Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 12 settembre 2014

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   secondo i dati forniti il 9 luglio scorso dallo Statistisches Bundesamt, l'Ufficio federale di statistica, per la prima volta in assoluto nella storia l'export tedesco ha raggiunto e di poco superato a luglio il valore simbolico di 100 miliardi di euro in un solo mese, questo anche andando contro alle richieste del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Commissione europea e di economisti critici, di importare di più per sostenere i paesi dell'Ue con un'economia più debole;
   sembra che, se da un lato la Germania continui a pretendere una politica di austerity che sta indebolendo la moneta unica, dall'altra parte si avvantaggi della crisi in atto nell'euro-zona attraverso le sue esportazioni, logicamente favorite dal calo dell'euro: mentre la crisi sta investendo vari Paesi europei tra cui il nostro, i proventi della politica tedesca di export a luglio sono cresciuti dell'8,5 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un record storico, mentre il surplus della bilancia commerciale, con 23,4 miliardi di euro, ha anch'esso raggiunto un nuovo record storico;
   in crescita sono le esportazioni tedesche nell'Eurozona, + 6,2 per cento, ma, come ovvio, soprattutto quelle in Paesi europei esterni all'area della moneta unica (economie forti tipo Polonia, Svezia, Regno Unito) che aumentano addirittura del 16 per cento, e quelle sui mercati extraeuropei salite del 7,2 per cento, con una crescita da giugno a luglio del 4,7 per cento, un tasso di aumento che è il massimo storico dal maggio 2012;
   allo stesso tempo, le importazioni tedesche sono crollate, scendendo di un sorprendente meno 1,8 per cento, ma questo non stupisce se si considera che le cifre fornite dallo Statistisches Bundesamt ribadiscono che la Germania sembra voler continuare a ignorare raccomandazioni, richieste, pressing rivoltile dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale, da Bruxelles, dai partner nell'eurozona, per un riequilibrio del suo commercio in modo che maggiori import tedeschi aiutino i paesi più deboli dell'Unione;
   secondo l'economista Emiliano Brancaccio, intervistato a fine luglio da L'Espresso, «vale tuttora la previsione contenuta nel “monito degli economisti” che abbiamo pubblicato nel settembre scorso sul Financial Times: con le attuali politiche di austerity, la divergenza tra paesi deboli e paesi forti dell'eurozona continuerà ad ampliarsi. La politica monetaria non può affrontare da sola questa divaricazione»;
   scrive recentemente l’Huffington post «L'euro-zona è sulla rotta del Titanic. L'iceberg è sempre più vicino. Le ultime misere stime sul Pil del primo trimestre nell'euro-zona sorprendono soltanto chi crede ancora alle favole dell'austerità espansiva o degli effetti positivi della precarizzazione del lavoro. La Germania va in controtendenza perché riceve capitali a buon mercato spinti dalle difficoltà dei PIIGS e fa l'opposto di quanto raccomanda agli altri: sostiene la domanda interna di consumi e investimenti e, così, compensa il calo delle esportazioni verso i Paesi europei in stagnazione. [...] La rotta mercantilista della politica economica dettata dai conservatori teutonici e nord-europei e “raccomandata” dalla Commissione di Bruxelles è insostenibile. I dati sono inequivocabili: austerità cieca e svalutazione del lavoro deprimono l'economia reale, distruggono Pil potenziale e gonfiano il debito pubblico. Nell'euro-zona, la crisi è, per durata e profondità, peggiore di quella del ’29. Il debito pubblico medio della nostra area monetaria balza dal 65 per cento del 2008 al 95 per cento di oggi. La disoccupazione si impenna e continua a salire anche per l'anno in corso. La piaga della povertà si allarga e l'impoverimento assedia le classi medie. L'inflazione sparisce e i rischi di deflazione diventano sempre più concreti»;
   è in atto il semestre europeo di presidenza italiana e questo comporta che il Governo del nostro Paese può contribuire in modo rilevante a influenzare l'Europa e la sua politica, affinché essa svolga un ruolo positivo nella definizione, entro il 2015, di una nuova Agenda globale per lo sviluppo che ponga al centro l'equità economica e sociale tra i Paesi che ne fanno parte, valore che avrebbe dovuto essere la base dell'Unione europea, ma che sembra poter essere messo sempre più in discussione nei fatti dalla politica economica della Germania;
   fino ad ora il Governo italiano ad avviso degli interroganti non sembra aver sfruttato il ruolo chiave che la guida del semestre europeo gli conferisce: nello stesso documento programmatico del semestre italiano praticamente qualsiasi argomento veniva indicato come «una priorità» o «una questione particolarmente importante», senza arrivare a definire priorità precise e concrete, e la situazione non sembra essere cambiata, mentre invece la grave situazione economica sarebbe tale da imporre prese di posizione nette e incisive;
   dopo una campagna elettorale per le elezioni europee costruita all'insegna del cambiamento e di frasi come «Andiamo in Europa per cambiare le regole, per far sì che l'Europa sia quella delle famiglie e non quella delle banche e della burocrazia» il Presidente del Consiglio Renzi, nel discorso tenuto poi alla Camera sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, ha cambiato rotta esprimendo la volontà di sottostare alla regole dell'Unione europea in tutto e per tutto con frasi come: «Noi, come Governo, abbiamo sempre detto che avremmo rispettato le regole» oppure «il rispetto delle regole non è in discussione e non vogliamo violare la regola del 3 per cento» –:
   se il Governo sia consapevole di quanto esposto in premessa e se non consideri urgente attivarsi e in che modo, anche grazie al ruolo centrale di guida del semestre europeo che il nostro Paese attualmente ricopre, per chiedere che la Germania renda conto del suo comportamento in sede europea, e per fare in modo che le regole dell’austerity vengano rimesse in discussione verso una maggiore flessibilità che dia ossigeno ad una eurozona in grave crisi economica anche a causa di quelle stesse regole che sembrano avvantaggiare soltanto la Germania.
(2-00673) «Sorial».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   OLIVERIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il 2 febbraio 2014 il territorio della regione Calabria è stato colpito da eccezionali avversità atmosferiche che hanno determinato fenomeni franosi, danneggiamenti agli edifici pubblici e privati, alle infrastrutture viarie ed alle attività produttive;
   in particolare nel comune di Alessandria del Carretto la frana avvenuta in seguito ai nubifragi ha posto una barriera a questa comunità, che di fatto è rimasta isolata a causa di uno smottamento che ha distrutto parte della strada provinciale 153;
   l'unica via di accesso al paese, dopo otto mesi dall'evento, è un'interpoderale nei pressi di contrada Foresta del comune di Castroregio, mentre gli interventi di ripristino della provinciale sono a tutt'oggi pressoché inesistenti;
   da anni gli abitanti di questo piccolo centro di circa 500 anime alle porte orientali del Parco nazionale del Pollino vivono senza servizio sanitario continuo, senza un servizio di ambulanza e l'ospedale più vicino si trova a Corigliano che in situazioni normali distava un'ora e mezza da Alessandria, mentre ora senza strada provinciale è a oltre due ore di viaggio;
   l'ufficio postale apre solo tre volte a settimana, non esiste una scuola dell'infanzia, né un'edicola, pertanto il protrarsi dell'interruzione di collegamenti viari determina forti disagi alla popolazione interessata e la riapertura imminente dell'anno scolastico non fa che peggiorare la situazione;
   la fragilità del territorio della regione Calabria rispetto al rischio naturale è una condizione nota alle istituzioni governative ed è un problema di particolare rilevanza;
   il Consiglio dei ministri del 30 giugno 2014 ha dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza delle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nei giorni 15 e 16 novembre, 18 e 19 novembre, 30 novembre e 1° dicembre 2013 e dal 1° al 3 febbraio 2014 nel territorio della regione Calabria. (14A05456) (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 160 del 12 luglio 2014) stanziando la somma di 2,4 milioni di euro a valere sul fondo per le emergenze nazionali;
   appare necessario definire i necessari interventi per evitare che la stagione invernale alle porte isoli definitivamente il comune di Alessandria del Carretto –:
   se non si ritenga urgente stanziare le necessarie risorse perché la comunità di Alessandria del Carretto isolata dal 2 febbraio 2014 abbia garantito il diritto costituzionale alla mobilità. (5-03534)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRACCARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
   l'area della Val Nambino e dei laghi di Serodoli e Gelato, situata nella regione Trentino Alto Adige, provincia Autonoma di Trento (PAT), Giudicarie, Val Rendena, rientra nel sistema di laghi di origine glaciale del gruppo della Presenella ed è la più importante, per concentrazione e qualità dell'acqua, di tutto il Trentino;
   questa area è percorsa da una fitta rete di sentieri Club alpino italiano – Società alpinisti tridentini (CAI-SAT) tra cui il celebre «Sentiero dei 5 Laghi» che collega i laghi Ritort, Lambin, Serodoli, Gelato e Nambino ed è pertanto meta turistica internazionale privilegiata per la grande valenza naturalistica e per l'assenza di qualsiasi disturbo infrastrutturale;
   tale territorio rientra nell'area protetta della PAT del Parco naturale Adamello Brenta (PNAB), area istituita con legge provinciale 6 maggio 1988, n. 18, e attualmente regolamentata dalla legge provinciale 23 maggio 2007, n. 11;
   la zonizzazione del Piano del Parco classifica la zona a Riserva integrale (tipo A) e a Alpi e Rupi (Riserva Guidata tipo B) confermandone il valore ambientale strategico. Il territorio del PNAB è ricompreso per intero nella rete Natura 2000. In particolare, l'area in oggetto è stata classificata come Sito di interesse comunitario (SIC) n. IT3120175 – Adamello (DIR 92/43 CEE) con la delibera della Giunta della PAT del 5 agosto 2010, n. 1799. Essa, inoltre, è parte integrante della Zona di protezione speciale ZPS 045 – Adamello – Brenta (DIR 79/409 CEE) come individuata dalla delibera della giunta provinciale 22 febbraio 2007, n. 328, la quale è stata approvata in esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee 20 marzo 2003, causa c – 378/01, in attuazione della direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 e in conformità con il parere motivato della Commissione europea del 14 dicembre 2004, nell'ambito della procedura di infrazione aperta nei confronti dello Stato italiano, che rilevava un'insufficiente classificazione della ZPS – Important bird areas IBA 045 – Adamello Brenta, la quale, peraltro, risulta essere adiacente alla rispettiva ZPS del Parco regionale Adamello (Lombardia) rappresentando un corpo unico di aree protette nel cuore delle Alpi insieme al Parco nazionale dello Stelvio e al Parco nazionale Svizzero;
   l'area rappresenta uno degli ultimi bacini idrografici integri sotto l'aspetto della qualità dell'acqua tant’è che il Lago di Serodoli costituisce un bacino di accumulo a cielo aperto indispensabile per il rifornimento dell'acquedotto delle popolazioni sottostanti. Essa presenta caratteristiche orografiche fortemente movimentate e frastagliate che non si conciliano con lo sviluppo di piste da sci se non a seguito di movimenti di terra di notevole portanza ed estensione e relativi imponenti trasformazioni del territorio che inevitabilmente comporterebbero incidenze significative in termini di impatto ambientale su siti SIC e ZPS. L'eventuale previsione di strutture sciistiche ed impianti verrebbe anche ad interessare necessariamente aree prossime, se non contigue, ai laghetti alpini che rappresentano gli elementi salienti ed inestimabili della zona. Quindi, un'eventuale progettazione di interventi di ampliamento di aree sciistiche oltre che di nuovi impianti di risalita, andrebbe inevitabilmente incontro ad una valutazione di incidenza ai sensi dell'articolo 6 della direttiva 92/43/CEE con esito negativo;
