Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 9 ottobre 2013

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,
   premesso che:
    nelle scorse settimane le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, ex cassiere del clan dei Casalesi, rilasciate nel corso di alcune trasmissioni televisive, concernenti lo sversamento e l'interramento illegale di rifiuti di ogni genere, anche tossici e nocivi, addirittura radioattivi, nel territorio campano e nel basso Lazio, hanno suscitato timore e sconcerto nelle popolazioni locali. In particolare, lo Schiavone racconta del sistema illecito dei rifiuti tossici, che proverrebbero dalle aziende del nord Italia, destinati all'interramento illegale nelle campagne campane. Le dichiarazioni del pentito sarebbero riscontrabili in numerosi atti giudiziari e alcune di esse sono contenute negli atti di un processo in corso in questi mesi, condotto dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli Alessandro Milita;
    molti siti interessati dagli sversamenti illegali, descritti e circostanziati dallo stesso Carmine Schiavone, si troverebbero in territori che vanno dal lungomare di Baia Domizia fino a Pozzuoli, a Casal di Principe – in questo caso il pentito fa specificamente riferimento ai terreni adiacenti il campo sportivo – a Castel Volturno, Santa Maria la Fossa e nel cosiddetto triangolo della morte, cioè quella vasta area tra le province di Napoli e Caserta che va da Caivano, dove nelle scorse settimane sono stati rinvenuti rifiuti pericolosi interrati in un campo adibito a coltura agricola, Afragola e Acerra fino al basso casertano;
    in data 17 settembre 2013, a seguito di ispezioni in alcuni terreni nel comune di Casal di Principe, ordinate dai pubblici ministeri antimafia Giovanni Gonzo e Luigi Landolfi, i tecnici dell'Arpac e i vigili del fuoco di Caserta, in collaborazione con il nucleo operativo dei carabinieri di Casal di Principe, hanno scoperto resti di fusti in metallo e fanghi di presumibile natura industriale, altamente pericolosi, interrati a circa dieci metri di profondità. Peraltro, il terreno oggetto di scavi confinava con un altro terreno, già sequestrato, dove nel luglio 2011, su indicazione di un collaboratore di giustizia, furono ritrovati altri rifiuti industriali e tossici. Ulteriori operazioni di scavo sono attualmente in corso nella zona interessata per verificare la presenza di eventuali altri materiali pericolosi;
    come riportato da Il Fatto quotidiano nell'articolo «Traffico di rifiuti, il boss pentito Carmine Schiavone: “Mie denunce inascoltate”», così come in interviste rilasciate a SkyTg24 e a Tv Luna 2, il boss pentito ha dichiarato che tutte le sue indicazioni circa date, luoghi e circostanze relative all'interramento di rifiuti tossici sarebbero state trascritte in numerosi verbali, anche della Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti, presieduta all'epoca da Massimo Scalia, senza che ad esse conseguisse alcuna operazione di bonifica. Anzi, da quanto risulta, le dichiarazioni rese da Schiavone nel 1997 davanti alla Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti, in cui sarebbero stati consegnati appunti e documenti con l'indicazione delle società coinvolte e dei luoghi degli smaltimenti illegali, furono secretate;
    da quanto finora emerso, dunque, la portata devastante dal punto di vista ambientale derivante dallo smaltimento illegale di rifiuti tossici e pericolosi – la cui quantificazione, secondo anche l'ex pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli, Raffaele Cantone, è di fatto impossibile – sarebbe stata nota a partire dagli anni Novanta, vale a dire da oltre venti anni, senza che alcuna iniziativa realmente efficace e sistemica, soprattutto di mappatura e di bonifica, fosse intrapresa;
    peraltro, numerosi studi, tra questi quello commissariato dal dipartimento della protezione civile e predisposto dall'Organizzazione mondiale della sanità, dall'Istituto nazionale di sanità, dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall'osservatorio epidemiologico della regione Campania o alcuni più recenti svolti dall'università di Napoli Federico II, hanno chiaramente stabilito il nesso che ci sarebbe tra l'incremento dei tumori in alcune aree della Campania e la presenza di discariche illegali e di rifiuti tossici interrati nella regione;
    come confermato alla Camera dei deputati il 13 settembre 2013 dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Andrea Orlando, la regione Campania con delibera di giunta regionale, pubblicata il 3 ottobre del 2011 nel BURC, ha effettuato, ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, una revisione e un aggiornamento del piano regionale di bonifica. Attualmente, conclusa la valutazione ambientale strategica, la proposta del piano regionale di bonifica è stata adottata in via definitiva dalla giunta campana con deliberazione n. 129 del 27 maggio del 2013 e trasmessa al Consiglio regionale per l'approvazione definitiva. Questo piano prevede tre diversi elenchi: l'anagrafe dei siti da bonificare; il censimento dei siti potenzialmente contaminati locali; il censimento dei siti potenzialmente contaminati, siti di interesse nazionale (SIN). Da quanto risulta, alcuni siti in precedenza di interesse nazionale (SIN) sono stati dichiarati siti da bonificare di interesse regionale (SIR), come la vasta area denominata «Litorale Domizio Flegreo ed Agro Aversano». I SIN rappresentano, ai sensi della normativa vigente, aree contaminate molto estese classificate più pericolose dallo Stato e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee, per evitare danni ambientali e sanitari. La regione Lazio, da parte sua, starebbe già mettendo in atto tutte le azioni volte al completamento dell'anagrafe dei siti inquinati e alla conseguente mappatura dei siti contaminati presenti nel territorio regionale, anche mediante una convenzione con il nucleo operativo ecologico dei carabinieri;
