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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Domenica 30 novembre 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,
   premesso che:
    la crisi siriana, iniziata nella primavera del 2011, si è trasformata in una guerra civile di crescente intensità, che mette a rischio l'integrità del Paese e costituisce un potente fattore di destabilizzazione dell'intera area mediorientale;
    il bilancio della crisi, ancora provvisorio, è di 215 mila morti di oltre 3 milioni di profughi esterni verso la Turchia, il Libano, la Giordania, l'Iraq, l'Egitto e l'Europa, di 7 milioni di profughi interni; inoltre, più della metà della popolazione siriana è dipendente dagli aiuti per la sua sopravvivenza, tanto che l'UNHCR ha definito la situazione siriana la «più grande emergenza umanitaria del nostro tempo»;
    vi sono evidenti rischi per la stabilità di Paesi vicini, in alcuni dei quali (Iraq, Giordania o Libano) i profughi costituiscono ormai quasi un quarto della popolazione;
    la crisi siriana costituisce il terreno ideale per il rafforzamento dell'estremismo fondamentalista armato, in particolare di quello del cosiddetto Daesh, che ha raggiunto inedite dimensioni militari organizzate, fino a rappresentare una minaccia all'integrità territoriale di paesi dell'area, oltre che una delle maggiori sfide contemporanee alla sicurezza, alla democrazia e alla libertà, in primo luogo quella religiosa;
    il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è espresso in maniera molto chiara sulla crisi siriana, approvando all'unanimità la risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2170 del 15 agosto 2014 e n. 2178 del 24 settembre 2014, ai sensi del Capitolo VII della Carta dell'ONU;
    in attuazione di tale risoluzione, e contro la grave minaccia alla stabilità regionale rappresentata da Daesh, anche ad esito della conferenza internazionale di Parigi sulla pace e sulla sicurezza in Iraq del 15 settembre 2014, si è attivata una coalizione internazionale di Stati, alla quale l'Italia prende parte, finalizzata ad una strategia di contrasto ad ampio spettro sul piano politico-diplomatico, sul piano militare ed umanitario;
    in generale, ad oltre tre anni dall'inizio del conflitto, dopo il fallimento di alcune iniziative diplomatiche, e nel nuovo scenario segnato dall'avanzare della minaccia terroristica, emerge con forza la necessità di riattivare l'iniziativa della comunità internazionale per una soluzione politica che metta fine al più presto allo scontro militare, superando l'emergenza umanitaria e prospettando una transizione e un processo di riconciliazione attivamente sostenuti dalla comunità internazionale;
    richiamate le proposte dell'appello Save Aleppo per Aleppo Città Aperta, lanciato dalla, Comunità di Sant'Egidio il 22 giugno 2014, sottoscritto da autori internazionali e premi Nobel, sottoposto al segretario generale dell'ONU il 7 novembre 2014, con l'obiettivo di salvare il milione e duecentomila abitanti siriani della grande città ormai assediata e con essa la convivenza tra gruppi ed etnie diverse grazie alla presenza dell'ONU e al mantenimento di un corridoio umanitario, prima dello scontro ormai possibile tra Daesh, forze governative e altri gruppi armati;
    l'inviato speciale dell'ONU per la Siria, Staffan de Mistura, ha recentemente formulato un piano d'azione per abbassare l'intensità dello scontro in Siria e congelare il conflitto militare a partire da un'area ad alto valore simbolico per la comunità internazionale, quale è la città di Aleppo;
    tale piano sta raccogliendo i primi necessari consensi da alcuni degli attori coinvolti e può dunque rappresentare una seria prospettiva verso la soluzione della crisi;
    l'Unione europea è chiamata a contribuire in tale direzione, svolgendo un ruolo più forte nella regione mediorientale e affermandosi come soggetto attivamente impegnato per la pace e la soluzione politica dei conflitti;
    l'Italia, per la sua collocazione geopolitica può svolgere un importante ruolo di stimolo a tale prospettiva di pace,

impegna il Governo:

   a sostenere attivamente, nelle relazioni bilaterali, nella cornice di politica estera dell'Unione europea e in tutte le sedi internazionali, l'iniziativa dell'inviato speciale dell'ONU per la Siria finalizzata a salvare Aleppo quale città aperta e simbolo della convivenza tra culture e religioni, nonché ogni altro sforzo utile a favorire il successo di una soluzione politica utile a mettere fine al conflitto siriano e a contrastare la minaccia terroristica;
   a sostenere in tutti i modi, in un quadro di contrapposizione anche politico-militare, l'azione della coalizione internazionale, istituita ai sensi della citata risoluzione dell'ONU n. 2170, e di tutti i soggetti impegnati nella lotta contro il terrorismo di Daesh e di altri gruppi armati e/o terroristici, sollecitando tutti gli attori e i Governi della regione a collaborare appieno nel contrastare tale minaccia, essendo tale cooperazione fondamentale per la sicurezza della regione.