   la Comunità di Valle delle Giudicarie – ente intermedio fra la provincia autonoma di Trento e i comuni del territorio corrispondente – nel corso dell’iter per l'approvazione del Piano territoriale di comunità (PTC), nella sezione relativa all'individuazione dei perimetri delle aree sciabili contenuta nel capitolo «Assi e priorità di intervento. Indirizzi strategici per le Giudicarie» del documento preliminare a tale piano (pubblicato nell'ottobre 2013), ha previsto, nell'inquadramento strutturale, di definire l'intervento per una potenziale nuova estensione del sistema degli impianti e delle aree sciabili nell'area di Serodoli;
   il documento preliminare del PTC ha perimetrato la zona interessata quale area di studio per sottoporla a valutazioni ambientali, socio-economiche e strategiche. In caso di esito positivo di dette valutazioni, potrà essere valutato l'inserimento dell'area nel PTC come ampliamento del demanio sciabile di Madonna di Campiglio e del comprensorio sciistico Pinzolo – Madonna di Campiglio – Marilleva;
   la direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, fra l'altro, ha lo scopo di istituire un quadro per la protezione delle acque superficiali interne che impedisca un ulteriore deterioramento, protegga e migliori lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e se, ai sensi della direttiva 92/94/CEE, ritenga di informarne la Commissione europea;
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per garantire la sorveglianza dello stato di conservazione del SIC n. IT3120175 e della ZPS IBA 045, nonché per la tutela dell'integrità della risorsa idrica e per assicurare l'attuazione della direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, indicata in premessa. (4-06014)


   CURRÒ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   il «Fatto Quotidiano» del 5 settembre 2014 riporta che Luca di Montezemolo «starebbe per lasciare la Ferrari, per approdare, probabilmente, a capo della nuova società Alitalia-Etihad, in virtù dei suoi contatti con Abu Dhabi»;
   è infatti nota la vicinanza del dottor Luca di Montezemolo ad alcuni ambienti politici e finanziari emiratini, a nome dei quali egli occupa la carica di vice presidente di Unicredit (che è anche socio di Alitalia) e per i quali ha favorito l'ingresso nella compagine azionaria di varie compagnie italiane, tra le quali in particolare, Ferrari e Piaggio Aero;
   i patti parasociali della nuova joint venture Alitalia/Etihad prevedono che l'amministratore delegato sia espresso dalla minoranza emiratiana ed il presidente dai soci italiani;
   è di tutta evidenza che la carica di presidente, anche per superare eventuali veti da Bruxelles circa la effettiva italianità della compagnia (pena la perdita degli slot europei) dovrebbe, invece, possedere indiscutibili caratteristiche di indipendenza dal socio di minoranza ed assenza assoluta di conflitti di interesse;
   a parere dell'interrogante, la persona che la stampa indica come probabile candidato a questa funzione non possiede alcuno di questi due requisiti;
   molte operazioni commerciali delle varie società che fanno capo a Luca di Montezemolo nel mondo automobilistico, della moda e immobiliare, sono state effettuate proprio in accordo con le autorità di Abu Dhabi e sul territorio di quel Paese;
   la stessa persona è poi coinvolta nella gestione di società che appaiono suscitare potenziali conflitti di interesse con la nostra compagnia aerea quali, ad esempio, la oramai decotta NTV/Italo e Poltrona Frau; d'altronde NTV Italo, importante azienda di trasporti italiana, sotto la gestione Montezemolo presenta dei conti economici vicini al collasso;
   secondo il quotidiano «Il Giornale» ammonterebbe tra i 200 e i 300 milioni la liquidazione che l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dovrebbe sborsare se venissero confermate le voci di questi giorni, secondo cui Montezemolo dovrebbe essere a breve rimosso dalla carica di presidente della Ferrari;
   anche alla luce di tale ultima circostanza è auspicabile per il nostro paese che venga tenuta alta la guardia rispetto a qualsivoglia tipo di condizionamento da parte dei poteri industriali, rispetto alle nomine da assegnare in seno alla nostra compagnia di bandiera, così favorendo scelte rispondenti all'esclusivo bene del paese e non ad altro tipo di logiche;
   secondo «Il Sole 24 ore» dell'8 agosto 2014, il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio ha ricevuto James Hogan, amministratore delegato di Etihad e secondo Palazzo Chigi «l'incontro ha confermato l'esito positivo delle trattative con soddisfazione reciproca». Presenti Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del Ministro dell'economia e delle finanze e Maurizio Lupi, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che ha subito esternato: «È andata bene, domani si firma» –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, nelle sedi ove abbiano avuto luogo trattative – come nel caso dell'8 agosto 2014 riportato in premessa – abbiano ricevuto garanzie in merito ai fattori occupazionali, strategici e di mantenimento degli slot aeroportuali con particolare riferimento all'aeroporto di Catania;
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza ed alla luce del fatto che l'intera operazione Alitalia/Etihad necessita dell’imprimatur dell'Unione europea in materia di normativa antitrust, in sede di trattative abbiano discusso degli assetti relativi alla proprietà e al controllo dell'azienda con specifico riferimento all'assegnazione delle cariche in seno alla compagnia di bandiera e se si sia fatto il nome del dottor Luca di Montezemolo che secondo l'interrogante incarna un evidente conflitto di interesse che potrebbe compromettere gli interessi nazionali in un settore cruciale. (4-06015)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


   SORIAL. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   l'Unicef ha lanciato in questi giorni un terribile allarme: quest'anno 30 milioni di bambini non andranno a scuola a causa di conflitti e crisi umanitarie che, da Gaza all'Ucraina, privano del diritto all'istruzione sempre più minori in tutto il mondo;
   in Liberia e in Sierra Leone si stima che l'ebola terrà più di 3,5 milioni di bambini lontano dalle scuole per gran parte dell'anno scolastico; in Ucraina 290 scuole, a causa dei recenti combattimenti, sono state distrutte o danneggiate, e nella Repubblica centrafricana dove, secondo una recente indagine, un edificio scolastico su tre è stato colpito da armi da fuoco, saccheggiato o occupato da gruppi armati; nel nord-est della Nigeria, studenti e insegnanti sono stati uccisi e rapiti, e più di 200 ragazze non sono state ancora liberate; a Gaza più di 100 scuole sono state utilizzate come rifugi da più di 300 mila persone; in Siria: circa 3 milioni di bambini, metà degli studenti siriani, non stanno frequentano in modo regolare;
   da Gaza alla Nigeria, sta crescendo dunque l'emergenza scuola con strutture bombardate, alunni rapiti, epidemie che allontanano gli studenti dall'istruzione e questo non fa che ipotecare anche il futuro di paesi che hanno già un presente così difficile, poiché senza una adeguata formazione scolastica i bambini di oggi difficilmente potranno dare vita a società civili, fiorenti e libere dalla guerra;
   «Per i bambini che vivono in situazioni di emergenza, l'istruzione è un'ancora di salvezza – ha spiegato la responsabile del programma istruzione dell'Unicef Josephine Bourne – perché continuare a garantire un'istruzione dà un senso di normalità ai bambini, può aiutarli a superare i traumi, ed è un investimento, non solo per loro, ma anche per le loro società» –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa grave situazione e come intenda intervenire, per quanto di competenza, affinché i bambini coinvolti nei conflitti e nelle crisi umanitarie in atto vengano tutelati nei loro diritti fondamentali, tra i quali quello allo studio è chiaramente uno dei più importanti per il futuro delle loro giovani vite e dei Paesi di cui fanno parte. (4-06002)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GAGNARLI, TERZONI, FRACCARO, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, LUPO, PARENTELA, L'ABBATE, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, SEGONI, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'11 settembre 2011 è morta, a seguito di una narcosi necessaria alla cattura, l'orsa Daniza, responsabile di aver aggredito, lo scorso ferragosto, un raccoglitore di funghi;
   l'aggressione dell'orsa, probabilmente mossa dalla volontà di proteggere i propri cuccioli, non ha comunque riportato gravi conseguenze sull'uomo, ma è stata il pretesto per l'emanazione immediata di un mandatoci cattura da parte della provincia di Trento, forte della modifica al piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali (PACOBACE) approvata dallo stesso ente il 18 luglio 2014;
   tale provvedimento ha, infatti, introdotto il concetto di «orso dannoso», nonché la possibilità di catturare tali orsi ai fini della «captivazione permanente» e, se necessario, di abbatterli;
   nell'interrogazione n. 5/03303 ancora senza risposta, si sottolineavano tutte le criticità di tale singolare provvedimento nonché il rischio di provocare danni irreparabili alla popolazione degli orsi bruni nel nostro Paese;
   ai sensi della direttiva «Habitat» 92/43/CEE, gli Stati dell'Unione europea che ospitano popolazioni dell'orso bruno, sono tenuti a sorvegliarne lo stato di conservazione ed a tutelarlo in quanto specie di interesse comunitario. In tale contesto l'Italia ha istituito un regime di tutela specifico che definisce l'orso quale «specie particolarmente protetta anche sotto il profilo sanzionatorio», ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 157 del 1992;
   l'uccisione «non necessitata» di un animale è sanzionata dall'articolo 544-bis del codice penale, così come la «captivazione permanente» può configurare il reato di maltrattamento di animali secondo l'articolo 544-ter del codice penale. Peraltro, la stessa direttiva sulla protezione penale dell'ambiente n. 99/2008/CE vincola gli Stati membri a garantire protezione penale agli animali, quali l'orso, oggetto di specifiche tutele internazionali e comunitarie;
   l'uccisione dell'orsa, arrivata in Trentino nel 2000 nell'ambito di un progetto di ripopolazione dell'area, rappresenta, ad avviso degli interroganti, una evidente violazione delle normative comunitarie e nazionali, e per questo l'unilaterale modifica dell'accordo PACOBACE da parte della provincia di Trento deve necessariamente essere esaminata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, affinché possa valutarne la compatibilità con la normativa in vigore e con la tutela della specie orso bruno, al fine di impedire ulteriori irreparabili danni alla popolazione dei plantigradi in Italia –:
   di quali elementi disponga in merito al grave epilogo della vicenda dell'orsa Daniza e se intenda avviare azioni immediate volte alla tutela dei cuccioli rimasti orfani e che rischiano di morire prematuramente, acquisendo, contestualmente e per gli aspetti di propria competenza, ogni elemento utile in relazione alla morte del plantigrade, anche al fine di evitare il verificarsi di episodi analoghi. (5-03539)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LIUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie di stampa che presso il centro olio di Viggiano sito in provincia di Potenza si sono verificate delle anomalie che hanno destato forte preoccupazione non solo per la comunità del paese di Viggiano ma tutti i comuni limitrofi;
   le anomalie sono consistite in forti fiammate di gas e fuoriuscita di un denso fumo giallo. Le centraline di monitoraggio dell'impianto non hanno ancora trasmessi i dati;
   l'Eni in un telegrafico comunicato stampa ha confermato il convogliamento della piccola quantità aggiuntiva di gas metano in fiaccola non ha comportato alcun pericolo per le persone né alcun impatto sull'ambiente circostante;