    da quanto fin qui evidenziato, emerge un quadro desolante dietro cui appaiono ancora oscure le cause delle tante e inspiegabili omissioni sui necessari approfondimenti di mappatura dei siti e sulle mancate bonifiche, omissioni che continuano a perpetrarsi ancora oggi, senza che alcuna azione concreta, come si diceva di natura sistemica, venga intrapresa per porre fine ad uno scandalo immane in quella che potremmo definire, purtroppo, con specifico riferimento alla Campania, la terra di nessuno,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, eventualmente con il coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità e del Consiglio nazionale delle ricerche, nonché dei competenti organi ed enti territoriali, di avviare un'indagine accurata sulla salubrità dei terreni, delle falde acquifere e dell'aria nelle aree più direttamente interessate dallo sversamento illegale di rifiuti tossici, e attualmente note, anche al fine di prevenire allarmismi generalizzati che possano danneggiare il settore agroalimentare campano, che rappresenta uno dei pilastri dell'economia regionale;
   ad assumere le iniziative di competenza necessarie a favorire il completamento dell'anagrafe dei siti inquinati da bonificare, ai sensi dell'articolo 251 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e la conseguente mappatura dei siti contaminati nel territorio delle regioni Lazio e Campania;
   ad accertare con il coinvolgimento dell'ISPRA, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, i danni ambientali cagionati dall'interramento illegale di rifiuti industriali e tossici nei terreni del basso Lazio e della Campania e ad attivare l'Avvocatura dello Stato affinché compia al più presto l'attività istruttoria per il procedimento di costituzione di parte civile ai sensi degli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale nei processi in corso per il relativo risarcimento dei danni;
   a definire, a seguito delle operazioni di mappatura dei siti contaminati da sostanze tossiche e pericolose di interesse nazionale un piano di bonifiche nazionale, ai sensi dell'articolo 252, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
   a valutare l'opportunità di reinserire l'area denominata «Litorale Domizio Flegreo ed Agro Aversano» e tutte le aree oggetto di interramento illegale di rifiuti tossici, come risultante dalle operazioni di mappatura di cui sopra, tra i siti di interesse nazionale (SIN), che la normativa citata dichiara «individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali», per facilitare le operazioni di bonifica, attribuendo al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'autorizzazione e il coordinamento di tutte le fasi procedimentali;
   a considerare la possibilità di affidare l'eventuale monitoraggio in itinere dei risultati delle operazioni di bonifica all'ISPRA, ancorché nel rispetto dell'articolo 197, comma 1, lettera r), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, non solo per verificare lo stato dei lavori realizzati e quelli da realizzarsi, ma anche per consentire, mediante un elevato supporto scientifico e di ricerca, l'implementazione di una rete che coinvolga autorità locali, procure competenti e soggetti a vario titolo interessati alla bonifica del territorio;
   a vigilare, in collaborazione con le altre autorità competenti, a che i lavori eventualmente affidati a ditte specializzate nel settore non siano in alcun modo riconducibili, direttamente e indirettamente, a persone legate alla criminalità organizzata, scongiurando il rischio che a bonificare il territorio dai rifiuti tossici siano gli stessi soggetti che hanno deliberatamente avvelenato il basso Lazio e la Campania;
   a quantificare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione delle bonifiche dei siti contaminati dalle sostanze tossiche e pericolose, a programmare altresì un piano triennale di stanziamento di tali risorse, valutando anche la possibilità di utilizzare parte delle risorse del Fondo unico giustizia, e a destinare, infine, già a partire dalla legge di stabilità per l'anno 2014, una prima quota di risorse finanziarie per le operazioni di mappatura e di bonifica dei territori interessati dagli interramenti, aggiuntivi rispetto ai 282 milioni di risorse FAS stanziate nell'ambito dell'accordo di programma denominato Programma strategico per le compensazioni ambientali nella regione Campania del 18 luglio 2008, modificato l'8 aprile 2009.
