolo, di sottofondi stradali e di massicciate ferroviarie (R5) o per riempimenti e recuperi ambientali (R10) se conformi al test di cessione di cui al decreto del Ministro dell'ambiente 5 febbraio 1998;
   il medesimo comma dispone che, in alternativa alla procedura semplificata di recupero dei rifiuti non pericolosi di cui al decreto ministeriale 5 febbraio 1998, trovi applicazione, se più favorevole, il regolamento (CE) n. 1907/2006, cosiddetto Regolamento Reach –:
   se il Ministro non ritenga urgente adottare iniziative normative di attuazione del citato comma 2-ter specificando che l'autorizzazione per il recupero delle scorie da acciaieria ivi prevista avvenga a condizione che le concentrazioni limite del parametro PH delle suddette scorie, di cui alle norme UNI 10802 e al decreto del Ministro dell'ambiente 5 febbraio 1998, non superino una oscillazione di sicurezza ambientale e sanitaria del 10 per cento e che il processo di riutilizzo, riciclaggio e recupero delle scorie da acciaieria sia sottoposto al test di cessione, di cui al decreto del Ministro dell'Ambiente 5 febbraio 1998, almeno ad ogni inizio di attività e, successivamente, ogni 12 mesi salvo diverse prescrizioni dell'autorità competente e, comunque, ogni volta che intervengano modifiche sostanziali nel processo di recupero. (5-05084)

Interrogazione a risposta scritta:


   MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, GAGNARLI e L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il comma 4-bis dell'articolo 166 del decreto legislativo 152/2006, introdotto dalla legge 6/2014, ha disposto che siano definiti i parametri fondamentali di qualità per le acque destinate ad uso irriguo su colture alimentari e le relative modalità per la loro verifica;
   il rapporto nazionale pesticidi nelle acque viene realizzato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) a partire dal 2003 nel contesto della regolamentazione nazionale dei pesticidi, tenendo conto della normativa per la tutela delle acque che con la direttiva quadro acque (DQA) [Dir. 2000/60/CE] e le direttive figlie, stabilisce i criteri per lo sviluppo delle reti e per l'esecuzione del monitoraggio e fissa standard di qualità ambientale per un certo numero di sostanze «prioritarie»;
   il rapporto Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale evidenzia un diffuso inquinamento delle acque italiane;
   in particolare, nell'alto Lazio, lo stesso rapporto evidenzia anche delle problematiche ambientali e sanitarie determinate dalla possibile contaminazione da arsenico e fluoro delle acque e quindi della possibile contaminazione delle colture e in successione della intera catena alimentare –:
   se sia a conoscenza dei fatti in premessa;
   se intenda fornire nel dettaglio gli specifici parametri di riferimento per la definizione di idoneità delle acque ad uso irriguo, le modalità e tempi di campionamento ed analisi delle stesse;
   quali risultino le istituzioni e gli enti preposti all'adempimento di quanto previsto dalla legge;
   se intenda fornire i risultati degli esami già eseguiti relativamente alle acque destinate ad uso irriguo nella regione Lazio. (4-08469)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   VEZZALI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali 20 novembre 2007 relativo ai «Criteri e modalità di erogazione di contributi in favore delle attività circensi e di spettacolo viaggiante, in corrispondenza degli stanziamenti del Fondo unico per lo spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163» prevede, all'articolo 7, i casi nei quali si applica la decadenza immediata dai contributi e in particolare, al comma 2, recita «Per i contributi al settore circense, la decadenza è disposta anche nel caso di condanna definitiva per i delitti di cui al titolo IX-bis del libro II del codice penale, o di ogni altra violazione di disposizioni normative statali e dell'Unione europea in materia di protezione degli animali»;
   il decreto del Ministro dei beni e attività culturali 1o luglio 2014 relativo ai «Nuovi criteri per l'erogazione e modalità per la liquidazione e l'anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul Fondo unico per lo Spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163», al comma 3 dell'articolo 33, prevede, a pena di inammissibilità, che la domanda di contributo, sia corredata dalla dichiarazione, resa ai sensi dell'articolo 46 del citato decreto n. 445 del 2000, di non aver riportato condanne definitive per i delitti di cui al Titolo IX-bis del libro II del codice penale, e di non aver commesso ogni altra violazione di disposizioni normative statali e dell'Unione europea in materia di protezione, detenzione e utilizzo degli animali;
   il 24 settembre 2013 è stato approvato dall'Assemblea del Senato l'ordine del giorno n. G9.205 al disegno di legge n. 1014 di «conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo» che ha impegnato il Governo «a prevedere, una riduzione progressiva dei contributi ai circhi che utilizzano animali (...) fino a pervenire al completo azzeramento dei contributi nell'esercizio finanziario 2018»;
   ancora oggi vi sono circa 100 strutture circensi operative in Italia che tengono in cattività circa 2.000 animali, che per la loro intera esistenza sono obbligati in angusti spazi che in molti casi non sono in grado di soddisfare le loro basilari esigenze etologiche, come evidenziato anche da numerosi procedimenti penali in corso;
   in base ai dati contenuti in un dossier-denuncia pubblicato in questi giorni dalla LAV Lega Anti Vivisezione vi sono evidenze inconfutabili secondo le quali ai circhi indagati per «sevizie», «lesioni» e «crudeltà» verso gli animali vengono concessi ancora oggi i contributi a valere sulle risorse del FUS;
   il dossier, in particolare, rivela che tra i circhi beneficiari di risorse pubbliche ve ne sono almeno otto con condanna definitiva o sotto processo per maltrattamenti Medrano, American Circus, Darix Togni, Martin, Caroli, Città di Roma, Aldo Martini, Folloni. Si riportano di seguito tre esempi significativi: Il Circo Città di Roma è stato denunciato in quanto teneva elefanti in condizione di quasi immobilità, tigri in spazi angusti, esposte al freddo, e nel complesso tutti gli animali tenuti in strutture non idonee a garantire l'igiene e la pulizia. Nonostante una condanna definitiva il circo, ha ricevuto, negli anni, cospicui finanziamenti. Inoltre, nonostante la sentenza definitiva per il reato di maltrattamento di animali commesso nel 2003, Rolando Folloni, negli anni 2008 e 2009 ha ricevuto contributi del FUS per euro 15.000;
   il circo Lidia Togni, pur con due diverse società, ha ricevuto dal 2008 ad oggi ingenti contributi pubblici. La signora Lidia Togni è stata condannata dal tribunale di Palermo con sentenza n. 764 del 2008;
   sui tre casi emblematici esposti, gli uffici del Ministero hanno risposto alle richieste di chiarimento da parte della LAV nella persona del dirigente della direzione generale per lo spettacolo dal vivo, Salvatore Nastasi nel seguente modo: per quanto riguarda Rolando Folloni proprietario del Circo Roland Folloni, «negli anni 2008 e 2009 l'Amministrazione non aveva ancora ricevuto notifica della sentenza definitiva per reato commesso nel 2003. Nel 2010 anno in cui viene acquisito il certificato di sentenza definitiva ... il circo non viene ammesso al contributo. Viene riabilitato nel 2011». E comunica che «È stata inoltrata richiesta alla Avvocatura in merito alla procedura ed alla fattibilità di una apertura di procedura per restituzione della somma assegnata in anni precedenti alla acquisizione di notifica di reato da parte di questa Amministrazione. Per quanto riguarda il caso del signor Elio Bizzarro titolare del «Circo Città di Roma», «la condanna definitiva è stata rilevata tramite casellario giudiziale solo nel 2010, da allora le sue istanze non sono più state ammesse. Per quanto riguarda, infine la signora Lidia Togni, legale rappresentate del «Circo Lidia Togni, acquisito il certificato dal tribunale, il circo non viene ammesso al contributo nel 2010»; si precisa che il «Circo Lidia Togni nel mondo» a cui sono stati assegnati i contributi fa riferimento ad una nuova società, a statuto cooperativo con un altro rappresentate locale; da ultimo si ammette «Non si può non sottolineare, infine, che una maggiore e più tempestiva informazione interamministrativa costituisce uno strumento indispensabile –:
   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda assumere per ovviare a dette mancanze, attraverso un'adeguata rete di comunicazione fra le amministrazioni;
   se non ritenga di dover sospendere immediatamente le erogazioni dei contributi e dare avvio ad un procedimento amministrativo, con la dovuta sollecitudine, al fine della revoca e della restituzione dei contributi pubblici del fondo unico per lo spettacolo, erogati e non dovuti, a quelle attività circensi nel cui personale risultino impiegate persone che abbiano riportato condanne definitive per i reati previsti dal Titolo IX-bis del codice penale, o che abbiano compiuto una qualsiasi violazione delle normative italiane o dell'Unione europea in materia di protezione degli animali;
   se intenda assumere iniziative per chiarire, riguardo all'attribuzione di responsabilità per maltrattamenti di animali, che ciò non si riferisce solo al legale rappresentante del soggetto richiedente il contributo, ma anche ad eventuali persone citate nel programma artistico» poiché il circo è costituito non solo dal legale rappresentante ma dalla somma dei singoli in esso rappresentati;
   se non ritenga opportuna, per quanto di competenza, una verifica di eventuali comportamenti fraudolenti da parte dei soggetti beneficiari dei contributi che hanno utilizzato l'autocertificazione come strumento di richiesta degli stessi contributi pubblici;
   se non ritenga necessaria una ampia verifica, anche alla luce delle deficitarie normative procedure vigenti, sull'eventuale esistenza di casi simili a quelli descritti in premessa in cui, nelle attività circensi, si impieghi personale che abbia riportato le condanne o commesso le violazioni indicate;
   se non intenda dare seguito al citato ordine del giorno n. G9.205 accolto dal Governo pro tempore il 24 settembre 2013 che impegnava «a prevedere, nei prossimi provvedimenti, una riduzione progressiva dei contributi, a valere sul Fondo unico per lo spettacolo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, ad esercenti attività circense e spettacolo viaggiante con animali fino a pervenire al completo azzeramento dei contributi nell'esercizio finanziario 2018 anche per quanto riguarda le attività promozionali, educative, formative, editoriali, collegate alle attività circensi con animali, alle attività circensi con animali all'estero, all'Accademia del circo e a Festival circensi». (3-01378)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PARENTELA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa, l'interrogante ha appreso che la società Becquerel Electric srl vorrebbe realizzare una centrale idroelettrica con collegamento attraverso una condotta forzata, nel tratto dell'alta valle del Torrente Piazza, compresa tra la cascata della Tiglia e l'abitato storico di Panetti, frazione di Platania (CZ), all'interno del Parco regionale del Monte Reventino;
   i lavori previsti ricadono a ridosso di un corso d'acqua di proprietà demaniale tutelato dalla legge numero 431 del 1985;
   lo scrittore-ambientalista Francesco Bevilacqua in merito alla vicenda ha affermato: «l'abitato di Panetti conserva architetture rurali di notevole importanza e, nel suo insieme, costituisce un borgo con alto valore architettonico e l'area, nel suo complesso, ha notevole valenza paesaggistica»;
   la zona è interessata da fenomeni franosi e da frequenti piene del fiume che storicamente hanno prodotto alluvioni disastrose;
   la produzione di energia elettrica prevista per la centralina (potenza nominale media kw 38,56) è risibile ai fini del bilancio energetico regionale, dato che la Calabria produce molta più energia (anche da fonti rinnovabili) di quanto non ne consumi;
   le modificazioni ambientali che si produrrebbero nella zona a seguito della realizzazione della centrale non avrebbero come contraltare alcun beneficio per la comunità locale;
   l'interrogante ha presentato, in data 14 gennaio 2015, atto di sindacato ispettivo n. 4-07519, denunciando la svendita del territorio ed il deturpamento di luoghi incontaminati considerando che, allo stato attuale, sul Monte Reventino sono stati già autorizzati sette parchi eolici –:
   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di salvaguardare le aree di elevato valore paesaggistico del massiccio del monte Reventino interessate dalla paventata realizzazione della centrale idroelettrica descritta nelle premesse. (5-05086)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   ARLOTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il «Villaggio Azzurro» è la struttura realizzata nel 1957 dall'Aeronautica militare per ospitare il personale in forza all'allora V Stormo di Rimini, con le rispettive famiglie;
   della totalità dell'area una volta di responsabilità dell'Aeronautica militare, la maggior parte risulta ceduta all'Esercito a meno della aliquota residenziale del villaggio;
   a seguito del decreto legislativo 66/2010 e del decreto del Presidente della Repubblica 90/2010 veniva avviata l'alienazione dei 116 alloggi presenti nel Villaggio Azzurro;
   dei 116 alloggi, parte sono stati rogitati in seguito all'interesse all'acquisto espresso dagli occupanti, mentre 28 alloggi invenduti sono stati messi all'asta tra il personale militare e civile della Difesa a cura della direzione GENIODIFE;
   l'asta principale riservata ai dipendenti del Ministero della difesa svoltasi il 26 e 27 febbraio 2015 è andata deserta, presumibilmente per i prezzi giudicati troppo elevati rispetto al libero mercato;
   l'asta residuale aperta ai terzi è fissata per il prossimo 17 marzo 2015 –:
   se il Ministro, stante l'esito della prima asta e visti i prezzi giudicati non corrispondenti ai valori di mercato, non ritenga opportuno applicare un ribasso per poter avere maggiori garanzie di alienazione con successo degli alloggi messi all'incanto. (4-08477)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   il tema dei titoli derivati stipulati dal Tesoro italiano per ridurre l'incertezza sul servizio del debito pubblico è un argomento caratterizzato da straordinaria opacità e mancanza di informazioni; si tratta, infatti, di un tema carsico di cui si discute da tempo (sono numerose le interrogazioni ed interpellanze parlamentari e le indagini conoscitive che si sono susseguite negli anni), ma sul quale la verità è ancora lontana dall'essere svelata;
   ciò di cui oggi si è, a fatica, al corrente è soltanto che il totale di titoli derivati sottoscritti dallo Stato italiano ammonta a circa 160 miliardi di euro (di cui il 72 per cento sono «interest rate swap»; il 12 per cento sono «swaption»; 14 per cento sono «cross currency swap»; il 2 per cento altri titoli derivati legati ad operazioni specifiche), pari a un decimo del prodotto interno lordo del nostro Paese; che le controparti sono le stesse banche che acquistano sul mercato primario i titoli di Stato italiani; che nel 2012 il Governo Monti ha «chiuso» un contratto in essere con Morgan Stanley realizzando perdite per 2,6 miliardi di euro e che, sull'intero ammontare, si rischiano perdite superiori a 40 miliardi di euro;
   troppa opacità sull'argomento, quale quella che emerge non solo dalle due audizioni presso la commissione finanze della Camera (10 e 26 febbraio 2015) della responsabile della gestione del debito pubblico italiano, dottoressa Maria Cannata, ma anche dal processo sulle agenzie di rating in corso a Trani, con particolare – riferimento al «caso Morgan Stanley», risulta del tutto ingiustificata e ingiustificabile. Così come ingiustificati e ingiustificabili sono i ripetuti appelli del Tesoro alla «riservatezza» delle informazioni per evitare la reazione dei mercati;
   un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera del 23 dicembre 2014 da Milena Gabanelli, si chiedeva l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta, con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria, per chiarire la posizione finanziaria dell'Italia in relazione a questi pericolosi, e costosi, titoli in portafoglio. Quella stessa commissione d'inchiesta che Forza Italia chiede da tempo per chiarire le vicende, le cause e le responsabilità, anche internazionali, che nell'estate-autunno del 2011 portarono alla speculazione finanziaria sul debito sovrano del nostro Paese e alle successive dimissioni del Governo Berlusconi, l'ultimo legittimamente eletto dai cittadini;
   il tema dei derivati, infatti, è strettamente collegato a quanto avvenuto in quei mesi del 2011; il downgrade anomalo del debito pubblico dell'Italia da parte delle agenzie di rating innescò la corsa al rialzo dello spread tra i rendimenti dei titoli decennali del debito pubblico italiano e i corrispondenti titoli del debito pubblico tedesco. E la corsa a rialzo dello spread aumentò il potere contrattuale delle banche con cui lo Stato aveva in essere contratti derivati, ai fini della loro rinegoziazione, o, come è avvenuto nel 2012, proprio con il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Monti, per «chiuderli», alla cifra di 2,6 miliardi di euro;
   downgrade e spread sono stati, infatti, utilizzati, da un lato, a livello politico, per portare alle dimissioni del Governo Berlusconi e, dall'altro, a livello finanziario, dai mercati, per speculare sui titoli del debito pubblico italiano e dalle banche, per aumentare il proprio guadagno nel rinegoziare i titoli derivati stipulati con lo Stato italiano;
   i soggetti che sono dietro tutte e tre queste operazioni sono gli stessi o sono fortissimamente collegati tra loro: nel panorama di quell'autunno del 2011 gli investitori-speculatori, che con le loro azioni concordate e concertate potevano far scendere a loro piacimento i prezzi dei titoli del debito sovrano dei Paesi e aumentare i rendimenti, erano anche gli stessi soggetti (banche, fondi di investimento e altro) che controllavano le agenzie di rating, che giudicavano la credibilità e il merito di credito degli emittenti dei titoli che loro stessi scambiavano sui mercati;
   e sono sempre gli stessi soggetti investitori (banche, fondi e altro) che sono passati all'incasso quando gli Stati, gli enti pubblici o le imprese con cui avevano sottoscritto contratti derivati, stremati dall'aumento degli spread, e quindi dei rendimenti dei titoli con il collasso dei relativi valori e il downgrade del loro rating, rischiavano di non essere solvibili;
   sono circa 20 grandi banche o fondi di investimento che giocano sui mercati finanziari internazionali, orientandone l'andamento a loro piacimento e speculando, al solo fine di ottenere ingenti guadagni. Il tutto sulla pelle degli ignari cittadini, su cui queste operazioni si ripercuotono come anello finale della catena;
   nel corso dell'audizione in Commissione finanze, la dottoressa Cannata ha altresì affermato che oggi non esistono più all'interno dei contratti derivati clausole unilaterali, ma «ciò non vuol dire che, su singole posizioni, non ci sia qualche clausola di chiusura anticipata, ma si tratta sempre di clausole mutual ovvero esercitabili da entrambe le parti». Dal 2011 ad oggi, il numero di operazioni con clausole di questo tipo sarebbe stato ridotto (da 35 a 13) e solo in due casi è avvenuto l'esercizio da parte della controparte, nel giugno e nel dicembre 2014; la dottoressa Cannata non ha però specificato chi ha chiuso i due derivati e quanto è costato; né si conoscono i contenuti dei contratti di derivati dello Stato italiano ancora in essere; chi siano le controparti e per quali importi; quando siano stati stipulati e da chi; con quali clausole. Inoltre, non si ha evidenza pubblica della relazione semestrale che il Ministero dell'economia e delle finanze dovrebbe inviare alla Corte dei conti sulla gestione del debito, prevista dal decreto del Ministero del tesoro del 10 novembre 1995, che fornisca un resoconto dettagliato dell'operatività in derivati, esplicativo delle strategie e degli obiettivi perseguiti, nonché di come vi si siano inquadrate le singole operazioni realizzate;
   nell'attesa che il Governo garantisca sul tema la piena attuazione del principio di total disclosure, pubblicando in versione integrale tutti i contratti derivati in essere dello Stato italiano, al fine di rendere note a tutti tutte le informazioni in merito agli stessi, sono molte le domande che si intendono rivolgere al Ministro interpellato) –:
   posto che l'ISDA sottoscritto dalla Repubblica deroga alla legge regolatrice inglese a favore di quella Italiana, quali siano i motivi per cui invece non solo alcuni grandi comuni e province ma anche grandi regioni italiane che hanno adottato questo standard non lo hanno fatto, e se il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe potuto suggerire questa importante deroga, visti i problemi che sono evidentemente emersi (e del tutto prevedibili);
   a quanto ammontassero i maggiori oneri connessi all'operatività con i veicoli che poi sono stati abbandonati post Lehman e se il Ministero possa fornire un dato in «basis point» medi ad operazione;
   se intenda confermare che, trattandosi sempre di operazioni di copertura del rischio di tasso/cambio, ogni nuova operazione era (ed è) riferita sempre ad un preciso sottostante definito a priori (caso classico: emissione di un titolo), se possano essere state fatte operazioni senza definire il sottostante o attribuendolo solo successivamente, e se sia possibile che qualche operazione sfruttando la variabilità dei tassi sia stata effettuata allo scopo di ottenere benefici di cassa nel breve periodo;
   in merito alle swaption vendute, se conferma la ragione sottostante a tali operazioni ovvero, in sostanza, il sensibile peggioramento dell'esposizione creditizia delle banche verso la Repubblica;
   se le banche abbiano «suggerito» o «invitato» il Tesoro affinché riducesse le proprie esposizioni utilizzando proprio le «swaption», e se siano state valutate soluzioni alternative;
   come le swaption modificassero il profilo di rischio rispetto al mantenere i vecchi IRS, se il Ministero abbia documenti di analisi a supporto delle decisioni prese e delle possibili alternative, e se, nel caso, intenda fornirli;
   se la scelta di attribuire la copertura alla componente variabile dei CCT eur sia stata piuttosto una scelta «ex post» per cercare in qualche modo di giustificare la correlazione di copertura a questo punto evidentemente saltata (posto che non c'era alcuna modifica del sottostante);
   quanto siano costate queste ristrutturazioni e quale sia il procedimento autorizzativo;
   quale sia l'attuale rischio che queste swaption vengano effettivamente esercitate dalle controparti;
   quali siano le risorse accantonate a fondo rischi per farvi fronte;
   se esista un database di monitoraggio quantitativo delle clausole di «early termination», e se il Ministero dell'economia e delle finanze sia in possesso di una contabilizzazione dei rischi prospettici legati a queste clausole;
   qualora questi rischi siano correttamente monitorati, quando ed in che termini vengono quantificati e trasmessi alla ragioneria dello Stato per la loro contabilizzazione;
   se vengano istituiti o siano stati istituiti opportuni fondi rischi a fronte dei potenziali obblighi/rischi connessi alle clausole ma anche ai contratti in genere;
   se sia ipotizzabile che invece tali rischi o parte di essi non trovino alcuna «disclosure» al di fuori degli uffici del tesoro e quindi non siano neppure contabilizzati nel bilancio dello Stato (nota integrativa e budget economico);
   a quanto ammontasse corrispondente Fondo rischi per Morgan Stanley, posto che il «termination event» era già attivabile da parte della banca da anni e per valori di decine di volte superiori alla soglia, e, quindi, se ci sia stato uno sbilancio rispetto a quanto accantonato;
   qualora non ci fosse alcun fondo rischi (magari perché non previsto dalla legge), se esista un sistema di monitoraggio quantitativo ed una informativa non solo qualitativa, ma anche quantitativa per il Bilancio dello Stato ed alla Corte dei Conti;
   quale sia il rischio statistico di perdita massima attesa su queste clausole, se sia stato calcolato, e a quanto ammonterebbe oggi qualora fosse calcolato al 95 percentile (come fanno anche medie aziende);
   posto che è stata in più occasioni sostenuta la necessità di collateralizzazione delle operazioni (articolo 33 legge di stabilità 2015) per «indubbi benefici» e per avvicinarsi alle prassi internazionali, se è stato valutato l'impatto di questa norma in relazione alle operazioni passate, se sia stimato l'ammontare del rischio di credito che andrebbe restituito dalle banche al Tesoro in quanto già pagato a suo tempo come elemento di costo delle operazioni, per evitare una sostanziale doppia garanzia, e se non ritenga che tale norma tuteli piuttosto le controparti e i loro diritti di credito;
   poiché l'attuale mark to market (MTM) con le banche e pesantemente negativo per circa 37 miliardi, se non ritenga che questi collaterali fungano piuttosto da anticipo della liquidazione delle perdite ed una garanzia per le banche di poter eventualmente esercitare le swaption favorevoli;
   quale sia la composizione del team addetto specificatamente alle attività di «pricing» e quindi di calcolo dei rischi, quali siano le qualifiche di ciascuno di questi soggetti, chi sia il responsabile delle analisi quantitative e il suo curriculum;
   dato che sono necessarie solidissime basi di finanza matematica e quantitativa, quale sia il curriculum di queste persone e dove si siano in particolare specializzate, se si tratti di esperti con caratura internazionale almeno pari a quelli abitualmente presenti nelle sale operative delle grandi banche internazionali controparti, quali siano i nomi, quanti abbiano avuto una esperienza di rilievo come responsabili di «desk» operativi delle banche, quali siano i criteri di selezione ed impiego di questi maxi esperti, quali e quanti concorsi siano stati fatti finora, quali siano le competenze in ambito di stima quantitativa e probabilistica dei rischi finanziari, se queste persone abbiano un riconoscimento internazionale e quali pubblicazioni o a quali convegni abitualmente intervengano;
   come venga misurato e stimato il rischio finanziario prima di procedere a nuove sottoscrizioni ed a maggior ragione in sede di rinegoziazione di contratti pregressi;
   se il Ministro dell'economia e delle finanze abbia mai chiesto il supporto consulenziale di soggetti terzi per la valutazione dei rischi finanziari connessi a queste operazioni, e, se sì, quali siano i criteri di selezione ed impiego di questi esperti, quali siano i nominativi e curriculum;
   se le banche abbiano fatto attività di consulenza al Tesoro e con quali modalità;
   quali siano le dotazioni tecniche relative alle attività di pricing dei contratti dell'ufficio preposto, quali software vengano utilizzati (nome tecnico e caratteristiche), se siano stati prodotti internamente o acquistati o forniti da terzi soggetti, e, se fossero stati forniti da terzi, in base a quali fattori è stata operata la scelta, quali siano le criticità esaminate in un bando di gara, e se sia possibile avere copia di tali bandi;
   posto che la direttiva EMIR, tra le altre proprio in tema di mitigazione dei rischi, impone sistemi di pricing alternativi e concorrenti da affiancare a quelli già esistenti, come fanno tutte le banche se l'ufficio preposto presso il Tesoro utilizzi soluzioni alternative ed indipendenti di confronto per le analisi di prezzo e rischio, e se sì, da quanto tempo e come siano stati selezionati;
   se le dotazioni complessivamente considerate siano almeno pari a quelle di una grande banca internazionale (visti gli importi ed i rischi in gioco), e, qualora non fosse così, se sia stato fatto uno studio per stimare cosa è necessario per colmare un eventuale gap, e se il Parlamento sia stato informato dell'importanza di avere dotazioni almeno pari a quelle delle controparti;
   come siano gestiti i rischi operativi all'interno degli uffici del tesoro, e, in particolare, come siano gestiti i rischi di frodi da parte dei dipendenti, i rischi su errate valutazioni, i rischi sulla riservatezza e sui conflitti di interesse;
   se il Ministro interpellato escluda che ci sia stata una iniziativa o sorta di pressione di tipo «commerciale» delle branche nei confronti del Governo per fare nuove operazioni, che ha avuto l'iniziativa della sottoscrizione delle swaption, e se le banche proponessero o propongano nuove operazioni; se si, cosa avvenga in questi casi, e se le banche offrissero o analisi e prospetti per valutare la convenienza di queste operazioni o rimodulazioni;
   se siano state fatte operazioni su suggerimento o, rectius, consulenza da parte delle controparti, e in caso positivo, come siano state valutate, da chi e chi ne abbia avuto la responsabilità;
   poiché le controparti dei derivati erano anche specialisti in titoli di Stato, se sia stata valutata la possibilità che questa duplice veste delle controparti avrebbe attribuito loro una posizione di forza nella contrattazione delle nuove operazioni;
   perché non siano state utilizzate le semplici opzioni cap che avrebbero assicurato il tesoro al superamento di soglie predeterminate e con un costo certo ed ammortizzabile, opzioni che sono le uniche ammesse per gli enti locali.
(2-00903) «Brunetta».