   a titolo di esempio, il valore massimo di concentrazione di SO2 registrato dalle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria nelle tre ore a cavallo dell'evento è stato di 6 microgrammi per metro cubo, rispetto a un limite di legge di 350 micro grammi per metro cubo. Dunque le concentrazioni di diossido di zolfo si sarebbero alzate di poco, mentre la fiammata sarebbe stata causata, sempre stando a quanto comunica la stessa società petrolifera, da un blocco di una delle turbine dell'impianto, blocco che ha causato un aumento delle concentrazioni di metano poi prontamente scaricate sulla fiaccola e bruciate nell'arco di un'ora;
   tale versione dell'ENI, a parere dell'interrogante, non convince perché tali eventi si verificano spesso e a volte se ne viene a conoscenza tramite segnalazioni sui social network dei cittadini;
   i sindacati e le associazioni ambientaliste chiedono da tempo che gli enti predisposti ai controlli, la regione Basilicata, l'Arpab, l'ASP competente sul territorio e la provincia di Potenza, forniscano pubblicamente i dati in modo da rassicurare la gente che vive nelle vicinanze del centro olio –:
   se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative rapide e solerti per verificare, per quanto di competenza, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, la situazione onde garantire la salute della cittadinanza, la sicurezza dei lavoratori dell'impianto e la salubrità del patrimonio ambientale locale;
   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per evitare che si possano ripetere ulteriori incidenti come quelli descritti in premessa;
   quali iniziative si intendano intraprendere, anche sul piano normativo, per obbligare le società operanti in aree come quelle descritte in premessa ai dovuti investimenti in sicurezza ambientale e per la salvaguardia dei lavoratori e della salubrità delle popolazioni. (4-06009)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   nella zona sita tra il comune di Lecce e quello di Lizzanello si trova l'area dell'ex inceneritore Saspi, dove per anni sono stati bruciati i rifiuti di Lecce e dei comuni limitrofi;
   nel marzo del 2013 il procuratore aggiunto di Lecce ha aperto un fascicolo sull'ex inceneritore per inquinamento e danni ambientali, nei confronti dei cinque ex dirigenti che si sono succeduti alla guida dello stabilimento, contestando diversi reati, tra i quali l'omessa bonifica del territorio e l'avvelenamento colposo della vicina falda acquifera;
   attualmente, nell'area si registra un grave stato di degrado ambientale dovuto alla presenza di collinette di spazzatura e, in particolare, di una alta addirittura alcuni metri, che conterrebbe circa centomila tonnellate di materiali pericolosi, comprese ceneri di cui si ignora la composizione e la provenienza;
   la presenza di sostanze nocive nell'area mette a rischio la salute dei residenti della zona, e ha già dato avvio ad una procedura d'infrazione comunitaria rispetto al sito;
   in seguito alla dismissione dell'inceneritore l'area ha rappresentato per anni una sorta di discarica incontrollata dove chiunque poteva accedere per smaltire ogni genere di rifiuti, sino a quando nel 2012 il comune che ne era proprietario è riuscito a mettere in sicurezza l'edificio ormai cadente, impedendo l'accesso incontrollato e lo sversamento di rifiuti all'interno, mentre l'esterno è tuttora terra di nessuno;
   in seguito all'apertura dell'inchiesta si è dato avvio al prelievo di campioni dai suoli dell'area al fine di poter intanto accertare l'effettiva pericolosità dei terreni dell'area –:
   se siano a conoscenza dei risultati sinora accertati sui campioni del terreno, e quali urgenti iniziative intendano assumere, anche per il tramite del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, per verificare lo stato dei luoghi nell'ottica di tutelare le popolazioni dai rischi dell'inquinamento ambientale. (4-06010)


   FRACCARO, GAGNARLI, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, LUPO, PARENTELA, L'ABBATE, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, SEGONI, TERZONI, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
   in data 15 agosto 2014, nei boschi di Pinzolo nella provincia autonoma di Trento (PAT) l'orsa Daniza, munita di radio collare, allontana un cercatore di funghi per difendere i propri cuccioli. L'uomo è graffiato alla schiena e al ginocchio e morso ad uno scarpone. Il presidente della PAT Ugo Rossi informa il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare comunicando l'intenzione di emettere un'ordinanza di cattura per l'orsa;
   in data 16 agosto 2014 una nota stampa della PAT informa che Daniza, l'orsa responsabile dell'aggressione, sarà catturata. La nota si riferisce ad un'ordinanza urgente firmata dal vicepresidente della provincia autonoma di Trento, Alessandro Olivi, con la quale si prende atto del profilo di pericolosità che si è determinato, sulla base degli accertamenti compiuti dagli organi provinciali competenti, e che impone un intervento urgente per garantire il massimo livello di tutela della pubblica incolumità. Della suddetta ordinanza non vi è traccia sul sito istituzionale della provincia autonoma di Trento e su bollettino ufficiale della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol;
   in data 19 agosto 2014, dopo aver esaminato l'ordinanza inviata dalla provincia autonoma di Trento con PEC del 16 agosto e la documentazione ad essa allegata all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, quest'ultimo emette la nota P.G. N.0033805 indirizzata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e pubblicata sul sito web ufficiale, nella quale si ritiene che la cattura per la captivazione permanente dell'esemplare rientri tra le azioni previste dal PACOBACE (Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali) in risposta al comportamento registrato. Nella stessa si ritiene inoltre di evitare la captivazione dei due cuccioli, ma, nel caso di rimozione della madre, di prevedere un attento monitoraggio dei due individui anche con tecniche radiotelemetriche, al fine di assicurare la tempestiva registrazione di eventuali comportamenti anomali, o condizioni di denutrizione;
   in data 20 agosto 2014 sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare viene pubblicata una nota in cui si riportano gli estremi di una lettera inviata alla provincia autonoma di Trento. Nella nota, recependo le valutazioni e le considerazioni dell'ISPRA, si raccomanda di evitare la captivazione dei due cuccioli e, nel caso della rimozione della madre, di prevedere un attento monitoraggio dei due individui anche con tecniche radiotelemetriche. Alla missiva, che prevede anche la possibilità di rimozione dell'orsa, il presidente della provincia autonoma di Trento Rossi replica con una nota stampa ufficiale nella quale si sottolinea che il progetto di reintroduzione dell'orso bruno non è in discussione, ma, come si afferma da tempo, serve fissare un numero massimo nelle presenze del plantigrado al fine di renderle compatibili con il territorio, ormai fortemente antropizzato, oltre che con la vita, le attività e la tranquillità di residenti e turisti;
   in data 8 settembre Claudio Groff, referente per la gestione dei grandi carnivori del servizio fauna e foreste della provincia di Trento, dichiara alla stampa nazionale che i «proiettili narcotizzanti, possono essere pericolosi (...) mentre la trappola tubo è senza dubbio lo strumento più difficile e lento»;
   in data 11 settembre, una nota stampa della provincia autonoma di Trento informa che in ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la notte fra il 10 e l'11 settembre 2014 si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura addormenta l'orsa, ma la stessa non sopravvive al trauma. Dell'accaduto viene informata anche l'autorità giudiziaria;
   stando alle ricostruzione dei fatti, il provvedimento di cattura si basava sul concetto di «orso dannoso», nonché sulla possibilità di catturare l'orso ai fini della «captivazione permanente» e, se necessario, di abbatterlo. Ciò è permesso a seguito della modifica al piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali (PACOBACE) approvata dalla provincia autonoma di Trento con la delibera n. 1241 del 18 luglio 2014;
   nell'interrogazione n. 5/03303 del 23 luglio 2014, ancora senza risposta, si sottolineavano tutte le criticità di tale singolare provvedimento nonché il rischio di provocare danni irreparabili alla popolazione degli orsi bruni nel nostro Paese;
   l'uccisione dell'orsa, arrivata in Trentino nel 2000 nell'ambito di un progetto di ripopolazione dell'area, rappresenta, ad avviso degli interroganti, una potenziale violazione delle normative comunitarie e nazionali e per questo, secondo gli interroganti, il provvedimento della provincia di Trento deve necessariamente essere esaminato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, affinché possa valutarne la compatibilità con la normativa in vigore e con la tutela della specie orso bruno –:
   se, ai sensi del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, il Governo ritenga di mettere a disposizione della cittadinanza rendendoli pubblici: l'ordinanza e la documentazione ad essa allegata inviata con PEC del 16 agosto dalla provincia autonoma di Trento all'ISPRA, le ulteriori informazioni fornite dai servizi tecnici della provincia autonoma di Trento al medesimo istituto, la lettera inviata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare alla provincia autonoma di Trento in data 20 agosto e il contenuto della comunicazione della provincia autonoma di Trento al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 11 settembre;
   se intenda acquisire ogni elemento utile, per gli aspetti di propria competenza, in relazione alla uccisione del plantigrade ed avviare delle azioni immediate volte alla tutela dei cuccioli dell'orsa Daniza, rimasti orfani e che rischiano di morire prematuramente;
   se il Governo intenda organizzare un tavolo di confronto con i vertici della provincia autonoma di Trento invitando i rappresentanti dei comuni, dei territori interessati, delle associazioni ambientaliste, delle associazioni di categoria e dei soggetti interessati che ne faranno richiesta per discutere dell'accaduto e, in prospettiva futura, per garantire una corretta gestione del progetto di ripopolamento dell'orso bruno (Ursus arctos) e per impedire ulteriori irreparabili danni alla popolazione degli orsi in Italia, con particolare riferimento all'unilaterale modifica dell'accordo «PACOBACE» da parte della provincia di Trento. (4-06012)


   BOCCADUTRI e LOSACCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la Commissione europea, nell'ambito dell'Agenda digitale, che ha fissato i target per la realizzazione di nuove infrastrutture di telecomunicazione, si è posta l'obiettivo di conseguire entro il 2020 una copertura del 100 per cento della popolazione a 30 Mbps e almeno del 50 per cento della popolazione a 100 Mbps;
   il rapporto Caio «Raggiungere gli obiettivi europei 2020 della banda larga in Italia: prospettive e sfide» nel gennaio 2014 ha evidenziato che l'Italia è in ritardo nella copertura della rete infrastrutturale di telecomunicazioni rispetto agli altri partner europei e posto dubbi circa la possibilità di raggiungere la totale copertura della rete con velocità a 30 Mbps entro il 2020 in tutto il Paese, auspicando un ruolo attivo e vigile del Governo;
   gli operatori di telecomunicazioni nel settembre 2011 hanno versato nelle casse dello Stato 4 miliardi di euro per la acquisizione delle frequenze per il servizio radiomobile 4G (LTE);
   gli stessi hanno iniziato un piano di investimenti sulla rete di banda ultralarga mobile di diversi miliardi di euro con un evidente impatto positivo sia dal punto di vista occupazionale che per la crescita dell'Italia;
   il cosiddetto decreto crescita 2.0 (legge 17 dicembre 2012, n. 221) già da novembre 2012 ha introdotto nuovi criteri di calcolo per la misura dei campi elettromagnetici che avrebbero accelerato la realizzazione delle nuove reti di telecomunicazioni in larga banda mobile;
