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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 8 ottobre 2014

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OLIVERIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la prossima edizione del «Giro d'Italia» che si correrà dal 9 al 31 maggio 2015 percorrerà ben 3.481 chilometri ma non sfiorerà neppure la Calabria nonostante le due tappe svoltesi a Serra San Bruno e Cosenza nel 2013, che hanno visto una straordinaria partecipazione di pubblico;
   la tappa più a sud prevista nella prossima edizione della gara ciclistica più importante d'Italia sarà quella che toccherà San Giorgio del Sannio;
   nell'anno dell'Expo, e quindi di un appuntamento mondiale che sarà la vetrina del Paese sarebbe stato opportuno che una manifestazione sportiva della caratura di quella del Giro d'Italia toccasse tutte le regioni italiane anche quelle più a sud che si trovano ad essere escluse;
   la Liguria ospiterà ben tre tappe forse si sarebbe potuto consentire a tutte le regioni di poter veder passare la carovana rosa;
   il giro d'Italia costituisce un importante richiamo turistico per la promozione territoriale –:
   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere lo svolgimento nel Mezzogiorno e, in particolare, in Calabria di eventi e manifestazioni che possano garantire sviluppo e progresso nel piano economico, sociale e culturale. (5-03751)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALATI, MAROTTA, LATRONICO, CASTIELLO, LUIGI CESARO, PALESE, RICCARDO GALLO, RUSSO, ROMELE, CHIARELLI, PARISI, SARRO, CENTEMERO, FRANCESCO SAVERIO ROMANO, CIRACÌ, ABRIGNANI, DISTASO e LAINATI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   il Paese è alla vigilia di decisioni cruciali su occupazione ed economia anche in vista dei prossimi incontri europei, tra cui la Conferenza dell'Unione europea sul lavoro, e delle imminenti scadenze entro le quali il Governo italiano deve presentare un pacchetto di riforme da sottoporre al giudizio dell'Unione europea. In questo contesto, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi martedì 8 ottobre, per un confronto sull'articolo 18, introduzione del Tfr in busta paga, salario minimo, rappresentanza sindacale e contrattazione decentrata. All'incontro con il Governo hanno partecipato i segretari generali delle organizzazioni sindacali, CGIL, CISL e UIL, Confindustria, Rete Imprese Italia, Alleanza delle cooperative italiane, i sindacati delle Forze dell'Ordine – al netto di queste autorevoli presenze si denota l'assenza della CISAL (Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori) costituita nel 1957 che nell'ambito della sua attività ha unito l'idea di confederalità al concetto di autonomia;
   nella qualità di socio fondatore, la CISAL fa parte della Confederazione europea dei sindacati indipendenti CESI con sede a Bruxelles. Confederalità, autonomia, vocazione europea;
   questa Organizzazione sindacale, inserita in un quadro di relazioni internazionali, volta alla rappresentanza degli interessi e delle rivendicazioni di lavoratori appartenenti a vari settori produttivi conta circa 2 milioni di iscritti ed è fortemente radicata in tutte le categorie del mondo del lavoro, proponendosi quotidianamente al confronto con tutte le parti istituzionali –:
   per quale motivo non sia stata convocata a un appuntamento così importante, insieme alle altre organizzazioni sindacali, la Cisal, Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori. (4-06308)


   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo un'inchiesta giornalistica pubblicata di recente, nelle serre della provincia siciliana di Ragusa lavorerebbero cinquemila donne, quasi tutte di origine rumena, vivendo segregate in campagna come schiave e subendo ogni genere di violenza sessuale sotto ricatti di vario tipo e nella più completa omertà da parte degli abitanti del luogo;
   in quella che viene chiamata la «città delle primizie», uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d'Italia con circa 3000 aziende agricole di piccola e media dimensione, nel 2011 risultavano regolarmente registrati 11.845 migranti, ma sembrerebbe che una stima reale di quelli che lavorano nelle serre oscilli tra 15 mila e 20 mila;
   dopo i tunisini degli anni ’80, dal 2007 sono arrivati i nuovi migranti rumeni e soprattutto le rumene, disposte a lavorare per metà salario, così è nato il distretto del doppio sfruttamento: agricolo e sessuale;
   Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria, ammette che «Se non ci fossero i migranti, la nostra agricoltura si bloccherebbe. C’è una buona integrazione, ma la violenza sulle donne è un peso sulla coscienza di tutti. Un fenomeno disgustoso, anche se in regressione»;
   il sacerdote Don Beniamino Sacco, che per primo ha denunciato questa situazione che secondo lui è diffusa «soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare», tre anni fa ha mandato in carcere un padrone sfruttatore, e da allora subisce minacce;
   è stato avviato da poco il progetto «Solidal Transfert», un pulmino che permette ai braccianti di spostarsi senza dipendere dai padroni, perché, come sottolinea Giuseppe Scifo della Flai Cgil, lo sfruttamento lavorativo è facilitato anche dall'isolamento che nella maggior parte dei casi sfocia nella vera a propria segregazione e permette ai padroni di ricattare sessualmente le donne anche in cambio di beni primari come l'acqua;
   Alessandra Sciurba, ricercatrice dell'Università di Palermo spiega che le donne sono costrette ad accettare queste condizioni «per tenere unita la famiglia», visto che nelle serre alle donne è permesso di vivere coi figli, mentre in altri lavori come la badante questo non è possibile e questo comporta che a vivere in condizioni disumane nelle serre ci siano anche molti minori;
   una ricerca condotta dall’«Associazione diritti umani» rivela che «Ci sono abitazioni piccole e senza infissi», con letti di cartoni, cucine col fornelletto a gas, buchi nel soffitto che fanno passare l'acqua piovana, mura erose dall'umidità in cui proliferano i miceti, che causano patologie come l'asma soprattutto in soggetti di tenera età, prima perfettamente sani. Il tutto «nel totale disinteresse del locatario», anzi, c’è chi ha anche il coraggio di chiede fino a 300 euro al mese per una di queste casupole;
   sia Emergency che Medici Senza Frontiere sono intervenuti nella zona, come se si trattasse di un posto di guerra e non un distretto produttivo;
   non è casuale che Vittoria sembra sia anche il primo comune in Italia per numero di aborti in proporzione al numero di abitanti da parecchi anni, e le donne che usufruiscono di questo servizio siano per la maggior parte le giovani rumene che lavorano come braccianti, rimaste incinte a causa degli abusi subiti; questa situazione ha portato anche ad un anormale allungamento dei tempi di attesa, rendendo impossibile in molti casi l'aborto entro i tre mesi previsti dalla legge, incentivando strutture abusive che, sotto cospicuo pagamento, praticano l'aborto senza averne competenza, con gravi rischi per la salute delle donne –:
   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e in che modo intenda attivarsi per attuare un serio e completo monitoraggio della situazione, nonché quali azioni intenda intraprendere per fare sì che simili inaccettabili situazioni di reale schiavitù non siano più presenti nel nostro Paese. (4-06320)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASTELLI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'area del Vicentino, come altre zone del Nord Est, risente in maniera forte dell'attuale crisi economica europea ed italiana anche per quanto riguarda la tenuta occupazionale;
   dal 2011 è andata in crisi ed è arrivata alla fine dello stesso anno in fallimento l'azienda Thermoplast di Orgiano, azienda che fabbricava oggetti di materiale plastico e dava occupazione a circa 100 dipendenti;
   è in corso da tempo un'azione giudiziaria di cui dà dettagliata notizia il quotidiano il Giornale di Vicenza il 15 gennaio 2014: «Il provvedimento civile chiama in causa gli amministratori, i principali dirigenti e i componenti del collegio sindacale di Thermoplast e di società collegate, a partire dal fondatore Gaetano Ferrari, 71 anni, di Altavilla, assistito dall'avvocato Marco Dal Ben, per proseguire con la sorella Claudia Ferrari, 60 anni, di Montecchio Maggiore; il nipote Mirko Bertuzzo, 40 anni, anch'egli di Montecchio Maggiore e i dirigenti Mauro Pagnin, 54 anni, di Vigodarzere e Valeriano Faccio, 56 anni, di Creazzo. Sono colpiti dal sequestro anche i sindaci Andrea Pier Carli, 78 anni, di Vicenza, Claudio Borasio di Alessandria e Tiberio Martinelli, 66 anni, di Cologna, per non avere rilevato con tempestività i comportamenti dannosi degli amministratori. L'inchiesta della procura era stata avviata su segnalazione della curatela che fin da subito aveva ravvisato gravi irregolarità nei confronti dell'imprenditore Ferrari, indagato per concorso in bancarotta fraudolenta assieme ad altre persone. Le indagini della polizia tributaria della guardia di finanza sono coordinate dal pubblico ministero Luigi Salvadori, che è prossimo a inviare gli avvisi di conclusione delle indagini. Quest'ultime svolte anche all'estero sono complicate dagli intrecci societari. L'inchiesta della procura era stata avviata su segnalazione della curatela che fin da subito aveva ravvisato gravi irregolarità nei confronti dell'imprenditore Ferrari, indagato per concorso in bancarotta fraudolenta assieme ad altre persone. (...) Infatti, per gli inquirenti se a partire dal 2005 Thermoplast aveva conosciuto difficoltà gestionali, è il 22 novembre 2010 che con la fusione per incorporazione dell'azienda decotta Design Plast srl, che faceva capo sempre alla famiglia Ferrari, esplosero le contraddizioni con l'acquisizione di un sacco di debiti. Quell'anno la società accusò perdite per 14 milioni di euro e il patrimonio netto diventò negativo di 9 milioni. Questa fusione, concordano gli esperti di tribunale e procura, ha «contribuito a determinare lo stato d'insolvenza». Ma perché allora fu fatta, se fu perniciosa? Perché Gaetano Ferrari, secondo gli inquirenti, temeva che il fallimento di Design Plast coinvolgesse i suoi parenti e travolgesse anche il proprio patrimonio a causa delle garanzie immobiliari rilasciate. Ferrari, per contro, non la pensa così, fatto sta che deve rispondere di concorso in bancarotta assieme a Marco Bertan (avvocato Enrico Ambrosetti) e Umberto Santich (avvocato Valeria Lievore), amministratori di Plast Echology, con la quale venne stipulato un contratto d'affitto d'azienda. Inoltre, sono indagati pure Mario Fossatelli, già amministratore di Palazzetto spa, il prestanome romano Raffaele Campaiola, amministratore delle società che acquisirono il patrimonio di Ferrari, e Paola Pantano e Franco Ortenzi»;
   inoltre sempre ne il Giornale di Vicenza, il 13 settembre 2012 si legge: «Dunque, l'impero patrimoniale che Ferrari si era costruito in una vita di ingegnoso lavoro, a causa di scelte imprenditoriali negli ultimi anni sbagliate, complice la gravosa crisi che dal 2008 ha messo in ginocchio larga parte dell'economia occidentale, è in buona parte a disposizione dei creditori. Soprattutto le banche che avevano finanziato l'acquisto di numerosi immobili per i quali avevano consegnato a Ferrari un sacco di milioni. Oltre al fondatore del gruppo, sono indagati per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale per il dissesto Thermoplast, Marco Bertan (avvocato Enrico Ambrosetti e Luca De Muri) di Creazzo, e Umberto Santich (avvocato Valeria Lievore) di Latina, amministratore di Plast Echology, ditta che ha stipulato un contratto di affitto di ramo d'azienda con la prima e che per Salvadori sarebbe stato un mezzo per «porre in essere operazioni di mera dissipazione del patrimonio di Thermoplast». Sotto inchiesta è finito anche Mario Fossatelli, 63 anni, di Ciampino, amministratore di Palazzetto, il cui pacchetto azionario era controllato per il 99 per cento dalla fiduciaria Kompass Limited Liability e il rimanente 1 per cento da Maurio Pagnin, già dirigente di Thermoplast. Con Fossatelli è indagato pure colui che, per la Finanza, è il prestanome romano Raffaele Campaiola, amministratore di Esopus Holding sa, Esperian srl e Berica Società Forestale srl, che hanno acquisito il ricco patrimonio di Ferrali»;
   l'amministratore della Plast Echology Umberto Santich è persona già nota alle cronache giudiziarie da tempo; in particolare Daniele Autieri nel suo recente libro la Provvista cita più volte Santich per le sue società di copertura di attività presumibilmente illecite insieme al consigliere comunale Orsi per una torbida vicenda di fondi raggirati dalla regione Campania a favore di bambini handicappati; eppure Umberto Santich era stato, a detta di Autieri, presidente di una ong di cooperazione internazionale, il CINS ma anche amministratore di FIN SOCIAL, società con scopo sociale l'attività di lobbying nei Paesi del terzo mondo;
   il senatore Elio Lannutti nella XVI legislatura aveva interrogato il Ministro degli esteri con atto 4-07498 del 17 maggio 2012; nell'atto ispettivo il senatore Lannutti scriveva «i quotidiani romani e nazionali hanno dato notizia di un'inchiesta del pubblico ministero Paolo Ielo incardinata presso la Procura della Repubblica di Roma sul consigliere comunale romano Orsi e sul suo consulente commercialista Umberto Santich, in relazione ad alcune vicende finanziarie ed immobiliari conseguenti alla distorsione di fondi pubblici destinati a bambini gravemente malati e disabili della Campania; Il Messaggero del 6 febbraio 2011 in particolare riportava alcune dichiarazioni al pubblico ministero Ielo di Vincenzo La Musta (ex collaboratore di Orsi) a proposito di come Orsi recuperasse il denaro per acquistare gli immobili nelle circa 200 aste delle cartolarizzazioni del Ministero del tesoro: La provvista la realizzava attraverso sue società. La contabilità è tenuta in Toscana, presso un commercialista (...) so che si approvvigionava anche a Benevento, al sud, con flussi finanziari che venivano schermati da società del gruppo. La contabilità reale, tuttavia, è tenuta da Umberto Santich (...) socio della società “la Fontana”, con sede a Minturno, che utilizza per le compravendite immobiliari. Una parte delle quote è detenuta da una fiduciaria in Svizzera; dalle visure camerali presso la Camera di commercio si rilevano le seguenti attività di Umberto Santich, nato a Minturno il come ex azionista o azionista o socio delle seguenti società: Svimm immobiliare Srl, Seam 3A Srl, Dimensione virtuale Srl, Balestrari Prati Sri, Balestrari Campo Srl, Ostara Srl, Indu-striando Srl, Memory in Life Srl, Mirabilia Re Srl, Fontana Srl; dalla consultazione dei documenti camerali si rileva che Santich è inoltre stato o è tuttora amministratore: preposto in Lucia Srl uni personale; U.R. Srl.; Um. MA. Immobiliare Snc; Kairus Immobiliare Sas.; Unica società di mutuo soccorso; Phantasia Sas; Elco Sas; Il Vascello Sas; Ism Snc; Bullicante Immobiliare Srl; Svimm Immobiliare Srl; Fin Social Srl; la Fontana Srl con sede in Minturno, provincia di Latina, sarebbe stata, per quanto apparso sulla stampa citata, il presumibile vettore principe di pulizia dei capitali illeciti della vicenda Orsi; risulta che fino a poco tempo fa il Presidente del CINS era un certo Umberto Santich e in ogni caso che il 28 aprile 2009 Irene Pivetti, presidente della fondazione “Leam to be Free”, conduce un'iniziativa a Roma sulla cooperazione in Colombia con il Presidente del CINS, Umberto Santich; premesso che sul sito del Ministero relativo alle prestazioni professionali per il 2011-2012 in tabella è previsto un compenso per 75.000 euro complessivi per Umberto Santich, e che nella stessa tabella dei consulenti del Ministero, insieme a Santich, appare anche l'avvocato Marco Rago, compensato con 110.000 euro e tra l'altro incaricato di varie mansioni dal commissario di Governo per l'Expo Shangai 2010; si chiede di sapere se gli azionisti di Fontana Srl sono lo stesso Umberto Santich e la Mitone Holding Sa, corso Elvezia n. 13, Lugano, cioè una fiduciaria schermo svizzera; lo stesso Umberto Santich risulta essere stato amministratore o essere stato, in imprese di lobbying impegnate in business all'estero nei Paesi poveri, presidente di una ONG di cooperazione, finanziata tra l'altro dal Ministero degli affari esteri, ed inoltre consulente di rilievo dello stesso Ministero; nel caso in cui Umberto Santich sia la medesima persona e non si tratti di un caso di omonimia, quali siano i motivi per cui, alla luce dell'indagine del pubblico ministero Ielo della procura della Repubblica di Roma, non si sia provveduto alla sospensione dell'incarico di consulenza per il Ministero a Santich; (...) quali iniziative intenda adottare al fine di dirimere tutti i possibili i conflitti di interessi nelle persone incaricate dallo stesso Ministero, allontanando ogni sospetto su vicende che appaiono espressione di difesa di interessi privati in contrasto con la tutela dell'interesse generale»;
   la risposta, in data 12 luglio 2012, all'interrogazione del senatore Lannutti da parte del sottosegretario Dassù appare contraddittoria; se da una parte non risponde sulla coincidenza o meno di persona sul nominativo Santich tra la persona indagata per la vicenda Orsi e il dirigente a contratto alla Farnesina nel 2011/2012 («Il signor Umberto Santich non è noto né quale membro dell'organizzazione non governativa Cooperazione italiana Nord Sud (CINS), menzionata nell'atto, né, tanto meno, quale Presidente della stessa»), dall'altra, ultra petita, informa a proposito del CINS che il signor Rocco Borgia, nominato dal 22 ottobre 2008 rappresentante legale del CINS successivamente nominato liquidatore della stessa organizzazione, e il signor Filippo Statuti Iacocucci, ex Segretario generale del CINS, sono stati rinviati a giudizio (per i reati di cui agli articoli 54, 110 e 640-bis del codice penale) dalla procura della Repubblica di Roma per truffa ai danni del Ministero;
   dalla consultazione recente del camerale di Santich, nato a Formia il 25 gennaio 1968, si evince la coincidenza di persona tra quello implicato nel processo Orsi a Roma con quello di Plast Ecology di cui alla citata vicenda penale di Vicenza;
   da una banale ricerca con motori di ricerca piuttosto risulta http://www.Itbf.it/allegati/.INVITO_WORKSHOP_IILA,_28_ aprile_2009.pdf la presenza, di Umberto Santich quale presidente del CINS nel 2009 a un prestigioso convegno internazionale –:
   se, dagli atti depositati o da notizie in possesso del Governo, non emergano ulteriori profili volti a chiarire la vicenda già oggetto di esame in occasione dello svolgimento, nel luglio 2012, dell'interrogazione n. 4-07948, citata in premessa;
   se risulti se la questione sia stata a suo tempo segnalata alla Corte dei conti;
   quali iniziative siano state assunte dal Governo affinché persone che sono incorse in vicende giudiziarie, come il citato Santich, non possano continuare a svolgere attività per conto di istituzioni finanziate dallo Stato ovvero intrattenere addirittura rapporti di collaborazione, in qualsiasi forma, con i Ministeri. (4-06315)


   TACCONI, CATALANO e ZACCAGNINI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   dal 15 settembre 2014 lo Stato islamico ha lanciato un massiccio attacco contro la città a maggioranza etnica curda di Kobanê, parte di un omonimo, auto-proclamato cantone a governo democratico;
   in conseguenza dell'attacco, oltre 140.000 civili si sono dati alla fuga, ammassandosi in prossimità dei valichi di frontiera con la Repubblica turca, che li apre a singhiozzo per il passaggio dei profughi;
   con ordine del giorno 9/02598-AR/021, approvato in data 17 settembre 2014, il Governo si è impegnato a «intervenire sul Governo turco per chiedere la piena fruizione dei valichi di frontiera non controllati dall'ISIS anche per il coordinamento degli aiuti umanitari e a operare affinché la sperimentazione democratica dei tre cantoni di Rojava in Siria possa rafforzarsi dentro la prospettiva di un Paese libero, democratico e pluriconfessionale» nonché «a operare affinché le Nazioni Unite possano cooperare con le autorità autonome di Rojava con invio di aiuti e mettendo sotto la propria egida i campi profughi ospitati in questa zona»;
   il 26 settembre 2014, il Consiglio esecutivo del KCK, un'entità politica curda in territorio turco, ha accusato la Turchia di atti ostili, dichiarando che «con il violento attacco di ISIS a Kobanê non esiste più una condizione di non-conflitto. Lo stato turco e il governo dell'AKP vi hanno messo fine nel trasformare la loro guerra psicologica contro il Movimento di Liberazione in un attacco militare. L'attacco a Kobané non è solo un assalto alla rivoluzione del Rojava, ma anche un attacco all'intero popolo curdo»;
   il 27 settembre 2014, il co-presidente del PYD Salih Muslim ha lanciato un appello urgente alla NATO, all'Unione europea e a tutte le potenze internazionali, fra le quali la Repubblica italiana, per intervenire rapidamente e concretamente al fine di scongiurare un genocidio nel cantone a maggioranza curda di Kobanê in Rojava;
   il 30 settembre 2014, l'IS ha bombardato la città di Kobanê, ormai circondata a ovest, sud ed est dalle milizie jihadiste, e di fatto isolata anche a nord dal confine, turco, impermeabile al passaggio di soccorsi per la città assediata;
   il 4 ottobre 2014 l'IS è entrata a Kobanê, avanzando poi gradualmente malgrado la resistenza opposta dai combattenti curdi;
   il 6 ottobre 2014 le forze di sicurezza turche hanno usato gas lacrimogeni per allontanare dalla frontiera turco-siriana le decine di giornalisti, fra cui una troupe della BBC, e civili, per lo più curdi, che seguivano l'assedio della città;
   al 7 ottobre 2014, le milizie curde paiono sul punto di capitolare, malgrado gli sporadici e apparentemente inefficaci attacchi aerei americani sulle postazioni dell'IS;
   risulta all'interrogante (vedi articolo su La Repubblica del 7 ottobre 2014) che un'intera divisione dell'esercito turco è dispiegata in attesa di ordini nei pressi della frontiera, che la gendarmeria turca controlla da due settimane le frontiere per impedire l'arrivo di armi e aiuti umanitari alle milizie curde e ai cittadini di Kobanê, impedendo in qualche caso anche il passaggio ai giornalisti e che le manifestazioni delle popolazioni curde, anche quelle pacifiche, sono state disperse con gas lacrimogeni;
   risulta, dalla medesima fonte, che siano in corso manifestazioni in vari centri urbani della Turchia, e specialmente in quelli a maggior presenza curda, contro la politica adottata dal Governo turco in relazione all'assedio di Kobanê;
   l'assenza di iniziative efficaci da parte della coalizione, dell'Unione europea e della Nato è suscettibile di contribuire non solo alla fine della sperimentazione politica di stampo confederale, municipale e democratico del Rojava, ma soprattutto alla concreta possibilità di un genocidio contro le minoranze etniche (curdi, armeni e assiri) e religiose (cristiani e yezidi) presenti nel nord della Siria;
   la situazione creatasi è altresì suscettibile di determinare la fine del processo di pace tra la Repubblica turca e il movimento nazionale curdo, con ulteriore destabilizzazione del Medio Oriente;
   nella risposta all'interrogazione n. 5-03672, vertente sulla questione, il Governo ha affermato che «su questi e correlati temi, di importanza cruciale per la stabilità della regione medio orientale, i governi di Roma e Ankara mantengono frequenti contatti e un costante approfondito dialogo. È nel quadro di questo dialogo che il Governo intende richiamare – nelle modalità che verranno ritenute opportune – l'attenzione di Ankara sulla questione» –:
   se quanto premesso e considerato corrisponda al vero;
   di quali notizie – la cui divulgazione non comprometta la sicurezza nazionale – disponga il Governo;
   quali specifiche iniziative siano state prese o siano in programma in esecuzione dell'ordine del giorno n. 9/02598-AR/021 e quali in esecuzione delle linee di indirizzo delineate nella risposta all'interrogazione n. 5-03672;
   se il Governo intenda intervenire, in via bilaterale e/o multilaterale, al fine di avviare un dialogo con le istituzioni cantonali curde nonché di assistere gli abitanti del Rojava e i profughi che vi hanno trovato riparo. (4-06326)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   DE MITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nelle scorse settimane nel territorio del comune di Ercolano sono stati rinvenuti 22 fusti contenenti rifiuti pericolosi da 100 litri ciascuno, 12 dei quali contenenti materiali bituminosi nonché scarti edili, onduline di amianto e parti di autocarro, rinvenuti ad una profondità variabile tra i due e i cinque metri sottoterra;
   è stata quindi disposta dalla procura della Repubblica di Napoli l'operazione «Sangue nero», indagine coordinata dalla quinta sezione reati ambientali della procura partenopea ed eseguita dal Corpo forestale dello Stato e dal Noe dei carabinieri;
   sul posto è presente anche personale dell'Arpac per procedere alla caratterizzazione dei rifiuti rinvenuti e alla loro immediata messa in sicurezza;
   il reato per cui si procede, al momento a carico di ignoti, è smaltimento illecito di rifiuti;
   gli scavi sono quindi continuati, estendendosi su un'area di circa dieci ettari e portando quindi alla scoperta, in totale, di oltre quaranta fusti da cento litri ciascuno contenenti rifiuti speciali pericolosi;
   peraltro, va ricordato che per la risoluzione della questione di cui al punto precedente, questa maggioranza si è opportunamente adoperata, con l'approvazione della legge di conversione del decreto-legge n. 136 del 2013, che reca disposizioni per le situazioni di emergenza ambientale in Campania e in Puglia, nonché ulteriori disposizioni riguardanti talune gestioni commissariali e la disciplina dei commissari per la difesa del suolo;
   il decreto-legge, che è stato sostanzialmente modificato nel corso dell'esame alla Camera, è stato definitivamente approvato dal Senato nella seduta del 5 febbraio 2014 e contiene importanti strumenti di contrasto nei confronti di tali comportamenti criminali –:
   quali urgenti iniziative il Ministro intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di tutelare l'ambiente del sito colpito dalle criticità di cui in premessa, nonché la salute dei cittadini e l'economia locale, così già gravemente segnate negli anni dalla presenza illecita di rifiuti pericolosi nell'agro campano.
(3-01080)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZARATTI e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'impianto di tritovagliatura e biostabilizzazione dei rifiuti Stir di Tufino (Na) gestito dalla società SapNa Spa, interamente partecipata dalla provincia di Napoli, che si occupa della gestione e dello smaltimento dei rifiuti prodotti nella provincia medesima, è stato oggetto nell'ottobre del 2013 di un'ordinanza di chiusura da parte del sindaco di Tufino;
   detta ordinanza veniva emessa anche sulla base dell'accertamento operato dal locale comando della polizia municipale e dell'Arpac di Napoli sull'omessa osservanza di prescrizioni e controlli ambientali di cui alle precedenti ordinanze n. 258 e n. 002 dell'8 gennaio 2004 del commissario di Governo per l'emergenza rifiuti e n. 295 del 31 dicembre 2009 della Presidenza del Consiglio dei ministri e in particolare: omessa valutazione e quantificazione dei fastidi olfattivi, le cui metodologie si sono rilevate inadeguate; omesso controllo dei rifiuti ammessi all'impianto, ovvero i RR.SS.UU. ed assimilati, come individuati dalla normativa vigente e dal catalogo Europeo dei rifiuti (CER); mancata sostituzione dal 2011 dei biofiltri dell'impianto di aspirazione dell'aria;
   a seguito della sospensiva dell'ordinanza disposta dal Tar, su ricorso avverso il provvedimento avanzato dalla Società SapNa, e dell'intervento del prefetto di Napoli Musolino veniva emessa una nuova ordinanza sindacale di riapertura temporanea dell'impianto condizionata, a tutela della salute pubblica, agli adempimenti necessari a rimuovere le criticità riscontrate;
   la società alla quale era affidata la manutenzione e il funzionamento dell'impianto di biostabilizzazione, la Compotrade srl, non risulta agli interroganti che abbia accesso all'area dello Stir;
   nelle ultime settimane numerosi cittadini residenti nei comuni di Nola (Na), Casamarciano (Na) e Tufino (Na) denunciano l'aumento di miasmi ed emissioni odorigene provenienti dall'impianto Stir di Tufino e sono fortemente preoccupati delle ripercussioni ambientali e sanitarie conseguenti –:
   se intenda inviare un'ispezione del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente in merito alla situazione descritta in premessa. (5-03755)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IACONO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   premesso che in data 27 marzo 2013 in GURI n. 76, è stato pubblicato il decreto 18 marzo 2013 con il quale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e quello dello sviluppo economico hanno individuato le caratteristiche tecniche dei sacchetti per l'asporto delle merci, in attuazione dell'articolo 2, comma 2, decreto-legge n.2 del 2012 e successive modifiche;
   con il decreto-legge n. 2 del 2012, attualmente in vigore, si era consentita la vendita di sacchetti monouso biodegradabili e compostabili secondo la norma UNI EN 13432 e di quelli riutilizzabili, purché di adeguato spessore e contenenti una quota di plastica riciclata (cfr circolare del Servizio n. 10 del 08 febbraio 2012);
   all'articolo 1 del presente decreto sono definiti quali sacchi per l'asporto delle merci «sacchi messi a disposizione nel punto vendita a pagamento o gratuitamente per l'asporto di merci alimentari e non alimentari da parte del consumatore»;
   all'articolo 2 il suddetto decreto autorizzava la commercializzazione dei sacchi per asporto merci rientranti nelle seguenti categorie:
    a) sacchi monouso biodegradabili e comportabili, conformi a norma armonizzata UNI EN 13432: 2002
    b) sacchi riutilizzabili composti da polimeri diversi da quelli di cui alla lettera a) che abbiano maniglia esterna alla dimensione utile del sacco; i sacchetti riutilizzabili con maniglia esterna alla dimensione utile del sacco sono, a loro volta, di due tipi, ognuno dei quali dovrà riportare la relativa e corrispondente dicitura:

