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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Sabato 20 dicembre 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,
   premesso che:
    il settore culturale italiano ha mostrato negli ultimi anni la necessità di rinnovarsi affrontare le nuove sfide contemporanee. Social innovation, cultural planning, networking strategies sono oggi strumenti indispensabili per la gestione, la valorizzazione e la tutela dei beni culturali. La cultura italiana ha bisogno di sviluppare prodotti e strategie a partire dalle reti di soggetti, pubblici e privati, siano essi individui o organizzazioni operanti in diversi settori, ambiti e discipline;
    è altrettanto necessario adeguarsi alle disposizioni europee in materia di liberalizzazione delle professioni per meglio consentire l'accesso al mercato del lavoro non solo nazionale, ma anche europeo;
    il riconoscimento delle professioni culturali non può riguardare le sole figure tradizionali degli archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi, esperti di diagnostica applicata ai beni culturali e storici dell'arte, ma deve interessare anche gli economisti della cultura, altrimenti detti manager culturali, i quali, allo stesso modo, non sono ancora regolamentati e non godono di adeguato riconoscimento professionale e di uno specifico inquadramento;
   se negli ultimi anni del Novecento la figura dell'economista della cultura si affacciava timidamente all'interno del panorama delle professioni culturali, oggi è ben specificata e consolidata. Risultato di una formazione trasversale e multidisciplinare in cui studi di tipo tecnico e umanistico si sono integrati ad insegnamenti capaci di fornire competenze economiche, gestionali, giuridiche, oltre che una preparazione collegata al marketing e alla progettazione culturale. Tale figura professionale opera nel settore culturale attraverso una visione unitaria, superando la dicotomia tra teoria e prassi, che è ancora oggi alla base di molti esempi di cattiva gestione e causa di svilimento del patrimonio culturale italiano rispetto a quello di altri Paesi;
    l'economia ed il management della cultura è una disciplina che, già da tanti anni, ha conquistato un riconoscimento in sede accademica e scientifica;
    in Italia sono sette le università e i corsi di laurea magistrale aderenti alla classe di laurea in scienze economiche per l'ambiente e la cultura (LS-83eLM-76). Ad oggi tale classe di laurea è esclusa da taluni concorsi pubblici dello stesso Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal procedimento di selezione per accedere al tirocinio formativo attivo per l'abilitazione all'insegnamento;
    i requisiti per una considerazione equipollente ci sono tutti e risultano perfettamente conformi alle cause e alle finalità che hanno ispirato la legge n. 110 dei 22 luglio 2014, inoltre, la figura dell'economista della cultura trova la sua ragion d'essere nel prestare la sua opera, in via esclusiva, nel settore dei beni culturali e ambientali e nel turismo;
    appare evidente ed urgente, che l'Italia cominci a pensare alla valorizzazione dei beni culturali in chiave strategica;
    i laureati in scienze economiche per l'ambiente e la cultura, come del resto anche gli storici dell'arte, che sono stati invece riconosciuti nella legge n. 110 del 22 luglio 2014 succitata, non operano direttamente sui beni, ma lavorano affinché siano tutelati e valorizzati;
    i laureati di questi corsi di laurea magistrale andranno a svolgere mansioni direttive e manageriali presso enti pubblici, nonché privati quali istituzioni, fondazioni, associazioni, consorzi e società di capitali o altri soggetti operanti nel settore dei beni culturali e ambientali (forme di gestione ai sensi dell'articolo 115, decreto legislativo n. 42 del 2004);
   gli stessi laureati saranno impiegati nei settori dell'economia e del management finalizzati all'organizzazione, alla valorizzazione, alla gestione e alla promozione di eventi culturali, nel settore dei prodotti culturali a carattere industriale, in ambito gestionale nei musei come nel settore archeologico, librario, archivistico, nonché nelle arti performative, nella comunicazione, nella progettazione culturale e nel fundraising;
    la figura dell'economista culturale agirà sempre di più all'interno del mercato del lavoro data la necessità di adeguati strumenti di gestione culturale e l'influenza crescente del privato all'interno del settore;
    il decreto legislativo n. 42 del 2004 all'articolo 115, secondo comma, prevede che l'attività di gestione dei beni culturali al fine della loro valorizzazione in forma diretta sia svolta per mezzo di strutture organizzative interne alle amministrazioni e che queste siano provviste di idoneo personale tecnico;
    lo stesso articolo 115, secondo comma, del decreto legislativo n. 42 del 2004 non specifica i requisiti professionali necessari per una identificazione certa del personale tecnico addetto alla gestione dei beni culturali, creando incertezza interpretativa circa le competenze e il percorso formativo richiesto, nonostante sia consolidato, ma non riconosciuto, tale percorso formativo,

impegna il Governo:

   ad intervenire, anche con opportune iniziative normative, al fine di riconoscere la figura professionale dell'economista della cultura, altrimenti detto manager culturale, risultante da uno specifico iter studiorum multidisciplinare, come precedentemente specificato, e attualmente impartito dai diversi corsi di laurea magistrale, che afferiscono alla classe LM 76 (ex LS 83) – scienze economiche per l'ambiente e la cultura;
   ad intervenire affinché anche in Italia le università e i corsi di laurea magistrale aderenti alla classe di laurea in scienze economiche per l'ambiente e la cultura (LS-83 e LM-76) siano incluse nei relativi concorsi pubblici dello stesso Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal procedimento di selezione per accedere al tirocinio formativo attivo per l'abilitazione all'insegnamento.