   tale disposizione prevedeva l'adozione di linee guida attuative da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che avrebbero permesso l'investimento dei privati entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, cioè nel febbraio 2013;
   tali linee guida, trascorsi ormai 18 mesi, non sono ancora state emanate;
   il recentissimo cosiddetto decreto «competitività» (legge 11 agosto 2014, n. 116) modificando la norma, ha ulteriormente procrastinato di 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione l'emanazione delle linee guida, consentendone l'approvazione tramite più decreti;
   a quanto risulta il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe già pronti alcuni decreti attuativi;
   l'attuazione della norma è oggi quanto mai necessaria e urgente per consentire gli investimenti nelle reti di telecomunicazioni in banda ultralarga in Italia e lo sviluppo digitale del Paese –:
   in quali tempi si intenda procedere all'emanazione, ormai indifferibile, delle suddette linee guida. (4-06013)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la diffusione della notizia circa la prossima chiusura della caserma dei carabinieri di Macchiareddu-Grogastu (CA) sta generando grande preoccupazione tra la popolazione residente e gli operatori commerciali e industriali della zona, consapevoli delle inevitabili ricadute negative che l'assenza di tale presidio produrrebbe sulla sicurezza dell'area e della collettività a cui garantisce protezione;
   il sito di Macchiareddu-Grogastu costituisce infatti uno dei più importanti e vasti agglomerati industriali della Sardegna meridionale, è ubicato nella piana alluvionale compresa fra lo stagno di Cagliari e il Rio Santa Lucia in agro di Capoterra e ricade nei territori comunali di Assemini, Capoterra, Uta e Elmas;
   tale agglomerato industriale si estende su una superficie di oltre 82 chilometri quadrati, di cui circa 37 sono occupati da attività produttive che fanno capo a più di 130 imprese;
   l'area è gestita dal CACIP – Consorzio industriale provinciale di Cagliari, ente istituito nel 1961 e che gestisce anche le aree industriali di Sarroch e Cagliari-Elmas;
   il sito di Macchiareddu-Grogastu è collegato ai più importanti centri urbani, industriali e ai nodi di comunicazione del sud della Sardegna, primo tra tutti il polo petrolchimico di Sarroch, ai centri abitati di Uta, Assemini ed Elmas, all'aeroporto di Elmas e alla rete ferroviaria;
   l'area è interessata inoltre da infrastrutture di servizio, fra i quali gli elettrodotti che collegano la raffineria di petrolio della Saras al nodo di Villasor, da impianti di potabilizzazione e depurazione reflui, da reti idriche industriali e potabili, da reti di smaltimento acque nere e bianche, dalla rete telefonica, da impianti di generazione eolica e altro;
   la delicatezza e la strategicità delle infrastrutture del sito, richiedono sicuramente un'attività di vigilanza territoriale che obbedisce ad esigenze assolutamente straordinarie;
   le generali e ragionevoli esigenze di razionalizzazione della spesa pubblica impongono scelte di priorità che consentano di tagliare presenze ingiustificate o diventate superflue nel tempo, mantenendo e rafforzando invece tutti i presidi di pubblica sicurezza che rispondano a comprovate esigenze di tutela territoriale;
   se non ritenga necessario attivarsi con la massima urgenza per disporre l'immediata sospensione di ogni atto relativo alla soppressione della caserma dei Carabinieri di Macchiareddu-Grogastu, al fine di garantire un reale ed efficace controllo del territorio e dell'ordine pubblico ed uno stabile presidio militare in tale importante e strategica area industriale. (4-06003)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo il decreto direttoriale del 13 luglio 2009, poi modificato dal decreto direttoriale 2 settembre 2010, i tabaccai concessionari del gioco del lotto sarebbero di fatto obbligati ad installare all'interno dei propri locali uno o più schermi tramite i quali gli utenti hanno la possibilità di visionare esclusivamente i numeri vincenti relativi alle estrazioni plurigiornaliere del 10eLotto, ovvero quelle effettuate quotidianamente ad intervalli di 5 minuti dalle 5,00 alle 24,00;
   i predetti apparati, installati da GTECH spa, già Lottomatica Group spa, come concessionaria dello Stato per l'automazione e la gestione del servizio lotto ai sensi del decreto ministeriale 17 marzo 1993 e successive integrazioni, non sono di proprietà dei ricevitori ma fanno parte della dotazione tecnologica loro assegnata per la raccolta del gioco;
   tale strumentazione è quindi parte integrante del terminale del gioco (così come la stampante di servizio) che consente quindi la verifica in tempo reale dei risultati delle giocate;
   questi dispositivi torneranno proprietà diretta dello Stato alla scadenza della concessione;
   nell'anno 2013, tutti i giochi legati al brand lotto hanno raccolto circa 6,3 miliardi di euro, con un incremento del 2 per cento rispetto ai risultati ottenuti nel 2012;
   sono arrivate diverse segnalazioni che indicano che già da diversi anni l'installazione dei dispositivi 10eLotto sopra citati ha di fatto permesso all'amministrazione abbonamenti Rai di procedere alla riscossione del canone speciale per importi tra i 200 e i 400 euro circa (cifra che varia in base al tipo di attività);
   pare quantomeno paradossale che si possa imporre il pagamento del canone speciale Rai ad un concessionario su strumentazione non di sua proprietà;
   non si comprende per quale motivo gli organi di controllo (Agenzia delle entrate e amministrazione abbonamento RAI) non abbiamo provveduto a effettuare le verifiche necessarie al fino di constatare che la proprietà dei monitor fosse di GTECH spa, intestando il pagamento del canone speciale direttamente a quest'ultima –:
   se e come il Governo intenda escludere o esonerare gli esercizi concessionari dei giochi del lotto dal pagamento del canone speciale RAI in quanto non proprietari della strumentazione sopracitata ma solo detentori ed espositori per conto di GTECH spa intestando di conseguenza le cifre dovute a quest'ultima;
   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere al fine di escludere immediatamente richieste di pagamento a carico dei concessionari che ospitano nelle proprie attività i monitor legati ai servizi del lotto. (5-03535)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la strada chiocciolaia, sita nel grossetano, è un'arteria di congiunzione tra due importanti strade provinciali che necessita da molti anni di lavori urgenti di messa in sicurezza e manutenzione;
   ogni anno, anche a causa dei flussi turistici, la strada è interessata da un notevole traffico di autoveicoli e automezzi, e le cattive condizioni del manto stradale, della banchina e dei ponti che ne attraversano i canali e i fossi hanno determinato il verificarsi di numerosi incidenti stradali;
   la mancanza degli interventi di manutenzione sta causando un notevole danno alle attività economiche e agricole presenti nella zona, tanto che negli scorsi mesi anche la Coldiretti ha lamentato l'inattività del comune di Grosseto, oltre a notevoli disagi degli utenti che la percorrono;
   uno degli elementi che rallentano l'adozione delle misure necessarie per la messa in sicurezza della strada è la confusione sulle responsabilità istituzionali e sulla competenza ad intervenire sulla strada, che il comune di Grosseto attribuisce all'Agenzia del demanio e quest'ultima, viceversa, attribuisce allo stesso comune –:
   se la competenza sulla strada chiocciolaia sia in capo all'Agenzia del demanio, e, se del caso, quali interventi si intendano realizzare per restituire detta strada quanto prima ad una corretta e sicura viabilità. (4-06005)


   TOTARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   stando a quanto emerso dalla stampa, in particolare da un articolo de Il Tirreno dell'11 luglio 2014, è in corso una massiccia ispezione degli stabilimenti balneari da parte della capitaneria di porto al fine di verificare la cosiddetta «facile o difficile rimozione» dei fabbricati presenti sul litorale, tra cui locali, piscine, case di guardianaggio e altro;
   l'articolo 49, comma 1, del codice della navigazione prevede che, quando venga a cessare la concessione, le opere definibili come «non amovibili» costruite su area demaniale, restino acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso, salvo che non sia stato diversamente stabilito nell'atto di concessione;
   con sentenza n. 626/2013, il Consiglio di Stato ha evidenziato che la disposizione contenuta nell'articolo 49 del codice della navigazione «è stata più volte interpretata nel senso che l'accessione si verifica ipso iure al termine del periodo di concessione e va applicata anche in caso di rinnovo della concessione stessa, ma non di proroga»;
   si fa quindi riferimento alla effettiva cessazione e non alla mera scadenza, «in presenza di rinnovi del titolo concessorio, operati ex lege, prima della data di scadenza prevista dall'atto di concessione, la concessione stessa non può ritenersi «cessata»;
   nel luglio 2013, il consiglio regionale della Toscana ha approvato all'unanimità il regolamento di attuazione della legge che aveva modificato il testo unico del turismo per la parte che riguardava gli stabilimenti balneari;
   per quanto attiene lo svolgimento delle attività accessorie da parte degli stabilimenti balneari, il regolamento affida ai comuni la definizione degli orari e delle limitazioni a cui devono attenersi gli stabilimenti, e per la definizione delle caratteristiche tecniche delle opere di facile rimozione realizzate nelle aree del demanio marittimo, il regolamento stabilisce che si definiscono «opere di facile rimozione» quelle che richiedono lavori per un massimo di 90 giorni per la rimozione e il ripristino del luogo su cui sorgevano;
   ad oggi gli aspetti dominicali ed erariali sul demanio marittimo sono riservati alla competenza dello Stato, mentre gli aspetti gestionali, con tutte le attività connesse, sono stati trasferiti nella competenza degli enti territoriali: regioni e comuni;
   una determinata opera, affinché possa essere acquisita dallo Stato, al termine della concessione, necessita di tre tassative condizioni: che sia dichiarata come non amovibile; che la concessione non contenga una previsione diversa; che la concessione sia effettivamente cessata;
   le concessioni in atto sono state prorogate ex lege al 2020;
   la mancata definizione legislativa delle opere connotabili come «non amovibili», di «difficile sgombero» o di «difficile rimozione», e il ricorso, per detto scopo, alle numerose circolari dei vari Ministeri competenti in materia, succedutesi nel tempo – n. 53/1962, n. 87/1966, n. 97/1966, n. 271/1991, n. 120/2001 – che, com’è noto, non hanno valore giuridico né valenza sanzionabile in caso di inosservanza, sta creando da anni negli operatori, siano essi gestori del potere concessorio o titolari di imprese turistico ricreative-stabilimenti balneari, seri dubbi e incertezze operative che sono sfociate in giudizi penali;
   in tali contenziosi il giudice penale ha poi provveduto ad assolvere sia gli imprenditori sia i progettisti, proprio non riconoscendo valore giuridico alle ordinanze; 
   il maxi-esproprio che si preannuncia vale milioni e milioni di euro (solo in Versilia si stima che si possa toccare il miliardo di euro), riferiti al valore di costruzioni realizzate con relativi permessi dai concessionari, che passerebbero allo Stato, senza contare che ciò comporterebbe l'aumento dei canoni di concessione previsti per coloro ai quali viene incamerato un bene, poiché la concessione verrebbe ritenuta di maggior valore –:
   quali iniziative intendano assumere al fine di evitare, in coerenza con quanto disposto dalla normativa regionale, gli incameramenti da parte del Demanio con riferimento ai beni di cui in premessa, salvaguardando così un importante settore economico che, soprattutto in questo periodo di crisi, permette un sostentamento non indifferente del tessuto economico locale grazie a dipendenti ed indotto.