(1-00203) «Picierno, Speranza, Epifani, Rosato, De Maria, Garavini, Mariastella Bianchi, Palma, Velo, Bratti, Losacco, Famiglietti, Salvatore Piccolo, Carbone, Manciulli, Marantelli, Mongiello, Garofani, Valiante, Paris, Chaouki, Rughetti, Sani, Manfredi».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,
   premesso che:
    il nostro Paese e il Parlamento italiano hanno sempre seguito con attenzione le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Myanmar;
    in particolare, la Commissione affari esteri nel 2009 ha approvato all'unanimità una risoluzione che impegnava il Governo a prendere iniziative nelle sedi internazionali, in particolare alle Nazioni Unite e attraverso contatti con i Paesi del Sud est asiatico, per sostenere la liberazione di Daw Aung San Suu Kyi e di tutti i detenuti politici nonché l'avvio del dialogo tra le parti interessate ad una rapida transizione verso la democrazia attraverso un processo costituzionale concordato con l'opposizione;
    la costituzione approvata nel 2008 era giudicata antidemocratica dai partiti di opposizione in quanto prevedeva, tra l'altro, che un quarto dei seggi parlamentari fossero riservati ai militari così come la carica di Ministro degli interni ed impediva inoltre a chiunque avesse parenti di nazionalità estera di candidarsi alla presidenza. La norma fu subito giudicata contra personam, ovvero contro Aung San Suu Kyi, vedova di un inglese e con due figli della stessa nazionalità;
    nelle elezioni svoltesi nel novembre 2010 non si è presentata la LND di Aung San Suu Kyi, critica sulla legge elettorale emersa dalla nuova costituzione;
    dopo le elezioni il Governo ha iniziato un processo di apertura. Oltre al rilascio di Aung San Suu Kyi, fu istituita una Commissione nazionale per i diritti civili, furono liberati 200 prigionieri politici, vennero promulgate leggi sul lavoro che garantivano la formazione del sindacato ed il permesso di sciopero e venne allentata la censura sulla libertà di stampa;
    le conseguenze di tali riforme hanno aperto una nuova fase politica per illese. Il Myanmar è stata scelto come paese ospitante per il congresso degli Stati dell'ASEAN del 2014. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha visitato il paese nel dicembre del 2011 incontrando sia il presidente birmano Thein Sein che Aung San Suu Kyi;
    il 1o aprile del 2012, si sono tenute delle elezioni suppletive che hanno visto l'ingresso della Lega nazionale democratica e della stessa Aung San Suu Kyi in Parlamento. La LND ha ottenuto 43 dei 45 seggi disponibili. Per l'occasione è stato consentito il monitoraggio ufficiale del voto da parte di rappresentanti della comunità internazionale;
    a giugno 2013 Aung San Suu Kyi ha reso noto il desiderio di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2015. Per la sua candidatura sarebbe necessaria una modifica costituzionale;
    è indispensabile proseguire il sostegno internazionale al processo di transizione verso la democrazia in atto nel Myanmar,

impegna il Governo:

   fermo restando il diritto all'autodeterminazione e alla sovranità legislativa di ogni paese, a sostenere in ambito internazionale la modifica della costituzione del Myanmar, in particolare nel punto in cui impedisce a chi abbia parenti di nazionalità straniera di candidarsi alle elezioni presidenziali, previsione che non ha fondamento nei principi democratici universalmente riconosciuti;
   a sostenere l'apertura democratica del Myanmar e, quindi, l'eguale e pari partecipazione di tutti i partiti politici alla vita democratica ed istituzionale dello stesso, nonché lo svolgimento di elezioni libere e democratiche;
   a sostenere il legittimo desiderio di Aung San Suu Kyi e di ogni altro cittadino birmano di candidarsi alle elezioni presidenziali, senza per questo schierarsi a favore o contro alcun risultato dovesse legittimamente essere sancito dalle prossime elezioni del 2015.
