Camera dei deputati

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 31 gennaio 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,
   premesso che:
    l'economia turistica offre un contributo decisivo alla produzione della ricchezza italiana, allo sviluppo dell'occupazione, all'attivo della bilancia valutaria;
    il valore aggiunto prodotto dalle attività connesse al turismo è pari a circa 83 miliardi di euro, ovvero il 6 per cento del totale dell'economia;
    i consumi turistici interni ammontano a 114 miliardi di euro, buona parte dei quali (circa 30 miliardi di euro) è determinato dalle spese effettuate in Italia dai turisti stranieri;
    gli esercizi ricettivi italiani ospitano ogni anno 375 milioni di pernottamenti. Il settore offre lavoro a 1,5 milioni di persone, di cui circa 1 milione di lavoratori dipendenti;
    la domanda turistica mondiale è in costante aumento, con circa un miliardo di movimenti turistici, destinati a raddoppiare entro il 2030; i mercati emergenti come Cina, Russia e Brasile hanno mostrato un trend che continua a crescere per il turismo in uscita, cosiddetto outgoing, mentre Asia e Europa sono e continueranno ad essere le destinazioni turistiche leader per il cosiddetto turismo incoming;
    la stima di crescita del mercato turistico europeo per il 2014 è del 3,4 per cento di incremento del prodotto interno lordo globale, in virtù dei nuovi Paesi membri nonché per il trend di crescita dei mercati asiatici e del Sud del mondo per i quali l'Europa costituisce una destinazione turistica;
    purtroppo, l'Italia cattura quote sempre minori di tali flussi, anche a causa della scarsa efficacia delle politiche di promozione, tra le ragioni del Sud dell'Europa le stime di crescita per l'anno 2014 sono per Malta, Portogallo e Croazia tra il 6-8 per cento mentre per l'Italia del 2,5 per cento;
    disponiamo di un marchio importante e invidiato in tutto il mondo, il marchio ITALIA, sul quale devono essere fondati gli sforzi del sistema, stanziando le risorse per realizzare un grande piano strategico promozionale, da realizzarsi mediante un'azione corale, che veda tutti gli stakeholder impegnati in uno sforzo sinergico;
    un'adeguata disponibilità di risorse è condizione indispensabile affinché gli investitori, pubblici e privati, possano svolgere attivamente il proprio ruolo;
    le piccole e medie imprese, pur costituendo la parte più vitale del tessuto economico del nostro paese, stentano a reperire sul mercato i capitali necessari per riqualificare o espandere l'attività, condizione indispensabile per poter confrontarsi con l'agguerrita concorrenza internazionale;
    la problematica, che interessa l'intera economia italiana, è particolarmente avvertita nel settore turismo, al cui interno prevalgono imprese di dimensioni medio piccole;
    similmente, anche gli enti pubblici che si occupano di turismo risultano spesso privi dei fondi necessari per attivare politiche di sviluppo;
    se si considera il turismo un asset strategico, se si desidera che continui a concorrere alla creazione di valore e di occupazione, occorre re-investire nel settore una parte del grande contributo che l'economia turistica porta alla nostra nazione;
    turismo e patrimonio culturale ed ambientale sono strettamente correlati, soprattutto in Italia dove l'attività turistica contribuisce a promuovere e a sviluppare il patrimonio culturale, linguistico, naturalistico e delle eccellenze italiane come ad esempio l'enogastronomia, la moda;
    turismo e cultura, in un Paese quale l'Italia, non possono che stare assieme;
    non c’è nazione al mondo dotata di beni culturali qualitativamente e quantitativamente elevati come l'Italia;
    non c’è nazione al mondo con un sistema ricettivo diffuso e capillare e diversificato per categorie e tariffe quale quello italiano;
    è importante giungere a un programma specifico per il turismo che sia orientato in particolare alle micro, piccole e medie imprese ed ai soggetti del turismo sociale, che incoraggi gli investimenti e l'occupazione giovanile nel settore turistico, i partenariati tra imprese, associazioni del turismo sociale e soggetti pubblici per progetti paneuropei;
    il turismo sociale promuove l'accesso del maggior numero di persone alla vacanza, senza distinzione di età, appartenenza culturale, disponibilità economica e capacità fisica;
    è fondato sui valori della socializzazione, della crescita della persona e del rispetto dell'ambiente, esso è fattore di coesione sociale e di arricchimento culturale nonché di crescita economica, determinando un significativo sviluppo della domanda interna e orientando i flussi turistici nei periodi di bassa stagione;
    il turismo sociale può essere dunque inteso nelle diverse accezioni: come diritto e come servizio sociale, accessibile fisicamente ed economicamente anche alle persone che per motivi diversi non possono esercitare il diritto inalienabile alla vacanza come turismo realizzato da gruppi e associazioni la cui motivazione principale prescinde dalle caratteristiche della vacanza (ad esempio dal luogo prescelto) ma soddisfa il bisogno di socializzare e vivere momenti di incontro, di relazione e scambio di esperienze reciproche come conoscenza di culture e fonte di accrescimento della persona;
    la qualità dell'offerta turistica è poi fortemente condizionata dalla raggiungibilità della destinazione, fattore che influenza quote consistenti di mercato;
    gli ostacoli alla mobilità ed alla comunicazione si trasformano automaticamente in ostacoli allo sviluppo del turismo;
    da questo punto di vista, il sistema italiano dei collegamenti non brilla certo per efficienza;
    non meno rilevante è il digital divide, con molte località turistiche non servite dalla banda larga;
    i disagi provocati dal deficit di infrastrutture sono amplificati dalla ridotta integrazione tra le stesse e da una insufficiente attenzione alle esigenze del turista e del turismo;
    non di rado, le decisioni inerenti l'organizzazione delle reti (collegamenti ferroviari, collegamenti con le isole, operatività degli aeroporti, e altro) assumono a paradigma di riferimento unicamente l'obiettivo di ridurre la spesa, senza preoccuparsi dell'impatto che la decisione produce sull'economia turistica del territorio, che viene privata di un asset strategico;
    nonostante l'affermarsi della telematica e dell'e-government, la mole di adempimenti burocratici richiesti alle imprese italiane non accenna a diminuire;
    l'incidenza degli oneri amministrativi è un fardello che grava maggiormente sulle imprese di minori dimensioni, che rappresentano la spina dorsale dell'economia italiana;
    l'impresa è costretta ad accollarsi oneri impropri per far fronte ad obblighi non direttamente connessi alla propria attività oppure rischia di essere trascinata in un limbo di irregolarità formale dalla quale è assai problematico affrancarsi;
    infine una parte rilevante dell'offerta turistica è sotto-utilizzata a causa dell'accentuata stagionalità dell'attività;
    da ciò consegue una limitata capacità espansiva del settore, una insufficiente redditività delle imprese e un dato occupazionale rilevante ma inferiore alle potenzialità;
    la crisi economica accentua la tendenza alla frammentazione stagionale dell'attività turistica, spingendo gli operatori a ridurre al minimo il periodo di attività e generando un fenomeno di ristagionalizzazione;
    la stagionalità non è un dato incontrovertibile ma il risultato di scelte imprenditoriali derivanti in molti casi da fattori economici, finanziari e amministrativi;
    sarebbe importante favorire il prolungamento dei periodi stagionali di attività attraverso iniziative in grado di accrescere i flussi turistici e di migliorare le condizioni economiche di operatività del settore;

impegna il Governo

   ad assicurare un maggior sostegno della domanda turistica interna, promuovendo e coordinando le politiche nazionali volte a favorire l'accesso al turismo anche delle categorie sociali più deboli, a tal fine riattivando sistema dei buoni vacanze per il loro forte impatto sociale ed economico, basti pensare che in Francia attivano una spesa turistica di oltre 3 miliardi di euro, contribuendo efficacemente alla maggiore tenuta del sistema turistico di quel Paese;
   a recuperare e valorizzare i territori e il loro patrimonio ambientale, culturale ed enogastronomico anche predisponendo pacchetti d'offerta territoriali;
   ad assumere iniziative per alleggerire la pressione fiscale sulle imprese turistiche, che ha raggiunto un livello insostenibile, assicurando che l'imposizione assuma una misura equa e ragionevole;
   a favorire l'aggregazione tra imprese per la gestione in comune dei servizi turistici;
   a realizzare collegamenti stradali e ferroviari efficienti tra gli aeroporti e le località turistiche cosiddette minori;
   a collegare i principali hub con la rete ferroviaria ad alta velocità;
   a sbloccare le tariffe aeroportuali, vincolandone la destinazione allo sviluppo degli aeroporti;
   ad assumere iniziative per assicurare la disponibilità della banda larga in tutte le località turistiche, a servizio delle imprese e della clientela;
   a semplificare gli adempimenti a carico delle imprese, che rappresentano una forma di distorsione competitiva e che frenano gli investimenti e la crescita del settore;
   ad incentivare il prolungamento della durata dei rapporti di lavoro stagionali, mediante la riduzione del prelievo contributivo e fiscale che grava sugli stessi;
   a promuovere la collaborazione con e tra gli enti territoriali interessati, al fine di dar vita a forme di coordinamento e razionalizzazione degli interventi nel settore del turismo, con particolare riferimento alla promozione dell'armonizzazione normativa e della semplificazione amministrativa.
(1-00327) «Molea, Andrea Romano, Capua, Vezzali, Causin, Catania, Antimo Cesaro, Cimmino, D'Agostino, Galgano, Librandi, Mazziotti Di Celso, Matarrese, Vargiu, Vecchio, Vitelli».


   La Camera,
   premesso che:
    le nuove tecnologie offrono ai creatori di qualsiasi genere di opera – musica, film, libri, fotografie, software, multimedia – la possibilità di distribuire la loro creazione in modo diretto ed immediato attraverso modelli di business ieri inesistenti e, soprattutto, garantiscono – o, almeno, potrebbero garantire – a ciascun creatore il diritto di percepire un compenso direttamente proporzionato all'utilizzo, da parte della collettività del proprio sforzo creativo;
    in tale nuovo «ecosistema creativo» si sono, progressivamente, sgretolati i confini geografici e si è aperto un mercato globale nel quale ogni autore, per la prima volta nella storia, può mettere la propria opera a disposizione di una comunità costituita da miliardi di cittadini di Paesi diversi;
    il sistema creativo e culturale italiano e, in particolare, il mercato dei contenuti protetti da diritto d'autore, tuttavia, rimane drammaticamente chiuso, asfittico e quasi impermeabile all'affermazione di nuovi modelli di, produzione e distribuzione di opere creative;
    tale fenomeno è, ovviamente, imputabile ad una pluralità di concause, difficilmente riconducibili ad unità, di matrice sensibilmente diversa: sociale, economica, culturale e giuridica;
    è, tuttavia, fuor di dubbio che tra tali concause vi sia l'inadeguatezza della vigente disciplina della materia con particolare riferimento al mercato dell'intermediazione dei diritti, un'inadeguatezza che minaccia di paralizzare il sistema creativo e culturale, facendo venir meno stimoli ed incentivi che la legge sul diritto d'autore – se correttamente applicata – dovrebbe garantire a chiunque, attraverso il proprio sforzo creativo, mette a disposizione della collettività nuove opere;
    oggi la reale tutela del lavoro intellettuale rischia di essere minacciata; il problema principale è quello di riconoscere al lavoro intellettuale, dell'ingegno, al lavoro degli artisti e di chi lavora nel campo dello spettacolo e della cultura la pienezza del diritto, e della remunerazione, sul proprio lavoro;
    la legge sul diritto d'autore, attribuisce l'esclusiva dell'intermediazione dei diritti, alla SIAE – società italiana autori ed editori – che la vigente disciplina qualifica «ente pubblico economico a base associativa», attribuendole una «natura mista», metà pubblica e metà privata;
    la governance della SIAE, a seguito dell'ultima modifica statutaria, è oggi affidata ad un criterio censuario in forza del quale tutti gli autori, editori ed artisti associati (circa 100 mila), hanno diritto ad un voto e, ad un altro voto per ogni euro guadagnato con l'ovvia conseguenza che gli autori ed editori più ricchi governano la società, imponendo le loro regole agli autori ed editori meno ricchi;
    nella scorsa legislatura è stata realizzata un'importante indagine proprio sulla Siae e sulla tutela del diritto d'autore;
    l'indagine ha confermato enormi problemi di inefficienza e mancanza di trasparenza nella gestione della SIAE; rilevato come i problemi dei lavoratori di questo ente, delle persone che organizzano concerti anche di grande entità, delle persone che si occupano di discografia, magari piccoli produttori di musica, siano legati all'efficienza, alla trasparenza, alla modernizzazione della raccolta del diritto d'autore e alla sua tutela e in particolare alla copia libera, ovvero in quei casi in cui l'autore deve poter mettere a disposizione la propria opera quando ha un grande valore pubblico come le scuole, l'attività delle associazioni di volontariato;
    la SIAE incassa centinaia di milioni di euro ogni anno (n.d.r. 535 milioni quelli incassati nel 2012, nonostante la flessione) che deve poi ripartire tra i titolari dei relativi diritti d'autore;
    poiché però la ripartizione è un'operazione che richiede tempi lunghissimi – o che si fa in modo richieda tempi lunghissimi – SIAE si ritrova «costretta» – ma l'espressione è davvero inappropriata – a depositare centinaia di milioni di euro su conti correnti ed ad investirli nell'acquisto di prodotti finanziari;
    tutto questo genera straordinari utili che nel 2012 hanno superato i 40 milioni di euro;
    se si considera che il bilancio 2012 della società, il primo in attivo dopo anni, è stato chiuso con un saldo attivo di appena 18 milioni di euro è evidente che – per quanto appaia un paradosso – SIAE vive grazie alla propria inefficienza e lentezza nella ripartizione dei diritti d'autore tra gli aventi diritto;
    nel 2012, infatti, la Siae, ha incassato – a titolo di diritti d'autore – oltre 25 milioni di euro in meno rispetto a quanto incassato nel 2011;
    è un dato preoccupante che diventa allarmante se si considera che la Società, nel 2012, ha visto assottigliarsi ulteriormente anche i già esigui risultati relativi ai diritti incassati in ambito multimediale in assoluta controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del mondo. Una società di raccolta e gestione dei diritti d'autore che, nell'era di Internet, vede contrarre gli incassi per le utilizzazioni online è una società dal futuro almeno incerto;
    l'articolo 106 comma 2 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea esprime il dichiarato intento di favorire «la creazione di nuove imprese nel settore della tutela dei diritti mediante lo sviluppo del pluralismo competitivo e consentendo maggiori economicità di gestione nonché l'effettiva partecipazione e controllo da parte dei titolari dei diritti»;
    nella maggior parte degli altri Paesi europei esiste un monopolio di fatto, suddiviso per tipologie di diritto e monopolisti che si occupano in maniera esclusiva di cinema piuttosto che di teatro, piuttosto che di editoria, piuttosto che di musica mentre in Italia, la società di gestione collettiva del diritto d'autore, cioè la SIAE, è unica per tutte le diverse forme di manifestazione della creatività;
    proprio la natura generalista della SIAE ha consentito di attuare politiche per così dire solidaristiche o mutualistiche, in virtù delle quali le arti più «ricche» sostengono quelle più povere;
    l'Unione europea sta per varare una direttiva sulle cosiddette collecting society ovvero le società di gestione del diritto, attraverso la quale intende impegnare tutti gli stati membri a garantire maggiore efficienza e trasparenza nel relativo mercato e, soprattutto, a riconoscere agli autori ed editori il diritto di scegliere liberamente la collecting society cui affidare l'intermediazione dei propri diritti d'autore; come ha affermato la Commissaria UE per l'Agenda Digitale, Neelie Kroes, «le attuali regole sul copyright non sono adatte alla realtà» e «il complicato sistema di licenze sta facendo perdere all'Europa grandi opportunità, scoraggiando l'innovazione e non riuscendo neanche nell'intento di servire le persone per cui è stato creato»;
    nel nostro Paese non esiste alcun obbligo di iscrizione alla SIAE per un autore o editore ma l'intermediazione dei diritti è un'esclusiva della SIAE con l'ovvia conseguenza che la più parte degli artisti non vede altra soluzione che iscriversi alla società;
    è per questo che nonostante già nel 2009, l'allora Presidente Giorgio Assumma, dicesse che oltre il 65 per cento degli iscritti alla SIAE non percepivano, alla fine dell'anno, neppure un importo pari a quello che versavano a titolo di quota annuale di iscrizione, oggi la società conta circa centomila iscritti;
    una volta iscrittosi alla SIAE, tuttavia, l'artista non ha nessuna certezza circa i diritti che gli verranno effettivamente attribuiti – peraltro a distanza di anni da quanto la propria opera viene utilizzata – perché i criteri di riparto sono stabiliti, in modo assai poco trasparente, da chi ha la gestione della società è, dunque, dal nugolo di privilegiati più ricchi che la governano in forza del nuovo statuto,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative di propria competenza in quanto titolare dei poteri di vigilanza sulla SIAE al fine di verificare che la società sia attualmente gestita nell'effettivo interesse di tutti gli iscritti e che i gravi sintomi di inefficienza evidenziati dalla lettura dei bilanci non siano di natura strutturale e tale da pregiudicare, anche nel breve periodo, il raggiungimento degli obiettivi affidati alla società dalla legge;

