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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 30 maggio 2014

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   la società Wpd Italia Offshore ha presentato un progetto per la realizzazione di un impianto eolico off-shore di fronte alla costa di Mattinata (Foggia), con una potenzialità complessiva originariamente di 342 megawatt da attuarsi mediante l'installazione di 95 pale, rimodulate poi a 65 aerogeneratori, aventi ciascuno una potenza di 3,6 megawatt. L'area interessata, per la quale il proponente ha chiesto il rilascio della concessione demaniale, si trova a circa 10,5 chilometri dalla costa, si estende per una fascia di lunghezza compresa tra 13 e 14,7 chilometri, si sviluppa al largo per 6 chilometri e copre un'area di circa 77,15 chilometri quadrati su un perimetro di 40,23 chilometri;
   l’iter autorizzativo del progetto è partito nel 2008. Nonostante la contrarietà della regione Puglia, rimpianto ha ottenuto il via libera del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e di quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che ha dato parere positivo alla valutazione di impatto ambientale (Via) Il diniego alla realizzazione è invece arrivato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
   il contrasto tra i Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei beni e delle attività culturali e del turismo ha portato il fascicolo all'attenzione del Consiglio dei ministri; tuttavia, la Presidenza del Consiglio già in passato si è negativamente espressa su progetti simili, uno dei quali localizzato nella stessa area del progetto sopra descritto;
   se l'impianto non dovesse effettivamente prendere il via, andrebbe perso un investimento di circa 800 milioni di euro, dei quali circa la metà con ricadute dirette in Italia in termini di occupazione, investimenti e infrastrutture; fatto ancora più grave la società tedesca Wpd, che è uno dei colossi dell’offshore mondiale, si concentrerebbe in altre aree geografiche, abbandonando l'Italia –:
   se non ritenga opportuno valutare con attenzione le ricadute economiche negative che potrebbero derivare al nostro Paese, nel caso in cui l'impianto eolico offshore, descritto in premessa, avesse parere negativo.
(2-00562) «Piso».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   nella relazione annuale 2013 al Parlamento sui rapporti finanziari con l'Unione europea e l'utilizzazione dei Fondi comunitari, la Corte dei conti richiama ancora una volta l'esigenza che sia dispiegato, da parte di tutti i soggetti interessati, il massimo impegno affinché si pervenga al pieno utilizzo delle somme stanziate;
   la stessa Corte dei conti, per quanto riguarda la programmazione 2014-2020, evidenzia la necessità dell'adozione di strumenti adeguati all'effettivo miglioramento delle specifiche capacità progettuali, in particolare nel Mezzogiorno del nostro Paese, nonché delle complessive capacità istituzionali, amministrative e gestionali, a livello centrale e locale;
   sul piano dei controlli la relazione mette in luce la necessità di porre maggiore attenzione alle verifiche sulla corretta gestione, sia per rendere più efficaci gli interventi che per non incorrere in possibili sanzioni finanziarie;
   da dati ricavati dalla stampa nel 2013 il nostro Paese, per quanto riguarda l'utilizzo dei Fondi europei, è impietosamente agli ultimi posti della graduatoria: siamo, infatti, superati solo dalla Romania e dalla Croazia;
   tra il 2007 ed il 2013 l'Unione europea ha messo a disposizione dell'Italia poco più di 21 miliardi di euro per lo sviluppo economico, quelli che dovrebbero servire per interventi strategici come infrastrutture di trasporto e incentivi alle imprese innovative: il nostro Paese ne ha speso, purtroppo, solo la metà;
   in particolare per quanto riguarda il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 alla Sicilia sono assegnati per i due Programmi operativi regionali (POR) del FESR, del Fondo sociale e per i programmi operativi nazionali (PON) una dotazione complessiva da spendere nel 2014-2022 di oltre 8,6 miliardi di euro. A queste risorse andranno aggiunte le risorse del nuovo Programma regionale per il settore agricolo e del Programma nazionale della pesca;
   il Governo recentemente ha chiesto alla regione siciliana di affrettarsi sulla programmazione 2014-2020. In particolare entro il 22 maggio si doveva completare la definizione dei risultati attesi per definire FESR e FSE;
   occorre, quindi, dopo l'invio da parte dell'Italia alla Commissione dell'Accordo di parteniariato, inviare i Programmi operativi nazionali (PON) e regionali (POR) con i quali si dà attuazione all'accordo: è quindi fondamentale accelerare la predisposizione della documentazione utile alla definizione dei programmi operativi FESR e FSE della regione siciliana;
   è da ricordare come la regione Sicilia abbia utilizzato con esiti importanti i fondi per la realizzazione dell'aeroporto di Comiso, ma come risulti ancora in ritardo per la definizione delle opere necessarie al completamento del tratto autostradale Siracusa-Gela e che senza un intervento tempestivo i fondi non potranno essere utilizzati –:
   quali iniziative intenda adottare per realizzare una programmazione adeguata al fine di spendere le risorse economiche dei Fondi europei che sono fondamentali per lo sviluppo del nostro Paese;
   se risulti quali siano le motivazioni dei ritardi nella programmazione e nella spesa dei Fondi Unione europea nella regione siciliana. (4-04988)


   LOMBARDI e COZZOLINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel corso della trasmissione Servizio Pubblico del 5 dicembre 2013, è stato reso noto che il professor Vincenzo Fortunato, docente della Scuola superiore dell'economia e delle finanze e presidente del collegio sindacale di Studiare Sviluppo Srl, risulta pure investito delle seguenti cariche in società controllate e vigilate dallo Stato:
    commissario liquidatore della STRETTO DI MESSINA spa società controllata dall'ANAS e vigilata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
    presidente del consiglio di amministrazione della INVIMIT SGR, una società interamente partecipata dallo Stato e che si occupa di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico;
   il professor Fortunato è stato nominato in extremis dal Governo Monti commissario liquidatore della Stretto di Messina spa e la nomina sarebbe stata disposta con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 aprile 2013, mai pubblicato in Gazzetta Ufficiale e non reperibile sul sito della società;
   dal sito dell'ANAS, si apprende che Fortunato sarebbe in carica dal 14 maggio 2013, nonostante l'atto di nomina non sia mai stato pubblicato, come invece prevede la legge (e nemmeno ve ne è traccia sul sito o sul bollettino ufficiale del Ministero dell'economia e delle finanze);
   da un articolo de Il Fatto quotidiano del 18 febbraio 2014, risulta che Fortunato percepirebbe per questo ruolo 56.000 euro annui;
   il 30 maggio 2013, il professor Fortunato viene anche nominato, dal Governo Letta, presidente del consiglio di amministrazione della Invimit SGR;
    nella Gazzetta Ufficiale n. 125 del 30 maggio 2013, però, l'atto costitutivo di Invimit presenta degli «omissis» al posto dei nomi dei componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale;
   gli atti di nomina non sono stati pubblicati neppure sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze, né sul sito della Invimit medesima;
   secondo la legge sul conflitto di interessi n. 215 del 2004, ad un commissario di Governo non devono essere conferiti altri incarichi, regola confermata dal decreto legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013, già in vigore al momento dell'assunzione degli incarichi da parte di Fortunato;
   secondo la ricostruzione degli interroganti, quindi, l'incarico di presidente del consiglio di amministrazione della Invimit, conferito a Fortunato, dovrebbe essere nullo;
   inoltre, in mancanza di pubblicazione degli atti di nomina che lo riguardano, nessun compenso, secondo gli interroganti, può essergli legittimamente erogato;
   il compito di vigilare sul rispetto della legge in materia di incarichi nelle società vigilate dallo Stato spetta al responsabile dell'anticorruzione e della trasparenza del Ministero dell'economia e delle finanze: incarico ricoperto da un dirigente generale del tesoro, con retribuzione di circa 185.000 euro annui, il dottor Giuseppe Maresca, il cui atto di nomina in qualità di responsabile anticorruzione e trasparenza, manco a dirlo, non compare sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze –:
   se Fortunato abbia presentato la dichiarazione di insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità, prescritta dalla legge, prima di essere nominato Presidente del consiglio d'amministrazione della Invimit;
   quali siano gli emolumenti a lui finora corrisposti per i suoi molteplici incarichi;
   se il responsabile anticorruzione abbia segnalato quelle che agli interroganti appaiono le «anomalie» delle nomine di Fortunato all'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) e all'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), ai fini dell'esercizio delle loro funzioni in materia di conflitto di interessi, nonché alla Corte dei conti, per l'accertamento di eventuali responsabilità amministrativo-contabili;
   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine:
    di porre termine a quelle che gli interroganti ritengono violazioni di leggi dello Stato in materia di inconferibilità degli incarichi e di trasparenza delle nomine pubbliche;
    di ottenere, anche attraverso la segnalazione alle autorità preposte, l'accertamento delle responsabilità dirigenziali, disciplinari, penali e amministrativo-contabili che i fatti rappresentati sembrano evidenziare. (4-04992)


   GIACHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il quotidiano Libero del 18 maggio 2014 ha pubblicato un articolo a firma di Claudia Osmetti riguardante la libertà di stampa e, in particolare, la condanna per diffamazione di un giornale della provincia di Sondrio, ’l Gazetin, periodico mensile con tiratura di mille copie;
   nell'articolo intitolato «“La vignetta diffama il giudice”. Ma è un manifesto storico» si legge: «Un'immagine vale più di mille parole. Deve aver pensato questo un giudice del Tribunale di Brescia quando, lo scorso marzo, ha confermato una sentenza di condanna per diffamazione a mezzo stampa in capo a ’l Gazetin, giornale indipendente di cronaca civile di Morbegno [Sondrio], reo d'aver pubblicato una “vignetta” in merito ad un procedimento fallimentare che dura da 16-anni-16. Peccato però che l'immagine in questione altro non sia che un manifesto. Storico, per giunta. Un pugno di ferro che schiaccia un gruppo di partigiani, sullo sfondo delle case in fiamme e la scritta “Banditi e ribelli, ecco la vostra fine”. E se volete vederlo basta fare un salto in via Borgonovo a Milano. Già perché quel Manifesto è addirittura in esposizione al Museo del Risorgimento del capoluogo lombardo. Data della prima affissione: 1944. Oppure potete collegarvi al sito lastoriamilitare.com: lì è possibile addirittura comprarne una copia (“originale”, si precisa) a 400 euro. Eppure per il magistrato non ci sono dubbi: quella “vignetta” – pardon, quel manifesto – diffama il giudice delegato al fallimento. Beninteso, l'articolo assieme al quale era proposto, nel 2008, non integra alcun reato. Anzi “Il testo non travalica i limiti dell'esercizio del diritto di cronaca e di critica come da tempo elaborati dalla giurisprudenza”, parola dello stesso tribunale di Brescia. Ma quell'immagine proprio non va. “Così proposta – continua infatti la sentenza della prima sezione civile del foro bresciano – travalica i limiti del diritto di satira”. Risultato: il direttore, in solido con la cooperativa editrice del mensile, deve pagare 7.000 euro. E tanti saluti alla cronaca indipendente. Non che sia la prima batosta giudiziaria per ’l Gazetin. Sempre in merito a quel procedimento fallimentare (il caso Gianoncelli che per l'appunto dura da 16 anni) il mensile valtellinese dovrà pagare, tra risarcimenti e spese legali, 20.000 euro al giudice delegato per un articolo del 2004 e ne ha già sborsati circa 29.000 al curatore fallimentare per altri pezzi usciti nel 2000 e nel 2001 e ritenuti diffamatori al pari della vignetta-manifesto. Il rischio chiusura, trattandosi di un piccolo giornale di provincia, è praticamente certezza. Così, a scendere in piazza, sono stati i radicali di Sondrio e l'Associazione Avanti Diritto che ne hanno fatto una piccola battaglia locale. “’l Gazetin è stato condannato semplicemente perché ha raccontato i fatti, a differenza di altre testate”, si legge nell'appello per la libertà di stampa sul quale in Valtellina stanno raccogliendo le firme. “Addirittura – continua la petizione – questo giornale è stato sottoposto a procedimento due volte per lo stesso fatto, in barba al diritto di critica. Diritto che vale anche per l'operato dei giudici”. Giustizia giusta e libertà di stampa, quindi. Perché sarà anche vero che le sentenze si applicano, ma si commentano (e si criticano pure). In un Paese libero, almeno»;