(7-00538) «Cicchitto, Manciulli, Amendola, Marazziti, Alli, Locatelli, Rabino, Valentini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GINEFRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   la Corte Costituzionale, con sentenza depositata il 31 ottobre 2014, decidendo sulla base di un ricorso avanzato dalla regione Veneto, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 64, commi 1 e 2, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 (Misure urgenti per la crescita del Paese), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134;
   tale articolo istituiva presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il «Fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva» per cui era stato emesso il bando per la presentazione dei relativi progetti;
   secondo la Corte la previsione di finanziamenti a destinazione vincolata può divenire strumento indiretto di ingerenza dello Stato nell'esercizio delle funzioni delle regioni e degli enti locali, nonché fonte di sovrapposizione fra politiche e indirizzi del governo centrale e locale;
   la Consulta ha pertanto stabilito l'illegittimità del fondo del Governo per la realizzazione di nuovi impianti sportivi o la ristrutturazione di quelli esistenti;
   preso atto della sentenza, il dipartimento per lo sport sta lavorando per valutare nuovi strumenti di agevolazione e supporto in materia di impiantistica sportiva e per le politiche attive per lo sport;
   ad oggi non si conoscono ancora le risultanze di tale approfondimento –:
   quali iniziative di competenza intenda assumere per ovviare a tale situazione e per promuovere e sostenere lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva. (5-04183)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo le norme vigenti è previsto che entro il prossimo 31 dicembre venga definito il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari;
   secondo fonti autorevoli tale piano sarebbe stato già definito e il 15 dicembre prossimo verrebbe trasmesso formalmente da Sogin ai componenti tecnici delle commissioni appositamente insediate da parte del Governo;
   tali componenti hanno già avuto contatti con Sogin e da questi sarebbe emersa l'esistenza di un quadro d'insieme che individuerebbe 6 regioni tra le quali scegliere l'ubicazione del sito, tra queste in modo del tutto arbitrario sarebbe stata compresa anche la regione Sardegna;
   tale ipotesi sarebbe avversata dal popolo sardo con ogni strumento di contrapposizione utile ad escludere senza alcun tipo di margine un progetto del tutto surreale e destituito di ogni valutazione tecnica e giuridica;
   oltre alle pregresse posizioni già espresse, sin dal 2003, nell'ambito della conferenza Stato regioni dal sottoscritto interrogante in qualità di presidente della regione Sardegna si registra un pronunciamento deciso e senza appello di un apposito referendum popolare che ha bocciato qualsiasi ipotesi in tal senso;
   il fatto che la regione Sardegna, dopo essere costretta a sopportare un carico statale senza eguali, dalle basi militari alla petrolchimica, dall'essere la Regione più gravata da aree inquinate da attività industriali a sopportare la nefasta distrazione dello Stato in tema di energia e trasporti, venga solo inserita in un'ipotesi così demenziale mobiliterebbe il popolo sardo in modo deciso e determinato;
   già nei mesi scorsi all'atto della pubblicazione della guida tecnica avvisai gli esponenti del Governo di non commettere tale grave errore che violerebbe le stesse norme statutarie di rango costituzionale della regione Sardegna;
   l'Ispra aveva pubblicato, con notevole ritardo, la guida tecnica n. 29 relativa ai criteri per l'individuazione del sito per la realizzazione del deposito unico nazionale per le scorie nucleari;
   il documento non indica una precisa località ma tutti i documenti e studi richiamati riportano alla Sardegna;
   il piano dell'Ispra per individuare il deposito unico pubblicato è una sovrapposizione di documenti impressionante ma che ha un comune denominatore: escludere tutte le aree a rischio;
   l'Ispra arriva alla Sardegna per esclusione di tutto il resto;
   carte e mappe che indicano rischi, pericoli, e che in sintesi affermano che la Sardegna sarebbe la terra più sicura per le scorie nucleari;
   nel documento dell'Ispra denominato guida tecnica n. 29 sono indicati criteri, ma ad una più attenta e dettagliata analisi si arriva a capire qual è il progetto: realizzare il deposito unico nazionale in Sardegna;
   a decidere tutto sono i criteri di esclusione individuati da Ispra;
   prima di tutto vengono escluse le aree vulcaniche attive e quiescenti, poi quelle contrassegnate da sismicità elevata e infine quelle interessate da fenomeni di fogliazione;
   la Sardegna secondo tutti i piani connessi e richiamati non rientra in alcun modo in queste prime tre priorità di esclusione;
   le simulazioni geosatellitari confermano che la Sardegna sarebbe l'unica regione d'Italia a corrispondere a questi criteri individuati;
   il database realizzato dagli Stati Uniti (Database of individual seismogenic sources) individua in modo esplicito l'unica regione che sarebbe esente da pericoli;
   tutti questi elementi che vengono tenuti sotto traccia, ma che di fatto sono allegati alla guida tecnica, rappresentano un elemento di gravità assoluta proprio perché si sta tentando di mettere in piedi un piano che lasci poca scelta alla Sogin, per individuare la Sardegna come terra di conquista per le scorie nucleari;
   dalla pubblicazione del piano era emerso sin da subito con chiarezza il richiamo alla stabilità geologica, geomorfologica e idraulica. Un parametro univoco posto alla base del piano che secondo l'interrogante finisce inesorabilmente per puntare sulla Sardegna;
   la Sardegna, secondo l'interrogante non può e non deve essere minimamente contenuta nemmeno come ipotesi nei criteri per la realizzazione del deposito unico nazionale delle scorie nucleari;