   a valutare l'adozione di ogni provvedimento che semplifichi e liberalizzi il rapporto tra titolari dei diritti ed utilizzatori consentendo, ove possibile, ai primi di scegliere ed adottare il modello di distribuzione delle proprie opere, laddove non esista un guadagno e non vengano utilizzate in maniera lucrativa, e che al tempo stesso non solo li tuteli, ma permetta loro di godere del valore aggiunto che queste opere producono sul mercato, sia quello tradizionale sia quello in rete;

   a prevedere un nuovo welfare per i lavoratori del settore che ad esempio li accompagni nelle fasi di non lavoro, in virtù della particolarità della loro attività, spesso saltuaria;

   ad adottare, non appena emanata, la direttiva in materia di diritto d'autore, oggi in fase di lavorazione da parte della Commissione europea, non semplicemente in maniera automatica e burocratica, ma cercando, proprio al momento del recepimento di intervenire per risolvere tutti i problemi sopra enunciati in particolare in relazione al diritto connesso, tema su cui è già stato effettuato un recente intervento di liberalizzazione.

(1-00328) «Zampa, Rampi, Bonomo, Rotta, Coscia, Pes, Carocci, Ascani, Blazina, Bonafè, Bossa, Coccia, D'Ottavio, Malisani, Ghizzoni, Malpezzi, Narduolo, Orfini, Raciti».

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,
   premesso che:
    è stata svolta una proficua audizione informale in Commissione cultura della Camera dei deputati il 30 gennaio 2014 sul ridimensionamento dell'assetto giornalistico ed editoriale dell'Agenzia di stampa ADNkronos alla quale hanno partecipato rappresentanti della medesima agenzia, dell'ordine dei giornalisti, della Federazione nazionale della stampa e della Federazione italiana degli editori di giornali;
    dall'audizione indicata è emerso che l'ADNkronos percepisce fondi dello Stato, cioè dei contribuenti per cui l'idea che chi percepisce risorse dello Stato non rispetti le leggi dello Stato è da respingere con la determinazione che questo comportamento merita;
    i tagli annunciati dall'editore con ricorso alla legge n. 223 del 1991 non risultano essere praticabili nel settore dell'editoria e in sede di rinnovo delle convenzioni, il Governo ha inteso avviare un percorso di riforma e razionalizzazione del settore, incentivando tra l'altro le fusioni tra le agenzie di stampa, ma le convenzioni sono state confermate negli importi, in cambio del mantenimento dei livelli di qualità e dei servizi giornalistici con le medesime prestazioni, promuovendo miglioramenti in termini di specializzazione e internazionalizzazione,

impegna il Governo

ad adottare tutte le iniziative atte a contribuire ad una soluzione della crisi giornalistica ed editoriale apertasi all'ADNkronos e delle gravi ripercussioni che la stessa può pesantemente esercitare sul settore dell'informazione che lamenta sempre più spesso l'attacco ai propri spazi di libertà.
(7-00245) «Molea, Galan».


   La XIII Commissione,
   premesso che:
    nell'agricoltura convenzionale, per produrre di più e per ottenere guadagni sempre maggiori, si usano sostanze chimiche tossiche (pesticidi, diserbanti, insetticidi e concimi chimici) che stanno portando conseguenze molto dannose agli animali, all'ambiente e alla salute dell'uomo. I pesticidi, denominati anche fitofarmaci, vengono utilizzati nell'agricoltura convenzionale per combattere gli insetti che danneggiano le colture, inoltre vengono usati in grande quantità durante il trasporto e durante la giacenza dei prodotti alimentari nei magazzini e nei silos. Da un punto di vista normativo si possono distinguere in prodotti fitosanitari (Regolamento (CE) 1107/2009, Dir. 91/414/CEE), che sono le sostanze utilizzate per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi (Regolamento (UE) 528/2012, Dir. 98/8/CE), che trovano impiego in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Il regolamento (CE) n. 839/2008 della Commissione europea fissa la dose massima consentita dei residui di pesticidi negli alimenti, secondo il principio che sia possibile stabilire, per ogni sostanza tossica, una quantità che non danneggia l'organismo;
    diversi studi epidemiologici, ecologici e tossicologici indicano come i pesticidi costituiscano un serio problema di salute pubblica e ambientale, incrementando nell'uomo il rischio di cancro, malattie neuro-degenerative, disturbi della gravidanza, aborti, teratogenesi, malattie immunologiche, eccetera. Uno studio pubblicato su Environmental Health Perspective ha dimostrato, utilizzando le stime di esposizione tratte da un «database storico», che i bambini nati da madri maggiormente esposte in gravidanza a insetticidi organoclorati hanno 6-7 volte più probabilità di patologia autistica rispetto ai figli di madri meno esposte. Dalla fine del 2001 l’Environmental Protection Agency (EPA) ha vietato negli USA il commercio del clorpirifos, un insetticida organofosfato tra i più utilizzati per uso residenziale. Tale sostanza si trovava in tutti campioni di aria indoor e nel 60 per cento – 70 per cento. Ai campioni di sangue raccolti da madri e neonati al momento del parto. I loro livelli ematici erano fortemente correlati, mostrando che il pesticida attraversa facilmente e rapidamente la placenta, causando evidenti effetti conseguenti sullo sviluppo del nascituro. In Europa, nel luglio 2012 la Francia, emanando un decreto, già pubblicato ed entrato in vigore, ha riconosciuto, il morbo di Parkinson come malattia professionale per gli agricoltori entrati a stretto contatto con i pesticidi. Alla base una serie di ricerche scientifiche che hanno evidenziato i legami tra il Parkinson e l'esposizione professionale ai pesticidi. I danni provocati dai pesticidi sono ormai noti. Ricercatori e scienziati continuano a studiare gli effetti della contaminazione di questi veleni nella catena alimentare e negli esseri umani. Il testo di legge francese specifica che con il termine pesticidi ci si riferisce ai prodotti destinati ad usi agricoli e prodotti per la manutenzione dei terreni, nonché a prodotti usati in ambito veterinario, biocidi e anti-parassitari, autorizzati o meno al momento della domanda. La contaminazione con i pesticidi in ambito lavorativo, tale da portare poi alla malattia, avviene durante la manipolazione di questi prodotti, attraverso il contatto o l'inalazione, durante la distribuzione sulle colture, superfici, o con il trattamento su animali, quando si usano macchine agricole per la distribuzione dei pesticidi. Assobio in Italia dichiara che: «Il riconoscimento ufficiale acquisisce un carattere importante sia a livello simbolico che concreto aprendo la possibilità a sostegni finanziari per l'incapacità degli agricoltori di continuare a lavorare. Un percorso cui dar seguito in Italia aggredendo radicalmente le problematiche legate a produzione, uso e residui dell'agrochimica. Un esempio da seguire, dunque, e una strada, quella dei pesticidi, da abbandonare». La rivista scientifica Annals of Neurology ha dedicato un articolo a questo tema. Dai risultati dell'articolo emerge che esiste, di fatto, un rapporto positivo tra il morbo di Parkinson e l'uso professionale di pesticidi, con una relazione di dose-effetto per il numero di anni di utilizzo, in particolare per gli insetticidi organoclorurati. Già nell'aprile 2009, i ricercatori della UCLA (University of California, Los Angeles) avevano annunciato di aver scoperto un legame tra la malattia di Parkinson e due sostanze chimiche comunemente spruzzate sulle coltivazioni per combattere i parassiti. Quello studio epidemiologico non aveva esaminato gli agricoltori che lavorano costantemente con i pesticidi, bensì persone che semplicemente vivevano vicino a dove i campi agricoli sono spruzzati con il fungicida Maneb e l'erbicida Paraquat. Si era riscontrato che il rischio per la malattia di Parkinson, per queste persone aumenta del 75 per cento. I risultati appaiono nell'edizione corrente on-line della rivista European Journal of Epidemiology;
    il Parlamento francese ha accolto, giovedì 23 gennaio 2014 una proposta di legge che proibisce, sul territorio francese, l'utilizzo di prodotti fitosanitari (insetticidi, erbicidi e fungicidi) negli spazi verdi pubblici a partire dal 2020 e nei giardini (anche privati) a partire dal 2022;
    dal 1o gennaio 2020 l'utilizzo di prodotti fitosanitari verrà interdetto negli spazi verdi, nelle foreste e nelle passeggiate accessibili al pubblico, a eccezione delle ferrovie, degli aeroporti e delle autostrade, per motivi di sicurezza pubblica. Inoltre, si potrà utilizzare i pesticidi in deroga in caso di emergenze sanitarie;
    dal 1o gennaio 2022, invece, il divieto verrà esteso alla commercializzazione e alla detenzione di prodotti fitosanitari a utilizzo non professionale. Un provvedimento che toccherà il 45 per cento dei francesi che attualmente possiedono un giardino o un orto. Il provvedimento riguarda una percentuale oscillante fra il 5 e il 10 per cento, ovvero la quota di pesticidi destinati all'agricoltura. Numerosi comuni, comunque, hanno anticipato le mosse del Governo mettendo in atto un piano «zero fito». A Versailles (Yvelines), per esempio, prodotti chimici sono stati sostituiti da diserbanti termici e dalle antiche zappe. Sono così 130mila i litri di prodotti chimici «risparmiati» alle falde acquifere, con un risparmio per la salute e per il portafoglio, quantificabile in 25500 euro. Negli ultimi anni anche Nantes e Rennes hanno ridotto il dosaggio di pesticidi rispettivamente del 95 e 90 per cento;
    mentre la Francia prende provvedimenti restrittivi in materia, grandi-ritardi, in Italia, ci sono stati nel togliere dal mercato pesticidi ora considerati pericolosi, come il lindano e il Ddt. Ma ancora oggi c’è un pericolo che si aggira in Italia e in gran parte dell'Europa: la Commissione europea ha emanato nel 2009 un «Regolamento» sui pesticidi, nel quale elenca le sostanze più dannose che dovranno essere bandite dal mercato; oltre al fatto che su 100 sostanze pericolose sono vietate solo 22, considerate cancerogene o «interferenti endocrine», tra queste compare il glufosinate, il cui impiego è elevato in particolare nelle colture transgeniche di mais, ma anche in viticoltura e nei frutteti e che verrà commercializzato fino al 1o ottobre 2017. In Italia, il Ministero della salute ha revocato la sospensione cautelativa della vendita di glufosinate, autorizzando per cinque anni (con decreto del 27 aprile 2012) un prodotto fitosanitario al glufosinate ammonio «per vite e fruttiferi»;
    in merito alla contaminazione per l'utilizzo di pestidici e quindi, alle distanze da tenere fra terreni di persone e chi irrora i pesticidi, esiste la recente sentenza del Consiglio di Stato, 1281/2013, che ha respinto il ricorso di un agricoltore (al TAR e in appello al CdS) contro norme del regolamento del comune di Malosco (Trento), volte ad attuare i principi di prevenzione e di precauzione: «È vietato l'impiego di prodotti fitosanitari classificati come Molto Tossici (T+) o Tossici (T) [...] l'obbligo di irrorazione con atomizzatore rimanendo ad una distanza di rispetto pari a 50 metri dal confine» Soprattutto la suddetta sentenza ha chiarito che «Il principio di precauzione postula l'esistenza di un rischio potenziale per la salute e per l'ambiente, ma non richiede l'esistenza di evidenze scientifiche consolidate sulla correlazione tra la causa, oggetto di divieto o limitazione, e gli effetti negativi che ci si prefigge di eliminare». Alla luce della suddetta sentenza incombe su Sindaci, Ulss e regioni, il dovere di adottare, come misure minimali, quelle previste nel regolamento del comune di Malosco, in quanto riconosciute dal più alto livello della magistratura;
    a livello europeo l'espansione dei consumi bio, confermata anche nei primi mesi del 2011, evidenzia come il biologico sia uno dei pochi settori dell'agroalimentare in controtendenza rispetto alla situazione di generale crisi. Appare inoltre chiaro come il successo del biologico sia riconducibile non solo al mercato ma anche alla strategia ad hoc che l'Unione europea ha avviato a partire dagli anni novanta dello scorso secolo (si pensi ai regolamenti 2092/91 e al 2078/92). È dunque chiaro che l'espansione degli ettari e delle aziende bio a livello europeo e nazionale è attribuibile in buona misura ai premi previsti dalle misure agroambientali confluite nei Programmi di sviluppo rurale (Psr), a partire dal 2000. Tuttavia, in Italia, diversamente dagli altri Paesi europei, questo slancio sembra essersi esaurito in quanto in alcune regioni l'azione a favore dell'agricoltura biologica (misura 214) ha mostrato una minore carica attrattiva. Fra i problemi principali riscontrati figurano lo scarso livello incentivante dei premi e la disomogeneità tra i livelli di pagamento per mantenimento o introduzione nelle varie regioni. Si sono anche determinati fenomeni di «retrocessione» dal biologico al convenzionale, determinati dalle impennate dei prezzi di talune commodities negli scorsi anni. Un effetto «spiazzamento» può essere stato determinato, in alcune regioni, anche dalla concorrenza e maggiore appetibilità di altri schemi di incentivo sostenuti dalla misura 214, come l'agricoltura integrata. La revisione dei Psr in seguito all’health check ha costituito un'importante occasione per restituirle potere incentivante, evidenziando però la persistente carenza di un approccio integrato e – dunque – l'esigenza di intervenire anche attraverso altre misure dei Psr, come gli strumenti di progettazione integrata, in coerenza con le politiche nazionali e regionali di settore, così che tutti gli interventi acquisiscano carattere di organicità. Nelle Prospettive nella riforma 2014-2020, viene confermato che i pagamenti per la conversione all'agricoltura biologica o per il suo mantenimento dovrebbero incoraggiare gli agricoltori a partecipare a tali iniziative, in risposta al crescente interesse della società per le pratiche agricole ecocompatibili. Il biologico presenta, però, delle importanti novità nelle proposte di riforma sia del primo che del secondo pilastro della Pac. Nell'ambito della proposta di regolamento sui pagamenti diretti è previsto che gli agricoltori che soddisfano le condizioni stabilite dal regolamento (CE) 834/07 devono beneficiare della componente «greening» senza essere sottoposti ad ulteriori obblighi, dati i benefìci ambientali riconosciuti ai sistemi di agricoltura biologica. Nell'ambito della proposta di regolamento dello sviluppo rurale, è prevista una misura a sé per il biologico, che viene «eletta» da azione a misura svincolata dalle misure agro ambientali propriamente dette. Tuttavia, come per queste ultime, è prevista la possibilità di stipulare contratti collettivi o la collaborazione tra agricoltori in modo da coprire aree adiacenti più vaste, così come i pagamenti devono contribuire a compensare i costi aggiuntivi e il mancato guadagno derivanti dagli impegni assunti, limitatamente agli impegni che vanno al di là dei pertinenti criteri e requisiti obbligatori,