(7-00554) «Luigi Gallo, Di Benedetto, Marzana, Simone Valente, Vacca, Brescia, D'Uva».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   MORETTO, CAMANI, CASELLATO, CRIVELLARI, DAL MORO, MOGNATO, MARTELLA, NACCARATO, NARDUOLO, ROTTA, SBROLLINI, ZARDINI e ZOGGIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
   la giunta regionale del Veneto, recependo la mozione n. 270 del 4 luglio 2014, ha approvato in data 27 novembre 2014 la delibera n. 2268 che istituisce la «Festa della Famiglia Naturale» in concomitanza con l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale per tutte le scuole di ogni ordine e grado, lasciando ai dirigenti scolastici la decisione finale di recepire o meno tale atto di indirizzo;
   il 15 maggio 2014 si celebra già la Giornata Internazionale delle Famiglie, proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993 (risoluzione A/RES/47/237). Tale giornata è stata proposta dall'ONU senza connotazioni religiose e/o politiche ma solamente basandosi sulla definizione contenuta nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo all'articolo 16 comma 3: «La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato» in cui l'aggettivo «naturale» non è apposto al termine «famiglia» e non identifica il matrimonio tra uomo e donna;
   la delibera n. 2268 si basa, invece, su un concetto di «famiglia naturale» definito nella mozione approvata in consiglio regionale come «famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna [...]». Coniando tale nuovo concetto la regione Veneto commette secondo gli interroganti un'azione discriminatoria verso tutte quelle famiglie adottive e affidatarie, monoparentali (ad esempio ragazze madri), omoparentali (famiglie composte da genitori dello stesso sesso), quelle composte da genitori non sposati, quelle composte da persone vedove, separate e/o da parenti (esempio una madre e una nonna) e di conseguenza mette in profonda difficoltà – prima di tutto – i bambini/ragazzi e, successivamente, i genitori e gli insegnanti;
   definendo il valore della famiglia naturale come «unico ed insostituibile nucleo esiziale per lo sviluppo e la crescita del Paese e per il suo benessere economico, sociale e culturale», la regione Veneto impone un unico modello di visione utilizzando un approccio che tende alla supremazia della propria visione sulle altre, facendo trapelare che gli altri modelli siano di più bassa qualità e inducendo, quindi, un senso di inadeguatezza verso coloro che appartengono ad una famiglia differente da quella «naturale». La scuola, invece, dovrebbe avere il compito di fornire il maggior numero di strumenti per sviluppare e coltivare la curiosità, il dubbio, la ricerca – intesa come metodo per avvicinarsi alla soluzione, mai fideistica e definitiva. Perché è con la critica – nel senso alto del termine – che bisognerebbe cercare le risposte, rimanendo sempre attenti alle nuove forme che nascono e vivono nella società, non per giudicarle con modelli preconfenzionati ma con la capacità di accoglienza;
   attraverso la delibera della giunta regionale si impone un modello sociale, senza rispettare le diversità oggettive, culturali e religiose, strumentalizzando la scuola pubblica e una festa come il Natale –:
   quali iniziative intenda intraprendere il Governo nell'ambito delle proprie prerogative al fine di promuovere il rispetto dei principi sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dagli atti del Parlamento europeo, con i quali l'iniziativa promossa dalla giunta regionale del Veneto ad avviso degli interroganti contrasta in modo palese. (4-07371)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   BRESCIA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il  15 ottobre 2014 la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise ha pubblicato un bando con scadenza 5 novembre 2014 rivolto a istituzioni, fondazioni e associazioni per l'affidamento, a canone agevolato, di spazi entro siti, istituti e luoghi della cultura di proprietà del demanio dello Stato, ramo storico-artistico, affidati in gestione al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, esistenti nel territorio della regione Molise, per finalità di interesse pubblico consistenti nello svolgimento di servizi diversi destinati alla promozione della conoscenza del patrimonio culturale presente nella regione e al miglioramento delle condizioni della sua fruizione da parte della collettività, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura e del turismo;
   il bando riguarda 26 siti di rilevante interesse culturale (6 musei, 16 siti archeologici e 4 castelli) per i quali si propone: l'utilizzazione commerciale delle riproduzioni di beni o di oggetti ispirati ai temi delle raccolte ospitate negli istituti e luoghi della cultura; il servizio editoriale e di vendita riguardante cataloghi e sussidi catalografici, audiovisivi e informatici, nonché ogni altro materiale informativo; i servizi di studio e di ricerca, anche per fini di tutela; i servizi di accoglienza, assistenza ed intrattenimento per l'infanzia; i servizi di informazione, di guida e assistenza didattica; l'organizzazione di mostre, manifestazioni culturali ed iniziative promozionali;