(4-06007)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   NESCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   sul settimanale Il Corriere della Calabria si fa riferimento, in un articolo di Gaetano Mazzuca intitolato Rischio impunità e pubblicato nell'edizione del 21 agosto 2014 da pagina 41, a «procedimenti – presso il Tribunale di Catanzaro – per reati contro la pubblica amministrazione che rischiano di essere cancellati dall'inesorabile scorrere del tempo»;
   secondo l'articolista, si tratterebbe di una tale quantità di «scottanti fascicoli» da far pensare al pubblico ministero titolare, Gerardo Dominijanni, «se valga ancora la pena continuare a scavare per far luce sulla gestione della cosa pubblica in Calabria»;
   nel riferito articolo a parlare è direttamente il magistrato, che denuncia: «Come Procura tempo fa abbiamo ricevuto uno stralcio di un procedimento che ci è arrivato da Milano. Noi procediamo per un'unica posizione, con un unico imputato. Milano aveva invece in carico venti o trenta indagati con altrettanti capi di imputazione. Ebbene, per loro c’è già stata la sentenza d'appello, noi siamo ancora alla terza udienza in Tribunale»;
   lo stesso pubblico ministero, aggiunge: «Per esempio, ho un processo in fase dibattimentale che riguarda ipotesi gravi e con un imputato che riveste tuttora un ruolo apicale nella macchina amministrativa. Ebbene, il collegio ha stabilito un'unica udienza al mese e solo per due ore. Essendoci molti testi, credo che impiegheranno otto, nove mesi per la sentenza, salvo ulteriori intoppi. C’è anche chi al processo deve ancora arrivarci e da dicembre del 2013 si trova in fase di udienza preliminare»;
   il sostituto poi sottolinea: «È vero che c’è una mancanza di magistrati e c’è un carico di lavoro che non permette di condurre i processi in maniera celere, ma è anche vero che questi procedimenti dovrebbero avere una corsia preferenziale. Non lo dico io, lo prevede la legge, quella sull'anticorruzione. Per un semplice motivo, avendo come sanzione l'incandidabilità o comunque la decadenza, non si può aspettare che finisca la legislatura. Se la legge stabilisce che con una condanna in primo grado, indipendentemente dalla pena, c’è incompatibilità con le funzioni apicali. Noi dobbiamo garantire di giungere a una sentenza il prima possibile»;
   più avanti, il magistrato rimarca: «I calabresi hanno il sacrosanto diritto di sapere se chi gestisce la cosa pubblica è colpevole o innocente rispetto alle gravi accuse che gli vengono mosse. Ritengo che le direttive del Tribunale vadano in senso contrario, non è possibile fare un'udienza al mese per solo due ore. Significa frammentare la prova in maniera eccessiva. Ripeto, è proprio la legge che assegna a questi processi una loro specifica peculiarità»;
   appare molto grave la situazione organizzativa al Tribunale di Catanzaro, col rischio, secondo Dominijanni, «di non arrivare neanche a una sentenza di primo grado»;
   all'intervistatore il pubblico ministero racconta: «Sono costretto a domandarmi se sia un'omissione colposa o dolosa. Il problema è stato posto anche con forza dai vertici degli uffici giudiziari catanzaresi senza ricevere alcuna risposta»;
   in particolare, il magistrato indica una serie di misure utili, affermando: «Bisognerebbe innanzitutto aumentare l'organico, ma, come dicevo, è una richiesta rimasta a lungo inascoltata. Occorre allora intraprendere altre strade. Modernizzare e informatizzare l'ufficio, così come sta facendo il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e come in parte ha fatto Giuseppe Borrelli nella sua permanenza qui. E poi ci sono tanti reati che potrebbero essere definiti con una sanzione amministrativa liberando energie su altri fronti. Per esempio la violazione dei pagamenti dell'Inps: in questo caso la procedura prevede che dopo che arriva la segnalazione della notizia di reato noi la teniamo ferma per novanta giorni, se scaduto il termine non è stato pagato, inizia il procedimento, altrimenti archiviamo (...). Sarebbero da rivedere anche le procedure di notifica, assurdo avere l'obbligo di notificare gli atti a ogni singolo legale in caso un imputato sia difeso da più avvocati. Anche le procedure per le proroghe delle indagini, pur salvaguardando il diritto alla difesa, potrebbero essere snellite. Ma soprattutto, ritengo, sarebbe necessario implementare il gruppo della polizia giudiziaria con personale specializzato in reati contro la pubblica amministrazione»;
   su Catanzaro nell'intervista in questione il pm mette in luce il fatto che sia un ambiente piccolo in cui tutti si conoscono, per cui «è un ostacolo» che molte persone facciano «attività di indagine da molti anni nello stesso posto»;
   per Dominijanni «il problema è che in questo stato» la giustizia catanzarese non può «garantire risposte adeguate ai calabresi», anche se «in Calabria sta nascendo un clima collaborativo»;
   tra i processi a Catanzaro che riguardano fattispecie come quelle descritte dal giudice ce n’è uno – per quanto risulta all'interrogante – a carico dell'ex governatore della regione Calabria Giuseppe Scopelliti e dell'assessore in carica Domenico Tallini, sotto accusa per la nomina a capo del dipartimento regionale «Controlli», creato ex novo, di Alessandra Sarlo, moglie del giudice Vincenzo Giglio, coinvolto nell'inchiesta infinito della Dda di Milano;
   sempre a Catanzaro, c’è poi un altro processo, che coinvolge Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della regione Calabria, insieme a membri della sua giunta regionale dell'epoca, in relazione a presunte pressioni per la nomina di un primario ospedaliero;
   all'interrogante appare gravissimo che processi di tale importanza, decisivi soprattutto in una regione come la Calabria, possano concludersi per prescrizione derivante come si evince dalle dichiarazioni del giudice Dominijanni, da inerzia e disorganizzazione –:
   se non ritenga opportuno procedere all'invio di ispettori ministeriali per accertare, la produttività nonché l'entità e la tempestività del lavoro dei singoli magistrati, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 1311 del 1962 presso il tribunale di Catanzaro. (4-06017)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   la notte del 24 luglio del 2011, alle ore 4:00, un devastante incendio, divampato all'interno della sala apparati regolante il flusso dei treni della stazione Tiburtina di Roma, provocò gravi conseguenze sulla circolazione di tutto il traffico ferroviario nazionale, creando forti disagi ai viaggiatori e all'intera viabilità ferroviaria;
   nonostante la gravità del rogo, che causò la completa distruzione dell'apparato di sicurezza CEI, un apparato centrale elettrico ad itinerari, destinato alla gestione e al controllo della circolazione dei treni, l'evento non comportò fortunatamente danni di alcuna entità alle persone;
   tuttavia, l'incendio ebbe, per mesi, un impatto enorme sulla circolazione ferroviaria, in un nodo nevralgico come quello di Roma Tiburtina, paralizzando lo scalo romano e producendo ingenti danni economici, valutabili in milioni di euro, alla viabilità e ai passeggeri;
   in particolare, a soli tre giorni dall'avvenuto incidente, l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli dichiarò alla stampa come fossero già stati disposti rimborsi di biglietti per un valore complessivo di circa 680 mila euro nei confronti dei viaggiatori;
   ad avviso degli interroganti, una stima complessiva del danno economico prodotto dall'incidente di Roma Tiburtina dovrebbe tenere conto del danno economico prodotto dai ritardi riportati da tutti i treni; di quello prodotto da tutti i treni soppressi; del danno prodotto dai ritardi generati dai ritardi di altri treni; del danno arrecato all'infrastruttura ferroviaria; di quello prodotto per il pronto intervento dei vigili del fuoco e di altri organi; di quello prodotto dal danno ambientale che genera delle esternalità negative che non sono state remunerate; del danno economico prodotto dal danno di rete, parimenti generante un «costo sociale» non remunerato;
   come previsto dall'articolo 19 del decreto legislativo 10 agosto 2007 n. 162, recante l'attuazione delle direttive 2004/49/CE e 2004/51/CE relative alla sicurezza e allo sviluppo delle ferrovie comunitarie, a seguito di incidenti definiti «gravi» ai sensi dell'articolo 3 del citato decreto legislativo n. 162 del 2007, l'organismo investigativo è obbligato ad aprire le indagini, al fine di fornire eventuali raccomandazioni finalizzate al miglioramento della sicurezza ferroviaria e alla prevenzione;
   in particolare, tra gli eventi qualificabili come «incidenti», a norma dell'articolo 3, lettera z), del citato decreto legislativo n. 162 del 2007, viene ricompresa anche la categoria degli incendi;
   a seguito dell'incendio divampato nella stazione Tiburtina, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore Matteoli dispose, ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 162 del 2007, in data 25 luglio, una commissione ministeriale di inchiesta, composta da tecnici del Ministero e dall'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, incaricata di accertare le cause che provocarono il rogo ferroviario all'interno della sala macchine;
   parallelamente alle indagini condotte dalla commissione di inchiesta ministeriale e a quelle delle procura di Roma, anche la Rete Ferroviaria Italiana (Rfi – Gruppo Fs) – gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale – istituì una commissione d'inchiesta interna per far luce sulle cause del rogo;
   in particolare, come risulta dalle agenzie di stampa, tra le ipotesi vagliate dalle commissioni d'inchiesta venivano menzionate quelle relative a un corto circuito nella sala che controlla la circolazione dei treni, ad una manomissione o asportazione di cavi in rame, alla fulminazione diretta di cavi elettrici per scariche atmosferiche e a contatti diretti su apparecchiature di segnalamento a bassa tensione;
   nel corso di una seduta informativa urgente, tenutasi al Senato in data 28 luglio, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore riferì sull'incendio verificatosi presso la stazione ferroviaria di Roma Tiburtina in base alle prime notizie disponibili, e precisò che la Commissione di vigilanza avrebbe presentato un documento conclusivo dell'inchiesta entro sessanta giorni dalla sua istituzione presso il Ministero;
   nonostante siano passati ormai tre anni dalla data dell'incendio presso la stazione Tiburtina, l'esito delle indagini della commissione ministeriale di inchiesta rimane agli interroganti tuttora ignoto né si ha conoscenza del documento conclusivo predisposto dalla commissione ministeriale, qualora questo sia stato redatto nei tempi previsti, dal momento che esso non risulta esser stato pubblicato sul sito web del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
   inoltre, nella relazione annuale 2011 predisposta dalla direzione generale per le investigazioni ferroviarie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'incendio occorso alla stazione Tiburtina non viene menzionato tra le indagini in corso da parte della direzione generale né è stato possibile agli interroganti reperire informazioni utili sugli esiti di tale inchiesta all'interno dei rapporti annuali pubblicati dall'ANSF;
   sembrerebbe che il direttore generale per le investigazioni ferroviarie Pittaluga non abbia aperto l'inchiesta in relazione all'episodio, ad avviso degli interroganti in contrasto con:
    il disposto di cui all'articolo 19, primo comma, del decreto legislativo n. 162 del 2007 che obbliga l'organismo investigativo a svolgere le indagini, a seguito di incidenti gravi, per danni superiori o uguali a 2 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 3, del citato decreto legislativo n. 162 del 2007;
    il disposto di cui all'articolo 19, secondo comma, del decreto legislativo n. 162 del 2007 non tenendo conto della gravità dell'incidente, della compromessa sicurezza che ha inibito il traffico ferroviario e delle richieste delle istituzioni, quando lo stesso sindaco Alemanno ha chiesto al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore l'apertura di un'indagine definendo questo incendio come «un brutto incidente» che ha prodotto come dichiarato dallo stesso Ministro pro tempore delle «inevitabili restrizioni sul traffico ferroviario»;
   l'allora Ministro Altero Matteoli provvide ad aprire un'indagine ministeriale nonostante esista uno specifico organismo che dovrebbe assolvere, per legge, tale compito –: 
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei risultati dell'inchiesta ministeriale disposta nel luglio 2011 per accertare le cause che hanno provocato l'incendio presso la stazione Tiburtina di Roma, in particolare in relazione ad eventuali responsabilità che fossero emerse dall'inchiesta, anche in merito all'efficacia dei dispositivi di prevenzione antincendio presenti nella stazione e al corretto funzionamento del piano di emergenza;
   se il Ministro possa altresì chiarire, a tre anni dall'avvio dell'inchiesta, i motivi di un tale ritardo fatto registrare nella conclusione delle indagini da parte della commissione ministeriale, attività di inchiesta che si sarebbe dovuta concludere entro 60 giorni dall'istituzione della stessa commissione, e le ragioni dell'assenza, sulle pagine web del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ANSF, della documentazione inerente alle indagini, qualora queste siano tuttora in corso;
   per quali ragioni l'allora direttore generale per le investigazioni ferroviarie, ingegner Marco Pittaluga, non abbia aperto l'inchiesta oggetto di questa interrogazione. (5-03538)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   FEDRIGA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 9 settembre 2014 sono scattati controlli nel porto di Trieste, dove gli equipaggi di petroliere e cargo sono stati invitati a prestare la massima attenzione durante le operazioni di imbarco e sbarco delle merci;
   stando alla locale capitaneria di porto, pare che a far scattare l'allarme siano state segnalazioni concernenti la possibilità che vengano condotti attentati con barchini esplosivi;
   motovedette della capitaneria di porto di Trieste hanno perlustrato le acque antistanti, mentre elicotteri sorvolavano l'area e pattuglie a terra conducevano ulteriori verifiche a terra;
   il 10 settembre si è provveduto a sensibilizzare rispetto al pericolo di questi attacchi anche altri scali portuali nazionali;
   risulta evidentemente in aumento il rischio avvertito di attentati di matrice jihadista nel nostro Paese, anche in conseguenza della partecipazione alle iniziative assunte per contenere e sconfiggere il sedicente Stato Islamico sorto a cavallo tra Iraq settentrionale e Siria;
   all'aggravarsi del pericolo non contribuisce certamente la prosecuzione dell'operazione Mare Nostrum né, tanto meno, il moltiplicarsi dei luoghi adibiti al culto musulmano nel nostro Paese –:
   quali informazioni possegga il Governo sullo stato effettivo della minaccia terroristica, in particolare sotto il profilo della presenza sul suolo nazionale di agitatori e reclutatori per la causa jihadista e della sicurezza della navigazione nelle acque antistanti i maggiori porti del nostro Paese;
   se e in quali tempi si intendano assumere iniziative per una moratoria in materia di costruzione ed apertura di nuovi luoghi da adibire al culto islamico;
   che tempi si profilino per la conclusione della missione Mare Nostrum.