impegna il Governo:

   in vista del semestre europeo e della Presidenza italiana e in vista dell'Expo 2015 dedicato al cibo e all'alimentazione, ad adottare misure simili a quelle già adottate in altri Paesi dell'Unione, come la Francia, al fine di preservare sia la salute dei consumatori che la genuinità del marchio made in Italy circa i prodotti agroalimentari, nonché a destinare fondi utili per la ricerca scientifica in grado «di approfondire i danni causati dall'utilizzo dei pestidici;
   a promuovere anche la revisione della normativa che fissa la dose massima consentita di pesticidi ora presenti in tutta la catena alimentare, a rivedere la revoca del Ministero della salute della sospensione cautelativa della vendita di glufosinate ammonio «per vite e fruttiferi», tenendo anche in considerazione la sentenza del TAR del comune di Malosco (Trento), al fine di regolamentare a livello nazionale le distanze di sicurezza per gli abitanti limitrofi alle aree irrorate e le sanzioni per il mancato preavviso;
   a monitorare anche in base alle indicazioni date dalla Pac per il 2014-2020 che i pagamenti soprattutto relativi ai Programmi di sviluppo rurale (PSR) siano in sintonia con l'indirizzo espresso dall'Unione europea che mira sul prodotto biologico nell'ambito delle misure agro ambientali;
   a emanare i decreti attuativi ovvero il piano di azione nazionale (PAN) per l'uso sostenibile dei pesticidi (già in forte ritardo rispetto all'indicazione comunitaria).
(7-00246) «Zaccagnini».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRODANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 29 gennaio 2014, sul sito web del giornale Il Fatto quotidiano è stato pubblicato un articolo che riferisce del rinvio a giudizio, per violazioni ambientali, del direttore della Ferriera di Trieste Giuseppe Bonacina e di Piero Nardi, commissario straordinario della Lucchini spa attuale proprietaria dell'impianto;
   l'indagine della procura di Trieste è stata avviata in seguito alla pubblicazione online il 22 ottobre 2013, sempre da parte de Il Fatto quotidiano, di un video di un operaio dello stabilimento che documentava sversamenti sospetti di materiale non meglio specificato, probabilmente catrame di risulta, all'interno della struttura industriale;
   malgrado la pronta smentita con una nota stampa della Lucchini spa, il pubblico ministero Federico Frezza — che già aveva aperto un fascicolo sull'inquinamento della Ferriera — ha avviato un'indagine inviando immediatamente i tecnici dell'ARPA in loco per gli opportuni rilevamenti di cui poi non è trapelata alcuna novità fino alla richiesta di rinvio a giudizio;
   la Ferriera è al centro di un'emergenza ambientale e industriale, visto che è parte integrante del SIN (sito di interesse nazionale) di Trieste, per il quale il 25 maggio 2012 è stato sottoscritto l'accordo di programma per gli «Interventi di riqualificazione ambientale funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione», e, in qualità di area industriale di crisi complessa, è anche oggetto di una trattativa di vendita;
   sulla complessa situazione dell'impianto del gruppo Lucchini il sottoscritto ha presentato numerose interrogazioni a risposta scritta e in commissione — si ricordano gli atti 4-01360, 5-01429, 5-00680 e 5-01025 — che affrontano le varie questioni in sospeso e a cui l'Esecutivo non ha ancora fornito alcuna risposta. Questa circostanza sembra denotare un atteggiamento di sufficienza da parte del Governo e una sottostima delle criticità esistenti;
   il decreto-legge «Destinazione Italia» (n. 145 del 2013), in corso di esame in Parlamento per la sua conversione in legge, nomina il presidente della regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani commissario straordinario (articolo 4, comma 11) per l'attuazione dell'accordo quadro per la realizzazione degli interventi a seguire del riconoscimento dell'area industriale di Trieste quale «area di crisi industriale complessa»;
   il testo dell'accordo ha ricevuto il via libera dalle amministrazioni locali il 29 gennaio 2014 e il giorno successivo è stato sottoscritto a Roma, presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, dalle istituzioni nazionali e locali coinvolte ad eccezione dell'autorità portuale per alcune criticità legate alle concessioni demaniali marittime legate all'area d'interesse;
   la nomina del commissario straordinario si aggiunge a una serie di decisioni ed atti normativi che, invece di semplificare procedure e contenuti, sembrano rendere ancora più confusionaria la gestione delle distinte emergenze che coinvolgono la Ferriera sovrapponendosi, incrociandosi e legandosi tra loro indissolubilmente;
   non è accettabile che nel silenzio delle istituzioni solo un'inchiesta giornalistica determini accertamenti da parte della magistratura e l'avvio di controlli sul regolare, funzionamento di un impianto per il quale è in corso la procedura di approvazione di una nuova AIA (autorizzazione integrata ambientale) regionale, i cui termini di approvazione potrebbero anche slittare, in sostituzione di quella ormai scaduta del 2008 –:
   se Ministri interrogati intendano adottare tutti i provvedimenti necessari, di concerto con il commissario straordinario nominato dal Governo, per favorire una soluzione rapida delle emergenze ambientali, sanitarie e occupazionali legati allo stabilimento della Ferriera di Servola.
(5-02045)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZACCAGNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in data 28 gennaio 2014 il quotidiano «La Repubblica» riportava il seguente articolo a firma di Cecilia Gentile: «A Roma 40 mila gabbiani, è allarme. Troppi rifiuti. Un pericolo anche per l'uomo». Il caso dopo la colomba del Papa attaccata in Vaticano. Nello stesso articolo si precisa come — «Questi enormi volatili hanno scelto la capitale non più come luogo di passaggio, ma per nidificare. Quale habitat migliore della nostra città, che per decenni ha assicurato succulenti pasti al “ristorante Malagrotta” e continua ad offrire cibo a volontà dai cassonetti ridondanti di rifiuti ?» «I gabbiani — avvisa Bruno Cignini, zoologo e direttore del dipartimento Ambiente del comune — si riproducono a ritmi esponenziali: da ogni coppia nascono almeno due piccoli, e ormai siamo a 40 mila esemplari»;
   uno studio portoghese pubblicato dalla rivista Proteome Science ha evidenziato come i gabbiani potrebbero essere pericolosi per la salute, secondo gli studiosi sono portatori di batteri resistenti agli antibiotici. I ricercatori dell'Università Tras-os-Montes hanno analizzato le deiezioni dei gabbiani su un'isola a largo delle coste portoghesi, applicando una tecnica chiamata «proteomica» per scovare le più’ piccole tracce di proteine batteriche;
   dalle analisi è risultato che almeno un esemplare su dieci è portatore di enterococchi resistenti alla vancomicina. «Probabilmente gli uccelli sono stati infettati rovistando nelle discariche — ha spiegato Gilberto Igrejas, che ha coordinato la ricerca — il fenomeno è preoccupante perché con le migrazioni questi animali possono estendere il territorio coperto da questi batteri»;
   il gabbiano reale (Larus cachinnans), abitante delle coste, ha iniziato a colonizzare le città costiere italiane all'inizio degli anni ‘70 dando il via ad un crescente fenomeno di urbanizzazione. Il motivo principale di questo spostamento è la presenza massiccia di rifiuti alimentari e soprattutto discariche, dove gli animali, particolarmente adattabili detti generici (come i topi), trovano cibo in abbondanza. I tranquilli tetti ed i terrazzi inoltre, rappresentano un luogo ideale per costruire i nidi, lontano dai predatori e soprattutto dalle folle di bagnanti (sono ormai pochi i tratti di costa liberi da attività umane);
   il gabbiano reale è un uccello marino, come tutte le altre specie di gabbiani (circa una dozzina) che popolano tutte le zone costiere e tutti i mari del mondo. Tuttavia il gabbiano reale non è un uccello strettamente legato all'ambiente marino, spesso si spinge all'interno della terraferma, risalendo lungo il corso dei fiumi. In taluni casi abbandona perfino la sua abitudine di migrare per insediarsi in una zona ove si trasforma in stanziale. È abbastanza frequente trovare alcune coppie che, analogamente ai gabbiani comuni, nidificano e vivono tutto l'anno lungo i fiumi o sulle rive dei laghi. Il gabbiano non è un pescatore, si nutre infatti di tutti i resti animali e dei rifiuti che trova sulla superficie dell'acqua e sul bagnasciuga. Raccoglie i pesci morti, ma non si limita certo a questo tipo di cibo. In realtà è un predatore che si può ragionevolmente definire rapace, dal momento che ruba le uova e i nidiacei di molte specie di uccelli che nidificano sul terreno. È stato osservato che alcune decine di gabbiani reali riescono a decimare un'intera colonia di sterne o di gabbiani di un'altra specie. Il gabbiano reale vive in colonie più o meno numerose, ma si possono trovare anche coppie isolate;
   tutte le specie e sottospecie di gabbiano reale, nonché uova, nidiacei e nidi, in Italia sono protetti ai sensi della legge nazionale n. 157 del 1992 e non cacciabili, (per il Friuli Venezia Giulia vige anche la legge regionale n. 14 del 2007), non si toccano i nidi e non si corre alcun rischio. In caso di gravi e giustificati motivi e con il consenso della forestale, gli animali possono essere spostati da personale competente –:
   se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti narrati e quali azioni intendano intraprendere;
   se non intravedano nel proliferare di questa specie un reale rischio sia per la salute dell'uomo, sia per l'alterazione dell'ecosistema e la biodiversità che vede specie più deboli nella catena alimentare essere vittime di predazione e «competizione sleale» (dopo il proliferare dei gabbiani romani grazie alla discarica di Malagrotta);
   se considerata l'emergenza soprattutto nelle grandi città, come Roma, non sia necessario intervenire a livello governativo affinché venga attuata la legge nazionale n. 157 del 1992 che permette in casi necessari l'intervento della forestale per rimuovere nidi di gabbiani anche se specie protetta così come è avvenuto nella città di Firenze. (4-03396)


   PETRAROLI e DE ROSA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'aeroporto di Milano-Malpensa è ubicato nella brughiera della pianura padana che costituisce l'esempio più esteso di formazioni di brughiera con brugo (Calluna vulgaris);
   tale biotopo prende il nome di «Lande secche europee» (European dry heaths, Codice CORINE 31.2) ed è particolarmente raro in Italia;
   il biotopo della Brughiera di Malpensa è l'ultimo baluardo che consente in modo naturale il monitoraggio degli effetti del «global change» sulle, ancora per poco tempo, cenosi coinvolte;
   contestualmente il biotopo rappresenta forse l'unica stazione fra le più settentrionali di specie a distribuzione prevalentemente mediterranea, a tale proposito si elenca la lucertola campestre (Podarcis siculus campestris);
   inoltre l'area descritta costituisce il biotopo ad ambienti aperti e con bassi cespugli a struttura ancora naturale più esteso della Pianura padana centrale e occidentale;
   vi è la presenza di abbondanti popolazioni di specie animali esclusive e di rilevanza conservazionistica; alcune di queste specie sono prioritarie e riportate dalle direttive europee in Natura 2000 ai fini della conservazione;
   si segnalano popolazioni locali di Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Averla piccola (Lanius collurio) che sono incluse nell'allegato I della Direttiva Uccelli 1979;
   si annovera inoltre la presenza di tre specie di farfalle diurne considerate prioritarie nell'Allegato 2 della Direttiva Habitat del 1992 e precisamente (Euplagia quadripunctaria), la Licena delle paludi (Lycaena dispar) e la specie Coenonympha oedippus;
   per quest'ultima specie di farfalla europea, le paure di una sua estinzione sono molto reali a seguito delle continue minacce e pressioni antropiche;
   in questa area già violentata dal cemento, dagli aerei, dai gas nocivi, dai rumori, si vuole costruire una terza pista per gli aeromobili di Milano-Malpensa; si vuole distruggere un'area pari a 473 ettari, devastare la biodiversità per costruire una terza pista con vie di rullaggio e piazzali per gli aeromobili;
   tutto questo è riportato nella deliberazione n. X/13, seduta del 3 aprile 2013 (studio di impatto ambientale aeroporto di Milano-Malpensa, Nuovo Master Plan aeroportuale);
   una terza pista di 2.400 metri inutile perché di dimensioni ridotte, inutile visto il traffico aereo attuale in diminuzione, inutile per il traffico stimato per i prossimi decenni, una terza pista dannosa che ucciderà per sempre un ambiente unico negando la possibilità alle generazioni future di goderne;
   è indispensabile che venga fermato questo scempio che porterebbe inesorabilmente alla distruzione e morte di un ambiente unico nel suo genere e allo sperpero di ingenti quantità di denaro pubblico –:
   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa;
   quali azioni si intendano promuovere per assicurare la tutela della salute e dell'ambiente a fronte della sempre più grave situazione che emerge nella brughiera della pianura padana. (4-03404)


   BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, SEGONI, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il consorzio di bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese ha presentato un progetto definitivo denominato: «Rifacimento dell'invaso sul torrente Sessera in sostituzione dell'esistente, per il superamento delle crisi idriche ricorrenti, il miglioramento dell'efficienza idrica degli invasi esistenti sui torrenti Ravasanella ed Ostola e la valorizzazione ambientale del comprensorio;
   è in corso una procedura di valutazione di impatto ambientale statale per l'espressione del giudizio di compatibilità ambientale e contestuale valutazione di incidenza;
   l'Associazione «Custodiamo la Valsessera» ha presentato in corso di procedura richiesta per l'istituzione della commissione di inchiesta pubblica non essendo l'invaso proposto puntualmente previsto nella pianificazione regionale e nazionale e le modifiche delle norme d'area del PTA o i progetti di fattibilità dell'opera non sono mai stati sottoposti al parere delle comunità locali (a tale richiesta il Ministero ha disposto diniego);
   l'Associazione «Custodiamo la Valsessera» ha presentato in corso di procedura due articolate e copiose osservazioni di merito di cui sia il proponente che la commissione tecnica per la valutazione dell'impatto ambientale non hanno tenuto minimamente conto; successivamente ha inoltrato al Ministero dell'ambiente alcune formali diffide facendo ulteriormente presente i vincoli propri del SIC, del PPR Piemonte, del PFA Valsessera e l'assenza della puntuale previsione nel PTA della Regione Piemonte dell'opera;
   in tali note e stato sottolineato, tra l'altro, la mancanza di terzietà del rappresentante della regione Piemonte in sede di VIA giacché, prima della pubblicazione della delibera regionale con l'espressione del parere sull'opera e della valutazione della CTVIA sulla istanza, partecipava a convegni organizzati dal consorzio di bonifica per sostenere la necessità e la validità dell'opera;
   la commissione tecnica per la valutazione dell'impatto ambientale ha espresso il 19 luglio 2013 un ulteriore parere (n. 1.297/2013) integrando il proprio precedente parere (n. 1.031 del 7 settembre 2012), a fronte delle prescrizioni successivamente pervenute dal Ministero per i beni le attività culturali e il turismo e delle ulteriori note prodotte da questa ed altre associazioni;
   il parere della commissione tecnica per la valutazione dell'impatto ambientale del 19 luglio 2013 è stato firmato dal professor V. Amodio (ovvero lo stesso risultava presente alla seduta plenaria che trattava il progetto) con l'indicazione, tra parentesi, «astenutosi»;
   il professor V. Amodio è consulente per il consorzio di bonifica della Baraggia proponente del progetto, avendo condotto lo studio F26-6 Addendum alla relazione di incidenza;
   ai sensi del decreto GAB/18 settembre 2007 n. 150, ed in particolare delle disposizioni di cui agli articoli 4 punto 1 lettere a) e c) i commissari sono tenuti:
    a svolgere i compiti affidati con idonea diligenza professionale;
    a dichiarare eventuali situazioni di incompatibilità o conflitto di interesse;
   ai sensi dell'articolo 4, comma 3, il commissario «non può accettare, pena la decadenza», consulenze o incarichi incompatibili con l'incarico di commissario;
   gli incarichi esterni devono essere autorizzati dal Ministro, sentito il presidente. Ai sensi dell'articolo 4 commi 5, 6, 7, 8 sono indicate le procedure per la definizione della revoca dell'incarico, competenza propria del Ministro;
   ai sensi dell'articolo 4 comma 12 ai commissari si applicano le norme sui doveri e sulle incompatibilità dei dipendenti civili dello Stato;
   all'interrogante non risulta che il Ministro abbia mai autorizzato il professor Amodio a svolgere consulenza per il consorzio di bonifica della Baraggia per un progetto sottoposto a valutazione di impatto ambientale Statale;
   tuttavia il professor V. Amodio ha partecipato alla seduta plenaria della commissione CTVIA del 19 luglio 2013 ove si discuteva del progetto del consorzio di bonifica sottoscrivendo il verbale del parere 1297/2013 e risolvendo la sua incompatibilità con la dizione astenutosi. Il professor V. Amodio risulta «assente» alla seduta plenaria della commissione tecnica per la valutazione dell'impatto ambientale del 7 settembre 2012 ove fu formulato il parere 1.031/2012 in quanto, alla data, in ragione di una condizione di incompatibilità, non avrebbe potuto più fare parte della commissione tecnica per la valutazione dell'impatto ambientale e sarebbe stato revocato dal commissario;
   le norme sopra richiamate infatti non dispongono alcuna facoltà di astensione in caso di conflitto di interessi ma la sola decadenza. La permanenza nell'organo è evidentemente stata considerata dal Ministro che ha emanato le norme di funzionamento della Commissione CTVIA un rischio troppo elevato, una situazione che consente di condizionare i colleghi e le risultanze stesse dei lavori della commissione –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa, e se non ritengano opportuno verificare la correttezza della procedura valutazione di impatto ambientale e se quanto accaduto in relazione al ruolo del professor Amodio possa rendere necessario procedere alla revoca del mandato affidato all'attuale commissione di CTVIA. (4-03410)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PIAZZONI e PILOZZI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   il giorno 1o febbraio è il termine fissato dall'Unesco, L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, e concesso al Governo italiano e al comune di Tivoli per rispondere alla richiesta di chiarimenti in merito al sito Unesco di Villa Adriana;
   villa Adriana infatti, uno dei più importanti siti storici al mondo e patrimonio storico dell'umanità – sito Unesco – a partire dal 1993, è minacciata da un progetto di edificazione residenziale che nasce negli anni ’80 e che di recente ha trovato una concreta approvazione;
   nel 2010, nonostante le proteste di numerose associazioni di cittadini, il Ministro dei beni e delle attività culturali e regione Lazio autorizzano il primo stralcio dell'opera edificatoria per 120mila metri cubi. Nel 2011 il comune di Tivoli adotta il piano di lottizzazione convenzionata «Comprensorio di Ponte Lucano», zone di proprietà «Impreme S.p.A.» e «Villa Adriana ’85 S.r.l.»;
   le autorizzazioni suddette, a quanto risulta agli interroganti, sono oggetto di ricorso presso il tribunale amministrativo regionale, ricorso non ancora discusso nel merito da parte dell'organo giudicante;
   le lottizzazioni citate, ricadono nella cosiddetta «area buffer», un'area di salvaguardia prevista dagli accordi internazionali attorno ai «siti Unesco», che ha lo scopo di preservare il paesaggio e i luoghi nelle vicinanze dei siti protetti;
   il 5 gennaio 2012, in seguito proprio all'autorizzazione definitiva del primo lotto residenziale, il direttore del World heritage committee dell'Unesco ha inviato una missiva all'ambasciatore Maurizio Enrico Serra, capo della delegazione permanente italiana presso l'Unesco, esprimendo preoccupazione per l'approvazione da parte del comune di Tivoli della lottizzazione «comprensorio di Ponte Lucano» (meglio nota come «Nathan»);
   nella sessione n. 36 del Whc, che si è riunito tra il 24 giugno e il 6 luglio 2012 a San Pietroburgo, la vicenda della lottizzazione è stata analizzata dall'Unesco che ha concluso la propria analisi con la seguente valutazione: «Si richiede, allo Stato membro di informare il Whc in tempo utile rispetto a qualsiasi progetto di sviluppo pianificato nell'area buffer, includendo anche il progetto di sviluppo edilizio del «comprensorio di Ponte Lucano», per il quale deve fornire inoltre una valutazione sull'impatto in relazione al paragrafo 172 delle linee guida, prima di mettere in atto qualsiasi impegno irreversibile». Il comitato ha dunque intimato al nostro Paese «di inviare al WHC entro il 1o febbraio 2014 un report aggiornato sullo stato di conservazione del sito»;
   il rischio concreto è che, stante l'autorizzazione citata, l'Unesco decida di revocare a Villa Adriana lo status di sito protetto cagionando un danno incalcolabile sotto il profilo d'immagine e di ricaduta turistica ed economica dell'intero comprensorio della valle tiburtina;
   a prescindere dalle decisioni dell'Unesco, in ogni caso decisive, appare incredibile la scelta, da parte degli organismi preposti, compresi gli uffici regionali della Soprintendenza, di autorizzare una lottizzazione della portata di quella citata nei pressi di Villa Adriana –:
   se non ritenga opportuno e necessario che il sito archeologico di Villa Adriana continui ad essere inserito tra i «siti Unesco»;
   se non ritenga necessario intervenire affinché venga fornita al WHC, organismo dell'Unesco, tutta la documentazione necessaria a procedere alle valutazioni del caso;
   se non ritenga opportuno compiere tutti gli atti e le iniziative di competenza necessarie affinché venga revocata ogni attività di lottizzazione urbanistica ed edilizia in tutta «l'area buffer» del sito archeologico di Villa Adriana. (5-02044)

Interrogazione a risposta scritta:


   PISICCHIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
   nel mese di settembre 2013 ha chiuso i battenti a Milano la casa museo di Alda Merini, dopo solo due anni dall'inaugurazione, a causa della spending review che costringe le istituzioni pubbliche tra queste il municipio di Milano, che ne garantiva il funzionamento, a contenere le spese;
   la casa museo, che aveva sede sui navigli in una ex tabaccheria, restava aperta al pubblico solo tre ore al giorno per cinque giorni alla settimana, restituendo ai visitatori le atmosfere, l'impatto creativo, una parte delle notevoli attività di scrittura che la grande poetessa aveva lasciato;
   la chiusura del piccolo museo dedicato alla Merini rappresenta, dunque, un depauperamento della cultura che va in tutti modi contrastato –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro intenda assumere per concorrere a determinare la riapertura al pubblico della casa museo di Alda Merini.
(4-03397)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRUSONE, RIZZO, ARTINI, CORDA, PAOLO BERNINI, BASILIO e TOFALO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio 2014 pubblica un bando di gara per l'allestimento delle tribune su via dei Fori Imperiali a Roma per il 68o anniversario della Repubblica del 2 giugno 2014;
   l'importo base della gara è di 888.974 euro, IVA compresa;
   oltre all'esorbitante costo delle tribune, destinate ad accogliere le autorità e gli invitati alla manifestazione, la parata militare che si svolgerà il 2 giugno prossimo comporterà enormi spese per far affluire a Roma migliaia di militari con conseguenti costi di trasferte, indennità varie, vitto e alloggio e straordinari;
   le passate edizioni sono costate, secondo dati forniti a suo tempo dal Ministero della difesa, tra i 2,9 e i 4,4 milioni, cifre del tutto incongrue per un Paese alle prese con i crisi economica distruttiva, con la povertà delle famiglie in aumento e milioni di giovani senza lavoro –:
   quale sia il costo previsto per la parata militare del 2 giugno 2014 a Roma;
   se non ritenga di dover annullare la stessa sostituendola con una cerimonia di altro tipo e di destinare ad altri scopi i fondi ad essa destinati. (5-02040)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARCON, GRASSI, DURANTI, CIVATI, SCOTTO, BENI, FRATOIANNI, CAPONE, AIRAUDO, ZANIN, LACQUANITI, BOCCADUTRI, FOSSATI, PELLEGRINO, PALAZZOTTO e GIANCARLO GIORDANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in data 29 gennaio 2014 è stato pubblicato il rapporto annuale del DOT&E (director, operational test and evaluation), ovvero del direttore della sezione test operativi e valutazione del dipartimento della difesa statunitense, Michael Gilmore;
   sempre in data 29 gennaio 2014, sul sito www.altreconomia.it è stato riportata una sintesi di questo rapporto a firma di Francesco Vignarca;
   tale rapporto, trasmesso al Congresso USA, è un documento ufficiale delle più alte sfere militari statunitensi e riguarda lo stato tecnico e le procedure delle acquisizioni armate statunitensi;
   il rapporto DOT&E, tra le altre cose, affronta l'analisi del programma JSF (Joint Strike Fighter) F-35, studiando lo sviluppo delle fasi di test (tempi, evoluzione) e conseguentemente consente di valutare le capacità raggiunte in funzione dei medesimi test;
   a tal riguardo, le valutazioni presenti nel rapporto sono state aggiornate a test effettuati fino all'ottobre 2013;
   secondo quanto riportato dal rapporto, in merito agli F-35, si legge: «le performance riguardanti l'operatività complessiva continuano ad essere immature e si basano fortemente su supporto e soluzioni proposte dall'industria che sono inaccettabili per operazioni di combattimento. La disponibilità di velivoli e le misure di affidabilità dei tassi di manutenzione sono tutte sotto gli obiettivi che il Programma si era dato per questo punto del proprio sviluppo»;
   in particolare si evidenzia che la disponibilità della flotta è stata mediamente del 37 per cento rispetto alle previsioni con una tendenza ad un declino graduale. Nessuna delle tre varianti dell'aereo ha raggiunto l'affidabilità prevista con una percentuale di raggiungimento dell'obiettivo che va dal 30 al 39 per cento, con tassi di manutenzione, per problemi più o meno gravi, che sono stati tre volte superiori a quanto richiesto (addirittura del 344 per cento in più in alcuni casi);
   una tabella nel rapporto DOT&E mostra come siano stati «compiuti» solo 5464 del 7180 punti di prova previsti. Cioè il 24 per cento in meno rispetto a quanto originariamente stabilito (e per i sistemi di missione siamo a meno 46 per cento). Va notato come la definizione di «compiuto» non significhi che tale particolare test sia stato «superato», ma solo che gli F-35 lo abbiano eseguito e questo spiegherebbe le discrepanze con quanto dichiarato dalla Lockheed Martin, ossia che i test sono «più avanti del previsto»;
   questo si ripercuote sul raggiungimento dell'obiettivo primario del programma, ovvero raggiungere una capacità operativa iniziale (IOC) che consenta un primo utilizzo dei caccia F-35 in un ciclo di addestramento che possa rendere effettiva la scelta compiuta;
   nonostante i voli di prova siano stati superiori ai traguardi fissati, sono stati soprattutto i pochissimi progressi sui test per i sistemi di missione e l'integrazione degli armamenti a tenere la situazione ancora ben lontana dagli «obiettivi imposti dai lotti di produzione della flotta e dai piani di IOC richiesti dalle diverse forze armate» come si legge dal rapporto;
   ulteriormente nel rapporto si evidenziano i problemi al software, in ordine ai quali, nonostante le numerose innovazioni, secondo il rapporto «I primi risultati con il nuovo incremento di software Block 2B indicano ancora l'esistenza di lacune in elementi come fusione, radar, guerra elettronica, navigazione, EOTS, Distributed Aperture System (DAS), Helmet-Mounted Display System (HMDS) e datalink»;
   sui sistemi di missione si registra, secondo il rapporto, una vera e propria emergenza. Infatti, solo il 54 per cento dei test previsti come «soglia base» per questi aspetti (fino al blocco 2B) sono stati condotti nel 2013 e complessivamente solo il 47 per cento delle capacità definite nel contratto di produzione è stato raggiunto per i 24 velivoli consegnati all'interno del lotto di produzione numero 4. Per il lotto 5 la situazione non è migliore: le capacità definite per contratto che sono state raggiunte arrivano solo al 50 per cento;
   altre preoccupazioni emergono, secondo il rapporto, riguardo al peso, la struttura e la dotazione delle armi; in particolare con riferimento al modello B a decollo corto ed atterraggio verticale (quello che dovrebbe essere equipaggiato sulla portaerei Cavour) si riscontrano i maggiori problemi sui test relativi al «distacco» degli armamenti (il lancio dei missili). Circa il 55 per cento dei test pianificati in merito hanno avuto successo, mentre F-35B continua ad avere almeno sei problemi strutturali (sul portellone e sulla propulsione) che derivano dal passato e saranno forse sistemati con il lotto 7 e 8 di produzione;
   quanto appena esposto confermerebbe le criticità rispetto ad un programma che oltre ad essere altamente costoso, rischia di far acquistare aerei che non avranno alcuna speranza di essere utilizzati in missione, e probabilmente a fatica anche per azioni di addestramento –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e conosca i dettagli del rapporto DOT&E;
   se il Ministro intenda dare indicazione alle competenti strutture ministeriali di valutare gli impatti per l'Italia di questa situazione del programma (su tempi, su costi, su addestramento) mettendosi in contatto con il DOT&E;
   se il Ministro non intenda sospendere immediatamente l'acquisto degli ulteriori lotti del programma JSF F-35. (4-03398)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOBBA e ANZALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   Bitcoin (simbolo: ฿; codice: BTC o XBT) è una moneta elettronica creata nei 2009 da un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, implementando un'idea dello stesso autore e presentata su internet a fine 2008. Il nome Bitcoin si riferisce anche al software open source progettato per implementare il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer che ne risulta, (http://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin);
   sempre sul sito wikipedia si legge: «A differenza delle valute a corso legale, i bitcoin hanno la caratteristica che nessuno può controllarne il valore a causa della natura decentralizzata del metodo di creazione della valuta. In Bitcoin la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, inoltre è perfettamente prevedibile e quindi conosciuta da tutti i suoi utilizzatori in anticipo. L'inflazione da valuta in circolazione non può quindi essere utilizzata da un ente centrale per ridistribuire la ricchezza tra gli utenti»;
   i trasferimenti sono definiti come un cambio di proprietà della valuta, e vengono effettuati senza la necessità di un ente esterno che debba fare da supervisore tra le parti; tale modalità di interscambio rende impossibile annullare la transazione e quindi riappropriarsi delle monete che hanno cambiato di proprietà. Il client Bitcoin trasmette va transazione ai suoi nodi più vicini che a loro volta propagano il pagamento attraverso la rete. Transazioni invalide o fraudolente vengono rifiutate dai nodi onesti. Le transazioni sono fondamentalmente gratuite, ma è previsto il pagamento di una commissione in modo da aumentare la priorità di gestione della transazione dai vari nodi;
   anche in Italia, l'utilizzo delle bitcoin pare molto esteso al punto che «Il Salone Boschetto di Cavalese, nato nel 1870 e ora alla quinta generazione, è il primo esercizio commerciale trentino ad adottare questo tipo di pagamento. Lì vicino, in Alto Adige, i bitcoin li usano una pensione, la Bachmann di Renon, sopra Bolzano, e uno studio di consulenza finanziaria indipendente, Cfi, a Merano. Hanno una sorta di marchio, “Bitco accepted here”. Se in internet si clicca sopra, si aprono pagine di spiegazione su come ottenere il denaro virtuale (si paga con quello vero o si riceve in pagamento), sui rischi, la sicurezza informatica e nel metterci i risparmi, perché il valore di questi soldi digitali fluttua con meccanismi che i non esperti faticano a seguire» (Il Sole 24 Ore – si legga su http://24o.it/XUvHG);
   «I bitcoin erano nati come sorta di moneta di scambio in Internet, relegati a un mercato nero, e non sono del tutto sopiti i dubbi che la malavita ne faccia uso.» (Il Sole 24 Ore — si legga su http://24o.it/XUvHG);
   è di pochi giorni fa «il monito del Pg di Roma, Luigi Ciampoli, che in apertura dell'anno giudiziario ha posto l'accento sulle “numerose attività di riciclaggio e di conseguente finanziamento di attività che sfruttano sapientemente il settore informatico”» (Il Sole 24 Ore – si legga su http://24o.it/XUvHG);
   da quanto si apprende da fonti di stampa «Il vice presidente della Bitcoin Foundation è stato accusato dai procuratori federali degli Stati Uniti di cospirazione per riciclare più di un milione di dollari in moneta virtuale, in relazione all'attività illecita del bazaar online Silk road (http://www. Repubblica) –:
   se non si intenda quanto prima chiarire come e se venga regolata in Italia questa moneta, anche ai fine di proteggere gli utilizzatori più giovani di questo tipo di moneta;
   se il Governo intenda mettere in atto un sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono con questa moneta virtuale, anche al fine di evitare che possano verificarsi eventuali truffe a danno dei consumatori. (5-02043)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELLA VALLE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'Italia, con la legge 30 giugno 2009, n. 85 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale 13 luglio 2009, n. 160), ha aderito al cosiddetto Trattato di Prüm concluso il 27 maggio 2005 tra Belgio, Germania, Spagna, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi ed Austria ai fini della cooperazione transfrontaliera per contrastare terrorismo, criminalità transfrontaliera e migrazione illegale;
   la banca dati nazionale del DNA provvede alle seguenti attività:
    raccolta del profilo del DNA di soggetti:
     ai quali sia applicata la misura della custodia cautelare in carcere o quella degli arresti domiciliari;
     arrestati in flagranza di reato o sottoposti a fermo di indiziato di delitto;
     detenuti o internati a seguito di sentenza irrevocabile, per un delitto non colposo;
     nei confronti dei quali sia applicata una misura alternativa alla detenzione a seguito di sentenza irrevocabile, per un delitto non colposo;
     ai quali sia applicata, in via provvisoria o definitiva, una misura di sicurezza detentiva;
    raccolta dei profili del DNA relativi a reperti biologici acquisiti nel corso di procedimenti penali;
    raccolta dei profili del DNA di persone scomparse o loro consanguinei, di cadaveri e resti cadaverici non identificati;
    raffronto dei profili del DNA a fini di identificazione;
   per tale scopo è stato istituito dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il laboratorio nazionale del Dna, all'interno del polo del carcere romano di Rebibbia, inaugurato nel mese di gennaio 2013, con un costo per collettività di 16 milioni di euro;
   allo stato attuale non risulta all'interrogante che il predetto laboratorio venga utilizzato e solo recentemente il Ministero della giustizia, con decreto 9 ottobre 2013 n. 130, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 267 del 14 novembre 2013, ha pubblicato il previsto «Regolamento per le modalità di accesso alla qualifica iniziale dei ruoli degli operatori tecnici, dei revisori tecnici, dei periti tecnici e dei direttori tecnici del Corpo di polizia penitenziaria, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 9 settembre 2010, n. 162», senza il quale non era possibile per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria avviare la prevista selezione concorsuale per i ruoli tecnici previsti per il predetto laboratorio nazionale –:
   con quali tempistiche verrà bandita dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la prova concorsuale per i ruoli tecnici previsti per il laboratorio nazionale del DNA e con quali tempistiche diverrà operativo il predetto laboratorio. (4-03408)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CRIVELLARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nel territorio polesano, per diversi anni, ha funzionato un servizio di trasporto pubblico su gomma effettuato dalla ditta «Garbellini», che dall'estremo lembo del Delta del Po collegava la provincia di Rovigo al Piemonte;
   il servizio è stato improvvisamente sospeso da parte dell'azienda alcuni mesi orsono, senza peraltro che fossero contestualmente indicati all'utenza i motivi di tale decisione;
   al momento della comunicazione ufficiale da parte dell'azienda, secondo quanto ripreso anche da alcune testate locali che si sono interessate al caso, si era specificato che tale sospensione aveva carattere di temporaneità;
   per migliaia di cittadini attualmente residenti della provincia di Rovigo, in special modo anziani, che hanno visto i loro cari emigrare verso Lombardia e Piemonte, negli anni successivi alla disastrosa alluvione del 1951, o che da quelle regioni hanno fatto ritorno in Polesine in anni successivi all'ondata migratoria, il collegamento rappresentava un mezzo utile per poter mantenere un contatto diretto con amici e parenti;
   a tutt'oggi il servizio non risulta ancora esser stato ripristinato;
   a quanto è dato sapere, all'origine della sospensione vi sarebbe il mancato rinnovo della concessione ministeriale per l'effettuazione del servizio extraregionale di trasporto su gomma, concessione che risulta essere stata rinnovata l'ultima volta nel gennaio 2010 –:
   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di verificare in prima battuta, e accelerare nel caso, l’iter di rinnovo di tale certificazione, al fine di render possibile quanto prima il ripristino del servizio. (5-02039)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ARIENZO, ROTTA e ZARDINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   sul tratto della SS 12 dal comune di Dolcè (Verona) fino al confine di questo con il Trentino Alto Adige, ed in particolare da nord di Ossenigo fino a Volargne, frazione di Dolcè, confinante con Sant'Ambrogio di Valpolicella, sono presenti buche come crateri, insidiosi avvallamenti ed erosioni del manto stradale in più punti, tali da renderne pericoloso il normale transito;
   dalla stampa locale si legge che sarebbe in essere un'attività di mobilitazione da parte dei residenti le località interessate;
   all'impegno e allo sforzo dell'amministrazione comunale profusi nel tempo non risultano corrisposte soluzioni apprezzabili, neanche di fronte alla disponibilità di quel comune di provvedere ad asfaltare alcuni tratti della strada in questione in occasione di interventi stradali a carattere esclusivamente locali realizzati a beneficio della popolazione residente;
   si ritiene opportuno un intervento radicale di immediata nuova asfaltatura. Infatti, il possibile o eventuale rattoppo delle buche non appare la soluzione ideale;
   la condizione generale di quella viabilità è di fatto insostenibile ed è oltremodo urgente la sistemazione per garantire la sicurezza di coloro che l'attraversano;
   da troppi anni non sono stati operati interventi importanti nell'area, nonostante la riflessione in essere sui comuni cosiddetti «di confine», quale appunto quello di Dolcè –:
   se il Ministro non ritenga più che urgente affrontare la tematica al fine di risolvere le palesi ed evidenti criticità di quella strada, tali e tante da porre in discussione la sicurezza degli automobilisti in transito;
   da quanti anni non si sia provveduto alle relative asfaltature e quali siano le ragioni che hanno determinato la non scelta;
   se intenda disporre un urgente sopralluogo sul posto in modo che vi possa essere il rilevamento diretto delle vere e proprie voragini presenti e, pertanto, si possa favorire l'accelerazione delle conseguenti decisioni. (4-03401)


   CATALANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   La Confederazione elvetica ha messo a punto un programma di intervento per la maggior sicurezza delle strade;
   il 15 giugno 2012 è stato approvato il secondo pacchetto vis Sicura;
   il nuovo pacchetto di misure «vis Sicura» per il quale si trovano informazioni ulteriori al seguente link: non prevede cambiamenti riguardo al riconoscimento di permessi stradali;
   si apprende dalla stampa che la Confederazione ha tolto l'equipollenza tra le patenti di valenza europea e quelle svizzere;
   è previsto che tutti i conducenti provenienti dai paesi dell'Unione europea che circoleranno al di fuori dei confini nazionali, debbano avere una patente su cui siano esplicitamente indicate le lettere A o A1, corrispondenti alle licenze per moto e scooter;
   possono tuttavia insorgere problemi legati al fatto che le patenti italiane rilasciate precedentemente del 1985 non indicano chiaramente la validità estesa ai motoveicoli;
   di conseguenza a partire da gennaio, le patenti rilasciate prima del 1985 dovranno essere aggiornate con l'apposizione dei codici per evitare possibili problemi ai motociclisti che attraversano il confine;
   in caso di mancato adeguamento si potrebbe incorrere nella contravvenzione di guida senza patente;
   vi sono numerosi cittadini italiani che attraversano quotidianamente il confine con un mezzo a due ruote;
   risulterebbe all'interrogante che le modifiche succitate non sarebbero state sufficientemente comunicate ai diretti interessati;
   in caso di incidente potrebbero verificarsi problemi –:
   se ciò corrisponda al vero;
   cosa intenda fare nei rapporti bilaterali con la Svizzera. (4-03403)