   questo piano di deposito unico nazionale che non si farà mai né in Sardegna né in Italia;
   si tratta di un'operazione solo per spendere risorse senza controllo così come è stato sino ad oggi;
   il deposito nucleare unico sarà l'ennesimo pozzo senza fondo;
   questo piano è solo uno strumento delle lobby del nucleare e degli appalti che puntano a progettare, spendere con troppi omissis che non possono in alcun modo essere accettati;
   le carte e gli studi allegati e tenuti di fatto sotto traccia sono emblematici di un disegno studiato a tavolino e che non lascia adito a dubbi;
   il Governo deve immediatamente sconfessare questa ipotesi e dire con chiarezza e trasparenza quello che intende fare;
   non può il Governo continuare a sfuggire e delegare su una vicenda talmente delicata per la quale serve serietà e correttezza;
   si tratta di miliardi di euro di scorie nucleari, realizzare un deposito unico nazionale, mantenere in piena efficienza le centrali esistenti e soprattutto un grande business nucleare;
   si paventa un fiume di denari verso le lobby nucleari che va immediatamente fermato;
   la Sardegna è contraria a qualsiasi ipotesi di deposito unico nucleare contraria senza se e senza ma;
   già nel 2003, il sottoscritto interrogante, da presidente della regione bloccò il piano del generale Jean per la realizzazione del deposito unico nazionale facendo in modo che la conferenza dei presidenti approvasse la sua proposta di rigettare integralmente quel piano che ora si tenta di riproporre;
   il fatto che diversi soggetti legati a Sogin affermino che la Sardegna sarebbe un sito ideale per il deposito unico nazionale di scorie nucleari e come tale viene indicata insieme alle altre cinque regioni è un fatto di una gravità inaudita;
   va ridiscussa alla radice la decisione di realizzare un deposito unico nazionale alla luce di valutazioni di natura scientifica, economica e di opportunità;
   esistono proposte in tal senso che la Sardegna ha avanzato undici anni fa condividendo l'impostazione del fisico Carlo Rubbia che aveva messo a punto un piano di ricerca per l'abbattimento della radioattività delle scorie;
   un deposito unico nazionale dal quale devono, comunque, essere escluse, senza se e senza ma, realtà come la Sardegna che hanno sia sul piano normativo costituzionale che popolare escluso la volontà di ospitare tale sito unico nazionale –:
   se non ritenga di dover smentire questa possibilità e intervenire per disporre un cambio di rotta deciso sul deposito unico nazionale;
   se non ritenga di dover escludere la regione Sardegna da questa scellerata ipotesi;
   se non ritenga anche per ragioni di ordine pubblico di evitare che tale ipotesi venga solamente palesata. (5-04186)

Interrogazione a risposta scritta:


   COMINELLI, LACQUANITI, GALPERTI e BAZOLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato dagli organi stampa (articolo di Pietro Gorlani sul Corriere della Sera del 12 novembre 2014) e come denunciato da molti anni dal Circolo di Legambiente di Montirone, tra i comuni di Bagnolo Mella e Montirone nella provincia di Brescia, si trova un fontanile denominato "Fontana dell'Arrigo", sul lato est della "Cava Sessanta" – A.T.E. 37, completamente tombato, dagli inizi dei primi anni ’80, con materiali e rifiuti di vario genere e natura e con scorie e scarti provenienti dalla fonderia di Bagnolo Mella e da altre attività produttive;
   a seguito delle denunce e degli esposti portati avanti dall'associazione ambientalista recentemente le ispezioni dei carabinieri dei Noe e l'Arpa hanno confermato che trattasi di un'enorme discarica abusiva contenente scorie e polveri di fonderia, morchie oleose, fanghi industriali, lastre d'amianto, oltre a una discarica di rifiuti urbani;
   il tratto principale interrato del fontanile ricopre un'area di 520 metri lineari di larghezza per 22 metri lineari e il tratto secondario di 650 metri lineari larghezza media 15 metri lineari. La profondità è pari a circa 5 metri per una stima di metri cubi interrati pari a 28600 per il primo tratto e 24000 per il secondo tratto;
   secondo quanto riportato nell'articolo del Corriere e nelle interviste rilasciate dagli esponenti di Legambiente, il tombamento del fontanile, che prima di allora era alimentato da una falda di acqua pura e di ottima qualità, è avvenuto a partire dagli anni ’80. Prima con rifiuti solidi urbani, poi con le scorie industriali trasportate da un camion sospetto. Al momento il procedimento penale di scarico illecito di rifiuti pericolosi è a carico di ignoti;
   il rischio ambientale più elevato si evidenzia nella possibile contaminazione della falda acquifera che in quel territorio scorre molto in superficie e al quale attingono tutti gli abitanti della zona per usi domestici;
   tale situazione si inserisce in un panorama più generale che vede il territorio bresciano martoriato da ex cave, da discariche legali e illegali, da troppi episodi di illegalità ambientale. Che la provincia di Brescia, insieme a Milano, sia tra le province lombarde quella presa più di mira dalle ecomafie emerge anche dall'intensa attività di contrasto svolta nell'ultimo anno. Grazie alle operazioni che hanno condotto a procedimenti a carico di imprenditori lombardi, si è accertato che la maggioranza dei reati collegabili al ciclo dei rifiuti riguarda lo sversamento degli stessi in discariche abusive e il tombamento in terreni privati, cave o terrapieni. Spesso si tratta di cave trasformate in discariche completamente al di fuori della normativa sui rifiuti speciali; si pensi, ad esempio, alle discariche abusive di Ospitaletto e Travagliato in provincia di Brescia, scoperte nei primi mesi del 2013 dalla magistratura –:
   se non intenda assumere iniziative per scongiurare il serio rischio di possibile inquinamento delle falde idriche e nell'ottica di garantire la piena tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.