(7-00123) «Bergamini».


   La IX Commissione,
   premesso che:
    le telecomunicazioni rappresentano un settore strategico per lo sviluppo economico del Paese, in considerazione dei recenti e autorevoli studi che hanno documentato l'effetto moltiplicatore sul prodotto interno lordo degli investimenti per le reti di nuova generazione in fibra;
    i miglioramenti tecnologici nel medesimo settore avvenuti di recente, hanno inoltre ridotto il cosiddetto «attrito della distanza», ovvero l'ostacolo che la distanza oppone alle comunicazioni e agli scambi, avvicinando molte aree del sud del mondo, in un processo di globalizzazione inarrestabile e consolidatosi nel corso degli ultimi decenni;
    l'Italia, nell'ambito delle iniziative dell'Unione europea in materia di telecomunicazioni presentate nel maggio del 2010, ha accumulato un forte ritardo infrastrutturale nei confronti degli altri Paesi europei per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi posti dall’«agenda digitale europea», (COM(2010)245) recepiti nell'ordinamento nazionale attraverso la legge n. 35 del 4 aprile 2012;
    Telecom Italia spa, con oltre 80 mila dipendenti, in qualità di unico operatore attualmente incaricato a svolgere il servizio universale, essendo dotato di significativo potere nei mercati di comunicazioni elettroniche e titolare di accesso infrastrutturale alla rete fissa, rappresenta una sorta di monopolio naturale nel nostro Paese, a causa della mancanza di adeguati sistemi di connessione via cavo, che in altri contesti europei rappresentano, invece, una soluzione alternativa e più economica per la fornitura ai clienti finali di servizi innovativi a banda ultralarga;
    il recente e complesso patto Telco modificato dall'accordo stipulato il 24 settembre 2013, ha indicato una via d'uscita per Telefonica, che rappresenta la principale azienda di telecomunicazioni spagnola, stabilendo che a determinate condizioni, non sarà obbligata ad acquisire azioni Telecom;
    la Commissione europea nel 2009, nell'ambito dell'utilizzo dei poteri speciali, ha avviato una procedura di infrazione in relazione alle disposizioni della legislazione italiana in materia della cosiddetta golden power, giudicata troppo «intrusiva»;
    la medesima istituzione europea in particolare, sebbene abbia riconosciuto la legittimità della previsione di poteri speciali volti a salvaguardare gli interessi vitali dello Stato, ha sostenuto che tale obiettivo, poteva essere conseguito attraverso misure meno restrittive rispetto a quelle previste dalle disposizioni del decreto-legge n. 332 del 1994;
    la disciplina contenuta all'interno dell'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 giugno 2004, ha definito i criteri di esercizio dei predetti poteri speciali, stabilendo che questi dovessero essere esercitati esclusivamente al ricorrere di rilevanti e imprescindibili motivi di interesse generale, in particolare con riferimento all'ordine pubblico, alla sicurezza pubblica, alla sanità pubblica e alla difesa, in forma e misura idonee e proporzionali alla tutela di detti interessi, anche mediante l'eventuale previsione di opportuni limiti temporali, fermo restando il rispetto dei principi dell'ordinamento interno e comunitario, e tra questi in primo luogo del principio di non discriminazione;
    il Governo, in considerazione di quanto suesposto e con lo scopo di interrompere la procedura di infrazione, ha adottato il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, che prevede la «tutela» governativa in caso di operazioni «ostili» che portino a «una situazione eccezionale, non disciplinata dalla normativa nazionale ed europea di settore, di minaccia, di grave pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti ...», nonché, in caso di soggetti esterni all'Unione europea, la notifica dell'acquisto che porti all'assunzione del controllo della società, ai fini di salvaguardia da «grave pregiudizio agli interessi essenziali dello Stato»;
    in base a quanto disposto dal suindicato provvedimento d'urgenza, i poteri speciali previsti dal precedente decreto n. 332 del 1994 continueranno a essere esercitabili, secondo i criteri definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 giugno 2004, con riferimento ai singoli settori, fino all'entrata in vigore dei decreti e regolamenti relativi a ciascun settore;