   i requisiti richiesti erano, a giudizio dell'interrogante, estremamente restrittivi (risalta un'esperienza almeno triennale nello svolgimento di attività aventi ad oggetto la promozione della cultura materiale del territorio ovvero una collaborazione, di fatto, già in essere con le soprintendenze regionali);
   la durata del bando è stata di sole tre settimane non supportata da alcuna forma di pubblicità;
   è pervenuta una sola istanza presentata dall'associazione Me.Mo. Cantieri Culturali, costituitasi pochi mesi prima della pubblicazione del bando e che già operava in collaborazione con la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise tanto da avere la sede operativa, prima dell'affissione pubblica del bando, al medesimo indirizzo della direzione stessa. Tale associazione culturale ha pertanto vinto il bando di gara come preannunciato dai consiglieri regionali del gruppo del MoVimento 5 Stelle Molise, in un'apposita raccomandata spedita prima della proclamazione del vincitore;
   il bando richiedeva al vincitore un canone annuo di appena euro 3400,00 pari al 20 per cento (in fase di contrattazione aumentato del 6 per cento sul totale dei visitatori) degli introiti riscossi in media in un anno dal Ministero per l'opera di valorizzazione che tale direzione è riuscita a dare in quasi un decennio ai 26 siti in oggetto, tra i quali spiccano insediamenti di interesse e di importanza mondiale;
   da lungo tempo il Movimento 5 Stelle del Molise denuncia una gestione particolaristica dei beni culturali in questo territorio e che da lungo tempo la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise non ha manifestato alcun segnale di apertura e disponibilità collaborativa verso tutti gli operatori sociali ed economici che operano in regione;
   il bando di gara favorisce, ad avviso degli interroganti, di fatto, la gestione monopolistica di quasi tutto il patrimonio artistico e culturale del Molise senza aprire ad ulteriori collaborazioni con i liberi professionisti del settore, con il mondo dell'associazionismo né a quello accademico –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
   se non ritenga opportuno, in nome di una maggiore trasparenza che, sia il progetto aggiudicatario che gli strumenti di valutazione della direzione, vengano pubblicati nella sezione trasparenza nell'apposito sito affinché gli esponenti del settore e i cittadini tutti possano conoscere le modalità di gestione e valorizzazione dei beni comuni;
   quali strumenti il Ministero propone di adottare per tutelare tutti gli altri attori economici e culturali che operano in Molise (guide turistiche, archeologi, associazioni culturali, e altro) e che operano da anni negli stessi luoghi ora gestiti dall'associazione Me.Mo. Cantieri Culturali;
   se, alla luce di quanto sopra esposto, tale modello di gestione non favorisca di fatto una gestione monopolistica di quasi tutto il patrimonio artistico e culturale del Molise. (4-07373)

 * * *

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VERINI e GIULIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   con decreto-legge, n. 11 del 2009 si è stabilito l'accesso al patrocinio dello Stato per le vittime di violenza sessuale, a prescindere dalle condizioni di reddito;
   con legge n. 119 del 2013, medesima facoltà si è estesa alle vittime dei reati di cui agli articoli 572, 583-bis, 609-octies e 612-bis codice penale;
   l'articolo 2, comma 3, precisa anche che ai relativi oneri pari a 1 milione di euro per l'anno 2013 e a 2,7 milioni di euro al decorrere dall'anno 2014 si provvede, quanto a 1 milione di euro per l'anno 2013 e 400.000 euro per l'anno 2014, mediante corrispondente riduzione, per i medesimi anni, dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2013-2015, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2013, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a 1 milione di euro per l'anno 2013, l'accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e quanto a 400.000 euro per l'anno 2014, l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e quanto a 2,3 milioni di euro per l'anno 2014 e a 2,7 milioni di euro a decorrere dal 2015 mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo di cui all'articolo 15, comma 5, della legge 6 luglio 2012, n. 96. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio;
   dall'introduzione delle norme sopra indicate, i già significativi ritardi del pagamento degli onorari liquidati ai difensori che patrocinano a spese dello Stato sono divenuti ormai insostenibili, considerato che per gli studi professionali specializzati nell'assistenza alle donne vittime di violenza di genere essi costituiscono prevalente fonte di reddito;