(4-07096)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per sapere – premesso che:
   i mezzi d'informazione riportano, a cadenza sempre più frequente, notizie di gravi sinistri occorsi a piloti (e/o a loro accompagnatori e/o a trasportati) dei cosiddetti aerei ultraleggeri (detti anche U.L.M.), nell'ambito della pratica del volo da diporto o sportivo; dall'esito di una ricerca curata dal Centro studi «Aerohabitat» del 18 aprile 2012, risulta che, solo dall'anno 2003 all'anno 2011, sono stati ben 197 gli incidenti mortali che hanno interessato chi pratica la predetta disciplina;
   da ultimo, in data 26 novembre 2014, un ennesimo grave incidente mortale ha visto coinvolto un ultraleggero, sconvolgendo l'abitato di Cirò Marina (KR), dove un velivolo da diporto è precipitato sul tetto di un ristorante, causando la morte sul colpo del pilota e il ferimento grave del trasportato;
   la disciplina del volo da diporto, attività in grande espansione, è attualmente regolata dalla legge n. 106 del 25 marzo 1985 (intitolata «Disciplina del volo da diporto o sportivo») e dal regolamento di attuazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 luglio 2010, n. 133, il quale ha recentemente sostituito il precedente regolamento del 1988;
   il predetto regolamento, pur approvato solo nel 2010, pur contenendo un intero Capo (Capo V, articoli 20-22) dedicato alla «Assicurazione», della quale è confermata l'obbligatorietà «per la responsabilità civile per i danni prodotti a terzi sulla superficie ed a seguito di urto o collisione in volo» (articolo 20), nulla prevede per i casi tutt'altro che remoti in cui l'assicuratore del pilota – danneggiante fallisca o venga posto in liquidazione coatta amministrativa;
   per casi analoghi, che vedono coinvolti soggetti impegnati nell'esercizio di attività parimenti «pericolose», ma ugualmente – si aggiunge – meritevoli di tutela e necessitanti di essere idoneamente regolamentate, come la circolazione dei veicoli a motore e dei natanti e la caccia, la legge offre, invece, un'apposita tutela per il danneggiato: infatti, il codice delle assicurazioni private decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 prevede che, nel caso di fallimento o liquidazione coatta amministrativa dell'assicuratore del danneggiante, i danni siano liquidati da parte di un apposito fondo: il «Fondo di garanzia per le vittime della strada» oppure il «Fondo di garanzia per le vittime della caccia» a seconda dei casi;
   non sussiste alcuna motivazione ragionevole per la quale chi riporta danni durante l'esercizio del volo da diporto non debba ricevere medesima tutela, attesi anche i molteplici profili di analogia tra la circolazione stradale, la circolazione dei natanti e la caccia, da una parte e il volo da diporto, dall'altra parte;
   trattasi di attività per le quali è prevista l'assicurazione obbligatoria da parte dell'esercente, nonché azione giudiziale diretta da parte del danneggiato nei confronti dell'assicuratore del responsabile;
   un'interpretazione costituzionalmente orientata (rispettosa, quindi, del principio del diritto di uguaglianza tra i cittadini, del principio del diritto di difesa e del principio del diritto alla salute) del codice delle assicurazioni private, il quale, peraltro, ha mito l'indiscutibile pregio di condensare in un unico testo normativo il variegato sistema assicurativo, imporrebbe un'estensione della tutela di cui al summenzionato fondo per le vittime della circolazione dei veicoli a motore e dei natanti anche a chi esercita il volo da diporto (si tratta della cosiddetta aviazione minore; i sinistri il più delle volte si verificano a terra, durante le fasi di decollo o di atterraggio; l'impatto sui terzi può essere molto drammatico come nel caso di un investimento stradale: si veda il recente già citato caso di Cirò Marina); e ciò attraverso un'applicazione estensiva o analogica delle norme del codice delle assicurazioni private (articoli 302-304), oppure attraverso un intervento normativo ad hoc, che sani tale grave lacuna; ad esempio, istituendo un fondo ad hoc (tenuto conto che attualmente i fondi presso la Consap sono almeno 5-6);
   bisogna infatti considerare i numerosi incidenti che rischiano di rimanere senza tutela per il danneggiato; gli interpellanti sono infatti a conoscenza di casi in cui, anche dopo l'esito vittorioso di una causa in giudizio, conclusasi con il riconoscimento di un certo danno, non vi è stata, proprio per mancanza di una normativa chiara, la possibilità di ottenere un effettivo risarcimento;
   a fronte della gravità dei casi privi di tutela, il rimedio appare agevole e di rapida applicazione, essendo sufficiente estendere a tali casi una tutela già esistente e prevista dalla legge in casi analoghi –:
   quali siano gli orientamenti del Governo per ovviare alla predetta lacuna normativa, la quale si traduce in veri e propri casi di denegata giustizia nei casi segnalati in premessa;
   se intendano adottare opportune iniziative in merito, anche proponendo interventi sul codice delle assicurazioni private, ricomprendendo nella tutela anche le fattispecie «scoperte» denunciate in, premessa, o comunque chiarendo e specificando che nella sfera di applicazione del fondo di garanzia per le vittime della circolazione stradale e dei natanti rientra anche il risarcimento dei danni alle vittime del volo da diporto o sportivo, nel caso in cui l'assicurazione del danneggiante fallisca o venga posta in liquidazione coatta amministrativa, fino all'ipotesi di istituire un apposito fondo;
   se, con riferimento ai casi già verificatisi, intenda assumere iniziative ad hoc, ove ne ricorrano i presupposti di fatto e di diritto, per garantire ai terzi danneggiati in incidenti provocati da velivoli da diporto il giusto risarcimento.