    «Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 200 micron – per uso alimentare»;
    «Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 100 micron – per uso non alimentare»;
    c) i sacchetti riutilizzabili con maniglia interna alla dimensione utile del sacco che sono, pure, di due tipi, su ognuno dei quali dovrà essere riportata la relativa e corrispondente dicitura:
    «Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 100 micron – per uso alimentare»;
    «Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 60 micron – per uso non alimentare»;
   il suddetto decreto consente la commercializzazione dei sacchi riutilizzabili per l'asporto di merci, realizzati in carta, in tessuti di fibre naturali, in fibre di poliammide e in materiali diversi dai polimeri, fornendo altresì, ex articolo 3, le idonee modalità di informazione ai consumatori, in tema di utilizzo dei sacchi per asportò merci, su indicati;
   tale iniziativa del Governo specifica e meglio definisce le regole generali per la disciplina di una materia particolarmente complessa, tanto in tema di tutela dei consumatori, quanto sotto il profilo della salvaguardia ambientale;
   si ritiene tuttavia che una pari iniziativa andrebbe assunta anche con riferimento ad altri tipi di plastiche, per le quali si pone il tema di una più efficace regolamentazione della loro utilizzazione e soprattutto del loro smaltimento;
   in tal senso che tali riflessioni assumono un particolare rilievo se riferite al polistirolo espanso sinterizzato (EPS), che si produce usando un derivato del petrolio, lo stirene, che viene combinato con carbonio, idrogeno ed aria al 98 per cento in un processo di polimerazione che forma una struttura a celle chiuse che lo caratterizza; il polistirolo oggi viene largamente utilizzato per preservare i cibi o i prodotti farmaceutici dal caldo e dal freddo fino al momento in cui vengono acquistati dal consumatore finale;
   i problemi della gestione dei rifiuti di EPS sono attualmente soprattutto problemi logistici è regolamentari per l'organizzazione della raccolta di tali scarti e del loro smaltimento; infatti, se dall'un lato gli scarti di polistirolo espanso nella grande industria vengono riciclati ed usati per la produzione di nuovi imballi o per fare prodotti dell'edilizia, dall'altro lato ben più difficile risulta questa pratica per i contenitori che arrivano nelle nostre abitazioni e che registrano un largo utilizzo nel commercio, nelle attività produttive e nella piccola e media impresa;
   pare dunque di tutta evidenza come riciclare piuttosto che smaltire contenitori di polistirolo, che — è bene ricordarlo — non sono biodegradabili, appaia reso assai più complesso dall'assenza di regole generali per lo svolgimento di tali attività –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per dare una regolamentazione certa all'utilizzo, al riciclaggio ed allo smaltimento dell'EPS, al fine di salvaguardare il nostro ambiente e tutelare la salute delle nostre comunità. (4-06311)


   D'AMBROSIO e LIUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   secondo la strategia energetica nazionale (SEN) entro il 2020 in Italia si vuole più che raddoppiare l'estrazione di idrocarburi fino a 24 milioni di barili all'anno;
   tra le 5 zone ritenute ad elevato potenziale di sviluppo, in Basilicata c’è la Val d'Agri dove, a 2 chilometri dal lago del Pertusillo – invaso che raccoglie le acque poi distribuite alla rete idrica potabile di tutta la regione Puglia – e a 700 metri dal corso dei fiumi affluenti del lago, insiste il centro oli ENI (divisione E&P) che estrae 88 mila barili al giorno di greggio (noi riteniamo ben di più) e la SEN prevede un potenziamento per 129 mila barili al giorno di greggio estratti;
   secondo gli unici dati di monitoraggio eseguiti dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente Basilicata (ARPAB) – come da progetto sulla «Valutazione dello stato ecologico del Lago del Pertusillo» finanziato con PO FESR 2007/2013 – i valori di bario, boro, ferro, manganese, rame, vanadio, fluorantene e naftalene risultano in varia misura pericolosamente superiori ai limiti massimi previsti per le acque superficiali, le quali in questo caso sono destinate all'uso potabile, distribuiti in rete in tutta regione Puglia da Acquedotto Pugliese spa;
   le piattaforme off-shore nella fase esplorativa e in quella estrattiva, causano lo sversamento in mare di un quantitativo di idrocarburi valutato nel 10 per cento del totale dell'inquinamento marino da idrocarburi: si tratta di fluidi e fanghi generati dalle trivellazioni e dagli scarti degli idrocarburi, estratti e lavorati letali per la fauna marina e l'intero ecosistema Adriatico, a cui si somma l'inquinamento provocato dal transito in mare di ogni tipo di natanti e delle navi-cisterna per il trasporto degli idrocarburi (si calcola che per ogni milione di tonnellate di petrolio trasportate via mare, una tonnellata vada dispersa a causa di riversamenti di varia natura);
   il Governo parla di 40.000 posti di lavoro grazie alle trivelle ma ad oggi si contano solo circa 240 occupati locali oltre a 500 stagionali –:
   se non ritenga necessario e urgente porre in essere iniziative finalizzate a limitare prima e fermare poi, la contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti del mare e delle acque superficiali, specialmente quelle destinate all'uso potabile. (4-06313)


   REALACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 – analogamente a quanto disposto dall'articolo 1, comma 641 della legge 27 dicembre 2013, n. 147 e dall'articolo 33, comma 2 della legge della provincia di Trento e Bolzano 26 maggio 2006, n. 4 – individua il presupposto per l'applicazione della tariffa nella suscettibilità di un immobile a produrre rifiuti urbani;
   le disposizioni citate, escludendo espressamente dall'applicazione della tariffa le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, precisano che la tariffa costituisce il corrispettivo per lo svolgimento del servizio di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
   alla luce della normativa vigente, le attività svolte dalle imprese agricole ed i terreni agricoli non sono suscettibili di produrre rifiuti urbani, in quanto per lo più, dallo svolgimento delle attività agricole derivano residui esclusi dal campo di applicazione della normativa in materia di rifiuti ai sensi dell'articolo 185, comma 1, lettera f) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 che include in tale esclusione, espressamente, le materie fecali, se non contemplate dal comma 2, lettera b), paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo la salute umana. Per il resto, la maggior parte degli altri residui agricoli sono normalmente avviati al reimpiego come sottoprodotti ai sensi dell'articolo 184-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. In ogni caso, i rifiuti derivanti da attività agricole ed agroindustriali sono testualmente qualificati come rifiuti speciali ai sensi dell'articolo 184, comma 3, lettera a) del citato decreto legislativo;
   gli imprenditori agricoli provvedono autonomamente alla raccolta e gestione di tali rifiuti attraverso il conferimento a soggetti privati autorizzati;
   come si evince anche dalle norme in materia di esclusione dall'adesione al SISTRI (cfr. articolo 1 del decreto ministeriale 24 aprile 2014), le imprese agricole aderiscono a circuiti organizzati di raccolta, aventi le caratteristiche indicate dall'articolo 183, comma 1, lettera pp) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152;
   la categoria di rifiuti agricoli ed agroindustriali, che sono rifiuti speciali, è radicalmente diversa da quella indicata nell'articolo 184, comma 2, lettera e) che include tra i rifiuti urbani i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali. Infatti, l'articolo 184, comma 3, lettera a), nel definire i rifiuti derivanti da attività agricola ed agroindustriale, fa espressamente riferimento all'articolo 2135 del codice civile;
   ai fini dell'applicazione della tariffa rifiuti, residuerebbe la possibilità per i comuni ma con limiti ben definiti dal legislatore, di assimilare alcune tipologie di rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani;
   l'articolo 1, comma 649, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) – come modificato dal decreto-legge n. 16 del 2014 – dispone che: «Nella determinazione della superficie assoggettabile alla TARI non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori, a condizione che ne dimostrino l'avvenuto trattamento in conformità alla normativa vigente. Per i produttori di rifiuti speciali assimilati agli urbani, nella determinazione della TARI, il comune disciplina con proprio regolamento riduzioni della quota variabile del tributo proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, direttamente o tramite soggetti autorizzati. Con il medesimo regolamento il comune individua le aree di produzione di rifiuti speciali non assimilabili e i magazzini di materie prime e di merci funzionalmente ed esclusivamente collegati all'esercizio di dette attività produttive, ai quali si estende il divieto di assimilazione.»;
   l'articolo 1, comma 657 della legge n. 147 del 2013 cit. dispone, tra l'altro, che «nelle zone in cui non è effettuata la raccolta, la TARI è dovuto in misura non superiore al 40 per cento della tariffa da determinare, anche in maniera graduale, in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita»;
   il comune di Laives non ha adempiuto a quanto disposto alla norma nazionale e, diversamente, ha commisurato l'applicazione della tariffa alla integrale estensione dei terreni agricoli;
   infatti con la delibera n. 91 del 18 dicembre 2013 il comune ha assoggettato le imprese agricole alla tariffa rifiuti sulla base del «presupposto dell'occupazione detenzione di aree esistenti sul territorio comunale, che producono rifiuti urbani e, assimilati e, quindi nel senso specifico, limitatamente alle superfici effettivamente coltivate»;
   il caso del comune di Laives che appare in contrasto con i principi sopra ricordati, risulta preoccupante anche considerato il possibile diffondersi di questa prassi errata sul resto del territorio nazionale;
   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non intenda valutare l'opportunità di assumere urgenti determinazioni, per quanto di sua competenza, al fine di prevenire il diffondersi di interpretazioni della normativa errate anche con un'apposita circolare interpretativa, o con un parere per chiarire la non applicabilità della tariffa rifiuti urbani ai terreni agricoli non produttivi di rifiuti o che producano rifiuti speciali.
(4-06322)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TURCO, BECHIS, TRIPIEDI, COMINARDI, CIPRINI, RIZZETTO, CURRÒ, AGOSTINELLI e BUSINAROLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il superamento del servizio militare di leva obbligatorio, grazie alla legge n. 23 agosto 2004, n. 226, che ha modificato il comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, ha fatto venire meno tutta una serie di illeciti tipici del rapporto fra autorità dello Stato e cittadino chiamato alle armi, conseguentemente contribuendo alla drastica diminuzione del numero di militari sottoposti ai tribunali militari;
   nel corso degli anni, inoltre, s’è assistito a numerose decisioni della Corte Costituzionale che hanno determinato il progressivo passaggio di molte fattispecie penali dalla giurisdizione militare a quella ordinaria;
   la conseguenza più evidente ed immediata che si è riscontrata è stata la caduta improvvisa del numero dei procedimenti annualmente sopravvenienti nelle procure militari e nei relativi tribunali tale da provocare una sotto-utilizzazione degli apparati della giurisdizione speciale militare;
   la legge 24 dicembre 2007, n. 244, articolo 2, commi da 603 a 611, ha modificato la «geografia» dei tribunali militari, riducendoli, e limitando il numero dei componenti del Consiglio della magistratura militare;
   nonostante la soppressione di alcuni tribunali militari con la riforma del 2007, la permanenza delle tre sedi di tribunale a Verona, Roma e Napoli apparirebbe comunque antieconomica –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta;
   se disponga di dati statistici relativamente al carico di lavoro ed, in particolare, a quanti siano i procedimenti pendenti e a quanti quelli sopravvenuti sia nell'anno 2013, sia al 31 agosto 2014, e di dati numerici relativamente al personale giudicante ed amministrativo impiegato in ciascuno dei tribunali militari di sorveglianza e di appello di Roma e nelle procure e nei tribunali di Verona e di Napoli. (5-03747)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il 25 febbraio 2012, l'amministrazione dell'arma dei carabinieri ha pubblicato un bando di concorso per titoli ed esami per il reclutamento di 1886 allievi carabinieri effettivi riservato, ai sensi dell'articolo 199 del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66, ai volontari delle Forze armate in ferma prefissata di un anno o quadriennale;
   espletata la procedura concorsuale, la stessa si è conclusa con la pubblicazione della graduatoria finale di merito, tuttavia, con il provvedimento di revisione della spesa (cosiddetta spending review) che ha introdotto — con l'articolo 14, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 — la riduzione del turn over per la pubblica amministrazione, anche il comparto sicurezza-difesa ha dovuto rivedere le proprie immissioni riducendo i posti banditi a 240 allievi carabinieri (anziché 1886);
   già con la legge di stabilità 2013 (legge 24 dicembre 2012, n. 228) però si è provveduto, in sede parlamentare, ad incrementare lo stanziamento e le percentuali di turn over nel comparto sicurezza-difesa, al 50 per cento per l'anno 2013, 55 per cento per quello in corso, e al 70 per cento per l'anno 2015;
   il Ministro della difesa pro tempore nella risposta all'interrogazione 4-17451 nella precedente legislatura, promuovendo una iniziativa di innalzamento delle percentuali del turn over allora vigenti, ha dichiarato che una rimodulazione avrebbe potuto permettere «di andare incontro alle aspettative dei volontari in ferma prefissata delle Forze armate vincitori di concorso», e alla successiva interrogazione n. 4-00460 di questa legislatura il Ministro della difesa pro tempore, a seguito dell'avvenuta rimodulazione delle quote di turn over, ha confermato che «tale piano assunzionale dovrebbe permettere di soddisfare — già a decorrere dal prossimo autunno — le legittime aspettative di larga parte dei giovani candidati dei bandi del 2012 e risultati idonei non prescelti»;
   difatti, con il decreto dirigenziale n. 16/13-3-2012 CC, del 23 luglio 2013 è stata disposta per l'anno 20131'immissione diretta nell'arma dei carabinieri di 818 unità (poi aumentate a 823) da trarre dai candidati idonei non vincitori del concorso 2012; il successivo decreto dirigenziale n. 16/14-3-2012 CC, del 2 gennaio 2014 ha disposto gli accertamenti sanitari per la verifica del mantenimento dell'idoneità psico-fisica, al fine di addivenire all'immissione dei candidati a partire dal 26 agosto 2014;
   all'interrogante risulta che, al termine degli accertamenti, sul sito web dell'amministrazione sia stata fissata come data di convocazione il 25 settembre, ma pochi giorni prima di questa data sia stata data comunicazione di un posticipo dell'incorporamento del personale che ha superato le prove di mantenimento per «motivi organizzativi»;
   dietro ai numeri del concorso 1886 allievi carabinieri ci sono vite ed aspettative di ragazzi e ragazze che sono risultati idonei al concorso 2012 e per ben due volte hanno partecipato a proprie spese alle prove di mantenimento dell'idoneità, senza che a queste abbia avuto seguito il loro incorporamento nell'Arma;
   il continuo rinvio di queste immissioni crea uno stato di sconforto e di incertezza che sta determinando notevoli disagi ai candidati e alle loro famiglie, in quanto sulla base delle precedenti comunicazioni hanno assunto decisioni personali e si sono organizzati di conseguenza –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quando prenderà finalmente avvio il corso formativo per allievi carabinieri di cui alla graduatoria del concorso per 1886 carabinieri bandito nel 2012;
   quali iniziative siano state assunte o verranno assunte a tutela dei candidati in attesa di essere immessi nell'Arma.
(4-06306)


   DI BATTISTA, FRUSONE, SPADONI, MANLIO DI STEFANO, SIBILIA, GRANDE, SCAGLIUSI e DEL GROSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   con un precedente atto di sindacato ispettivo (interrogazione a risposta scritta 4-06163) gli interroganti hanno già sottoposto all'attenzione del Ministro interrogato e del Presidente del Consiglio dei ministri come, in data 5 settembre 2014, il Ministro della difesa, senatore Roberta Pinotti, abbia usufruito, nella qualità di passeggera, di un volo del 31o Stormo;
   si è trattato di un Falcon 50, volo IAM 3122, che ha percorso la tratta Ciampino-Sestri arrivando a destinazione alle 20:15 UTC ed è immediatamente ritornato a Ciampino;
   nello specifico, da una segnalazione ricevuta dagli interroganti, è emerso che il predetto aereo stava effettuando un volo di addestramento;
   pur in assenza di un formale riscontro alla predetta interrogazione, gli interroganti hanno appurato, dal sito istituzionale del Governo – Sezione Ufficio per i voli di Stato, di Governo e umanitari – dove vengono periodicamente pubblicati i voli di Stato autorizzati di cui all'articolo 3 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, che non vi è traccia del volo tra Ciampino e Sestri usufruito dal Ministro della difesa Pinotti lo scorso 5 settembre;
   di conseguenza si tratta di un volo aereo che, di certo, non è stato debitamente autorizzato ai sensi della normativa in vigore;
   in secondo luogo gli interroganti hanno appreso, da organi di stampa (nello specifico dal Fatto Quotidiano) come si trattasse proprio di un volo di addestramento, solo apparentemente già programmato a quell'orario e su quella tratta;
   in particolare il portavoce del Ministro Pinotti avrebbe chiarito che «il Ministro aveva prenotato il 2 settembre, due giorni prima di partire per Cardiff un volo di linea da Roma a Genova per il sabato 6 settembre alle 10 e 20 di mattina. Nei giorni successivi ha scoperto che c'era un volo addestrativo programmato dal 31o stormo dell'Aeronautica da Roma a Genova in notturna con istruttore e due piloti» evidenziando che «il volo di addestramento ci sarebbe stato comunque e quindi abbiamo risparmiato tre biglietti, comprendendo i due agenti di scorta»;
   prosegue poi il portavoce che «quello scalo come Reggio Calabria e Bolzano, è considerato particolarmente adatto per i voli di addestramento a causa dell'orografia del terreno e del frequente vento di traverso e di caduta»;
   in realtà, come precisato dalla «nota del giorno delle missioni assegnate al 306o Gruppo TS» del 31o stormo pubblicata da Fatto Quotidiano, il Falcon 50 in partenza da Ciampino e destinato a Genova, il 5 settembre 2014 non avrebbe potuto decollare senza il Ministro della difesa a bordo;
   infatti la predetta nota mostra il piano dei voli del 5 settembre assegnato agli equipaggi del 306o Gruppo TS il quale, relativamente al volo tra Ciampino e Sestri, IAM 3122, reca la seguente dicitura: «F50 BY SMA /-/ DECOLLO SUCCESSIVO ALL'ATTERRAGGIO DEL VOLO IAM9002 /-/EQ. IN TUTA DA VOLO»;
   difatti, il volo IAM 9002 non è altro che l'airbus A319 della Presidenza del Consiglio di ritorno dal vertice Nato di Newport, vicino a Cardiff in Galles, con a bordo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Ministro degli affari esteri Federica Mogherini, e proprio il Ministro interrogato, Roberta Pinotti;
   qualora fosse confermato che la presenza a bordo, quale passeggero, del Ministro Pinotti condizionava il piano del volo IAM 3122, la missione del volo, pur apparentemente di addestramento, sarebbe in realtà diversa, ossia quella di riportare semplicemente a casa il Ministro della difesa;
   viceversa nel caso in cui si fosse trattato di un semplice volo di addestramento non sarebbe stato necessario attendere il Ministro ed il Falcon sarebbe partito all'ora prestabilita dal piano di volo;
   il Ministro Pinotti, incalzata da un giornalista del Fatto in merito all'utilizzo del Falcon 50, rispondeva laconicamente che «il Ministro della difesa gli aerei militari li utilizza»;
   quanto appena esposto e, dunque, l'utilizzo di un volo di addestramento per finalità all'apparenza non istituzionali, dimostra non solo che il Ministro Pinotti ha utilizzato un volo di Stato in assenza della autorizzazione richiesta dalle legge, ma ha altresì palesemente violato ed eluso la normativa vigente sugli «aerei blu»;
   agli interroganti risulta inoltre che il costo orario di volo del Falcon 50 sarebbe di circa 3.400 euro;
   senza contare che il Falcon 50 è un aereo utilizzato non solo per fini istituzionali, ma anche per scopi umanitari e sanitari;
   si consideri infine che, da articoli di stampa, risulta che gli aerei del 31o Stormo dell'Aeronautica hanno trasportato in più occasioni sia politici, sia generali utilizzando l’escamotage dei voli di addestramento –:
   se il Falcon 50 di cui in premessa stesse effettivamente effettuando un volo di addestramento tra Ciampino e Sestri;
   se intenda confermare che la presenza a bordo, quale passeggero, del Ministro Pinotti condizionava il piano del volo IAM 3122;
   se intenda chiarire, in particolare, per quale ragione istituzionale un volo di addestramento abbia dovuto attendere per il decollo da Ciampino, l'atterraggio di un altro volo proveniente da Cardiff e con a bordo il Ministro della difesa Pinotti;
   se intenda riferire, in merito alla sua affermazione secondo la quale «il Ministro della difesa gli aerei militari li utilizza», quale finalità istituzionale abbia perseguito, nel caso di specie, viaggiando a bordo dell'aereo di addestramento di cui in premessa;
   quali siano i protocolli e le regole relative alla presenza di civili a bordo di voli di addestramento;
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della presenza di civili a bordo di aerei militari di addestramento ed, ove ciò corrisponda al vero, se abbia proceduto o intenda procedere ad una inchiesta amministrativa al fine di verificare la presenza di passeggeri non militari a bordo di voli addestrativi;
   se intenda confermare che la tratta Ciampino-Sestri, come Reggio Calabria e Bolzano, è considerata particolarmente adatta per i voli di addestramento a causa dell'orografia del terreno e del frequente vento di traverso e di caduta e se non intenda fornire tutti i dati e le informazioni relative al numero di voli di addestramento effettuati tra Ciampino e Sestri almeno negli ultimi 5 anni;
   se intenda rendere noto il costo orario di volo del Falcon 50 di cui in premessa in dote all'Aeronautica Militare. (4-06329)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   AIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'interrogante ha letto ed analizzato con grande attenzione gli articoli pubblicati su Avvenire ed Il Garantista il giorno 20 settembre 2014, che riportano una documentata analisi degli investimenti pubblicitari effettuati dai concessionari Italiani del gioco d'azzardo per promuovere i propri prodotti:
   negli articoli si precisa che:
    nonostante il calo in investimenti conseguente alla crisi economica, gli operatori del gioco hanno investito nel 2013 in Italia ben 105 milioni di euro, di cui il 37 per cento per il gioco online, il 31 per cento per lotterie e gratta e vinci, il 24 per cento sulle scommesse e l'8 per cento sulle slot;
    quanto ai canali di diffusione, dei 105 milioni il 52 per cento è rappresentato dalla televisione, il 26 per cento dal web, l'8 per cento da quotidiani e periodici, il 7 per cento dalla radio ed il 7 per cento dai mezzi outdoor;
   appare all'interrogante assolutamente assurdo che, in un momento in cui monta l'allarme per i fenomeni ludopatici, possa venir consentita in Italia una spesa così imponente per pubblicizzare e promuovere il gioco d'azzardo;
   alcune delle convenzioni attualmente vigenti impongono addirittura l'obbligo al concessionario di fare pubblicità. Per Sisal (superenalotto) c’è un obbligo di investimento pubblicitario pari all'1,82 per cento della raccolta dell'anno precedente, mentre per Gtech ci sono due diversi contratti: lo 0,5 per cento della raccolta più 5 milioni di euro per campagne sociali, per il gratta e vinci, e il 7 per cento del guadagno netto dell'anno precedente per il lotto;
   stanti i risultati ad avviso dell'interrogante oggettivamente deludenti ottenuti con il tanto pubblicizzato (e sopravvalutato) «decreto Balduzzi», che con le sue limitazioni parziali in un contesto in cui i controlli delle violazioni e le conseguenti sanzioni si sono rivelati di difficilissima applicazione, ha avuto grande eco mediatica ma efficacia nulla sul piano concreto (basti pensare alla valanga di pubblicità dei giochi d'azzardo trasmessa da tutte le reti televisive prima delle partite degli ultimi mondiali in contrasto con i divieti previsti dal decreto Balduzzi a tutela dei minori), è parere dell'interrogante che, in analogia a quanto già avviene per l'alcol ed il fumo, debba essere radicalmente vietata in Italia ogni forma di pubblicità dei giochi d'azzardo;
   è necessario raccogliere risorse per la lotta alla ludopatia, senza tuttavia andare a colpire ulteriormente gli operatori del gioco legale, attualmente sottoposti ad un prelievo fiscale che, compromettendone gli equilibri economico/finanziari, non fa altro che incentivare il gioco illegale. Le risorse necessarie potrebbero invece essere facilmente reperite destinando allo Stato, ai comuni ed alle regioni, con la finalità di porre in essere azioni concrete per combattere i fenomeni ludopatici:
    gli importi attualmente destinati ad iniziative pubblicitarie previsti dalle vigenti concessioni per il superenalotto, lotto e gratta e vinci;
    gli importi che deriverebbero dall'inserimento di impegni analoghi, ove già non previsti, nelle altre convenzioni per l'offerta di servizi di gioco legale attualmente vigenti –:
   se e quali iniziative concrete intenda assumere il Governo per:
    a) vietare radicalmente la pubblicità dei giochi d'azzardo;
    b) modificare le attuali convenzioni di concessione relative al superenalotto, lotto e gratta e vinci, trasformando l'obbligo a carico dei concessionari di effettuare iniziative pubblicitarie nell'obbligo di trasferire allo Stato, ai comuni ed alle regioni i medesimi importi, da destinarsi a iniziative per la prevenzione e la lotta alla ludopatia;
    c) modificare analogamente le altre attuali convenzioni per l'offerta di servizi di gioco, prevedendo che siano destinati direttamente a Stato, comuni e regioni per la lotta allo ludopatia gli importi che i concessionari sono oggi tenuti a destinare ad iniziative per la tutela e promozione del gioco legale e responsabile;
    d) prevedere l'inserimento, anche nelle altre convenzioni aventi ad oggetto l'offerta di servizi di gioco che non siano già provviste di clausole analoghe a quelle sub b) e c), dell'obbligo a carico dei concessionari di destinare allo Stato, ai comuni ed alle regioni una parte della raccolta affinché le suddette pubbliche amministrazioni pongano in essere direttamente iniziative idonee a prevenire e combattere i fenomeni ludopatici. (4-06312)


   AIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il 4 agosto 2014 è stato pubblicato dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, serie speciale, n. 88 il testo completo del bando che disciplina la procedura aperta, da effettuare ai sensi dell'articolo 1, commi da 636 a 638, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 (cosiddetta legge di stabilità 2014), per l'affidamento di 228 concessioni per l'esercizio tramite rete fisica, in sale dedicate, del gioco del bingo;
   il bando ha destato perplessità e preoccupazione sia negli operatori attualmente titolari di concessioni bingo sia nei nuovi operatori interessati ad aggiudicarsi una o più concessioni. Tutti fortemente critici in merito ai suoli contenuti. Dall'analisi della documentazione di gara, emergono aspetti che fanno ritenere ad avviso dell'interrogante estremamente probabile una o più impugnazioni dinanzi al TAR competente, con richiesta cautelare di sospensiva. Infatti il bando:
    stravolge, a giudizio dell'interrogante, totalmente lo spirito della citata legge di stabilità, che finalizzava la gara, pur nel rispetto della normativa europea, alla «riattribuzione» agli attuali concessionari delle 198 concessioni scadute nel 2013 e 2014, con lo scopo principale di allineare a unica scadenza del 2020 tutte le concessioni già in essere e tuttavia scadenti in date diverse, mettendone altre trenta in gara a disposizione di nuovi operatori proprio per aprire ulteriormente il mercato e rispettare i vincoli comunitari. Il legislatore, infatti, oltre a preoccuparsi del rispetto dei vincoli comunitari, si era posto anche l'obiettivo di non devastare il tessuto imprenditoriale attuale e di non far svanire nel nulla gli ingenti investimenti effettuati in questi anni dagli attuali concessionari. Al contrario, nel bando, probabilmente per un eccesso di attenzione agli aspetti formali in termini di rispetto dei vincoli comunitari in materia di gare, applicati in maniera acritica ad una fattispecie (l'aggiudicazione di concessioni pubbliche) ben più complessa della mera aggiudicazione di un appalto, viene prevista una sorta di asta, ove l'unico parametro che sostanzialmente caratterizza l'offerta economica di ciascun concorrente è costituito dal prezzo, partendo da una base d'asta di 200.000 euro per ciascuna concessione;
    non prevede alcun limite antitrust in termini di concentrazione. Ciò è secondo l'interrogante veramente incomprensibile se si considera, per esempio, che la convenzione bingo attualmente in vigore prevede un limite di concentrazione del 10 per cento delle sale su base nazionale e del 50 per cento su base regionale e che la vigente convenzione sottoscritta dai concessionari della rete slot quantifica nel 25 per cento il numero di apparecchi AWP complessivamente collegati alla rete e nel 25 per cento degli apparecchi VLT per i quali sia stata rilasciata autorizzazione il limite massimo per ogni singolo concessionario. È evidente che l'assenza di soglie massime di concentrazione delle assegnazioni in capo ad un solo soggetto o gruppo imprenditoriale si presenta in contrasto con le vigenti norme antitrust e potrebbe consentire fenomeni di concentrazione idonei a dar vita a pratiche anticoncorrenziali e rendere molto più difficile l'accesso al mercato, in particolare, da parte di nuovi operatori di dimensioni medio-piccole;
    non prevede alcuna forma di tutela per il personale che attualmente lavora per concessionari che, a seguito della gara, non dovessero vedersi riattribuire le attuali concessioni;
    in termini di requisiti soggettivi, esclude dalla partecipazione alla gara persone semplicemente «imputate», in chiara violazione dell'articolo 27, comma 2, Cost. secondo cui «L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva»;
    ripropone quale requisito di partecipazione il possesso di una serie di parametri di solidità, economico-patrimoniale, di non chiara interpretazione e peraltro già oggetto di valutazione critica da parte della giustizia amministrativa i quali, se effettivamente applicati, escluderebbero dalla competizione gran parte dei potenziali partecipanti;
    si pone in contrasto con gli imprescindibili limiti di segretezza dell'offerta previsti dalla normativa comunitaria e nazionale in materia di gare pubbliche, imponendo ai partecipanti l'obbligo di versare al momento della presentazione della domanda di partecipazione un importo pari alla metà dell'offerta economica. Stante il fatto che tale versamento dovrà essere effettuato prima della presentazione della domanda, ciò significa che soggetti terzi all'Agenzia delle dogane e dei monopoli potrebbero essere a conoscenza di un'informazione idonea, in taluni specifici casi, a svelare quante concessioni sono state richieste dal concorrente e, addirittura, l'importo dell'offerta economica presentata da quest'ultimo. Appare incomprensibile il motivo per il quale l'Agenzia delle dogane e dei monopoli abbia scelto questa formula, dal momento che la legge di stabilità prevede il pagamento di euro 100.000, pari alla metà della base d'asta;
    prevede una durata della concessione di soli sei anni, mettendo in serio rischio il rientro degli investimenti iniziali, soprattutto dei nuovi soggetti;
   sono arrivati negli ultimi giorni alcuni chiarimenti dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli a quesiti posti da potenziali concorrenti che hanno lasciato l'interrogante francamente esterrefatto. Si cita il tal senso la risposta che prevede che la garanzia provvisoria possa esse resa soltanto mediante fideiussione bancaria ed assicurativa e non attraverso deposito in numerario. L'Agenzia delle dogane e dei monopoli di fatto finisce per ignorare le enormi difficoltà che gli operatori, soprattutto di dimensioni medio-piccole, riscontrano nell'ottenimento di fideiussioni, in un contesto in cui alcuni dei principali gruppi bancari ed assicurativi hanno addirittura inserito nei propri codici etici il divieto di operare con imprese del settore del gioco legale –:
   se si intendono assumere iniziative con la massima urgenza per bloccare, in via di autotutela, il bando di gara per l'assegnazione di 228 concessioni bingo o se si intenda che far sì che la gara vada avanti secondo l'attuale formulazione; nella seconda evenienza, sulla base i quali valutazioni sia stata presa tale decisione, stanti gli innumerevoli aspetti di dubbia legittimità e ragionevolezza che caratterizzano il bando in questione e che sono stati solo parzialmente illustrati nelle suddette premesse. (4-06317)


   CATALANO, RIBAUDO, TACCONI, FURNARI, LABRIOLA, CURRÒ, RIZZETTO e ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   Poste Italiane è una società a totale partecipazione pubblica;
   al di là degli specifici poteri di stampo pubblicistico di cui il Governo dispone in relazione al servizio pubblico postale, il MEF, in quanto azionista unico della società, ha, nei confronti degli amministratori, i medesimi poteri che spettano all'azionista privato in qualsiasi società per azioni;
   i fatti, inerenti alla gestione, che siano tali da influire in modo significativo sull'andamento della società sono quindi di diretto e primario interesse per l'azionista pubblico non meno che per quello privato;
   con numerosi atti parlamentari, ad oggi in gran parte privi di riscontro, è stata denunciata la conduzione della struttura di tutela aziendale e dell'Atta Sud 1 affidate a Stefano Grassi e Salvatore Malerba;
   l'interrogante ha depositato la proposta di legge A.C. 2381, relativa all'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare che riguarda proprio l'attività di Poste Italiane negli ultimi anni e, in particolare, il coinvolgimento di taluni dirigenti per fatti relativi alla nota operazione di P.G. denominata Lost Pay, del 19 marzo 2013;
   il giudice del lavoro del tribunale di Ragusa, con provvedimento del 24 luglio 2014 annullava il licenziamento intimato il precedente giorno 2-7 aprile 2014 nei confronti del dipendente (liv. A1) M.G., in applicazione del principio del ne bis in idem;
   il licenziamento derivava infatti dalla sentenza del 7 febbraio 2014 con la quale il tribunale penale di Ragusa condannò il suddetto dipendente alla pena di anni uno e mesi nove di reclusione per il reato di tentata violenza sessuale e molestie continuate, riuniti sotto il vincolo della continuazione;
   tuttavia, per i fatti oggetto della successiva condanna, la società aveva delegato, il 6 novembre 2009, l'ispettore Carollo Alessandro alle indagini interne che si conclusero il 3 marzo 2010 con emissione dell'atto d'indagine interno il successivo 19 aprile;
   il 3 dicembre 2009 al dipendente M.G. vennero inviate formali contestazioni di addebiti, per i medesimi fatti di cui alla successiva condanna e l'11 gennaio 2010 veniva irrogata la sanzione disciplinare di giorni 10 di sospensione;
   il 22 settembre 2010 la società delegava ancora all'ispettore Carollo, unitamente all'ispettore dottor Alfredo Zaccone, il compimento di altre attività d'indagine per gravi fatti addebitati al nominato M.G., trasferito alla conduzione di altro ufficio postale;
   il 4 febbraio 2011 le attività d'indagine si conclusero; l'atto di indagine venne invece diramato alle strutture competenti da Salvatore Malerba ben 4 mesi dopo, nonostante il grave precedente;
   con ricorso ex articolo 700 c.p.c. il dipendente M.G. impugnava la nuova sanzione irrogata dalla società, inspiegabilmente ancora dieci giorni di sospensione dal servizio con privazione della retribuzione, il 29 Luglio 2011;
   il tribunale di Modica, con ordinanza del 2 settembre 2011, ordinava la sospensione della detta sanzione del 29 luglio 2011 con cui Poste aveva comminato la suddetta sanzione, condannando la società al pagamento delle spese processuali, pari ad euro 2.050,00;
   nell'ordinanza in questione si fa riferimento al fatto che «la sanzione irrogata appare affetta da invalidità, per violazione del principio dell'immediatezza della contestazione disciplinare»;
   a quanto consta all'interrogante l'ispettore Carollo, con riservata relazione, denunciò l'ingiustificabile ritardo nell'emissione dell'atto ispettivo;
   il funzionario che curò, all'epoca dei fatti, i correlati procedimenti disciplinari è stato nominato dirigente dall'allora amministratore delegato Massimo Sarmi e destinato alla condizione della struttura di risorse umane della Sicilia;
   i provvedimenti di irrogazione delle sanzioni disciplinari nei confronti del dipendente Manenti sono stati affetti, in più di una occasione, da vizi gravi e macroscopici, tali da determinarne il successivo annullamento giudiziale, in danno – patrimoniale e d'immagine – per la società;
   risulta all'interrogante che la società non abbia posto in essere alcun accertamento sulla sussistenza di un eventuale dolo o colpa del responsabile in relazione all'emanazione di tali atti viziati;
   la vicenda in premessa pone con forza, ad avviso dell'interrogante, la questione dell'efficienza del servizio ispettivo e delle relative ricadute in termini di risorse pubbliche nonché della credibilità di una società di tale rilievo, a totale partecipazione pubblica –:
   di quali notizie sia a conoscenza il Governo, quanti siano i casi di condanna per situazioni analoghe per Poste italiane e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere. (4-06328)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il regolamento concernente la riforma degli ordini professionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012 n. 137 prevede l'obbligo alla formazione professionale per gli appartenenti;
   per quanto riguarda i giornalisti gli ordini regionali dovrebbero fornire suddetti corsi di aggiornamento in maniera gratuita;
   il numero dei giornalisti è di molto superiore ai posti previsti dai corsi gratuiti e per gli iscritti diventa praticamente impossibile poter assolvere agli obblighi previsti dal citato regolamento se non rivolgendosi a corsi di aggiornamento, organizzati da diversi enti, a pagamento, che negli ultimi anni hanno visto lievitare i costi;
   alcuni corsi affidati ad enti privati arrivano a costare anche 700 euro –:
   se il Governo sia a conoscenza delle criticità riportate in premessa e se non ritenga opportuno intervenire in tempi rapidi per modificare il regolamento 137/2012 evitando il proliferare di iniziative speculative sui corsi di formazione obbligatori garantendo in sostanza la ratio della normativa senza che questa gravi sulle tasche degli iscritti all'ordine. (5-03745)


   TURCO, BECHIS, TRIPIEDI, COMINARDI, CIPRINI, RIZZETTO, CURRÒ, AGOSTINELLI, BUSINAROLO e BRUGNEROTTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   il comma 3-bis dell'articolo 3 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 «Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari» convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, (Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18 agosto 2014), al fine di incrementare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio connessi a EXPO Milano 2015, derogando a quanto previsto dall'articolo 2199 del Codice dell'ordinamento militare – decreto legislativo n. 66 del 2010, autorizza, in via straordinaria, le Forze di Polizia allo scorrimento delle graduatorie dei concorsi indetti per l'anno 2013 che siano approvate entro il 31 ottobre 2014;
   a lettera del comma 3-sexies dell'articolo 3 del decreto-legge n. 90 del 2014 convertito con modificazioni dalla legge n. 114 del 2014, le assunzioni di personale nel Corpo di polizia penitenziaria, già previste per l'anno 2015 dall'articolo 66, comma 9-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, vengono effettuate a decorrere dal 1o gennaio 2015;
   appare prima facie evidente, pertanto, che potranno essere esclusi dall'applicazione di detta norma straordinaria gli allievi agenti della polizia penitenziaria idonei ma non vincitori presenti nella graduatoria generata a seguito del concorso per il reclutamento di 170 (uomini) e 44 (donne) allievi agenti di polizia penitenziaria pubblicato in Gazzetta Ufficiale – 4a Serie Speciale «Concorsi ed Esami» n. 92 del 23 novembre 2012, poiché indetto nell'anno 2012;
   in questo concorso, all'esito delle prove selettive, i concorrenti ammessi alle visite mediche e psico-attitudinali che sono stati giudicati idonei allo svolgimento del servizio nella polizia penitenziaria sono stati 121 donne e circa 500 uomini, perciò, ad oggi, sono complessivamente oltre 300 i partecipanti al concorso del 23 novembre 2012 che essendo risultati idonei, pur non avendo vinto il concorso, permangono in graduatoria;
   essendo stato, frattanto, bandito un nuovo concorso, per 208 (uomini) e 52 (donne) allievi agenti polizia penitenziaria, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 94 del 29 novembre 2013, gli oltre 300 idonei non vincitori del concorso del 23 novembre 2012 si trovano nella situazione di non poter beneficiare della norma che autorizza lo scorrimento straordinario delle graduatorie mentre ciò, invece, potrebbe accadere per gli idonei non vincitori che venissero a posizionarsi in graduatoria nell'unico concorso successivo, indetto il 29 novembre 2013;
   potrebbe sembrare più logico ricomprendere nella norma straordinaria, lo scorrimento della graduatoria anche per il concorso del 2012, la cui graduatoria è ancora aperta;
   ciò consentirebbe l'arruolamento di personale sostanzialmente già selezionato, cioè i concorrenti risultati idonei ma in soprannumero rispetto ai vincitori del concorso del 2012 ed in caso di esaurimento della graduatoria, all'esito dell'espletamento delle prove selettive, il nuovo concorso 2013 permetterà il completamento dell'organico della polizia penitenziaria;
   è da osservare che prevedere normativamente un trattamento uniforme dei candidati in situazioni simili realizzerebbe il pieno rispetto del principio costituzionale di uguaglianza, nonché specialmente di quelli del buon andamento e dell'imparzialità della pubblica amministrazione, la quale deve operare le proprie valutazioni garantendo la par condicio tra i candidati dei diversi concorsi –:
   se, ciascuno per quanto di competenza, siano a conoscenza della situazione prospettata;
   se, ciascuno per quanto di competenza, siano disponibili a valutare l'opportunità di intervenire, in via straordinaria, anche con idonee iniziative normative volte a correggere la disposizione decreto-legge n. 90 del 2014 convertito con modificazioni dalla legge 114 del 2014 che autorizza allo scorrimento delle graduatorie per i concorsi indetti nel 2013, al fine di estendere tale possibilità agli idonei del suddetto concorso del 23 novembre 2012 consentendo così lo scorrimento della graduatoria composta da oltre 300 concorrenti risultati idonei ma in soprannumero rispetto ai vincitori. (5-03748)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   NIZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   è facile constatare da parte di tutti coloro che frequentano l'aeroporto di Fiumicino che il servizio navetta (cosiddetto interpista) si presenti spesso in condizioni indecorose;
   oltre alla sporcizia, capita che i sedili siano rotti e che, comunque, lo stato dei mezzi sia in qualche caso, tale da poter determinare rischi per l'incolumità dei passeggeri –:
   chi gestisca tale servizio;
   se tutti i mezzi abbiano superato i collaudi di legge;
   se l'Enac ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbiano dato i necessari nulla osta per l'utilizzo dei mezzi in questione;
   se risulti che la società di gestione dell'aeroporto di Fiumicino abbia fatto le necessarie verifiche dei mezzi che movimentano i passeggeri nell'area aeroportuale e se la sicurezza di questi ultimi sia garantita;
   quali altre azioni intenda assumere il Ministro interrogato volte a garantire la sicurezza all'interno delle aree aeroportuali di Fiumicino. (3-01083)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   OLIARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   con l'articolo 83-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono stati introdotti costi minimi di esercizio per l'autotrasporto di merci in conto terzi;
   in particolare, l'articolo 83-bis introduce, ai commi 1 e 2, criteri di misurazione del prezzo del gasolio per autotrazione, finalizzati a verificarne l'incidenza sui costi delle imprese di trasporto, attribuendo all'Osservatorio sulle attività di autotrasporto il compito di determinare mensilmente il costo medio del carburante per chilometri percorrenza per ogni tipologia di veicolo, sulla base di rilevazioni mensili affidate al Ministero dello sviluppo economico, nonché di determinare semestralmente, sempre in relazione alla tipologia di veicolo, la percentuale dei costi del carburante gravante sull'impresa di autotrasporto per conto terzi, in rapporto al totale dei costi di esercizio;
   il medesimo articolo ai commi 3-13 reca una disciplina relativa al corrispettivo derivante dai contratti di trasporto, dovuto dal mittente al vettore per il costo dei carburanti sostenuti dal trasportatore, in base alle determinazioni dell'Osservatorio sull'autotrasporto;
   con una pronuncia del 4 settembre 2014 (Cause riunite C-184/13, C-187/13, C-194/13, C-195/13, C-208/13) la Corte di giustizia dell'Unione europea ha censurato la disciplina di cui al citato articolo 83-bis facendo seguito alle domande pregiudiziali formulate dal TAR del Lazio in ordine alla compatibilità comunitaria della norma;
   nei punti da 51 a 57 della pronuncia la Corte entra nel merito della disciplina e, pur rilevando che «la tutela della sicurezza stradale possa costituire un obiettivo legittimo», ritiene che la determinazione dei costi minimi d'esercizio non sia «idonea né direttamente né indirettamente a garantirne il conseguimento» per due importanti presupposti: la normativa si limita a prendere in considerazione, in maniera generica, la tutela della sicurezza stradale, senza stabilire alcun nesso tra i costi minimi d'esercizio e il rafforzamento della sicurezza stradale; la normativa non raggiunge l'obiettivo addotto in modo coerente e sistematico andando «al di là del necessario», in quanto non permette «al vettore di provare che esso, nonostante offra prezzi inferiori alle tariffe minime stabilite, si conformi pienamente alle disposizioni vigenti in materia di sicurezza» ed «esistono moltissime norme, comprese quelle del diritto dell'Unione, riguardanti specificamente la sicurezza stradale, che costituiscono misure più efficaci e meno restrittive, come le norme dell'Unione in materia di durata massima settimanale del lavoro, pause, riposi, lavoro notturno e controllo tecnico degli autoveicoli. La stretta osservanza di tali norme può garantire effettivamente il livello di sicurezza stradale adeguato»; la Corte conclude rilevando che «la determinazione dei costi minimi d'esercizio non può essere giustificata da un obiettivo legittimo»;
   secondo la Corte Costituzionale (sentenza n. 389 del 1989) lo Stato è tenuto ad apportare «... le necessarie modificazioni o abrogazioni del proprio diritto interno al fine di depurarlo da eventuali incompatibilità o disarmonie con le prevalenti norme comunitarie ...» –:
   se il Governo intenda promuovere l'abrogazione delle disposizioni contenute nell'articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 o quantomeno il loro adeguamento alla normativa comunitaria, anche al fine di evitare il ricorso a sanzioni per violazione del principio di concorrenza da parte dell'Unione europea.
(5-03744)


   ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale offerta di servizi di trasporto ferroviario commerciale passeggeri da e per il Friuli Venezia Giulia si compone di alcuni collegamenti operati dalla flotta AV Frecciabianca e Frecciargento e di alcuni collegamenti Intercity;
   in particolare, per quanto riguarda la stazione ferroviaria di Trieste centrale sulla direttrice Venezia Mestre – Milano centrale, i collegamenti sono garantiti da quattro coppie di Frecciabianca di cui due prevedono un prolungamento fino alla stazione di Torino Porta Nuova; mentre sulla direttrice Venezia Mestre – Roma Termini è previsto un solo collegamento ad alta velocità, attraverso una coppia di Frecciargento, ai quali si aggiungono tre coppie di Intercity di cui uno notturno;
   per quanto riguarda i collegamenti da e per la stazione ferroviaria di Udine sulla direttrice Venezia Mestre – Milano centrale, il servizio è garantito da due coppie di Frecciabianca (senza prolungamento fino a Torino), mentre lungo la direttrice Venezia Mestre – Roma Termini il servizio offerto è di una coppia di Frecciargento ed un Intercity notturno;
   il mantenimento dei treni ad alta velocità è di significativo interesse per la regione Friuli Venezia Giulia e consente di garantire solide connessioni con il resto del paese, in controtendenza rispetto alla condizione di isolamento che ha caratterizzato le due principali città (Trieste e Udine) negli ultimi anni;
   il collegamento Frecciargento con la capitale, attivato con l'orario 2013/2014, ha restituito alla città di Trieste un servizio diretto di qualità che mancava da oltre quattro anni (l'Eurostar è stato soppresso nel 2009) limitando così la marginalità del Friuli Venezia Giulia rispetto al resto d'Italia. Le coppie di treni alta velocità da e per Udine e Trieste, però, sono concentrate in alcune particolari fasce orarie della giornata (partenze per Roma Termini rispettivamente alle 6.55 e alle 6.45 e da Roma Termini rispettivamente alle 16.50 e alle 16.35), mentre nel resto della giornata le uniche opzioni che rimangono sono i treni Intercity diretti (in servizio diurno solo su Trieste) o i treni AV in transito allo snodo ferroviario di Venezia Mestre;
   l'assenza di un programma di intensificazione dei collegamenti diretti ad alta velocità su Roma Termini combinata con la paventata ipotesi – che si ripresenta ad ogni cambio orario – di una cancellazione dei collegamenti Intercity, costringe l'utenza del Friuli Venezia Giulia ad utilizzare i treni regionali fino alla stazione di Venezia Mestre per poi utilizzare una Freccia, dopo un'attesa talvolta anche cospicua;
   sono di notevole interesse i collegamenti diretti con Milano anche in vista della manifestazione Expo 2015 a partire dal maggio prossimo, ma si sottolinea come vi siano alcuni treni Frecciabianca per i quali si potrebbe valutare un prolungamento fino alle stazioni ferroviarie di Torino: in particolare entrambi i collegamenti con Udine si limitano, ad oggi, alla stazione di Milano centrale;
   limitatamente ai treni Intercity diurni, essi garantiscono la continuità territoriale e il diritto costituzionalmente tutelato alla mobilità interregionale in quanto rappresentano una soluzione low cost di trasporto su rotaia lungo la penisola sulla direttrice Nord – Sud;
   i collegamenti in questione garantiscono connessioni dirette durante la giornata con città importanti, come Padova, Bologna e Firenze, e stazioni non interessate dall'alta velocità che altrimenti richiederebbero soluzioni viaggio con uno o più cambi, come Arezzo, Prato, Ferrara, Rovigo;
   gli Intercity servono anche molte stazioni minori escluse dai percorsi delle Frecce utilizzate dall'utenza cosiddetta «pendolare», svolgendo talvolta anche un servizio di cabotaggio paragonabile a quello del trasporto ferroviario locale gestito dalle regioni: è il caso delle stazioni ferroviarie basso Friuli (Cervignano-Aquileia-Grado e Latisana-Lignano-Bibione) e del Veneto orientale (Portogruaro-Caorle, San Donà di Piave);
   questi treni hanno sempre visto un importante flusso d'utenza sia sulla media percorrenza che sulla lunga, e una loro ipotetica soppressione costringerebbe l'utenza a ricorrere a soluzioni con cambi e convogli dell'alta velocità con conseguente evidente aggravio dei prezzi da sostenere, nonostante in questo momento di crisi molti viaggiatori abbiano dovuto rivedere al ribasso il loro budget di spesa per le trasferte;
   a tal proposito, è importante sottolineare come gli Intercity in argomento rappresentino gli unici collegamenti diretti non ad alta velocità tra Venezia Mestre e Firenze;
   a parere dell'interrogante si conferma, quindi, l'importanza di mantenere varia l'offerta di collegamenti sul territorio nazionale, consentendo gli spostamenti anche a prezzi modici e su convogli non ad alta velocità; è importante, infatti, che Trenitalia, società a partecipazione statale, esca da logiche meramente di mercato e assolva al compito che le è stato affidato, tutelando tutte le tipologie di utenza: chi abita nei centri minori e chi ha maggiore difficoltà economica e non può accedere ai servizi delle Frecce;
   vista l'utenza anche cosiddetta «pendolare», si ricorda che le regioni nella programmazione delle tratte regionali considerano la presenza dei collegamenti Intercity, quindi una loro soppressione costringerebbe le regioni a rimodulare la programmazione con evidente diminuzione dei servizi;
   si rammenta, peraltro, che ad oggi – come evidenziato nell'interrogazione 4/02898 rimasta priva di risposta – l'ultimo collegamento serale tra la stazione di Venezia Mestre e quella di Trieste centrale è il regionale 2219 in partenza alle ore 22.53, mentre l'ultimo collegamento per la stazione di Udine è il regionale 2474 in partenza alle ore 23.16: rimane così completamente scoperta una fascia oraria serale nella quale giungono allo snodo ferroviario di Venezia Mestre diverse Frecce provenienti da Milano, Roma e Napoli;
   per quanto riguarda i collegamenti notturni gli Intercity notte garantiscono all'utenza che ne necessita, la possibilità di raggiungere città molto distanti senza dover perdere una giornata lavorativa per lo spostamento;
   per quanto concerne, poi, i collegamenti internazionali; il recente ingresso nell'area Schengen della confinante Slovenia e di molti altri stati dell'Europa centro-orientale ha esaltato il ruolo baricentrico della regione Friuli Venezia Giulia;
   nonostante la posizione geografica della regione ne prefigurerebbe un naturale ruolo di collegamento tra l'Italia e il centro-Est Europa, la storia più recente ha messo in luce un crescente disimpegno di Trenitalia sulle tratte con altre città e capitali europee: nel 2008 sono stati soppressi il collegamento Venezia – Lubiana e quello Venezia – Vienna, entrambi transitanti alla stazione ferroviaria di Villa Opicina (Trieste); nel 2009 è stato cancellato il collegamento Trieste – Zurigo (dapprima limitato a Basilea); mentre nel 2011 è stato soppresso il treno Venezia — Budapest, anch'esso transitante alla stazione di Villa Opicina (Trieste);
   in controtendenza rispetto questa triste cronistoria, da notizie di stampa è emersa la volontà da parte delle società che gestiscono le ferrovie slovene e croate ad istituire dei collegamenti su rotaia tra la Croazia e l'Italia (Trieste, Venezia e Milano, nelle intenzioni);
   con il nuovo orario delle ferrovie slovene, infatti, sono previsti cinque collegamenti al giorno tra Lubiana e la stazione ferroviaria di Villa Opicina (Trieste), anche se questa soluzione non è ritenuta soddisfacente – e a ragione – in quanto il vero snodo ferroviario di Trieste è rappresentato dalla stazione centrale dove vi sono tutti gli altri treni passeggeri;
   la limitazione dei collegamenti internazionali alla stazione di Villa Opicina non consente all'utenza un proficuo utilizzo della rete ferroviaria complessiva: le due stazioni situate molto lontane tra loro sono servite solamente dalle linee del trasporto pubblico locale e, peraltro, da una sola di esse poco frequente;
   il vice direttore delle Ferrovie slovene trasporto passeggeri, Miloš Rovšnik, sulla stampa locale ha denunciato come le nostre Ferrovie dello Stato abbiano posto «condizioni inaccettabili per poter far circolare i treni sulle linee», anziché favorire ed incoraggiare collegamenti di questa utilità e portata;
   progetti come questi rientrano nel programma europeo Rail4See che unisce dieci paesi del Sud-Est Europa e identifica undici città quali snodi strategici per il miglioramento dei collegamenti su rotaia nell'ottica di un salto di qualità nel sistema ferroviario europeo, e tra queste raffigurano le italiane Bologna, Venezia e Trieste;
   non si capisce, quindi, per quali ragioni da parte di Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana non si siano create le condizioni per una collaborazione proficua al fine di realizzare un collegamento integrato tra le società con prolungamento della tratta fino alla stazione di Trieste centrale e possibilità di emettere un biglietto unico per l'eventuale intero percorso se e quando si riuscirà ad estendere la tratta ad altre città italiane;
   all'interrogante preme sottolineare l'importanza di rafforzare i collegamenti con le città e capitali europee anche in un'ottica di valorizzazione in chiave turistica del territorio regionale e italiano;
   sarebbe particolarmente importante, anche in occasione dell'esposizione universale di Milano 2015, prevedere nuove e migliori forme di collegamento con altri Paesi europei –:
   se il Ministro intenda confermare, per quanto riguarda l'offerta trasportistica del Friuli Venezia Giulia, il mantenimento dei collegamenti Frecciabianca, Frecciargento e Intercity diurni e notturni previsti da e per Roma e Milano dall'orario vigente, anche nel nuovo orario 2014/2015;
   nell'ipotesi di soppressione o riduzione dei treni Intercity, come il Ministro intenda garantire il diritto costituzionalmente garantito alla mobilità su tutto il territorio nazionale, atteso che le soluzioni che utilizzano convogli dell'alta velocità comportano un enorme aggravio dei costi a carico dell'utenza;
   nell'ipotesi di cui sopra, come il Ministro intenda garantire la continuità territoriale atteso che questi collegamenti servono stazioni minori escluse dai tracciati delle Frecce e considerato che svolgono anche servizio di cabotaggio regionale per l'utenza cosiddetta «pendolare»;
   attesa la particolarità del trasporto ferroviario notturno se il Ministro possa garantire la prosecuzione del servizio dei collegamenti Intercity Notte e, nel caso di cui sopra, come intenda tutelare l'utenza che necessita di un collegamento in quella fascia oraria;
   come il nuovo orario 2014/2015 si integrerà con il trasporto regionale del Veneto e del Friuli Venezia Giulia al fine di non lasciare scoperte particolari fasce orarie: e in particolare, quali saranno i primi collegamenti della mattina e gli ultimi della sera tra lo snodo ferroviario di Venezia Mestre e le stazioni di Udine e Trieste centrale;
   posto che le due coppie di Frecciargento da e per Roma si concentrano in alcune particolare fasce della giornata, se sia al vaglio di Trenitalia lo studio di un aumento dei treni ad alta velocità in servizio su dette tratte;
   considerato che i treni Frecciabianca da e per Udine lungo la direttiva Est-Ovest si attestano a Milano centrale, se sia al vaglio di Trenitalia lo studio di un prolungamento di questi collegamenti fino a Torino;
   quali siano, in vista dell'esposizione universale di Milano 2015, le intenzioni di Trenitalia al fine di implementare l'offerta trasportistica in servizio per il capoluogo lombardo, ed in particolare come l'ampliamento di questa offerta ricadrà lungo la direttiva Est-Ovest;
   viste le difficoltà riscontrate dalle società del trasporto ferroviario passeggeri slovena e croata di interagire con la controparte italiana, come il Ministro intenda favorire la creazione di collegamenti tra il Friuli Venezia Giulia e l'Est Europa;
   come il Ministro intenda intervenire perché si arrivi al prolungamento fino alla stazione di Trieste centrale dei collegamenti che da dicembre dovrebbero servire la stazione di Villa Opicina (Trieste), e se il Ministro è intenzionato a favorire una prosecuzione dei collegamenti da e per Lubiana anche ad altre città italiane.
(5-03749)


   DURANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   nell'agosto del 2011, a causa della crisi internazionale e a causa delle deficienze infrastrutturali del porto di Taranto, le linee di navigazione oceaniche venivano spostate in altri porti del Mediterraneo. Come diretta conseguenza, la società Taranto Container Terminal S.p.a., Tct, presentava richiesta di mobilità per 160 lavoratori;
   nel febbraio del 2012, grazie alla attività delle organizzazioni sindacali dell'autorità portuale, della Prefettura, delle istituzioni locali e del Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri nominava il Presidente dell'autorità portuale di Taranto, dottor Prete, «commissario straordinario per la velocizzazione delle opere strategiche in porto», ormai ferme da anni;
   il 20 giugno 2012, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, veniva sottoscritto «l'Accordo per lo sviluppo dei traffici containerizzati nel Porto di Taranto e il superamento dello stato di emergenza socio-economico-ambientale» che prevedeva, entro 24 mesi, l'esecuzione degli interventi prioritari connessi alla riqualificazione del «Terminal Contenitori», per un intervento complessivo di circa 188 milioni di euro, di cui oltre 90 milioni derivanti dai fondi dell'autorità portuale;
   nello specifico, l'accordo venne sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Ministero per la coesione territoriale, dalla regione Puglia, dal comune e dalla provincia di Taranto e dalle aziende RFI, SOGESID Spa, Taranto Container Terminal Spa, Hutchison Port Holding, GSI Logistic ed Evergreen Line. L'accordo permetteva la revoca della procedura di mobilità contestualmente alla messa in atto della cassa integrazione guadagni straordinaria per 500 unità a zero ore e a rotazione per i lavoratori del terminal contenitori. Suddetta cassa integrazione guadagni straordinaria è stata riconosciuta per la prima volta fino al 28 maggio 2014; recentemente è stata prorogata per un ulteriore anno e comunque fino al 27 maggio 2015. Fonti ministeriali hanno già esternato al commissario straordinario che, a fronte degli interventi del terminalista «Tct» nonché della stessa autorità portuale, ai lavoratori potrà essere riconosciuto un periodo di massimo sei mesi che si concluderà nel dicembre 2015;
   in seguito alla firma dell'accordo, nell'agosto 2012 veniva presentato il progetto dell'opera principale, ossia la riqualificazione della banchina, e nel dicembre dello stesso anno veniva pubblicato il bando di gara a livello comunitario per l'affidamento dei lavori;
   nel dicembre 2013 si procedeva all'aggiudicazione definitiva alla prima classificata del bando, la «Matarrese S.p.a.» sospesa successivamente in seguito a ricorso di altra partecipante al bando e in seguito a pronuncia di sospensiva del Consiglio di Stato (n. 02899/2014 Reg Ric);
   il 25 agosto 2014 l'Autorità Portuale, dopo aver messo in rilievo irregolarità contributive da parte della sopracitata impresa aggiudicatrice «Matarrese S.p.a., ha disposto la revoca dei lavori alla medesima impresa e assegnato, in via cautelare e mediante provvedimento di urgenza, le stesse attività della banchina alla «Consorzio Stabile Grandi Lavori». Quest'ultima è la società classificatasi seconda nella gara d'appalto e ricorrente in precedenza presso il Consiglio di Stato;
   in seguito all'intervento della autorità portuale, la «Matarrese Spa» ricorreva presso il Tar di Lecce, che con sospensiva bloccava di fatto le operazioni propedeutiche alla cantierizzazione assegnate alla «Consorzio Stabile Grandi Lavori»;
   la TCT, contestualmente agli ultimi accadimenti, decideva di eliminare definitivamente lo scalo delle navi transoceaniche di Taranto, spostandolo al Pireo (Grecia). Cancellava, inoltre, le attività dei «feeder», navi di dimensioni medio piccole che servono per i collegamenti più brevi e per i porti di interesse nazionale, regionale o interregionale. Persino l'ultima nave oceanica, prevista per il 22 settembre 2014, veniva improvvisamente dirottata;
   a partire dal 22 settembre 2014, in seguito a un confronto con il management Tct, i lavoratori del terminal hanno deciso di creare un presidio permanente presso l'autorità portuale;
   il 24 settembre 2014 il Prefetto di Taranto ha convocato le parti in causa facendo sottoscrivere alle stesse alcuni, impegni: per la Tct il mantenimento dei traffici locali unitamente alla volontà di utilizzare il molo anche per tutte le attività future; per l'autorità portuale il completamento dei primi 1200 metri quadri di banchina nel giro di un anno dall'avvio effettivo della cantierizzazione;
   il blocco dell'opera, che riveste importanza strategica nazionale, rischia di pregiudicare ulteriormente la crisi socio-economica e ambientale del territorio jonico, mettendo a rischio i 540 dipendenti della «TcT» nonché gli oltre 2000 dell'indotto complessivo –:
   quali interventi urgenti i Ministri interrogati intendano porre in essere per tutelare i livelli occupazionali in un'area del Paese, quale è quella del tarantino, già fortemente depressa sotto tale profilo;
   se non si intenda convocare in tempi brevissimi un tavolo interministeriale che veda coinvolte le parti in causa, così come già avviato dal prefetto di Taranto, al fine di assicurare un monitoraggio e coinvolgimento del Governo nella sottoscrizione dei futuri impegni;
   quali iniziative si intendano intraprendere per garantire la fruibilità degli ammortizzatori sociali sino alla effettiva cantierizzazione del porto. (5-03752)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   a partire dal prossimo 1o ottobre 2014 la compagnia aerea Air One ha deciso di chiudere la sede di Catania nella regione Sicilia e di cancellare i voli diretti per Monaco, Mosca, Berlino, Amsterdam, Parigi, San Pietroburgo, Dussedolrf, Praga; il volo diretto per Londra, assorbito da Alitalia, sarà previsto nella sola giornata di sabato; soppressi anche i voli nazionali per Bologna, Torino, Venezia e Verona; restano i voli per Roma, Milano e Pisa, assorbiti da Alitalia; analoghi tagli potrebbero subire, a breve, i voli dell'aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo; pesanti sono i disagi per gli utenti, che per raggiungere tali destinazioni dovranno fare scalo presso altri aeroporti con aumento dei costi e dei tempi di viaggio e gravissime le conseguenze per il turismo e per l'economia della regione;
   dal 24 settembre il collegamento tra Torino e Catania sarà servito solo dalla compagnia Ryanair, con un unico volo al giorno, nonostante la rotta fra Torino e Catania sia la seconda, per numero di passeggeri, da Caselle, dopo la Torino-Roma (l'anno scorso 284.238 passeggeri da e per Catania –146.427 in direzione nord-sud e 138.211 da sud a nord, con una media di 778 passeggeri al giorno); molti passeggeri dovranno recarsi a Milano per utilizzare i collegamenti da Linate o da Malpensa, oppure saranno costretti a fare scalo a Fiumicino o a Napoli o ad utilizzare il treno;
   la Sicilia, come gran parte del mezzogiorno, non ha treni veloci, né una rete efficiente di collegamenti stradali e autostradali che possa rendere agevole l'utilizzo di altri scali nazionali;
   appare essenziale e non più rinviabile un'immediata ed efficace azione di politica dei trasporti in generale e del trasporto aereo in particolare per ridurre la perifericità — geografica ed economica — dei territori meridionali e garantire la continuità territoriale delle isole –:
   quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire la continuità e il potenziamento dei collegamenti aerei nazionali e internazionali con la Sicilia e con l'intero mezzogiorno. (4-06310)


   FAUTTILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la stazione ferroviaria di Minturno-Scauri serve un bacino di utenza di oltre 100 mila abitanti: l'utenza aumenta di circa un terzo nel periodo estivo;
   nei periodo scolastico oltre il 90 per cento dei viaggiatori si dirige in direzione nord, ovvero verso le città di Latina e Roma;
   nel periodo estivo aumenta la percentuale di viaggiatori diretti da e per la Campania arrivando fino ad un 25 per cento del totale dei transiti;
   si fa presente che l'unica insegna esistente è posizionata sulla via Appia all'altezza dell'incrocio di via Antonio Sebastiani, per chi proviene da Formia: manca nel resto delle altre strade provviste comunque di importante volume di traffico;
   per quanto concerne i soggetti affetti da disabilità, si legge dal sito RFI che «Per favorire la mobilità e la fruizione dei servizi nelle stazioni da parte dei clienti con disabilità, RFI sta realizzando un programma di interventi di natura strutturale e tecnologica. (...) Gli adeguamenti strutturali in fase di realizzazione/in programma si aggiungono a quelli già realizzati negli ultimi anni.»;
   pur avendo RFI effettuato alcuni lavori, non si osservano quelle migliorie di natura strutturale e tecnologica su menzionate;
   manca un monitor per il controllo della circolazione dei treni in arrivo e partenza, utile soprattutto nelle ore di fascia pendolare o in quelle serali, ore nelle quali diventa difficile per l'utenza ottenere qualsiasi tipo di informazione;
   l'utenza ha spesso sottolineato come nel sottopasso della stazione vi siano cumuli di rifiuti dovuti alla mancanza di qualsiasi tipo di cassonetto per deposito;
   negli orari di chiusura dell'apposito sportello di biglietteria l'unica alternativa (ovvero il bar interno alla stazione autorizzato alla vendita) spesso si trova serrata, soprattutto nelle prime ore della giornata, ovvero quando il numero dei viaggiatori anche occasionali diventa cospicuo;
   si fa presente che le linee COTRAL non raggiungono più la stazione ferroviaria di Minturno: sarebbe quindi opportuno provvedere a far sì che sia dalla stazione di Formia che di Minturno gli orari di passaggio dei bus diretti nei comuni limitrofi corrispondano all'arrivo dei treni, soprattutto quelli provenienti da nord (città di Latina e Roma);
   dopo l'entrata in vigore dell'attuale orario, predisposta peraltro senza previa convocazione delle rappresentanze istituzionali, si è potuto osservare un intero «stravolgimento» di alcune offerte, soprattutto durante la fascia di garanzia;
   le variazioni apportate hanno effettivamente aumentato l'offerta, senza però tenere in considerazione che Minturno è inclusa nel sistema METREBUS appartenente alla regione Lazio: su 64 treni regionali presenti sulla tratta Minturno-Roma Termini e viceversa, si nota una differenza tra le due direzioni, senza un'apparente motivazione;
   a tal fine sarebbe utile la sollecitazione di un tavolo di raccordo tra istituzioni competenti e le parti interessate al fine di addivenire ad una distribuzione dell'offerta oraria con maggiore ponderazione, ponendo maggiore attenzione ai disagi che stanno subendo le popolazioni dei comuni serviti dalla stazione di Minturno –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda il Ministro porre in essere al fine di porre rimedio alle criticità evidenziate in premessa. (4-06314)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   le aggressioni e gli atti d'intolleranza contro chi manifesta pubblicamente le proprie idee, a favore della famiglia naturale, in modo assolutamente pacifico e silenzioso, senza offendere alcuno, stanno crescendo in maniera preoccupante in tutto il Paese;
   le violenze e le intimidazioni ai danni dei manifestanti sono innumerevoli, e negli ultimi mesi si stanno concentrando in particolare contro le «Sentinelle in Piedi», un'associazione di cittadini la cui attività di difesa e promozione della dignità della persona, della famiglia fondata sull'unione tra un uomo e una donna e della libertà di espressione, si svolge con veglie silenziose nelle piazze, semplicemente leggendo un libro, nel pieno rispetto delle opinioni e delle idee altrui;
   l’escalation di violenza contro le «Sentinelle in Piedi» è confermata da numerosi episodi dettagliatamente documentati da testimonianze, video, e qualificate fonti di stampa. Il settimanale Tempi, il quotidiano online La Nuova Bussola Quotidiana e Avvenire, così come i quotidiani Corriere della Sera, Repubblica e Foglio del 6 ottobre e Libero, Il Giornale, La Stampa e Avvenire del 7 ottobre riportano la notizia dell'ultimo episodio di intolleranza e censura subito dalle Sentinelle in Piedi lo scorso 5 ottobre in molte piazze italiane;
   il 5 ottobre Le Sentinelle in piedi hanno manifestato in 70 piazza italiane, da Bergamo a Cagliari, per la libertà d'espressione e per il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma, sempre con la stessa modalità: per un'ora i veglianti sostano immobili e in silenzio nelle piazze leggendo un libro, a due metri di distanza l'uno dall'altro;
   dopo aver effettuato i prescritti adempimenti nei confronti della questura, le Sentinelle si apprestavano a dare vita alla pacifica veglia di protesta contro la legge sull'omofobia, quando è iniziata un'aggressione ben organizzata, in tutte le piazze, contro i manifestanti. Ovunque, le Sentinelle sono state minacciate, accerchiate, aggredite con insulti e violenze — spesso in presenza di bambini e donne in gravidanza — e costrette perfino a lasciare la piazza, spesso, ma non sempre, scortate dalla polizia;
   a Rovereto, per esempio, uno degli aggressori ha mostrato al portavoce delle Sentinelle, quale tacita minaccia, il calcio di una pistola. Di fronte a tale violenza le Sentinelle non hanno potuto far altro che rifugiarsi all'interno di un locale nei pressi della piazza dov'era prevista la veglia. In seguito, due persone sono state portate al Pronto Soccorso: un sacerdote — che indossava il clergyman e quindi era chiaramente riconoscibile quale consacrato — cui sono state lanciate delle uova in testa e che è stato ripetutamente aggredito, e uno degli organizzatori della veglia, che ha ricevuto una testata sul setto nasale. Il primo è stato dimesso dal Pronto Soccorso con una prognosi di due giorni, mentre il secondo ha riportato la rottura del setto nasale;
   a Genova un fumogeno è stato lanciato contro il bastone di una persona invalida che partecipava alla veglia, mentre a Torino, per le gravi minacce, un bambino si è sentito male ed è stato allontanato. A Bologna, come a Napoli, un corteo di provocatori ha cercato di sfondare il cordone della polizia a protezione delle Sentinelle, lanciando sui veglianti fumogeni e razzi da stadio che hanno raggiunto alcune Sentinelle. Una bottiglia scaraventata contro le Sentinelle ha sfiorato una bambina di sei anni. Una mamma che spingeva una carrozzina con un bambino di un anno è stata coperta di insulti e sputi;
   sintomatico il caso di Pisa di cui riportiamo la cronologia: ore 18 del 5 ottobre inizia la veglia col discorso del portavoce, subito coperto dalle urla di una cinquantina di contestatori. In Piazza dei Cavalieri sono presenti due agenti di polizia, due carabinieri e un agente della scientifica. Ore 18:05: il numero di contestatori arriva a circa duecento. I contestatori iniziano a occupare lo spazio delle Sentinelle e a offendere individualmente le persone. Alcune Sentinelle vengono circondate da gruppetti di contestatori e fatte oggetto di pesanti ingiurie. Nessuna Sentinella risponde alle pur pesanti provocazioni. La forze dell'ordine non intervengono. Ore 18:15. L'intera area destinata alla veglia è occupata dai contestatori che intonano canti dal contenuto osceno. Alcuni bambini presenti alla veglia piangono spaventati, una signora in attesa di un bambino viene strattonata. Il banner delle Sentinelle in Piedi viene usato per esporre cartelli blasfemi. Ore 18:20. Giungono in piazza 2 o 3 agenti della Digos. Ore 18:30. Sentito il parere degli agenti della Digos gli organizzatori decidono di interrompere la veglia per evitare che qualche Sentinella ceda ai sempre più e pesanti insulti e provocazioni: è stato impedito il regolare svolgimento di una manifestazione pacifica, rispettosa e autorizzata. La prepotenza ha prevalso. Ore 19. Gli organizzatori e alcune famiglie con bambini lasciano la piazza scortati dalla Polizia. Si tenga presente che gli organizzatori della veglia delle Sentinelle in Piedi di Pisa hanno consegnato in data 2 ottobre al responsabile dell'ordine pubblico della questura di Pisa una richiesta scritta di presenza adeguata delle forze dell'ordine motivata da voci insistenti circolanti in città su contestazioni organizzate contro le Sentinelle in Piedi. La mattina del 5 ottobre, a poche ore dall'inizio della Veglia, è stata notificata via email alla questura di Pisa una minaccia esplicita verso la veglia delle Sentinelle in Piedi pervenuta sul profilo Facebook Sentinelle in Piedi Pisa. È estremamente preoccupante che si sia ritenuto sufficiente un numero così scarso di agenti, nonostante i segnali di rischio presenti;
   a ben vedere, le modalità con cui sono state bloccate le manifestazioni delle Sentinelle, descritte da alcuni giornali e visibili nei video presenti sulla rete, dimostrano come si sia trattato di un raid pianificato e organizzato, svolto con le stesse modalità in tutta Italia, contro persone inermi che hanno cercato di portare a termine la loro veglia nonviolenta. I contestatori avevano un solo scopo: intimidire i manifestanti e reprimere ogni opinione o idea diversa dalla propria;
   questi episodi, seppure più evidenti perché avvenuti in contemporanea in molte piazze italiane, non sono purtroppo gli unici. Le Sentinelle in Piedi sono state vittime, infatti, nei mesi passati, di una lunga serie di dimostrazioni di intolleranza repressiva e violenta, tra le quali ricordiamo l'episodio accaduto a Trento lo scorso 11 aprile — richiamato dalla Stampa del 3 giugno — dove 200 contestatori aderenti ad associazioni Lgbt e a centri sociali si sono infilati tra le fila delle Sentinelle in Piedi provocandole, insultandole e minacciandole con cani di grossa taglia, episodio «emulato», con la stessa violenza e intolleranza, qualche giorno più tardi a Verona e ripreso dal quotidiano L'Arena del 14 aprile; identico il copione ripetuto a Siena il 20 maggio, e riportato dal quotidiano online Tempi.it;
   a tali episodi riguardanti nello specifico le Sentinelle in Piedi si aggiungono numerose altre contestazioni compiute da gruppi Lgbt ai danni di singoli o altre associazioni con lo stesso modus operandi e la stessa finalità di provocare una qualche reazione dei manifestanti, in modo da poter poi strumentalmente denunciare il compimento di un gesto «omofobo» da parte degli stessi. Ricordiamo tra gli altri quanto accaduto all'istituto paritario Faà di Bruno di Torino dove gli attivisti Lgbt, nel novembre 2013, hanno inscenato proteste e contestazioni per impedire che nella scuola venisse svolto un ciclo di seminari sulla «bellezza della famiglia tradizionale minacciata dall'ideologia gender», o quanto è accaduto durante il convegno tenuto all'università Roma Tre martedì 27 maggio 2014, ben descritto dal quotidiano Avvenire del 1o giugno 2014;
   la nostra Costituzione all'articolo 21 afferma che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.» –:
   di quali elementi disponga il Governo in merito ai fatti del 5 ottobre 2014 riportati in premessa;
   quali iniziative siano state assunte dalle forze dell'ordine intervenute e quali misure siano eventualmente state adottate nei confronti degli autori delle contestazioni;
   tenuto conto della escalation d'intolleranza e violenza che questi episodi stanno avendo, quali iniziative il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare per garantire l'effettivo rispetto dell'articolo 21 della nostra Costituzione.
(2-00712) «Roccella, Pagano, Calabrò, Scopelliti, Sammarco, Piccone, Pizzolante, Piso, Saltamartini, Misuraca, Minardo, Dorina Bianchi, Garofalo».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALBINI, BENI, FOSSATI e BONIFAZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'interno, come si è appreso da diverse testate giornalistiche e dalle note 559/A/1/131.4.1/02550 del 17 febbraio 2014 e N. 559/A/1/131.4.1/2701 del 3 marzo 2014, del dipartimento della pubblica sicurezza, direzione centrale degli affari generali della Polizia di Stato, ha il «Progetto di razionalizzazione delle risorse e dei presidi della Polizia di Stato sul territorio» che comporterebbe il taglio di 267 posti di polizia per carenza di organico e ottimizzazione della spesa in cui al momento versano le Forze dell'Ordine, in considerazione anche dell'attuale congiuntura economica. Nell'eventuale riorganizzazione rientrerebbero anche alcune squadre a cavallo della polizia di Stato, tra le quali, nello specifico, quella di Firenze;
   tale scelta, se attuata, determinerebbe una razionalizzazione della dislocazione dei presidi di polizia sul territorio nazionale; è d'obbligo ricordare che tale riorganizzazione non deve, imprescindibilmente e in alcun modo, compromettere la qualità di presidio del territorio e della relativa sicurezza per i cittadini;
   nel caso in questione, «il Parco delle Cascine» è il più grande parco pubblico della città di Firenze, copre un'area di circa 500 ettari, ospita un mercato settimanale, ogni anno durante le stagioni estive viene usato come richiamo per eventi culturali e sportivi, è sede di fiere paesane e diverse iniziative ad uso dei cittadini, viene vissuto come un ambiente adibito a pedoni e ciclisti, e al suo interno, inoltre, si svolge una funzione di mobilità dell'intera area cittadina mediante la tramvia;
   nel 2001, rientrando «Le Cascine» nel progetto nazionale «Parchi Sicuri» che serviva a rilanciare i parchi cittadini e che era promosso dalle amministrazioni locali in accordo con il Ministero dell'interno, la zona è stata munita di un presidio di una squadra a cavallo della polizia di Stato, per l'occasione alloggiata presso la «Palazzina Grilli», sita all'interno del parco;
   il lavoro svolto dalla squadra a cavallo della polizia di Stato di Firenze è riconosciuto, nei già trascorsi 14 anni di servizio, da tutti i cittadini; ormai parte integrante del tessuto sociale fiorentino, ha la più alta media di Pattuglie Ippomontate a carattere nazionale fra tutte le altre squadre a cavallo, ha contribuito a favorire il continuo processo di riqualificazione del Parco e la realizzazione del progetto «Cascine 2000», con un controllo visibile e attento delle forze dell'ordine e soprattutto della polizia a cavallo;
   è bene ricordare che negli ultimi anni il parco ha incrementato le sue presenze, poiché sempre più persone scoprono e riscoprono le potenzialità delle Cascine, anche se, sempre negli ultimi anni, i posti di Polizia che hanno avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione di questa nuova vitalità, sono stati lentamente soppressi: per esempio la polizia forestale a cavallo, che ha anche delle competenze specifiche di polizia ambientale, ha concluso forzatamente la sua attività nel 2010, mentre nel 2012 è stata soppressa anche la caserma dei carabinieri a cavallo;
   è bene ricordare, inoltre, che la squadra a cavallo della polizia di Stato è composta da personale che ha frequentato specifici corsi di specializzazione e che opera e garantisce la sicurezza non solo nel Parco delle Cascine ma anche in altre zone della città ad alta densità turistica come Piazza della Signoria, la Fortezza da Basso, il Giardino di Boboli, e in quelle aree in cui si verificano fenomeni di degrado legati all'abusivismo commerciale, all'accattonaggio e alla microcriminalità e che, in estate, coadiuva la polizia forestale nell'attività di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi, soprattutto nella zona di Monte Morello;
   il mantenimento della squadra a cavallo della polizia di Stato a Firenze è imprescindibile, costituisce tutt'oggi un presidio operativo fondamentale per garantire buoni livelli di sicurezza per il Parco delle Cascine e per la prosecuzione del progetto «Cascine 2020»;
   tenuto conto che il comune di Firenze, proprietario dell'immobile denominato «Palazzina Grilli», attuale sede della squadra a cavallo della polizia di Stato, si è dichiarato disponibile al passaggio di detta proprietà al demanio, e che tale passaggio rappresenterebbe una occasione unica di riduzione in termini economici di spese e di sostenibilità dell'intero apparato, venendo meno il canone annuo fino ad oggi corrisposto al comune di Firenze per l'affitto dell'intera struttura da parte del Ministero dell'interno;
   vista anche l'ubicazione dell'attuale sede al centro del Parco in posizione di rilevanza strategica per il controllo immediato dell'area dell'Ippodromo e la facilità offerta agli agenti di spostarsi rapidamente in tutte le zone del Parco, facendo sì che tale posizione risulti la migliore auspicabile per un felice prosieguo dell'attività di prevenzione e contrasto dell'area fino ad oggi svolta –:
   se sia al corrente dell'ipotesi di razionalizzazione esposta in premessa, decretando così il mantenimento della squadra a cavallo della polizia di Stato con sede nella palazzina Grilli-Parco delle Cascine-Firenze, e lasciando così tutelata la vasta zona attualmente in carico a tale presidio, insostituibile con altri mezzi;
   se non intenda disporre, vista la necessità di continuo controllo della già citata zona e visto il probabile abbattimento dei costi di locazione derivati dal citato accordo tra, comune e demanio, la salvaguardia dell'attuale presidio.
(5-03746)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'AMBROSIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 16 della legge n. 226 del 23 agosto 2004 stabilisce che i vincitori dei concorsi pubblici per il reclutamento di allievi agenti della polizia di Stato devono completare la ferma quadriennale nelle forze armate prima di poter essere immessi nel ruolo degli agenti ed assistenti della polizia di Stato;
   in particolare, con la disposizione succitata è previsto che l'immissione in ruolo del 55 per cento dei vincitori avvenga immediatamente mentre il restante 45 per cento è immesso in ruolo solo dopo aver prestato servizio come volontario in ferma prefissata quadriennale nelle Forze armate;
   con decreto ministeriale è stato indetto il 30 ottobre 2006 un concorso pubblico per il reclutamento di 1507 allievi agenti della polizia di Stato;
   con decreto ministeriale del 21 novembre 20,08 è stato indetto ulteriore concorso pubblico per il reclutamento di 907 allievi agenti della polizia di Stato;
   con decreto ministeriale 30 luglio 2011 è stato indetto un concorso per il reclutamento di 1600 allievi agenti della polizia di Stato con determinazione di due aliquote di posti;
   il decreto-legge n. 101 del 2013 relativo alla spesa della pubblica amministrazione, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2013, rafforza il principio di scorrimento delle graduatorie;
   nonostante fossero disponibili candidati risultati idonei vincitori nel concorso di cui sopra ed in quelli indetti nel 2006 e 2008, il Ministero ha ritenuto di dover procedere all'indizione di un nuovo concorso per il reclutamento di ulteriori 964 allievi agenti di polizia in contrasto con la «Legge D'Alia» del 30 ottobre 2013 sulla pubblica amministrazione, la quale prevede che «non si possono bandire nuovi concorsi senza prima aver assunto tutti gli idonei collocati nelle graduatorie» –:
   quali siano gli orientamenti del Ministro in ordine ai fatti sopra indicati e con quali modalità intenda darvi corso. (4-06307)


   LUIGI DI MAIO, LOMBARDI, CIPRINI, BECHIS, NESCI, DIENI e FRUSONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con decreto ministeriale del 7 marzo 2014, il Ministero dell'interno ha bandito un concorso pubblico, per titoli ed esami, per l'arruolamento di 650 allievi genti della Polizia di Stato. Secondo quanto segnalato dalla Confederazione sindacale autonoma di polizia (d'ora in poi CONSAP) alla prova preliminare del concorso (quiz composti da 80 domande inerenti diverse materie tra cui una lingua straniera a scelta tra inglese e francese), hanno partecipato circa 15.000 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni;
   a causa di un errore della società che ha preparato i test da somministrare per la prova preliminare, oltre 1.000 persone sono state chiamate per la reiterazione di tale prova preliminare, ovviamente con un dispendio di tempo – e soprattutto di soldi – causato da un errore commesso dall'amministrazione che ha organizzato il concorso, ossia il Ministero dell'interno;
   superata questa fase, sono state giudicate idonee alla prova preliminare 1.436 persone (i primi 1.200 in ordine di merito, oltre tutti i candidati idonei che hanno riportato un punteggio pari all'ultimo dei candidati compresi entro i limiti della predetta aliquota);
   gli idonei sono stati, quindi, convocati per sostenere le successive prove a completamento dell’iter concorsuale (prove di efficienza fisica, visite mediche ed esami psicoattitudinali) dal 14 luglio al 18 settembre 2014 (agosto escluso) presso il Centro polifunzionale-scuola tecnica di polizia di Spinaceto. 1160 di questi, alla fine, sono risultati idonei;
   mentre si svolgevano le prove per questo concorso da 650 allievi agenti – secondo quanto previsto dai comma 3-quater dell'articolo 3 dei decreto-legge n. 90 del 2014, nel testo convertito dalla legge n. 144 del 2014 – ben 502 idonei non vincitori della graduatoria del concorso per 964 allievi agenti della Polizia di Stato bandito nel 2013, sono state assunte in via straordinaria con scorrimento della graduatoria per essere prontamente impiegate per l'Expo 2015;
   molti ragazzi beneficiari dello scorrimento del decreto-legge n. 90 del 2014 avevano partecipato anche al successivo e sopra citato concorso in oggetto (650 agenti della Polizia di Stato), superando la prova preliminare e, collocatisi tra i primi 1436, erano stati convocati per le prove successive. Alcuni di costoro, pertanto presentatisi a Spinaceto tra il 14 luglio 2014 e il 18 settembre 2014 per il prosieguo del concorso in oggetto, hanno riottenuto la idoneità risultando così idonei ad entrambi concorsi. Questi candidati, pertanto sono stati già incorporati il 16 settembre 2014, grazie allo scorrimento, e attualmente stanno svolgendo il corso di allievo agente della Polizia presso le scuole di Brescia ed Alessandria;
   alcuni di costoro che hanno beneficiato dello scorrimento hanno liberato posti per il concorso in oggetto; si stima che delle 502 persone incorporate in via straordinaria per l'Expo 2015, circa 250 facessero parte dei 1436 idonei alla prova preliminare e convocati a Spinaceto per le restanti prove. Nello stesso decreto-legge n. 90 del 2014 è specificato che il concorso in oggetto (650 allievi agenti della Polizia di Stato) usufruirà dei residui fondi per gli anni 2014 e 2015;
   in virtù di quanto sopra esposto e secondo quante segnalato dal sindacato CONSAP, i candidati idonei di questo concorso sono rimasti circa 900 (dai 1436 che erano, decurtati i circa 250 che sono stati chiamati e circa 280 ragazzi giudicati non idonei) e, dunque, in teoria, rispetto ai 650 posti messi a concorso, resterebbero fuori solamente 250 persone, che attualmente sono idonei non vincitori;
   considerando la carenza di personale e la necessità di avere più unità possibili per fronteggiare i diversi impegni (Expo 2015, terra dei fuochi, violenza negli stadi, lotta alla criminalità e microcriminalità presente nelle città, Frontex Plus, minaccia terrorismo islamico), nonché gli altri numerosi problemi di ordine e sicurezza pubblica presenti in Italia, e considerando anche i soldi spesi dall'amministrazione per le procedure selettive riguardanti le 250 unità che resterebbero fuori, non si capisce bene per quale ragione non sia il caso di assumere anche questi candidati;
   appare ai deputati interroganti palese la necessità di incrementare l'organico della Polizia di Stato (di fatto, ad oggi, sottoorganico di circa 15.000 unità) sostanzialmente a costo zero per l'Amministrazione, che si è fatta già carico delle prove selettive. Il Ministero dell'interno, nelle ultime settimane, ha peraltro annunciato la necessità di un immediato potenziamento della sicurezza anche a fronte delle ultime minacce ricevute da parte dei terroristi islamici;
   occorre, inoltre, considerare che lo sbarramento per superare la prova preliminare è stato fissato in 9,750/10,00 (78 risposte esatte su 80 domande). Una media altissima difficilmente richiesta in occasione di altri concorsi pubblici. Tali ragazzi, pur avendo ottenuto il massimo del punteggio nella prova preliminare, purtroppo, non riusciranno ad arrivare a collocarsi tra i primi 650 posti per via di uno 0,025 di titolo, causato da un mese in meno di servizio rispetto ad un altro candidato o per un elogio non ottenuto, creando una ingiusta disparità di trattamento –:
   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso procedere con l'assunzione anche dei 250 candidati idonei, stante anche la cronica carenza d'organico da cui è affetta la polizia di Stato. (4-06316)


   LUIGI DI MAIO, LOMBARDI, CIPRINI, BECHIS, NESCI, DIENI e FRUSONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto si apprende dalle segnalazioni della Confederazione sindacale autonoma di polizia (d'ora in poi CONSAP), nonché da fonti di stampa, una scena surreale e drammatica si svolge ogni giorno sulla pista dell'aeroporto di Fiumicino nella quale vi sono degli algerini che cercano di entrare clandestinamente in Italia e agenti della polizia di frontiera che li inseguono. Secondo il sindacato di polizia, solo nel mese di settembre ben 35 algerini arrivati dal loro Paese sarebbero riusciti a uscire dallo scalo romano invece di proseguire per Istanbul. La polizia aeroportuale di Fiumicino smentisce seccamente la notizia, emersa durante un'assemblea della stessa polizia, e pur riconoscendo il fenomeno assicura che i 35 di settembre sono stati tutti ripresi, attenuando quindi il timore che attraverso questa via possano infiltrarsi in Italia uomini dello Stato islamico (Isis) per compiere attentati;
   tuttavia, il responsabile nazionale del CONSAP, che per primo aveva lanciato un allarme circa i 35 algerini in fuga, sostiene che «dall'inizio dell'anno sono circa 500 gli algerini arrivati all'aeroporto di Fiumicino e spariti nel nulla. Il fenomeno è ormai consolidato ed è stato segnalato sia al Ministero dell'interno sia alla direzione dello scalo romano». La polizia aeroportuale replica sostenendo che dall'aeroporto Leonardo da Vinci «non sparisce nessuno»;
   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il descritto fenomeno del tentativo di ingresso illegale di cittadini algerini attraverso la frontiera aeroportuale di Roma è ben conosciuto dalle forze di polizia, che lo monitorano da oltre un anno e nei confronti del quale si è già intervenuti, dicono i vertici della polizia di frontiera cercando soluzioni sia diplomatiche che commerciali. Ogni giorno, infatti, con il volo Alitalia Algeri-Roma che atterra alle 14,35 arriverebbero cittadini algerini ufficialmente diretti a Istanbul, in possesso di un visto per la Turchia, che, una volta in transito nell'aeroscalo romano, invece di aspettare la coincidenza per Istanbul, tentano in tutti i modi di scappare, per rimanere clandestinamente in Italia. Secondo alcune segnalazioni, addirittura, per tentare la fuga sulla pista senza essere individuati i fuggiaschi utilizzerebbero gli stessi gilet catarifrangenti del personale di terra dell'aeroporto e sarebbero in corso indagini per capire come se li siano procurati;
   per quanto da fonti di stampa si apprenda che, al momento, secondo l'opinione degli investigatori questi tentativi di fuga – riusciti o meno – sarebbero da addebitarsi ad una nuova frontiera del traffico di vite umane, rimane comunque il terribile sospetto che queste fughe siano organizzate per alimentare gli organici delle organizzazioni terroristiche internazionali che da tempo lanciano proclami minacciosi contro il nostro Paese –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e quale sia il suo orientamento in merito, considerata la gravità del fenomeno;
   se il Ministro interrogato non ritenga altamente opportuno rafforzare il controllo sui voli in arrivo da Algeri e da Istanbul;
   quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per verificare le stime del sindacato CONSAP ed, eventualmente, per localizzare chi fosse effettivamente riuscito a fuggire dallo scalo aeroportuale romano. (4-06319)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   in data 27 settembre 2014, il comune di Saronno è stato interessato dallo svolgimento di una manifestazione promossa dai centri sociali, che è rapidamente degenerata;
   la dimostrazione ha comportato la distruzione di tutti i parchimetri comunali gestiti alla Saronno Servizi situati lungo il percorso, per un danno stimato tra i 4 ed i 5 mila euro e il danneggiamento di tutti i bancomat e l'imbrattamento dei muri, incluso quello del locale Santuario;
   manifestazioni di questo tipo, non nuove a Saronno, provocano ricadute sensibilmente negative anche sulle attività commerciali che si svolgono nel centro della città, perché i consumatori se ne tengono alla larga, sentendosi insicuri e quindi privilegiando altre destinazioni per i loro acquisti;
   gli esercenti di Saronno stanno considerando l'ipotesi di procedere a loro volta ad una serrata di protesta, lamentando il fatto che la questura non sembra in grado di conciliare la tutela del diritto al dissenso con quella del diritto al lavoro;
   il questore ha spiegato sulla stampa le proprie scelte asserendo che «in questi casi la prima cosa è preservare l'ordine pubblico, vale a dire bisogna fare in modo che non avvengano incidenti e che non ci siano scontri»;
   tuttavia, i commercianti e parte della cittadinanza lamentano il fatto che la questura non abbia agito adeguatamente neanche per bloccare gli squatter in arrivo via pullman o treno da Bergamo, Brescia, Milano e Torino –:
   se la questura abbia davvero fatto quanto era in suo potere per evitare i gravi danneggiamenti che si sono registrati il 27 settembre 2014 a Saronno;
   quali misure il Governo ritenga opportuno assumere per assicurare in futuro il mantenimento della legalità a Saronno ed impedire il ripetersi in città di vandalismi in occasione dei cortei e delle dimostrazioni promossi dai centri sociali.
(4-06323)