   il primo e secondo comma dell'articolo 21 della Costituzione sanciscono che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»;
   la giurisprudenza, anche di Cassazione, in tema di diritto di critica ha ormai ampiamente legittimato la satira come strumento essenziale di esercizio della libertà di manifestazione del pensiero, connotato, peraltro, proprio per le sue caratteristiche intrinseche, da limiti espressivi più ampi rispetto al discorso parlato o scritto;
   l'attuale disciplina normativa evidentemente consente interpretazioni che in ultima analisi, ad avviso dell'interrogante, non salvaguardano adeguatamente il diritto di libera manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione –:
   se, a partire dal caso descritto in premessa, non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per una piena tutela dei diritti sanciti dall'articolo 21 della Costituzione. (4-04995)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   a partire dal primo gennaio 2010, la Repubblica Democratica del Congo ha reso invalidi tutti i passaporti, per sostituirli con passaporti biometrici ritenuti in grado di fornire informazioni più affidabili sull'identità dei loro detentori;
   per i concittadini italiani residenti all'estero, ai fini del rilascio di un passaporto biometrico la normativa prevede la necessaria presenza fisica del richiedente per la rilevazione dei dati biometrici (foto, firma ed impronte digitali) e nel caso della Repubblica Democratica del Congo queste rilevazioni devono avvenire presso l'Ambasciata italiana a Kinshasa;
   a partire dal 9 settembre 2013, i connazionali in Congo possono accedere all'Ambasciata per effettuare pratiche consolari solo per appuntamento e limitatamente ad alcuni giorni e orari;
   il raggiungimento della capitale della Repubblica Democratica del Congo comporta, nella maggior parte dei casi, gravissimi disagi poiché i nostri connazionali sono costretti a spostamenti infrasettimanali, per i quali sono spesso necessari l'utilizzo di vari mezzi di trasporto;
   stando a quanto viene riferito all'interrogante dal presidente dell'associazione «Casa degli Italiani» di Lubumbashi in Congo, l'associazione che rappresenta gli italiani che vivono in Katanga, il carico del costo di un viaggio a Kinshasa è estremamente oneroso, da Lubumbashi l'aereo A/R non costerebbe meno di 6/700 dollari e il soggiorno a Kinshasa di 1/2 notti si aggirerebbe intorno ai 3/400 dollari, essendo gli alloggi nella capitale estremamente cari;
   nella Repubblica Democratica del Congo l'Italia è presente con l'Ambasciata a Kinshasa, il Consolato Generale Onorario a Lubumbashi e un Corrispondente consolare a Bukavu e Provincia del Sud Kivu; entrambe le località distano dalla Capitale oltre 2000 chilometri, quattro volte la distanza tra Roma e Milano –:
   se non s'intendano rafforzare competenze e capacità di intervento dei consoli onorari dislocati sul territorio consentendo, ad esempio, il prelievo delle minuzie ai fini del rilascio del passaporto biometrico, soluzione questa praticata da altre diplomazie, che renderebbe il sistema sicuramente più efficiente e meno onerosi i disagi per i nostri connazionali in loco.
(5-02914)

Interrogazione a risposta scritta:


   GARAVINI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   in una foto pubblicata dal settimanale «OGGI», scattata durante il ricevimento per la festa della Repubblica all'interno dell'ambasciata italiana nel Principato di Monaco il 2 giugno 2011, sono ritratti Amedeo Matacena, la moglie Chiara Rizzo, l’ex Ministro Claudio Scajola;
   Amedeo Matacena in quel momento non rivestiva alcun ruolo istituzionale da oltre 13 anni;
   per di più, lo stesso Matacena era sotto processo per concorso esterno all'associazione mafiosa ’ndrangheta, e nello specifico alla cosca Rosmini e lo stesso era già stato tratto in arresto nel corso del 2004 a seguito di indagini nel corso delle quali il suo nome era associato a quello dell'ex parlamentare Paolo Romeo, condannato in via definitiva per concorso esterno all'associazione mafiosa ’ndrangheta;
   questi fatti erano probabilmente noti già nel 2011 all'ambasciatore italiano nel Principato di Monaco, Antonio Morabito, sia per l'eco che avevano avuto sulla stampa, sia perché fatti riguardanti la sua città di origine;
   anche dopo che la sentenza di condanna per concorso esterno alla mafia riguardante Matacena era divenuta definitiva, lo stesso Morabito, sollecitato dalla moglie di Matacena, interessava altri uffici appartenenti alla struttura del Ministero degli affari esteri, affinché si attivassero su questioni riguardanti il Matacena, malgrado gli fosse ben noto che lo stesso era ormai, a tutti gli effetti, un latitante –:
   a che titolo il Matacena sia stato invitato, o comunque ammesso, a celebrare la Festa della Repubblica all'interno della ambasciata italiana del Principato di Monaco;
   se siano state aperte una o più procedure ispettive interne alla struttura ministeriale per verificare quanto successo ed il reale stato dei rapporti tra l'ambasciatore Morabito e la famiglia Matacena;
   se, nel caso quanto sopra esposto corrisponda a verità, non sia necessario provvedere con urgenza alla sostituzione dell'ambasciatore Morabito. (4-04993)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARRESCIA, REALACCI, COMINELLI, MAZZOLI, ARLOTTI e ZARDINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il SISTRI, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, è lo strumento informativo introdotto nell'ordinamento per monitorare i rifiuti pericolosi tramite la loro tracciabilità mediante il trasferimento in formato digitale degli adempimenti documentali in forma cartacea costituiti dal MUD – modello unico di dichiarazione ambientale – dal registro di carico e scarico dei rifiuti e dal FIR – formulario di identificazione dei rifiuti;
   le numerose criticità del sistema sono state oggetto di diversi atti di sindacato ispettivo in sede parlamentare. Il 3 aprile 2014 il sottosegretario delegato in risposta all'interrogazione parlamentare n. 5-02535 (on. Gadda, Carrescia e altri) sugli sviluppi in termini di collaudo del SISTRI, ha dichiarato che la commissione di verifica, istituita il 20 settembre 2013, ha provveduto ad accertare la funzionalità delle tecnologie predisposte rispetto agli obiettivi che l'amministrazione aveva inteso perseguire mediante il contratto e ha verificato essere perfettamente funzionanti le componenti delle infrastrutture centrale e periferica;
   la commissione ha concluso i lavori il 20 dicembre 2013, rilasciando certificato di conformità del sistema SISTRI sostenendo «l'assenza di difetti e/o carenze tali da precludere l'erogazione dei servizi, nonché la diretta e immediata utilizzabilità della georeferenziazione degli automezzi»;
   il sottosegretario delegato si è tuttavia riservato di valutare «in modo rigoroso le conseguenti iniziative da assumere in merito» in base alle conclusioni definitive accertate nella sede giudiziaria penale in relazione alle vicende giudiziarie che hanno riguardato la correttezza delle procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del SISTRI;
   l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (AVCP) dopo due anni di indagini e relativa istruttoria finale, ha depositato l'8 maggio 2014 la deliberazione n. 10 con la quale, dopo aver ricostruito gli eventi dal 2006, elenca tutte le violazioni e omissioni di ogni tipo commesse in tutto l’iter amministrativo del sistema di tracciabilità dei rifiuti (SISTRI);
   in particolare, dalla dettagliata ricostruzione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici emerge che il 14 giugno 2012 il presidente del comitato di vigilanza e controllo del SISTRI aveva valutato il progetto non congruo economicamente, mentre il 26 settembre 2012 l'Avvocatura generale dello Stato riteneva le valutazioni incomplete in quanto non avrebbero preso in considerazione l'ulteriore sconto del 15,1 per cento concesso da SELEX, sconto che, di fatto avrebbe ridotto la differenza di prezzi pattuiti rispetto a quelli «congrui» ad appena il 4 per cento;
   in ogni caso l'Avvocatura, nel parere del 26 settembre 2012, riteneva opportuno acquisire un nuovo parere sulla congruità economica di DigitPA;
   dalla ricostruzione dell'AVCP emerge, inoltre, che sono passati meno di 20 giorni tra la presentazione del progetto di massima del SISTRI al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da parte della consociata di Finmeccanica Selex e lo stanziamento nella legge finanziaria 2007 di ben 5 milioni di euro per la realizzazione del sistema e soltanto 4 giorni lavorativi sono trascorsi tra la richiesta di bozza di contratto della direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (22 dicembre 2008) a Selex e la presentazione di quest'ultima di uno «schema di contratto per l'integrale esecuzione» al Ministero; l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha dichiarato non conforme al codice dei contratti pubblici l'affidamento di tale progetto in particolare per quanto riguarda la parte di secretazione posta il 23 febbraio 2007 dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro-tempore con livello di riservatezza «Segreto»;
   l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha evidenziato che l'affidamento del progetto SISTRI non sia conforme all'articolo 17, comma 1, del Codice dei contratti pubblici. «L’iter posto in essere – presentazione del progetto preliminare da parte di SELEX, secretazione del SISTRI, sviluppo del progetto, stipula del contratto - non trova riscontro in alcun modello normativo che disciplina i contratti pubblici, dove la titolarità dell'iniziativa appartiene di norma al committente pubblico...» e anche «Inoltre si rinvengono consistenti dubbi sulla stessa configurazione del contratto come appalto; infatti, la circostanza che il costo dell'operazione di fatto venga sostenuto dagli utenti registrati, induce a ritenere che si sia in presenza di una concessione di servizi»;
   l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, sulla base delle valutazioni svolte, ha dato mandato per l'invio del provvedimento alla direzione distrettuale antimafia presso la procura della Repubblica di Napoli, alla procura generale della Corte dei Conti e al nucleo polizia tributaria di Napoli, per i profili di competenza;
   quindi l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha rilevato:
   a) che l'affidamento a Selex è avvenuto su di un progetto preliminare senza nessuna richiesta formale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e che pertanto sorge il dubbio se e tale contratto possa considerarsi appalto. Considerato che il SITRI è finanziato dagli stessi utenti si potrebbe ritenere che si sia in presenza non di un appalto, bensì di una concessione di servizi;
   b) l'affidamento non rientrerebbe nel novero dei «contratti secretati» a norma dell'articolo 17 del codice dei contratti pubblici. La secretazione operata dall'amministrazione è tuttavia di fatto servita per l'affidamento diretto della gestione del SISTRI a Selex;
   il suddetto contratto con SELEX scadrà il 30 novembre 2014 –:
   quali provvedimenti intenda assumere il Governo in merito al contratto in essere con Selex e se ritenga opportuno assumere iniziative per attivare, in luogo del SISTRI, un sistema di tracciabilità idoneo a garantire il controllo di legalità nella movimentazione dei rifiuti che sia nel contempo meno impattante e oneroso per le imprese. (5-02915)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE LORENZIS, L'ABBATE, COLONNESE, SILVIA GIORDANO, TOFALO, SPESSOTTO e DE ROSA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   secondo diverse fonti stampa, recentemente nei territori dei comuni di Tricase e Alessano, in provincia di Lecce, sono state scoperte dagli uomini della Guardia di finanza, alcune discariche e depositi di rifiuti in esercizio tra gli anni ottanta e novanta, attualmente esaurite e mai bonificate, ricoperte solamente da del terriccio e secondo le diverse testimonianze raccolte, sembrerebbe che in quelle discariche sia stato smaltito illecitamente anche materiale pericoloso;
   i siti in questione sono situati in corrispondenza del tracciato della futura strada statale 275 «Maglie-Leuca» in relazione alla quale l'interrogante ha già presentato interrogazione in data 4 novembre 2013 (interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01147), ma ancora priva di risposta;
   l'intervento della Guardia di finanza è giunto dopo l'apertura di un fascicolo da parte della procura di Lecce, a seguito di una segnalazione della Corte dei Conti che sta svolgendo indagini di natura contabile sulla strada statale 275;
   nel novembre 2013 il comune di Tiggiano, ha disposto analisi dell'acqua di falda attraverso i pozzi in prossimità della discarica di Alessano, sui risultati, il commento dei media è emblematico «da alcuni campioni di acqua prelevati in zona è stata rilevata la presenza di tracce di diossina. Questo è l'unica cosa che al momento si sa, visto che le bocche restano cucite. Non si conosce in che misura eventuali inquinanti siano presenti, se e di quanto eventualmente superino le soglie previste dalla legge, se, insomma, la situazione sia tale da dover richiedere decisioni ad hoc oppure se si possa stare tranquilli. Si va con i piedi di piombo, com’è ovvio. E senza creare allarmismi di alcun tipo» – e ancora – «l'ultimo pozzo ispezionato è a distanza di quasi 2 km. E qualche anomalia sarebbe emersa, perché non si avrebbero valori via via più contenuti man mano che ci si allontanata dalla ex discarica e ciò fa drizzare le antenne, tanto da chiedersi se ci sia un nesso di causalità o se il fenomeno sia da attribuire ad altro e se riguardi solo quella zona o buona parte del Capo di Leuca»;
   sempre a detta della stampa, a seguito dei risultati delle analisi, il sindaco del comune di Tiggiano, insieme a quello di Alessano e Tricase, avrebbe inviato una lettera al prefetto; contestualmente, il dossier del comune di Tiggiano sarebbe stato inviato ad asl, arpa regione Puglia e acquisito anche dai finanzieri delegati alle indagini;
   da diverso tempo, comitati cittadini, approfondendo la documentazione inerente la strada statale 275, e constatando diversi aspetti da cui scaturiscono legittimi e giustificati dubbi e perplessità in merito all'assegnazione ed esecuzione dell'opera, nonché per diversi problemi ambientali, chiedono l'azzeramento definitivo dell'intero progetto della strada statale 275 in quanto apertamente viziato sin dalla genetica fase del conferimento di incarico in sub appalto senza gara a soggetto privo di titoli e le scoperte di cui sopra confermano la totale carenza di valutazioni idrogeologiche in fase preliminare e definitiva, e richiedono il recupero delle somme erogate per i compensi della progettazione a soggetto privo di titoli ed il loro utilizzo per la bonifica dei siti inquinati individuati sotto il nuovo percorso (circa cinque milioni di euro) –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative abbiano già assunto o intendano intraprendere, in merito a quanto esposto;
   se i Ministri interrogati intendano acquisire elementi sullo stato dei luoghi, anche per il tramite del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, e in particolare, circa il rispetto del decreto ministeriale n. 471 del 1999 con particolare riferimento alle discariche descritte in premessa;
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno attivarsi, nei limiti delle loro competenze, per sospendere le attività della costruzione della strada statale 275, permettendo i dovuti approfondimenti di carattere ambientale almeno lungo tutta la tratta della futura statale 275 ed eventualmente, in caso di contaminazione, la bonifica del territorio coinvolto. (4-04990)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   VIGNAROLI, DI BENEDETTO, CANCELLERI, LUPO, D'UVA, TERZONI, ZOLEZZI, VILLAROSA e TOFALO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il poligono militare di Drasi, in provincia di Agrigento, insiste ed impatta in una delle zone più suggestive della fascia costiera siciliana. La zona di Punta Bianca e Scoglio Patella individuata dalla regione Sicilia ma come futura riserva naturale è ubicata a pochi chilometri dalla città di Agrigento, nonché dalla Valle dei Templi, patrimonio dell'umanità. Ciò nonostante, da decenni quest'area è oggetto di intense esercitazioni militari dell'esercito italiano e della Nato;
   con decreto n. 37 del 13 aprile 2001 dell'assessorato dei beni culturali ed ambientali della pubblica istruzione della regione siciliana, concernente: «dichiarazione di notevole interesse pubblico del territorio costiero dalla foce del Vallone di Sumera al Castello di Montechiaro, ricadente nei comuni di Agrigento e Palma di Montechiaro», Punta bianca fu individuata come area di interesse naturalistico;
   dalla denuncia dell'associazione ambientalista Mare Amico, pubblicata dal quotidiano online Il Fatto Quotidiano.it il 17 maggio 2014, si apprende che il Ministero della difesa ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbero a conoscenza del fatto che le esercitazioni militari non avverrebbero solamente all'interno del poligono di Drasi, ma anche in mare. Infatti, da un video realizzato dalla stessa associazione e reso fruibile a chiunque grazie alla pubblicazione su YouTube, si vedono chiaramente i proiettili dei carri armati militari finire in mare. Risulta, inoltre, che da diversi anni cittadini e associazioni locali a tutela del territorio, abbiano già chiesto al Ministero della difesa di interrompere le esercitazioni e soprattutto, di monitorare eventuali episodi di radioattività pericolosa per la salute umana e per l'ambiente circostante;
   sembrerebbe che grazie ai diversi esposti presentati, nel marzo 2014 i funzionari dell'Arpa siciliana abbiano avviato un'azione di monitoraggio della zona, estendibile nel futuro forse anche al mare prospiciente, avvalendosi della collaborazione della capitaneria di porto di Porto Empedocle;
   i bombardamenti, secondo la denuncia dell'associazione Mare Amico, avrebbero causato crolli della assai fragile falesia ed un grave inquinamento dell'area circostante oltreché del mare antistante, vista la corposa presenza di metalli pesanti pericolosi quali cadmio, antimonio, piombo, nickel, rame, vanadio, uranio e zinco, contenuti nei proiettili e nelle ogive. Le associazioni hanno denunciato altresì di avere richiesto nel corso degli anni, alle autorità competenti adeguati controlli, senza tuttavia aver ricevuto risposte convincenti –:
   se i Ministri interrogati, in virtù delle rispettive competenze, siano a conoscenza della situazione denunciata dall'associazione Mare amico e relativa al poligono di Drasi;
   quali misure e quali controlli intendano promuovere onde preservare l'ambiente circostante ed evitare che detto poligono, non diventi tristemente noto alle cronache come quello di Quirra in Sardegna;
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, al fine della tutela ambientale e della salute umana, spostare il poligono di tiro in altro sito o fermare l'attività di quest'ultimo visto che già dal 1994 è stato soppresso il distretto militare di Agrigento.
(4-04986)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FIORIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il decreto legislativo n. 179 del 18 ottobre 2012, con l'articolo 366, comma 8-bis, ha introdotto l'obbligo della presentazione dello «spesometro» per i produttori agricoli in regime di esonero ai fini Iva come disposto dall'articolo 34, comma 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 («Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto»);
   la disciplina sulla presentazione dello «spesometro» si applica quindi anche ai piccoli produttori agricoli esonerati dagli obblighi di fatturazione, registrazione, dichiarazione e versamento Iva (in quanto il loro volume di affari non supera i 7.000 euro annui e la vendita di prodotti agricoli costituisce almeno 2/3 del volume di affari);
   la presentazione dello «spesometro» si prevede possa riguardare circa 400.000 piccole aziende agricole e potrebbe comportare un ulteriore aggravio di costi stimabili in alcune decine di milioni di euro;
   tali adempimenti burocratici riguardano quindi, paradossalmente, piccole realtà aziendali ad oggi esonerate da tutti altri gli obblighi contabili, introducendo adempimenti e spese burocratiche spesso non sostenibili rispetto all'attività, alle risorse ed al fatturato di tali piccole realtà imprenditoriali;
   la revisione dei parametri per gli obblighi di presentazione dello «spesometro» per le piccole aziende agricole sono stati oggetto di discussione, da parte del Parlamento, anche nell'attuale legislatura;
   il 22 aprile 2014 è scaduta la data per la presentazione del suddetto «spesometro»;
   il Governo sta promuovendo da tempo, sempre nel rispetto della trasparenza e della tracciabilità contabile delle aziende, iniziative normative per incentivare una maggiore semplificazione burocratica ed amministrativa delle imprese agricole;
   tali norme sono infatti presenti sia nel disegno di legge «Disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca», approvato il 31 gennaio scorso in Consiglio dei ministri; sia nel piano di azioni per l'agroalimentare italiano denominato «Campolibero» annunciato dal Governo e dal Ministro competente, nei giorni scorsi –:
   quante siano le aziende agricole in regime di esonero ai fini Iva che devono presentare lo «spesometro»;
   se non ritengano opportuno, coerentemente con le iniziative già promosse dal Governo e citate in premessa, favorire norme atte a semplificare ulteriormente l'attività e ridurre gli oneri burocratici delle aziende agricole in regime di esonero ai fini Iva. (5-02908)


   FRACCARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   organi di stampa e sindacati denunciano da anni che nel settore «corrieri espressi» è abituale lo sfruttamento e la presenza di lavoro nero (totale o parziale). La stampa ha reso noto che autisti e facchini dei magazzini, quando non lavorano in nero, sono assicurati con part-time fittizi, con corresponsione di indennità di trasferta indebite o con rimborsi spese non giustificati, al fine di evadere il fisco e la previdenza sociale;
   il settore occupa centinaia di migliaia di lavoratori «esternalizzati» mediante il ricorso ad appalti di servizi di trasporto e facchinaggio;
   secondo quanto riportato dalla stampa, alcune cooperative appaltatrici di servizi di facchinaggio nei magazzini, di servizi di trasporto con autisti e soggetti appaltatori della gestione di intere filiali farebbero capo alla malavita organizzata. In particolare, sarebbero in corso alcune indagini della procura della Repubblica relativamente alle filiali TNT di Milano per presunta infiltrazione della ‘ndrangheta;
   i principali corrieri espressi quali SDA, BRT, TNT, DHL, GLS o UPS equipaggiano l'autista con un PDA (detto in gergo «pistola elettronica») che consente la tracciabilità tanto della singola spedizione quanto di tutto il lavoro quotidiano dell'autista minuto per minuto. Quindi, tutti i dati relativi ad orari di lavoro e spostamenti sono tracciati e reperibili nei computer delle sedi centrali dei corrieri espressi –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e se ritenga di intervenire procedendo alla quantificazione e al recupero delle ingenti somme oggetto di evasione fiscale e contributiva acquisendo i dati presenti nei computer delle aziende committenti relativi alla tracciabilità dei pacchi e dell'autista.