(2-00766) «Latronico, Palese».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   OCCHIUTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la direzione distrettuale antimafia ha condotto in Calabria importanti operazioni di contrasto al fenomeno della criminalità organizzata di stampo mafioso, tra le ultime quella riguardante l'esecuzione di venti provvedimenti cautelari nei confronti di soggetti ritenuti organici al gruppo criminale chiamato degli «zingari», attivo nell'area urbana di Cosenza, Rende e Paola, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di droga;
   come si apprende dagli organi di stampa, un detenuto avrebbe colto in carcere informazioni, poi riferendole ad un funzionario di polizia penitenziaria, circa la realizzazione di un imminente attentato nei confronti del dottore Pierpaolo Bruni, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, già bersaglio di atti intimidatori da parte delle maggiori cosche calabresi;
   come si apprende dagli organi di stampa, il centralino della Guardia di finanza avrebbe ricevuto una telefonata dal tono altamente minatorio nei confronti del dottore Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: «Diteglielo che lo facciamo saltare per aria sul serio, i 200 chili di esplosivo sono sempre pronti; dite a Peppe Lombardo che se non la smette lo ammazziamo»;
   le recenti operazioni poste in essere dalla magistratura avrebbero allarmato le cosche calabresi;
   nel distretto di Catanzaro, dotato di 7 circondari, la direzione distrettuale antimafia sarebbe dotata di soli cinque pubblici ministeri;
   l'organico della procura della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro, su una previsione organica di 18 unità, avrebbe registrato, per pochi mesi, una presenza massima di sedici unità;
   le magistrature antimafia calabresi sarebbero dotate di forze inadeguate al contrasto del fenomeno criminale di stampo mafioso;
   lo stato di tensione all'interno delle cosche che sfocia in attentati e minacce a magistrati, forze dell'ordine e giornalisti è certamente favorito anche dal fatto che le risorse investite dallo Stato per la repressione del crimine sono inversamente proporzionali alla densità delinquenziale dei territori –:
   quali urgenti ed incisive iniziative di competenza intenda adottare, al fine di assicurare agli uffici giudiziari calabresi le risorse umane e materiali necessarie a proseguire, con determinazione, nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. (4-07095)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LORENZIS, PETRAROLI e SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 13, commi 14 e 15, del decreto-legge n. 145 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2014, sono state dettate norme finalizzate a rendere più trasparenti gli accordi tra operatori, al fine di evitare comportamenti potenzialmente distorsivi delle dinamiche concorrenziali;
   si prevede espressamente che i gestori di aeroporti che stringono rapporti commerciali con vettori aerei in funzione dell'avviamento e dello sviluppo di rotte destinate a soddisfare e promuovere la domanda nei rispettivi bacini di utenza, devono esperire procedure di scelta del beneficiario trasparenti e tali da garantire la più ampia partecipazione dei vettori potenzialmente interessati, secondo modalità da definirsi con apposite linee guida adottate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentiti l'Autorità di regolazione dei trasporti e l'Ente nazionale per l'aviazione civile;
   i gestori aeroportuali dovranno comunicare all'Autorità di regolazione dei trasporti e all'ENAC l'esito delle procedure previste dal citato comma 14, ai fini della verifica del rispetto delle condizioni di trasparenza e competitività;
   in risposta all'interpellanza n. 2-00705 del deputato Lello Di Gioia del 7 novembre 2014, il Sottosegretario per le infrastrutture e dei trasporti Umberto Del Basso De Caro ha ribadito che tali linee guida – che consentiranno all'impianto normativo sopra descritto di esplicare pienamente i propri effetti, dotandolo di reale operatività, sotto la stretta vigilanza dell'Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) e delle competenti strutture del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – sono state emanate e sarebbero consultabili online;
   attraverso appropriata ricerca sul web, le suddette linee guida, risultano pubblicate nel sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in una pagina difficilmente raggiungibile dagli utenti perché in una sezione diversa da quella del trasporto aereo;
   le medesime non risultano neanche pubblicate sul sito di Enac;
   se il Ministro non ritenga utile intervenire, per garantire la trasparenza della pubblica amministrazione che guida, provvedendo a pubblicare in sezioni del sito istituzionale in pagine facilmente accessibili per tutti gli utenti e in sezioni attinenti al trasporto aereo e sul sito di Enac –:
   quale sia l'elenco degli enti gestori che hanno effettivamente provveduto a comunicare all'Autorità di regolazione dei trasporti e all'ENAC l'esito delle procedure di cui al già citato comma 14 dell'articolo 13 del decreto-legge n. 145 del 2013 e quali siano invece gli enti gestori che non hanno adempiuto a tale obbligo e in tali casi quali siano i provvedimenti intrapresi. (5-04185)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ARIENZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Verona in data 14 maggio 2013 ha sottoscritto un protocollo, tra gli altri, con rete ferroviaria italiana e la regione Veneto relativamente al progetto preliminare del tratto ferroviario compreso tra la stazione di Pescantina e il nodo di Verona (lotto 4) del progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria di accesso sud alla galleria di base del Brennero Fortezza-Verona per la tratta che insiste nel comune di Verona;