   a partire dal 2013, per legge tutte le vittime dei reati sopra indicati vengono assistite beneficiando del patrocinio a spese dello Stato, a prescindere dalle condizioni di reddito;
   nel foro di Roma, in particolare, la situazione è particolarmente allarmante: si è ancora in attesa di pagamento di liquidazioni emesse per procedimenti definiti nel 2011 per fatti denunciati nel 2005, se non addirittura precedenti considerata la complessità dei processi di violenza di genere;
   ciò è riconducibile non solo alla lamentata carenza di fondi, ma anche alle gravissime scoperture dell'organico del personale degli uffici giudiziari come rappresentato dal presidente del tribunale di Roma dottor Mario Bresciani con note del 2 febbraio 2014 e del 17 ottobre 2014 indirizzate al Ministro della giustizia, al Consiglio superiore della magistratura;
   in particolare il Presidente, in data 14 ottobre 2014 (allegato 3 nota 17 ottobre 2014), ha disposto di procedere prioritariamente alle attività urgenti di cancelleria indicate nel medesimo provvedimento, e solo successivamente di provvedere alle liquidazioni dei compensi ai difensori;
   è evidente che da ciò deriva ulteriore e notevole ritardo nel pagamento degli onorari agli avvocati patrocinanti a spese dello Stato sia a favore delle vittime così come degli imputati con reddito inferiore a 11.369 euro come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115;
   tali gravi carenze di fatto compromettono il diritto di difesa, costituzionalmente garantito per tutti, e rendono insostenibile la specializzazione nella difesa dei diritti delle donne vittime di violenza di genere, invocata da atti internazionali, europei e interni al nostro ordinamento –:
   di quali informazioni il Ministro interrogato sia in possesso circa l'effettivo stanziamento dei fondi previsti dall'articolo sopra indicato e se non intenda chiarire le modalità di erogazione degli stessi, nel caso siano già stati trasferiti agli uffici competenti. (5-04347)


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   recentemente in Commissione Giustizia si è discusso il decreto ministeriale n. 170 del 2014 recante «Regolamento sulle modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi, a norma dell'articolo 28 della legge 31 dicembre 2012, n. 247»;
   il Movimento 5 Stelle si è da subito dichiarato contrario a tale regolamento per tutta una serie di motivi, fra i quali il principale era il pericolo di non tutelare le minoranze all'interno del consiglio;
   durante la seduta del 9 ottobre 2014 l'interrogante suggeriva «che, all'articolo 7, i commi 1 e 2 debbano essere modificati in modo da prevedere che le liste possano indicare nominativi di candidati in numero massimo pari ai due terzi del numero dei consiglieri da eleggere di cui almeno un terzo per ciascun genere» nonché che «Al Capo II dell'atto in esame occorre prevedere che le liste non possano essere formate da un numero di candidati superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere»;
   il Movimento 5 Stelle aveva inoltre presentato un proprio contro-regolamento nel quale si prevedeva un numero massimo di preferenze esprimibili pari a 3, con relativa quota di genere poiché prevista dalla legge;
   alcune associazioni forensi hanno fatto ricorso al TAR chiedendone la sospensiva;
   il TAR non ha accolto la sospensiva dichiarando che deciderà nel merito il 14 gennaio. Tuttavia, nel dispositivo della sentenza afferma, implicitamente, che si deve seguire la regola esposta nell'articolo 28, comma 3, della legge n. 247 del 2012 ovvero che non si può votare per più di 2/3 dei candidati –:
   se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della sentenza del TAR;
   se il Ministro non ritenga di dover ritirare il decreto ministeriale poiché appare agli interroganti contra legem ed in urgenza emanare un nuovo regolamento conformandosi a quanto espresso in precedenza dal Movimento 5 Stelle nonché al fine di conformarsi a quanto previsto dall'articolo 28, comma 3, della legge 31 dicembre 2012, n. 247. (5-04351)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CHAOUKI, ALBANELLA, BENI, AMODDIO, CARLONI, CARROZZA, CAUSI, D'INCECCO, FABBRI, FIANO, GARAVINI, GRIBAUDO, IACONO, IORI, LA MARCA, LOCATELLI, MAGORNO, MARIANI, MASSA, MELILLI, MURA, MURER, NICOLETTI, PELLEGRINO, PIAZZONI, ROMANINI, ROSSOMANDO, SCHIRÒ, SCOTTO, SGAMBATO, TERROSI, TIDEI e ZAMPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante si è recato in data 17 dicembre 2014, accompagnato dall'attivista della rete Rete LasciateCiEntrare Jasmine Accardo, presso il Centro Sprar sito presso l'Hotel Engel, in via Afrodite a Paestum;
   a quanto risulta il centro in questione è gestito da Engel Italia s.r.l. con sede in Salerno e dall'associazione «Engel for Life» di Capaccio, e dovrebbe ospitare 35 migranti richiedenti asilo, quasi tutti afgani;
   l'interrogante ha incontrato gli ospiti del centro, e, parlando con alcuni di loro, ha appreso che uno dei responsabili una volta avrebbe addirittura sparato in aria davanti a loro per intimorirli, tanto da preoccuparli in merito alla loro stessa sicurezza;