(4-06004)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   TOTARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il fenomeno del precariato risulta particolarmente diffuso in ambito scolastico e risulta avere un'incidenza negativa non solo sulla condizione di incertezza lavorativa ed economica del personale scolastico, ma anche sulla continuità didattica e sulla qualità dell'insegnamento, che risultano così fortemente penalizzate, ed in merito appare necessario un intervento mirato e urgente;
   la legge n. 296 del 2006 ha trasformato le graduatorie provinciali degli insegnanti abilitati in «ad esaurimento», consentendo l'inserimento con riserva fino al conseguimento del titolo esclusivamente degli iscritti al corso di laurea in scienze della formazione primaria nell'anno scolastico 2007/2008, e dall'anno successivo le graduatorie utili per il 50 per cento delle immissioni in ruolo, sono rimaste inutilizzate;
   le graduatorie ad esaurimento (GAE) sono «chiuse» dal 2006, ma i precedenti Governi hanno agito in modo da permettere anche successivamente, nel 2008 e nel 2012, l'inserimento a chi si fosse semplicemente immatricolato al corso di laurea fino al 2007, prevedendo che questi studenti si iscrivessero alle graduatorie ad esaurimento con riserva, da sciogliere al momento del conseguimento del titolo;
   nel 2012 il decreto ministeriale n. 53 del 2012 ha creato una «quarta fascia» destinata esclusivamente a coloro che abbiano acquisito il titolo negli anni 2008/2009, 2009/2010 e 2010/2011, mentre al di fuori di questi inserimenti i laureati in scienze della formazione primaria, pur conseguendo lo stesso titolo di coloro che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, possono accedere solo alla II fascia delle graduatorie di istituto, dalle quali è possibile accedere alle supplenze, ma non all'incarico a tempo indeterminato;
   permane assoluta incertezza sul futuro degli abilitati tramite tirocini formativi attivi e percorsi abilitanti speciali, oltre che su quello degli idonei ai concorsi e di chi ha conseguito il diploma magistrale fino al 2001, poiché dal 2016 non sono più previste assunzioni da graduatorie;
   coloro che hanno conseguito il titolo velocemente, rimanendo nei tempi accademici (2010/2011, 2012/2013, triennio) si trovano negato l'accesso alle graduatorie ad esaurimento, mentre allo stato attuale nelle graduatorie ad esaurimento sono presenti persone che, iscritte nell'anno accademico 2007/2008, o antecedentemente, continuano ad aggiornare la loro posizione come riservisti, pur non avendo ancora conseguito il titolo;
   le graduatorie ad esaurimento, seppur chiuse con la legge n. 296 del 2006, hanno permesso l'inserimento nel 2009 e nel 2012 di laureati e abilitati con il medesimo corso quadriennale in scienze della formazione primaria;
   ad essere interessati sono coloro che si sono iscritti al corso di laurea in scienze della formazione primaria negli anni accademici 2008-2009, 2009-2010, 2010-2011, quindi circa diecimila docenti a livello nazionale, di cui circa cinquecento in Toscana;
   dall'anno accademico successivo invece il corso di laurea ha subito una riforma, diventando a ciclo unico quinquennale (LM 85 bis), fatto che, in un'ottica di reclutamento in cui la previsione dei concorsi ordinari non è sistematica (l'ultimo nel 2012, il prossimo in un futuro non determinato) rappresenta un problema per le aspettative di questa categoria di docenti;
   le graduatorie ad esaurimento relative al sostegno vengono puntualmente esaurite, ricorrendo così agli immessi in graduatorie di istituto o reclutati tramite messa a disposizione;
   al 30 giugno 2013 delle 120.000 cattedre assegnate il 75 per cento è senza titolare e rispetto ai 230.000 alunni con handicap lo Stato ha bisogno di 115.000 insegnanti di sostegno rispetto ai 90.000 previsti nel 2016 dall'ultima legge n. 128 del 2013;
   il precariato nella scuola non soltanto è rimasto costante negli anni, ma oggi è a suoi massimi storici se si considera che soltanto la metà del personale inserito nelle graduatorie ottiene una supplenza al 30 giugno o al 31 agosto, mentre altri 150.000 docenti (abilitati con i tirocini formativi attivi, scienze della formazione primaria, diploma magistrale, percorsi abilitanti speciali) attendono di essere inseriti nelle stesse graduatorie –:
   quali iniziative intenda assumere al fine di sanare la situazione in questione, se del caso procedendo alla riapertura delle graduatorie ad esaurimento per i docenti abilitati, per i docenti presenti nelle graduatorie di merito del concorso del 2012, anche al fine di evitare sanzioni da parte della Commissione europea a causa della violazione della direttiva europea legata alla stabilizzazione dei precari. (4-06006)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
   la nuova proprietà di Alitalia ha annunciato l'imminente chiusura di tutte le basi territoriali (Venezia e Verona per il Veneto) e relativo trasferimento coatto di tutto il personale di volo negli ultimi hub rimasti: Roma e Milano;
   nel caso di specie, Venezia è una grande opportunità per qualsiasi operatore turistico. Questo è dato a prescindere dalla qualità degli operatori, dalla condizioni delle infrastrutture e dei collegamenti. Per queste ragioni, storicamente Alitalia ha sempre mantenuto una presenza adeguata di voli contribuendo al consolidamento del terzo sistema aeroportuale italiano (dopo Roma e Milano);
   acconsentire passivamente alla strategia annunciata dalla compagnia di bandiera significa di fatto contribuire all'impoverimento sociale, economico, umano del nostro territorio;
   il dirigente responsabile commerciale operativo Alitalia-Cai, nell'audizione tenuta in IX commissione consiliare comunale di Venezia nell'ottobre del 2012 smentiva le preoccupazioni della FILT CGIL veneziana sulla probabile chiusura della base e prometteva il prossimo potenziamento dello scalo;
   la decisione della compagnia appare quanto meno irragionevole, soprattutto perché Alitalia continuerà a operare regolarmente sugli aeroporti di Venezia e Verona (e così sulle altre basi territoriali soppresse), addirittura accollandosi costi quasi sicuramente maggiori di quelli necessari al mantenimento delle basi aeroportuali. Infatti, siamo di fronte al paradosso per cui un lavoratore di Alitalia, residente a Venezia o Verona o comunque nel territorio regionale veneto, sarà costretto a recarsi a Roma per iniziare il servizio e tornare a Venezia o Verona per effettuare il volo programmato; il tutto con il dovuto accollo da parte dell'azienda dei costi di trasferimento, vitto e alloggio dei lavoratori in trasferta;
   il personale Alitalia che, in passato, ha scelto Venezia o Verona, e che consapevolmente ha confermato un radicamento territoriale con l'acquisto di una casa e il conseguente trasferimento della propria famiglia, si trova ora costretto al ripensamento della propria dimensione individuale, sempre con la minaccia del possibile licenziamento;
   il nostro Paese merita un approccio, da parte della nuova gestione della compagnia, diverso e più evoluto, nella considerazione che la competitività si gioca anche sulla qualità delle condizioni di lavoro del proprio personale e della qualità del servizio che può offrire ai passeggeri;
   a poco serve dunque concentrare il personale in due basi se non si incrementano attività, servizi, rotte, lavoro, reddito: chiudere le basi di Venezia e Verona implicherà inevitabilmente che le compagnie concorrenti occuperanno gli spazi lasciati liberi, certificando e aggravando la crisi della compagnia di bandiera;
   i diritti dei lavoratori vanno salvaguardati prima di ogni strategia aziendale mirata al profitto, a maggior ragione quando questa comporti enormi complicanze nella quotidianità del personale navigante, costringendolo – pena il licenziamento – a trasferimenti di domicilio e a modificazioni radicali della propria gestione familiare;
   le organizzazioni sindacali, tra cui Filt Nazionale, hanno già chiesto un incontro con Alitalia per la garanzia di tutti gli elementi contrattuali previsti per i trasferimenti e, in mancanza di risposte concrete i lavoratori, hanno preannunciato iniziative di sciopero –:
   quali iniziative i Ministri, secondo le rispettive competenze, intendano assumere per tutelare l'interesse primario dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, garantendo il rispetto dei loro diritti;
   se in sede di trattativa per la cessione di Alitalia siano stati discussi i profili di carattere organizzativo descritti in premessa e, in tal caso, con quali esiti.