    i regolamenti che individuano le procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale e delle attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, secondo quanto disposto rispettivamente dall'articolo 1, comma 8 e dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, approvati, in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 9 ottobre 2013, attribuiranno al Governo poteri speciali sulla rete, consentendo alla Telecom obblighi di natura comportamentale, sugli investimenti o di carattere strutturale (sulla cessione della stessa rete, ad esempio), prevedendo anche il diritto di veto nel caso sia a rischio la sicurezza nazionale;
    il Viceministro Catricalà il 25 settembre, in audizione dinanzi alle Commissioni VIII e X del Senato, ha sottolineato inoltre che il cambio di controllo «su una società di questa rilevanza comporta come necessaria conseguenza un confronto chiaro e leale tra il Governo e i soci di riferimento» in particolare «sul mantenimento dei livelli occupazionali; adeguatezza dei nuovi investimenti; mantenimento e miglioramento della qualità del servizio; separazione tra governance della rete e governance del servizio»;
    lo stesso rappresentante del Ministero dello sviluppo economico ha, inoltre, evidenziato che per il Governo l'obiettivo di separazione tra governance della rete e governarne del servizio resta prioritario e dovrebbe prevedere fra l'altro «una partecipazione significativa della Cassa Depositi e Prestiti non in funzione di sostegno o di aiuto, ma come scelta imprenditoriale in un'attività profittevole come si è finora dimostrata quella della gestione delle reti nazionali»;
    il 30 maggio Telecom Italia ha reso noto l'intenzione di procedere allo scorporo della rete di accesso con la creazione di una nuova società (Opac), nella quale confluiranno attività e risorse relative allo sviluppo e alla gestione del la rete di accesso passiva, sia in rame sia in fibra;
    la newco dovrebbe garantire a tutti gli operatori del mercato (operatori alternativi e la stessa Telecom Italia) l'accesso alla rete fissa, applicando il modello di parità di trattamento denominato a livello europeo di «equivalence of input» (EoI);
    interventi volti a monitorare il decreto presidenziale, che individua le procedure per l'attivazione dei poteri speciali nei settori della regolamentazione delle comunicazioni, approvati il 9 ottobre 2013, in coerenza con quanto previsto dall'ordinamento comunitario, risultano pertanto necessari, anche in considerazione di quanto precedente esposto, al fine di garantire il controllo della rete fissa di accesso, considerata il vero asset strategico della principale azienda di telecomunicazioni nazionale,

impegna il Governo:

   a garantire, a seguito dell'approvazione del decreto presidenziale che regolamenta l'estensione anche per le telecomunicazioni, l'utilizzo dei poteri speciali e una efficace vigilanza, in base ai poteri attribuiti, nei confronti dei beni e negli impianti di rilevanza strategica per l'interesse e la sicurezza nazionale nel settore delle comunicazioni;
   a favorire iniziative volte a prevedere l'investimento di Cassa depositi e prestiti nella nuova società della rete di accesso, al fine di assicurare un più rapido sviluppo delle reti di nuova generazione in fibra, coerente con gli obiettivi posti dall'agenda digitale europea;
   ad assicurare piena tutela e valorizzazione dell'occupazione e del patrimonio di conoscenze e competenze di Telecom Italia;
   ad avviare ogni iniziativa volta a potenziare il sistema infrastrutturale delle telecomunicazioni, all'interno del piano previsto dall'Agenda digitale, al fine di determinare le condizioni affinché il nostro Paese diventi un vero hub globale delle comunicazioni» anche in considerazione consolidamento del mercato europeo, ormai inevitabile.
(7-00124) «Biasotti, Garofalo, Bergamini, Minardo, Piso, Squeri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   a partire dal 7 ottobre scorso, i comuni della provincia di Taranto compresi nella fascia territoriale che va da Ginosa, Ginosa Marina, Castellaneta e Laterza, sono stati colpiti da un forte nubifragio che sta provocando ingenti danni al territorio e alle aziende agricole e che ha provocato altresì due morti e alcuni dispersi;
   occorre mettere in atto interventi per la messa in sicurezza, nonché il ripristino della funzionalità delle strade e delle aziende agricole coinvolte;
   forti preoccupazioni sono state sollevate da parte di molti agricoltori che con l'evento accaduto mettono a serio rischio le proprie produzioni e più in particolare di quelle di agrumi –:
   se e come intenda attivarsi attraverso la protezione civile per individuare e mettere a disposizione risorse straordinarie urgenti, necessarie a far fronte ai danni subiti dalla popolazione ed indispensabili alla ripresa dell'economia locale, già fortemente in crisi.