   sempre i medesimi ospiti hanno dichiarato che non riceverebbero regolarmente il pocket money a cui hanno diritto;
   inoltre gli ospiti stranieri hanno fatto presente a chi scrive le condizioni in cui versa il centro Sprar in cui sono stati sistemati: precarietà degli ambienti e della pulizia sarebbe purtroppo la norma, e, citando testualmente «non ci sta aiutando. Non ci dà niente, né vestiti né cibo»;
   inoltre gli ospiti affermano di aver già segnalato la situazione in prefettura l'11 novembre, come testimonierebbe una lettera timbrata dalla prefettura di Salerno;
   la vicenda è stata documentata dal quotidiano La Repubblica, edizione on line del 18 dicembre, a firma di Alberto Custodero, nell'articolo è presente un video nel quale i migranti stessi riferiscono direttamente quanto l'interrogante ha qui spiegato –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei gravi fatti suesposti, e se non ritenga doveroso verificare con urgenza la situazione del centro, nonché quali misure urgenti intenda mettere in atto per intervenire in merito ad una situazione che coinvolge dei richiedenti asilo, della cui tutela e protezione è direttamente responsabile lo Stato italiano nelle sue varie articolazioni. (5-04348)


   FRACCARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2010, n. 50, oggi recepita dal decreto legislativo n. 159 del 6 settembre 2011 (Codice Antimafia), è stata istituita l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) con lo scopo di provvedere all'amministrazione e alla destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie. Dalla presentazione sul sito internet dell'Agenzia si apprende che l'elemento innovativo prefissato dall'Agenzia è di introdurre un'amministrazione dinamica dei patrimoni confiscati che snellisca e velocizzi la fase di destinazione degli stessi, superando le carenze e le inefficienze della precedente metodologia di gestione. Tale mission è da perseguirsi attraverso una stretta collaborazione con l'autorità giudiziaria, fornendo un valido supporto alla programmazione della destinazione del bene, già durante la fase giudiziaria, acquisendo tutte quelle informazione e nel contempo indicando quelle attività necessarie al superamento delle criticità che spesso ostacolano o rallentano la restituzione alla collettività dei patrimoni mafiosi e quindi il riutilizzo sociale degli stessi;
   le relazioni sull'attività svolta dall'Agenzia pubblicate sulla pagina internet www.benisequestraticonfiscati.it si riferiscono al periodo temporale che va dall'anno 2008 all'anno 2012. La banca data online presenta le elaborazioni statistiche relativi ai beni sequestrati e confiscati, unitamente alla loro localizzazione sul territorio nazionale fino al 7 gennaio 2013;
   per quanto concerne la regione Trentino-Alto Adige, in data 7 gennaio 2013, risultano sottratti alla criminalità organizzata, attraverso la confisca definitiva, e destinate n. 16 proprietà immobiliari, tutte peraltro localizzate nella provincia autonoma di Trento:
    n. 1 appartamento in condominio nel comune di Mezzana;
    n. 1 terreno agricolo nel comune di Riva del Garda;
    n. 1 appartamento in condominio nel comune di Strembo;
    n. 8 appartamenti in condominio nel comune di Trento;
    n. 5 tra Box, garage, autorimesse e posti auto nel comune di Trento La totalità delle proprietà immobiliari risultano destinate ai comuni con un'unica eccezione, l'appartamento condominiale situato nel comune di Strembo, il quale risulta esser stato destinato alla guardia di finanza;
   in riferimento alle menzionate proprietà immobiliari, sulla banca dati online non è possibile consultare alcun decreto di destinazione per rendere pubbliche le priorità e le finalità istituzionali e sociali del provvedimenti, secondo le modalità indicate dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni. Si sottolinea inoltre che né dalla banca dati né dalle relazioni pubblicate fino al 2012 non è stato rilevato alcun flusso procedimentale inerente la restituzione dei beni alla collettività e l'attività di monitoraggio post-destinazione onde verificarne la effettiva e conforme utilizzazione da parte del destinatario;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e se sia in programma un aggiornamento delle elaborazioni statistiche e della banca data online dal 7 gennaio 2013 ad oggi;
   se sia presa in considerazione la redazione e la pubblicazione di una relazione dell'attività svolta dall'Agenzia dal 2013 ad oggi;
   se il Governo ritenga di intervenire adottando le urgenti iniziative di competenza volte a consentire la pubblicazione sul sito dell'Agenzia dei provvedimenti di destinazione dei beni confiscati per le prioritarie finalità istituzionali e sociali, secondo le modalità indicate dalla legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni includendo anche i beni confiscati nelle province autonome di Trento e Bolzano;