(2-00674) «Zan».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDASSARRE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   svariati organi di informazione hanno pubblicato la dichiarazione del direttore generale di INPS, Mauro Nori, testualmente: «Nessuna mora sarà dovuta per chi pagherà entro novembre il contributo ordinario per i fondi di solidarietà residuale per i periodi gennaio-settembre»;
   come si evince dal messaggio n. 6897 pubblicato da INPS in data 8 settembre 2014, firmato dal direttore generale Nori, avente come oggetto «chiarimenti circolare n. 100 del 2 settembre 2014. Legge n. 92 del 28 giugno 2012 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Articolo 3, commi da 4 a 47. Fondo di solidarietà residuale.», le aziende potranno versare il contributo ordinario, dovuto per le mensilità da gennaio a settembre 2014, entro il giorno 16 dicembre 2014, senza applicazione di sanzioni ed interessi;
   la circolare n. 100 emanata da INPS in data 2 settembre 2014, a firma del direttore generale Nori, recita al 6.2: «Il contributo ordinario dovuto per le mensilità in relazione alle quali i termini di versamento non risultano scaduti alla data di pubblicazione della presente circolare, dovrà essere versato alle ordinarie scadenze di legge. Invece, il contributo ordinario dovuto per le mensilità da gennaio a luglio 2014 dovrà essere versato non oltre il giorno 16 del terzo mese successivo alla predetta data (deliberazione n. 5 del Consiglio di amministrazione dell'istituto del 26 marzo 1993, approvata con decreto ministeriale n. 7/1/1993, circolare n. 292 23 dicembre 1993, punto 1). Con riferimento a tali mensilità, l'importo del contributo dovrà essere maggiorato degli interessi al tasso legale dell'1 per cento (decreto del Ministro dell'economia e delle Finanze emanato il 13 dicembre 2013) computati dal 7 giugno 2014 – giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto istitutivo del Fondo residuale – e fino alla data di versamento»;
   dalla documentazione suddetta si evince un cambio radicale da parte del direttore generale Mauro Nori, avvenuto nell'arco di pochissimi giorni, nella scelta inerente all'applicazione di sanzioni e interessi sul versamento dovuto all'INPS;
   appare singolare all'interrogante che un messaggio dell'INPS (messaggio n. 6897) delinei delle procedure da applicare totalmente opposte a quelle che erano state delineate solo pochi giorni prima attraverso una circolare INPS (circolare n. 100);
   elemento rilevante sono altresì le dichiarazioni del dottor Nori che, indicava in fine novembre il limite di pagamento entro il quale le aziende avrebbero beneficiato della deduzione di interessi e more per poi indicare, solo pochi giorni dopo (messaggio n. 6897), la data del 16 dicembre 2014 come limite di pagamento per beneficiare delle agevolazioni dichiarate dallo stesso;
   a parere dell'interrogante, nel messaggio n. 6897 di Inps, la motivazione fornita a supporto delle suddette decisioni quale: «...tenuto conto delle difficoltà tecniche nell'aggiornamento delle procedure informatiche dell'istituto...», appare non sufficientemente realistica per poter comportare una perdita economica di tal natura all'Istituto stesso –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti;
   se il Ministro interrogato possa fornire la stima economica, che comporterebbe l'applicazione del messaggio n. 6897 di Inps – in contrasto con la precedente circolare n. 100 –, e che andrebbe a gravare direttamente sulle casse dell'Istituto previdenziale;
   se il Ministro interrogato ritenga legittima e rispondente alle normative vigenti, valutata altresì la situazione in cui versa economicamente l'Istituto, la procedura adottata dal dottor Nori e se possa fornire elementi a supporto della decisione che lo stesso ha preso, illustrandone le motivazioni reali che hanno portato a tale repentina decisione con particolare riguardo alle motivazioni ufficiali che comportano «l'impossibilità di aggiornare in tempi congrui le procedure informatiche»;
   se il Ministro interrogato non rilevi elementi discordanti e che meriterebbero un maggiore approfondimento, anche al fine di rendere quanto più possibili trasparenti le procedure adottate a seguito dei messaggi e delle circolari emanate dal direttore generale di Inps. (5-03537)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRANCO BORDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia è il primo produttore europeo di riso, la coltivazione è concentrata principalmente nelle regioni Piemonte e Lombardia, nel triangolo Vercelli, Novara, Pavia. Viene inoltre coltivato in provincia di Mantova ed in Emilia-Romagna in particolare nel basso Ferrarese, in Veneto nella bassa Veronese, in Sardegna nella valle del Tirso e in Calabria nella Piana di Sibari;
   nelle principali province risicole, le organizzazioni agricole, Confagricoltura, CIA, con l'adesione delle industrie risiere (AIRI) e delle riserie artigiane (Confartigianato), e Coldiretti sono in stato di agitazione con manifestazioni di vario tipo;
   le manifestazioni hanno lo scopo di richiamare l'attenzione del Governo e delle istituzioni, sul grave problema dell'aumento delle importazioni di riso estero proveniente da agricolture dai costi di produzione decisamente inferiori a quelli europei, infatti nell'ultima campagna di commercializzazione, nell'Unione europea queste importazioni sono aumentate di 100 mila tonnellate, di cui 84 mila provenienti dai Paesi meno avanzati (PMA) e quindi a dazio zero;
   questa situazione si sta riverberando in modo sostanziale sui prezzi di mercato, in dettaglio quelli delle varietà di riso «Lungo B» (indica), quelle che maggiormente e più direttamente subiscono la concorrenza dei risi di importazione in particolare dalla Cambogia. I prezzi sono notevolmente scesi, passando dai 26 euro al quintale dello scorso febbraio, agli attuali 22,5 euro al quintale, cifra che a denuncia dei produttori è insufficiente a coprire i costi di produzione, pur comprendendo l'aiuto diretto proveniente dalla Politica Agricola Comune, PAC;
   nel 2009-2010 le importazioni di riso coltivato provenienti dai Paesi meno sviluppati (PMS) sono triplicate rispetto al 2008. Nel 2012-2013 tali importazioni hanno superato quelle della Tailandia, che per anni era stata il principale esportatore di riso verso l'Unione europea. Nei primi sette mesi del 2013, su un totale di circa 169.000 tonnellate di importazioni dai PMS, 161.000 tonnellate provenivano dalla Cambogia (il 95 per cento del totale importato dai PMS), di cui 41.000 tonnellate erano già state confezionate;
   la risicoltura italiana rischia di essere fortemente ridimensionata, mettendo in pericolo un vasto territorio e tutta la filiera del comparto, con gravi ripercussioni economiche ed occupazionali, va inoltre riconosciuta la valenza ambientale delle coltivazioni di riso e la loro importanza vitale per il regime delle acque superficiali e sotterranee dell'intera pianura padana. Una risicoltura ridimensionata, esplicherebbe i suoi effetti anche sui consorzi irrigui e sul territorio, in quanto i risicoltori non avrebbero più interesse a mantenere quella rete irrigua che, fino ad oggi, ha salvaguardato il territorio dai dissesti idrogeologici e dalle alluvioni che con sempre maggiore frequenza si manifestano in altre zone;
   ad oggi non si conoscono i dati precisi né sulle importazione, né sulle caratteristiche sanitarie del riso che viene importato;
   in data 1o luglio 2014 lo scrivente ha depositato un testo di risoluzione in XIII Commissione circa l'importazione di prodotti che presentano criticità in merito alla sicurezza alimentare, cui si propone di impegnare il Governo: «a rimuovere il segreto e a rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero, al fine di far conoscere ai consumatori italiani i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri che, in verità, dopo la trasformazione vengono venduti come prodotti made in Italy; ad assumere, nel semestre di presidenza italiana, dell'Unione europea iniziative volte a garantire un reale principio di reciprocità con i Paesi terzi con cui sono in essere, e con cui si faranno, accordi commerciali di scambio di prodotti agroalimentari, al fine di applicare gli stessi elevati standard di sicurezza e controlli alimentari con lo scopo di raggiungere, realmente, gli obiettivi prefissati nel “VII Programma d'azione europeo per l'ambiente” – “Vivere bene entro i limiti del nostro Pianeta” – e dagli altri strumenti di politica ambientale dell'Unione europea; a far sì che il sistema dei controlli sulla sicurezza alimentare attivo in Italia possa trovare un'applicazione di reciprocità all'interno dell'Unione europea, a fronte del fatto che i livelli massimi di residui presenti negli agro alimenti dei Paesi comunitari è risultato nove volte superiore al livello italiano»;
   il Regolamento (UE) 978/2012 stabilisce che, a partire dal 1o gennaio 2014, in presenza di aumenti delle importazioni di prodotti esenti da dazi e provenienti da Paesi meno sviluppati che possano «causare o rischiare di causare gravi difficoltà», «i normali dazi della tariffa doganale comune possono essere ripristinati per detto prodotto» (clausola di salvaguardia, articolo 20 del regolamento (CE) n. 738/2008). Il regolamento specifica che se esistono sufficienti elementi provanti al riguardo, «la Commissione avvia un'inchiesta per determinare se è necessario ristabilire i normali dazi della tariffa doganale comune», inoltre il regolamento (UE) 1083/2013 consente l'apertura d'ufficio dell'inchiesta da parte della Commissione qualora vi siano «elementi di prova sufficienti a dimostrare che sono soddisfatte le condizioni di istituzione della misura di salvaguardia di cui all'articolo 22, paragrafo 1, del Regolamento del Sistema delle preferenze generalizzate (SPG)» –:
   quali iniziative si intendano assumere in merito: alla necessità di assicurare che la Commissione europea si pronunci per l'attivazione della clausola di salvaguardia ai sensi del Regolamento (UE) 978/2012 per istituire un limite quantitativo alle importazioni di riso provenienti dai PMS; alla tutela della filiera risicola italiana e dei consumatori italiani evitando distorsioni del mercato del riso e garantendo i necessari controlli sulla qualità e sulla sicurezza sanitaria del riso importato; quali iniziative si intendano assumere per rendere obbligatoria in etichetta l'indicazione dell'origine territoriale del riso, per rendere pubblici e trasparenti i dati relativi alle importazioni, al fine di garantire la tracciabilità delle produzioni e, da ultimo, per giungere ad accordi di filiera che tengano conto dei reali costi di produzione, della qualità e dei metodi di coltivazione, con lo scopo di addivenire ad una situazione economicamente sostenibile per tutti gli attori coinvolti nella filiera.