(2-00249) «Chiarelli, Fitto, Distaso, Fucci, Palese, Marti».

Interrogazione a risposta orale:


   SPERANZA, FOLINO, ANTEZZA, MONGIELLO, GINEFRA, PELILLO, MARIANI, VENTRICELLI, BELLANOVA, CAPONE, GRASSI, MICHELE BORDO e BURTONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
   a partire dal 6 ottobre 2013 e per tutta la giornata e la notte tra lunedì e martedì successivi si è registrata una eccezionale ondata di maltempo che ha colpito la fascia jonica metapontina;
   i centri più colpiti sono Ginosa, Pomarico, Marconia di Pisticci, Bernalda, Scanzano Jonico, Policoro, Montescaglioso;
   in poche ore si è abbattuta una vera bomba d'acqua che ha allagato strade, case, esercizi commerciali, campi agricoli; l'intera area archeologica di Metaponto è sommersa;
   si è purtroppo registrata una vittima e tre persone risultano ancora disperse;
   i danni sono ingenti e non è ancora possibile quantificarli;
   sono state chiuse al traffico la strada statale 407 Basentana e la strada statale 106 jonica nei tratti colpiti dal maltempo compresa la tratta ferroviaria Metaponto-Taranto a partire dalla stazione di Pisticci Scalo;
   la situazione è drammatica e necessita di interventi urgenti –:
   se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere al più presto per la dichiarazione dello stato di emergenza per il comprensorio in questione e il successivo riconoscimento dello stato di calamità naturale. (3-00369)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COLONNESE, CARINELLI, NESCI, SIBILIA, VIGNAROLI, LUIGI GALLO, TOFALO, SILVIA GIORDANO, MICILLO e FICO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   il 3 ottobre 2013 è avvenuto l'ennesimo sbarco sulle coste di Lampedusa, che questa volta è costato la vita a centinaia di migranti tra cui donne e bambini: una tragedia annunciata, dato il flusso migratorio continuo verso il nostro Paese;
   ai fini di una maggiore armonizzazione delle diverse prassi nazionali e delle norme vigenti nella Unione europea è stato istituito l'ufficio europeo di sostegno per l'asilo (regolamento 19 maggio 2010 n. 439/2010) per sviluppare le misure di cooperazione fra gli Stati membri;
   si è consolidata una tradizione d'accoglienza a Lampedusa allorquando i recuperi potrebbero avvenire con destinazioni diverse, come a Malta o in Sicilia;
   esistono molteplici raccomandazioni, in primis del Consiglio d'Europa, rivolte all'Italia dalle organizzazioni internazionali (intergovernative, giudiziarie e non governative) che richiedono un immediato e necessario cambio di indirizzo politico in materia, considerando sbagliate o controproducenti le misure adottate dal nostro Paese in questi ultimi anni per gestire l'immigrazione che è destinata a continuare –:
   se l'Italia abbia fatto ricorso all'ufficio europeo di sostegno per l'asilo (regolamento 19 maggio 2010 n. 439/2010) e quale sostegno operativo tecnico e scientifico abbia ricevuto il nostro Paese dal suddetto ufficio;
   come si intenda far fronte dal punto di vista economico alla soluzione del problema del flusso;
   in che maniera siano stati utilizzati i fondi europei stanziati sino ad ora e in che modo s'intendano utilizzare quelli previsti dalla Banca europea per gli investimenti per la gestione dei flussi migratori per il prossimo triennio. (4-02103)


   COLONNESE, SILVIA GIORDANO, MICILLO, FICO, SIBILIA, TOFALO, CRIPPA e LUIGI GALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
   in esito alla valutazione delle informazioni raccolte, la sentenza n. 297/2008 conseguente al ricorso per inadempimento ai sensi dell'articolo n. 226 del Trattato CE, aveva sanzionato l'Italia per non aver adottato per la regione Campania «tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati, smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza recare pregiudizio all'ambiente». Difatti le norme comunitarie dispongono l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell'ambiente come priorità rispetto ad altre decisioni (articolo 2, comma 1 della legge n. 123 del 2008);
   per contro, è aperto il bando di gara per l'appalto della concessione per progettazione, realizzazione e gestione dell'inceneritore destinato alla combustione dei rifiuti stoccati in balle presso il comune di Giugliano (ex articolo 1, comma 2, della legge 01/2011 e D.P.G.R. n. 55 del 27 febbraio 2012) che la Commissione europea stima possa impiegare 15 se non 20 anni a smaltirle tutte;