Interrogazione a risposta scritta:


   CIPRINI, LOMBARDI, CHIMIENTI e TRIPIEDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Editalia spa società appartenente per il 99,99 per cento all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato dal 1991, nasce nel 1952 ed inizia la propria attività come casa editrice. Nel 2005 a seguito di un processo di fusione con Sipleda altra società appartenente all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato estende la propria attività alla commercializzazione di opere d'arte, medaglie ed oggetti d'arte, rappresentando oggi il fiore all'occhiello del made in Italy per produzione e commercializzazione di beni di pregio e diffusione della cultura;
   si avvale della collaborazione della Zecca di Stato attraverso commesse dirette e della Scuola dell'arte della Medaglia per la produzione e realizzazione delle proprie produzioni medaglistiche e negli ultimi anni ha chiuso i bilanci in attivo con un fatturato medio di circa 30 milioni annui. Vi lavorano 80 dipendenti di alto livello professionale e possiede un ottimo portafoglio clienti;
   il 17 dicembre 2014 con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e su alcuni quotidiani nazionali, la società controllante, Istituto poligrafico dello Stato spa, ha manifestato l'intenzione di procedere all'indizione ed all'espletamento di una procedura di consultazione competitiva per la cessione del 99,999 per cento del capitale della società controllata, Editalia spa, essendo quest'ultima già stata oggetto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di collocamento nell'elenco delle partecipazioni pubbliche interessate alla dismissione;
   la vendita che interessa la società Editalia spa induce inevitabilmente a porsi degli interrogativi sulla necessità di procedere in tal senso, nonché sulla congruità di detta operazione, in considerazione dell'evidente non necessario intervento, in vista dei risultati economici e aziendali raggiunti;
   si pone soprattutto il problema di garantire il diritto occupazionale dei dipendenti della società che, a seguito del processo di privatizzazione, potrebbero subire nocumento e pregiudizio in seno al proprio rapporto di lavoro;
   risulta opportuno precisare in tal proposito che, i dipendenti della Editalia spa sono altamente specializzati nell'ambito del settore di competenza in cui operano, hanno un'età media di 40-50 anni, con un'età media di servizio di circa 20 anni, per cui, in caso di cessione della società a terzi privati, subirebbero il concreto rischio di essere licenziati o demansionati in applicazione delle politiche aziendali volte a ridurre al minimo i costi che il settore privato tende applicare, senza avere buone possibilità di successo a reinserirsi nel mercato del lavoro nel quale, soggetti dotati di una tale specifica competenza, non troverebbero accoglienza;
   occorrerebbe, ad avviso dell'interrogante, garantire che – ove la società Editalia spa venga effettivamente ceduta a società private, quindi, non interamente partecipate dallo Stato – i livelli occupazionali siano rispettati, eventualmente e nel caso ve ne fosse il bisogno, mediante ricollocamento nell'Istituto Poligrafico dello Stato spa –:
   se non intendano valutare e vigilare sulla convenienza della detta operazione di vendita e sulla congruità del prezzo che sarà stabilito;
   se non intendano attivarsi per avere e dare garanzie sul mantenimento del livello occupazionale, eventualmente prevedendo che, in caso di esuberi dovuti a qualsiasi forma di ristrutturazione aziendale, i lavoratori verranno ricollocati presso la controllante IPZS o presso il Ministero dell'economia e delle finanze. (4-08481)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZO, DE LORENZIS, NICOLA BIANCHI, CARINELLI, DELL'ORCO, LIUZZI, PAOLO NICOLÒ ROMANO e SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'aeroporto di Catania «Vincenzo Bellini» è il quarto aeroporto italiano per traffico di passeggeri, avendo registrato 7,34 milioni di passeggeri in transito nel 2014;
   il piano nazionale degli aeroporti predisposto da questo dicastero, annunciato lo scorso anno ed in fase di pubblicazione tramite apposito decreto del Presidente della Repubblica, ha classificato l'aeroporto catanese d'interesse nazionale;
   la SAC, Società Aeroporto di Catania è il gestore aeroportuale cui è affidato, insieme ad altre attività o in via esclusiva, il compito di amministrare e di gestire le infrastrutture aeroportuali e di coordinare e controllare le attività dei vari operatori privati presenti nell'aeroporto o nel sistema aeroportuale considerato. L'idoneità del gestore aeroportuale ad espletare tutte le attività nel rispetto degli standard tecnici di sicurezza, è attestata da apposita certificazione rilasciata dall'ENAC. Organizza l'attività aeroportuale al fine di garantire l'efficiente utilizzazione delle risorse per la fornitura di attività e di servizi di livello adeguato, anche mediante la pianificazione degli interventi in relazione alla tipologia di traffico;
   gli enti soci della SAC sono la camera di commercio di Catania, la camera di commercio di Siracusa, la camera di commercio di Ragusa, l'IRSAP Palermo, la provincia regionale di Catania e la provincia regionale di Siracusa;
   il presidente della SAC è il dottor Salvatore Bonura che il 3 febbraio 2015 è stato audito in IV commissione ambiente presso l'assemblea regionale siciliana;
   dalla registrazione dell'audizione e dal resoconto stenografico disponibile all'interrogante è emerso che egli dichiara come gli scali civili di Catania e di Comiso, che insieme sviluppano un traffico passeggeri di oltre 7 milioni e mezzo di passeggeri, utilizzano un unico radar, installato presso la vicina base NATO di Sigonella e che permette di poter controllare un massimo di 20 aerei all'ora, causando una grave limitazione allo sviluppo dei due scali siciliani;
   sembra inopportuno, alla luce dei piani di sviluppo che vedranno lo scalo siciliano ricoprire un ruolo fondamentale, che non sia previsto un apposito radar di controllo di volo da utilizzare esclusivamente per gli scali di Catania e Comiso;
   nell'interrogazione 4-00743 della XVI legislatura venne già posto un interrogativo al Ministero delle infrastrutture se l'ENAV avesse predisposto un piano d'acquisto di una testata radar per la fornitura del servizio avvicinamento radar autonomo da quello militare, ricevendo, come risposta, la seguente: «Per quanto concerne l'installazione della testata radar sull'aeroporto di Fontanarossa, si precisa che il servizio di controllo di avvicinamento per gli aeroporti di Catania Fontanarossa e di Sigonella è fornito dall'Aeronautica Militare, 410 stormo Antisom di Sigonella. Per tale servizio l'aeronautica già si avvale (caso unico in Italia) di ben due testate radar, complete ed indipendenti l'una dall'altra, che assicurano ampia ridondanza anche in caso di avaria o di manutenzione. Una nuova antenna radar, pertanto, non recherebbe particolari vantaggi»;
   sembra esistere una discrepanza tra quanto affermato, all'epoca, dal Governo e quanto dichiarato dal presidente SAC oggi –:
   se intenda prendere provvedimenti o quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché l'Enav provveda ad installare la testata radar per l'aeroporto di Fontanarossa. (5-05085)


   VACCA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'ufficio disciplina della direzione generale del personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha comminato, nel 2013, una sospensione di sei mesi dal servizio del provveditore Donato Carlea interregionale alle opere pubbliche di Lazio Abruzzo Sardegna;
   il provvedimento disciplinare è conseguenza della vicenda riguardante la ristrutturazione, mai avvenuta, di un immobile destinato ai servizi segreti italiani, sede della Guardia di finanza, in cui era coinvolto anche Angelo Balducci, al tempo direttore del servizio integrato infrastrutture e trasporti per il Lazio, l'Abruzzo e la Sardegna. In tale vicenda l'impresa di costruzione Carchella ha incassato 18,3 milioni di euro per una ristrutturazione mai eseguita, in seguito a numerose vicende di ricorsi, lodi, arbitrati e transazioni;
   tale vicenda è stata denunciata dall'ingegner Carlea alla Corte dei Conti di Roma e alla procura della Repubblica di Roma;
   in seguito al provvedimento disciplinare l'ingegner Donato Carlea presentava ricorso al giudice del lavoro contro le sanzioni disciplinari e la sospensione di sei mesi dall'incarico decise dal servizio dall'ufficio disciplina della direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   il giudice del lavoro del tribunale di Roma, Giuseppina Leo, ha accolto il ricorso dell'ex provveditore Donato Carlea in merito alla sospensione, disponendone il reintegro;
   in seguito, con decreto protocollo 449 del 27 ottobre 2014, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha disposto la sospensione cautelare dell'ingegner Donato Carlea, dirigente di prima fascia, dal servizio e dall'incarico per un'altra vicenda legata all'attività di provveditore interregionale alle opere pubbliche di Campania e Molise;
   sembrerebbe che siano ancora in servizio presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti diversi dirigenti e funzionari indagati per reati quali turbativa d'asta, corruzione, falso, truffa, abuso d'ufficio. A ciò si aggiunge che sembrerebbero non essere mai stati sospesi dal servizio alcuni dirigenti o funzionari, seppur condannati o rinviati a giudizio;
   a giudizio dell'interrogante appare sproporzionata la sospensione per un tempo illimitato a carico dell'ingegner Carlea per vicende ancora da accertare e di entità molto minori rispetto alla generalità dei reati contestati ai dirigenti e funzionari del Ministero stesso;
   tali circostanze sembrerebbero palesare ad avviso dell'interrogante un eccezionale ed immotivato accanimento sanzionatorio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nei confronti dell'ingegner Carlea, alla luce di due sospensioni, senza soluzione di continuità, che lo estromettono dal servizio e dalla retribuzione a tempo indeterminato fino alla definizione del procedimento penale –:
   in quali casi di procedimento penale pendente a carico di dirigenti o funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti siano state irrogate sanzioni disciplinari dell'ordine della sospensione dal servizio e dalla retribuzione;
   in quali casi di procedimento penale pendente per lo stesso reato contestato all'ingegner Carlea, ovvero falso ideologico, sia stata comminata la sospensione dal servizio e dalla retribuzione a carico di dirigenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. (5-05088)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI BATTISTA, DELL'ORCO, PETRAROLI, SIBILIA e CASO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   gli interroganti, il 1o luglio 2014, hanno presentato, a prima firma Michele Dell'Orco, l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea al Ministro interrogato, portante n. 3-00917, in relazione alla permanenza dell'ingegner Ercole Incalza a capo della struttura tecnica di missione;
   in particolare – in considerazione delle numerose indagini e dei procedimenti che hanno interessato Ercole Incalza, ed in particolare delle sentenze di prescrizione per reati molto gravi, nonché dell'indagine della procura di Firenze a suo carico per il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso di ufficio – gli interroganti hanno chiesto al Ministro Lupi «se non ritenga ... appropriato procedere alla revoca dell'incarico conferito all'ingegner Incalza e, vista l'importanza della carica, al conferimento dello stesso ad un soggetto non coinvolto in procedimenti giudiziari per reati contro la pubblica amministrazione»;
   in data 2 luglio 2014 il Ministro Lupi forniva la risposta che segue: «Nel merito, invece, dell'interrogazione, che è stata riferita al Governo, in oggetto all'indagine condotta dalla procura di Venezia relativa alla realizzazione del Mose, l'ingegner Ercole Incalza non risulta indagato e non è mai stato sentito neppure come persona informata dei fatti. Più precisamente, come risulta da numerosi organi di stampa, i magistrati di Venezia hanno proceduto all'arresto di alcuni indagati, altri sono semplicemente iscritti nel registro degli indagati, ma non arrestati, altri soggetti hanno subito perquisizioni, pur non essendo indagati. L'ingegner Incalza non appartiene a nessuna delle tre categorie indicate e viene qualificato tra i «sospetti», categoria sconosciuta all'ordinamento giuridico ed appartenente solo al linguaggio giornalistico. In ordine al conferimento dell'incarico all'ingegner Incalza alla guida della struttura tecnica di missione, devo far presente che il predetto ingegnere ha sostenuto, sempre con esito favorevole, ben tre concorsi pubblici per l'assegnazione di tale incarico. I concorrenti che hanno partecipato ai citati concorsi sono stati valutati da apposita commissione, composta negli anni da più membri, con giudizi inferiori rispetto a quelli dell'ingegner Incalza. L'ingegner Incalza è stato effettivamente indagato in numerosi procedimenti, ma sempre prosciolto o archiviato, laddove la doverosa verifica del suo operato da parte del magistrato penale sia pervenuta a conclusione prima del termine previsto dalla legge per la dichiarazione di prescrizione del reato. In ordine al procedimento dinanzi alla procura di Firenze citato dall'interrogante, l'ingegner Incalza risulta effettivamente indagato per una doverosa verifica sul suo operato e del suo operato in ordine alla realizzazione della TAV di Firenze. Per questo procedimento l'ingegner Incalza non è mai stato interrogato e non è neppure mai stato richiesto il suo rinvio a giudizio. Infine, anche con riferimento alla questione, per ultimo citata, sull'affare immobiliare, riportato da organi di stampa, l'ingegner Incalza non è mai stato indagato, non è mai stato sentito neppure come persona informata dei fatti e non è mai stato chiamato da alcun organo di polizia giudiziaria a fornire chiarimenti. L'ingegner Incalza, per la sua particolare competenza in materia di trasporti ed opere pubbliche, ha ricoperto, come ha sottolineato l'interrogante, da molti anni, importanti, e concludo, incarichi: responsabile del Piano generale dei trasporti del Paese, direttore generale del Ministero dei trasporti, amministratore delegato della TAV, responsabile, per l'Italia, per la definizione delle reti di trasporto comunitarie ed altro. In ragione della delicatezza delle funzioni a lui assegnate e della rilevantissima responsabilità ricoperta, è stato oggetto, come è stato detto, di numerose e doverose verifiche da parte dell'autorità giudiziaria, che non hanno mai rilevato, nel suo operato, non solo elementi di reato, ma neanche mere irregolarità amministrative.»;
   gli interroganti apprendono dagli organi di stampa che la risposta all'interrogazione sia stata incredibilmente predisposta dall'avvocato Titta Madia, avvocato proprio dell'ingegner Ercole Incalza;
   difatti, come riportato da organi di stampa, nell'ordinanza con la quale viene disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di Ercole Incalza (indagato ad esempio per corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e per induzione indebita a dare e promettere utilità) si legge che da un lato Incalza avrebbe aiutato Lupi nello svolgimento della sua attività istituzionale e politica; dall'altro lato Lupi è spesso intervenuto in suo favore prendendone le difese;
   in particolare dagli atti di indagine emerge un'intercettazione proprio del 2 luglio 2014 (riportata anche dal Corriere della Sera) tra Antonia Incalza (figlia di Ercole Incalza) e Sandro Pacella (geometra che ha prestato servizio presso la Struttura Tecnica di Missione Grande Opere come diretto collaboratore dell'ingegner Ercole Incalza, indagato ed ai domiciliari per reati di corruzione);
   nella telefonata Antonia Incalza chiede a Sandro Pacella notizie sull'interrogazione parlamentare che ha riguardato il padre e questi le racconta che Lupi avrebbe letto un testo preparato dall'avvocato di Incalza, Titta Madia (avvocato penalista, zio del Ministro Marianna Madia);
   Sandro Pacelli nell'intercettazione, riportata anche da alcuni organi di stampa, avrebbe dato una risposta del seguente tenore: «... no è andata ... ha letto quello che ha scritto Titta e lui ... quindi non c’è stato problema ... i soliti rompimenti (...) che fanno male questo è chiaro devi spiegare a papà ... però che dobbiamo fare?»;
   qualora la risposta all'interrogazione al Ministro interrogato, portante n. 3-00917, fosse stata effettivamente predisposta dall'avvocato di un soggetto indagato per corruzione, ciò costituirebbe un fatto di una gravità estrema che lede il prestigio dell'istituzione ministeriale e ad avviso degli interroganti viola il principio costituzionale, di cui all'articolo 54 della Costituzione, secondo il quale la condotta degli incarichi istituzionali deve necessariamente essere ispirata dall'onore e dal decoro;
   a tal riguardo, il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha già presentato una mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro interrogato – ai sensi del combinato disposto di cui agli articoli 94 della Costituzione e 115 del Regolamento della Camera – sia per quanto concerne i fatti di cui al presente atto di sindacato ispettivo, sia per altre vicende gravissime che vedono coinvolto il Ministro Lupi –:
   se corrisponda al vero che la risposta all'interrogazione a risposta immediata indirizzata al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, portante n. 3-00917, sia stata predisposta dall'avvocato Titta Madia e se, in caso di risposta affermativa, non intenda rassegnare immediatamente le dimissioni anche prima che il Parlamento si pronunci sulla mozione di sfiducia individuale. (4-08486)