   seguendo la linea storica Verona-Trento, nella località del quartiere cittadino di S. Massimo ed in particolare in via del Fortino, pare che la nuova linea in progetto da parte di ITALFERR coinvolgerà alcune unità immobiliari situate nell'immediata prossimità dei binari;
   a suo tempo il progetto preliminare non è stato allegato al protocollo in questione. Infatti, al medesimo risulta allegato una traccia generica, ma alquanto chiara su quali aree insisterà la nuova linea ferroviaria;
   se l'articolo 5 del protocollo fissa in 10 mesi il termine per la redazione del progetto preliminare — quindi da terminare entro marzo 2014 – l'articolo 6, comma 2, stabilisce che il comune in concerto con Rete ferroviaria italiana definirà le ipotesi progettuali e masterplan sull'utilizzo delle aree ferroviarie che risulteranno libere ed usufruibili a seguito del passaggio in galleria di tratti di linea esistente e del tracciato dei nuovi binari da realizzarsi;
   proprio in quella stessa zona cittadina interessata dagli articoli 5 e 6 del protocollo, lungo l'attuale linea ferroviaria l'interrogante ha rilevato attività di costruzione di edifici da parte dell'azienda territoriale edilizia residenziale;
   in dettaglio, a quanto risulta all'interrogante un edificio è praticamente definito, un altro è nella fase iniziale di realizzazione. Per il primo, è possibile rilevare sul sito dell'ATER il seguente annuncio: «A.T.E.R. affitta a Verona, Via del Fortino. Si tratta di alloggi e relative pertinenze di edilizia agevolata, attualmente liberi da persone e cose, che vengono posti in locazione con contratto delle durata di anni quattro più quattro, ulteriormente prorogabili. Il canone di locazione è calcolato secondo i criteri di cui all'articolo 2, III comma della Legge Regionale 431/98. La domanda di locazione e tutta la documentazione necessaria, devono essere presentate all'ATER di Verona entro e non oltre le ore 12 di martedì 20 gennaio 2015. Si invita a prendere visione con attenzione del testo integrale dell'avviso, verificare i requisiti generali ed economici e predisporre la domanda utilizzando l'apposito modulo»;
   se la nuova tratta da realizzare coinvolgerà le unità abitative poste sul lato destro della linea guardando verso nord, si avrebbe:
    a) il paradosso che nonostante fosse conosciuto il progetto, l'ATER, che non era tenuta a saperlo, ma ad informarsi si, è stata comunque autorizzata dal comune di Verona alla realizzazione degli edifici (si veda l'articolo 6 del protocollo);
    b) che gli espropri costerebbero di più rispetto al terreno vuoto ante costruzioni;
    c) che il denaro pubblico impegnato per le costruzioni poteva essere intanto destinato in altra località;
   l'interrogante osserva, nel caso di conferme, l'assoluta inadeguatezza delle scelte fatte, testimonianze di una realtà in totale confusione –:
   se il progettista ITALFERR sia a conoscenza dei fatti e, nel caso affermativo, da quale ente/ufficio sia stato informato;
   cosa accadrebbe per la definizione degli espropri se venisse accertato che le costruzioni sono state realizzate post decisione assunta con il protocollo del 14 maggio 2013 di realizzare la nuova linea sul luogo ove sono in corso di costruzione i due edifici, ovvero se questo determinerebbe un contenzioso a sfavore delle quote spettanti all'ATER per gli espropri medesimi. (4-07093)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   NACCARATO, CAMANI, MIOTTO, NARDUOLO e ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Padova, con preavviso del 25 novembre 2014 protocollo generale 0295871 e con successiva comunicazione del 27 novembre 2014 protocollo generale 0299258 ha negato al Partito Democratico di Padova la concessione in uso di una sala pubblica comunale regolarmente richiesta in data 24 novembre 2014 con protocollo 0293619;
   il comune di Padova, in base alla delibera di giunta comunale n. 91 del 9 marzo 2010, che definisce le linee di indirizzo in relazione ai criteri per l'erogazione di contributi e servizi, ha vietato la concessione della sala pubblica poiché il Partito Democratico è stato sanzionato con verbale numero 8113349 del 25 gennaio 2013 per aver affisso abusivamente quattro manifesti;
   il Partito Democratico, ricevuta la notifica del verbale di cui sopra in data 22 aprile 2013 ha regolarmente saldato la relativa contravvenzione in data 8 maggio 2013;
   la detta delibera di giunta preclude per un periodo di due anni l'erogazione di contributi, anche sotto forma di servizi, a associazioni, enti e comitati che siano incorsi in irregolarità per varie fattispecie, comprese le affissioni abusive;
   si precisa che il Partito Democratico non è iscritto al registro comunale delle associazioni di Padova e non ha mai ricevuto alcun contributo, neppure sotto forma di servizio, da parte del comune di Padova. Il Partito Democratico ha sempre utilizzato, in regime di concessione, le sale comunali con le modalità previste per tutte le forze politiche;
   la delibera di giunta 91 del 9 marzo 2010 limita l'attività di associazioni enti e comitati a giudizio degli interroganti in evidente contrasto con l'articolo 17 della Costituzione che sancisce il diritto di riunione e prevede i motivi per i quali l'esercizio di tale diritto può essere legittimamente negato;
   l'articolo 17 stabilisce che: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica»;
   la negazione della concessione della sala pubblica ha di fatto impedito il regolare svolgimento di una iniziativa pubblica molto importante, destinata a promuovere la consultazione democratica per scegliere il candidato presidente della regione Veneto della coalizione di centrosinistra;
   la mancata concessione della sala comunale appare agli interroganti ingiustificata e di dubbia legittimità perché impedisce l'esercizio di un diritto costituzionale a una forza politica;