(5-02913)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   IMPEGNO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la tratta Aversa Centro – Capodichino/Di Vittorio della ferrovia regionale ex Metrocampania NordEst (MCNE), società oggi confluita nell'Ente autonomo volturno (EAV), rappresenta un importantissimo collegamento nell'ambito del complessivo sistema di metropolitana regionale della Campania;
   la stessa costituisce, verso sud, il primo passo verso l'integrazione della ferrovia ex MCNE con la Linea 1 della metropolitana di Napoli (stazione di interscambio di Piscinola), mentre, in direzione nord, creerà la possibilità di un ulteriore collegamento con il tronco superiore della stessa ferrovia ex-MCNE fino a Santa Maria Capua Vetere;
   il progetto complessivo ha l'obiettivo di connettere gli importanti comuni di Aversa, Giugliano, Melito e Mugnano con la principale linea di trasporto pubblico locale del capoluogo di Regione (la stazione di Piscinola è un luogo di interscambio con la linea 1, gestita dalla società ANM) e si colloca in un continuum con un ulteriore tratto tra Piscinola e l'aeroporto di Napoli Capodichino. L'inserimento dell'ultimo tratto della ferrovia ex-MCNE (sub-tratta Piscinola-Capodichino/Di Vittorio) nell'anello della Linea 1 della metropolitana di Napoli (con la congiunzione delle gallerie delle due ferrovie nella stazione di Capodichino/Di Vittorio) comporterà quindi l'integrazione impiantistica del tronco inferiore della Ferrovia ex-MCNE con la Linea 1;
   nel 2009 è stata aperta la prima sub-tratta tra Piscinola ed Aversa Centro, per un percorso di circa 10 chilometri, integralmente in galleria artificiale, attraversando le stazioni di Mugnano, Giugliano, Aversa Ippodromo, ed infine Aversa Centro ed è stata integralmente aperta all'esercizio, con la sola eccezione della stazione di Melito;
   la sub-tratta Aversa Centro-Piscinola ha un costo complessivo pari ad euro 522.182.395,26, di cui 460.763.417,96 euro già disponibili (con impegno contabile) e 61.418.977,30 euro programmati (intervento n. 51 del DGR Campania n. 39 del 24 febbraio 2014, pubblicato sul BURC n. 10 del 17 marzo 14);
   la quota di 460.763.417,96 euro disponibili, di cui sono stati già erogati – ad oggi – circa 370 milioni, si compone di:
    a) 155.868.126,37 euro di rinvenienze POR Campania 2000-2006 Mis. 6.1 – Cap.2214;
    b) 58.080.930,29 euro a valere sui fondi FAS (APQ Viabilità 2007);
    c) 120.187.267,27 euro assicurati dal decreto legislativo 19 novembre 1997 n. 422 e definiti con l'accordo di programma Stato – regione del 17 dicembre 2002;
    d) 126.627.094,03 euro di altri fondi (fondo infrastrutture Del. CIPE 75/2009, legge obiettivo, residui L. 219 del 1981);
   nell'ambito delle opere coperte dai finanziamenti disponibili è compresa la sistemazione del nodo di interscambio di Piscinola-Scampia, ad oggi non ancora completato e che versa in condizioni di abbandono;
   i 61.418.977,30 euro anzidetti dovrebbero essere destinati, in base alle informazioni di cui si dispone, alla 7 realizzazione degli interventi relativi al completamento del collettore fognario a servizio delle stazioni di Giugliano in Campania e Melito e al completamento e apertura all'esercizio della stazione stessa di Melito, la quale presenta un elevato grado di avanzamento dei lavori. Gli interni sono rifiniti e dotati di tutta la necessaria impiantistica, il cui abbandono ne sta danneggiando la funzionalità, con grave spreco di risorse pubbliche;
   per la quota di 61.418.977,30 euro, programmata sulle rinvenienze POR (ultimo atto di riferimento: DGR Campania n. 377 del 13 settembre 2013 – BURC n. 53 del 3 ottobre 2013), ma ancora priva di impegno contabile, con la DGR n. 39 del 24 febbraio 2014 la regione Campania ha proposto lo swap con le risorse FSC del piano nazionale per il sud (delibera CIPE n. 62/11), per sostituire opere a rischio definanziamento in quanto non in grado di conseguire le OGV (obbligazioni giuridicamente vincolanti) entro il 30 giugno 2014;
   la riprogrammazione delle suddette risorse dovrebbe essere confermata con l'approvazione, da parte del CIPE, della proposta di swap avanzata dalla regione Campania e le risorse FSC verrebbero quindi assegnate con la stipula di un conseguente accordo di programma quadro tra Governo e regione;
   per quanto concerne la realizzazione della sub-tratta Piscinola-Capodichino/Di Vittorio, l'opera presenta un percorso di circa 4 chilometri, integralmente in galleria artificiale, e attraversa le stazioni di Miano, Regina Margherita, Secondigliano e Capodichino/Di Vittorio. L'intervento ha un costo complessivo pari a 353.504.783,34 euro, e si articola in tre lotti affidati in regime d'appalto:
    opere civili da Piscinola a Secondigliano (stazione esclusa) – (intervento n. 53 del DGR 39 del 24 febbraio 2014, pubblicato sul BURC n. 10 del 17 marzo 2014);
    opere civili da Secondigliano a Capodichino Di Vittorio (intervento n. 54 del DGR 39 del 24 febbraio 2014, pubblicato sul BURC n. 10 del 17 marzo 2014);
   opere di finitura ed attrezzaggio da Piscinola a Capodichino (stazione esclusa) – (intervento n. 55 del DGR 39 del 24 febbraio 2014, pubblicato sul BURC n. 10 del 17 marzo 2014);
   la quota dei 353.504.783,34 euro programmati si compone di:
    28.135.298,03 euro di rinvenienze POR Campania 2000-2006;
    171.857.064,99 euro a valere sul POR Campania 2007-2013;
    58.150.000,00 euro a valere sul PAC (DGR Campania n. 756 del 2012 e n. 495 del 2013);
    86.494.443,27 euro a valere sull'accordo di programma Stato – regione del 17 dicembre 2002;
    8.867.977,05 euro di altri fondi (fra i quali residui legge 219 del 1981);
   sui tre lotti previsti, sono cominciati le sole opere civili del primo lotto, con una copertura dei lavori pari a circa il 60 per cento. Tuttavia, i lavori sono fermi dal 2010 a seguito dell'approvazione da parte della giunta regionale della Campania del DGR n. 534 del 02 luglio 2010;
   sulla tratta in essere Piscinola-Aversa Centro, vi sono due forti criticità:
    a) ricostruzione e l'allargamento della stazione Piscinola-Scampia, ad oggi non ancora completato e che versa in condizioni di abbandono;
    b) il completamento della stazione di Melito, finita per quanto riguarda il piano banchine, ma pesantemente incompleta in superficie in quanto manca ancora l'accesso alla stazione e la riqualificazione della degradata area circostante;
   sulla tratta in costruzione Piscinola-Capodichino/Di Vittorio il blocco delle attività sta comportando il rischio di definanziamento delle risorse comunitarie, e sta arrecando un pesante danno economico alle imprese e ai lavoratori coinvolti nella realizzazione dell'opera. Inoltre, l'abbandono delle strutture in parte complete del primo lotto ne sta danneggiando la funzionalità, con grave spreco di risorse pubbliche –:
   come il Governo, per quanto di competenza e considerato l'impegno dei fondi previsti per questi progetti, intenda procedere su quest'opera – tratta Aversa Centro-Capodichino/Di Vittorio –, al fine di favorire l’iter dei lavori attualmente fermi, evitando il rischio di definanziamento di fondi europei nonché lo spreco di risorse pubbliche, e completare al più presto la costruzione di infrastrutture importanti per lo sviluppo dell'area metropolitana di Napoli. (4-04987)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRACCARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   la decisione del Consiglio dell'Unione europea in materia di Politica estera e di sicurezza comune 2014/145/PESC del 17 marzo 2014 prevede restrizioni di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti delle persone responsabili di azioni che compromettono o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina, comprese le azioni sul futuro statuto di qualsiasi parte del territorio contrarie alla Costituzione ucraina, nonché delle persone, entità od organismi ad esse associate;
   la decisione di esecuzione del Consiglio europeo 2014/238/PESC del 29 aprile 2014 aggiunge, in seguito alla gravità della situazione in Ucraina, 15 personalità all'elenco che figura nell'allegato della decisione 2014/145/PESC;
   gli Stati Uniti d'America con l'ordine esecutivo E.O. 13661 del Dipartimento del Tesoro hanno imposto nuove sanzioni mirate a 7 personalità e aziende russe, nonché restrizioni ad alcune esportazioni Usa in Russia; fra queste personalità vi è anche l'amministratore delegato di Rosneft, Igor Sechin, il quale possiede una quota azionaria rilevante nella società della famiglia Moratti Saras –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali siano le misure adottate per ottemperare alle decisioni del Consiglio dell'Unione europea;
   quali siano le relazioni d'affari e i beni patrimoniali detenuti in Italia dalle persone responsabili di azioni che compromettono o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina;
   quale strategia intende seguire il Governo italiano per garantire i rapporti bilaterali e le relazioni commerciali con la Russia. (5-02905)


   DAGA, DE ROSA, TERZONI, BUSTO, MANNINO, MICILLO, SEGONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nel 1999 il complesso archeologico di Villa Adriana è stato inserito nell'elenco dei siti patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO; nel momento dell'iscrizione l'UNESCO, oltre a definire il perimetro del bene iscritto alla lista del patrimonio mondiale ha stabilito, con un accordo internazionale con la Repubblica italiana, anche la buffer zone, ossia una zona «cuscinetto» di protezione per l'area archeologica di Villa Adriana;
   contestualmente all'inserimento, l'Italia si impegnava a tutelare la buffer zone, a rispetto dell'area archeologica e in particolare a sottoporre preventivamente all'UNESCO i progetti, relativi alla suddetta area di protezione, che avrebbero potuto trasformare il paesaggio circostante la Villa stessa;
   con deliberazione del consiglio comunale di Tivoli n. 74 del 6 dicembre 2011 è stato approvato il piano di lottizzazione denominato «Comprensorio di Ponte Lucano» – il cui progetto fa riferimento alla Impreme Spa del costruttore Massimo Mezzaroma – che non è stato preventivamente sottoposto all'UNESCO prima della sua approvazione e che insiste sulla cosiddetta buffer zone e quindi rischierebbe di far perdere lo status di patrimonio mondiale dell'Umanità alla suddetta villa dell'imperatore Adriano;
   la convenzione urbanistica relativa al piano di lottizzazione stabilisce cifre e modalità di versamento degli oneri di urbanizzazione, nonché l'obbligo di una polizza fideiussoria di garanzia;
   a quanto risulta agli interroganti, a seguito del mancato rispetto di quanto stabilito dalla convenzione urbanistica, il comune, con nota n. 51402 del 12 giugno 2012, ha formalmente diffidato la Impreme Spa ad adempiere ai propri obblighi;
   in assenza di un riscontro, in data 31 ottobre 2012, si è avviata la procedura di escussione della polizza fideiussoria, a cui ha fatto seguito, da parte della Impreme Spa, una proposta di dilazione e rateizzazione degli importi dovuti;
   con decreto prefettizio n. 77775/1129/dieci/2013 dell'11 aprile 2013 è stata disposta la sospensione del consiglio comunale di Tivoli ed è stato nominato Commissario Prefettizio per la provvisoria amministrazione dell'ente con i poteri spettanti al consiglio comunale, alla Giunta e al Sindaco;