   GALLINELLA e CIPRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 16 marzo 2015, su diverse fonti stampa, è apparsa la notizia dell'avviso di garanzia all'ex sottosegretario umbro Rocco Girlanda, che si trova tra i 51 indagati nell'ambito dell'operazione «Sistema», che ha portato alla luce un giro di tangenti per direzione lavori negli appalti per le «Grandi opere»;
   Girlanda ha ricevuto l'avviso di garanzia per il reato di turbativa d'asta per una gara relativa all'assegnazione della direzione dei lavori dell’hub portuale di Trieste ed è stato contestualmente sottoposto a perquisizione da parte dei carabinieri del Ros con il sequestro di un pc e un ipad;
   nell'atto n. 4-04384, rimasto senza risposta, l'interrogante chiedeva al Ministro interrogato chiarimenti circa gli attuali incarichi dell'ex sottosegretario presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   di fronte ai nuovi episodi di cronaca, che hanno portato anche all'arresto di quattro persone tra cui il già capo della struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ercole Incalza, è quanto mai necessario fare luce sugli attuali ruoli interni al dicastero –:
   se e quale sia l'attuale ruolo dell'ex sottosegretario Rocco Girlanda presso il dicastero delle infrastrutture e dei trasporti e quali azioni intenda intraprendere a seguito di quanto recentemente emerso dall'operazione «Sistema». (4-08488)


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il regolamento (UE) n. 1315/2013 fissa gli orientamenti per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti;
   gli orientamenti della Commissione dell'Unione europea per lo sviluppo del settore aeroportuale sono tesi a ottimizzare gli impianti esistenti e ad accrescere la qualità degli aeroporti in particolare a:
    a) evitare il congestionamento degli aeroporti, allineando la capacità a terra e in volo;
    b) definire un sistema di assegnazione di fasce orarie più efficienti;
    c) ridurre il livello di inquinamento acustico contemperato con le esigenze di mobilità;
    d) concentrare gli investimenti pubblici e privati finalizzati alla realizzazione delle reti transeuropee di trasporto (TEN-T) e di primario interesse comunitario;
    e) utilizzare gli strumenti di finanziamento dell'Unione europea;
    f) costruire condizioni di maggiore accessibilità e potenziamento dell'intermodalità;
    g) organizzare servizi di assistenza di terra più efficienti;
    h) garantire maggiore trasparenza e correlazione tra tariffe e costi dei diritti aeroportuali e per la sicurezza;
    i) rivedere i controlli di sicurezza per agevolare i viaggiatori;
    l) accrescere i livelli di sicurezza delle attività aeroportuali;
    m) evitare di costruire infrastrutture doppione che non portino vantaggi sostanziali quali migliorare la sostenibilità e mitigare l'impatto del traffico aereo sull'ambiente;
    n) contribuire alla riduzione dei GAS serra del 60 per cento entro il 2050;
   il regolamento contiene elementi strategici per il territorio comportando sia impatti positivi che ripercussioni sugli stessi sia nel caso di ampliamento di infrastrutture esistenti, sia nella definizione e ridimensionamento delle altre e risulta di fondamentale importanza che sia condiviso da tutti i soggetti coinvolti;
   l'aeroporto di Firenze-Peretola è un aeroporto italiano situato in linea d'aria, 5,25 chilometri a nord-ovest della Stazione Centrale Ferrovie dello Stato di Santa Maria Novella e 6 chilometri dall'entrata principale della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, all'inizio della autostrada A11 Firenze-mare, nell'area nord occidentale della città, nel sobborgo di Peretola. La struttura, intitolata al celebre navigatore fiorentino Amerigo Vespucci, è dotata di una pista in asfalto lunga 1.750 m e larga 30 m ed è aperta al traffico commerciale nazionale e internazionale;
   il 16 luglio 2014 la regione Toscana, con l'approvazione del piano di indirizzo territoriale (PIT) per il parco agricolo della Piana fiorentina, che contiene al suo interno anche il potenziamento dell'aeroporto di Peretola, ha previsto la pianificazione di una nuova pista di 2000 metri RWY(runway) con orientamento 12/30, categoria 3C, definita monodirezionale e senza bretella di rullaggio, con atterraggio/decollo da Prato, escludendo quindi il sorvolo della città di Firenze;
   in base ai regolamenti per la costruzione di nuovi «aerodrome», di cui al regolamento ENAC derivante dall'annesso 14 dell'ICAO, il regolamento per la costruzione degli aeroporti, risulterebbe che gli stessi devono avere una percentuale performante del 95 per cento come coefficiente di utilizzo pista;
   queste due ultime premesse inducono l'interrogante e parte della popolazione che abita in zone limitrofe all'aeroporto, a credere con presumibile certezza che la pista sarà usata in bidirezionalità della pista;
   in data 9 luglio 2014 era stata fissata un'audizione congiunta dalla VI e VII commissione regionale proprio per chiarire queste ambiguità sollevate anche dalla popolazione locale, sia per il sorvolo della città, sia pure per quanto affermato da ENAC sulla volontà di accordare una pista di 2400 metri categoria 4D non prevista nella variante al piano di indirizzo territoriale. L'incontro è stato cancellato dalla regione Toscana affermando che il sorvolo di Firenze non avviene «fatte salve le situazioni di emergenza», confermando quindi la monodirezionalità teorica ma impossibile da garantire, infatti la risposta MIT Class. 2610/CIC attesta che Firenze verrà sorvolata altrimenti non potrà raggiungere il 95 per cento ICAO;
   la regione Toscana e gli enti locali hanno più volte ribadito l'importanza della monodirezionalità come condizione necessaria per la realizzazione della nuova infrastruttura, evitando così il sorvolo della città di Firenze;
   nelle valutazioni dell'Enac delle «due ipotesi con orientamento 09/27 e 12/30», così come nelle valutazioni Enav, si prevede la discesa da Firenze verso Prato, con sorvolo di Firenze in fase di avvicinamento;
   il Consiglio di amministrazione di Enac ha approvato il masterplan dell'aeroporto di Firenze e ha definito già il 22 settembre 2014 un orientamento in merito alla nuova pista esprimendo un indirizzo in favore della lunghezza di 2.400 metri, diversamente da quanto previsto dal piano di indirizzo territoriale approvato dal consiglio regionale della Toscana che prevede una pista di 2.000 metri;
   l'Enac ha effettuato un'analisi preliminare relativa al posizionamento di una nuova pista di volo dell'aeroporto di Firenze-Peretola, con riferimento alla sua compatibilità con le superfici di delimitazione ostacoli definite nel regolamento ENAC per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti in relazione agli ostacoli e al terreno circostante l'aeroporto di Firenze;
   la nuova pista nella configurazione 2/30» si estenderebbe quasi parallelamente all'autostrada A11: tale intervento presenta criticità significative in termini di inquinamento e sicurezza dell'area interessata;
   in riferimento al primo aspetto, l'aeroporto è adiacente al parco della piana, necessario polmone di compensazione tra le infrastrutture e la città;
   in riferimento al secondo aspetto, per la realizzazione della pista si dovrebbe realizzare un rialzamento dell'autostrada adiacente A11, che si presenta come un intervento complicato e costoso;
   inoltre, trattandosi di un'opera che comporta investimenti superiori ai 50 milioni di euro, secondo la legge regione della Toscana n. 46 del 2013 vige il divieto di svolgere processi partecipativi nei 180 giorni antecedenti le elezioni regionali, in contrasto con la direttiva UE 52/2014;
   infine, andrebbe sempre considerato che la valutazione impatto sanitario (VIS) del 2006, relativamente all'inceneritore, soffermandosi sull'area in cui insiste il progetto, non ha esitato a definirla come una «zona satura di problematicità ambientale e sanitaria con necessità di mitigazione»;
   il territorio, in particolare quello agricolo, rurale e boschivo scarsamente urbanizzato, è un inestimabile bene collettivo e una risorsa da tutelare per le generazioni presenti e per quelle future mentre la realizzazione di una infrastruttura ex novo per il trasporto aereo come presentato dalle amministrazioni locali e dalla politica nazionale, costituisce anche un fattore altamente rischioso a danno della salute e dell'ambiente –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se alla luce di tali considerazioni non sia opportuno potenziare e migliorare l'infrastruttura esistente, contemplando ove necessario un prolungamento della pista esistente, piuttosto che la costruzione di una nuova struttura aeroportuale con conseguente indiscriminato ed inutile consumo di suolo di pregio per l'equilibrio ambientale e la salubrità della cittadinanza;
   se il progetto rispetti la normativa internazionale ICAO, in particolare l'annesso 14, la normativa europea EASA e quella nazionale di ENAC, richiamate in premessa;
   a fronte delle grandi criticità di finanza pubblica, come giustifichi il Governo il finanziamento di tale nuova grande opera, estremamente costosa, viste le carenze pianificatorie, in merito a quella che appare agli interroganti la totale inutilità per la collettività visto quanto descritto in premessa. (4-08489)


   DE LORENZIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo, 117 della Costituzione prevede che gli aeroporti rientrino tra le materie oggetto di legislazione concorrente Stato-regioni;
   l'articolo 698 del Codice della navigazione impone l'individuazione degli aeroporti e sistemi aeroportuali di interesse nazionale, quali nodi essenziali per l'esercizio delle competenze esclusive dello Stato da individuare, con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni-province autonome, in base ai seguenti criteri: ruolo strategico, ubicazione territoriale, dimensioni e tipologia di traffico, previsioni progetti europei TEN-T;
   il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1315/2013 sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, TEN-T, prevede l'articolazione di detta rete in due livelli:
    a) una rete centrale («Core Network») da realizzare entro il 2030, che costituirà la spina dorsale della rete transeuropea di trasporto;
    b) una rete globale («Comprehensive Network»), da realizzare entro il 2050;
   il medesimo Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 1315/2013 sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti, TEN-T, all'articolo 24 comma 2, definisce i criteri ai quali devono conformarsi gli aeroporti della rete TEN-T in particolare per quelli con prevalente traffico passeggeri stabilisce che il volume totale annuo del traffico passeggeri sia almeno pari allo 0,1 per cento volume totale annuo del traffico passeggeri di tutti gli aeroporti dell'Unione, a meno che l'aeroporto in questione si trovi fuori da un raggio di 100 chilometri dall'aeroporto più vicino appartenente alla rete globale o fuori da un raggio di 200 chilometri se la regione nella quale è situato è dotata di una rete ferroviaria ad alta velocità e per gli aeroporti adibiti al traffico merci il volume totale annuo del traffico merci è almeno pari allo 0,2 per cento del volume totale annuo del traffico merci di tutti gli aeroporti dell'Unione;
   il piano nazionale degli aeroporti considera dei requisiti per l'individuazione degli aeroporti di interesse nazionale strategico ma in esso si legge «Unica eccezione alla regola di un solo aeroporto strategico per ciascun bacino è quella relativa al bacino del Centro-Nord, per il quale gli aeroporti strategici individuati sono due – Bologna e Pisa/Firenze – in considerazione delle caratteristiche morfologiche del territorio e della dimensione degli scali e a condizione, relativamente ai soli scali di Pisa e Firenze, che tra gli stessi si realizzi la piena integrazione societaria e industriale», nonostante la Comunicazione della Commissione-Orientamenti sugli aiuti di Stato agli aeroporti e alle compagnie aeree (2014/C 99/03), prescriva che le valutazioni devono essere fatte per singolo aeroporto anche se parte di aggregazione;
   tra i criteri individuati dal citato Regolamento Europeo n. 1315/2013 non è in alcun modo individuata l'eccezione contenuta nel piano nazionale aeroporti che pertanto si preconfigura in maniera inequivocabile in contrasto con le indicazioni europee;
   la Comunicazione della Commissione relativa agli aiuti di Stato agli aeroporti e alle compagnie aeree (2014/C 99/03) definisce, al punto 12, le caratteristiche di bacino di utenza in 100 chilometri la distanza minima fra aeroporti o un tempo di percorrenza di 60 minuti in automobile, autobus, treno o treno ad alta velocità;
   la medesima Comunicazione della Commissione relativa agli aiuti di Stato agli aeroporti e alle compagnie aeree (2014/C 99/03) fa espresso divieto di aiuti di Stato per gli aeroporti e le compagnie aeree (paragrafo 86) come di seguito riportato;