   risulta impossibile individuare tutte le tipologie di rifiuti presenti all'interno delle cosiddette ecoballe anche mediante caratterizzazione tramite la tecnica del carotaggio, considerato il fatto che sul territorio in questione non solo non è mai stata avviata una raccolta differenziata, ma, ed è ormai di dominio pubblico, una zona molto vasta del territorio è stata per diversi anni oggetto di attività illecite che lucravano sullo scarico di materiali altamente tossici; agli interroganti risulta difficile credere che la loro combustione sia pienamente coerente con le prescrizioni comunitarie;
   il «decreto del fare» per la Campania stabilisce che l'adeguamento delle tariffe non si applicherà agli impianti in convenzione CIP/92 che si trovano nei primi 8 anni dell'esecuzione in convenzione che invece usufruiranno di incentivi più «generosi» in quanto il metodo di calcolo del costo del combustibile evitato (Cec) si baserà ancora sul costo del greggio invece che sui mercati «spot» del gas –:
   quali siano gli inceneritori siti in territorio campano in convenzione CIP6/92;
   quali siano gli impianti ai quali non verrà applicato «l'adeguamento delle tariffe» introdotto dal decreto-legge n. 69 del 2013 e che si trovano nei primi otto anni dell'esercizio in convenzione;
   qualora, nell'ambito del sistema di indagine EU-Pilot, la Commissione europea dovesse richiedere informazioni rispetto alla esatta composizione delle cosiddette ecoballe, al fine di verificare l'incidenza della combustione di queste ultime sulla salute dei cittadini e sull'inquinamento ambientale, quale documentazione il Governo intenda fornire.
(4-02108)


   MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la generale crisi dell'emittenza televisiva privata in Sardegna sta portando alla perdita di posti di lavoro e alla grave riduzione degli spazi di libera informazione;
   la Sardegna, prima regione dove si è attuato lo switch off e il passaggio al digitale terrestre, ha pagato prima delle altre realtà locali tutti i disservizi, le criticità, le problematiche legate all'imposizione di un sistema che si è dimostrato troppo oneroso per la piccola emittenza privata, nonostante le ingenti risorse pubbliche erogate per accompagnare l'uscita dell'analogico;
   tra le poche realtà televisive locali, resiste Sardegna 1 Tv, che garantisce – grazie alla professionalità e al senso di responsabilità dei lavoratori – quotidianamente l'informazione e programmi di approfondimento, nonostante la crisi economica e una gestione imprenditoriale poco avveduta abbiano portato al ricorso al contratto di solidarietà per i 28 dipendenti dell'azienda;
   nonostante i sacrifici dei lavoratori, la situazione finanziaria dell'emittente non è migliorata e nell'agosto 2013 c’è stato un passaggio di quote societarie tra l'imprenditore Giorgio Mazzella e tre nuovi soci;
   questi soci risultano dipendenti o creditori della stessa Sardegna 1 Tv;
   dopo appena qualche settimana dal passaggio di quote, i nuovi proprietari hanno comunicato al sindacato interno di non avere risorse per pagare gli stipendi;
   a quanto consta all'interrogante, agli stessi lavoratori devono essere corrisposte pregresse mensilità oltre ad altri emolumenti;
   risultano non versati dal 2009 i contributi per il Tfr –:
   quale sia a oggi la posizione creditoria della società Sardegna 1 Tv nei confronti dell'amministrazione statale o di soggetti a questa legati, considerato che è stato più volte segnalato ai lavoratori e ai sindacati il mancato trasferimento, dal 2006, dei contributi statali per l'editoria;
   se, accertata la posizione debitoria delle amministrazioni statali, non si debba provvedere al più presto a pagare all'emittente quanto dovuto affinché venga utilizzato prioritariamente per pagare gli stipendi dei lavoratori e il pregresso e i Tfr. (4-02113)


   SCAGLIUSI, L'ABBATE, DE LORENZIS, LIUZZI, BRESCIA, D'AMBROSIO e SIBILIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 15 della legge 183 del 1989, in seguito abrogata dall'articolo 175 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, aveva definito i bacini di rilievo interregionale, tra i quali, per il versante adriatico, L'Ofanto (Puglia, Basilicata, Campania);
   la direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque) stabilisce che i singoli Stati membri affrontino la tutela delle acque a livello di «bacino idrografico», la cui «unità territoriale di riferimento per la gestione» è individuata nel «distretto idrografico», area di terra e di mare, costituita da «uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere» (articolo 2 comma 15); la direttiva 2000/60/CE è stata recepita in Italia attraverso il decreto legislativo 152 del 2006;