   PRATAVIERA e MATTEO BRAGANTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   «sentinelle in piedi» è un movimento di cittadini apartitico e organizzato spontaneamente che manifesta, in modo pacifico, e nel rispetto delle norme che regolano lo svolgimento di manifestazioni pubbliche la propria contrarietà alle iniziative legislative e amministrative (genitore 1 genitore 2, introduzione del reato d omofobia, riconoscimento pubblico delle unioni tra omosessuali, adozione per le coppie gay e altro) volte a far primeggiare la cosiddetta «cultura gender» a discapito della famiglia, nucleo fondamentale della società;
   le «sentinelle in piedi» si incontrano in una piazza o in un altro luogo pubblico e in silenzio leggono a bassa voce dei brani tratti da libri di noti scrittori. Questa forma di protesta è articolata in questi termini proprio al fine di sensibilizzare nel modo più pacifico possibile e senza arrecare alcun disturbo alla cittadinanza, più persone possibili su questi temi che dalla stragrande maggioranza dei partiti politici vengono derubricati sempre più alla sfera personale lasciando nella maggior parte dei casi libertà di coscienza ai propri eletti;
   queste manifestazioni hanno fin da subito esercitato un forte potere attrattivo e si sono diffuse senza una vera e propria organizzazione su tutto il territorio nazionale;
   è oramai da tempo che come denunciato da numerosi atti di sindacato ispettivo si registrano episodi violenti di contestazione da parte delle organizzazioni antagoniste nei confronti dei manifestanti delle «sentinelle in piedi»;
   queste manifestazioni se pur violente (insulti, ingiurie, vilipendio alla religione, lancio di oggetti) non erano mai degenerate in vero e proprio scontro fisico con il coinvolgimento delle forze dell'ordine, anche grazie all'estrema pazienza dimostrata dai manifestanti silenti;
   è preoccupante l’escalation di violenza che si sta registrando intorno a queste manifestazioni. È noto, infatti, ciò che è accaduto nella città di Bologna, dove i manifestanti sono stati fisicamente aggrediti dai gruppi antagonisti capeggiati dai centri sociali organizzati;
   è necessario riflettere anche sulle responsabilità oggettive che possono essere attribuite alla comunicazione di massa che, ad avviso degli interroganti, sta contribuendo, asservita al pensiero unico dominante, a travisare la realtà in modo fazioso e partigiano, da un lato non condannando gli atti violenti e dall'altro lato dando un'immagine negativa dei manifestanti pacifici definendoli: omofobi, nazisti, bigotti, clericali;
   a conferma di quanto detto, secondo gli interroganti, basta citare un estratto di un'articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano a firma, Sciltian Gastaldi, 6 ottobre 2014: «L'immagine di queste veglie rimanda a memorie davvero tristi: poche persone in piedi, immobili, a distanza di due metri una dall'altra, in silenzio. Fanno finta di leggere un libro, a volte tenuto alla rovescia. Osservano un atteggiamento marziale. I volti segnati da una cattiveria senza un vero perché. Inquadrati in modo assai severo dal loro servizio d'ordine, che si muove a scatti nervosi, con tanto di pettorine colorate. Un servizio d'ordine che ha imposto loro il silenzio: le “sentinelle” non hanno diritto a parlare con chicchessia, soprattutto con la stampa. I giornalisti sono dunque costretti a passare per i portavoce ufficiali, dovendo così rinunciare al proprio diritto di cronaca. Ecco che questi omofobi a piedi possono essere descritti come manipoli di cittadini disposti a sospendere i propri diritti di libera espressione al fine di impedire ad altri il diritto alla felicità. Del resto, già il nome di “sentinelle” individua nei partecipanti dei soldati che si arruolano per difendere un avamposto e ammazzare il nemico, non certo per stabilire un dialogo»;
   in un post pubblicato da una nota giornalista e opinionista molto conosciuta e seguita dalle giovani generazioni, Selvaggia Lucarelli, addirittura si inneggiava alla violenza, sostenendo che i centri sociali avevano fatto bene a prendere a calci le «sentinelle in piedi»;
   se è vero che la libertà di comunicazione e di informazione deve essere garantita sempre e comunque è impensabile che alcuni giornalisti, travisando la realtà in modo partigiano e in nome di una propria visione del mondo ideologizzata, possano impunemente fomentare reazioni violente;
   se la violenza dovesse degenerare, ad avviso degli interroganti, questi giornalisti potrebbero essere considerati i «mandanti morali» –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la libertà di manifestazione pacifica a tutti e per condannare atteggiamenti violenti, in particolar modo quando protetti dalla libertà di stampa, che sono finalizzati a fomentare l'odio. (4-06330)


   GIGLI e SBERNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   molti cittadini hanno partecipato, in data 5 ottobre 2014, ad una veglia silenziosa e non-violenta, organizzata dal movimento Sentinelle in piedi, manifestando con semplicità nelle piazze d'Italia, appunto restando in piedi silenziosamente e leggendo un libro, per affermare la legittima opinione che «il matrimonio è soltanto tra un uomo e una donna, che un bambino ha diritto di avere una mamma e un papà, che una famiglia ha il diritto di educare liberamente i propri figli»;
   non sono però mancate le contestazioni da parte di chi non condivide tali posizioni, tanto che mentre si svolgeva l'iniziativa è stata organizzata contro iniziative anche violente nei confronti di tale libera manifestazione del pensiero, costituzionalmente tutelata;
   nella città di Pisa il numero di contestatori è arrivato, secondo gli organizzatori della manifestazione, a circa duecento persone, le quali hanno preso ad occupare lo spazio legittimamente occupato dai manifestanti, arrivando ad offendere individualmente le persone;
   alcune Sentinelle sono state circondate da gruppetti di facinorosi, divenendo oggetto di gravi ingiurie;
   nessuna Sentinella risponde alle pur pesanti provocazioni e forze dell'ordine non sono intervenute a loro difesa;
   l'intera area destinata alla legittima manifestazione è occupata dai contestatori che intonano canti dal contenuto osceno: si racconta che alcuni bambini presenti alla veglia siano scoppiati in lacrime e una donna incinta sia stata strattonata, mentre si è assistito all'esposizione di cartelli blasfemi;
   in seguito all'intervento della Digos, gli organizzatori hanno deciso di interrompere la veglia scortati dalla Polizia;
   si fa presente come gli organizzatori della Veglia delle Sentinelle in Piedi di Pisa abbiano consegnato in data 2 ottobre al responsabile dell'ordine pubblico della Questura di Pisa una richiesta scritta di presenza adeguata delle forze dell'ordine motivata da voci insistenti circolanti in città su contestazioni organizzate contro le Sentinelle in Piedi;
   la mattina del 5 ottobre, a poche ore dall'inizio della Veglia, è stata notificata via e-mail alla questura di Pisa una minaccia esplicita verso la Veglia delle Sentinelle in Piedi pervenuta sul profilo Facebook Sentinelle in Piedi Pisa;
   nella città di Genova un folto numero di persone dei centri sociali e dell'arcigay ha pesantemente e continuamente disturbato il regolare svolgersi della veglia, nonostante l'esemplare esempio di non-violenza offerto dalle Sentinelle, le quali in nessun modo hanno reagito alle provocazioni;
   mentre le sentinelle vegliavano leggendo un libro in silenzio, molti giovani si inserivano tra le fila, disturbando la lettura, anche con cani, insultando e deridendo i veglianti, mimando scene erotiche e creando capannelli;
   un fumogeno, poi spostato dalle forze dell'ordine, è stato lanciato contro il bastone di una persona invalida che partecipava alla veglia;
   una parte dell'area coperta dalle sentinelle è stata completamente invasa dai contromanifestanti: anche in quella zona, sebbene attorniati, i partecipanti sono rimasti impassibili, senza rispondere alle provocazioni;
   vari adesivi LGBT sono stati applicati sullo striscione delle Sentinelle che, infine, è stato rotto dai provocatori;
   nella città di Torino le Sentinelle sono state oggetto di insulti pesantissimi, derisi, invitati a suicidarsi, chiamati impropriamente fascisti, con toni erano di un'aggressività verbale davvero inaccettabile per un Paese civile, tanto che un bambino di 10 anni si è sentito male ed è stato allontanato;
   un altro ragazzo, dodicenne, è stato insultato con insistenza, ma è rimasto calmo al suo posto, anche se molto turbato dalla grande violenza subita;
   a Rovereto, una ventina di giovani anarchici a volto scoperto, prevalentemente vestiti di nero, si sono presentati un quarto d'ora prima dell'inizio della veglia delle Sentinelle in Piedi: la portavoce del manipolo si è immediatamente rivolta con fare minaccioso ai referenti delle Sentinelle presenti sul posto, intimando loro di abbandonare la piazza;
   alla risposta pacata ma ferma delle Sentinelle, che hanno ricordato loro di essere in possesso dell'autorizzazione di manifestare rilasciata dalla Questura, si è verificata un'escalation di violenza: dalle minacce verbali – l'appellativo «omofobi», ad esempio – si è infatti repentinamente passati all'aggressione fisica e al lancio di uova fresche e gavettoni d'acqua;
   uno degli aggressori ha eloquentemente mostrato al portavoce delle Sentinelle, quale tacita minaccia, il calcio di una pistola, anche se non è dato sapere se fosse vera o finta;
   le Sentinelle non hanno potuto far altro che rifugiarsi all'interno di un locale – fortunatamente aperto – nei pressi della piazza dov'era prevista la veglia, da dove hanno proseguito nel tentativo d'instaurare un dialogo con i loro aggressori, allertando però nel contempo le forze dell'ordine;
   dopo circa una decina di minuti il drappello di anarchici ha abbandonato la piazza, rubando alle Sentinelle una borsa contenente del materiale;
   la polizia, arrivata sul posto ad aggressione conclusa, nonostante il preavviso delle Sentinelle in Piedi circa la realizzazione della manifestazione, non ha potuto far altro che raccogliere le testimonianze degli organizzatori e dei passanti, sconcertati per l'aggressività manifestata dai contestatori;
   due persone sono state portate al Pronto Soccorso: un sacerdote, ripetutamente spintonato, e uno degli organizzatori della veglia, che ha ricevuto una testata sul setto nasale;
   il primo è stato dimesso dal Pronto Soccorso con una prognosi di due giorni, mentre il secondo ha riportato la rottura del setto nasale;
   nella città di Bologna, mentre le sentinelle si stavano predisponendo per la veglia, è giunto in piazza un corteo formato da militanti di Rifondazione comunista e dei centri sociali, i quali hanno subito cercato di sfondare il cordone formato dagli uomini della polizia per proteggere le sentinelle;
   la situazione è precipitata al punto che la polizia è stata costretta a caricare, mentre i contromanifestanti hanno cominciato a lanciare sui veglianti fumogeni e razzetti da stadio che hanno raggiunto alcune persone;
   seppure in un clima surreale, le Sentinelle si vedono costrette ad anticipare l'inizio della veglia, cosa che scatena una fitta pioggia di uova e bottiglie da parte degli antagonisti;
   molti legittimi manifestanti sono stati imbrattati: una bottiglia per pochissimo non ha colpito una bambina di sei anni, mentre una mamma che spingeva una carrozzina con un bambino di un anno è stata coperta di insulti e sputi;
   solo l'intervento della polizia ha permesso ai pacifici manifestanti di lasciare la piazza indenni;
   nella città di Napoli, tutta la veglia è stata disturbata da lancio di uova e altri oggetti, insulti urlati al megafono, mentre i manifestanti dei gruppi LGBT hanno cercato più volte di rompere il cordone della polizia;
   ci sono stati spintoni e continue provocazioni da parte degli attivisti LGBT, i quali hanno urlato più volte al megafono che le sentinelle non avevano alcun diritto di manifestare, a dispetto del chiaro dettato dell'articolo 21 della Costituzione, nonché dell'autorizzazione regolarmente concessa alla pacifica manifestazione;
   le forze dell'ordine hanno dovuto gestire la criticità maggiore al termine della veglia, quando la pressione degli attivisti LGBT per entrare a contatto con le Sentinelle si è fatta massima;
   nella città di Trieste, durante la veglia un gruppo di persone dei centri sociali e dell'arcigay si è inserito tra le file dei legittimi manifestanti: alcune di queste persone si sono sedute letteralmente sui piedi di alcune sentinelle, altri hanno iniziato a ballare e cantare a pochi centimetri dalle sentinelle, che non hanno però mai risposto alle provocazioni ed hanno mantenuto la calma, continuando a manifestare legittimamente e pacificamente, leggendo in silenzio;
   ad Aosta si è sfiorata l'aggressione fisica delle Sentinelle da parte di un gruppo di attivisti dei sindacati, di Rifondazione e di gruppi LGBT: la veglia è stata disturbata da insulti, mentre gli attivisti LGBT si sono avvicinati sempre più alle sentinelle; uno dei legittimi manifestanti ha accusato un malore ed è stato soccorso;
   a Parma la veglia delle sentinelle è stata disturbata dalle urla e degli insulti degli attivisti dei movimenti LGBT che hanno cercato di raggiungere le file delle sentinelle, ma fortunatamente sono stati bloccati dalle forze dell'ordine;
   infine, nella città di Milano la veglia silenziosa di 400 Sentinelle è stata disturbata da militanti LGBT che con un megafono hanno urlato volgarità e oscenità di ogni tipo –:
   di fronte al ripetersi di questi gravi fatti di intolleranza portati avanti dai sostenitori dell'ideologia del gender, come intenda adoperarsi il Ministero per tutelare la libertà di manifestazione del pensiero. (4-06331)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIMÌ, COVA, MARIASTELLA BIANCHI e COSCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   ad ottobre si terrà per la prima volta il concorso nazionale per le scuole di specializzazione medica;
   il concorso è un momento molto importante per i giovani medici perché in base al risultato dell'esame potranno scegliere quale percorso professionale seguire;
   il concorso sarà suddiviso come segue: il 28 ottobre 2014 la prova di medicina generale in comune, il 29 ottobre la prova specialistica per l'area medica, il 30 ottobre la prova specialistica per l'area chirurgica e il 31 ottobre per l'area dei servizi;
   le diverse parti del concorso saranno svolte in maniera telematica e saranno 170 le sedi d'esame in tutta Italia;
   è assolutamente necessario un controllo strettissimo in sede concorsuale per impedire che si verifichino irregolarità e affinché il confronto tra i concorrenti avvenga nella massima correttezza e trasparenza –:
   quali misure intenda adottare:
    a) per garantire  un rigoroso controllo in sede d'esame anche con l'utilizzo dell'ausilio delle forze dell'ordine, se necessario;
    b) per punire severamente coloro che commetteranno irregolarità, anche attraverso l'esclusione da tutti i successivi concorsi. (5-03743)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MOLTENI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la società MAGLIERIE MANUFAT di Inverigo (CO), operante nel settore della maglierie e specificatamente nella produzione di biancheria intima ed abbigliamento intimo, è stata dichiarata fallita con sentenza n. 130/2013 del Tribunale di Como, depositata il 4 novembre 2013, e in data 31 dicembre 2013 il Giudice Delegato ha autorizzato il Curatore Fallimentare ad attivare la procedura per la presentazione della domanda di CIGS;
   in data 16 gennaio 2014 è stato sottoscritto un accordo sindacale con le quali le parti, per attenuare le conseguenze sul piano sociale della procedura concorsuale, hanno concordato sul ricorso alla CIGS per cessazione totale dell'attività in regime di procedura concorsuale per fallimento ex articolo 3, comma 1, della legge n. 223 del 1991, per l'unità operativa di Inverigo (CO), per 12 mesi a decorrere dal 4 novembre 2013, per tutto il personale in forza pari ad un numero di 60 dipendenti (56 operai e 4 impiegati) su un organico aziendale di 60 unità;
   il predetto accordo prevedeva l'esclusione della rotazione del personale ed il pagamento diretto da parte dell'INPS del trattamento di integrazione salariale ai lavoratori sospesi in CIGS;
   in data 17 marzo 2014 la rappresentante della regione Lombardia, alla luce della documentazione agli atti e del predetto accordo sindacale, dichiarava esperito e concluso l'esame congiunto di cui all'articolo 5 della legge n. 164 del 1975 ed all'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 10 giugno 2000, n. 218, relativo alla richiesta di CIGS per procedura concorsuale per fallimento;
   in data 21 marzo 2014, la curatela avviava la procedura di mobilità ex articoli 3, 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 e una settimana dopo, il 28 marzo scorso, presso la sede dell'Unindustria di Como, si sono incontrate le parti per esperire la procedura prevista dalla citata legge 223 del 1991 per la messa in mobilità, convenendo sul licenziamento del personale volontario fino al termine della CIGS e solo al termine di quest'ultima il licenziamento del personale restante;
   da metà luglio 2014 c’è stato uno scambio di richieste di documentazione tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il curatore ed il 2 ottobre 2014 si è tenuto presso lo stesso Ministero un incontro con le organizzazioni sindacali, la Curatela e Confindustria, dal quale sembra sia emersa una posizione di indeterminatezza del Ministero circa l'approvazione della CIGS perché ritiene la documentazione insufficiente;
   la tensione tra i lavoratori è alle stelle: sono quasi trascorsi i 12 mesi di CIGS senza che gli stessi abbiano percepito alcuna corresponsione di salario; molti di loro, peraltro, in attesa del decreto di approvazione della CIGS hanno richiesto anticipi agli istituti di credito che a breve dovranno restituire –:
   quali siano le perplessità del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che impediscono dopo 11 mesi il provvedimento di approvazione della CIGS di cui in premessa;
   se e quali provvedimenti di propria competenza il Governo intenda adottare con urgenza per ovviare alle tempistiche di erogazione dei trattamenti di sostegno al reddito da parte dell'Inps, posto che la mancanza di un sostegno al reddito per molti mesi crea forti disagi al limite della tollerabilità ai lavoratori e alle rispettive famiglie;
   se e quali iniziative di propria competenza il Ministero dello sviluppo economico intenda intraprendere per salvaguardare il territorio di Inverigo e la provincia di Como, già pesantemente colpita da altre crisi industriali. (5-03750)


   D'OTTAVIO, FREGOLENT, PAOLA BRAGANTINI, BOCCUZZI, BONOMO e GIORGIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   il gruppo Arcese è una azienda, con sede ad Arco in provincia di Trento, che opera da circa 50 anni nel campo delle spedizioni e della logistica;
   attualmente Arcese conta circa 4.000 dipendenti in 70 sedi dislocate in 12 nazioni. Si tratta di una impresa in continua crescita che ha recentemente comunicato di aver rafforzato, nel mese di settembre «la propria presenza nel mercato Europeo, implementando il servizio» in nazioni come «Russia, Ucraina, Paesi Baltici, Paesi membri della CSI»;
   ad oggi sono 450 i dipendenti del gruppo in Italia. Secondo i dati pubblicati sul sito internet istituzionale il gruppo Arcese è:
    tra i primi 10 operatori logistici in Italia;
    titolare di una flotta privata di proprietà tra le più grandi d'Europa;
    spedizioniere aereo nei top lata;
    spedizioniere marittimo tra le principali compagnie in Italia;
   nonostante queste cifre, che sembrerebbero testimoniare la solidità del gruppo soprattutto in Italia, Arcese, secondo quanto riportano gli organi di informazione, ha ridotto la sua manodopera nel nostro Paese, dal 2009 ad oggi, di circa 550 autisti;
   sempre dalla stampa emerge che l'azienda, nei giorni scorsi, ha comunicato l'intenzione di tagliare altri 120 dei 180 autisti attualmente impiegati sui piazzali logistici di Rovereto, Rivalta (Torino) e Corbetta (Milano), quest'ultimo destinato a cessare l'attività;
   secondo le associazioni sindacali questa scelta rappresenta l'ultima fase di una politica di delocalizzazioni ed appalti esterni portata avanti in questi ultimi anni dall'azienda. Da tre anni inoltre è attivata la cassa integrazione straordinaria per gli autisti che scadrà il 27 gennaio 2015, dopo di che non sarà più possibile accedere ad alcun ammortizzatore sociale;
   i sindacati, anche in relazione al recente potenziamento di Arcese verso altre nazioni, hanno accusato (anche a mezzo stampa) l'azienda di aver fornito «rassicurazioni vaghe» e di voler affidare il lavoro ad «autisti che provengono dall'Est Europa», dove il costo del lavoro è minore. Sotto accusa sarebbe «anche l'impiego in Italia di manodopera straniera attraverso agenzie interinali con sede nei paesi dell'Est, a cominciare dalla Romania dove tra l'altro è presente una importante sede del gruppo Arcese»;
   è inoltre emerso che il gruppo Arcese avrebbe ricevuto, in questi anni, anche fondi pubblici; come i 18,6 milioni di euro erogati da Trentino Sviluppo nel 2009;
   gli enti locali territoriali si sono immediatamente mobilitati per promuovere un confronto costruttivo fra azienda e lavoratori al fine di ricercare una soluzione positiva, che assicuri tutele e diritti di tutti i dipendenti;
   sono attualmente in corso, nelle sedi del gruppo, presidi, assemblee e scioperi, mentre l'azienda ha convocato le rappresentanze sindacali per il 9 ottobre a Roma, presso la sede di Anita;
   è inammissibile, ad avviso degli interroganti, che una impresa con sede nel nostro Paese, beneficiaria di fondi pubblici e di ammortizzatori statali, possa di fatto delocalizzare, in breve tempo, quasi tutta la manodopera relativa all'autotrasporto, utilizzando strumenti contrattuali atipici, pur in presenza di una pubblicizzata solidità aziendale –:
   di quali elementi disponga in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per assicurare tutele e diritti agli autisti del gruppo Arcese, a partire dalla convocazione di un tavolo ministeriale fra azienda, rappresentanti dei lavoratori ed enti locali, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali interessati. (5-03754)


   DE LORENZIS, GRILLO, DI VITA, LOREFICE, SILVIA GIORDANO, MANTERO e DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 30 marzo 2011 l'ENI spa stilava un contratto di cessione di ramo d'azienda con la Carboil SRL per diciassette realtà aeroportuali Italiane, tra cui lo scalo internazionale di Catania Fontanarossa e che la stessa cessionaria, (CARBOIL SRL), figurava già da anni come gestore per conto di ENI SPA di alcuni siti aeroportuali come: (a titolo esemplificativo), Reggio Calabria, Firenze, Treviso, Genova per l'approvvigionamento di carburante, (Jet A-1), per gli aeromobili;
   dal 1o aprile 2011 con la stipula del contratto di compravendita tra la cedente multinazionale Italiana: ENI SPA e la cessionaria: CARBOIL SRL il servizio di carico a bordo del carburante per gli aerei (JET A-1), viene effettuato dalla ditta CARBOIL Srl, avente sede legale in Roma in via S. Quasimodo, n. 136;
   da notizie stampa, in particolare da un articolo pubblicato dal quotidiano: La Sicilia, del 27 marzo 2014, si apprenderebbe che la Carboil SRL s'impegnò, tramite accordo sindacale, a garantire gli stessi diritti ai lavoratori provenienti dalla società cedente ENI SPA e stabilizzare i lavoratori che negli anni precedenti avevano prestato lavoro per ENI SPA a carattere stagionale;
   gli impegni alla stabilizzazione dei lavoratori inseriti nell'accordo sindacale per l'espletamento della cessione del ramo d'azienda, furono mantenuti solo in parte e non come prevedono le normative in materia; di fatto la cessionaria CARBOIL SRL ha stabilizzato i precari provenienti dal precedente rapporto di lavoro con ENI SPA ma con inquadramenti al CCNL e relative mansioni, sicuramente più favorevoli alla cessionaria CARBOIL SRL ma non pertinenti alle effettive mansioni richieste e prestate; anomalia più volte ribadita dalle organizzazioni sindacali e puntualmente disattesa da parte aziendale; in questo modo risultano penalizzati fortemente i salari ed i diritti dei lavoratori oltre che gli impegni assunti dalla cessionaria CARBOIL SRL;
   risultano altresì, disattesi anche gli impegni contrattuali nei confronti dei lavoratori a contratto a tempo indeterminato con ENI SPA che in base all'articolo, 2112 del codice civile che stabilisce di mantenere i diritti contrattuali acquisiti prima della cessione del ramo d'azienda;
   per quanto sopra descritto le relazioni sindacali tra la cessionaria CARBOIL srl e le sigle di rappresentanza sindacali dei lavoratori non sono delle migliori e la concertazione è quasi inesistente oltre che assai difficile da praticare;
   la Carboil SRL (da quando si apprende, ancora, dall'articolo sopra citato), al momento dell'acquisizione del ramo d'azienda dalla cedente multinazionale italiana ENI spa, si era già resa responsabile di episodi antisindacali e allo stesso tempo risultava anche essere inquisita dalla procura di Genova per reati connessi alla violazione delle norme sulla sicurezza aeroportuale;
   il ramo d'azienda sarebbe risultato produttivo al momento della cessione di ENI SPA verso CARBOIL SRL;
   CARBOIL SRL opererebbe in relazione ad un contratto di servizio, stipulato contestualmente al contratto di compravendita, che la legherebbe tutt'oggi con la cedente ENI SPA che di fatto conserva ancora il marketing di settore: fornitura carburante, portafoglio clienti, e altro, comprovate dal fatto che le «delivery note» rilasciate al momento del rifornimento ancora oggi, sono intestate alla cedente ENI SPA che detiene i contratti di fornitura con le compagnie aeree –:
   se siano a conoscenza dei fatti sopra menzionati e quali misure intendano assumere per tutelare l'interesse pubblico vigilando sulla compartecipata ENI SPA;
   siano a conoscenza se ENI SPA sia stata rispettosa delle normative riguardanti la cessione di ramo di azienda, poiché anche dopo aver ceduto attività in favore di CARBOIL SRL, manterrebbe ancora in sua gestione il marketing di settore (contratti di fornitura, portafoglio clienti, e altro);
   se siano a conoscenza di quali siano stati i criteri adottati per la stima del valore d'avviamento del ramo ceduto e delle immobilizzazioni del ramo d'azienda oggetto della vendita, come stabilito all'articolo 16 ed allegati B e O, dell'atto di compravendita;
   in che cosa consistano i valori afferenti alle immobilizzazioni per un complessivo di 2.218.483 euro di cui alla lettera B dell'articolo 1 e all'articolo 16 del contratto di compravendita;
   se risultino le motivazioni per le quali l'Ente nazionale per l'aviazione civile, (ENAC), ha concesso le relative autorizzazioni di esercizio nei confronti di un'azienda «cessionaria», quale appunto Carboil, che all'epoca dei fatti risultava inquisita per reati relativi all'inosservanza di norme sulla sicurezza aeroportuale;
   se siano a conoscenza di un eventuale danno per lo Stato. (5-03756)