con riferimento al paragrafo 5.1, «Aiuti agli aeroporti», e in particolare al sottoparagrafo 5.1.1, «Aiuti agli investimenti a favore di aeroporti», il punto 83 recita «Gli aiuti agli investimenti concessi agli aeroporti, sia a titolo individuale sia nell'ambito di un regime di aiuti, sono considerati compatibili con il mercato interno ai sensi dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del trattato, purché le condizioni cumulative di cui al punto 79 siano soddisfatte conformemente ai punti da 84 a 108» e a seguire specifica alla lettera a) «Contributo al raggiungimento di un obiettivo ben definito di interesse comune» con il punto 84: «Si ritiene che un aiuto agli investimenti negli aeroporti contribuisca al conseguimento di un obiettivo di interesse comune, se si verifica almeno una delle seguenti condizioni: a) serve ad incrementare la mobilità dei cittadini dell'Unione e la connettività delle regioni mediante la creazione di punti di accesso a voli intraunionali; oppure b) aiuta a combattere la congestione del traffico aereo nei principali hub aeroportuali unionali; oppure c) facilita lo sviluppo regionale;
   a tal proposito il regolamento esplicita ulteriormente al punto 85 «Tuttavia, il moltiplicarsi di aeroporti non redditizi o la creazione di ulteriore capacità inutilizzata non contribuisce a un obiettivo di interesse comune. Se un progetto d'investimento è destinato principalmente a creare nuova capacità aeroportuale, la nuova infrastruttura deve, a medio termine, soddisfare la domanda attesa delle compagnie aeree, dei passeggeri e degli spedizionieri nel bacino di utenza dell'aeroporto. Ogni investimento, che non abbia soddisfacenti prospettive di utilizzo a medio termine o che riduca le prospettive a medio termine di utilizzo dell'infrastruttura esistente nel bacino d'utenza non può essere considerato utile ai fini di un obiettivo di interesse comune»; inoltre testualmente ancora, al punto 86, «Di conseguenza, la Commissione nutre dubbi circa le prospettive di utilizzo a medio termine di infrastrutture aeroportuali in un aeroporto situato nel bacino di utenza di un aeroporto esistente quando tale aeroporto esistente non funziona a piena capacità o quasi. Le prospettive di utilizzo a medio termine devono essere dimostrate sulla base di corrette previsioni del traffico di passeggeri e di merci inserite in un piano industriale ex ante e devono individuare i probabili effetti dell'investimento sull'utilizzo di infrastrutture esistenti, come un altro aeroporto o altri modi di trasporto, in particolare collegamenti ferroviari ad alta velocità»;
   con riferimento al medesimo sottoparagrafo 5.1.1 «Aiuti agli investimenti a favore di aeroporti» il punto 111) alla lettera f) individua l'obbligo di notifica, a causa del rischio più elevato di distorsione di concorrenza che esse comportano, le misure di aiuto agli investimenti per la creazione o lo sviluppo di un aeroporto situato entro una distanza di 100 chilometri o 60 minuti di percorrenza in auto, bus, treno o treno ad alta velocità da un aeroporto esistente»;
   con riferimento al paragrafo 5.1, «Aiuti agli aeroporti», e in particolare al sottoparagrafo 5.1.2, «Aiuti al funzionamento a favore di aeroporti», alla lettera f) «Prevenzione di effetti negativi indebiti sulla concorrenza e sugli scambi» il punto 136) alla lettera b) individua l'obbligo di notifica, a causa del rischio più elevato di distorsione di concorrenza che esse comportano, le misure di aiuto al funzionamento a un aeroporto, se altri aeroporti si trovano in un raggio di 100 chilometri o 60 minuti di percorrenza in auto, bus, treno o treno ad alta velocità»;
   le istituzioni regionali hanno dato il via libera nei mesi scorsi all'integrazione dei due aeroporti con la vendita di quote pubbliche delle società AdF spa e Sat spa, passate sotto il controllo di Corporaciòn America che, come concessionaria di terminal aeroportuali e di carico, è presente in cinquantatré aeroporti in Sudamerica ed Europa;
   come emerge dal comunicato stampa del 14 marzo 2014, in vista dell'incontro tra il Viceministro Nencini e il presidente di Adf, Marco Carrai: «il Vice Ministro ha ribadito la volontà del Governo di intervenire in favore del potenziamento dell'aeroporto di Firenze, affinché il Capoluogo toscano possa vantare un aeroporto all'altezza della propria notorietà internazionale e delle esigenze del proprio territorio. Il Vice ministro ha affermato come questa rappresenti un'infrastruttura fondamentale non soltanto per la città di Firenze ma, in sinergia con il Galilei di Pisa, per il sistema aeroportuale toscano e per l'intero Paese, così come prevede lo stesso Piano Nazionale degli Aeroporti presentato dal Ministro Lupi. Il Vice Ministro, infine, ha ribadito l'impegno e la massima attenzione da parte del Governo, in continuità con quanto già avviato dal precedente Governo, per il finanziamento delle opere propedeutiche, interferenti, di accessibilità e collaterali alla realizzazione della nuova pista di volo, sottolineando la strategicità nazionale di quest'opera infrastrutturale»;
   nei mesi scorsi, il presidente di Adf Marco Carrai, con l'aeroporto di Firenze ancora a maggioranza pubblica, ha chiesto pubblicamente al Governo un finanziamento di 120 milioni di euro a fronte di 245 milioni previsti per il completamento delle opere, da realizzare in vista del futuro G8 del 2017 previsto a Firenze;
   il 16 luglio 2014 il consiglio regionale della Toscana ha approvato il Piano di indirizzo territoriale che prevede una nuova pista per l'aeroporto di Firenze, mentre, come riportato da fonti stampa, il Governo ha stanziato 50 milioni di euro con il decreto legge cosiddetto «Sblocca Italia» come cofinanziamento per la nuova pista di Peretola, a tutto vantaggio della holding argentina che controlla lo scalo;
   la nuova pista è tra le opere finanziate «con condizione che siano cantierabili entro il 31 agosto 2015» e con procedure semplificate;
   da fonti stampa si evince che l'advisor di Corporaciòn America al momento ha in mano il 53 per cento di Sat, dopo il lancio dell'Offerta pubblica di acquisto dell'anno scorso e il 48,9 per cento di Adf e sta per diventare prima socia del gruppo che nascerà dalla fusione degli scali Amerigo Vespucci e Galileo Galilei;
   lunedì 9 febbraio l'assemblea straordinaria degli azionisti di Adf, in presenza del 95,33 per cento del capitale, ha votato all'unanimità a favore della fusione con Sat. Il rapporto di cambio è stato fissato in 0,9687 azioni ordinarie dello scalo pisano per ogni azione ordinaria di Adf;
   la mattina del 9 febbraio Adf ha annunciato di avere ricevuto dal Ministero dei trasporti del Governo Renzi, guidato da Maurizio Lupi, una lettera in cui si impegna a «porre in essere ogni azione utile per sostenere l'attuazione degli interventi infrastrutturali programmati da Aeroporto di Firenze fino a un massimo di 150 milioni di euro» nonché a firmare e inviare «al Ministero dell'economia e delle finanze il decreto per l'intervento pubblico di 50 milioni per l'adeguamento infrastrutturale dell'aeroporto», senza contare la «realizzazione, oltre che del nuovo terminal passeggeri, anche di una pista di volo di 2.400 metri». Tutte operazioni che vanno nella direzione di integrare i due scali;
   sempre da fonti stampa in data 9 febbraio 2014 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti secondo il Viceministro Riccardo Nencini ha assicurato ogni azione utile per sostenere l'attuazione degli interventi infrastrutturali relativi agli scali aeroportuali di Pisa e di Firenze, in modo da consentire la natura strategica del sistema aeroportuale toscano;
   l'aeroporto di Firenze dista in linea d'aria 70 chilometri da Pisa e 85 chilometri da Bologna e rientra pertanto nelle ipotesi di obbligo di notifica di «aiuti a favore degli aeroporti» ovvero di «aiuti agli investimenti a favore di aeroporti»;
   non si hanno notizie in merito di eventuali notifiche alla Commissione europea relative al finanziamento che il Presidente del Consiglio Renzi, attraverso i Ministri del suo Governo, ha indicato relativamente all'aeroporto della città e della provincia dove egli è stato rispettivamente sindaco e presidente;
   nelle serata del 9 febbraio l'assemblea straordinaria di AdF, l'Aeroporto di Firenze ha approvato la fusione, per incorporazione, nella Società Aeroporto Toscano (Sat) Galileo Galilei di Pisa;
   la fusione è condizionata al rilascio dell'autorizzazione da parte dell'Enac al subingresso di Sat nella concessione aeroportuale di AdF. Alla fine dell'operazione Sat cambierà la denominazione sociale in «Toscana Aeroporti spa» con capitale sociale detenuto al 51,132 per cento da Corporaciòn America Italia –:
   attraverso quali modalità il Governo intenda dichiarare strategico l'aeroporto di Firenze, atteso che la sua compagine societaria è ininfluente nell'esercizio delle funzioni che l'infrastruttura è tenuta a svolgere;
   quali siano le motivazioni per cui l'aeroporto di Pisa non sia considerato strategico a prescindere dalla integrazione societaria e industriale con l'aeroporto di Firenze;
   se la definizione di aeroporto strategico in riferimento all'aeroporto di Firenze, non sia in palese contrasto con la normativa italiana ed europea come richiamato nelle premesse e, in particolare, per mancanza dei requisiti di cui ai commi a) e b) dell'articolo 24 del Regolamento (UE) n. 1315 del 2013, relativamente al conflitto dei bacini di utenza fra Firenze con Pisa e Bologna, all'impossibilità di certificare che questa opera abbia una reale valenza europea, all'impossibilità di dimostrare che costruendo tre infrastrutture similari a distanza di soli 80 chilometri di raggio, ci possano essere vantaggi sostanziali come il miglioramento della sostenibilità e mitigazione dell'impatto del traffico aereo sull'ambiente (articolo 26 comma 1, lettera d)), ed inoltre alla riduzione dei GAS serra del 60 per cento entro il 2050 come principio primario del Regolamento (UE) n. 1315/2013;
   se questa definizione sia o meno contrasto con la normativa italiana ed europea in materia delineata in premessa, in riferimento all'articolo 4 del regolamento (UE)1315/2013;
   come intenda procedere il Ministro interessato per tale opera che, a detta dell'interrogante, risulta in ogni caso inutile, se si eccettua l'indubbia rosea prospettiva per imprenditori e amministratori interessati;
   se non si reputi altamente inopportuna dal punto di vista politico, la costruzione di un nuovo aeroporto in un'epoca di gravosi sacrifici per la maggior parte dei cittadini italiani, in un territorio strettamente legato al Presidente del Consiglio dei ministri. (4-08490)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   nella seduta n. 59 del 24 luglio 2013 della Camera dei deputati, è stata depositata interrogazione a risposta in commissione (5/00757) rivolta al Ministro dell'interno, allo stato inesitata: oggetto della interrogazione la segnalazione di una preoccupante escalation di episodi criminosi, e in particolare atti intimidatori, posti in essere con diverse modalità, che hanno riguardato in modo diffuso la provincia di Bari;
   nei mesi a seguire alto è stato lo stato d'allarme e sempre vigile l'interesse, così come la richiesta da parte dei parlamentari interessati nel voler prendere contatti con i vertici delle forze dell'ordine impegnate nel provare ad arginare una nuova ondata di criminalità sempre più cruenta e preoccupantemente attiva;
   il 4 marzo 2015 nella città di Altamura in provincia di Bari, si è verificato un atto gravissimo ripreso da tutti i media nazionali; otto ragazzi, tutti di età compresa tra i 22 e i 26 anni, sono rimasti feriti nell'esplosione di una bomba carta avvenuta intorno all'una di notte nella sala giochi Green Table in largo Nitti. Gli investigatori, dopo i primi rilievi, hanno concluso che potrebbe trattarsi di un avvertimento della malavita locale;
   uno dei quattro ragazzi è tutt'ora ricoverato in fin di vita in ospedale; un altro è stato sottoposto ad intervento chirurgico per estrarre delle schegge dalla milza e in regione paravertebrale, le sue condizioni sono stabili; un terzo ragazzo ha riportato una contusione polmonare e una vasta ferita da ritenzione di corpo metallico a livello toracico, la sua prognosi è di trenta giorni; la quarta vittima dell'attentato ha numerose schegge conficcate nel braccio e a livello osseo, è stato operato per la loro estrazione e la sua prognosi è di 30 giorni; la quinta vittima ha riportato una frattura scomposta e frammentata della mandibola con una vasta ferita a livello della guancia; il sesto ragazzo, tra i più gravi, è ancora ricoverato in fin di vita al Policlinico con gravissime ferite alla testa dovute ad alcune schegge rimaste conficcate;
   nonostante le indagini proseguano, non si conosce ancora l'esatta dinamica degli accadimenti e il movente dell'attentato, anche se gli investigatori non escludono che possa essersi trattato di un atto intimidatorio legato al racket delle estorsioni. Vista la gravità del fatto criminale il prefetto di Bari, Antonio Nunziante, ha convocato un vertice con le forze dell'ordine e la magistratura, al quale ha partecipato anche il sindaco di Altamura, per fare il punto della situazione e decidere strategie da adottare –:
   se siano state avviate indagini con riguardo a quanto descritto in premessa;
   se non sia il caso di provvedere a garantire unità aggiuntive a quelle che già operano attualmente sul territorio;
   se si sia al corrente delle nuove emergenze, sopra indicate, e quali provvedimenti si intendano assumere;
   se ritengano di considerare la eccezionalità dovuta alla particolare crisi dell'area barese, e alla luce delle ultime vicende sopra segnalate, intendano provvedere con urgenza all'adeguamento strutturale degli organici delle Forze di Polizia, assegnati alla provincia di Bari.
(2-00904) «Ventricelli, Ribaudo, Culotta, Rostan, Minnucci, Ginefra, Borghi, Gribaudo, Iacono, Franco Cassano, Capone, Michele Bordo, Mariano, Camani, Pelillo, Giuditta Pini, Raciti, Rocchi, Malpezzi, Rotta, Taricco, Zappulla, Albanella, Prina, Paolo Rossi, Moscatt, Rampi, Scanu, Marantelli, Orfini, Crimì, Venittelli, Antezza, Grassi, Massa, Zanin, Losacco, Boccuzzi».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   secondo quanto dichiarato dal direttore di Frontex Fabrice Leggeri agli organi di stampa, i migranti pronti a partire in questi giorni dalle coste della Libia per raggiungere l'Italia sarebbero tra i cinquecentomila e il milione. Nel corso delle sue dichiarazioni il direttore ha evidenziato anche i forti rischi legati al traffico dei migranti da parte dell'Isis;
   Leggeri ha sottolineato quanto sia insufficiente il solo apporto di Frontex nell'emergenza legata agli sbarchi e ha ribadito non solo la necessità dell'impiego di mezzi e risorse da parte di tutti gli stati membri della Unione europea ma anche quanto sia fondamentale la cooperazione con i Paesi terzi;
   gli organi di stampa riferiscono che il Ministro dell'interno, in vista della probabile futura ondata di sbarchi di immigrati sulle coste della Sicilia che dovranno essere poi rapidamente trasferiti altrove per essere identificati, avrebbe deciso di realizzare una struttura nel porto di Taranto al fine di identificare in un primo momento i predetti immigrati per poi trasferirli nei centri di accoglienza secondo le disponibilità;
   in particolare il Ministro avrebbe comunicato che i profughi «... da Lampedusa saranno trasferiti a Taranto dove resteranno il tempo necessario per essere “schedati”. Solo successivamente alla verifica sull'identità saranno valutate le richieste di asilo politico e la destinazione finale...». La decisione sembrerebbe già definitiva;
   secondo quanto riportato dalla stampa, il Ministero dell'interno avrebbe chiesto all'autorità portuale e alla capitaneria di porto di Taranto di individuare un'area che possa ospitare i profughi il cui arrivo è previsto dalla Libia per i prossimi mesi al fine di realizzare l’hub di identificazione di immigrati. Nei giorni scorsi si sarebbe svolta una prima riunione tecnica per individuare alcune possibili alternative all'interno dello scalo ionico così come richiesto dal Ministero;
   la precarietà di queste strutture di accoglienza, sia dal punto di vista organizzativo che logistico, è evidenziata dalle continue fughe di immigrati accolti che riescono ad eludere i sistemi di sicurezza e la sorveglianza causando l'ingresso di irregolari nel Paese che potrebbero determinare problematiche di vario genere legate soprattutto alla sicurezza della popolazione;
   a confermare la precarietà delle misure di sicurezza e di sorveglianza di questi centri è un recente servizio giornalistico dell'Espresso che ha filmato una clamorosa fuga dal CARA di Bari Palese, una delle strutture che saranno destinate ad ospitare questi immigrati dopo la prima temporanea permanenza nell'hub di identificazione di Taranto. I giornalisti hanno infatti ripreso 7 immigrati, tra africani e asiatici, che in pieno giorno scavalcano le recinzioni del centro di accoglienza CARA mentre addirittura una camionetta dell'esercito con due militari di ronda osservano immobili la loro fuga;
   il Ministro dell'interno ha sottolineato la necessità di intervento della comunità europea e di tutti gli stati membri al fine di una rapida condivisione del problema legato all'immigrazione in Italia di questi giorni. Proprio a margine del Consiglio giustizia e affari interni (Gai) della Ue del 12 marzo 2015 ha infatti affermato che «... per la Libia la strada diplomatica resta quella principale. Se non si risolve la questione libica è inutile parlare di immigrazione con la speranza di bloccare le partenze... La nostra idea è anche quella di costituire dei campi in Africa, in modo tale che li si facciano le richieste di asilo e li si dica sì o no. Quelli a cui si dice no restano, quelli a cui si dice di sì devono essere ripartiti in modo equo tra i Paesi Ue. Non è un'azione che si può immaginare facciano solo i governi o gli Stati ma sarà indispensabile il supporto delle organizzazioni umanitarie multilaterali»;
   a confermare quanto il problema dell'immigrazione debba essere necessariamente affrontato da tutti i Paesi membri della comunità europea, vi sono le parole del Ministro dell'interno francese Bernard Cazeneuve che, a margine del Consiglio affari interni della Unione europea del 12 marzo 2015, ha comunicato alla stampa che «... la Francia condivide con l'Italia la forte preoccupazione per la questione della gestione dei flussi migratori. La prima cosa da fare è smantellare le organizzazioni criminali che prelevano una vera e propria tassa sulla morte organizzando il traffico di migranti. Europol e le polizie dei paesi di provenienza devono lavorare su questo. Inoltre, dobbiamo poter accogliere i richiedenti asilo senza che debbano affrontare viaggi della morte e anche per questo, occorre collaborare con i paesi di provenienza. La preoccupazione italiana è anche quella europea e quella francese: siamo come gli altri dell'idea che occorre gestire la questione e presenteremo nel 2015 un testo sull'immigrazione...» –:
   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;
   quali siano gli esisti della riunione tecnica svolta tra l'autorità portuale e la capitaneria di porto di Taranto, quali siano i criteri e le caratteristiche che dovrebbero essere rispettati nell'eventuale allestimento della struttura di accoglienza e quali siano le relative eventuali determinazioni del ministero dell'interno in merito;
   quali siano le misure che intenda adottare affinché si possa garantire a tutti gli immigrati adeguate e decorose condizioni di accoglienza e umanità che siano conformi ai più comuni e basilari diritti dell'uomo;
   quali misure di sicurezza e di sorveglianza intenda adottare affinché sia garantita la corretta gestione dell'eventuale hub di identificazione da costruire a Taranto;
   quali siano le eventuali determinazioni relative alle linee politiche comuni e di cooperazione legate al problema dell'immigrazione in Italia all'indomani del Consiglio giustizia e affari interni (Gai) dell'Unione europea del 12 marzo 2015;
   se non intendano riferirsi all'Unione europea per ottenere immediata collaborazione in termini di mezzi e risorse economiche, affinché sia possibile ridurre al minimo non solo il rischio di accesso irregolare da parte di immigrati nel nostro Paese ma anche il paventato e possibile rischio di accesso di terroristi in Italia, anche condividendo le misure di accoglienza e prevenzione;
   se non si intenda valutare l'opportunità di individuare un sito alternativo al porto di Taranto per l'ubicazione dell’hub di identificazione.
(2-00901) «Matarrese, D'Agostino, Piepoli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RICCIATTI, QUARANTA, PIRAS, SANNICANDRO, KRONBICHLER, MELILLA, LODOLINI, LUCIANO AGOSTINI, MARCHETTI, DURANTI, FERRARA, COSTANTINO, PALAZZOTTO, SCOTTO e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'agenzia ANSA del 16 marzo 2015 riporta il caso di un incendio doloso avvenuto il giorno prima a Macerata, che ha distrutto la serranda e fatto esplodere la vetrina, danneggiando anche alcuni prodotti esposti, di un negozio di generi alimentari gestito da migranti africani;
   gli inquirenti ritengono possa trattarsi di una esplosione di origine dolosa, probabilmente di matrice razziale, poiché gli autori del gesto hanno lasciato sul luogo un cartello recante la scritta «Immigrati go home»;
   il fatto riportato genera particolare allarme in quanto segnala un salto di qualità nell'escalation di gesti di piccole e grandi intolleranza verso immigrati che risiedono nel nostro Paese –:
   quali misure intende adottare il Ministro interrogato per garantire la sicurezza e contrastare azioni criminali di stampo razziale. (4-08468)