   la convenzione urbanistica, pur rappresentando uno strumento dichiaratamente contrattuale, in cui si registra l'incontro di volontà delle parti contraenti nell'esercizio dell'autonomia negoziale, costituisce, per l'evidente presenza di rilevanti profili di stampo giuspubblicistico che si accompagnano allo strumento, uno strumento di straordinaria complessità, che non può essere sottratto ai principi di trasparenza e di buon andamento caratteristici della pubblica amministrazione;
   non bisogna dimenticare che, attraverso la pianificazione urbanistica e il piano di lottizzazione, si stabilisce con un soggetto privato un accordo, che non può prescindere dalla tutela dell'interesse pubblico ad una corretta ed equilibrata programmazione territoriale e, soprattutto, la cui corretta esecuzione deve essere facilmente accessibile e verificabile;
   l'interrogante ha presentato al comune di Tivoli, motivata richiesta di accesso agli atti che dimostrerebbero un sostanziale inadempimento del contraente privato, evidenziando così l'esistenza di un rischio di danno nei confronti della collettività;
   il comune di Tivoli, dopo aver notificato, ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 12 aprile 2006, n. 184, la richiesta al soggetto contro interessato, che si è opposto alla richiesta, ha ritenuto di non dover consentire l'accesso agli atti;
   in buona sostanza il comune di Tivoli, attualmente guidato dal commissario prefettizio, ad avviso degli interroganti ha scelto di privilegiare l'interesse di un soggetto privato, rispetto all'esigenza di garantire un'azione di controllo su atti e procedimenti le cui conseguenze, riguardando l'intera collettività, costituiscono un interesse pubblico, la cui preminenza sotto il profilo logico-giuridico non dovrebbe essere in discussione –:
   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga – al di là delle necessarie considerazioni in merito all'inopportunità della scelta di compromissione ambientale e paesaggistica del territorio del comune di Tivoli, con incommensurabili conseguenze derivanti dalla possibile esclusione dall'elenco dei siti UNESCO, per consentire quella che agli interroganti appare l'ennesima speculazione edilizia – di assumere iniziative per verificare la correttezza e la regolarità dell'attività svolta dal commissario prefettizio, in ordine alla quale allo stato non vi sono elementi utili per una compiuta valutazione;
   se non si ritenga di dover acquisire l'intera documentazione e di valutare se sussistano le condizioni per sospendere, in via cautelativa, l’iter procedurale del piano di lottizzazione «Ponte Lucano».
(5-02910)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie apparse su diversi quotidiani che martedì sera scorso, all'ora di cena, alcuni immigrati, entrati clandestinamente in Italia e ospiti del centro di accoglienza «Intesa Sociale» di Como, nel quartiere di Prestino, hanno scatenato una violenta rissa, degenerata e finita con due feriti gravi e dodici arresti;
   pare che la rissa sia esplosa mentre gli ospiti del centro erano in fila per ricevere il pasto serale, quando improvvisamente alcuni di essi, pare pakistani, non volendo attendere il proprio turno, hanno cominciato a inveire, dando così origine ad una discussione con altri ospiti in attesa;
   successivamente all'intervento del responsabile della struttura, che ha invitato il gruppo dei pakistani che inveiva ad attendere il proprio turno all'esterno della struttura, quest'ultimi, dopo aver recuperato assi di legno e bastoni dalle proprie camere, si sono ripresentati prontamente in mensa così armati ed hanno allora cominciato ad aggredire i «rivali», kosovari e slavi, e gli altri ospiti che stavano cenando;
   la situazione è a tal punto degenerata che il responsabile del centro si è visto allora costretto a chiedere l'immediato intervento degli agenti delle volanti della questura di Como, che sono poi riusciti a bloccare gli aggressori e dividere i due gruppi rivali;
   due immigrati, feriti in maniera seria sono stati trasportati all'ospedale Sant'Anna per le cure mediche, mentre a seguito degli accertamenti effettuati in questura, dodici immigrati, di cui 9 pakistani, un serbo, un kosovaro e un albanese, sono stati arrestati per rissa aggravata e lesioni personali aggravate e un minorenne è stato denunciato a piede libero per gli stessi reati;
   gli agenti di polizia sono ancora alla ricerca di alcuni immigrati coinvolti nella rissa che sono riusciti a scappare dalla struttura all'arrivo delle forze dell'ordine e che da allora hanno fatto perdere le proprie tracce;
   la polizia è riuscita a sequestrare solo una parte delle armi utilizzate nella rissa: tre bastoni, due della lunghezza di un metro e trenta centimetri e uno di ottanta centimetri, nonché un gran numero di sampietrini, tutto nella disponibilità degli ospiti del centro che tenevano tali oggetti inspiegabilmente nelle loro camere;
   dopo l'arresto e la convalida, pare che siano tutti i soggetti fermati dagli agenti siano tornati liberi e di nuovo al centro di accoglienza di Prestino, nelle loro camere;
   pare anche che gli ospiti della struttura coinvolti nei fatti di cui sopra abbiano presentato richiesta di asilo e siano in attesa, in questo caso, dell'esito della domanda;
   episodi del genere, in particolare il mancato rispetto delle regole e delle leggi qui vigenti, si ripetono ormai frequentemente in molti centri d'accoglienza –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui sopra, se corrisponda al vero che gli ospiti del centro disponessero di armi ed oggetti atti ad offendere, se le persone arrestate siano ora di nuovo ospitate nel centro, se non ritenga opportuno disporre maggiori controlli in tali centri al fine di evitare i gravi episodi come quello in premessa, che sempre più si stanno verificando, quali misure intenda approntare per conseguire ciò e se non ritenga più opportuno che soggetti che non rispettano le regole del nostro Paese, e neppure il proprio turno in mensa, debbano essere immediatamente rimpatriati. (4-04984)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   come riportato da notizie di stampa, un giovane elettore di 27 anni, di nome Tommaso Novara e nipote del consigliere comunale di Como Alessandro Rapinose, si è recato domenica pomeriggio al seggio di San Fermo della Battaglia, in provincia di Como, per votare alle elezioni europee e, qui giunto, ha chiesto subito di togliere il crocifisso prima di entrare nella cabina elettorale;
   poiché al momento il presidente di seggio era assente, Tommaso Novara è allora tornato a casa senza votare per poi ripresentarsi poco dopo pretendendo ancora che venisse tolto il crocefisso dall'aula e, accontentato questa volta dallo stesso presidente, ha finalmente votato;
   la Corte europea dei diritti dell'uomo, con una sentenza definitiva della Grande Camera del 18 marzo 2011, ha dichiarato che la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche è pienamente legittima, non viola alcun diritto umano e non lede il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni;
   sempre con la stessa sentenza, la Corte ha precisato che l'esposizione del crocefisso non lede neppure il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione, e dunque non si comprende di quale ipotetica «suggestione» o «influenza» si lamentasse il giovane di ben 27 anni presentatosi al seggio di San Fermo della Battaglia;
   è assurdo imporre la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche non solo per quanto già stabilito dalla Corte europea ma altresì perché sulla salvaguardia delle nostre radici e della nostra tradizione non sono accettabili mediazioni né, tantomeno, passi indietro –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se non ritenga opportuno effettuare un approfondimento urgente sulla vicenda sopra riportata e assumere le più opportune iniziative al fine di precisare che, anche nel corso delle competizioni elettorali, l'esposizione del crocefisso sia da considerare consentita precisando quale debba essere il comportamento dei presidenti di seggio a fronte di richieste come quelle di cui in premessa. (4-04989)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALBANELLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   dal settembre 2000 il personale con contratto a tempo indeterminato del profilo di responsabile amministrativo è potuto accedere nella nuova figura professionale di «direttore dei servizi generali ed amministrativi – DSGA»;
   si apprende che parte del personale trasferito nella nuova figura di direttore dei servizi generali ed amministrativi, al momento della ricostruzione della carriera si è trovato penalizzato non avendo avuta riconosciuta l'intera anzianità di servizio effettivamente maturata nella qualifica precedente di responsabile amministrativo, perdendo così il diritto ad essere inquadrato nella corretta posizione stipendiale con la giusta e legittima retribuzione spettante;
   la normativa vigente in materia di ricostruzione della carriera (prevista dal combinato disposto dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1998, dell'articolo 66 del CCNL scuola del 4 agosto 1995, nonché degli articoli 87 e 142 del CCNL scuola del 24 luglio 2003) attribuisce al dipendente del comparto scuola il diritto ad avere integralmente riconosciuta l'anzianità di servizio (di ruolo e non di ruolo) effettivamente maturata tramite l'applicazione della «ricostruzione di carriera» e non, come invece avvenuto, con il metodo della «temporizzazione» con il quale non è stata riconosciuta l'anzianità giuridica ed economica maturata prima dell'accesso alla nuova figura professionale di «direttore dei servizi generali ed amministrativi – DSGA»;
   la disparità consiste soprattutto nel fatto che ai lavoratori transitati nel nuovo profilo DSGA dal 1o settembre 2003, in base alla normativa del 1995 e quindi antecedente al 2000, è stata riconosciuta l'intera anzianità di servizio;
   la questione è stata già oggetto di discussione in fase di approvazione in Aula dell'ordine del giorno a prima firma Fontana (9/2157/6) con il quale il Governo si è impegnato a valutare l'opportunità di riconoscere ai direttori dei servizi generali ed amministrativi delle istituzioni scolastiche l'effettiva ricostruzione della carriera –:
   come il Ministro interrogato intenda intervenire per riconoscere ai direttori dei servizi generali ed amministrativi delle istituzioni scolastiche l'effettiva ricostruzione della carriera, dando in questo modo una soluzione dignitosa e definitiva a questa categoria di lavoratori della scuola. (5-02909)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARGIU. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   il 23 aprile scorso la VII Commissione cultura ha avviato un'indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica nel nostro Paese;
   dal ciclo delle audizioni in corso stanno emergendo notevoli scostamenti del fenomeno tra le varie regioni e le diverse aree territoriali;
   la situazione peggiore si registra in Sardegna, con una percentuale del 36,2 di abbandono scolastico contro una media nazionale del 27 per cento. Peraltro, dal 2007 al 2012, L'isola ha segnato addirittura una recrudescenza del fenomeno (più 3,8 per cento) che la mantiene lontanissima dalla media nazionale ed europea;
   i dati OCSE PISA – MIUR riferiti al 2011 rispecchiano questo gap: alla fine del primo anno delle scuole secondarie superiori statali la percentuale media di dispersione nazionale è stata dell'11,4 mentre in Sardegna è stata del 15,3, tornando ai livelli del 1995;