   il segretario provinciale del PD di Padova ha scritto una nota al prefetto con la quale chiede se e quali iniziative si intendano assumere al riguardo –:
   quale risposta si intenda dare alle istanze formulate dal segretario provinciale del PD di Padova nella nota inviata al prefetto. (4-07097)


   COSCIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 28 novembre circa 500 persone aderenti al Blocco Studentesco hanno manifestato in via Lombroso nei pressi del campo rom al grido di «stop alle violenze dei rom, alcuni italiani non si arrendono»;
   alcuni operatori della Cooperativa Eureka e di Arci Solidarietà, che lavorano da anni sul territorio anche con progetti di scolarizzazione dei bambini nomadi, riferiscono che è stato impedito a tutte le persone nel campo di uscire, creando anche una situazione di panico e paura;
   si tratta di un campo dove vivono circa 200 persone che esiste da oltre 30 anni e nel quale si realizzano diversi progetti di inclusione;
   con questo gesto di inaudita gravità è stato impedito a circa 90 bambini di scuole elementari e medie di andare a scuola; si tratta di un violazione grave di un diritto sancito dalla Costituzione che come tale va rispettato e garantito;
   si tratta, inoltre, di un gesto vile nei confronti di minori fragili che dovrebbero essere protetti e tutelati e non intimiditi con comportamenti aggressivi e violenti;
   il lavoro quotidiano sul territorio delle associazioni per la scolarizzazione dei rom e per l'inclusione scolastica non dovrebbe essere messo a repentaglio da chi attua comportamenti di matrice razzista e xenofoba –:
   quali iniziative intenda intraprendere per far luce su quanto accaduto e quali misure urgenti mettere in atto per fare in modo che non si ripetano più gesti di tale violenza e che appaiono in chiara violazione dei princìpi sanciti dalla carta costituzionale. (4-07098)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI, FIORIO e LUCIANO AGOSTINI. Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'Enoteca Italiana è una istituzione pubblica unica nel suo genere nel nostro paese: è stata fondata nel 1960 quale strumento operativo dell'Ente mostra mercato nazionale dei vini a denominazione di origine (denominazione d'origine) e di pregio (organismo istituito nel 1933 e riconosciuto con decreto del Presidente della Repubblica nel 1950);
   dalla sua nascita in poi, Enoteca si è accreditata con i Governi, le regioni, i produttori, come uno degli enti più autorevoli nella promozione e valorizzazione del vino Italiano, ospitando anche le prime mostre nazionali ed internazionali svolte in Italia, dentro le mura della fortezza medicea di Siena;
   nel corso di questi decenni, in stretta collaborazione con i Ministeri competenti, gli istituti di promozione, il sistema camerale e gli enti territoriali dei differenti livelli istituzionali hanno fatto conoscere, promosso e valorizzato, in Italia ed all'estero, i vini di qualità e la ricchissima realtà vitivinicola nazionale;
   nella sua suggestiva sede, dislocata in alcuni locali cinquecenteschi della Fortezza Medicea di Siena sono esposti, in mostra permanente, oltre 1.500 vini, rigorosamente selezionati ed ammessi da una commissione giudicatrice, prodotti da oltre 600 aziende, che ora, grazie ad un sistema di informatizzazione avanzato e unico nel suo genere, «dialogano» con il visitatore fornendo un significativo spaccato del mondo vinicolo italiano. I vini esposti costituiscono dunque una selezione rappresentativa dell'intera produzione nazionale di qualità;
   la mission dell'ente vini è tuttora l'organizzazione degli eventi istituzionali e delle pubbliche relazioni, l'ideazione dei progetti di comunicazione e diffusione del vino intesa come modalità del «saper bere», del rinnovato invito ad apprezzare, gustare, saper scegliere la qualità del prodotto italiano. Tra le sue attività prioritarie vi sono:
    a) progetti istituzionali rivolti a stimolare il dibattito sui grandi temi della vitivinicoltura, organizzando convegni, seminari per lo scambio di opinioni ed aggiornamenti, coinvolgendo tutta l'interprofessione vitivinicola ed il comparto produttivo;
    b) gestione del rapporto con le aziende vitivinicole selezionate per la qualità dei loro prodotti, offrendo loro la possibilità di promozione dei vini ed il coinvolgimento diretto in ogni occasione di rilievo;
    c) organizzazione di corsi, incontri, convegni, seminari, intrattenimenti culturali legati al settore vitivinicolo;
    d) partecipazione a mostre e fiere in Italia ed all'estero;
    e) programmazione ed attuazione di attività editoriali con la realizzazione di prestigiose pubblicazioni di settore;
   tra le iniziative di pregio nazionale più recenti vale la pena di citare «vino e giovani», le iniziative di formazione e conoscenza dei vini italiani, per gli operatori cinesi, «l'Atlante nazionale del vino»;
   negli ultimi anni Enoteca italiana è stata però colpita da una grave crisi, generata da un insieme di cause: le modificazioni istituzionali in essere che hanno generato un progressivo disimpegno finanziario degli enti proprietari, il rallentamento degli investimenti in iniziative di promozione legate alla crisi economica, limiti evidenti di carattere organizzativo e gestionale;
   alla luce di queste ultime ragioni, gli enti proprietari (comune di Siena, provincia, camera di commercio di Siena, regione Toscana) hanno fatto fronte intervenendo prima con un Commissariamento e successivamente con la designazione di un amministratore unico che sta mettendo in campo un programma di razionalizzazione e rilancio dell'ente;
   la razionalizzazione e l'ottimizzazione dei costi di esercizio non hanno però risolto il quadro debitorio precedentemente generato che pesa moltissimo sul quadro operativo e di bilancio, e che vede, dopo un lungo periodo di cassa integrazione per i 12 dipendenti, ad oggi non più rinnovabile, la sostanziale impossibilità di far fronte ai pagamenti delle retribuzioni e grandi difficoltà per la operatività e la elaborazione di progetti necessari per accedere a risorse e finanziamenti;