(5-03540)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RICCARDO GALLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   secondo uno studio pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera nell'agosto 2014, a partire dal presente mese, il Governo dovrà individuare i settori su cui effettuare i tagli alle agevolazioni fiscali, ovvero la cifra complessiva delle detrazioni e deduzioni fiscali di cui usufruiscono le famiglie;
   il medesimo articolo di stampa, a tal fine ipotizza una riduzione delle agevolazioni fiscali al comparto dell'agricoltura, che complessivamente ammontano a 800 milioni di euro;
   l'interrogante evidenzia a tal proposito come occorra tenere presente che il comparto agricolo riveste un'importanza fondamentale nell'economia italiana, contribuendo in maniera rilevante alla formazione del prodotto interno lordo ed è stato tra l'altro l'unico settore in controtendenza con segnali favorevoli (specie per l’export);
   secondo il rapporto sullo stato dell'agricoltura, effettuato dall'INEA (Istituto nazionale di economia agraria), l'agricoltura italiana a tal fine, rappresenta un comparto che merita indubbiamente sempre più attenzione, in quanto fondamentale per il made in Italy, che è un patrimonio da tutelare e promuovere, non solo a livello nazionale;
   diversamente da quanto accaduto per gli altri settori dell'economia, il comparto interessato inizia a risentire una serie di difficoltà che hanno prodotto effetti negativi sulla crescita economica del Paese;
   nel corso dell'anno 2012, nonostante avesse reagito in maniera positiva finora, ha evidenziato infatti i primi significativi segnali della grandi crisi internazionale iniziata nel 2008, testimoniati dalla caduta della produzione (-3,3 per cento), del valore aggiunto agricolo (-4,4 per cento) e della domanda di prodotti alimentari (-3,2 per cento);
   le ripercussioni dirette del fenomeno hanno inevitabilmente coinvolto anche i livelli dell'occupazione che ha registrato un calo da 870.000 occupati nel 2007 a 849.000 del 2012;
   i predetti dati numerici, evidenzia l'interrogante, devono essere considerati con riferimento alla considerevole riduzione del numero delle imprese, che sono diminuite di 101.000 unità tra il 2007 e il 2012 (dalle 901.952 unità del 2007, alle 809.745 unità del 2012), circa l'11 per cento del totale all'inizio del periodo di riferimento;
   l'agricoltura, tuttavia, conferma in Italia la sua funzione «anticiclica», riuscendo nonostante le difficoltà complessive causate dalla persistente crisi economica nel nostro Paese, a resistere di fronte al crollo del settore industriale e ai crescenti ostacoli di accesso al credito, che si riflettono negativamente sull'attività di investimento delle imprese agricole, sia pure con una dinamica diversa rispetto ad altre tipologie di investimento (costruzioni, mezzi di trasporto, impianti e macchinari);
   il fenomeno del credit crunch investe in particolare le imprese agricole delle regioni meridionali, sebbene per molte aree territoriali, l'agricoltura rappresenti la principale fonte economica che nel Mezzogiorno resiste alla costante depressione generalizzata, con una sostanziale stabilità sia del valore aggiunto (-0,3 per cento), che nel numero di occupati (-0,9 per cento), rispetto a quello che negli altri settori è stato un crollo generalizzato;
   l'interrogante evidenzia altresì come, peraltro, un ulteriore settore di notevole importanza per l'economia del nostro Paese, in particolare nel Mezzogiorno, strettamente connesso a quello agricolo sia anche quello dell'agriturismo;
   tale forma di turismo, con le sue oltre 20 mila aziende, rappresenta infatti un punto di forza delle aree rurali italiane ed una vetrina per il turismo rurale;
   in considerazione dei rilievi sin qui esposti dall'interrogante, le previsioni, riportate dal suddetto quotidiano, di riduzione dei benefici fiscali, ove confermate, rappresenterebbero un grave segnale per l'intero comparto con inevitabili ripercussioni sui livelli occupazionali con ulteriori aggravi nel Mezzogiorno, in cui il settore agroalimentare rappresenta uno degli elementi trainanti dell'economia –:
   se intendano confermare quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se non ritengano negative e penalizzanti tali eventuali decisioni, in considerazione di tutti i dati economici e sociali puntualmente riportati dall'interrogante che evidenziano le gravi ripercussioni soprattutto nel Mezzogiorno;
   quali iniziative intendano assumere nel caso siano compiuti tali interventi fiscali restrittivi per le imprese agricole, al fine di compensare le misure indicate che prevedono una serie di riduzioni di benefici fiscali attribuiti alle aziende agricole. (4-06008)


   ATTAGUILE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha pubblicato, in data 9 giugno 2014, l'avviso di chiamata pubblica n. 6176 per la presentazione delle candidature per l'incarico di amministratore della società «UNIRELAB S.r.l.», interamente partecipata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, scadendo il consiglio di amministrazione della medesima società contestualmente all'approvazione del bilancio di esercizio relativo all'anno 2013;
   il predetto avviso di chiamata pubblica prevedeva una procedura di evidenza pubblica per stabilire, oltre ai requisiti per l'ammissione dei candidati e alle modalità di presentazione delle domande da parte degli stessi, il procedimento di nomina della commissione volta all'esame istruttorio delle domande e dei requisiti di ammissibilità di ciascun candidato: la commissione avrebbe dovuto selezionare una rosa di cinque nominativi da proporre al Ministro il quale, sulla base della suddetta selezione, avrebbe dovuto conferire l'incarico di amministratore di «UNIRELAB S.r.l.»;
   risulta all'interrogante che in data 6 agosto 2014, nella seduta di assemblea del socio unico Ministero delle politiche agricole alimentare forestali, l'incarico di amministratore di «UNIRELAB S.r.l.», sarebbe stato conferito a soggetto diverso dai candidati che avevano fatto domanda per la selezione secondo l'avviso n. 6176/2014, i nominativi dei quali erano stati anche pubblicati sul sito del Ministero, nel rispetto delle regole sulla trasparenza;
   se così fosse la procedura di selezione pubblica, a giudizio dell'interrogante, sarebbe stata inficiata con la disapplicazione dell'avviso di chiamata pubblica — equiparato, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, ai bandi di concorso e ai bandi di gara in qualità di atti amministrativi — senza che ci fosse stato, un annullamento d'ufficio, in via di autotutela, del medesimo avviso –:
   se i fatti indicati in premessa trovino conferma e, in tal caso, se intenda accertare eventuali responsabilità dei soggetti preposti al procedimento di nomina dell'amministratore di «UNIRELAB s.r.l.», e adottare le conseguenti iniziative necessarie a far valere tali responsabilità annullando il procedimento stesso al fine del ripristino del principio di legalità dell'azione amministrativa. (4-06016)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   da un articolo pubblicato sul sito «www.ilfattoalimentare.it» del 10 luglio 2014, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, meglio nota come Antitrust, avrebbe «[...] avviato un nuovo procedimento contro Uliveto e Rocchetta che da anni utilizzano lo slogan ingannevole “Acque della salute” e affiancano la pubblicità ad associazioni di medici»;
   tale provvedimento fa seguito a quello emesso in data 6 novembre 2013 con la quale la stessa Autorità definiva tali pubblicità come «pratica commerciale scorretta» e sanzionava con multe di 100.000 euro a Co.Ge.Di. International s.p.a. (proprietaria dei marchi Uliveto e Rocchetta) e di 30.000 euro nei confronti della Federazione italiana medici di medicina generale (F.M.M.G.) che ha supportato con il proprio logo la campagna in questione;
   la sanzione applicata a Co.Ge.Di International risulti avere un'incidenza del tutto inadeguata, considerando che, come riporta il già citato articolo, «[...] Uliveto e Rocchetta vendono da 400 a 500 milioni di bottiglie ogni anno [...]», e come dimostrato dal fatto che la prima sanzione non ha evidentemente portato la società a rispettare la normativa e, in particolare, il codice del consumo;
   si cita anche l'ingiunzione n. 37/2013 del 20 marzo 2013 del comitato di controllo del giurì dell'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria (I.A.P.) in cui si riporta come «[...] il Comitato di Controllo ritiene che l'impostazione generale risulti oltremodo scorretta, in quanto suscettibile di accreditare, del tutto impropriamente, i prodotti pubblicizzati come aventi proprietà nella prevenzione e nella cura di malattie (ad esempio: osteoporosi, calcolosi urinaria)»;
   si noti come tali procedimenti abbiano avuto uno scarsissimo risalto sui media nazionali –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
   se non ritengano di assumere iniziative per apportare al più presto modifiche al codice del consumo in modo tale da modificare le sanzioni per renderle più congrue nel caso di applicazione a soggetti aventi introiti ben al di sopra della media del rispettivo mercato di riferimento.
(5-03536)

Interrogazione a risposta scritta:


   CRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   è notizia degli ultimi giorni quella secondo cui i soci del gruppo De Agostini avrebbero intenzione di trasferire tutte le attività riferite a lotterie e scommesse facenti capo alla società GTECH S.p.A. (ex Lottomatica Group spa) in Inghilterra;
   secondo l'articolo pubblicato in data 23 luglio 2014 sul sito «www.ilfattoquotidiano.it» a firma Giovanna Lantini «De Agostini ha infatti deciso di sfruttare la “corporate tax road map”, un percorso di incentivazione alle imprese predisposto dal governo londinese dal 2010. In questo modo il nuovo gigante dei giochi, che si avvantaggerà di contenute ritenute sugli investimenti (20 per cento su persone fisiche non residenti) e agevolazioni in ricerca e sviluppo, pagherà alle casse di Sua Maestà solo il 20 per cento di tasse, livello inferiore alla media del G20 (30 per cento).»;
   è da ricordare che GTECH spa gestisce in Italia lotterie e scommesse su concessione pubblica;
   come può essere infatti letto direttamente sul sito di GTECH «Dal 1993 GTECH in Italia è l'unico concessionario autorizzato alla gestione del Lotto, che rappresenta la più grande lotteria a livello mondiale in termini di volume di giocate. Nel 2003 GTECH ha ottenuto, attraverso il Consorzio Lotterie Nazionali, la concessione esclusiva per la gestione delle lotterie tradizionali e del Gratta&Vinci, che ha segnato ritmi di crescita esponenziali negli ultimi anni. Avvalendosi dell'esperienza e della reputazione acquisita, GTECH ha potuto ampliare la propria offerta nel settore dei giochi e, ancora nel 2003, ha ottenuto, attraverso il Consorzio GTECH Giochi Sportivi, la concessione non esclusiva per la raccolta dei giochi a totalizzatore quali Totocalcio e Totogol. Recentemente, la Società ha esteso la propria attività anche ad altri giochi nazionali, quali le scommesse a totalizzatore e gli apparecchi da intrattenimento. Nel mese di dicembre 2006, in base all'esito di un bando di gara, GTECH è risultata aggiudicataria di 1.144 diritti per le scommesse sportive e di 500 diritti per le scommesse ippiche. Per effetto di tale aggiudicazione, la Società risulta essere il primo operatore delle scommesse sportive nel segmento dei c.d. “corner”. GTECH ha acquisito, inoltre, la possibilità di entrare nel mercato telematico (internet, telefonia mobile, TV interattiva), ed è presente online con il portale www.lottomatica.it e www.totosì.it»;
   pur essendo scettici e a dir poco perplessi sul coinvolgimento e sugli interessi a favore dello Stato nella dimensione del gioco d'azzardo, appare quantomeno inopportuno che una concessionaria dello Stato possa decidere di sottomettersi ad un regime fiscale, per quanto agevolato, di un altro Paese, considerando che appunto gli introiti derivano direttamente dalla già citata concessione da parte dello Stato italiano –:
   se i Ministri interrogati ritengano conforme alla normativa vigente che il maggior concessionario unico o non esclusivo delle varianti riconducibili alle estrazioni dei numeri del lotto e di diversi altri giochi d'azzardo possa trasferire la propria attività all'estero, non solo sottoponendosi ad una politica fiscale nettamente inferiore rispetto a quella italiana, ma anche evitando di versare presso le casse dell'erario dello Stato quanto dovuto, considerando che, come accennato in premessa, buona parte dei propri ricavi derivano dall'attività svolta sul territorio italiano, e concessa dallo Stato italiano. (4-06011)