   in prospettiva, la distanza della regione sarda rispetto ai target fissati per gli early school leavers in ambito europeo (10 percento) e italiano (sedici per cento) per il 2020, rimane ancora molto marcata (25,5 percento);
   nel preoccupante contesto educativo che emerge dai dati menzionati, assume una valenza particolarmente grave la recente decisione dell'Ufficio scolastico della provincia di Sassari che non intende autorizzare il funzionamento della classe I dell'istituto professionale servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (IPSASR) di Bonorva, in quanto il numero degli alunni (15) è inferiore ai minimi numerici necessari per l'attivazione delle classi prime (25 iscritti per le sezioni associate funzionanti con un solo corso);
   la mancata autorizzazione al funzionamento della classe I per l'anno scolastico 2014/2015 determinerebbe non solo la scomparsa di questa scuola nell'arco di pochi anni e l'esiziale impoverimento dell'articolazione territoriale dell'offerta formativa, ma anche un progressivo smantellamento di una rete di servizi di base nei territori periferici e uno spopolamento dei comuni delle aree interne;
   l'istituto di Bonorva rappresenta l'unico riferimento per le zone del Meilogu e del Marghine e la sua chiusura si pone in totale antitesi con le politiche di contrasto alla dispersione scolastica e allo spopolamento rurale messe in atto dalla Unione europea e dalle amministrazioni statale e regionale;
   nelle indicazioni contenute nel documento tecnico collegato all'Accordo di partenariato trasmesso alla Commissione europea il 9 dicembre 2013 – Strategia nazionale per le Aree interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance si afferma tra l'altro che: «La scuola è presidio civile, sociale e culturale e luogo di elezione per la creazione di capitale umano. Perdendo la scuola il territorio è quasi naturalmente destinato all'abbandono e alla compromissione delle proprie capacità di sviluppo (...) il disagio sociale è legato alla carenza dei servizi di base che nella società europea contemporanea identificano la “cittadinanza”, vale a dire istruzione, sanità, mobilità, connettività virtuale (accesso ad internet). Tale carenza è in parte riconducibile alla bassa densità abitativa di questi territori e alla conseguente difficoltà a organizzarne in modo efficiente la produzione (...)» (articoli 1.2, 3.3);
   a causa della bassa concentrazione demografica, l'attuazione della riforma scolastica in Sardegna rischia di decretare il ritorno ad una scuola di cinquanta anni fa. Non a caso il Meilogu ha visto la propria realtà scolastica progressivamente smantellata con la soppressione dell'istituto comprensivo di Bonorva ed il suo accorpamento all'istituto comprensivo di Pozzomaggiore; l'accorpamento della Scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado di Thiesi in un unico istituto comprensivo; la mancata apertura nel 2011 della 4a ginnasio (con conseguente chiusura del liceo classico di Bonorva, i cui alunni dell'unica classe rimasta sono attualmente costretti a frequentare le lezioni presso il liceo scientifico di Pozzomaggiore); la gestione in reggenza dell'istituto d'istruzione superiore «G. Musinu» di Thiesi, ancora autonomo, ma con figure apicali a scavalco;
   l'eventuale chiusura dell'IPSASR di Bonorva determinerebbe inoltre l'azzeramento di una specifica offerta di formazione professionale, particolarmente importante in un territorio in cui i settori trainanti dell'economia sono quello agro-zootecnico e agro-ambientale. Il Meilogu, infatti, ricade all'interno dell'area GAL Logudoro – Goceano interessata dalle azioni previste dal PSL – Piano di sviluppo locale e dal PSR – Piano di sviluppo rurale che perseguono l'obiettivo di garantire le condizioni minime (in termini di servizi e qualità della vita) per la permanenza delle popolazioni nell'ambiente rurale;
   la prima classe IPSASR non determinerebbe costi particolarmente elevati per l'amministrazione, in quanto buona parte delle ore previste dal curricolo scolastico per detta classe sono da attribuire a classi di concorso in esubero nella provincia di Sassari (A058, A060, C050, A019) che vedrebbe impegnati docenti che altrimenti presterebbero il loro servizio a zero ore rimanendo a disposizione presso altri istituti –:
   quali iniziative, per quanto di propria competenza e anche alla luce delle politiche di contrasto alla dispersione scolastica e allo spopolamento rurale messe in atto dalla Unione europea e dalle amministrazioni statale e regionale, intenda adottare, al fine di:
    a) prevedere nuovi criteri nella formazione delle classi scolastiche che tengano conto delle peculiarità geografiche, economiche e sociali delle aree più deboli e marginalizzate del nostro Paese, superando il vincolo di parametri standard;
    b) promuovere e dare impulso ad una nuova fase di concertazione tra Stato, regione, province e comuni per ridisegnare l'intero sistema educativo sardo, garantendo maggiore integrazione col territorio e più attenzione alla formazione di tutte le competenze culturali e professionali necessarie per progettare un futuro di progresso civile ed economico. (4-04983)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LOSACCO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il Parco nazionale dell'Alta Murgia, in Puglia, con Legambiente nell'ambito dell'ultima edizione del Festival della Ruralità che si è svolto a Castel del Monte (BAT) ha lanciato l'allarme circa il futuro del pane di Altamura uno dei prodotti di eccellenza dell'agroalimentare made in Italy;
   presentando i dati di una ricerca è emerso che solo il 2 per cento delle aziende agricole ubicate nel parco continua a coltivare le qualità di grano simeto, l'appulo, l'arcangelo, il duilio, i quattro tipi autoctoni di grano duro che hanno consentito al pane di Altamura di ottenere dall'Europa, unico in Italia, il marchio Dop;
   senza queste selezioni di grano tradizionali non si può creare la fragranza della crosta che contrasta con la morbidezza della mollica di colore giallo paglierino, tipiche del pane di Altamura;
   è stato quindi lanciato un appello alle istituzioni nazionali e regionali per creare le condizioni che permettano il rilancio delle coltivazioni autoctone della Murgia che rischiano di essere sostituite da colture estensive industrializzate che non hanno le stesse qualità;
   queste selezioni vengono paradossalmente considerate poco produttive perché sono fuori taglia per le macchine agricole e non sono uniformi cosa che dovrebbe rappresentare un punto di forza e non certamente un difetto;
   diviene pertanto indispensabile un'opera di recupero e conservazione delle citate sementi per mantenere la diversità dei sapori, che è la base del successo del made in Italy alimentare, considerato che essendo autoctone sono maggiormente resistenti ai mutamenti climatici in particolare alla siccità e all'attacco dei parassiti –:
   se e quali iniziative il Ministro intenda assumere per raccogliere l'invito lanciato dal Festival della Ruralità e promuovere, attraverso mirate sperimentazioni, la coltura dei seminativi indispensabili per mantenere la qualità del pane di Altamura rilanciando la cultura autoctona in campo agricolo. (5-02907)


   CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il vino è una delle eccellenza del made in Italy: un settore presente uniformemente su tutto il territorio nazionale e che rappresenta un fondamentale volano economico, produttivo ed occupazionale;
   secondo i dati Istat sono infatti 250 mila le aziende vitivinicole italiane e 210 mila gli addetti (50mila dei quali giovani). Va inoltre aggiunto, in questo contesto, che la produzione di vino attiva fino a 18 settori produttivi creando una occupazione complessiva di 1,2 milioni di persone;
   il nostro Paese, con i risultati della vendemmia 2010-2011 (49,6 milioni di ettolitri), è divenuto il principale produttore al mondo superando il primato fino ad ora detenuto dalla Francia;
   il 60 per cento della produzione nazionale è rappresentata da vini di qualità con ben 14,9 milioni di ettolitri a denominazione «Docg» e «Doc» e 15,4 milioni di ettolitri con denominazione «Igt»;
   con un aumento record del 7 per cento, le esportazioni di vino italiano hanno raggiunto nel 2013 il massimo storico di 5 miliardi di euro di fatturato;
   da quanto è emerso da fonti stampa il 29 maggio 2014, in una operazione coordinata dai carabinieri del reparto operativo di Siena nelle regioni Toscana, Umbria, Liguria e Lazio è stata scoperta una vasta frode agroalimentare nella vendita all'ingrosso e al dettaglio di vino Brunello di Montalcino falso e di altri vini Docg di fama internazionale, come ad esempio il Chianti. Nel corso delle ispezioni «sono stati sequestrati numerosi ettolitri di vino sfuso pronti per la vendita nei mercati internazionali, oltre 30.000 bottiglie già etichettate con il marchio e documenti di certificazione qualità falsi». Secondo quanto riportano gli organi di informazione «il vino sequestrato, di scarsa qualità, proveniente da mercati paralleli, dopo essere stato imbottigliato veniva etichettato con false fascette con i sigilli di Stato e successivamente commercializzato in Italia e all'estero ad un prezzo dieci volte superiore al suo reale valore, con un danno al settore vitivinicolo italiano di centinaia di migliaia di euro»;
   secondo le associazioni di categoria «frodi e contraffazioni sottraggono oltre un miliardo di euro l'anno all'agroalimentare nazionale, di cui il 20 per cento “scippato” al mondo del vino»; sempre secondo le associazioni agricole dall'inizio della crisi (periodo di riferimento dal 2007 al 2013) «sono più che raddoppiate le frodi nel settore del vino e degli alcolici, con un incremento record del 102 per cento del valore delle bottiglie sequestrate perché adulterate, contraffatte o falsificate»; solo nel 2013 sono state sequestrati dai Nas (nuclei antisofisticazioni e sanità dell'Arma dei carabinieri) alcolici contraffatti per un valore di 31 milioni di euro;
   appare quindi evidente come tali frodi, nonostante la continua ed attenta azione di repressione portata avanti con efficacia dalle forze dell'ordine preposte, provochino un gravissimo danno di immagine al settore vitivinicolo nazionale (in questo caso, in particolare, al Brunello di Montalcino, eccellenza riconosciuta del panorama mondiale, che esporta all'estero circa 2 terzi della produzione e che ha un fatturato di oltre 165 milioni di euro), oltre a creare gravi difficoltà all'intera filiera e causare continue frodi ai consumatori –:
   quali siano le informazioni a disposizione del Governo circa la frode agroalimentare esposta in premessa, anche considerato che questo territorio è già stato interessato da pesanti frodi sull'olio extravergine di oliva;
   se, secondo i dati a disposizione del Governo l'episodio sopra richiamato, ultimo in ordine di tempo, sia sintomo di una più efficace azione di controllo e di contrasto, o indicatore di un aumento dei fenomeni di contraffazione nel settore agroalimentare;
   se il Governo, anche alla luce delle innovazioni normative annunciate, intenda assumere ulteriori iniziative urgenti, anche assieme ai soggetti preposti ai controlli, per contrastare e prevenire le frodi nel settore del vino e delle produzioni più importanti del nostro made in Italy.