   se nelle ipotesi previste dalle norme in materia di tutela ambientale e di sicurezza, ovvero quando il bene sia improduttivo, oggettivamente inutilizzabile, non destinabile o non alienabile, l'Agenzia abbia adottato provvedimenti di distruzione o di demolizione sul territorio delle province autonome di Trento e Bolzano;
   quali provvedimenti l'Agenzia intenda assumere per non vanificare l'impegno di forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria e per affiancare il costante monitoraggio posto a garanzia dell'effettivo riutilizzo sociale dei patrimoni mafiosi, affinché il compito istituzionale svolto non si riduca a semplice dato statistico, ma si concretizzi in una reale percezione della presenza dello Stato anche nel territorio delle province autonome di Trento e di Bolzano;
   quali siano i referenti istituzionali dell'Agenzia, in riferimento alle province autonome di Bolzano, per svolgimento di attività conoscitive, di consulenza ed affiancamento dell'autorità giudiziaria in ordine all'esercizio dell'attività di amministrazione, custodia e destinazione del beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di cui all'articolo 1, comma 3, del decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2010, n. 50, e alle attività ad esse conseguenti o comunque connesse, compresi i rapporti con Equitalia Giustizia s.p.a. in relazione al Fondo unico giustizia, con l'Agenzia delle entrate per gli aspetti fiscali e con ogni altro ente o amministrazione a vario titolo coinvolto nelle predette attività. (5-04349)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARIANO e CAPONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   i dipendenti della società Sicurcenter spa con sede legale in Palermo, assunti con contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato per svolgere mansioni di operai addetti alla vigilanza presso l'aeroporto di Brindisi, sin dalla data di assunzione, sono stati costretti a rispettare un orario di lavoro suddiviso in maniera del tutto frammentata sia con riferimento alla distribuzione settimanale che giornaliera, svolgendo quotidianamente turni di lavoro con orario frammentato e ben oltre il limite dell'orario giornaliero normale, costretti a svolgere dalle 8 alle 12 ore al giorno fino ad effettuare fino a 5 ore di straordinario nell'arco della medesima giornata;
   i predetti lavoratori stanno subendo la condotta ad avviso degli interroganti del tutto arbitraria ed illegittima della società datrice di lavoro, atteso che quest'ultima è solita predisporre la turnazione della prestazione lavorativa dei propri dipendenti autonomamente e per ciascuna giornata, comunicandola agli stessi nel giorno precedente a quello in cui la prestazione deve essere effettivamente resa;
   i lavoratori per il tramite del loro rappresentante hanno depositato ricorso presso il tribunale del lavoro di Brindisi per lamentare tale situazione;
   con ordinanza emessa in data 13 marzo 2014, il collegio giudicante ha rilevato che «è emersa una gestione ed una articolazione dell'orario di lavoro che, secondo quanto illustrato, (...) non può non costituire la cartina al tornasole della sussistenza di un evidente violazione dell'orario di lavoro nella espletazione della prestazione lavorativa, con evidenti ripercussioni sulla vita privata di ciascun lavoratore». Conseguentemente, lo stesso collegio ha dichiarato «l'illegittimità del comportamento di parte reclamata nell'eccessiva adozione dell'orario spezzato e nel mancato preavviso settimanale dei turni di lavoro» ed ha, pertanto, intimato alla società «Sicurcenter spa di organizzare i turni di lavoro individuando i dipendenti disponibili in caso di urgenze non programmabili con un preavviso ragionevole, evitando la previsione di un orario di lavoro spezzato»;
   nonostante svariati e continui solleciti la società Sicurcenter spa a tutt'oggi, a quanto consta agli interroganti persevererebbe nell'atteggiamento più volte denunciato dai dipendenti ed oggetto di una pronuncia giudiziaria;
   in data 2 luglio 2014 per quanto risulta agli interroganti sono siate informate le autorità competesti (ENAC, prefettura di Brindisi, questura di Brindisi, società AEROPORTI DI PUGLIA spa, Ispettorato del lavoro di Brindisi), rivolgendo loro l'invito ad adottare le più opportune ed urgenti misure idonee ad arginare la difficile situazione in cui versano i dipendenti della società Sicurcenter e a ripristinare una situazione di legalità gravemente violata, sia nell'interesse dei lavoratori, che degli utenti;
   in data 28 luglio 2014 altri 15 dipendenti della società Sicurcenter spa in forza presso l'Aeroporto di Brindisi hanno adito l'autorità giudiziaria competente e, con ricorso ex articolo 700 hanno invocato tutela immediata avverso il comportamento illegittimo posto in essere dal datore di lavoro;