   NICCHI, NARDI e QUARANTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nell'area Firenze, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno, vive circa il 40 per cento dell'intera popolazione della Toscana (circa 2 milioni di abitanti a fronte di un complessivo di 3.679.000 abitanti) e si realizza quasi il 50 per cento della produzione economica toscana (con migliaia di imprese che hanno la necessità anche dell'aeroporto di Pisa e del porto di Livorno, un lungo itinerario di città e periferie confinanti e comunicanti tra loro);
   l'unica risposta che è stata data ad oggi, all'esigenza di mobilità delle persone e delle merci, è l'intenzione di realizzare la terza corsia sull'autostrada A11 Firenze/Mare, che costerà oltre due miliardi di euro ed è scelta di ulteriore cementificazione della Toscana e che, bene che vada, andrà a regime nel 2025, pensando, unici in Europa, che anche tra 10 o 15 anni tutto sarà uguale ad oggi, e potrà ancora esistere un modello di mobilità individuale tutta su gomma, ereditata dal secolo scorso;
   il servizio ferroviario toscano presenta delle criticità, con tempi di percorrenza indicibili, fuori dagli standard minimi europei;
   la domanda di mobilità può essere soddisfatta anche attraverso la razionalizzazione degli orari e tempi dei servizi e promuovendo tutte le forme possibili di mobilità;
   in Europa si realizzano tranvie elettriche, metropolitane, piste ciclabili, ovunque si sperimentano soluzioni alternative di mobilità, ci si prepara e si costruisce gradualmente l'alternativa. La competitività del Paese dipenderà tutta dagli esiti di questa sfida giocata in campo europeo;
   il 17 gennaio 2014 i sindaci di Pistoia e Lucca Bertinelli e Tambellini hanno proposto un'iniziativa istituzionale congiunta alla Regione, ai sindaci e ai presidenti delle province di Lucca, Pistoia, Prato e Firenze a favore del raddoppio e della velocizzazione della linea ferroviaria Viareggio-Firenze e volta ad accelerare gli interventi per la realizzazione di un efficiente collegamento metropolitano lungo la tratta Viareggio-Lucca-Pistoia-Prato-Firenze, dato che – affermano i sindaci – rende urgente la necessità di una svolta nell'attenzione e nell'impegno ad ogni livello, a partire dalle Ferrovie e dal Governo nazionale che devono avere l'obiettivo di rendere più efficienti le reti regionali, per produrre risultati concreti con adeguati finanziamenti per il raddoppio e la velocizzazione della linea;
   il 21 gennaio 2014, il presidente della regione Enrico Rossi ha espresso la necessità di un raddoppio di binario nella linea Pistoia-Viareggio per velocizzare i tempi di percorrenza, affermando che «per raddoppiare la Pistoia-Lucca servono solo 400 milioni» e che «non è una spesa eccessiva per una linea utilizzata da 40mila pendolari al giorno», che «Governo e Ferrovie devono ora occuparsi prioritariamente del TPL e fare gli investimenti necessari», e che «la Regione è pronta a fare la sua parte, contribuendo all'investimento;
   nello studio sulle infrastrutture ferroviarie (a cura di L. Boccia e G. Beneforti) pubblicato nel giugno 1973 era stato affermato che «nelle proposte di intervento della Regione Toscana sono previsti necessari raddoppi e ammodernamento della ferrovia Pistoia, Lucca, Pisa (nel primo quinquennio) e della tratta Lucca Viareggio (nel secondo quinquennio)», e che «il ruolo di Pistoia sarebbe stato nettamente riqualificato»;
   nella conferenza programmatica della provincia di Pistoia del 1974 era stata raccolta questa necessità;
   in un documento unitario del luglio 1977, firmato dal Presidente della provincia di Pistoia e da Pci, Dc, Psi, Psdi, Pri e indirizzato alla regione Toscana, era scritto che «Le forze politiche pistoiesi ritengono che sia necessario il raddoppio della linea ferroviaria Pistoia-Lucca-Viareggio e il completamento della Lucca-Pisa-Livorno, per facilitare gli indispensabili collegamenti con l'aeroporto e il porto», che «quest'opera avrebbe rappresentato per Pistoia la priorità assoluta»;
   nel programma regionale di sviluppo 1979/1981 era stato confermato che era stata raggiunta un'intesa con l'azienda F.S. per la progettazione del raddoppio della ferrovia Pistoia-Lucca-Viareggio;
   nello studio di fattibilità tecnica dell'ingegner Angelo Pezzati presente nel piano di indirizzo territoriale regionale del 1987 (cif. ingegneria ferroviaria, ottobre 1987) era stato dimostrato che il raddoppio dei binari ferroviari ad ovest di Pistoia era tecnicamente possibile e che, con opportune e limitate variazioni di tracciato, si potevano raggiungere velocità assai elevate, fino a 140 chilometri/ora;
   in conseguenza di tale studio il Consiglio di amministrazione di F.S. nel 1987 aveva deliberato il raddoppio della ferrovia Pistoia-Lucca (delibera n. 115 del 1987) e l'allora Ministro dei trasporti (con delibera n. 481-bis) aveva ratificato tale decisione prevedendo il relativo finanziamento (il progetto era caduto nel dimenticatoio come conseguenza di una successiva crisi di Governo);
   nel convegno del 9 giugno 2000, che si era svolto a Pistoia sul tema «La metropolitana per lo sviluppo», nella relazione di Tiziano Federighi presidente del comitato tecnico scientifico di ricerca ferroviaria train), era stato affermato che «il raddoppio dei binari ad ovest di Pistoia va considerata una necessità anche per la funzionalità del Sistema Metropolitano tra Pistoia e Firenze, perché i treni provenienti da Lucca sono quelli che provocano ritardi che fanno un danno grave al SFM perché provocano la riduzione conseguente dei potenziali utenti» –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per risolvere i bisogni della mobilità delle persone e delle merci nell'area Firenze, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno, in modo da poter soddisfare l'esigenza dei collegamenti veloci tra le diverse città e il capoluogo regionale, principale centro attrattore di interessi e traffici con il minor impatto ambientale possibile, per poter cadenzare il flusso dei treni sui molti tratti a binario unico in termini molto più rapidi e frequenti di quanto si verifica ora, investendo in treni ed in sistemi di segnalazione più moderni per alleviare i disagi dei pendolari e favorire l'utilizzo della ferrovia per gli spostamenti di studenti e lavoratori in quest'area della Toscana. (4-03409)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il comune di Monasterace, istituito con regio decreto 4 maggio 1811, si trova in Provincia di Reggio Calabria ed è collocato ad una altezza di 150 metri sul livello del mare sviluppandosi attorno ad un Castello Medievale rappresentato nello stemma ufficiale del comune – giusto decreto del Presidente della Repubblica numero 33 del 13 dicembre 1979;
   il territorio comunale è articolato in quattro frazioni: c/da Campomarzo, c/da Marone, c/da Lambrosi e c/da Marina che dista dal centro storico circa 3 chilometri;
   la comunità di Monasterace si è storicamente formata attorno al borgo medievale caratterizzato dalle sue quattro chiese e dal municipio; qui sono nate le scuole elementari, l'asilo comunale, l'ufficio di collocamento, la stazione dei carabinieri e l'ufficio postale;
   nel corso degli ultimi decenni anche Monasterace, come gran parte dei paesi della costa ionica reggina, ha conosciuto un fenomeno migratorio in direzione del mare, con conseguente depauperamento dei centri storici anche a causa dello spostamento di uffici e servizi (sono stati trasferiti nella frazione Marina la scuola elementare, l'ufficio di collocamento e l'ufficio postale);
   anche al fine di evitare ulteriori lacerazioni nella comunità, tutte le amministrazioni comunali succedutesi negli ultimi anni, avevano inteso mantenere la sede del municipio nel centro storico;
   il comune di Monasterace, in seguito alle dimissioni del sindaco Maria Carmela Lanzetta, è retto da un commissario prefettizio, in attesa di nuove elezioni;
   il commissario prefettizio ha disposto con propria deliberazione n. 20/2013 il trasferimento temporaneo degli uffici comunali da Monasterace Superiore a Monasterace Marina a ragione di infiltrazioni d'acqua che ne rendono inagibili i locali presso la caserma dei vigili del fuoco allocata nella frazione –:
   se sia noto quando i lavori di adeguamento della vecchia sede municipale saranno completati e quindi la sede del municipio potrà tornare nel centro storico di Monasterace mettendo così fine ad uno stato di tensione assai forte in quella comunità. (5-02046)

Interrogazioni a risposta scritta:


   OLIVERIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la stampa regionale calabrese riporta la notizia secondo cui l'ospedale civile di Catanzaro, vecchio e fatiscente, stia creando una situazione di pericolo che ha determinato l'immediata chiusura della circostante Via Acri;
   il vecchio edificio mostra i segni tangibili di nuove ferite infrastrutturali che ne stanno determinando il lento ma inesorabile sgretolamento;
   ogni misura precauzionale, attuata in concomitanza al grave ultimo episodio, è puramente temporanea poiché, stando alle ammissioni degli stessi vigili del fuoco accorsi sul posto nell'immediato, il pericolo del crollo dell'intera facciata potrebbe essere imminente;
   il traffico nella zona antistante l'ospedale è stato bloccato, e vengono segnalati agli automobilisti percorsi alternativi per accedere al centro cittadino;
   la ristrutturazione e riqualificazione del vecchio ospedale è materia di discussione da anni in Calabria ed è considerato come un tema fondamentale di tutela dell'incolumità dei cittadini e di recupero urbanistico che renderebbe la struttura ospedaliera funzionale e fruibile per tutti i cittadini, considerata anche l'importanza strategica dell'ospedale, situato struttura situata all'ingresso della città;
   i fatti esposti sono ad avviso dell'interrogante preoccupanti e richiedono un'immediata verifica al fine di tutelare la salute dei cittadini –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per avviare una soluzione delle criticità esposte, anche in considerazione dei rischi che possono determinarsi per l'incolumità pubblica e del fatto che la Calabria ha un piano di rientro e la sanità è retta da una gestione commissariale. (4-03399)


   DI GIOIA e MONGIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   nella notte tra sabato 18 e domenica 19 gennaio 2014 vi è stata l'ennesima esplosione nei pressi di un'abitazione nel comune di Lucera (Foggia);
   precedentemente altri tre attentati erano stati compiuti ai danni di altrettanti esercizi commerciali;
   dal momento che si è deciso di sopprimere la sede della procura di Lucera sono aumentati i crimini commessi nella città, dato questo che confermerebbe l'aumento della presenza della criminalità organizzata in tale territorio in seguito a tale decisione;
   le difficoltà che incontra la giustizia sono riscontrabili anche dagli ultimi dati emersi in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Bari, dove si è denunciato che i processi penali pendenti, nella provincia di Foggia, sono passati da 5.497 a 6.769 e che i giorni per arrivare alla sentenza di primo grado sono giunti a 594 rispetto ai precedenti 504;
   quanto sta accadendo richiede una reazione immediata e coordinata da parte delle forze dell'ordine e della magistratura al fine di stroncare ogni tentativo di rafforzamento territoriale della criminalità; –:
   quali informazioni siano disponibili in merito ai ripetuti attentati verificatisi nella città di Lucera e come si intenda procedere per rafforzare l'attività investigativa e repressiva sull'intero territorio;
   se non si ritenga opportuno, stante la situazione oggettiva dell'intera provincia di Foggia, per rivedere la decisione di sopprimere la sede della procura di Lucera. (4-03400)


   OLIVERIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   si apprende da notizie riportate sulla stampa locale che la strada provinciale che conduce da Ciro a Crucoli Torretta, presso località Cappelliere risulta essere interrotta per una frana;
   il tratto di strada interessato dalla problematica è particolarmente pericoloso per l'incolumità degli automobilisti, soprattutto durante le ore notturne essendo, tra l'altro, sprovvista di segnalazioni luminose;
   questo disagio è l'ennesimo in una provincia dove i problemi e le tante emergenze infrastrutturali risultano essere all'ordine del giorno;
   le carenze infrastrutturali, purtroppo, limitano le potenzialità di questo territorio che non può diventare motore di ricchezza e crescita, se non sono adeguatamente supportate da un valido ed efficiente sistema infrastrutturale; tutto ciò segna una delle principali ragioni della distanza tra il crotonese ed il resto del Paese;
   tale carenza nella viabilità determina grave pregiudizio anche nell'incolumità dei cittadini;
   i fatti esposti sono ad avviso dell'interrogante preoccupanti e richiedono un'immediata verifica al fine di salvaguardare la popolazione –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per una soluzione rapidissima delle criticità viarie del crotonese ed in particolare di quelle tra Crucoli e Ciro in considerazione dei rischi per l'incolumità pubblica e se ritenga di avviare un tavolo di discussione con l'amministrazione provinciale di Crotone e dei comuni interessati con particolari riguardo alle questioni connesse alla sicurezza degli utenti. (4-03402)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALMIERI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'istituto a ordinamento speciale Albe Steiner di via San Dionigi 36 a Milano si è distinto fin dalla sua apertura per la qualità degli insegnamenti tecnici all'avanguardia (grafica tridimensionale, animazione, creazione di effetti speciali, eccetera), che ne facevano una scuola unica in Lombardia;
   il decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 2 agosto 2012 autorizzava l'istituto Albe Steiner a «una speciale iniziativa ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999»;
   l'articolo 3 del suddetto decreto stabilisce che il direttore generale dell'USR (ufficio scolastico regionale) per la Lombardia costituisca un comitato scientifico con funzioni consultive e di monitoraggio;
   l'articolo 4 del suddetto decreto chiama il dirigente scolastico dell'istituto «a definire criteri e modalità di reclutamento dei docenti in aderenza alle direttive espresse dal Direttore dell'USR;
   fino a questo momento è rimasto disatteso l'articolo 3 e di conseguenza anche i docenti individuati dal dirigente scolastico non vengono riconosciuti come titolari di diritto delle cattedre. Nella scuola avviene un turn over di docenti assegnati di diritto in base al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, articolo 64, ma di fatto vi insegnano docenti che, persa la cattedra, restano in utilizzo per permettere l'attuazione dell'articolo 11;
   se il decreto ministeriale di cui sopra venisse attuato in tutti i suoi articoli, gli insegnamenti speciali verrebbero riconosciuti e pertanto i docenti riavrebbero le loro cattedre di diritto e non solo di fatto, garantendo in tal modo anche la qualità e la continuità dell'insegnamento;
   i cosiddetti insegnamenti speciali lo sono davvero. Basti pesare che l'insegnamento di «creazione di videogames» oppure di «animazione di oggetti 3D» (materie complementari del 5o anno) non vengono insegnati in Italia non solo in nessuna scuola superiore, ma con difficoltà anche all'università; in genere si tratta di specializzazioni universitarie USA. È evidente pertanto che non possono essere attivati da insegnanti qualsiasi ma da docenti esperti e quindi dotati di competenze uniche. Se così non fosse allo Steiner si troverebbero ad insegnare materie comuni (informatica o grafica per esempio), disperdendo delle competenze davvero peculiari –:
   cosa intenda fare il Ministro per dare piena attuazione al decreto del 2 agosto 2012 «dell'allora Ministro Profumo, e salvaguardare così la specificità degli insegnamenti dell'Istituto Albe Steiner in modo tale da non disperdere un patrimonio e un'eccellenza del nostro sistema formativo. (5-02041)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO e PRODANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   si è appreso da articoli di stampa del 29 gennaio 2014 che, la dirigenza della Wärtsilä Italia spa, società produttrice di motori diesel del gruppo finlandese Wärtsilä, ha convocato le rappresentanze sindacali degli stabilimenti di Trieste, Genova e Napoli per informare le stesse dell'intenzione di procedere ad una riorganizzazione dell'assetto societario;
   la predetta riorganizzazione si ripercuoterà drasticamente sulle maestranze, con una dichiarazione di messa in esubero per 1.000 dipendenti che inciderà sulle maestranze italiane del 10 per cento della forza lavoro complessiva del gruppo;
   a quanto dichiara la dirigenza della società, sembra che tale scelta non riguardi le recenti vicissitudini fronteggiate con la cassa integrazione ordinaria, ma dipenda dalla volontà della corporation mondiale di procedere ad una sistematica eliminazione di tutte quelle funzioni che ritiene non producano utili ma esclusivamente dei costi;
   i sindacati hanno duramente criticato tali scelte riorganizzative della Wärtsilä Italia spa, poiché non sono conseguenza di una crisi aziendale ma dettate dall'intento di aumentare i dividendi da riconoscere agli azionisti con strategie che vanno inevitabilmente a discapito dei lavoratori;
   si apprende, altresì, che tale riorganizzazione potrebbe in realtà essere determinata dalla volontà di rendersi più appetibile sul mercato ad un eventuale compratore; difatti, sembra che vi sia un interessamento del gruppo Rolls-Royce sugli asset del gruppo finlandese;
   dunque, sono assenti delle reali e concrete criticità che possano giustificare i dichiarati esuberi negli stabilimenti di Trieste, Genova e Napoli;
   già in passato è stata segnalata la crisi del comparto nautico, di cui Wärtsilä è tra le società leader, con l'interrogazione a risposta scritta 4-02963 del 17 dicembre 2013 sugli impianti Fincantieri, con la quale si è chiesto al Governo un intervento immediato per avviare una politica industriale di sviluppo a tutela del livello occupazionale nonché il rilancio del settore –:
   se intenda, immediatamente, adottare le dovute iniziative prima che Wärtsilä Italia dia seguito al preannunciato piano di esuberi, istituendo un tavolo di confronto, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, che coinvolga la dirigenza della Wartsila Italia spa, regioni ed enti locali competenti nonché rappresentanti sindacali per salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e promuovere una politica industriale di rilancio del settore. (5-02047)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOSACCO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:
   sabato sera 25 gennaio 2014 a Bari presso corso Cavour tre 17enni sono stati aggrediti da tre minorenni mentre stavano passeggiano per strada;
   le vittime, due ragazze e un giovane omosessuale, sono state aggredite e insultate ripetutamente il tutto nell'indifferenza dei passanti dovendo ricorrere alle cure del pronto soccorso per via degli schiaffi e dei pugni ricevuti;
   la dinamica dell'accaduto è stata raccontata da una delle vittime sul portale barinedita.it;
   colpisce molto l'indifferenza nella quale si è consumata questa aggressione, una indifferenza che non rende giustizia di una città ospitale e tollerante come Bari;
   oltre ad esprimere la massima solidarietà alle vittime, è indispensabile creare le condizioni culturali per evitare che certi episodi si possano ripetere –:
   di quali elementi disponga il Governo su quanto accaduto a Bari e se non intenda attivare di conseguenza, nell'ambito delle misure previste dalle norme antidiscriminazione, delle iniziative che coinvolgano la città di Bari per promuovere la cultura del rispetto, a partire dalle scuole. (4-03406)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   per «eHealth», o «Sanità in Rete», o «Telemedicina» s'intende l'utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie e la gestione della salute e dello stile di vita;
   sul tavolo della conferenza Stato-regioni è giunta la bozza di intesa sulle linee di indirizzo nazionali per la telemedicina;
   le linee guida mirano a fornire un modello di governance condivisa delle iniziative e ad armonizzare gli indirizzi e i modelli di applicazione dei servizi sulla base dell'interoperabilità per superare la logica sperimentale, anche in vista del suo impiego in ambito europeo;
   a vigilare sul rispetto delle norme e sulle eventuali criticità che si potrebbero presentare è prevista una commissione tecnica paritetica Ministero e regioni, coordinata dal Ministero della salute;
   le linee guida sono il risultato dei lavoro del tavolo per la telemedicina instituito nel 2010 in seno al Consiglio superiore di sanità dall'ex Ministro della salute, Ferruccio Fazio, a cui hanno partecipato oltre ai componenti ed esperti del Css, direttori generali e funzionari del Ministero;
   sono molti i benefici attesi dall'applicazione della telemedicina e tra questi l'equità di accesso alle cure (assicurata dalla possibilità di un'assistenza in aree remote del Paese come mare, piccole isole, aree rurali poco collegate ma anche carceri); la migliore qualità dell'assistenza (garantendo una continuità delle cure direttamente alla casa del paziente); la migliore efficienza (rendendo fruibile e continua la comunicazione tra i diversi attori riducendo anche il ricorso all'ospedalizzazione, i tempi di attesa e ottimizzando l'uso delle risorse), il contenimento della spesa e l'opportunità di investimenti;
   quello della telemedicina e della sanità elettronica, è uno dei settori industriale a maggior tasso di innovazione. Si stima che il mercato per l’e-health abbia un valore potenziale di 60 miliardi di euro, di cui l'Europa rappresenta circa un terzo;
   sono otto i capitoli lungo le quali si snodano le linee di indirizzo;
   il primo capitolo riguarda l'inquadramento strategico della telemedicina e individua gli ambiti prioritari di applicazione, le tipologie dei servizi e le prestazioni che hanno maggiore necessità di intervento e investimento;
   il secondo capitolo definisce la telemedicina proponendo una classifica delle prestazioni da erogare e una descrizione delle caratteristiche e dei processi di attuazione;
   il terzo e il quarto capitolo tratta l'organizzazione del servizio di telemedicina in un'ottica di relazionale con pazienti/caregiver medici e altri operatori sanitari e gli aspetti relativi alla loro informazione e formazione;
   nel quinto capitolo sono approfondite le modalità di integrazione della telemedicina del Sistema sanitario nazionale con i criteri di autorizzazione accreditamento e agli accordi contrattuali;
   il sesto capitolo affronta la remunerazione e la valutazione economica dei servizi;
   il settimo individua indicatori di performance utili per la programmazione lo sviluppo, il monitoraggio e la valutazione dei servizi di telemedicina;
   l'ottavo e ultimo capitolo della bozza di intesa sulle linee nazionali di telemedicina tratta gli aspetti etici e regolatori inclusi quelli relativi alla privacy;
   quanto previsto nella bozza, di intesa sulle linee di indirizzo nazionali per la telemedicina portato al tavolo della conferenza Stato/regioni interessa milioni di persone e può rappresentare un elemento di miglioramento qualitativo del sistema sanitario nazionale –:
   quando la conferenza Stato-regioni concluderà la discussione sulla bozza di intesa sulle linee di indirizzo nazionali per la telemedicina al fine di renderle operative e pubbliche sui rispettivi siti istituzionali. (4-03394)


   TONINELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la fibromialgia o sindrome fibromialgica è una patologia che provoca forti e diffusi dolori muscolari, stanchezza cronica, astenia, cefalea, rigidità, disturbi del sonno. L'andamento dei sintomi può variare, quindi anche peggiorare sensibilmente in relazione a fattori esterni, come ad esempio i cambiamenti climatici. La fibromialgia colpisce principalmente le donne in età fertile e può avere effetti invalidanti;
   il numero delle persone affette da tale sindrome si aggirerebbe tra il 2 per cento all'8 per cento della popolazione;
   il più delle volte chi soffre di fibromialgia non si sente compreso perché la patologia non è immediatamente riconoscibile né è individuabile con gli esami di laboratorio. La fibromialgia è una malattia subdola, oscura, che spesso costringe i pazienti a cambiare frequentemente specialista;
   la fibromialgia è riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità ma non dal nostro Sistema sanitario nazionale;
   in Italia infatti la maggior parte delle terapie individuate per curare la patologia non sono erogate dal Servizio sanitario nazionale, quindi i malati sono costretti a rivolgersi a strutture private e a farsi carico di tutte le spese per curarsi, sebbene possano accedere alle prestazioni contenute nei livelli essenziali di assistenza (LEA);
   nonostante da anni la patologia sia oggetto di studio da parte della comunità scientifica, nel nostro Paese la fibromialgia non può ancora essere collocata tra le malattie soggette a specifica tutela ai sensi del decreto ministeriale 28 maggio 1999, n. 329 (Regolamento recante norme di individuazione delle malattie croniche e invalidanti), nel rispetto dei criteri stabiliti dal decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124;
   i lavoratori affetti da fibromialgia poi, oltre a non poter usufruire dell'esenzione dal ticket per l'acquisto dei farmaci, non possono neppure chiedere permessi di astensione dal lavoro. Tali fattori non fanno altro che aggravare la loro condizione di salute visto che i sintomi possono subire un peggioramento in condizione di stress;
   il 10 gennaio 2014 il quotidiano del lodigiano e del sudmilano Il cittadino ha pubblicato le dichiarazioni di due donne che forniscono un quadro molto chiaro della condizione e delle difficoltà delle persone affette dalla patologia: «Mi sono accorta di essere ammalata intorno ai 15 anni» ha spiegato la prima, lavoratrice, «Per anni la malattia è rimasta latente. Da tre anni ho di tutto e di più, in concomitanza anche con lo stress accumulato sul lavoro. Un problema questo che purtroppo non viene preso in considerazione». «Io ho un fischio continuo all'orecchio», ha dichiarato l'altra donna, «crampi alle gambe e problemi alla mandibola. I dolori aumentano di notte e dormo pochissimo. La minima azione per me equivale a una maratona. Sono sempre senza energia. È vero, la nostra malattia non viene compresa. Volevano riempirmi di psicofarmaci, ma io voglio restare cosciente. Un'amica mi ha parlato di shiatsu in acqua. Lei è guarita, ma la terapia costa 35 euro a seduta e noi dobbiamo pagare tutto. Se dobbiamo soffrire, chiediamo che la nostra malattia venga almeno riconosciuta –:
   se il Ministro intenda comunicare lo stato di avanzamento degli studi scientifici ad oggi compiuti sulla sindrome fibromialgica;
   quali elementi impediscono il riconoscimento della fibromialgia tra le malattie soggette a specifica tutela;
   se il Ministro sia a conoscenza del numero effettivo delle persone che in Italia soffrono della patologia di cui in premessa;
   se, per quanto di competenza, nelle more del riconoscimento della fibromialgia tra le malattie soggette a specifica tutela, il Ministro intenda assumere iniziative urgenti per alleviare le difficoltà descritte in premessa delle persone affette dalla sindrome. (4-03395)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   CIMBRO, CIVATI, CASSANO, CASATI, COMINELLI, COVA, COLANINNO, DANIELE FARINA, LORENZO GUERINI, MAURI, MOSCA, GUERRA, GIUSEPPE GUERINI e LAFORGIA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   in data 21 novembre 2013 è stata presentata  un'interpellanza urgente avente per oggetto la Franco Tosi Meccanica e in particolare la preoccupante situazione di stallo sul piano occupazionale e produttivo della medesima che si è aggravata con il passare del tempo principalmente a causa della mancanza di interventi risolutivi per la messa in sicurezza dell'integrità e della continuità dell'azienda;
   è stata richiesta la cassa integrazione in deroga il 25 luglio 2013 per circa 250 persone e a oggi non è stata ancora approvata. Di fatto da diversi mesi molte di questi dipendenti non percepiscono alcuna entrata ed è, invece, assolutamente necessario, nel pieno rispetto della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, approvare nel più breve tempo possibile la procedura di cassa integrazione in deroga e provvedere ad un'azione di Governo che, in questo particolare momento di crisi finanziaria per il Paese, sostenga le primarie esigenze economiche di operai ed impiegati specializzati che nel corso degli anni hanno reso la Franco Tosi Meccanica un'azienda rinomata a livello mondiale;
   a oggi l'azienda si trova nella procedura di amministrazione straordinaria in base alla legge Prodi bis che prevede come prerogative essenziali il mantenimento dell'integrità del valore dell'azienda e la continuità dell'attività al fine di tutelare creditori, dipendenti ed agire nel rispetto delle politiche industriali del Ministero dello sviluppo economico;
   la procedura di amministrazione straordinaria prevede la presentazione di un piano industriale entro 60 giorni dall'inizio del mandato e la nomina di un comitato di garanzia, elementi fondamentali per un approccio lineare e formalmente corretto per la procedura;
   lo stato delle finanze a disposizione dell'azienda, provenienti dai flussi di cassa interna, sono determinanti rispetto alla scelta di un affitto o vendita dell'azienda in quanto le finanze a disposizione dettano un preciso arco temporale per le possibili soluzioni da attuare a tutela della procedura. Di fatto le cronache riportano la recente perdita di due importanti contratti in Centro e Sudamerica: Bolivia e Nicaragua. Dall'inizio della procedura di amministrazione straordinaria la perdita di commesse ha danneggiato l'integrità del valore dell'azienda, i possibili flussi di cassa proveniente da tali commesse e il valore dell'azienda stessa nei confronti di futuri acquirenti;
   tema assolutamente necessario per mantenere in essere la procedura è la continuità aziendale. Il ricorso alla procedura di commissariamento è stata omologata dal tribunale di Milano in seguito alla relazione dell'avvocato Barazzoni che lega la continuità aziendale alla manifestazione di interesse per l'affitto d'azienda da parte di quattro soggetti di livello internazionale ricevute nel mese di settembre 2013. Rispondendo alla precedente interpellanza presentata il 6 novembre 2013, il Ministero dello sviluppo economico aveva dichiarato «Dopo aver analizzato il percorso delineato dal bando, finalizzato all'affitto dell'azienda, il commissario straordinario ha incontrato tutti coloro che hanno manifestato interesse in detta procedura» ed ancora «Il Commissario sta predisponendo un programma di cessione del complesso aziendale, in contatto con il Ministero, avuto, in particolare, riguardo alle iniziative da assumere anche in via di urgenza, ove indispensabili. Da questo punto di vista le ultime notizie citate dall'onorevole Cimbro, sono oggetto in questo momento di verifica, potrebbero rientrare appunto nelle iniziative da assumere in via d'urgenza, dove però l'obiettivo comunque rimane quello del programma di cessione del complesso aziendale.». Inoltre, le cronache hanno riportato le dichiarazioni del commissario straordinario dottor Andrea Lolli alle organizzazioni sindacali incontrate il giorno 20 novembre 2013 alle quali lo stesso garantiva di procedere con una gara d'affitto entro il 31 dicembre 2013; a tale incontro erano presenti Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia e Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia. Ad oggi, tali dichiarazioni non trovano riscontro. Le cronache riportano inoltre che alcuni soggetti industriali abbiano fatto capire informalmente del decadere del loro interesse, mentre non si conosce la formale posizione degli altri soggetti ancora interessati o di altri eventuali nuovi soggetti;
   la situazione della Franco Tosi è allarmante a tal punto da riaccendere le memorie dello spettro del fallimento chiesto da tre aziende nel mese di luglio 2013. La legge Prodi bis prevede la conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento qualora non siano rispettati i tempi dettati dal piano industriale, ovvero quando i risultati di legge non siano raggiungibili; nel caso della Tosi, le finanze per l'attuazione non sono note e non si conoscono le posizioni delle aziende possibilmente interessate alla luce della recente perdita di importanti commesse internazionali. Il fattore tempo è determinante, così come riportato dall'interpellanza urgente presentata nel novembre 2013 nella quale già si avvisava del possibile aggravarsi della situazione;
   il 24 gennaio 2014 si è tenuto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico durante il quale le rappresentanze sindacali hanno espresso severi dubbi inerenti gestione della procedura. Il tema espresso chiaramente è il seguente: più lunghi i tempi, più alto il rischio di depauperamento del patrimonio industriale e più certa l'ipotesi «spezzatino». Tale tesi sindacale è stata chiaramente supportata da una lettera inviata al Ministero dello sviluppo economico e al commissario Andrea Lolli nel mese di dicembre 2013 firmata da oltre 200 dipendenti gli stessi che, preoccupati per il loro destino lavorativo, durante l'incontro tenutosi a Roma la settimana scorsa hanno manifestato davanti al Ministero dello sviluppo economico e davanti alle portineria della storica azienda di Legnano;
   in questo contesto la soluzione dell'affitto potrebbe portare nell'immediato ulteriori vantaggi per il rilancio industriale ed il mantenimento dell'integrità del valore dell'azienda stessa in quanto il mercato esige al più presto un dialogo ed un confronto con un soggetto industriale. Tale soggetto deve essere credibile e in grado di garantire la propria capacità tecnico-finanziaria per la gestione dell'azienda dal punto di vista operativo, la presentazione di garanzie bancarie necessarie ai progetti internazionali, la formulazione di preventivi e l'esecuzione di ordini, nonché la rinegoziazione e mantenimento degli stessi. La perdita di commesse è sicuramente legata alla stringente esigenza di un mercato che necessita di una controparte industriale il prima possibile. Si ricorda anche il delicato tema della denominazione aziendale;
   un'ulteriore considerazione nasce dal fatto che quanto prima si affitta il ramo produttivo dell'azienda, tanto prima si può legare un soggetto industriale alla stipula di un contratto che obbliga lo stesso a presentare un'offerta per l'acquisto dell'attività. La nota più grave ad oggi è che tergiversando su quale fosse la migliore via da percorrere, la gestione da parte del tribunale di Milano e successivamente da parte del Ministero dello sviluppo economico non abbia portato alla stipula e firma di nessun accordo vincolante da parte di alcun soggetto industriale né per l'affitto né tanto meno per la vendita dell'attività;
   ad oggi appare altamente improbabile la possibilità di completare le procedure burocratiche previste per un acquisto dell'azienda entro il mese di giugno 2014. La procedura di vendita potrebbe richiedere un lasso di tempo molto più importante, tale da costringere i termini per la cessione nell'anno 2015. La conseguenza del dilatarsi dei tempi a tal punto metterebbe chiaramente a repentaglio l'integrità del valore dell'azienda e l'esistenza stessa della fabbrica, fino a non rendere possibile il configurarsi di un piano industriale per il rilancio in continuità operativa. A tale data gli unici interessi per l'acquisto potrebbero provenire da realtà industriali di più ridotte dimensioni e scopi interessate solamente a tante piccole porzioni del tutto e «l'ipotesi spezzatino» diventerebbe l'unico possibile epilogo alla vicenda Tosi. Si sottolinea che il core business da un punto di vista impiegatizio della fabbrica di Legnano è infatti costituito dalla produzione di turbine a vapore che potrebbe impiegare centinaia di dipendenti. I rami d'azienda service e «idraulica» possono essere gestiti impiegando solo pochi tecnici dislocati in altre sedi e con produzione conto terzi. Alcune aziende concorrenti stanno già tentando di assumere specifici dipendenti della Franco Tosi e disperdere il know-how tecnologico. Il tempo è un fattore di assoluta importanza per la conservazione di questo asset aziendale chiaramente legato all'integrità del valore aziendale da mantenersi;
   in questo contesto è emersa una circostanza che desta gravissima preoccupazione riguardante la gestione aziendale. In assenza di un piano industriale approvato dal Ministero, senza alcuna forma di pubblicità, in totale assenza di una procedura competitiva che avrebbe sicuramente tutelato il più alto valore di cessione, sembrerebbe siano stati ceduti o si stiano per cedere disegni e/o l'utilizzo di tecnologia con cartiglio Franco Tosi Meccanica relativo a turbine a vapore. Come riportano diversi articoli, i sindacati dell'azienda intendono, qualora tali fatti siano confermati e accertati, rivolgersi alla procura della Repubblica e al tribunale di Milano e presentare formalmente un esposto al fine di sorvegliare sulla procedura di amministrazione straordinaria ed evitare qualsiasi frazionamento in una fase così delicata per l'azienda –:
   quali ulteriori iniziative i Ministri, per quanto di competenza, intendano intraprendere al fine di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi della società Franco Tosi Meccanica s.p.a. ed entro quale data tali iniziative verranno intraprese, soprattutto, per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria;
   quale sia l'orientamento del Ministro dello sviluppo economico, sulla base dei dati forniti dal commissario straordinario e a fronte della precisa analisi della situazione effettuata dal medesimo, rispetto alla scelta da attuarsi, posto che risulta evidente che, nel rispetto delle competenze e responsabilità specifiche, il problema della Franco Tosi richieda una risposta politica che sia lungimirante e, pur in una situazione di gravissima crisi economica, possa garantire quel patrimonio produttivo e di competenze che hanno reso l'Italia competitiva sul piano internazionale. (3-00600)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MELILLI, MICCOLI, ARGENTIN, BONACCORSI, CARELLA, COSCIA, FAUTTILLI, FERRANTI, FERRO, GASBARRA, GREGORI, MADIA, PIERDOMENICO MARTINO, MAZZOLI, META, MORASSUT, ORFINI, PASTORELLI, PILOZZI, POLVERINI, SALTAMARTINI, TIDEI e TERROSI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la Schneider Electric Industrie Italia spa, dell'omonimo gruppo francese, è una società che fabbrica e propone prodotti per la gestione elettrica, sistemi automatici e quant'altro necessario nel campo di apparecchi elettrici industriali;
   in Italia ha circa 3.000 dipendenti distribuiti in 5 siti produttivi e 8 sedi commerciali (Rieti, Roma, Bastia Umbra, Firenze, Napoli, Pesaro, Castel Maggiore, Pieve di Cento, Cairo Montenotte, Pavia, Stezzano, Milano, Torino) oltre a un centro logistico integrato a Venaria, per un totale di 110.000 lavoratori nel mondo;
   lo stabilimento di Rieti, nel Lazio, in attività dal 1982 e maggiormente automatizzato con standard qualitativi di altissimo livello, è ampiamente riconosciuto come garanzia mondiale per la padronanza, della qualità, dell'automazione, del tasso di servizio e altro. Nell'ambito della filosofia e della pratica aziendale, primeggia per un metodo chiamato «Sistema di valutazione delle prestazioni» S.P.S, che mostra eccezionali risultati 2010: primo in Europa e secondo nel mondo. A ciò si aggiunge l'adozione di linee automatiche, secondo il criterio «lean manufacturing» fortemente voluto dalla casa madre che risponde perfettamente all'esigenza di ottimizzazione dei costi;
   negli ultimi anni il gruppo Schneider ha deciso di spostare una parte consistente degli investimenti in altri stati d'Europa, in Francia e Bulgaria, delocalizzando, di fatto, la produzione e svilendo e impoverendo la sede di Rieti e causando, nei fatti, la messa in mobilità di tutti i dipendenti di Rieti (180 lavoratori oltre quelli dell'indotto) come da annuncio aziendale del novembre 2012;
   tra la fine del 2012 e quella del 2013, l'azienda ha diminuito i volumi di produzione aumentando, progressivamente, le ore di cassa integrazione ordinaria. La crisi avanza ed il 23 aprile 2013 una folta delegazione di lavoratori del gruppo elettrico, soprattutto della sede reatina, manifestano a Parigi, in occasione dell'annuale incontro del Comitato europeo con i vertici della multinazionale. Risultato ottenuto dal colosso francese: mantenere in attività il sito almeno fino alla fine di giugno 2014;
   nel frattempo gli impegni di Governo ed enti locali si esplicitano nei seguenti modi:
    a) il 23 dicembre 2013 si giunge ad un tavolo istituzionale tramite il Comitato permanente per lo sviluppo economico, lavoro e attività produttive. Un percorso già avviato dalla regione Lazio, con la delibera n. 140 dell'8 aprile 2011 approvata dalla giunta regionale presieduta da Renata Polverini, con la quale si è stabilito «di presentare formale istanza al MISE-Direzione generale per la politica industriale e la competitività per l'accertamento della presenza di situazioni complesse con impatto significativo sulla politica industriale nazionale nel Sistema locale del Lavoro (SLL) di Rieti» e che ora prosegue con la giunta presieduta da Nicola Zingaretti la quale, con il Ministero dello sviluppo economico, sta definendo e finanziando un accordo di programma per dare nuovo slancio all'economia, attraendo nuovi investimenti per far fronte alle crisi industriali. L'impegno consiste nel presentare, entro la fine di gennaio, un quadro concordato (Ministero/regione) e completo dei possibili interventi per il Reatino. Un accordo relativo al riconoscimento dell'area di crisi e funzionale a favorire lo sviluppo organico con strumenti vincolanti, sia per gli investitori sia per i finanziatori;
   va ricordato inoltre che il Lazio ottiene 33.913.848 euro per la concessione o per la proroga, in deroga alla vigente normativa, dei trattamenti di cassa integrazione guadagni, ordinaria e/o straordinaria, e di mobilità, ai lavoratori subordinati, così come indicato dal decreto sottoscritto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini e dal Ministro dell'economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni (decreto ministeriale del 15 gennaio 2014);
   nonostante le prospettive sopra indicate, in un incontro tenutosi al Ministero dello sviluppo economico il 21 gennaio 2014, l'azienda ha ribadito l'intento di bloccare la produzione il prossimo 31 marzo — contravvenendo agli impegni di Parigi — per chiudere lo stabilimento a fine giugno;
   tale decisione ha provocato l'occupazione della fabbrica da parte dei lavoratori (23 gennaio 2014) –:
   quali iniziative intendano adottare per richiamare alle proprie responsabilità, nel nostro Paese, la multinazionale francese accertandosi che possa essere scongiurata la chiusura della Schneider Electric Industrie di Rieti;
   se e quali iniziative, anche normative, o strumenti incentivanti e relativi a specifiche strategie industriali, intendano mettere in atto al fine di risollevare le sorti della descritta realtà distrettuale.
(5-02042)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CATALANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   l'ispettore Alessandro Carollo, dipendente di Poste italiane nella sezione fraud management, ha maturato, dal 1o luglio 2006, il diritto al passaggio dal livello quadro A2 al livello quadro A1;
   nello specifico, il 1o marzo 2005 è stato nominato quadro di livello A2 e trasferito, il 1o aprile, al presidio ispettivo di Palermo, atta sud 1, di tutela aziendale;
   sebbene egli già svolgesse, in sede vacante, le medesime mansioni dei funzionari succitati dal 1o luglio 2006, ha ricevuto solo il 4 giugno 2009, dalla funzione risorse umane centrale, il modulo relativo all'inquadramento al superiore livello retributivo A1;
   l'ispettore non ha ancora beneficiato della progressione di carriera;
   il 20 luglio 2009, l'ispettore ha testimoniato davanti al tribunale di Palermo per la vicenda giudiziaria del dirigente Carbone, in relazione alla quale l'interrogante ha presentato l'atto n. 4-02495;
   ha svolto un ruolo fondamentale nell'indagine «lost pay», del 19 marzo 2013 di cui all'atto n. 4-01963;
   risulterebbe all'interrogante che negli altri presidi dell'atta sud 1, con referente Salvatore Malerba, vi sarebbero funzionari inquadrati nella superiore posizione di livello A1 (Foggia, Bari, Lecce, Messina, Catania e Caltanissetta) –:
   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, valutare la gestione delle risorse umane da parte dell'azienda, con particolare riferimento alla situazione dell'ispettore Carollo. (4-03405)


   RIZZETTO, BALDASSARRE, ROSTELLATO, CIPRINI, COMINARDI, BECHIS, TRIPIEDI e CHIMIENTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   si è appreso dalla stampa, in data 29 gennaio 2014, che la Fiat, storico gruppo industriale italiano, ha acquisito il 100 per cento della società statunitense Chrysler e muterà logo, denominandosi «Fiat Chrysler Automobiles NV»;
   il nuovo piano societario proposto dall'amministratore delegato, Sergio Marchionne, al consiglio di amministrazione, prevede la sede legale ad Amsterdam nonché la collocazione del domicilio fiscale a Londra, mentre, la sede delle attività europee del nuovo gruppo rimarrebbe a Torino;
   la società chiederà la quotazione delle azioni a New York, ma rimarrà la quotazione secondaria in Borsa a Milano;
   la quotazione sull'Mta di Milano avverrà dopo l'inizio della quotazione al Nyse che potrebbe essere effettuata entro il mese di ottobre 2014;
   si rileva, dunque, che l'Italia potrebbe perdere una parte del suo ruolo strategico nelle decisioni che riguardano la società;
   pertanto, sul nuovo assetto, è necessario fare chiarezza poiché la nuova società Fiat dovrebbe quanto meno garantire, oltre alla continuazione della produzione in Italia e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, il mantenimento del centro decisionale attraverso la presenza dell'unità di progettazione e ricerca sul territorio italiano;
   per quanto concerne l'ubicazione delle sedi, in particolare, deve essere trasparente la logica dello spostamento di quella fiscale in Gran Bretagna, fermo restando che tale scelta non avrà effetti sull'imposizione fiscale cui continueranno ad essere soggette le società del gruppo nei diversi Paesi in cui svolgeranno le proprie attività;
   si ritiene che il nuovo assetto della Fiat che prevede uno spostamento delle proprie attività all'estero e, più in generale, l'attuale tendenza delle società italiane a delocalizzare la produzione, richiedano una seria riflessione sulla scelta dello Stato italiano di erogare incentivi a realtà imprenditoriali che, comunque, decidono poi di impegnare le proprie attività all'estero;
   al riguardo, tra l'altro, si rileva la ben nota necessità di intervento da parte delle istituzioni affinché sia concretamente ridotto il cuneo fiscale, al fine di riacquistare competitività e beneficiare della crescita della domanda estera;
   il predetto intervento che agevolerebbe sia imprese che lavoratori, è chiaro che poi prescinde da un'analisi del merito delle scelte strategiche che decide di adottare la singola impresa –:
   se i Ministri interrogati intendano istituire, urgentemente, un tavolo di confronto con i rappresentanti della Fiat, per ottenere chiarimenti rispetto al piano relativo al nuovo assetto societario, come esposto in premessa;
   se intendano adottare iniziative affinché siano garantiti oltre alla continuazione della produzione in Italia e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, il mantenimento del centro decisionale della società attraverso la presenza dell'unità di progettazione e ricerca;
   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati sull'attuale tendenza di molte società italiane a delocalizzare e spostare il centro delle proprie attività all'estero e se, al riguardo, intendano adottare, tra l'altro, urgenti iniziative normative affinché sia diminuito il costo del lavoro in Italia. (4-03407)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Rondini n. 7-00230, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fucci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Rampi e altri n. 4-03232, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Micheli, Epifani.

  L'interrogazione a risposta scritta Daniele Farina e altri n. 4-03391, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 gennaio 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paglia.