(5-02912)

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   la pesca del tonno rappresenta un comparto strategico per l'economia di alcune aree della Sardegna, con particolare riguardo alle coste sudoccidentali dell'isola, dove nei comuni di Carloforte, Portoscuso e Gonnesa sono presenti le tre tonnare fisse italiane abilitate alla pesca del tonno rosso;
   in queste comunità, nel tempo la pesca del tonno ha caratterizzato profondamente le attività produttive, creando un forte indotto che ha sempre garantito redditività e occupazione per la popolazione residente;
   unitamente alla pesca, sono infatti nate altre professioni legate alla lavorazione e conservazione del pescato, alla sua commercializzazione, alla ricca offerta di prodotti derivati, alla nascita di una gastronomia tipica del luogo, al turismo, agli sport acquatici, come il diving;
   la pesca del tonno rosso è un'attività radicata nella comunità locale, ed è al tempo stesso elemento della tradizione e volano di sviluppo economico, considerata anche la forte vocazione turistica del territorio;
   da alcuni anni la tradizionale pratica della tonnara fissa è stata stravolta perché ormai del tutto orientata al trasferimento degli esemplari catturati con il trascinamento delle gabbie verso gli allevamenti presenti nel Mediterraneo;
   questo sistema, particolarmente redditizio, non consente di trattenere nel territorio neanche una minima parte del pescato, totalmente venduto sul mercato internazionale;
   la pratica del trasferimento si configura in questo modo come una vera e propria depredazione del territorio e di intere comunità cresciute attorno alla pesca del tonno, a causa della scomparsa della materia prima dal mercato locale e per la conseguente impossibilità di alimentare la filiera legata alla pesca;
   il danno immediato è rappresentato dall'elevato crollo degli occupati e dall'assenza del prodotto nel mercato locale che al dettaglio già raggiunge un prezzo proibitivo per il consumatore pari a 30 euro al chilogrammo;
   è forte la preoccupazione per il futuro del comparto che rischia di veder scomparire una molteplicità di professioni tradizionali, un'importante fonte di reddito e un elemento di straordinario richiamo turistico –:
   quali iniziative intenda adottare per evitare che un settore strategico per l'economia del territorio della Sardegna sud-occidentale venga fortemente danneggiato dalla pratica del trasferimento del tonno rosso negli impianti di allevamento del Mediterraneo;
   se non ritenga opportuno, nel rispetto delle disposizioni internazionali e dell'Unione europea, disincentivare questa pratica;
   se non ritenga opportuno avviare una intensa politica di salvaguardia delle tipicità locali, come quelle derivanti dalla pesca del tonno rosso, al fine di salvaguardare i livelli produttivi e occupazionali e le professionalità maturate, assieme a una importante risorsa per il turismo.
(4-04994)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DAGA, DE ROSA, TERZONI, BUSTO, MANNINO, MICILLO, SEGONI, ZOLEZZI, VIGNAROLI, COLONNESE, DALL'OSSO e DI VITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   tre decenni fa Henry Gadsen, direttore generale di una delle principali case farmaceutiche al mondo – la Merck – rilasciò una sconcertante dichiarazione alla rivista Fortune: il suo sogno era creare farmaci per le persone sane, così da poter vendere proprio a tutti;
   negli ultimi decenni, i grandi gruppi farmaceutici avvalendosi della loro influenza sulla scienza medica stanno promuovendo la ridefinizione delle malattie umane per poter espandere il proprio mercato. I fattori di rischio per la salute e i parametri per valutarli vengono scientemente modificati per far rientrare sempre più individui tra i malati bisognosi di farmaci. Il risultato è un'enorme e incontrollata espansione del mercato dei medicinali che, oltre a generare miliardi di nuovi profitti, sta creando migliaia di nuovi pazienti;
   negli ultimi tempi è stato scelto di trattare il tema dell'eiaculazione precoce tramite una massiccia campagna informativa sui maggiori mezzi di comunicazione (TV, giornali, insegne pubblicitarie), prevedendo degli spot informativi promossi e patrocinati dalle associazioni mediche specialistiche come SIA, SIAMS, SUI e AOGOI, per sensibilizzare la popolazione;
   è stato creato e mandato in onda sulle maggiori emittenti della TV pubblica uno spot che tratta il tema, mostrando due fiammiferi che sono a letto ed uno si accende troppo presto;
   nel video è presente il rimando al sito internet www.benesserecoppia.it patrocinato dalle associazioni [Società Italiana di Andrologia (SIA); Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS); Società Italiana di Urologia (SIU); Associazione dei Ginecologi Italiana: ospedalieri, del territorio e liberi professionisti (AOGOI)] con il supporto dell'azienda farmaceutica MENARINI. Il sito risulta essere inoltre anche tra i primi nei risultati dei motori di ricerca inserendo come parole chiave «eiaculazione precoce»;
   nella sezione «Cosa si può fare» del suddetto sito è riportato: «L'eiaculazione precoce è stata inizialmente considerata come un problema psicologico e per decenni è stata trattata con terapie comportamentali e cognitive. Successivamente, grazie anche alla comprensione della componente organica che è alla base della patologia (ridotti livelli di serotonina a livello delle vie nervose che controllano il riflesso dell'eiaculazione), sono entrati in uso anche trattamenti farmacologici»;
   la casa farmaceutica Menarini ha recentemente acquisito i diritti di commercializzazione di un farmaco, il Priligy, in Europa, molti paesi dell'Asia, Africa, Medio Oriente e in America Latina;
   il principio attivo del Priligy, la dapoxetina, appartiene alla classe farmaceutica dei SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). Tale classe, in tutto il mondo, fornisce i principali farmaci utilizzati come antidepressivi;
   la maggior parte degli SSRI compresa la dapoxetina presenta, tra i numerosi effetti collaterali, la diminuzione della libido e la disfunzione erettile;
   lo stesso foglietto illustrativo del Priligy recita: «EFFETTI INDESIDERATI: Disturbi psichiatrici. Comune (> =1/100 < 1/10): insonnia, ansia, agitazione, irrequietezza, riduzione della libido, sogni anomali. Non comune (> =1/1.000 < 1/100): depressione, umore depresso, nervosismo, incubi, disturbi del sonno, bruxismo, umore euforico, indifferenza, apatia, umore alterato, insonnia iniziale, insonnia intermedia, anorgasmia, stato confusionale, ipervigilanza, pensieri anomali, disorientamento, perdita della libido... Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Comune: disfunzione erettile. Non comune: mancanza di eiaculazione, parestesia degli organi genitali maschili, disturbo dell'orgasmo maschile...»;
   uno studio controllato su 106 pazienti, in media di circa 36 anni, pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology del gruppo Nature, chiarisce che la dapoxetina garantisce effetti sui tempi di eiaculazione e sulla soddisfazione del rapporto solo moderatamente migliori di una sostanza placebo, mentre non garantisce alcun beneficio a lungo termine dopo la sospensione del farmaco. Nel dosaggio più elevato (60 mg) favoriva un allungamento del tempo di eiaculazione nella maggior parte dei pazienti di meno di 2 minuti;
   un farmaco quindi che agisce in maniera importante sul sistema nervoso e che appartiene alla classe dei farmaci usati per trattare un disturbo psichiatrico maggiore, la depressione, viene utilizzato per un problema sessuologico e nel maggiore dei casi garantisce un allungamento dei tempi per l'eiaculazione, in media inferiore ai 2 minuti;
   per le modalità di assunzione, le linee guida internazionali consigliano un uso non cronico «al bisogno»;
   non appare agli interroganti moralmente e deontologicamente corretto informare i cittadini italiani sul tema dell'eiaculazione precoce tramite uno spot mandato in onda sulla TV pubblica nella cui realizzazione è stata coinvolta una nota casa farmaceutica;
   non appare altresì corretto citare un sito internet supportato dalla stessa casa farmaceutica per cui non è noto alcun patrocinio o verifica del Ministero della salute;
   non appare un caso che lo stesso sito nella sezione «cosa si può fare», citi esplicitamente dei «trattamenti farmacologici», questi non corrispondano alla somministrazione di farmaci di classe SSRI ed in particolare il Priligy –:
   se non sia più corretto effettuare tali campagne informative sotto il patrocinio diretto del Ministero della salute e se lo stesso Ministro non intenda assumere iniziative per prediligere il trattamento psicologico rispetto a proposte che convergono, nella maggior parte dei casi, in trattamenti farmacologici;
   se, avendo una visione più a lungo termine, non sussista il rischio di creare i presupposti per una nuova classe di popolazione «depressa» come conseguenza dell'assunzione di farmaci ad esempio il Priligy. (5-02911)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'AMBROSIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   dall'anno 2006 sono stati resi noti i risultati relativi alla scoperta, caratterizzazione ed utilizzo di una proteina rMnSOD (recombinant manganese superossido dismutasi), che ha dato risultati percentuali elevatissimi nella riduzione delle cellule tumorali;
   la molecola rMnSOD, ha ottenuto il brevetto nazionale nell'anno 2003 ed il brevetto europeo nel 2006. Per la sua capacità radioprotettiva, insieme alla Agenzia spaziale italiana, nel 2009, è stata presentata la domanda di brevetto relativo alla funzione radioprotettiva della rMnSOD, in U.S.A. dal titolo «A radioprotective sod soluble isoform and uses thereof». Il brevetto è stato rilasciato dalle autorità statunitensi nel settembre del 2011;
   nel 2008, la proteina è stata completamente caratterizzata ed è stato identificato il suo meccanismo di azione;
   la molecola, efficace nel riportare l'equilibrio ossidativo in cellule o organismi che sono esposti a noxae patogene di vario genere di tipo chimico, fisico o biologico, ha un effetto specifico e selettivo antitumorale, con risultati di riuscita molto elevati;
   ci sarebbe bisogno di trovare i finanziamenti da dedicare esclusivamente alla realizzazione delle prove di tossicologia, farmacodinamica e farmacocinetica previste dalla legge, prima di poter iniziare una sperimentazione sull'uomo;
   l'utilizzo della molecola in farmacologia potrebbe notevolmente migliorare la qualità e le aspettative di vita di decine di migliaia di persone affette da patologie tumorali e affini –:
   se non ritenga opportuno valutare l'adozione di iniziative per lo stanziamento di fondi da destinare al trial clinico per la molecola rMnSOD. (4-04985)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIPPA, BATTELLI, MANTERO e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   Piaggio Aero Industries spa, industria aeronautica leader nel mercato internazionale, è ad oggi, come riportato anche sul sito stesso dell'azienda, «l'unica realtà del settore al mondo attiva sia nella progettazione e manutenzione sia di velivoli completi, per l'aviazione d'affari e per missioni pattugliamento sorveglianza e controllo (ISR) che nella costruzione di motori aeronautici e componenti strutturali»;