   con ordinanza del 23 settembre 2014, il giudice del lavoro del Tribunale di Brindisi, dopo aver rilevato che «i ricorrenti propongono le medesime questioni già affrontate dal Tribunale in composizione collegiale adito da altri colleghi di lavoro e legate alle modalità di esecuzione della prestazione lavorativa secondo le direttive disposte dal datore di lavoro» ha confermato l'orientamento già in precedenza espresso dall'onorevole Collegio e ha ordinato «alla Sicurcenter spa di organizzare i turni di lavoro nei limiti previsti dalla contrattazione collettiva e, in particolare, individuando i dipendenti disponibili in caso di urgenze non programmabili con un preavviso ragionevole, evitando la previsione di un orario di lavoro spezzato»;
   con nota del 3 ottobre 2014 i dipendenti della Sicurcenter spa, per il tramite del proprio difensore, hanno invitato e diffidato la società a dare immediata ed integrale esecuzione alla ordinanza del tribunale di Brindisi sebbene ad oggi tanto non sia accaduto –:
   se non ritenga opportuno, per quanto di propria competenza, intervenire per il tramite delle strutture territoriali competenti, attraverso iniziative ispettive per verificare il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori della citata società. (5-04346)

Interrogazione a risposta scritta:


   DIENI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di dicembre 2014, con l'arresto di 37 persone, tra cui Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, diventa di dominio pubblico l'operazione «Mondo di Mezzo» che va a scardinare il sistema di corruttele e collusioni per la gestione di un cospicuo numero di appalti pubblici che ha assunto i contorni di un vero e proprio sistema criminale organizzato, tanto da aver assunto la denominazione di «Mafia Capitale»;
   perno di questo sistema, da ciò che emerge da svariati articoli di stampa, è la Cooperativa 29 giugno, soggetto giuridico presieduto da Salvatore Buzzi, che avrebbe agito da interfaccia istituzionale per la ramificata e ben strutturata associazione a delinquere;
   attraverso un sistema basato su di corruzione ed intimidazioni l'organizzazione criminale avrebbe ottenuto appalti per la Cooperativa 29 giugno e per altri soggetti ad essa collegati;
   per questo motivo a partire da martedì 9 dicembre 2014 è stato nominato su indicazione dell'autorità giudiziaria il nuovo consiglio di amministrazione della suddetta cooperativa, presieduto dal dottor Flaviano Bruno;
   come risulta dallo stesso sito internet del soggetto giuridico e come è stato reso opportunamente noto dalla cronaca giudiziaria, tra i servizi gestiti dalla cooperativa risultano esservi servizi amministrativi e di portineria, servizi di manutenzione del verde, servizi di accoglienza e servizi legati all'igiene;
   ciò che è meno noto è che la cooperativa gestirebbe anche un servizio di pulizie al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
   come l'interrogante ha potuto appurare in prima persona, fatto che è stato suffragato peraltro alla stessa da altri riscontri diretti e dall'articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 18 dicembre 2014 dal titolo: «Mafia capitale, coop di Buzzi “29 giugno” ha un appalto al Ministero di Poletti», personale della cooperativa è effettivamente in servizio presso il dicastero dedicato al welfare;
   ciò che appare singolare è, tuttavia, che tale presenza non è riscontrabile attraverso la verifica sul sito internet dei dati pubblicati ai sensi dell'articolo 1, comma 32, legge n. 190 del 2012;
   la suddetta norma prevede che, con riferimento ai procedimenti scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, «le stazioni appaltanti sono in ogni caso tenute a pubblicare nei propri siti web istituzionali: la struttura proponente; l'oggetto del bando; l'elenco degli operatori invitati a presentare offerte; l'aggiudicatario; l'importo di aggiudicazione; i tempi di completamento dell'opera, servizio o fornitura; l'importo delle somme liquidate»;
   l'aggiudicazione di una gara non risulta peraltro rinvenibile neppure attraverso l'esame della sezione «Avvisi e Bandi», dove l'ultimo bando di gara per il servizio di pulizia della sede di via Veneto risulta scaduto il 28 febbraio 2011;
   date le notizie di stampa e le immagini fotografiche che hanno provato i rapporti tra il Ministro Giuliano Poletti, già presidente dell'Alleanza delle cooperative, il coordinamento nazionale costituito dalle Associazioni più rappresentative della cooperazione italiana, AGCI, Confcooperative e Legacoop, e Salvatore Buzzi appare opportuno chiarire nei particolari il rapporto contrattuale che collega la Cooperativa 29 giugno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali siano i rapporti in essere tra la Cooperativa 29 giugno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, su che basi sono stati assunti, se sia stata svolta una gara per l'instaurazione di detto rapporto, che tipo di natura abbia il contratto, quando sia prevista la sua scadenza e quale sia il corrispettivo fissato per le prestazioni ivi previste;