   tra le cause che hanno aggravato la crisi dell'Enoteca italiana, soprattutto per ciò che concerne la disponibilità finanziaria, va purtroppo annoverato il mancato pagamento, da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di alcune fatture su progetti commissionati all'ente vini dallo stesso dicastero;
   tali crediti, riguardo ai quali si è tenuto un intenso scambio di comunicazioni tra ente ed uffici del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (che riguardano specifici capitolati riferiti ad appositi decreti ministeriali) riconducibili a vari progetti anche riferiti all'anno 2007, ed ammontano complessivamente a 927.440 euro complessivi;
   risulta evidente come un ulteriore ritardo nei pagamenti risulti compromettere in modo definitivo l'attività dell'Enoteca italiana ed il suo contributo alla promozione dell'intero sistema vitivinicolo nazionale, oltre a contribuire alla possibile perdita di posti di lavoro e di competenze e professionalità elevate acquisite in un settore vitale per l'intera economia del nostro Paese –:
   se, e per quale ragione, le fatture relative ai crediti che l'Enoteca nazionale vanta con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali siano ad oggi ancora insolute;
   se il Ministro, per quanto di propria competenza, sia consapevole delle conseguenze che un ulteriore ritardo produrrà sull'Ente;
   se il Ministro intenda intervenire, e attraverso quali possibili strumenti, a sostegno dell'Enoteca nazionale, per preservarne la continuità operativa delle attività, proprio in virtù del ruolo svolto in questi decenni a sostegno dell'intero settore vitivinicolo nazionale. (5-04184)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il congelamento, l'imballaggio, l'etichettatura e il controllo degli alimenti surgelati sono armonizzati a livello europeo. La direttiva 89/108/CEE del Consiglio, del 21 dicembre 1988, per il «ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri sugli alimenti surgelati destinati all'alimentazione umana», stabilisce le regole da seguire nel congelamento, nell'imballaggio, nell'etichettatura e nel controllo degli alimenti surgelati;
   gli alimenti surgelati sono quelli che subiscono un processo detto di «surgelamento», che permette di superare con la rapidità necessaria la zona di cristallizzazione massima del prodotto e di far sì che la temperatura del prodotto, dopo la stabilizzazione termica, sia mantenuta ininterrottamente a valori, pari o inferiori a –18o C;
   l'etichetta degli alimenti surgelati deve includere la denominazione di vendita, la menzione «surgelato» e l'identificazione del lotto. Le altre indicazioni obbligatorie in etichetta variano seconda del destinatario del prodotto ovvero per i consumatori finali, ristoranti, ospedali e mense si deve indicare la data di conservazione minima, il periodo di immagazzinamento da parte del destinatario, la temperatura di conservazione e le attrezzature necessarie per la conservazione;
   il timore costante dei consumatori è quello che la «catena del freddo» si possa interrompere durante il lungo viaggio del prodotto surgelato nelle diversi fasi di trasporto e commercializzazione anche a causa della non osservanza delle norme per diversi motivi quali la trascuratezza, l'errore o la frode;
   gli indicatori di tempo/temperatura (TTI) sono etichette all'interno delle quali vi sono dei componenti (liquidi, metallici, elettronici e altro) che, applicati sui prodotti surgelati, dovrebbero evidenziare con una mutazione cromatica l'eventuale superamento della temperatura prevista dalla legge (-18o C) per un certo lasso di tempo, permettendo al consumatore di non acquistare o, eventualmente, non consumare il prodotto nel caso in cui l'indicatore dovesse segnalare una qualche anomalia;
   purtroppo questi indicatori, oltre a portare un maggior costo del prodotto, non danno un reale vantaggio o garanzia al consumatore, in quanto dovendoli porre necessariamente all'esterno della confezione registrano solo le condizioni di temperatura ambientale o periferica ma non quelle del prodotto, condizione questa che ha un effettivo rilievo sia per la qualità che per la sicurezza igienica dello stesso;
   il posizionamento di questi indicatori sulla superficie esterna della confezione li porta quindi a registrare temperature che possono non incidere sul prodotto surgelato quali, ad esempio, quella della mano del consumatore che le tocca, quella dei prodotti a maggiore temperatura posti a contatto nel carrello o all'interno della busta per il trasporto del prodotto a casa, accadimenti che non alterano la qualità del prodotto surgelato;
   spesso per ovviare a questi inconvenienti questi indicatori hanno un sistema temporizzato che ritarda la segnalazione dell'avvenuta sovraesposizione termica che solitamente è di alcune ore e finisce per registrare solo un avvenuto scongelamento. Ma il consumatore è già in grado di poter verificare l'avvenuto scongelamento di un prodotto usando delle semplici accortezze quali, ad esempio, accertarsi al tatto che il prodotto al suo interno non sia completamente ammassato –:
   se, stanti i limiti degli indicatori di tempo/temperatura (TTI) nell'assicurare pienamente la qualità e sicurezza del prodotto surgelato, non intendano studiare la possibilità di adottare specifici sistemi di etichettatura volti a correlare ciò che realmente accade all'interno dei prodotti surgelati con quanto indicato, sistemi che siano vantaggiosi per il consumatore al fine di garantire la tutela della salute dei cittadini. (4-07094)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  La interrogazione a risposta in Commissione Oliverio e altri n. 5-04170, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 novembre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ginefra.