   la società nasce nel 1998, quando una cordata di imprenditori decide di rilevare le strutture e l'attività delle industrie meccaniche e aeronautiche Rinaldo Piaggio;
   nel corso degli anni recenti, la Piaggio Aero si è concentrata nel settore civile degli executive, diventando leader a livello internazionale, al punto da attirare l'attenzione di alcuni grandi gruppi di investimento strategico come il Mubadala Development Company (2006), società di investimenti strategici del Governo di Abu Dhabi, e il gruppo Tata (2008), entrati nel capitale azionario;
   la Piaggio oggi è presente nel mercato aeronautico con la produzione di Aerei Executive (P. 180), a cui si affianca anche l'attività di manutenzione ordinaria e straordinaria;
   negli ultimi anni, la proprietà ha investito in particolar modo sulla progettazione e produzione di aerei militari a pilotaggio remoto (droni di sorveglianza aerea, pattugliamento terrestre, costiero e marittimo), in particolare il «P.1HH HammerHead»;
   come riporta la testata on line di settore «www.airpressonline.it» nell'articolo del 6 maggio 2014 a firma Pietro Romano: «Questa piattaforma (la prima del genere progettata, costruita e integrata interamente in Italia), dopo oltre due anni di sviluppo ha visto il battesimo del roll out nel febbraio del 2013 e la presentazione ufficiale al Salone aerospaziale di Le Bourget nel giugno successivo. L’HammerHead è un velivolo all'avanguardia, capace di decollo e atterraggio automatici, e si posiziona nella fascia alta dei cosiddetti droni Male, in grado insomma di volare a media altezza per lungo tempo: nella fattispecie, per oltre 16 ore a 13.700 metri. Con Piaggio (l'unica azienda europea capace di progettare, costruire e manutenere velivoli, motori aeronautici e componenti strutturali) a questo progetto collabora Selex Es, la società per l'elettronica controllata da Finmeccanica, che fornisce i sistemi di controllo del volo, navigazione a pilotaggio remoto, missione SkyStar.»;
   come riportato dall'articolo del 21 ottobre 2008 pubblicato sul sito «www.repubblica.it» a firma Luca Pagni, la Mubadala Development Company tentò già nel 2008 di chiudere un accordo di partenariato con Alenia (e di conseguenza con Finmeccanica) sulla produzione di aerei a pilotaggio remoto;
   tale accordo si risolse con un nulla di fatto dato che l'allora amministratore delegato di Finmeccanica rinunciò ad una commessa del valore complessivo di oltre due miliardi di dollari, affossando di conseguenza la sopracitata possibilità di partenariato, al fine di rispettare la normativa relativa al «Regime di non proliferazione nel settore missilistico» («MTCR»);
   il cosiddetto MTCR è un regime di controllo delle esportazioni vincolante soltanto dal punto di vista politico per i Paesi membri (34 compresa l'Italia) e, fra gli altri compiti, vieta di esportare interi sistemi equivalenti a missili di gittata e si applica anche agli Uav (Unmanned aerial vehicle) con raggio d'azione superiore ai 300 chilometri e capacità di carico oltre i 500 chilogrammi;
   nel 2014 Mubadala Development Company ha acquisito il 98,05 per cento del capitale divenendo l'azionista di riferimento di Piaggio Aero Industries spa, bypassando quindi i limiti imposti dal regime MTCR;
   Mubadala Development Company sceglie come nuovo amministratore delegato Carlo Logli (ex Ad di SuperJet, joint venture tra Alenia Aermacchi Aeronautica e la russa Sukhoi), mentre Alberto Galassi, amministratore delegato dal 2009, passa alla carica di presidente;
   negli ultimi mesi del 2013 e nei primi del 2014, l'azienda è stata più volte sul punto di portare i libri in tribunale e ha affidato a Rothschild Italia l'incarico di ristrutturare il suo debito;
   la società di supporto, che ha gestito nei fatti questa fase, è stata Pedersoli e Associati di Milano, che ha assistito Piaggio Aero Industries spa nell'aumento di capitale del valore di 190 milioni di euro, come dichiarato nel comunicato di Piaggio Aero del 12 novembre 2013, offerto in opzione dai suoi attuali azionisti ed effettuato nel contesto della ristrutturazione del debito, che prevede la restituzione a partire dal gennaio 2017, data in cui, secondo l'azienda, si venderanno 18 P180 e 11 pattugliatori (nel 2015 i primi 2 HammerHead e 13 P.180);
   il principale prodotto di Piaggio oggi è il P.180 Avanti II, tra i più veloci turboelica al mondo, aereo multiutility da nove posti con performance uguali a quelle di un jet delle stesse dimensioni, ma che consuma il 40 per cento di carburante in meno grazie alla sua aerodinamica;
   finora sarebbero stati venduti 225 esemplari di P.180;
   Piaggio Aero ha attualmente due stabilimenti in Liguria (Sestri Ponente e Finale Ligure);
   lo  stabilimento di Finale conta circa 750 dipendenti, mentre quello di Genova ne conta circa 550 per un totale di circa 1300 unità;
   attualmente la società risulterebbe soffrire di una pesante crisi di liquidità, determinata in parte dalla crisi in cui versa il settore aeronautico;
   l'azienda risulta aver venduto 30 velivoli nel 2008, 25 nel 2009, 12 nel 2010, 14 nel 2011, 5 nel 2012 e 2 nel 2013;
   le scarse vendite hanno logicamente prodotto pesanti ritardi nei pagamenti per i fornitori ed un indebitamento con diversi istituti bancari di circa 400 milioni di euro i quali avrebbero imposto un piano di rientro che dovrebbe prevedere una ricapitalizzazione della società pari a 190 milioni di euro (in parte già versato) che porterà il capitale da 116,5 a 306,5 milioni di euro;
   negli anni 2011-2012 e 2013 sono stati 1188 i lavoratori in Cassa integrazione straordinaria («CIGS»), di cui 410 a Genova e 778 a Finale;
   quasi tutte le misure prese a discapito dei lavoratori Piaggio Aero hanno riguardato i dipendenti dello stabilimento di Sestri Ponente, considerando che proprio in questa struttura è presente l'assemblaggio dei velivoli, ed essendoci pochi ordini, è risultato «logico» tagliare in tale settore dell'azienda;
   nell'anno 2008, a seguito dell'ennesima crisi di liquidità in cui versava l'azienda, si decise di intervenire al fine di stabilizzare la società nei due territori e farla uscire dalla fase di incertezza in cui versava da anni investendo rilevanti risorse su un nuovo stabilimento da costruire nelle vicinanze di Finale;
   si procedette quindi alla firma di un Accordo di programma tra enti locali, azienda e sindacato che prevedeva il trasloco dello stabilimento di Finale a Villanova d'Albenga e il mantenimento dello stabilimento di Sestri Ponente a parità di occupati, facendo svolgere nei due siti le stesse attività;
   il sopracitato Accordo di programma contiene un piano industriale di conferma delle lavorazioni divise nei due stabilimenti, con il mantenimento dei livelli occupazionali presenti all'atto della firma;
   nel settembre 2013, vista la nuova crisi, ingigantita dalle scarse vendite e dai vincoli imposti dagli istituti bancari, oltre ad un nuovo piano di rientro finanziario, il consiglio di amministrazione di Piaggio Aero approva un nuovo piano di rilancio industriale presentato a sindacati ed enti locali fra dicembre 2013 e gennaio 2014;
   con questa inversione di rotta, di fatto i dirigenti dell'azienda hanno disconosciuto e cancellato il precedente accordo di programma oltre a quello industriale, determinando di conseguenza la chiusura quasi totale dell'attività svolta a Genova (escluso il lavoro svolto dalla sezione «Service»), il trasferimento della sede a Villanova d'Albenga, con il recupero di una minima parte dei lavoratori coinvolti (perlopiù addetti alla produzione di ali e all'assemblaggio finale);
   tutti gli altri dipendenti (ad oggi si contano 372 unità) risulterebbero come esuberi da poter ricollocare, se ci fosse possibilità e volontà, in società terziste di cui al momento si sa ben poco, così come pari a zero sono le informazioni attuali circa le nuove condizioni lavorative che vedrebbero coinvolti i lavoratori stessi –:
   se e quali urgenti iniziative intendano attivare i Ministri interrogati al fine di valutare tutte le soluzioni percorribili al fine di garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali del personale ex Aero Piaggio, con il coinvolgimento degli enti locali e della regione Liguria;
   quali ulteriori interventi possano essere resi operativi dai Ministri interrogati nella fattispecie per tutelare i cittadini coinvolti che vivono tuttora una drammatica incertezza del proprio futuro.
(5-02906)

Interrogazione a risposta scritta:


   CATALANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   con numerose interrogazioni si sono denunciate criticità relative alla gestione del personale e alla struttura di tutela aziendale di Poste Italiane;
   rimangono a oggi prive di risposta, malgrado diversi solleciti, le interrogazioni nn. 4/01963, 4/02333, 4/02404, 4/02495, 4/02515, 4/02854, 4/03405, 4/03655, 4/03950, 4/04064, 4/04077, 4/04159, 4/04483, 4/04662, 5/02880;
   l'ispettore Alessandro Carollo, estromesso dalla stessa struttura dopo la collaborazione resa alla Guardia di finanza nell'ambito dell'imponente operazione del 19 marzo 2013 denominata Lost Pay, aveva denunciato, già nel 2007, pratiche illecite relative a promesse di assunzioni nella società con il coinvolgimento di dipendenti di Poste Italiane spa;
   le attività ispettive interne furono allora interrotte; l'ispettore rese sommarie informazioni alle forze dell'ordine e, successivamente, la Guardia di finanza di Barcellona Pozzo di Gotto (ME), come informano le cronache giornalistiche, il 5 giugno 2013 arrestò una 38enne, trovata in possesso di un'ingente somma di denaro, possibile frutto di un'illecita contrattazione relativa alla promessa di assunzione in Poste;
   risulta formalizzata una denuncia da Poste Italiane spa ove si fa riferimento a «immediate verifiche poste in essere dalle competenti Strutture Territoriali... tenuto conto della peculiarità della vicenda che... ha richiesto opportuni ed approfonditi accertamenti interni protrattisi nel tempo....»;
   risulta all'interrogante che sarebbero in corso accertamenti interni per le assunzioni avvenute nell'ambito territoriale di competenza dell'Atta sud 1;
   secondo l'interrogante il dirigente Salvatore Malerba, la cui attività è già stata oggetto di atti di sindacato ispettivo, sarebbe a conoscenza della problematica, nonché del possibile coinvolgimento di dipendenti postali nell'attività illecita –:
   di quali notizie disponga il Governo in particolare in ordine alle risultanze delle attività ispettive condotte dall'Atta sud 1;
   se non ritenga di dover assumere iniziative verso il nuovo management di Poste al fine di garantire la piena legittimità delle procedure di reclutamento del personale della società;
   quali iniziative saranno intraprese verso il nuovo management di Poste al fine di garantire un'azione tempestiva ed efficace delle strutture interne di controllo, e se non intenda verificare se nel corso della passata gestione tali strutture abbiano correttamente svolto i loro compiti. (4-04991)