Interrogazione a risposta scritta:


   TURCO, BECHIS, TRIPIEDI, COMINARDI, RIZZETTO, CIPRINI, CURRÒ, BONAFEDE, AGOSTINELLI, BUSINAROLO, SPESSOTTO, ROSTELLATO e TOFALO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   con la legge n. 783 del 2000 sono state disciplinate le associazioni di promozione sociale e con il decreto ministeriale n. 471 del 2001 è stato emanato il regolamento recante norme circa l'iscrizione e la cancellazione delle associazioni a carattere nazionale nel registro nazionale delle associazioni di promozione sociale;
   l'articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto ministeriale n. 471 del 2001 prevede che la domanda sia corredata dall'indicazione dell'ambito di diffusione territoriale dell'associazione comprovante la presenza in almeno cinque regioni e in almeno venti province del territorio nazionale;
   a tal proposito sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali è pubblicato un «fac-simile domanda d'iscrizione delle articolazioni territoriali al registro nazionale delle associazioni di promozione sociale»;
   in detto documento si chiede al legale rappresentante dell'associazione di dichiarare che «sono sedi operative dell'associazione e che in ragione di contratti di comodato, affitto (...) intestati all'associazione la stessa ha la disponibilità delle sedi sopraindicate. Si specifica che le utenze telefoniche, luce (...) di tutte le sedi sono intestate all'associazione. Ogni sede possiede: mobili d'ufficio, dotazione informatica, biblioteca (...) comprovati da fatture/ricevute intestate all'associazione»;
   si specifica, inoltre, che «Tale dichiarazione è resa ai sensi degli articoli 46, 47 e 48 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000. Il sottoscritto in qualità di legale rappresentate dell'Associazione è consapevole delle sanzioni penali previste dall'articolo 76, per le ipotesi di falsità in atti e dichiarazioni mendaci ivi indicate. Dichiara, altresì, di essere a conoscenza che l'Amministrazione potrà effettuare controlli diretti ad accertare la veridicità delle informazioni sopra fornite e che, in caso di falsa dichiarazione, saranno applicate le sanzioni previste dall'articolo 76, decadendo dai benefici eventualmente conseguenti al provvedimento emanato sulla base della dichiarazione non veritiera, qualora dai controlli effettuati dall'Amministrazione ai sensi dell'articolo 71 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 emerga la non veridicità del contenuto della dichiarazione»;
   l'iscrizione al registro nazionale delle associazioni di promozione sociale comporta una serie di agevolazioni fiscali, ma, soprattutto, la possibilità di accedere alla ripartizione del 5 per mille –:
   quante siano le associazioni che dall'approvazione della legge sono state iscritte nel registro nazionale delle associazioni di promozione sociale;
   per quante di queste associazioni siano stati effettuati controlli diretti ad accertare la veridicità delle informazioni relative alla presenza di sedi effettivamente operative;
   se risulti se e quanti rappresentanti delle associazioni controllate abbiano dichiarato il falso relativamente alle sedi operative e quali iniziative siano state prese nei loro confronti;
   se il Ministero si sia mai costituito parte civile nei confronti di rappresentanti legali di associazioni di promozione sociale, in quanti casi e per quali reati;
   in cosa consistano materialmente i controlli volti a verificare la corrispondenza alla realtà delle autodichiarazioni. (4-06324)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   NASTRI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel corso di un'intervista pubblicata dal quotidiano La Stampa, lo scorso 6 ottobre, il presidente di Federvini, (la Federazione italiana industriali produttori esportatori ed importatori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi, aceti ed affini), ha evidenziato come il persistente metodo utilizzato dagli ultimi Governi, a partire dall'Esecutivo Monti, di finanziare una serie di misure di vario contenuto, dalla scuola alla cultura, attraverso l'aumento dell'accisa sui prodotti alcolici (non soltanto la birra e i vini e quelli aromatizzati), stia determinando una serie di gravi danni economici e occupazionali all'intera filiera interessata;
   il suesposto rappresentante di Federvini, ha rilevato infatti che l'aumento delle accise, che causa un incremento del prezzo, provoca un effetto domino, connesso alla diminuzione degli acquisti, che a sua volta determina una riduzione del fatturato e conseguentemente un aumento di disoccupazione, per un comparto che attualmente garantisce circa 102 mila posti di lavoro per una fetta consistente del made in Italy;
   a tal fine, prosegue l'articolo del quotidiano torinese, Federvini ha affidato a una società terza, la Trade Lab, uno studio sull'efficacia finanziaria dell'aumento delle accise sugli spiriti, che evidenzia come le imposte sui produttori, garantiranno un gettito all'Erario di 586 milioni di euro, di cui 86 in più rispetto all'anno 2012, determinando una inevitabile contrazione dei consumi ed una perdita derivante dal gettito IVA per lo Stato, oltre che dei posti di lavoro quantificati in circa 6.700;
   il risultato finale di tale operazione, che rappresenta una manovra fiscale nei fatti, sostiene il documento della suesposta società, consiste in quello che tutti gli economisti definiscono lose-lose, ovvero una perdita generalizzata: lo Stato incasserà soltanto 2,8 milioni di euro e per le imprese si determinerà una riduzione dei ricavi in maniera consistente;
   Federvini a tal proposito ha avviato una petizione on line www.stopalleaccise.it per chiedere al Governo e al Parlamento di bloccare, il quarto dei ritocchi che dovrebbe scattare il 1o gennaio 2015, come indicato dai decreti-legge convertiti in via definitiva nell'autunno del 2013;
   il presidente della richiamata Federazione, evidenzia come le decisioni intraprese in maniera costante e rigorosa, di finanziare numerose misure contenute all'interno di alcuni disegni di legge di conversione, attraverso l'aumento delle accise per prodotti alcolici così diffusi in particolare: liquori, birra e vino, rischiano di determinare gravissimi danni d'immagine ed economica per un intero comparto agroalimentare del made in Italy le cui eccellenze sono universalmente riconosciute;
   lo scenario prospettato da Trade Lab sull'impatto che si determinerà sui distretti di qualità interessati dalla produzione di bevande alcoliche di richiamo, esistenti in quasi tutte le regioni ed in particolare: nel Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, rischia infatti di causare rilevanti turbolenze per l'intero agroalimentare del made in Italy, proprio a causa dell'imminente ed ulteriore innalzamento della pressione fiscale;
   l'imminente rincaro, che partirà il prossimo 1o gennaio 2015, rischia inoltre, a giudizio dei Federvini, di bloccare ogni propensione all'innovazione e agli investimenti sulle esportazioni e potrebbe a tal fine rivelarsi letale per le imprese del settore in quanto inserito in un contesto di calo generalizzato;
   le articolate osservazioni in precedenza evidenziate, a giudizio dell'interrogante, ripropongono nuovamente le decisioni errate e non condivisibili di politica economica e fiscale, che sia il precedente Governo Letta, che l'attuale, hanno perseguito negli ultimi anni, le cui scelte di innalzamento della pressione fiscale avvenute in maniera generalizzata per tutti i comparti, stanno determinando ulteriori effetti depressivi per la già difficilissima fase economica e recessiva, in cui si trova il Paese;
   a parere dell'interrogante, occorrono misure alternative, da introdurre in tempi rapidi, al fine di impedire che il settore non solo quello liquoristico italiano, ma anche vinicolo e birraio, possa essere ulteriormente indebolito dal continuo aumento delle accise su tali prodotti che costituiscono l'espressione dell’ artigianalità d'eccellenza italiana e a livello internazionale;
   le osservazioni critiche evidenziate da Federvini e contenute all'interno dell'articolo di stampa, esposto anch'esso nella premessa, appaiono giuste e condivisibili e rischiano di procurare gravissimi danni all'economia nazionale ed in particolare all'agroalimentare del made in Italy, con ripercussioni sui livelli di tutela occupazionale del comparto interessato –:
   quali orientamenti intendano esprimere, nell'ambito delle competenze proprie, con riferimento a quanto esposto in premessa;
   se non ritengano opportuno, per quanto di competenza propria, assumere iniziative normative alternative volte a sostituire l'aumento delle accise che partirà il prossimo 1o gennaio 2015, nei riguardi del settore degli alcolici, attraverso interventi rivolti alla riduzione della spesa pubblica, che secondo quanto risulta dalla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza-DEF, sembra non esserci traccia. (4-06309)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI BATTISTA, BARONI, GRILLO, DI VITA, DALL'OSSO, LOREFICE, SILVIA GIORDANO e MANTERO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   l'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma — INMI (Istituto Nazionale Malattie Infettive) e IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) — svolge la funzione di ospedale civile per la sicurezza nazionale e dal 2003 il Ministero della salute lo ha identificato quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo;
   l'Istituto detiene l'unico laboratorio italiano di livello di biosicurezza 4 (livello che consente di coltivare agenti patogeni molto pericolosi per la saluta umana come il vaiolo e l'ebola) e cinque laboratori di livello 3 oltre ad una banca criogenica, che può ospitare fino a 20 contenitori di azoto liquido e 28 contenitori a –80o C, dotata di un laboratorio di livello 3 per la manipolazione e la preparazione dei campioni da congelare;
   già in altri atti di sindacato ispettivo, presentati nelle precedenti legislature, venivano sottoposte al Ministro interrogato alcune questioni relative alla inadeguatezza del laboratorio BSL4 in quanto il Padiglione Del Vecchio sarebbe una struttura non adatta allo scopo per la sua peculiare ubicazione (in un quartiere ad alta densità abitativa ed in vicinanza di un asilo), non rispondente ai requisiti di biosicurezza e sui protocolli di contenimento biologico degli agenti infettanti, mancante delle uscite di sicurezza e contraddistinta da evidenti crepe strutturali di rilievo;
   il Ministro della Salute pro tempore dava riscontro, seppur, a parere di chi scrive, in modo insufficiente, alle predette perplessità, ma ad oggi le stesse questioni devono essere nuovamente portate all'attenzione del Ministro;
   difatti dalla relazione, a firma dell'ingegner Paolo Aprile, sul piano triennale 2012-2014 degli interventi sulle strutture fisiche e sugli impianti dello Spallanzani, l'interrogante ha difatti appreso che le strutture ospedaliere e di laboratorio necessitano di rilevanti ed indifferibili interventi di riqualificazione;
   in primo luogo nella predetta relazione, allegata al bilancio preventivo 2012, si fa riferimento alla necessità di procedere all'adeguamento degli standard di biosicurezza in quanto «le lesioni strutturali che caratterizzano la maggior parte dei fabbricati storici dell'istituto ha reso inderogabile ed urgente l'adeguamento dell'attuale standard di sicurezza dei laboratori ad alto rischio biologico ... Come noto, detti fabbricati, sono soggetti a fenomeni fessurativi delle strutture e, in qualche caso anche delle strutture portanti. In almeno due casi ... si sono verificati veri e propri dissesti statici. Il quadro sopra descritto ... non sembra più conciliarsi con le esigenze di biosicurezza intrinsecamente correlate alle attività di ricerca che si svolgono all'interno dei laboratori ad alto rischio dei padiglioni Baglivi e Del Vecchio. Infatti entrambi i fabbricati sono caratterizzati da strutture portanti prive dei requisiti di sicurezza previsti dalla vigente normativa sulle costruzioni e, in qualche caso, i luoghi di lavoro non presentano gli standard di sicurezza richiesti dalle norme che regolamentano le attività di laboratorio con alto rischio biologico»;
   addirittura in un'altra parte della relazione si evidenzia la presenza di padiglioni soggetti a dissesti statici (ex sanama), nonché di padiglioni in cui si è verificata anche la presenza di amianto (ex centrale termica);
   ove questo quadro fosse confermato, e nel caso in cui lo Spallanzani non avesse iniziato e completato queste opere di ristrutturazione e riqualificazione, la situazione sarebbe estremamente grave anche alla luce del ruolo svolto dall'Istituto e degli agenti patogeni, coltivati e potenzialmente coltivabili nei laboratori, che possono costituire un pericolo per la salute umana;
   difatti, ai sensi e per gli effetti dei diversi provvedimenti ministeriali adottati negli anni, lo Spallanzani è Polo di riferimento nazionale per Ebola o altri virus emorragici (dal 1995), e per l'influenza aviaria (dal 2005) nonché Centro di riferimento nazionale per la cura, assistenza e diagnosi di patologie derivanti da possibili attacchi bioterroristici (dal 2001) e per la diagnostica del Chikungunya (dal 2006);
   tutte queste attività devono necessariamente avvenire nel rispetto degli standard di biosicurezza ed all'interno di locali e laboratori sicuri oltre che per gli operatori anche per la cittadinanza tutta;
   tra l'altro con specifico riferimento al virus ebola — che l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dall'8 agosto 2014 ha dichiarato che costituisce un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale — da un lato, dal sito del Ministero della salute, si apprende come Italia sembra disporre di laboratori, trasporti e stanze ad alto isolamento e, «per quanto riguarda la capacità di laboratorio, si ricorda che nel nostro Paese, è presente, presso l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” di Roma un laboratorio di livello 4 (BSL4), l'unico in cui è possibile testare campioni biologici contaminati da virus emorragici, che grazie alla sua esperienza e professionalità, è tra quelli che stanno contribuendo agli aspetti diagnostico-clinici nei paesi africani in cui l'epidemia è in corso, a sostegno degli stessi e delle Organizzazioni non governative che stanno operando per controllare l'evento sul posto»;
   di conseguenza laddove lo Spallanzani stesse effettivamente procedendo ai predetti test su campioni biologici contaminati è necessario che ciò avvenga con la massima sicurezza possibile;
   dall'altro lato, però, tale ruolo centrale dell'ospedale Lazzaro Spallanzani sembra contraddetto da quanto affermato nei giorni precedenti dal professor Giorgio Palù — ordinario di Virologia presso l'università di Padova e Presidente della Società europea di Virologia — il quale ha dichiarato che al fine di procedere ad alcuni test su un farmaco anti-ebola è stato costretto a collaborare con l'istituto Karolinska di Stoccolma, dove sono presenti laboratori BSL-4, data la mancanza di strutture in Italia con i requisiti di sicurezza necessari;
   all'interrogante risulta inoltre che, nell'ultimo decennio, non sono stati pubblicati su PUBMED articoli scientifici da parte dei ricercatori dell'INMI che prevedano la manipolazione in BSL4 di agenti patogeni classe 4 (o anche definiti classe A) –:
   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
   se lo Spallanzani abbia provveduto ad effettuare gli interventi di riqualificazione e ristrutturazione citati nella relazione, a firma dell'ingegner Paolo Aprile, sul piano triennale 2012-2014 degli interventi sulle strutture fisiche e sugli impianti;
   se alla luce dei rilievi di cui alla relazione, a firma dell'ingegner Paolo Aprile, sul piano triennale 2012-2014 degli interventi sulle strutture fisiche e sugli impianti, ritenga sicura l'attività svolta all'interno dei laboratori BSL3 e, soprattutto, BSL4 e se ritenga rispettati gli standard di biosicurezza;
   se, in particolare, il laboratorio BSL4 sia dotato un sistema di doppia entrata (uscita ed entrata separate rispetto all'ambiente BSL3), di un sistema antincendio, di frigoriferi adatti dove riporre germi di classe 4 e se esista un sistema di accesso tramite badge personalizzato per l'apertura e il monitoraggio degli utenti del laboratorio e quali siano le ditte aggiudicatrici degli appalti dei predetti sistemi;
   quali siano i costi annui del funzionamento del laboratorio BSL4;
   quali studi siano stati portati a termine e quali pubblicazioni scientifiche, inerenti agenti di classe 4, siano state prodotte dai ricercatori dell'INMI, considerando che, nell'ultimo decennio, non sono stati pubblicati su PUBMED articoli scientifici da parte dei ricercatori dell'INMI che prevedano la manipolazione in BSL4 di agenti patogeni (o anche definiti classe A);
   se, a fronte di quanto si legge sul sito dello Spallanzani circa l'esistenza presso l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive «L. Spallanzani» di Roma di «un laboratorio di livello 4 (BSL4), l'unico in cui è possibile testare campioni biologici contaminati da virus emorragici», intenda confutare quanto risulta dalla stampa che il professor Giorgio Palù avrebbe dichiarato in merito all'assenza in Italia di laboratori BSL4 con i requisiti di sicurezza necessari. (5-03753)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OLIVERIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   sulla Gazzetta del Sud del 25 settembre 2014 è stata pubblicata la notizia relativa ad una riduzione dei posti letto nell'ospedale «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro;
   nell'articolo si legge che l'ospedale in questione vede nel numero dei posti letto il suo vero punto debole. Trovare un posto letto è una vera difficoltà che i medici del pronto soccorso devono affrontare a causa della ridotta capacità di accoglienza derivata dal decreto dell'ex presidente della giunta regionale n. 136 del 28 dicembre 2011 sul riordino della rete ospedaliera di Catanzaro;
   con tale decreto, il numero dei posti letto in questo ospedale è stato ridotto, passando da 579 a 451;
   sono oltre 60.000 gli accessi annui che la struttura deve fronteggiare con poche risorse, tanto che la situazione è diventata insostenibile. Con la diminuzione dei posti letto è inevitabile non incorrere in degenze di pazienti in barelle, gli appoggi in un reparto diverso da quello di permanenza, le ore di attesa per la collocazione definitiva del paziente –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versa l'ospedale «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro;
   se si stia predisponendo un piano di intervento per risolvere questa situazione di stallo che grava sui cittadini catanzaresi impossibilitati a ricevere cure immediate. (4-06321)


   GALATI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la procreazione medicalmente assistita è l'insieme di tutte le metodiche che permettono di aiutare gli individui a procreare, siano esse chirurgiche, ormonali, farmacologiche o di altro tipo ed è disciplinata in Italia dalla legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita»;
   la medesima normativa dispone, all'articolo 4, comma 3, il divieto di ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo;
   in data 9 aprile 2014, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 162/2014, depositata il 10 giugno 2014 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 18 giugno 2014, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa contenuto nel citato articolo 4, comma 3, della legge n. 40 del 2004, nella parte in cui stabilisce il divieto del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, qualora sia stata diagnosticata una patologia che sia causa di sterilità o infertilità assolute ed irreversibili, nonché dell'articolo 9, commi 1 e 3, limitatamente alle parole «violazione del divieto di cui all'articolo 4, comma 3» e dell'articolo 12, comma 1, di detta legge, aprendo così la via per l'accesso a questa metodica;
   le reazioni del mondo ministeriale, regionale e delle società scientifiche rispetto alla sopravvenuta giurisprudenza costituzionale sono state diversificate: il Governo ha ritenuto di non intervenire con un proprio provvedimento normativo in una materia così delicata, per le sue implicazioni etiche, lasciando tale competenza al Parlamento; a fronte di tale circostanza, le regioni e le pubbliche amministrazioni hanno condiviso la responsabilità di fornire indirizzi operativi ed indicazioni cliniche omogenee, al fine di rendere immediatamente esigibile un diritto costituzionalmente garantito su tutto il territorio nazionale, pervenendo alla sottoscrizione a Roma nella data del 4 settembre 2014 del «documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa, a seguito della Sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2014»;
   parallelamente, in adeguamento ai nuovi rilievi della giurisprudenza, alcune cliniche hanno reso operative e disponibile ai pazienti interessati le procedure di fecondazione eterologa. Tra queste, la Nuova Clinica «Matris» di Milano, del professor Severino Antinori, specialista in ginecologia ed ostetricia, pioniere nel settore della procreazione medicalmente assistita;
   nel corso dei mesi di luglio ed agosto 2014, dunque all'indomani della pubblicazione delle motivazioni della citata sentenza in Gazzetta Ufficiale, presso la medesima clinica «Matris», oltre che presso gli studi del professor Antinori siti in Roma, nonché dell'abitazione del medesimo, secondo quanto risulta all'interrogante, così come riscontrato anche da atti giudiziali nonché notizie divulgate a mezzo stampa, hanno avuto luogo ripetute perquisizioni da parte dei N.A.S. carabinieri di Milano, con contestuale sequestro di cartelle cliniche, nonché 34 paillette di seme maschile e 173 ovociti, determinando l'insorgere di forti preoccupazioni in ordine all'esposizione degli organismi cellulari al rischio di sopravvivenza;
   in data 22 settembre 2014 il tribunale del riesame di Milano ha emanato, dietro istanza del professor Severino Antinori, l'ordinanza con la quale ha disposto l'annullamento del decreto di sequestro probatorio emesso dal pubblico ministero in data 31 luglio 2014 e per effetto dell'ordinanza, la restituzione all'avente diritto del materiale genetico eseguito dai NAS di Milano in data 1o agosto 2014 –:
   in quale misura il Ministro ritenga di poter assumere iniziative, al fine di promuovere una armonica coesistenza tra gli interessi di rilievo costituzionale, della tutela della sicurezza dei pazienti ricorrono alle tecniche iella procreazione medicalmente assistita e della garanzia delle libertà individuali costituzionalmente garantite, anche mediante la previsione di procedure speciali per l'espletamento dei controlli su gameti e ovociti, idonee a tutelare la conservazione del materiale genetico nei casi di sequestro. (4-06325)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GREGORI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero degli affari esteri, con decreto ministeriale n. 5015 n. 164-bis, del 4 aprile 2014, ha bandito un nuovo concorso per 35 posti di segretario di legazione. Infatti, con il decreto legge n. 1, del 1o gennaio 2010, lo stesso Ministero degli affari esteri era stato autorizzato a bandire annualmente, dal 2010 al 2014, concorsi di accesso alla carriera diplomatica per un contingente annuo non superiore a 35 posti;
   nel pieno rispetto delle specificità e assoluta rilevanza della carriera diplomatica, che giustificano la piena autonomia dell'amministrazione del Ministero degli affari esteri, nell'adottare tutti i provvedimenti ritenuti idonei al soddisfacimento dei propri interessi e garanzia dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa e diplomatica, sembra tuttavia opportuno, anche alla luce della particolare rilevanza dei temi occupazionali, sia nell'agenda di Governo e Parlamento sia nell'opinione pubblica, che lo stesso Ministero degli affari esteri raggiunga una soluzione piena alla problematica legata allo scorrimento delle graduatorie degli idonei dei vari concorsi effettuati nel periodo 2010-2014;
   in particolare, le Commissioni lavoro di Camera e Senato, con numerosi atti di indirizzo e di sindacato ispettivo, in uno spirito di leale collaborazione tra poteri dello Stato, hanno più volte invitato le pubbliche amministrazioni, anche ad ordinamento autonomo, al pieno riconoscimento delle criticità e delle situazioni di profondo disagio derivanti dalla sussistenza di diritti non riconosciuti ai vincitori e agli idonei di pubblici concorsi;
   del resto, tutti questi elementi si sono trasformati in una precisa azione del legislatore, tanto da giustificare un intervento urgente e necessario individuato nel decreto-legge n. 101 del 2013, convertito in legge n. 125 del 2013. In particolare, la legge stabilisce: «Per le Amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, l'autorizzazione all'avvio di nuove procedure concorsuali... è subordinata alla verifica... dell'assenza, nella stessa amministrazione, di idonei collocati nelle proprie graduatorie vigenti ed approvate a partire dal 1o gennaio 2007, relative alle professionalità necessarie anche secondo un criterio di equivalenza»;
   all'osservanza di tale regola il dipartimento della funzione pubblica ha richiamato tutte le amministrazioni pubbliche con la circolare n. 5 del 21 novembre 2013 nella quale sono state indicate anche le risorse finanziarie destinate all'attuazione di tale meccanismo e si precisa che «Sullo scorrimento delle graduatorie degli idonei, vigenti e approvate dal 1o gennaio 2007, c’è un vincolo, previsto dal legislatore, allo scorrimento delle stesse rispetto all'avvio di nuove procedure concorsuali»;
   pertanto, in forza di tale sopravveniente normativa l'amministrazione del Ministero degli affari esteri nel bandire il nuovo concorso sembra non potersi sottrarre all'obbligo del preliminare scorrimento, delle graduatorie vigenti – obbligo che, come ha stabilito il Tar Lazio sezione 2 con la sentenza 3 dicembre 2013 n. 10375, (è) «di applicazione, quanto ad ambito oggettivo, indistintamente a tutte le Amministrazioni, senza limitazioni di carattere soggettivo ed oggettivo»;
   anche qualora si motivi la piena legittimità dei bandi di concorso, in particolare quest'ultimo del 2014, sulla base della individuazione di una sorta di potere autorizzatorio autonomo del Ministero degli affari esteri, tutto direttamente derivante dalla forza del decreto legge n. 1 del 2010, sembra altrettanto urgente che lo stesso Ministero non ignori la volontà giuridica espressa da Governo e Parlamento di procedere – autonomamente o meno – alla verifica della presenza o meno di idonei collocati nelle proprie graduatorie e all'eventuale scorrimento delle graduatorie stesse, perché questo stabilisce il legislatore sulla base di una norma che ha almeno pari valore a quella che autorizza il Ministero degli affari esteri a bandire procedure concorsuali;
   del resto, lo stesso Ministero degli affari esteri, già in passato, prima dell'intervento del legislatore, ha utilizzato le graduatorie degli idonei, avendo, ad esempio, bandito solo a 29 posti nel 2011 per aver fatto scorrere la graduatoria del 2010;
   se, i Ministri intendano avviare iniziative, concrete, efficaci e concertate per chiarire in maniera definitiva la posizione del Ministero degli affari esteri rispetto alla normativa intervenuta a novellare la disciplina degli idonei collocati nelle proprie graduatorie vigenti;
   se s'intenda in particolare, anche in vista della scadenza dell'effetto temporale del decreto-legge n. 1 del 2010 e, quindi il venir meno dell'eventuale parere autorizzativo autonomo del Ministero degli affari esteri, dare attuazione alla circolare n. 5 del 21 novembre 2013 del dipartimento della funzione pubblica o comunque intervenire per stabilizzare in via definitiva gli idonei sinora presenti nelle proprie graduatorie di concorso;
   se s'intenda altresì, emendare il bando di concorso 2014, procedendo così all'applicazione di quanto disposto nel decreto-legge n. 101 del 2013, o comunque sospendere in autotutela il suddetto bando di concorso, sino a quando non saranno pienamente chiariti gli effetti giuridici del combinato disposto del decreto-legge n. 101 del 2013 e decreto-legge n. 1 del 2010;
   se, infine, i Ministri interrogati, intendano assicurare con atti certi e tempestivi il congelamento delle graduatorie degli idonei, così da assorbirli negli anni a seguire allo scadere degli effetti del decreto-legge n. 1 del 2010, anche in vista di un eventuale nuova iniziativa normativa che assicuri un adeguato organico di personale al corpo diplomatico per gli anni a venire, nel rispetto pieno della normativa vigente sulla presenza di idonei nelle graduatorie di concorso pubblico. (4-06318)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:


   GIULIETTI e LODOLINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'attenzione del Governo per i settori produttivi del Paese è massima; è fondamentale recuperare competitività e ricreare le condizioni perché i prodotti e le imprese italiane siano protagonisti del mercato internazionale. La riforma del mercato del lavoro è uno dei tasselli a cui si sta lavorando sapendo che è necessario ridurre ulteriormente la tassazione che appesantisce le ali delle nostre imprese;
   l'iniziale taglio dell'Irap da 2,3 miliardi di euro va in questa direzione e altri passi devono seguire. Tuttavia, è fondamentale che le imprese italiane possano trovare sicure linee di credito. In questo senso la «Sabatini due» costituisce un buon viatico, tuttavia ora è necessario che anche le banche facciano la loro parte. La Bce ha creato le premesse perché il credito riprenda a fluire verso le imprese. Non sono possibili ulteriori perdite di tempo;
   le piccole medie imprese rappresentato senza dubbio l'ossatura e l'anima dell'economia italiana e occorre dare un segnale chiaro alle imprese che investono nel territorio italiano;
   qualcosa si è fatto, come riconosce anche l'Ocse, che ricorda le «recenti riforme amministrative», che prevedono «nuove forme di risoluzione delle dispute contrattuali, un regime di tutela della proprietà intellettuale più semplice e trattamenti fiscali più favorevoli per certe categorie di imprese»;
   questi passi avanti effettuati potrebbero moltiplicarsi abbassando le tasse sulle imprese e in generale il cuneo fiscale, favorendo una «migliore protezione» delle forme di proprietà intellettuale non connesse all'innovazione tecnologica, insieme a «misure per aumentare la concorrenza nei servizi di rete, in particolare nel settore dell'innovazione tecnologica;
   è tra breve verrà presentato il disegno di legge di stabilità 2015 –:
   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto, anche in vista del varo del disegno di legge di stabilità 2015 per il sostegno alle imprese in particolare alle piccole medie imprese che rappresentano l'elemento trainante della economia italiana;
   su quali ambiti il Governo intenda operare per abbassare le tasse sulle imprese e in generale il cuneo fiscale;
   quali iniziative il Governo intenda mettere in campo affinché le imprese possano trovare sicure linee di credito, anche in considerazione delle premesse create dall'azione della BCE;
   se il Governo intenda considerare la possibilità, per quelle imprese che anziché dividere gli utili reinvestono gli stessi sull'azienda favorendo l'occupazione e la crescita del Paese, di impegnarsi per una detassazione degli stessi, posto che ciò sarebbe l'occasione per dare una risposta tangibile a quegli imprenditori che danno ancora una speranza al «Sistema Italia». (3-01081)


   SBERNA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il Fondo, istituito con legge n. 266 del 23 dicembre 2005, finalizzato a indennizzare i risparmiatori, vittime di frodi finanziarie a seguito di investimenti sul mercato finanziario, si alimenta con gli importi dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all'interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo e finanziario;
   la legge n. 166 del 27 ottobre 2008, all'articolo 3 comma 345-quater, ha disposto che gli importi dovuti ai beneficiari dei contratti di cui all'articolo 2, comma 1, del codice delle assicurazioni private (decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209), che non sono reclamati entro il termine di prescrizione del relativo diritto, sono devoluti al suddetto Fondo e ha stabilito il termine di due anni per la prescrizione e la conseguente devoluzione al fondo;
   il termine di due anni si è però rivelato insufficiente al fine di garantire la possibilità di riscatto della polizza, soprattutto in caso di morte dell'intestatario. Inoltre si è verificato che molti intermediari non abbiano rivolto, così come previsto dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 16 del 2067, al verificarsi delle condizioni di dormienza del conto, ai relativi titolari l'invito a impartire disposizioni e l'avviso che, decorso il termine previsto dalla legge, il rapporto sarebbe stato estinto e le somme devolute al summenzionato Fondo. Tutto questo ha fatto sì che molte persone si sono viste devolvere al Fondo i propri risparmi dopo la prescrizione di 2 anni, senza essere stati avvertiti dall'intermediario;
   proprio per questo i decreti-legge n. 179 del 2012 convertito in legge n. 221 del 17 dicembre 2012 ha riportato da 2 a 10 anni il termine di prescrizione delle polizze vita «dormienti»;
   tuttavia si è così verificata una disparità di trattamento per tutti i risparmiatori la cui prescrizione è avvenuta tra l'entrata in vigore della legge 166 del 2008 quella del decreto legislativo 179 del 2012 non avendo quest'ultimo carattere retroattivo;
   per ovviare alla disparità di trattamento il Ministero dello sviluppo economico ha indetto, tramite la CONSAP (Concessionaria servizi assicurativi pubblici) s.p.a due bandi di rimborso volti ad indennizzare i consumatori danneggiati per le modifiche intervenute in materia di prescrizione delle polizze vita e per la scarsa disponibilità e tempestività dell'informazione relativa al susseguirsi di tali modifiche;
   i due bandi hanno rimborsato i risparmiatori le cui polizze erano scadute entro il 31 dicembre 2009. Il secondo bando ha corrisposto un rimborso proporzionalmente ridotto a causa dell'accoglimento di domande per un importo superiore allo stanziamento predisposto dal Ministero dello sviluppo economico;
   rimane una disparità di trattamento tra i risparmiatori in quanto sono del tutto esclusi dal rimborso coloro la cui prescrizione è avvenuta tra il 1o gennaio 2010 e il 20 ottobre 2012, data dell'entrata in vigore della legge n. 179 del 2012 –:
   se non intenda finanziare un terzo e ultimo bando che, eliminando le disparità di trattamento verificati, permetta a tutti i risparmiatori di rientrare in possesso del proprio denaro. (3-01082)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAROFALO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   lo scorso 30 settembre sono scaduti i contratti degli appalti affidati nel 2012 da Poste italiane spa alle agenzie di recapito in materia di servizi postali per la consegna della corrispondenza ordinaria, raccomandata e servizi accessori;
   le agenzie di recapito, che operano come imprese private negli appalti postali, fino al 1999 hanno svolto la propria attività in regime di concessione dell'allora Ministero delle Poste e, dopo la revoca della concessione, dall'anno 2000 hanno svolto il servizio di recapito per la consegna della corrispondenza ordinaria, raccomandata e servizi accessori in esclusiva per Poste italiane fino al 30 settembre scorso;
   la presenza delle strutture di servizio postale, offerte dalle agenzie di recapito nelle principali città italiane, ha consentito il superamento di una serie di criticità garantendo lo smaltimento di una notevole quantità di giacenze, una maggiore celerità dei servizi offerti e un ingente risparmio economico;
   nonostante l'apporto rilevante offerto negli anni dalle agenzie ex-concessionarie in termini di servizi resi agli utenti su scala nazionale, il gestore incaricato per il servizio postale universale in Italia, ovvero Poste italiane spa, non ha attualmente dimostrato di volersi avvalere del diritto di opzione previsto nei contratti (peraltro già scaduti) per la proroga di un ulteriore anno di collaborazione, sebbene ci siano state numerose richieste d'incontro da parte dei rappresentanti del consorzio;
   ove non si giungesse ad una rapida definizione di proroga dei contratti, si determinerebbe il rischio di interruzione dei servizi postali offerti dalle agenzie nelle città di Catania, Messina, Livorno, Genova, Palermo, Trapani, Mazzara del Vallo, Ragusa, Como; dal prossimo 28 febbraio anche per le città di Roma, Napoli, Bari, Lecco, Mantova e dal 31 marzo anche Foggia, Lecce, Bologna e Siracusa;
   le agenzie ex concessionarie, avendo lavorato dal 2000 ad oggi in regime di esclusiva per Poste italiane, non hanno una quota propria di mercato alternativa per cui, nel caso in cui venisse confermata l'intenzione di Poste di non rinnovare i contratti, sarebbero costrette a chiudere e a mettere in cassa integrazione i 600 addetti che fino ad oggi hanno garantito l'efficienza del servizio soprattutto grazie ad una profonda conoscenza delle criticità toponomastiche dei territori nei quali hanno lavorato;
   a fronte del mancato rinnovo contrattuale in alcune città come Messina ad esempio, Poste italiane sta procedendo all'assunzione di nuovi lavoratori «a chiamata diretta»;
   il 9 ottobre 2014 è previsto un incontro presso il Ministero interrogato, organizzato dall'ufficio di gestione delle vertenze delle imprese in stato di crisi, a cui parteciperanno i rappresentanti delle Poste italiane spa, le organizzazioni sindacali e le imprese di recapito ex-concessionarie al fine di addivenire ad una soluzione in grado di salvaguardare l'occupazione dei lavoratori interessati e, al contempo, rilanciare la pluralità dei servizi postali resi efficacemente dalle agenzie di recapito in accordo con Poste italiane spa;
   della vicenda si discuterà anche in Commissione Trasporti e Poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati il 14 ottobre 2014 nel corso di un'audizione e che il confronto sarà l'occasione per individuare possibili soluzioni volte ad evitare una crisi aziendale che porterebbe al licenziamento di 600 lavoratori –:
   quali orientamenti intenda esprimere, nell'ambito delle competenze proprie, con riferimento alle criticità in precedenza esposte, nell'ambito delle procedure di proroga scadute lo scorso 30 settembre 2014 per quasi la totalità dei contratti derivanti dalle procedure di gara del comparto recapito;
   quali iniziative necessarie ed urgenti il Ministro interrogato intenda adottare nei riguardi del gestore incaricato del servizio postale universale in Italia allo scopo sia di rilanciare il sistema aziendale di servizi offerti dalle agenzie di recapito, che della salvaguardia dei livelli occupazionali delle aziende degli appalti postali;
   se intenda infine prevedere, per quanto di competenza propria, misure ad hoc volte a salvaguardare i livelli occupazionali dei lavoratori del comparto in precedenza esposto, nel caso gli esiti derivanti dall'incontro previsto il prossimo 9 ottobre 2014, tra le parti interessate si rivelassero non soddisfacenti. (5-03742)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARGERO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) è un ente pubblico che opera nei settori dell'energia, dell'ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile, controllato dal Ministero dello sviluppo economico;
   la legge 99 del 2004 all'articolo 37 ha previsto l'istituzione dell'attuale Agenzia in sostituzione del precedente ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, consentendo in tal modo di procedere alla nomina di un commissario e due subcommissari con lo scopo di garantire l'ordinaria amministrazione e garantire lo svolgimento delle attività istituzionale fino all'avvio del funzionamento dell'Agenzia;
   il referendum del 2011 con cui è stata ribadita la contrarietà all'utilizzo dell'energia nucleare ha dato impulso al ricorso delle energie alternative e delle fonti rinnovabili che avrebbe potuto restituire all'Agenzia un ruolo primario sulle nuove ricerche;
   nonostante ciò, dopo ben quattro anni di commissariamento nell'agosto di 2014 si è preceduto ad una ulteriore nomina commissariale, non tenendo conto che l'Agenzia nel corso degli anni si è andata lentamente depauperando del capitale umano e non è stata attuata una ristrutturazione organizzativa in grado di assicurare alla nuova struttura la massima snellezza e flessibilità, il monitoraggio delle realizzazioni dei progetti, la funzionalità, l'efficienza e l'economicità della gestione e tutte quelle azioni volte a soddisfare la «mission» affidata dalla legge all'Agenzia;
   alla luce di quanto sopra descritto e degli indirizzi contenuti nella risoluzione n. 8-00027 del 28 novembre 2013, appare evidente che il protrarsi del commissariamento dell'ENEA comporti la perdita di un significativo ruolo nell'ambito degli enti pubblici di ricerca non ne valorizzi il ruolo tecnico-scientifico essenziale per il futuro del Paese –:
   quali siano nel dettaglio le indicazioni strategiche ed operative impartite al nuovo commissario in relazione al riordino dell'ENEA anche in riferimento agli impegni parlamentari assunti dal Governo pro tempore nel dicembre 2013, e quali siano i tempi previsti per il superamento della fase commissariale. (4-06327)

Apposizione di firme a una mozione.

  La mozione Manlio Di Stefano e altri n. 1-00605, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Incà, Spessotto, L'abbate, Benedetti, Liuzzi, Dall'Osso, De Lorenzis.

Apposizione di una firma a una risoluzione.

  La risoluzione in commissione Cenni e altri n. 7-00487, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Scuvera.

Apposizione di firme a interrogazioni.

  La interrogazione a risposta scritta Simone Valente e altri n. 4-04823, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 maggio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Lorefice.

  La interrogazione a risposta orale Costantino e Palazzotto n. 3-01070, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Scotto, Fratoianni, Airaudo, Franco Bordo, Duranti, Daniele Farina, Ferrara, Silvia Giordano, Kronbichler, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti.

  La interrogazione a risposta immediata in assemblea Rampelli n. 3-01079, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Corsaro.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in commissione Della Valle n. 7-00482, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 301 del 2 ottobre 2014.

   Le Commissioni VI e X,
   premesso che:
    la sezione IX del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, reca misure per la nascita e lo sviluppo di imprese startup innovative;
    al 1o ottobre 2014, in Italia, si contano 2.655 startup innovative e 31 incubatori certificati; il tasso di crescita di questo sistema è tra i pochi a risultare positivo ed è circa pari a 30 unità per settimana per quanto concerne le startup innovative;
    secondo l'European BIC Network, nel 2012, gli investimenti privati in startup in Italia sono sensibilmente inferiori rispetto alla media europea, questo a causa di incertezza normativa, elevato costo del lavoro e assenza di appropriati strumenti finanziari;
    secondo lo studio «Foreign Born Scientists: Mobility Patterns for Sixteen Countries», (Chiara Franzoni, Giuseppe Scellato, Paula Stephan) in Italia i ricercatori in ingresso sono il 3 per cento e quelli che fuggono sono il 16 per cento; questo ci porta dunque ad un bilancio tragico: -13 per cento. In Paesi vicini come la Francia ed il Regno Unito questo dato diventa invece rispettivamente +4 per cento e +8 per cento, sino ad arrivare a casi di successo come Svizzera e Svezia che superano il +20 per cento;
    tra i maggiori problemi riscontrati dalle imprese in Italia si individuano il costo del lavoro, l'elevata tassazione ed oneri burocratici non sostenibili;
    l'articolo 27 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 introduce sistemi per consentire la partecipazione finanziaria di amministratori, dipendenti o collaboratori continuativi alla startup innovativa o all'incubatore certificato di appartenenza e dispone che azioni, quote, strumenti finanziari partecipativi o diritti emessi da startup innovative o incubatori non concorrano alla formazione del reddito imponibile per i soggetti interessati;
    oneri economici e burocratici sostanziosi si ritrovano nel processo di costituzione dell'impresa e nell'utilizzo di strumenti finanziari partecipativi;
    gli strumenti finanziari partecipativi costituiscono importanti elementi per la nascita e la crescita di startup innovative in tutto il mondo in quanto sostituiscono il denaro in una fase iniziale dell'impresa in cui la disponibilità di liquidità è ridotta, coinvolgendo inoltre direttamente i soggetti collegati all'impresa, rendendoli partecipi degli utili;
    il comma 7 dell'articolo 29 del decreto-legge del 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, impone una detrazione fiscale sugli investimenti in startup innovative a vocazione sociale o operanti nel settore energetico pari al 25 per cento, per le altre startup innovative il comma 1 dello stesso articolo impone una detrazione fiscale pari al 19 per cento;
    la vita di una startup innovativa pari a quattro anni secondo la normativa vigente, risulta essere non adatta a favorire la competitività a confronto con gli altri Paesi dell'Unione europea data la grande inerzia del sistema Paese Italia;
    i commi 7 e 8 dell'articolo 30 del decreto-legge del 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 introducono misure a favore dell'internazionalizzazione delle startup innovative; il Ministero dell'economia e delle finanze e Consob hanno già provveduto, rispettivamente con decreto ministeriale del 30 gennaio 2014 e con delibera n. 18592 «Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di startup innovative tramite portali on-line», a dare attuazione delle disposizioni dell'articolo 30 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221 in materia di equity crowdfunding;
    la lettera a) e la lettera b) del comma 4 dell'articolo 17 «Obblighi relativi alla gestione degli ordini di adesione degli investitori» della delibera n. 18592 «Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di startup innovative tramite portali on-line» che attua le disposizioni dell'articolo 30 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, impongono rispettivamente, per le persone fisiche un limite massimo di cinquecento euro per singola operazione e di mille euro per il totale annuale delle operazioni, per le persone giuridiche un limite massimo di cinquemila euro per singola operazione e di diecimila euro per il totale annuale delle operazioni;
    il regolamento Consob non consente operazioni di equity crowdfunding nei confronti dei fondi di investimento; l'attività di ricerca e sviluppo e quindi di commercializzazione in settori ad alto livello tecnologico richiede l'impiego di brevetti su scala nazionale ed internazionale; a livello internazionale la parola utilizzata è startup e non start-up,

impegnano il Governo:

   ad adottare ogni utile iniziativa, anche normativa, volta a:
    a) individuare le risorse economiche necessarie per esentare le startup innovative dal pagamento dell'IRAP;
    b) abolire il contributo minimale INPS per soci di startup innovative;
    c) stabilire, sia per le persone fisiche che per le persone giuridiche, la quota di detrazione fiscale al 30 per cento per investimenti nel capitale sociale di imprese startup innovative, estendendo queste agevolazioni anche agli organismi di investimento collettivo;
    d) stabilire le deduzioni fiscali pari al 50 per cento sull'acquisto di beni strumentali per le startup innovative;
    e) predisporre un modello unico standard per la costituzione di una SRL o SRLS start-up innovativa;
    f) predisporre un modello standard per l'utilizzo di strumenti finanziari partecipativi per SRL o SRLS start-up innovative;
    g) attribuire la facoltà al segretario comunale la competenza di autenticare gli atti di cui ai precedenti due punti e di trasmetterli al registro delle imprese;
    h) innalzare l'attività temporale di una impresa startup innovativa da 48 mesi a 60 mesi;
    i) destinare una quota delle risorse del Fondo per la promozione degli scambi e l'internazionalizzazione delle imprese di cui all'articolo 14, comma 19, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011 per l'attrazione degli investimenti esteri in startup innovative in Italia;
    l) elevare, in materia di equity crowdfunding, il limite per singolo ordine a cinquemila euro e per il totale annuale degli ordini a diecimila euro per le persone fisiche e a elevare il limite per singolo ordine a cinquantamila euro e per il totale annuale degli ordini a centomila euro per le persone giuridiche;
    m) estendere la possibilità di effettuare operazioni di equity crowdfunding anche nei confronti di fondi di investimento;
    n) garantire l'accesso prioritario al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese alle startup innovative titolari di brevetti che abbiano superato il controllo da parte dell'Organizzazione europea dei brevetti (EPO) e ricevuto un rapporto di ricerca completamente positivo.
(7-00482)
«Della Valle, Baldassarre, Mucci, Alberti, Ruocco, Villarosa, Sorial, Bechis, Toninelli, Luigi Di Maio, D'Incà, Crippa, Fantinati, Da Villa, L'Abbate, Simone Valente, Segoni, Manlio Di Stefano, Artini, Spadoni, Vallascas, Parentela, Brescia, Barbanti, Terzoni, Zolezzi, Sibilia, Mantero, Scagliusi, Tofalo, D'Uva, De Lorenzis, Nuti, Nesci, Grillo, Liuzzi, Di Vita».

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in commissione Scagliusi n. 7-00473, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 299 del 26 settembre 2014.

   La III Commissione,
   premesso che:
    la Repubblica di Bielorussia autorizza adozioni internazionali esclusivamente all'Italia;
    con deliberazione del Consiglio dei ministri della Repubblica di Bielorussia del 31 gennaio 2007, n. 122, è stato approvato il «Regolamento sulle adozioni internazionali e sull'affido e tutela internazionale dei bambini» attraverso il quale possono essere concesse all'Italia le adozioni dei minori accolti dalle famiglie che li ospitano per risanamento estivo e invernale;
    nei periodi estivi e invernali vengono ospitati in Italia, presso queste famiglie, circa 30.000 bambini. La procedura adottiva nella Repubblica di Bielorussia, in base alla citata deliberazione, prevede la possibilità di adozione nominativa di minori orfani sociali accolti dalle famiglie italiane in quanto fra i minori ospitati e queste ultime si è creato un rapporto reciproco di affetto, tale da farli sentire parte di un'unica famiglia;
    in merito alla situazione di adozione relativa a minori, provenienti dalla Repubblica di Bielorussia, si fa presente che nei mesi di settembre e novembre 2009, una delegazione politica composta da rappresentanti del Governo italiano si è recata in Bielorussia per affrontare il tema delle adozioni internazionali dei minori orfani sociali provenienti da tale Paese;
    la delegazione è riuscita a consegnare alle competenti autorità un elenco delle famiglie italiane adottive e dei rispettivi nominativi dei minori bielorussi orfani sociali accolti, al fine di poterne realizzare l'adozione;
    in base al protocollo sottoscritto e nel rispetto degli accordi bilaterali Italia-Bielorussia, che, unitamente alla Convenzione dell'Aja del 1993 regolano la procedura di adozione internazionale, è stato possibile portare a termine l'adozione di circa 500 minori bielorussi presenti nell'elenco concordato, attuando così il principio ispiratore della Convenzione dell'Aja che «riconosce nell'adozione internazionale l'opportunità di dare una famiglia permanente a quei minori per i quali non può essere trovata una famiglia idonea nel loro Stato di origine»;
    gli elenchi delle famiglie che possono adottare in Bielorussia vengono approvati nella città di Minsk da una delegazione politico-amministrativa del Governo italiano unicamente attraverso un protocollo di intesa che viene concordato e sottoscritto fra la delegazione italiana e il Ministro dell'istruzione della Repubblica di Bielorussia;
    in seguito al monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviato alle Camere e ripreso in un articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 21 novembre 2013 intitolato «Adozioni e affidi in calo, il Colle lancia un appello», si è giunti in data 3 marzo 2014 ad approvare un ulteriore elenco per l'adozione di n. 120 famiglie e relativi minori ospitati dagli stessi;
    oggi non tutte le famiglie presenti nell'elenco hanno potuto concludere l’iter adottivo;
    ogni anno una delegazione politico amministrativa deve recarsi in Bielorussia a firmare il protocollo d'intesa per sottoscrivere l'elenco delle coppie che possono adottare i minori abbandonati da loro accolti, nel pieno rispetto degli accordi previsti dalla citata Convenzione,

impegna il Governo:

   a intervenire urgentemente per permettere alle famiglie italiane di concludere l’iter adottivo di minori della Repubblica di Bielorussia, rendendo immediatamente esecutivo l'elenco contenente i nominativi delle famiglie e dei minori aventi diritto, attraverso l'invio di una delegazione ministeriale nella Repubblica di Bielorussia ampliando così ulteriori prospettive di adozione sia in orfanotrofio che in casa famiglia o famiglia affidataria;
   a costituire una delegazione politico-amministrativa permanente che ogni anno, si rechi in Bielorussia a firmare il protocollo d'intesa per sottoscrivere l'elenco delle coppie che possono adottare i minori abbandonati già da loro accolti, nel pieno rispetto degli accordi previsti dalla Convenzione de l'Aja del 29 maggio 1993.
(7-00473)
«Scagliusi, Grande, Sibilia, Manlio Di Stefano, Spadoni, Del Grosso, Di Battista».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il  seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Gregori n. 5-02772 del 12 maggio 2014 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06318.