   PIRAS, NICCHI, COSTANTINO, RICCIATTI, DURANTI, MELILLA e ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in tutta Italia sono numerose le denunce sulle carenze e disfunzionalità nel servizio operato dai vigili del fuoco, principalmente causate da una strutturale carenza di organico e dalla scarsità di risorse a disposizione;
   in tutta Italia si contano circa 28000 vigili del fuoco discontinui: si tratta di personale altamente qualificato che lavora nel corpo dei vigili del fuoco anche da 10-20 anni in condizione di precarietà, fatto che incide in maniera determinante sulla qualità e continuità di un servizio così delicato;
   gli standard europei prevedono la necessaria presenza di un vigile del fuoco ogni 1000 abitanti: è necessario quindi potenziare la dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che si tradurrebbe in creazione di migliaia di posti di lavoro ed in un incremento della sicurezza e della tutela per i territori e i cittadini;
   il limite di età fissato a 37 anni per l'ingresso nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco di fatto taglia fuori chi per anni ha svolto il servizio nel Corpo da discontinuo, creando quindi una forte discriminazione tra i lavoratori;
   coloro che hanno prestato servizio nel Corpo da «discontinui» non hanno alcuna riserva di posti nei concorsi come invece accade nella pubblica amministrazione, come ad esempio nel caso dei volontari delle forze armate (VFp1);
   attualmente, al personale operativo in Italia mancano all'appello circa 15.000 vigili del fuoco per il raggiungimento dei limiti minimi di efficienza del servizio;
   ogni anno, di fronte ad incendi ed alluvioni spesso catastrofiche, la necessità di un potenziamento del servizio appare nella sua drammatica evidenza;
   sarebbe un grave errore mettere a rischio le competenze ed esperienze maturate dai vigili del fuoco discontinui, che andrebbero invece valorizzate in un percorso che promuova la loro stabilizzazione –:
   se non ritenga di dover avviare un percorso complessivo di potenziamento del servizio, a partire dall'immediata stabilizzazione del personale precario che, a vario titolo, ha prestato servizio nei comandi provinciali;
   quali motivazioni impediscano, a differenza di altri concorsi pubblici come nel caso dei VFp1, di prevedere una riserva di posti banditi a concorso per chi ha prestato servizio nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco come discontinuo;
   se non ritenga di dover avviare l'incremento spettante delle dotazioni organiche di tutti i comandi (attuale tabella A del decreto legislativo 217), con la copertura su tutto il territorio nazionale del soccorso tecnico urgente, ponendo così fine all'utilizzo di risorse pubbliche in favore di imprese che, a giudizio degli interroganti, non danno garanzie ai lavoratori e qualità del servizio. (4-08472)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in ogni provincia è istituito presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo uno sportello unico per l'immigrazione, responsabile dell'intero procedimento relativo all'assunzione di lavoratori subordinati stranieri a tempo determinato ed indeterminato. Successivamente, lo sportello unico ha acquisito le competenze in tema di ricongiungimento familiare, di conversione del permesso di soggiorno e gestisce la procedura informatica per la somministrazione del test di conoscenza della lingua italiana;
   una delle principali competenze dello sportello unico per l'immigrazione riguarda proprio la materia del lavoro dei cittadini extracomunitari sul territorio italiano. La legge, infatti, stabilisce che ai fini della assunzione di lavoratori subordinati stranieri a tempo determinato ed indeterminato, deve essere presentata domanda allo sportello unico della provincia ove avrà luogo la prestazione lavorativa, nell'ambito delle quote previste dall'apposito «decreto-flussi» che stabilisce il numero massimo di cittadini stranieri non comunitari ammessi annualmente a lavorare nel territorio nazionale;
   lo sportello unico rilascia il nulla osta al lavoro e verifica il visto rilasciato dall'autorità consolare e i dati anagrafici del lavoratore;
   altra competenza attribuita allo sportello unico è la gestione delle domande che lo straniero rivolge per ottenere il ricongiungimento familiare;
   la legge prevede che lo straniero regolarmente soggiornante nel territorio nazionale, titolare di un permesso di soggiorno, in corso di validità, per lavoro subordinato, per lavoro autonomo, per motivi familiari, per asilo, per protezione sussidiaria, per studio o per motivi religiosi, di durata non inferiore a un anno, può presentare istanza per il rilascio del nulla osta al ricongiungimento familiare per i seguenti congiunti:
    coniuge maggiorenne non legalmente separato;
    figli minori non coniugati (anche del coniuge o nati fuori del matrimonio), a condizione che l'altro genitore, qualora esistente, abbia dato il suo consenso;
    figli maggiorenni a carico, qualora per ragioni oggettive non possano provvedere alle proprie indispensabili esigenze di vita in ragione del loro stato di salute che comporti invalidità totale;
    genitori a carico, qualora non abbiano altri figli nel Paese di origine o di provenienza, ovvero genitori ultrasessantacinquenni, qualora gli altri figli siano impossibilitati al loro sostentamento per gravi documentati motivi di salute;
   lo sportello unico per l'immigrazione è competente anche a ricevere e dare seguito alle richieste di conversione del permesso di soggiorno per studio o tirocinio in permesso per lavoro subordinato;
   lo sportello unico cui rivolgere le istanze va individuato sulla base della residenza del richiedente;
   lo straniero che soggiorna o risiede regolarmente in Italia e desidera cambiare la tipologia del proprio permesso di soggiorno in permesso per lavoro subordinato deve, infatti, presentare allo sportello unico una richiesta per la verifica della disponibilità di quote di ingressi per lavoro subordinato, allegando il contratto sottoscritto dal solo datore di lavoro;
   le molte competenze dello sportello unico per l'immigrazione hanno portato a molte richieste che nel tempo hanno accumulato ritardi nelle risposte degli uffici e a quanto risulta all'interrogante i ritardi sono difficilmente spiegabili rispetto alle pratiche che vengono evase, in quanto a parità di domanda i tempi per alcuni si dilatano, mentre per altri si accorciano inspiegabilmente;
   identici inspiegabili ritardi sembrano esserci presso il Ministero dell'interno per quanto riguarda le domande di cittadinanza. La prefettura infatti, raccoglie le richieste e la relativa documentazione da parte dei soggetti interessati e trasmette gli atti al Ministero dell'interno per la definitiva approvazione. Risulta all'interrogante che molte domande rimangano ferme al Ministero dell'interno nonostante la documentazione sia in regola e la prefettura abbia raccolto e trasmesso al Ministero gli interi fascicoli con tutti i relativi pareri positivi acquisiti (esempio quello della questura e altri). Difficile trovare ragioni per cui alcune verrebbero lavorate prima i altre che rimarrebbero ferme per più di un anno, come risulta all'interrogante da alcune segnalazioni ricevute. A titolo di esempio, valga il caso di una richiesta di cittadinanza presentata a Roma che giace presso il Ministero dell'interno almeno da 13 mesi –:
   se non ritenga necessario ed urgente assumere iniziative, anche normative, al fine di rendere maggiormente efficiente lo sportello unico per l'immigrazione e gli uffici ministeriali che si occupano delle domande di cittadinanza eliminando così i disagi e i ritardi accumulati, per consentire lo smaltimento delle richieste non evase negli anni e quelle presentate più di recente. (4-08478)


   LOMBARDI e CIPRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 12 maggio 2014, alcuni rappresentanti dell'amministrazione della polizia e delle OO.SS hanno eseguito dei sopralluoghi nel reparto operativo «Stazione Termini Roma» e nella caserma Polfer di via Giolitti, sempre nella capitale, dove sono state riscontrate situazioni «disumane», secondo gli autori del verbale prodotto;
   telecamere collegate con la sala operativa fuori uso, uffici chiusi per infiltrazioni di acqua, scarafaggi ed escrementi di topo anche in prossimità degli alloggi di servizio, insetti e polvere di cemento nella dispensa della mensa;
   in data 29 luglio 2014, il sindacato di polizia Anip-Italia sicura – Federazione Uil, attraverso il segretario compartimentale Polfer, Savino Donvito, il segretario provinciale, Antonio Costa, e il segretario regionale, Filippo Bertolami, hanno sottoposto al prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, al questore di Roma, Massimo Maria Mazza, al direttore del servizio di Polizia ferroviaria, Claudio Caroselli, e al dirigente del compartimento Polfer Lazio, Domenico Ponziani, una memoria propulsiva in merito alle gravi problematiche di ordine pubblico e sicurezza sui luoghi di lavoro che interessano lo scalo ferroviario di Roma Termini;
   in particolare, essi hanno sottoposto alle valutazioni di competenza una serie di proposte operative, tramite le seguenti prescrizioni al concessionario società Rete Ferrovie dello Stato italiane spa, tenuto ad assicurare infrastrutture e servizi, oltre che le spese necessarie per il funzionamento degli uffici e dei posti di polizia ferroviaria:
    ripristino del sistema di video sorveglianza che attualmente risulta in gran parte in avaria, il cui corretto funzionamento è necessario per la prevenzione e la repressione di reati e la trasmissione delle relative e informazioni all'autorità giudiziaria;
    assegnazione di strutture adeguate alle esigenze burocratico-amministrative del compartimento polizia ferroviaria del Lazio, al momento non soddisfacenti e non adeguatamente manotenute;
    aggiornamento delle convenzioni attualmente in vigore per la fornitura di strumenti tecnico-logistici e informatici;
    incremento delle attuali voci di bilancio a favore della sicurezza in ambito ferroviario e zone limitrofe;
    intese con l'autorità giudiziaria al fine di rendere più efficaci gli attuali strumenti di repressione e prevenzione;
   ad oggi, dopo quasi un anno dalle denunce descritte, pare che presso la stazione di Roma Termini siano solo stati realizzati dei tornelli con accesso selezionato, al fine di distinguere tra zona commerciale e servizio pubblico;
   andando a ritroso nel tempo, risalgono poi all'indomani della sparatoria verificatasi di fronte a Palazzo Chigi ad aprile 2013, nella quale rimasero feriti i carabinieri Giangrande e Negri le denunce fatte dagli stessi sindacati, relative alla sproporzione dell'indennità giornaliera riconosciuta a quanti prestino servizio all'interno dei Palazzi del potere (i quali, oltre allo stipendio base, prendono 70 euro al giorno) rispetto a coloro che rischiano la vita fuori dagli stessi palazzi (i quali percepiscono «un obolo» che oscilla tra i 6 e i 13 euro al giorno);
   il sindacato ha sottolineato la sperequazione tra le risorse dedicate alla sicurezza dei palazzi della politica e al funzionamento degli uffici burocratici del dipartimento della pubblica sicurezza e quelle messe a disposizione della questura, organo deputato alla gestione dell'ordine e della sicurezza pubblica di Roma capitale; si pensi che il costo per scorte e vigilanze dei politici, all'epoca dei fatti, ammontava a circa 200 milioni di euro;
   a giudizio dell'interrogante, in base alle condizioni in cui oggi versa lo scalo ferroviario di Termini e avuto riguardo all'uso disinvolto che i politici continuano a fare dei servizi di scorta, gli sprechi economici e le lacune nei sistemi di sicurezza denunciate dai sindacati di polizia sono rimaste inascoltate e non hanno determinato alcun tipo di intervento risolutivo da parte dei competenti dipartimenti del Ministero dell'interno –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
   quali misure intenda adottare al fine di rafforzare la sicurezza dei cittadini e delle forze dell'ordine impegnate ogni giorno in prima linea per combattere il crimine e per difendere l'incolumità della popolazione italiana. (4-08479)


   LOMBARDI e CIPRINI. —Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sul numero del 16 Marzo 2015 del giornale il Fatto Quotidiano, è stato pubblicato un articolo intitolato: «Disonore al merito: quegli eroi presi a calci nel sedere», in cui si racconta di poliziotti che hanno denunciato i superiori, di finanzieri anti slot, di dirigenti che scoprono spese pazze e che, a causa di tali denunce, hanno subito ritorsioni a livello disciplinare;
   tra gli «eroi» figura anche il vicequestore Filippo Bertolami, il quale, il 18 febbraio 2015, ha ricevuto una lettera del capo della polizia Alessandro Pansa, con cui gli si comunicava l'intervenuta «sospensione cautelare per gravi motivi disciplinari»;
   stando alle notizie riportate dal quotidiano, Bertolami in quindici anni di servizio avrebbe portato alla luce scandali di ogni tipo;
   l'assenza di telecamere e scanner contro gli attentati alla stazione romana di Termini, a Palazzo Chigi e al Vaticano: da anni c’è chi mette in guardia che la maggior parte di esse non funziona e se arrivassero i terroristi potrebbero passare indisturbati; Bertolami, cerca, indaga, scopre, finché non denuncia la storia davanti alle telecamere di Piazza Pulita;
   è solo l'ultimo colpo di Bertolami; prima, dall'unità nazionale CEPOI della scuola di perfezionamento delle forze di polizia, si era scagliato contro l'uso dei fondi nazionali ed europei: «abbiamo una struttura provvisoria di tutto ed esternalizziamo il servizio interpreti, il catering e le navette per gli ospiti, perché?» – denunciava;
   poi le polemiche, sempre sollevate da Bertolami, sugli investigatori anti-mafia che, dopo aver compiuto operazioni clamorose a Latina e Ostia, si ritrovano scaricati dai loro vertici; e via, salendo fino a toccare i piani più alti della polizia: fu Bertolami a tirar fuori la storia delle case blu per i vertici della polizia. Uno fra tutti, Andrea De Gennaro – Generale delle Guardia di finanza e capo della Direzione centrale per i servizi antidroga – che in pratica ricevette le chiavi di casa dal fratello Gianni quando lasciò la poltrona di capo della polizia;
   ancora, fu Bertolami, come sindacalista (rappresentante del sindacato di Polizia, Italia Sicura), a denunciare promozioni e sorprendenti avanzamenti per poliziotti indagati o condannati, magari per i fatti del G8;
   svelò la storia di quel vice-questore di punta rinviato a giudizio per il pestaggio del tifoso Stefano Gugliotta ma comunque volato dal 299o al 47o della graduatoria per accedere alla scuola questori;
   oppure quando ricostruì, carte alla mano, che il vice capo della polizia Alessandro Marangoni sostenne per la promozione a dirigente il commissario V., già condannato nel 2010 a un anno e 10 mesi per aver rilasciato il porto d'armi ad Andrea Calderini, il trentunenne che nel maggio 2003 uccise nel suo palazzo di Milano sua moglie e una vicina di casa e poi sparò dal balcone ferendo gravemente tre persone prima di togliersi la vita. «La condanna – denunciò all'epoca Bertolami – comporta l'applicazione nei confronti del funzionario, ove già non ricorrano i presupposti per l'applicazione di un'altra sanzione disciplinare, della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione in proporzione all'entità del risarcimento. E non avendo ottemperato a questo obbligo, lo stesso Marangoni, anziché essere promosso Prefetto, avrebbe dovuto essere sospeso dal servizio con privazione della retribuzione»; insomma sulle ali di quella segnalazione di Marangoni il commissario V. volò dal 728o al 42o e divenne dirigente;
   facendo il proprio dovere Bertolami si è fatto un mare di nemici e adesso mostra una sfilza di lettere, ricevute tutte lo stesso giorno: primo, la richiesta di destituzione; il motivo? le dichiarazioni rilasciate a Piazza Pulita sulla scarsa sicurezza di luoghi dove passano migliaia di persone;
   poi ecco il decreto di sospensione dal servizio, quindi restituire pistola e manette, percepire solo il 50 per cento – la metà di circa 2.500 euro; motivo? Aver puntato il dito sulla presunta malagestione dei fondi, contro gli sprechi. La richiesta è stata firmata dal capo della polizia, Pansa. «Farò ricorso perché non è compito suo, spetta al Ministro» avverte Bertolami;
   c’è anche una richiesta di trasferimento e, infine, anche una richiesta di pena pecuniaria (pure questa firmata da Pansa);
   Bertolami dichiara di volere uscire a testa alta da questa vicenda e Franco Picardi del sindacato PNFD incalza: «Il Capo della Polizia ha compiuto un grave abuso, useremo tutti gli strumenti a disposizione dell'ordinamento per far reintegrare il collega, altrimenti destituiteci tutti !» –:
   se i fatti descritti in premessa e raccontati nel numero de Il Fatto quotidiano del 16 marzo 2015 corrispondano al vero. (4-08480)


   DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 16 marzo 2015 è comparsa sulla stampa locale calabrese la notizia di una protesta degli immigrati del centro Sant'Anna di Crotone che avrebbe portato al blocco in tre punti della strada statale 106 causando l'irraggiungibilità del vicino aeroporto e pregiudicando, per alcune ore, la già problematica viabilità della zona;
   il centro d'accoglienza di Isola Capo Rizzuto è assurto più volte agli onori della cronaca e delle inchieste giornalistiche non solo per l'entità numerica degli immigrati ivi ospitati, che l'hanno portato a ottenere il primato europeo per grandezza, ma anche per polemiche, disservizi, problemi legati alla sicurezza e proteste degli ospiti;
   tra i problemi segnalati vi erano anche delle criticità legate alla gestione della struttura che trovano parziale riscontro con le motivazioni della protesta del 16 marzo 2015, almeno per quanto è stato registrato dai giornalisti;
   le dichiarazioni del vicepresidente della Misericordie srl Leonardo Sacco, società alla quale è affidato il centro di Crotone, indicherebbero che la rivolta è scoppiata perché gli immigrati chiedono «il wi-fi libero nella struttura, denaro in luogo dei pocket money e avanzano lamentele per la presenza nel menu di portate, come le lasagne, a loro non gradite»;
   va rilevato che, ad una più ponderata disamina dell'affermazione del vicepresidente della società, i motivi della rivolta sarebbero dunque ricollegabili alla qualità del cibo o alla sua compatibilità con precetti di natura religiosa, alla possibilità per i migranti di contattare le famiglie di origine attraverso il mezzo informatico e la possibilità di usufruire di un contributo in moneta anziché attraverso pocket money, sistema che li costringe ad utilizzare la somma giornaliera a loro disposizione esclusivamente all'interno del centro, acquistando beni dallo stesso ente gestore a prezzi non concorrenziali;
   gli immigrati avrebbero inoltre richiesto procedure più rapide per l'ottenimento del diritto di asilo –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano i motivi della protesta esplosa il giorno 16 marzo 2015 al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto (KR) e perché non sia stato possibile contenerla;
   per quale motivo si sia optato per l'utilizzo del cosiddetto «pocket money», consentendo nei fatti alla sola società di gestione del centro la vendita di beni all'interno di esso con prezzi imposti e non concorrenziali;
   quale sia il tempo medio di attesa per il riconoscimento o meno del diritto d'asilo per un ospite del centro di accoglienza. (4-08482)


   FEDRIGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sta facendo discutere il caso di un cittadino di Brugnera (PN) che dall'autunno del 2013 non convive più con la compagna, anche se la stessa continua a risultare residente nell'abitazione dell'uomo;
   l'interessato ha segnalato tempestivamente al comune, anche tramite un legale, l'erronea iscrizione anagrafica dell'ex convivente;
   lo stesso ha persino indicato all'ente locale il luogo di lavoro della donna, sito comunque in Italia;
   l'anagrafe di Brugnera ha, però, risposto che deve trascorrere un anno dall'avvio del procedimento di cancellazione d'ufficio per irreperibilità, anche se è già certo e inequivocabile che la donna non abita più in quei dato immobile e che non vi farà rientro;
   un tanto alla luce del combinato disposto di cui all'articolo 4 della Legge 1228 del 24 dicembre 1954 e articolo 11, comma primo, lettera c) del decreto del Presidente della Repubblica 223 del 30 maggio 1985 e della circolare Istat 21 del 5 aprile 1990;
   la situazione che ne deriva è quanto mai indelicata, atteso che il residente non può nemmeno attivare un contenzioso civile nei confronti dell'ex convivente (l'atto di citazione sarebbe recapitato presso la sua stessa dimora, con conseguente nullità);
   ancor più inopportuna la circostanza che l'ex abitante di Brugnera consta essere, comunque, facilmente rintracciabile in Italia mediante un controllo d'ufficio, magari da parte delle forze dell'ordine, nella sede di lavoro della donna –:
   se trovi conferma quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere l'accaduto;
   se intenda intervenire in via normativa per far sì che episodi come quello di Brugnera non abbiano a ripetersi e non possano cagionare danni ai malcapitati cittadini. (4-08483)