   per quale ragione esso non risulti presente, in osservanza dell'articolo 1, comma 32, della legge n. 190 del 2012, sul sito internet del Ministero. (4-07372)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, MASSIMILIANO BERNINI, PARENTELA, L'ABBATE e GAGNARLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il 22 marzo 2014 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto l'avviso di chiamata pubblica per la candidatura alla presidenza dell'Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare);
   nel medesimo avviso si specificava che entro il 31 marzo 2014 avrebbero dovuto essere inviate le manifestazioni di interesse da chi riteneva di essere in possesso dei requisiti di comprovata competenza ed esperienza in materia di economia agraria e di strumenti per il finanziamento e l'accesso al credito delle imprese, con particolare riferimento al settore agricolo;
   il 3 aprile 2014 con decreto ministeriale n. 3549 è stata nominata la commissione per la selezione delle manifestazioni di interesse pervenute in relazione alla candidatura alla presidenza di Ismea;
   nel decreto si specifica che le candidature selezionate dalla commissione sarebbero state sottoposte alla valutazione del Ministro, che avrebbe poi effettuato la propria scelta, ai fini dell'individuazione del nominativo cui conferire l'incarico di presidente dell'Ismea, da sottoporre poi alla deliberazione del Consiglio dei ministri per la relativa nomina, ai sensi dell'articolo 3 della legge 23 agosto 1988, n. 400 (articolo 1, comma 4);
   sempre nel medesimo decreto viene specificato inoltre che la commissione avrebbe provveduto ad inoltrare all'ufficio competente i curricula dei soggetti valutati positivamente ai fini della pubblicazione sul sito internet del Ministero, dove in effetti sono ancora presenti (articolo 1, comma 5);
   Ismea riveste un ruolo e svolge funzioni particolarmente importanti sia nei confronti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sia più in generale nei confronti dell'intero comparto agricolo e agroalimentare italiano, funzioni per le quali l'istituto e i suoi organi non possono che essere contraddistinti da un chiaro profilo di assoluta terzietà e neutralità nei confronti di tutti i soggetti che operano nel medesimo comparto;
   a parere degli interroganti il Ministro interrogato dovrebbe garantire la terzietà e la neutralità dell'istituto nei confronti del comparto agricolo ed agroalimentare e di tutti i suoi operatori;
   tra i curricula presentati per la candidatura alla presidenza dell'Ismea risulta esserci quello del dottor Ezio Castiglione, per il quale è stata poi effettivamente avanzata la proposta di nomina (n. 30) dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento l'11 giugno 2014, a cui è seguito il parere favorevole delle commissioni Agricoltura di Senato e Camera;
   alla Camera dei deputati, pur avendo le commissioni permanenti espresso parere favorevole, diversi gruppi parlamentari hanno deciso di astenersi sulla proposta di nomina sia per ragioni attinenti alla procedura, che non avrebbe a loro dire determinato una reale consultazione del Parlamento e un'efficace disamina delle candidature, sia per ragioni riferite al candidato proposto, in particolare alla luce dei ruoli politici e degli incarichi ministeriali ricoperti in passato;
   infatti, nel suo curriculum si legge che, oltre a diversi incarichi di natura politica, il dottor Ezio Castiglione è stato legato da un rapporto di lavoro con Coldiretti (la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale), rapporto la cui durata non è ben definita;
   qualora sia confermato il rapporto di lavoro, sarebbe ad avviso degli interroganti grave che il dottor Ezio Castiglione fosse ancora legato con la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale, mentre le commissioni parlamentari esprimevano il loro parere sulla sua candidatura senza esserne debitamente informate –:
   di quale natura sia stato il rapporto di lavoro del dottor Ezio Castiglione con Coldiretti e soprattutto se questo rapporto sia ancora in essere;
   fino a quando il suddetto rapporto di lavoro sia stato in essere e soprattutto se fosse ancora in essere al momento della presentazione della domanda e della sua valutazione da parte della commissione voluta dal Ministro interrogato, nonché se detta commissione fosse a conoscenza dell'effettiva durata e della natura del rapporto di lavoro del dottor Ezio Castiglione con Coldiretti;
   se il rapporto di lavoro del dottor Ezio Castiglione con Coldiretti fosse ancora in essere al momento in cui le Commissioni parlamentari hanno espresso il loro parere;
   se non ritenga, nel caso in cui il rapporto di lavoro del dottor Castiglione con Coldiretti sia ancora in essere, che questa situazione, al di là dei profili giuridici di compatibilità, ponga un serio problema di opportunità e possa minare la terzietà e la neutralità indispensabili per l'operato dell'Ismea. (5-04350)