   STUMPO e MAGORNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la provincia di Vibo Valentia risulta essere, tra le province calabresi, quella dove si è diffusa in maniera capillare una delle cosche più potenti della ’ndrangheta, legata anche alla criminalità organizzata internazionale;
   le preoccupanti notizie contenute nei rapporti della direzione nazionale antimafia e della, direzione investigativa antimafia, nonché degli altri organi competenti, hanno evidenziato una massiccia e capillare presenza della criminalità organizzata radicata su tutto il territorio della provincia di Vibo Valentia. Negli stessi atti viene riscontrata una grave situazione pervasiva di controllo del territorio e dell'economia, nonché di condizionamento di numerosi enti pubblici e imprese;
   da poco tempo è ripresa una escalation di gravi attentati e atti intimidatori compiuti ai danni di amministratori locali: un ordigno ha atto esplodere l'autovettura del sindaco del comune di Tropea; l'incendio di natura dolosa della macchina del sindaco del comune di Stefanaconi; l'attentato incendiario contro un mobilificio situato nel comune di Vallelonga; l'incendio di otto mezzi, gru ed escavatori, di proprietà della ditta che sta realizzando i lavori delle Trasversale delle Serre nel tratto compreso tra Monte Cucco e Vallelonga. Tale ultima azione è stata presumibilmente perpetrata con la finalità di bloccare i lavori volti alla realizzazione dell'importante infrastruttura;
   i fatti appena elencati rappresentano chiaramente la grave situazione nella quale si trova l'intero territorio della provincia di Vibo Valentia, un territorio che, a fronte dell'impegno costante, serio e tangibile portato avanti dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, necessita di una, maggiore attenzione da parte dell'ufficio territoriale del Governo competente;
   servirebbe, altresì, un serio approfondimento da parte del Ministro interrogato per verificare l'esistenza di infiltrazioni della criminalità organizzata in diversi enti. Ma si deve registrare come l'ufficio territoriale del Governo pare agli interroganti preoccuparsi di altre questioni che sembrerebbero esulare dalla sua competenza;
   difatti, in data 22 febbraio 2015 nella città capoluogo di Vibo Valentia si sono svolte le primarie di coalizione del centro sinistra, per la scelta del candidato alla carica di sindaco per le amministrative della prossima primavera;
   il risultato finale ha registrato la vittoria del candidato Antonio Lo Schiavo, il quale ha ricevuto le attestazioni di stima e le congratulazioni dei candidati sconfitti espresse anche a mezzo della stampa;
   al voto per le primarie hanno partecipato circa 5.300 cittadini;
   le operazioni di voto e di scrutinio sono state seguite dagli agenti delle DIGOS i quali, durante tutte le fasi, non hanno mosso rilievi in ordine allo svolgimento delle predette operazioni di voto e scrutinio, poiché le stesse si sono svolte nella massima trasparenza e tranquillità. Nessun rilievo, è stato mosso, inoltre, dai rappresentati dei candidati che nei vari seggi hanno assistito al normale svolgimento delle operazioni elettorali;
   successivamente, dopo circa dieci giorni dallo svolgimento delle predette primarie, sono apparse sugli organi di stampa notizie poco precise e confuse, rilasciate dal candidato Pietro Giamborino uscito sconfitto dalla competizione;
   tali notizie hanno portato il prefetto di Vibo Valentia ad annunciare sulla stampa, (Gazzetta del Sud del 6 marzo 2015) la convocazione per il 10 marzo 2015 del Comitato per l'ordine e la sicurezza, a distanza di oltre due settimane dalla conclusione delle predette primarie;
   successivamente a codesta decisione apparivano sulla stampa una serie di articoli che criticavano l'inopportuna scelta operata dal prefetto e altri, invece, che sulla stampa cartacea, sui giornali on line nei telegiornali delle reti televisive locali ne giustificavano l'intervento;
   su un articolo di stampa, domenica 8 marzo 2015 «Corriere della Calabria», il giornalista parla di «amicizie ostentate» che il prefetto intratterrebbe nella provincia di Vibo Valentia; altro articolo di stampa, Gazzetta del Sud del 15 marzo 2015, parla di un presunto «gruppo che lavora in ombra» del quale farebbero parte il prefetto, il segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro e il presidente della provincia di Vibo Valentia, Andrea Niglia. Queste circostanze gettano, secondo l'interrogante ombre sull'operato dell'organo prefettizio –:
   se possa ritenersi usuale convocare il comitato per l'ordine e al sicurezza a distanza di circa due settimane dallo svolgimento delle suddette primarie e non preventivamente, così come ritenuto necessario in casi simili;
   se ritenga giustificato l'intervento di un organo statale nel merito di una competizione interna ad una coalizione politica, sulla base di non meglio precisate notizie di stampa;
   quali siano gli orientamenti del Ministro, per quanto di competenza, alla luce delle varie sopra menzionate notizie riportate dalla stampa;
   se ritenga che il prefetto possa continuare a garantire l'imparzialità propria della carica ricoperta, anche in vista delle prossime elezioni comunali di Vibo Valentia;
   quali iniziative intenda intraprendere a garanzia dell'importante ruolo del prefetto. (4-08491)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   LAVAGNO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   una studentessa disabile, allieva dell'istituto alberghiero «Giulio Pastore» di Varallo Sesia, nel Vercellese, è stata aggredita in classe da due ragazze e un ragazzo, suoi compagni di classe e tutti sedicenni;
   da quanto si apprende da organi di stampa, la studentessa è stata presa a calci e pugni e ricoperta di sputi, mentre una terza ragazza filmava tutto col telefonino, per poi pubblicare e condividere il video in internet sui social network;
   l'aggressione, come risulta dal video che è stato subito rimosso, è avvenuta in classe e, peggio ancora, sotto gli occhi della docente che apparentemente non fa nulla per difendere l'allieva, nonostante le sue richieste d'aiuto. I volti dei protagonisti, tutti minorenni compresa la vittima, sono riconoscibili e i responsabili sono stati individuati immediatamente dai carabinieri della compagnia di Borgosesia;
   il video, dalla durata di quindici secondi circa, immortala le due ragazze in piedi vicino alla lavagna che, a turno, prendono a calci e a schiaffi la giovane disabile, che tenta di ripararsi dai colpi con le mani e con una borsa. Nell'inquadratura ripresa da un'altra studentessa, a circa un metro di distanza, compare ad un certo punto l'insegnante che si avvicina alla vittima e allontana le responsabili dell'aggressione per poi scomparire, lasciando campo libero a un'altra ragazza che sputa in faccia alla malcapitata in lacrime. Il video si interrompe sulla richiesta di aiuto della studentessa. Oltre alla dinamica, c’è anche da capire se l'aggressione sia avvenuta durante la lezione o durante una pausa, dal momento che i protagonisti indossano i giubbotti e hanno la borsa dei libri sulla schiena;
   prima di essere rimosso, il video è stato diffuso a macchia d'olio dai dispositivi telefonici sui popolari social network –:
   se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche sopra esposte e come intenda procedere in tempi rapidi con iniziative volte ad accertare eventuali responsabilità, oltre a quella dei quattro ragazzini coinvolti, della docente presente in classe durante la registrazione, chiarendo per quale motivo la professoressa non sia intervenuta per interrompere subito quella prova di bullismo e umiliazione. (4-08492)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI VITA, GRILLO, MANTERO, LOREFICE, SILVIA GIORDANO e BARONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   annualmente vengono predisposte «le linee di Indirizzo, per la presentazione di progetti sperimentali di volontariato di cui all'articolo 12, comma 1, lettera d) della Legge 11 agosto 1991 n. 266, finanziati con il Fondo per il volontariato istituito ai sensi dell'articolo 12, comma 2, della succitata legge»;
   il contributo può essere richiesto da singole organizzazioni di volontariato, o da più organizzazioni di volontariato congiuntamente, regolarmente iscritte nei registri regionali del volontariato, di cui all'articolo 6 della legge 11 agosto 1991, n. 266;
   i progetti devono possedere una o più delle seguenti caratteristiche:
    a) innovatività sia per il contesto territoriale di riferimento sia per la tipologia di intervento, e realizzazione di attività caratterizzate da una spiccata valenza sociale;
    b) promozione di collaborazione con enti locali, enti pubblici, soggetti privati, imprese e sindacati;
    c) creazione di sinergie e costituzione di reti e collegamenti fra soggetti del volontariato e del terzo settore;
    d) promozione di interventi pilota, sperimentali, finalizzati a mettere a punto modelli di intervento che possano essere trasferiti e/o utilizzati in altri contesti territoriali;
   gli ambiti d'azione e gli obiettivi delle linee di indirizzo, vengono individuate annualmente, anche in base alle emergenze sociali presenti a livello nazionale (articolo 12, lettera d), comma 1, legge 266 del 1991;
   sta di fatto che ogni anno dal 2006 al 2013 sono state pubblicate le graduatorie dei progetti sperimentali finanziati dal fondo per il volontariato dell'anno di competenza;
   ad oggi, però, non è ben chiaro se tali progetti siano andati a buon fine, e se i finanziamenti fossero adeguati ai progetti presentati, poiché sul sito del Ministero non risultano esserci dati a riguardo;
   non risultano aggiornamenti recenti in riferimento ai finanziamenti dei progetti per il 2014;
   in particolare per l'anno 2014 sono state adottate le linee di Indirizzo per la presentazione di progetti sperimentali di volontariato, il cui termine è scaduto a dicembre 2014, ma non vi è ancora nessuna graduatoria pubblicata sul sito;
   in merito alla revisione e razionalizzazione del sistema degli Osservatori nazionali per il volontariato e per l'associazionismo di promozione sociale, si rileva che le regioni hanno applicato in maniera disomogenea la legge 383 del 2000 sull'associazionismo di promozione sociale, che agli articoli 7 e 8 prevede l'istituzione di Registri e Osservatori regionali sull'associazionismo. La conseguenza ha portato a profonde differenze fra le leggi regionali sull'associazionismo: alcune non prevedono una definizione precisa di utilità sociale, altre escludono le cooperative sociali dai registri, altre le organizzazioni di volontariato. Anche per quanto riguarda la presenza di Osservatorio e registro la situazione è disomogenea. In particolare: Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte e Valle d'Aosta hanno istituito con legge regionale Osservatorio e registro regionale; Abruzzo, Basilicata, Puglia, Toscana e Umbria hanno emanato leggi regionali che prevedevano Osservatorio e registro, ma hanno istituito solo quest'ultimo; Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Sardegna e Veneto pur in assenza di una norma regionale di riferimento hanno istituito il Registro; Calabria e Sicilia non hanno norme regionali di riferimento e non hanno istituito il Registro e l'Osservatorio –:
   se Ministro interrogato sia a conoscenza della questione di cui in premessa e possa fornire un quadro della situazione attuale;
   se il Ministro sia in grado di stabilire se le somme stanziate ogni anno per i progetti sperimentali di volontariato siano state adeguate alle richieste pervenute, e se sia stato possibile finanziare tutti i progetti che realmente erano meritevoli di tale contributo economico; in caso contrario, come si è riusciti a far fronte a, risorse insufficienti, al numero di progetti ritenuti validi e finanziabili;
   qualora fossero stati rilevati i suddetti dati, se il Ministro interrogato intenda pubblicarli e rendere altresì noto il resoconto delle attività di monitoraggio e di controllo, previste dal regolamento, dei progetti già conclusi negli anni scorsi, poiché sul sito pare vi siano solo tabelle che riportano i dati delle somme finanziate e i rispettivi destinatari, ma nulla risulta in merito agli esiti delle stesse attività;
   se il Ministro interrogato abbia assunto iniziative per quanto di competenza, affinché si ottemperi integralmente alla legge 383 del 2000 sull'associazionismo di promozione sociale, in considerazione di una totale disomogeneità dell'attuazione della medesima normativa da una regione all'altra. (5-05089)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPI, MANZI, PICCOLI NARDELLI, COSCIA e NARDUOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'INPS con una nota pubblicata lo scorso 26 febbraio 2015 sul sito istituzionale ha comunicato le novità nelle modalità di accesso ai servizi ex Enpals a decorrere dal 27 febbraio 2015;
   da tale iniziativa si è determinata un significativa catena di disservizi nell'accesso ai servizi perché sono diventati inutilizzabili i vecchi pin mentre nel contempo non erano ancora attivi i nuovi;
   la richiesta di un nuovo pin va fatta necessariamente presso le sedi territoriali Inps, che spesso non erano ancora informate e in grado di procedere e dare risposte mentre nel contempo chi dispone già di un pin Inps, ma ancora non attivato con profilo aziende, consulenti e professionisti, deve recarsi di persona alla sede Inps, mentre prima concludeva tutto online, a questi «imprenditori» per regolarizzare i propri dipendenti;
   in questi giorni per diversi operatori del settore è stato di conseguenza materialmente impossibile richiedere un certificato di agibilità o comunicare le denunce contributive. Inoltre questi lavoratori, con date già precedentemente fissate, rischiano sanzioni salatissime –:
   se i Ministri siano a conoscenza di questo gravissimo disservizio a un settore così importante per il Paese;
   quali azioni intendano promuovere perché si possa al più presto ovviare a tale disservizio;
   quali iniziative intendano attivare a tutela di queste imprese e di questi lavoratori per garantire loro quantomeno di non essere sottoposti a sanzioni per le azioni a loro impossibilitate per la durata del disservizio. (4-08473)


   POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   le cronache dei giornali hanno ampiamente riportato le disavventure imprenditoriali di Alberto Veneruso che nel 1996, a seguito della morte del padre, assume le redini delle aziende di famiglia – la Permaflex (famosa azienda di materassi) e la Aviointeriors (nota azienda metalmeccanica che opera nei settori aeronautici e ferroviari) – iniziando un cammino che ben presto porterà al fallimento della Permaflex e alla chiusura, con relativo fallimento, della Rail Interiors/After, società di interni ferroviari, nata come separazione del comparto ferroviario di Aviointeriors;
   il cammino prosegue con il fallimento della reindustrializzazione del sito ex Good-Year, attraverso la società Meccano Aeronautica, nonostante importanti finanziamenti pubblici;
   per quanto riguarda la società Aviointeriors srl la situazione è più complessa avendo subito dei cambi societari attraverso cessioni di rami d'azienda e scissioni relative, passando attraverso società che si chiamano AvioFin, Agw anch'esse entrambe fallite;
   attualmente la Aviointeriors, nata da una scissione nel febbraio 2011, è la risultanza della cosiddetta «Galassia Veneruso»;
   la crisi attuale di una fabbrica come Avio parrebbe legata ad una cattiva gestione aziendale non adeguata di un settore che ha allontanato, proprio per motivi reputazionali, aziende come, Airbus, Boeing, ATR;
   invece, il settore è in fortissima crescita e tutte le aziende collegato ad esso vivono momenti di grande espansione creando valore e posti di lavoro mentre a Latina un piccolo «gioiello» come Aviointeriors resta ferma al palo e rischia di chiudere –:
   se non intenda intervenire con tutti gli strumenti più opportuni per tutelare centinaia di posti di lavoro in una provincia già interessata da preoccupanti cali dei livelli occupazionali e da preoccupanti crisi aziendali, mantenendo al contempo viva una realtà aziendale altrimenti irrecuperabile in un settore in forte espansione. (4-08493)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAVAGNO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   i fitofarmaci, denominati anche prodotti fitosanitari o agrofarmaci, sono tutti quei prodotti, di sintesi o naturali, che vengono utilizzati per combattere le principali avversità delle piante quali malattie infettive, fisiopatie, parassiti e fitofagi animali, piante infestanti. Sono delle sostanze di diversa origine che possono avere diversi effetti. Il loro target è distruggere, prevenire o ridurre l'invasione di patogeni nelle varie colture agricole;
   i possibili patogeni delle colture agricole sono principalmente gli insetti, gli artropodi, le erbe infestanti o malerbe ed infine i funghi. In base al patogeno considerato, si utilizzano diversi prodotti fitosanitari, come gli insetticidi, gli erbicidi o diserbanti, i fungicidi, i battericidi, i nematodicidi, gli acaricidi, i rodenticidi;
   secondo uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di medicina traslazionale dell'università Piemonte Orientale, l'uso pregresso e attuale di fitofarmaci per la coltivazione del riso, può verosimilmente spiegare l'eccesso di neoplasie rilevate nel settore agricolo del Vercellese. Sono infatti numerose le ricerche che mostrano come le zone del Vercellese, del Novarese e del Cuneese siano tra i territori regionali e nazionali a più elevato inquinamento da fitofarmaci, come confermato di recente dalla pubblicazione dell'Ispra sulle contaminazioni nelle acque superficiali e profonde;
   il campione di controllo ha riguardato 12.378 abitanti residenti nei 18 comuni della bassa vercellese di età compresa tra i 25 e 79 anni. I casi di malattia, osservati nel periodo 2002-2009 sono desunti dalle schede di dimissione ospedaliera e referti cito-istologici. L'analisi dei dati ha evidenziato rischi in eccesso per il comparto agricolo per il totale dei tumori, colon-retto, mammella e cute non melanomi;
   è necessario aprire un'indagine sui fatti predetti, considerando che tale fenomeno reca un grave danno all'ambiente, al settore agricolo nonché alla salute dei cittadini, considerato che sembra che vengano utilizzati dei fitofarmaci potenzialmente pericolosi –:
   se il Governo sia a conoscenza delle problematiche sopra esposte e se intenda procedere, in tempi rapidi, affinché sul mercato siano ammessi fitofarmaci sicuri, quindi non dannosi per la salute e l'ambiente. (5-05080)

Interrogazione a risposta scritta:


   PETRAROLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   tradizionalmente, nella cultura italiana, l'agricoltura è popolarmente riferita allo sfruttamento delle risorse vegetali a fini alimentari, mentre lo sfruttamento delle risorse di origine animale, l'allevamento, ne è quasi ritenuto antitetico. A fini scientifici e giuridici, comunque, entrambe le materie sono comunemente riunite nella più vasta accezione di agricoltura, che abbraccia la coltivazione delle piante (arboree, erbacee), l'allevamento degli animali e lo sfruttamento delle foreste;
   la «Formaggella del Luinese» D.O.P. è un formaggio a pasta semidura, prodotto esclusivamente con latte intero e crudo di capra, a coagulazione presamica, con stagionatura minima di venti giorni;
   quest'alimento, prodotto nell'area nord della provincia di Varese definita come «Prealpi Varesine», è minacciato dal «taglio zero» deciso da regione Lombardia sui contributi economici erogati a tecnici e veterinari;
   l'attività di consulenza tecnica agli allevatori caprini in provincia di Varese, infatti, rischia di chiudere definitivamente nel giro di pochi mesi e comunque entro l'anno;
   dal 1o gennaio di quest'anno sono stati sospesi i servizi di consulenza tecnica agli allevamenti (Sata) indispensabili a ogni allevatore. Finora erano stati garantiti dal contributo economico della regione ed erogati attraverso l'Apa - Associazione provinciale allevatori;
   il costo per la consulenza qualificata di tecnici e veterinari in questo modo sarà totalmente a carico degli allevatori, dopo vent'anni di attività di sostegno garantito da regione Lombardia, di fondamentale importanza per la crescita e lo sviluppo di molte realtà piccole e medie distribuite nelle valli e sui monti delle comunità montane della provincia di Varese;
   gli allevatori del settore lamentano, nel quadro economico attuale, l'impossibilità a far fronte con le loro sole forze ai costi delle visite, troppo elevate rispetto ai margini che derivano dalle loro attività;
   gli operatori del settore, pertanto, chiedono un intervento immediato reso impossibile a causa della mutilazione dei trasferimenti subita;
   negli ultimi venti anni il finanziamento nazionale è stato destinato alle attività istituzionali del sistema allevatori – Aia, Ara, Apa – e non alla consulenza tecnica del Sata;
   senza un aiuto nel brevissimo periodo, le aziende, già provate dalla crisi generale che ha colpito l'agricoltura, non avranno speranze di sopravvivenza e chiuderanno una dopo l'altra a partire dalle più piccole, lasciando vaste aree rurali in preda all'abbandono e al degrado, con serie ripercussioni anche per l'equilibrio ecologico del territorio –:
   se il Ministro interrogato intenda istituire, per quanto di competenza, un tavolo tecnico con gli enti locali e una rappresentanza degli allevatori per risolvere il problema delle consulenze tecniche SATA;
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per rilanciare il settore caseario provato dalla crisi economica. (4-08474)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   LENZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il ginocchio elettronico C-LEG® è attualmente la soluzione più avanzata per gli amputati agli arti inferiori poiché, rispetto ai ginocchi meccanici garantisce maggiore sicurezza nella deambulazione e maggiore naturalezza del passo;
   questo ausilio è in commercio da oltre quindici anni ed è stato introdotto e brevettato dalla Otto Bock, azienda tedesca leader mondiale nella produzioni di moduli per protesi;
   il ginocchio elettronico controllato da microprocessore è ideale per tutti coloro che richiedono un alto grado di stabilità e affidabilità della loro protesi in ogni situazione della vita quotidiana. Il ginocchio è controllato da un complesso sistema di sensori che consente di adottare velocità diverse durante la deambulazione, di camminare lentamente o a velocità sostenuta, di non perdere la stabilità anche in situazioni precarie, di superare pendenze e scendere le scale a passo alternato; consente di poter affrontare strade e sentieri scoscesi in massima sicurezza, cosa impossibile con gli altri ginocchi meccanici dove la sicurezza è garantita solo bloccando il ginocchio;
   il costo di questo ausilio si aggira intorno ai 27 mila euro, non è attualmente rimborsato né è inserito all'interno del nomenclatore tariffario. Si tratta di una cifra importante che però, con una opportuna manutenzione, garantirebbe una durata ultradecennale –:
   se all'interno del nuovo nomenclatore tariffario si terrà conto dei nuovi ausili protesici, come quello descritto in premessa, ad alto contenuto tecnologico a disposizione sul mercato. (4-08467)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TENTORI, FRAGOMELI, BORGHI, FAMIGLIETTI, BOSSA, NARDUOLO, CARRA, LODOLINI, INCERTI, CARROZZA, ALBINI, CENNI, GADDA, GNECCHI, MARCO DI MAIO, DELL'ARINGA, RIGONI, ROMANINI, IORI, FOSSATI, LENZI, GALPERTI, CAPONE, TARICCO, ARLOTTI, FABBRI, DE MENECH, IACONO, ROTTA, MORETTO, CENSORE, PREZIOSI, CIMBRO e NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Poste italiane spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che garantisce l'espletamento del servizio universale sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste;
   Poste italiane spa riceve significativi contributi da parte dello Stato nell'ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l'erogazione dei servizi postali essenziali;
   il piano di riorganizzazione previsto dall'azienda come dichiarato dall'AD Caio in audizione in Parlamento dovrebbe diventare effettivo dal 13 aprile 2015 nell'ambito dell'avviato processo di privatizzazione, e prevede a livello nazionale la chiusura di 455 uffici postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici;
   i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale;
   questa razionalizzazione rischia di tradursi in gravi disservizi soprattutto per i residenti anziani, che si troveranno a non poter usufruire di servizi essenziali quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a fare lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni o affrontare frequenti e difficili spostamenti, su territori particolarmente disagiati;
   il suddetto piano di riorganizzazione previsto dall'azienda dispone per la provincia di Lecco la chiusura degli uffici postali delle frazioni di Maresso nel comune di Missaglia, di Rossino nel comune di Calolziocorte, di Sala al Barro nel comune di Galbiate, di Beverate nel comune di Brivio, nonché la chiusura di due dei nove uffici della città di Lecco (ad Acquate e a San Giovanni) e di un ufficio nel comune di Verderio. Altri interventi riguarderanno poi la riduzione degli orari di apertura al pubblico degli uffici siti nei comuni di Carenno, Colle Brianza, Ello, Margno, Monte Marenzo, Pagnona, Primaluna, Santa Maria Hoè e Taceno;
   in data 22 gennaio 2014 il Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni rispondendo a specifica missiva del Presidente dell'intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna ha ricordato che con apposita delibera l'Autorità ha «ritenuto opportuno inserire (...) specifici divieti di chiusura di quegli uffici che servono gli utenti che abitano nelle zone remote del Paese (...) ritenendo prevalente l'esigenza di garantire la fruizione del servizio nelle zone disagiate anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio»;
   la delibera dell'AGCOM n. 342/14/Cons del 26 giugno 2014 ha integrato i criteri elencati nell'articolo 2 del decreto ministeriale 7 ottobre 2008, prescrivendo all'articolo 2 relativo ai comuni rurali e montani, il divieto di chiusura di uffici postali situati in comuni rurali (quelli con densità abitativa inferiore a 150 abitanti per chilometro quadrato) che rientrano anche nella categoria dei comuni montani (quelli contrassegnati come totalmente montani), ed escludendo dal citato divieto soltanto i comuni in cui siano presenti più di due uffici postali e il rapporto abitanti per ufficio postale sia inferiore a 800;
   la delibera AGCOM obbliga altresì Poste italiane ad avviare con congruo anticipo con le istituzioni locali delle misure di razionalizzazione per avviare un confronto sulle possibilità di limitare i disagi per le popolazioni interessate individuando soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale;
   il Ministero dello sviluppo economico in data 12 febbraio 2015 a margine dell'incontro tenutosi tra il Sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli, l'amministratore delegato di Poste italiane Francesco Caio e il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Angelo Cardani aveva dichiarato che regioni e comuni sarebbero stati coinvolti nel piano di chiusura degli uffici postali e che Poste italiane avrebbe coinvolto regioni ed enti locali per spiegare come servizi innovativi avrebbero assicurato la tutela del servizio universale per i cittadini;
   il Consiglio di Stato, con la sentenza 1262/2015 depositata l'11 marzo 2015, ha ritenuto fondato il ricorso del comune di Torre Orsaia contro Poste italiane stabilendo che l'azienda deve garantire un adeguato numero di punti di accesso al servizio su tutto il territorio nazionale comprese le zone montane e rurali. Tale numero, secondo quanto previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo 261 del 22 luglio 1999, deve essere basato su precisi criteri. L'articolo stabilisce che il fornitore del servizio postale universale debba assicurare un punto di accesso entro la distanza minima di tre chilometri dal luogo di residenza per il 75 per cento della popolazione, un punto di accesso entro la distanza massima di cinque chilometri dal luogo di residenza per il 92,5 per cento, della popolazione e un punto di accesso entro la distanza massima di sei chilometri dal luogo di residenza per il 97,5 per cento della popolazione;
   nonostante questi pronunciamenti, in data 13 marzo 2015 perveniva presso gli uffici dell'amministrazione provinciale di Lecco la comunicazione della direzione provinciale delle poste di Lecco che «declinava l'invito» del presidente della provincia a partecipare all'incontro che era stato convocato per lunedì 16 marzo, proprio per avviare un confronto con le amministrazioni locali interessate dal piano di razionalizzazione della società, che avrebbe visto la presenza anche delle istituzioni del territorio;
   obiettivo dell'incontro era quello di confrontarsi costruttivamente con la suddetta direzione per cercare di individuare – anche solo in alcuni contesti – delle soluzioni che potessero contenere i disagi per l'utenza, ma la mancanza dell'interlocutore ha fatto venir meno lo scopo dell'incontro, che è stato dunque annullato;
   a parere degli interroganti evitando l'incontro con gli amministratori locali attraverso una formale telefonata, Poste italiane ha dimostrato assenza di attenzione nei confronti del territorio e dei suoi rappresentanti istituzionali, sottraendosi al confronto su un tema così delicato e di vitale interesse, che ha conseguenze rilevanti sui territori interessati –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, che sembra confermare la decisione unilaterale di Poste italiane senza alcun confronto con il territorio, e se intenda intervenire perché si possa aprire una concertazione tra la direzione di Poste italiane spa e le amministrazioni locali, garantendo il rispetto dei disposti stabiliti dall'Autorità per il garante delle comunicazioni;
   se non ritenga altresì appurare che Poste italiane, in vista di questa riorganizzazione aziendale, si sia attivata nel comunicare le proprie determinazioni ai cittadini interessati. (5-05087)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   nei casi di morosità, o presunta tale, la compagnia elettrica fornitrice dei servizi può sospendere la fornitura dell'energia dopo aver inviato una raccomandata che specifica un termine ultimo, pari a 15 o 20 giorni, trascorso il quale la fornitura viene interrotta se il pagamento non viene eseguito;
   la raccomandata deve indicare le modalità con cui il cliente deve comunicare l'avvenuto pagamento, il termine oltre il quale il cliente, qualora insista a non pagare, si vedrà sospesa la fornitura;
   è prevista, inoltre, l'eventualità che, se le condizioni tecniche del contatore lo consentano, prima della sospensione della fornitura la potenza erogata possa venir ridotta di un livello pari al 15 per cento della potenza disponibile;
   si tratta di procedure assolutamente condivisibili che stabiliscono un iter che tutela l'utente, rendendolo informato della situazione di morosità che potrebbe portare alla sospensione del servizio;
   sono state stabilite una serie di sanzioni per le compagnie fornitrici qualora non rispettino le formalità sopra ricordate;
   la tenuità delle sanzioni previste, però, non appare congrua ad evitare eventuali forzature da parte delle suddette compagnie nei confronti dell'utente, data la evidente sproporzione nei rapporti di forza tra società fornitrici e utente finale;
   più in generale appare chiaro che il sistema concepito oltre 20 anni fa per la fornitura di servizi quali elettricità o gas presenta molte falle e di fatto non regge più, soprattutto per quel che riguarda la tutela del consumatore finale –:
   se e in che modo il Governo intenda intervenire, per quanto di competenza e ove ne sussistano i presupposti, per tutelare in maniera più efficace il consumatore finale, tenuto conto degli interessi in campo. (4-08470)


   ZOLEZZI, BATTELLI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, TERZONI e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il cantiere navale di Riva Trigoso, frazione della città di Sestri Levante, è uno dei maggiori e più antichi cantieri navali italiani. Fu fondato il 1o agosto del 1897 da Erasmo Piaggio ed impiantato nel 1898 dalla Società Esercizio Bacini. Sotto la sua direzione questa compagnia si andava imponendo sui traffici internazionali con oltre ottanta unità. Erasmo Piaggio diviene, in seguito, fondatore, qualche anno dopo, di una propria compagnia di bandiera, il Lloyd Italiano che legandosi al cantiere di Riva Trigoso avrebbe costruito le sue navi sotto la regia di Piaggio. I lavori iniziarono il 15 giugno 1898 e tra febbraio e settembre dell'anno successivo funzionavano otto scali attrezzati con officine e servizi tecnici ed amministrativi, su un'area di 30.460 metri quadrati, e una fonderia di ghisa cui seguì quella di bronzo. Fin dall'inizio il cantiere lavorò a pieno ritmo con una media di 400 persone alla costruzione di un bacino galleggiante di ferro per il porto di Genova, di due piroscafi postali da 1.500 tonnellate, di altri due da 5.229 e 5.603 ed un altro da carico per la Navigazione Generale Italiana e due per i servizi minori della Società Italiana di Navigazione. Dall'inizio fino al 1915 si costruirono 65 unità mercantili per la Navigazione, per il Lloyd Italiano, per la Transatlantica Italiana, per la Società dei Servizi Marittimi, e anche per altri armatori. Si costruirono anche le navi per emigranti del Lloyd e fra queste il Principessa Mafalda, ritenuto il miglior piroscafo da passeggeri dell'epoca. Nel 1973 la società viene assorbita da Italcantieri che a sua volta nel 1984 confluisce in Fincantieri;
   dagli anni ottanta lavora in sinergia con lo stabilimento del Muggiano di La Spezia. Le unità varate a Riva Trigoso vengono allestite ed effettuano le prove di preconsegna alla Spezia come le unità varate in quello stabilimento. Nel 2004 vi è stata varata la prima portaerei della Marina militare italiana, la Cavour, varo passato alla storia per essere l'ultimo eseguito nella maniera tradizionale dello scivolo in acqua;
   in totale il cantiere navale di Riva Trigoso ha realizzato 192 unità maggiori, di cui 117 civili (61 per cento) e 75 militari, fino alle recenti 8 fregate di classe FREMM;
   attualmente la Fincantieri – Cantieri navali italiani spa è uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa e del mondo. Azienda pubblica italiana, già di proprietà dell'IRI, è oggi controllata da Fintecna, società finanziaria controllata al 100 per cento da Cassa depositi e prestiti, la quale è a sua volta controllata con una partecipazione del 70 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, il restante 30 per cento è posseduto da un nutrito gruppo di Fondazioni di origine bancaria;
   questa realtà produttiva è caratterizzata da una elevata professionalità della manodopera, emersa anche nell'audizione dell'Amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, il 18 ottobre 2013 alla Camera, nell'ambito «dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma destinati alla difesa in vista del Consiglio europeo del dicembre 2013» in cui risulta essere «Fincantieri ad oggi il quarto costruttore al mondo, [...], però, il primo costruttore al mondo se guardiamo alla tipologia di prodotti che realizziamo, ossia prodotti della fascia alta del cluster cantieristico mondiale (navi da crociera, militari, per l’off-shore – quindi per tutta la catena dell'estrazione petrolifera, non petroliere – mega yacht e una serie di prodotti ad alto livello tecnologico). Negli uffici di progettazione, ci sono circa 1.500 tra ingegneri e tecnici. Probabilmente è la società cantieristica al mondo col maggior numero di tecnici e ingegneri. Di fatto, il network produttivo, con le aziende controllate, vede 21 cantieri in 3 continenti, circa 20.000 dipendenti diretti e, sostanzialmente, l'accesso a tutti i mercati anche a elevato potenziale di sviluppo. Inoltre, alcuni di questi mercati sono ad altissimo potenziale di sviluppo, [...]. Il fatturato in tutto il mondo ammonta a circa 4 miliardi di euro con una redditività del margine medio del 9 per cento. Tra il 2002 e il 2012 presi ordini – la maggior parte della produzione è rivolta all'esportazione – per circa 26 miliardi di euro, di cui circa il 70-80 per cento dedicato all'esportazione. In tutto questo periodo, sono stati maturati utili per circa 458 milioni di euro che si sono ridotti a 258 milioni per la ristrutturazione negli anni 2009, 2010 e 2011, quando, scoppiata la crisi, è stata ristrutturata l'azienda con interventi anche sul piano del personale e della struttura aziendale. Nel 2012 e all'inizio del 2013, è stata perfezionata un'operazione di acquisizione di una delle più importanti società operanti nell’off-shore, una società norvegese con 1 miliardo e 600 milioni di euro fatturato all'anno. In Italia Ficantieri ha 8 cantieri, dislocati a Monfalcone, vicino a Trieste, Marghera, vicino a Venezia, in Liguria – Sestri Ponente, Sestri Levante, Riva Trigoso e Muggiano – Castellammare di Stabia, Ancona e Palermo, zone importanti dal punto di vista industriale, [...] I dipendenti in Italia sono 8.100. La ristrutturazione ha comportato esuberi per circa 1.800 persone: al momento, sono uscite dall'azienda un migliaio di persone senza licenziamenti, utilizzando gli ammortizzatori sociali, le incentivazioni, i piazzamenti all'esterno, gli aiuti a intraprendere attività o a trovare altro lavoro. Una gestione mirata a non danneggiare i dipendenti, ma anche a salvare l'azienda, come era giusto a causa del calo del mercato. Va tenuto presente che, dopo la crisi, le navi da crociera, che rappresentavano l'80 per cento dell'attività, sono state decimate dal mercato: la domanda si è ridotta, infatti, del 50 per cento, nel 2013 metà della produzione rispetto a prima. Fincantieri ha meritato un'attenzione particolare nella cantieristica ed è diventato il terzo gruppo meccanico nazionale non in crisi;
   nei migliori anni di attività produttiva si consumavano 120-130.000 tonnellate di acciaio, quindi una grande acciaieria lavorava solo per Fincantieri e, oggi, continua a farlo. Da uno studio apposito è emerso che ogni euro investito nella cantieristica produce un valore pari a 3,4 euro, a beneficio soprattutto del territorio di insediamento. Il network produttivo dei subfornitori, dei subcontrattisti è fondamentale per lo sviluppo di quei territori. Ovviamente, la maggior parte del network è composto da piccole e medie aziende. Senza la cantieristica, la Liguria sarebbe sicuramente in una situazione di deindustrializzazione molto più avanzata. Per ogni addetto direttamente impiegato nei cantieri, all'esterno ce ne sono altri cinque, distribuiti su una filiera industriale, correlata a una filiera economica che attiva dei consumi da parte delle famiglie e dei lavoratori. In altre parole, gli 8.100 addetti diretti Fincantieri attivano in Italia altri 40.000 posti di lavoro. Questa è la stima». Le parole di Bono in merito al primato internazionale di Fincantieri: «Si parla sempre degli Stati Uniti come del Paese più avanzato al mondo: noi abbiamo dovuto mandare nostri uomini per rimettere a posto quei cantieri e, bypassando le ferree leggi americane sulla sicurezza per le industrie che lavorano per la Difesa, hanno riconosciuto che il nostro apporto dal punto di vista tecnologico è stato necessario per realizzare dei prodotti innovativi di grande valenza. Stiamo realizzando, in America, navi che vanno oltre i 40 nodi. Abbiamo mandato i nostri uomini, che sono in posizione di responsabilità e questo ci è riconosciuto»;
   secondo notizie di stampa la Fincantieri di Riva Trigoso – Muggiano starebbe firmando con il Governo il rinnovo della flotta della Marina militare, commessa che occuperebbe le maestranze fino al 2020 ma non è chiara una reale volontà di potenziare il settore meccanico dell'azienda; la legge navale metterebbe a disposizione 5,4 miliardi di euro per la sostituzione di 51 unità della marina, che progressivamente usciranno dalla flotta, prevedendo la costruzione di 14 nuove navi iper-tecnologiche;
   tale reparto, addetto anche all'assistenza post-vendita, utilizza spesso personale appartenente a ditte esterne, a volte proprio ex tecnici Fincantieri andati in pensione, e frequentemente accade che alcuni dipendenti in forza alla meccanica siano in cassa integrazione; Fincantieri continua ad avere il sostegno economico dello Stato;
   nonostante le commesse e quindi il buon carico di lavoro, il piano di ristrutturazione preannunciato dall'azienda in nome della competitività, definito dai sindacati «un piano lacrime e sangue» e la ventilata ipotesi della creazione di una holding per il settore della meccanica con un progressivo scorporamento aziendale sta generando non pochi allarmismi tra i lavoratori; ai sindacati, infatti, l'azienda ha garantito che costruirà le navi negli stabilimenti italiani ma ricordando che comunque detiene 21 cantieri nel resto del mondo dove il costo del lavoro è di gran lunga più basso ha chiesto la rinuncia alle 104 ore annuali di festività e riduzione dell'orario di lavoro, l'estensione massima della flessibilità a discrezione dell'azienda e la ridefinizione dei premi di programma;
   risulta che verrà realizzata nell'area in concessione demaniale a Fincantieri di Riva Trigoso (stabilimento autorizzato da VIA statale) una vera e propria «area segregata» con fronte mare per alcune società esterne e attività, dove potrà venire meno la responsabilità di Fincantieri sulle lavorazioni e sulla sicurezza sul lavoro, con il rischio di riduzione della qualità dei prodotti finiti, della qualità del lavoro e della sicurezza dei lavoratori;
   il cantiere di Riva Trigoso occupa attualmente 670 dipendenti e circa 300 ditte appaltatrici provenienti da tutta l'Italia e dall'estero;
   l'azienda in questione dal punto di vista ambientale è stata autorizzata da valutazione di impatto ambientale (VIA) statale e per alcuni aspetti dal VIA regionale (decreto del dirigente settore ecosistema costiero 7 aprile 2010, n. 707, parere articolo 12 del regolamento del codice della navigazioni marittima e autorizzato ai sensi dell'articolo 109 del decreto legislativo n. 152 del 2006 per immersione in mare di inerti, materiali geologici inorganici e manufatti per effettuare lavori messa in sicurezza opere a mare stab. Fincantieri di Riva Trigoso);
   il cantiere di Riva Trigoso e integrato nel territorio della baia omonima, occupandone buona parte, e da oltre un secolo l'attività produttiva cardine del territorio del Golfo del Tigullio, ha accompagnato la produzione navale di 6 generazioni da fine ’800 in ambito civile e militare, è stato accettato dalla popolazione nonostante l'evoluzione sociale e produttiva (vedi lo sviluppo turistico), è stato causa di molti decessi da infortunio sul lavoro e di moltissimi decessi e invalidità da malattie professionali; risultano allo scrivente dai dati del COR Registro Mesoteliomi regionale ligure 605 decessi per mesotelioma pleurico fra dipendenti della cantieristica navale su 1.600 decessi da mesotelioma pleurico nel totale ligure fra il 1996 e il 2011, che equivalgono a un numero da doppio a triplo di tumori totali da amianto in questo settore (in particolare tumori del polmone), cifre enormi, che dimostrano quanto la popolazione locale abbia affrontato e pagato le importanti criticità di questa realtà, e che la stia sostenendo nonostante l'eclatante riduzione della sopravvivenza media degli addetti alla cantieristica navale, in particolare per i lavoratori dei decenni passati, sacrifici che rischiano di essere ignorati dall'attuale dirigenza in termini contrattuali e della sicurezza stessa del lavoro, rischiando di tornare a decenni davvero bui;
   per il particolare pregio ambientale e paesaggistico il cantiere di Riva Trigoso è collocato a ridosso di quattro importanti aree SIC (Siti di Interesse Comunitario); a est l'area di Punta Baffe, Punta Monegliae Val Petronio individuati con il Cod. IT1333307 e l'area dei fondali di Punta Baffe individuato con il cod. IT1333370, a ovest la riserva Marina dei fondali di Punta Manara individuato con il Cod. IT1333371 e Punta Manara individuato con il Cod. 1333308. I siti in questione sono considerati habitat di interesse prioritario ai sensi della 92/43/CEE –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di loro competenza, ritengano di disporre, anche attraverso la costituzione di un tavolo tecnico ad hoc presso il Ministero dello sviluppo economico così come peraltro già avvenuto con Fincantieri per il porto di Genova-Sestri Ponente e più recentemente di Palermo, l'accesso nel dettaglio del piano di ristrutturazione di Fincantieri presso lo stabilimento di Riva Trigoso preannunciato dall'azienda ai sindacati, in particolar modo relativamente alla creazione di un'eventuale «area segregata» citata in premessa e di una holding per la meccanica;
   se, non ritengano doveroso attivarsi, per quanto di competenza, al fine di garantire il massimo utilizzo – nella costruzione delle nuove navi – del personale in cassa integrazione e il raggiungimento di un accordo con le ditte appaltatrici per impiegare, il più possibile, giovani disoccupati residenti nel territorio;
   se non ritengano urgente la riapertura di un tavolo nazionale per rilanciare la cantieristica navale nel nostro Paese e salvare i livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti attraverso un piano nazionale del settore navalmeccanico e cantieristico per procedere alla riorganizzazione dei cantieri italiani, lavorando sulla rottamazione di tutte le navi obsolete e inquinanti, e dando vita a interventi a basso impatto ambientale nei bacini dei cantieri tali consentire la costruzione di navi che abbiano un rilevante grado di sostenibilità ambientale;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'ambito della realizzazione di un nuovo impianto produttivo per la cantieristica navale, non ritenga necessario sottopone a nuova valutazione di impatto ambientale (VIA) l'eventuale nuovo insediamento che dovrebbe sorgere nell'area attualmente in concessione demaniale di Fincantieri, anche in relazione alla prossimità rispetto ad un'area che presenta importanti matrici ambientali foro faunistiche in virtù della effettiva tutela e conservazione degli ambienti naturali in relazione al rispetto dell'articolo 3 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 sul mantenimento dello stato di conservazione soddisfacente degli habitat delle specie migratorie. (4-08484)


   SCOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   l'antico opificio di San Leucio srl è una società costituita nel 2008 al fine di poter salvare le storiche attività dell'Antico Opificio serico De Negri srl, storico setificio casertano presente sul territorio da più di 250 anni;
   quest'ultima società si era venuta a trovare in estrema difficoltà finanziaria dopo la mancata operazione di concentrazione industriale con un'altra società concorrente;
   tale operazione prevedeva che l'Antico opificio serico De Negri srl e le società concorrenti conferissero le proprie attività in una nuova società al fine di razionalizzare la produzione e con l'intento di dare vita ad un unico gruppo industriale e commerciale;
   il mancato rispetto dei patti da parte del concorrente costrinse l'Aos De Negri a ritrovarsi come unica società finanziatrice dell'operazione di start-up del nuovo progetto industriale;
   risolto il patto di concentrazione, si costituì una newco (la già citata società antico opificio serico di San Leucio srl) per cercare, attraverso un fitto di azienda, di salvare le storiche attività dell'antico opificio serico De Negri;
   la nuova società diede vita ad un nuovo piano industriale fatto di sacrifici e razionalizzazione del sistema produttivo, con l'unico obiettivo di salvaguardare la tradizione e i posti di lavoro di questa famosa realtà tessile italiana;
   nel concentrarsi sul recupero di un'efficienza produttiva in tempi di grave crisi si tralasciò l'aspetto immobiliare, ritenuto di secondaria importanza rispetto alla prima attività;
   l'immobile dove l'Antico opificio serico di San Leucio svolge ancora oggi la propria attività, infatti, era di proprietà dell'antico opificio serico De Negri srl e fu soggetto ad una procedura espropriativa da parte del giudice dell'esecuzione immobiliare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere in conseguenza di un mutuo erogato dal Banco di Napoli e garantito da ipoteca di primo grado sullo stesso;
   l'antico opificio serico De Negri non era riuscito ad onorare tale mutuo a causa delle vicissitudini del fallimento della concentrazione industriale con il concorrente;
   tale ipoteca, paradossalmente, era stata allora concessa solo temporaneamente al Banco di Napoli da parte delle famiglie Sabelli—De Negri (proprietarie dell'antico opificio serico De Negri srl), in quanto doveva essere poi sostituita da diversa garanzia una volta avvenuta la concentrazione industriale;
   fallito il piano di concentrazione industriale, l'antico opificio serico De Negri si ritrovò con un debito garantito da proprietà di Sabelli-De Negri, quando invece sarebbe dovuto essere interamente garantito da garanzia di terzi;
   la situazione non mutò con la creazione della newco antico opificio serico di San Leucio, che si trovò ad occupare un immobile di una società contro la quale era iniziato un percorso di vendita giudiziale;
   l'iter di vendita giudiziale da parte del Banco di Napoli, attraverso il giudice dell'esecuzione, è andata avanti nonostante le numerose proposte fatte da Andrea Sabelli, titolare dell'antico opificio serico di San Leucio srl al Banco di Napoli per poter addivenire ad un accordo per l'interruzione dell'attività di vendita stessa;
   la vendita è poi avvenuta all'incanto nel luglio 2014, con decreto di aggiudicazione definitiva del novembre 2014;
   ad acquistare la proprietà immobiliare è stata una società estranea al mondo tessile, la Letizia spa;
   si tratta di una società che opera nell'ambito dell'industria metalmeccanica, elettrica e del packaging, oltre che in campo immobiliare;
   al momento dell'acquisto la Letizia spa era a conoscenza della presenza, all'interno dell'immobile, dell'antico opificio serico di San Leucio srl ma nonostante ciò ha proseguito l'iter per lo sgombero dell'immobile;
   sino ad oggi a nulla sono valse le trattative per cercare di trovare un punto d'incontro tra le due realtà;
   se da un lato Letizia spa ha espresso pubblicamente, anche durante incontri in prefettura ed in comune, la volontà di poter contribuire in qualche modo al salvataggio dei posti di lavoro dell'antico opificio serico di San Leucio srl, dall'altro ha rifiutato un'ipotesi di riacquisto della proprietà dell'opificio industriale da parte di Sabelli ad un prezzo del 20 per cento superiore di quanto pagato in sede di aggiudicazione giudiziale;
   la Letizia spa pretende inoltre, per un'ipotesi di locazione industriale, un prezzo di 240 mila euro annui contro i 72 mila offerti dalla proprietà dell'antico opificio serico di San Leucio srl in prima battuta e i 96 mila euro offerti in seconda battuta;
   tale distanza rende a dir poco improbabile che vi sia una reale volontà di addivenire ad un accordo, né soprattutto di voler salvaguardare i posti di lavoro ma piuttosto che sotto ci possano essere intenti diversi;
   bisogna ricordare come il borgo di San Leucio, a Caserta, tutelato dai beni culturali e patrimonio dell'UNESCO, sia stata per secoli conosciuto proprio per le seterie, settore di eccellenza in campo nazionale ed internazionale;
   il processo di desertificazione industriale che ha colpito in questi anni il Mezzogiorno, e la Campania in particolare, ha progressivamente ridotto la produzione della seta fino a rendere l'antico opificio serico di San Leucio srl l'ultima realtà presente a San Leucio;
   oltre all'aspetto simbolico per cui sarebbe di fondamentale importanza non privare San Leucio di un simbolo della propria storia, va valutata con estrema attenzione la posizione dei dipendenti dell'opificio, che in caso di delocalizzazione o chiusura dello stesso si troverebbero in uno stato di gravissima difficoltà;
   il piano industriale costruito dall'antico opificio serico di San Leucio srl, volto al salvataggio degli attuali posti di lavoro e dell'ultima attività sita proprio nella storica piazza vanvitelliana di San Leucio, è dunque a repentaglio;
   non si può minimizzare l'importanza di questa attività, patrimonio storico italiano, che rischia di essere cancellata anche a causa dell'incuria di un sistema politico-economico poco attento alla conservazione delle eccellenze italiane;
   l'azienda ha, in questi mesi, ritrovato pienamente un suo equilibrio economico-finanziario, ma ciò non sarà, a partire dal 14 aprile (data prevista per lo sfratto definitivo) sufficiente a garantire la continuità produttiva se non si interverrà per salvaguardare la tradizione serica leuciana;
   non sono bastate le recenti forniture tra gli altri per il Vaticano e per alcuni marchi famosi del mondo del «fashion» italiano e internazionale per consentire all'Antico Opificio Serico di San Leucio, in tempi brevi, marginalità tali da poter affrontare in questo periodo ulteriori investimenti, come quello del riacquisto della parte immobiliare, specie alle cifre richieste dalla società proprietaria;
   l'antico opificio serico di San Leucio srl ha previsto quattro nuove assunzioni per il 2015 ed un piano industriale legato allo sfruttamento del marchio di qualità della seta di San Leucio da parte di tutti i produttori serici;
   in un contesto come quello attuale, è una vera rarità osservare un'attività produttiva che invece di licenziare pianifica nuove assunzioni –:
   se non ritenga doveroso ed estremamente urgente, convocare un tavolo di confronto che coinvolga i Ministri interrogati e le parti in causa antico opificio serico di San Leucio srl e la Letizia spa nonché i lavoratori e le organizzazioni sindacali al fine di trovare una soluzione che contemperi le esigenze di tutte le realtà coinvolte e cioè da un lato la continuazione dell'attività e la salvaguardia dei posti di lavoro, anche attraverso operazioni di consolidamento e crescita dell'attività dell'antico opificio serico di San Leucio e dall'altro la proprietà dell'immobile. (4-08485)


   NUTI, VILLAROSA, DADONE, BUSINAROLO, CRIPPA, SIBILIA, SILVIA GIORDANO, CASO, AGOSTINELLI, ALBERTI, BARONI, BASILIO, BATTELLI, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, PAOLO BERNINI, NICOLA BIANCHI, BONAFEDE, BRESCIA, BRUGNEROTTO, BUSTO, CANCELLERI, CARIELLO, CARINELLI, CASTELLI, CECCONI, CHIMIENTI, CIPRINI, COLLETTI, COLONNESE, COMINARDI, CORDA, COZZOLINO, DA VILLA, DAGA, DALL'OSSO, D'AMBROSIO, DE LORENZIS, DE ROSA, DEL GROSSO, DELLA VALLE, DELL'ORCO, DI BATTISTA, DI BENEDETTO, LUIGI DI MAIO, MANLIO DI STEFANO, DI VITA, DIENI, D'INCÀ, D'UVA, FANTINATI, FERRARESI, FICO, FRACCARO, FRUSONE, GAGNARLI, GALLINELLA, LUIGI GALLO, GRANDE, GRILLO, L'ABBATE, LIUZZI, LOMBARDI, LOREFICE, LUPO, MANNINO, MANTERO, MARZANA, MICILLO, NESCI, PARENTELA, PESCO, PETRAROLI, RIZZO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, RUOCCO, SARTI, SCAGLIUSI, SORIAL, SPADONI, SPESSOTTO, TERZONI, TOFALO, TONINELLI, TRIPIEDI, VACCA, SIMONE VALENTE, VALLASCAS, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   tra le funzioni attribuite al Ministero dello sviluppo economico, ai sensi del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, e successive modificazioni e integrazioni, vi è l'attività di regolazione delle crisi aziendali;
   a tal fine, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 158, recante il regolamento di organizzazione del Ministero dello sviluppo economico, ha istituito la direzione generale per la politica industriale la competitività e le piccole e medie imprese, alle cui dipendenze è stata creata la divisione VII – crisi d'Impresa;
   presso il Ministero dello sviluppo economico vengono periodicamente organizzate riunioni afferenti crisi d'imprese, più comunemente chiamati tavoli, al fine di regolare situazioni di crisi aziendale;
   i membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, anche solo in qualità di semplici osservatori, hanno sempre avuto, almeno fino a pochi mesi fa, accesso a questi tavoli;
   tuttavia, a quanto è noto, recentemente è stato fatto divieto a qualunque parlamentare di partecipare a qualsiasi tavolo organizzato presso la suddetta direzione generale, a prescindere dalla natura del tavolo medesimo;
   ad avviso degli interroganti, negare la partecipazione di deputati e senatori a questi tavoli non assicura la fondamentale e necessaria trasparenza dei tavoli stessi (visti i ritardi con i quali vengono pubblicati i verbali) e, soprattutto, non permette il pieno esercizio del mandato parlamentare e costituisce un detrimento delle funzioni del Parlamento medesimo, tra le quali rientrano quelle di controllo sull'operato del Governo;
   più in particolare, a seguito di tale scelta è preclusa ai parlamentari la possibilità di porre in essere un'apposita azione legislativa ed emendativa in Parlamento che possa influenzare il buon andamento delle trattative, in quanto è negata la possibilità di venire a conoscenza in maniera adeguata e tempestiva delle evoluzioni che intervengono a questi tavoli, ad avviso dei firmatari del presente atto con ovvie conseguenze negative sull'andamento delle trattative, in quanto si rinuncia a priori ad immediati ed efficienti interventi migliorativi che i parlamentari potrebbero proporre nel corso dell'esame dei diversi atti normativi;
   a quanto è noto, quanto sta avvenendo al Ministero dello sviluppo economico, attualmente, costituisce una eccezione nel panorama governativo, poiché non risultano esservi ulteriori Ministeri che adottano la prassi sopra descritta;
   sono numerosi i casi che si sono verificati negli ultimi mesi a danno dei parlamentari del gruppo del Movimento 5 stelle, e non solo; tra questi, a mero titolo esemplificativo, si riportano i vari e ripetuti dinieghi di partecipazione ai tavoli afferenti l'area industriale di Termini Imerese ricevuti dal deputato Riccardo Nuti, i dinieghi ricevuti dal deputato Luigi Di Maio e dalla deputata Tiziana Ciprini di partecipazione ai tavoli relativi alla società Ast di Terni, i vari dinieghi ricevuti dalla deputata Patrizia Terzoni relativamente agli stabilimenti ex ARDO e Indesit;
   infine, in data 17 ottobre 2014, il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha inviato alla Presidenza della Camera, una lettera, in risposta a richiesta di chiarimenti presentata dalla Presidente Laura Boldrini, in merito agli ostacoli incontrati da due deputati, Anna Giacobbe e Roberto Capelli, nel partecipare ai suddetti tavoli;
   nella lettera, il Ministro dello sviluppo economico dichiara di aver adottato un preciso indirizzo secondo il quale è fatto specifico divieto di partecipazione a chiunque non sia parte direttamente interessata, ovvero «Aziende, alle Organizzazioni sindacali ed alle Istituzioni territoriali competenti», precludendo quindi l'accesso ai membri del Parlamento;
   tale indirizzo viene inoltre giustificato dal fatto che il «Dicastero è in ogni caso fermamente impegnato a riferire nelle sedi competenti circa l'andamento delle vertenze», che «siano stati forniti elementi di risposta a circa 600 atti di sindacato ispettivo parlamentare in tema di crisi industriale, e che «non sono mancati i casi in cui il Governo ha riferito sugli stessi temi presso le Commissioni in ambedue i rami del Parlamento»;
   gli interroganti rilevano come le richieste di partecipazione ai tavoli ministeriali da parte dei membri del Parlamento siano proprio motivate da una mancanza di trasparenza nell'atteggiamento assunto dal suddetto Ministero mentre anche le informazioni relative alle vertenze non possono essere verificate;
   inoltre, anche se il Ministro dello sviluppo economico ha dichiarato che sono state fornite circa 600 risposte ad atti di sindacato ispettivo, su un totale di 690 risposte pubbliche, occorre rilevare come vi siano poco meno di 1200 atti di sindacato ispettivo ancora in attesa di ricevere una risposta –:
   per quali ragioni si continui a negare la partecipazione dei membri del parlamento nei Tavoli organizzati presso il Ministero dello sviluppo economico e se non intenda permettere nuovamente la loro partecipazione, anche in qualità di meri osservatori, ai Tavoli medesimi.
(4-08494)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Grimoldi e Fedriga n. 5-05074, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2015, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Borghesi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Melilla n. 4-08389, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 390 del 12 marzo 2015.

   MELILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   gli acufeni sono una condizione invalidante. Corrispondono a confusioni sgradevoli, percepiti nell'orecchio e nella testa, e questo in assenza di stimoli acustici e uditi solamente dalla persona che ne soffre;
   l'acufene (tinnitus in lingua latina ed inglese), è una affezione uditiva che consiste nella percezione di rumori continui, a volte multipli (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni eccetera) che durano anni e che l'orecchio avverte come estremamente fastidiosi al punto da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto;
   patologia che, nonostante la sua particolarità e nonostante ne sia affetto circa il 10 per cento della popolazione (che è pari a circa 5 milioni di persone in Italia), è del tutto, o quasi, ignorata dai media e poco se ne parla, mentre la corretta informazione sarebbe essenziale per la tempestività dell'intervento;
   detta disfunzione non è stata classificata, ad oggi, come una malattia vera e propria, ma è piuttosto ritenuta una condizione che può derivare da più cause. Tra di esse si possono includere: danni neurologici (ad esempio dovuti a sclerosi multipla), infezioni dell'orecchio, stress ossidativo, stress emotivo, presenza di corpi estranei nell'orecchio, allergie nasali che impediscono (o inducono) il drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume e l'esposizione a suoni di elevato volume. Può anche essere l'accompagnamento della perdita dell'udito neurosensoriale o una conseguenza della perdita dell'udito congenita, oppure può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico). Occorre, innanzitutto, riuscire a riconoscere le cause, essendo principalmente un fenomeno soggettivo;
   la condizione individuale è in genere valutata clinicamente basandosi su una semplice scala che evidenzia il danno da «lieve» a «catastrofico» in base agli effetti che esso comporta, sia dal punto di vista psicologico che fisico, valutando l'interferenza che ha con il sonno e sulle normali attività quotidiane. Se viene individuata una causa di fondo, il suo trattamento può portare a miglioramenti, in caso contrario si ricorre, di solito, alla psicoterapia;
   ad oggi, non vi sono farmaci efficaci, sebbene sia una condizione di frequente incidenza sulla popolazione;
   è difficile districarsi tra le terapie proposte per la cura, poiché numerosi lavori scientifici confermano l'efficacia di terapie diverse, nonostante sia impossibile che alcune di esse sortiscano realmente l'effetto desiderato, mancando ogni presupposto basato su anatomia e fisiologia per giustificare il loro funzionamento o la causa sottostante che avrebbe dato origine al problema;
   ci sono diverse cure, sia esclusivamente farmacologiche che coadiuvandosi dell'uso della laserterapia, pubblicizzate come efficaci ma che spesso non sono di alcuna utilità. Quando i sintomi non regrediscono entro i primi mesi dalla loro insorgenza, vi è la possibilità che divengano cronici a tutti gli effetti e al momento paiono non esserci soluzioni definitive –:
   se non si ritenga essenziale riconoscere questa patologia come malattia vera e propria avente connotati fortemente invalidanti (a volte si è arrivati a fenomeni di grande depressione sfociata in suicidio), evitando di liquidarla semplicemente come «disturbo fastidioso»;
   se non si ritenga altresì importante inserire detta patologia nei LEA (livelli essenziali di assistenza);
   come intenda adoperarsi affinché si dia al più presto avvio a studi e ricerche su detta patologia, aiutando e ampliando il numero degli organi sanitari e di quelle associazioni che già, in maniera del tutto autonoma, si stanno adoperando in questo senso, come l'Università di Pavia e come Mario Negri di Milano ed altre, avvalendosi anche dell'ausilio di associazioni attive nel settore, come l'AIT Onlus, che in Italia conta già 2000 aderenti. (4-08389)