   la legge regionale del 9 dicembre 2002, n. 19, all'articolo 6, definiva la composizione del comitato tecnico dell'autorità di bacino; il comitato tecnico è composto da:
   a) funzionari regionali in servizio con qualifica dirigenziale designati dalle regioni interessate in numero proporzionale ai pesi paritetici delle regioni stesse e per un numero massimo definito nel regolamento di attuazione, da emanarsi con successivo atto dello stesso Comitato istituzionale;
   b) un funzionario provinciale con qualifica dirigenziale designato da ciascuna delle province interessate;
   c) un funzionario per ciascuna delle amministrazioni indicate all'articolo 10, comma 2, della legge 183 del 1989 e successive modifiche e integrazioni;
   d) il dirigente dell'ARPA pugliese;
   e) un rappresentante dell'Unione regionale bonifiche;
   f) il presidente dell'ordine regionale dei geologi;
   g) gli esperti incaricati di consulenze dall'Autorità di bacino per le questioni oggetto dell'incarico, senza diritto di voto;
   il decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006, con l'articolo 64, ha ripartito il territorio nazionale in 8 distretti idrografici e prevede per ogni distretto la redazione di un piano di gestione, attribuendone la competenza alle Autorità di distretto idrografico;
   l'articolo 63 del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 al comma 2, definisce organi dell'autorità di bacino: la Conferenza istituzionale permanente, il segretario generale, la segreteria tecnico-operativa e la Conferenza operativa di servizi;
   l'articolo 24, comma 2, della legge 6 agosto 2013, n. 97, stabilisce che «al fine di poter disporre del supporto tecnico necessario al corretto ed integrale adempimento degli obblighi derivanti dalla direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, nonché dalla direttiva 2007/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, resta confermato che le Autorità di bacino di rilievo nazionale di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183, come prorogate per effetto delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 13, continuano ad avvalersi, nelle more della costituzione delle Autorità di bacino distrettuale di cui all'articolo 63 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, dell'attività dei comitati tecnici costituiti nel proprio ambito senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica e nel rispetto del principio di invarianza di spesa»;
   la legge regionale 19 del 2013, votata all'unanimità dal consiglio regionale della Puglia, con l'articolo 2 comma 1 sopprime il comitato tecnico di cui all'articolo 6 della legge regionale 19 del 2002 (istituzione dell'autorità di bacino della Puglia);
   nella suddetta legge, all'articolo 2, le funzioni amministrative sono così attribuite all'ufficio che riveste preminente competenza nella materia a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge;
   in data 11 agosto 2013, La Gazzetta del Mezzogiorno pubblicava un'intervista al presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna che, dopo soli 23 giorni ammetteva che «Aver pensato alla eliminazione del comitato è stato sicuramente frutto di una distrazione perché non ha funzioni di controllo, bensì è un organo di garanzia, che si integra, senza sovrapporsi, col ruolo e l'attività del segretario generale e del comitato istituzionale dell'Autorità di bacino. (...) Il mio intendimento è adesso portare la relazione all'ufficio di presidenza e alla conferenza dei presidenti immediatamente, alla ripresa dei lavori di settembre. Qualora le riflessioni e le preoccupazioni dell'ADb trovassero conferma – e io ne sono quasi certo – si potrebbe andare a una superamento degli articoli incriminati. In definitiva si potrebbe predisporre un progetto di legge con il quale andare a ripristinare le funzioni e l'attività del comitato tecnico» e ancora «l'eliminazione del Comitato creerebbe, di fatto, un imbuto, rovesciando tutto sulle spalle del segretario generale. Alla fine si finirebbe, per un parere tecnico, per rivolgersi comunque ad un ufficio della Regione». Volontà politica non mantenuta dalla Giunta Regionale non essendo stato posto all'ordine del giorno delle prime sedute del Consiglio Regionale della Puglia –:
   se il Ministro interrogato disponga di elementi in merito a quanto indicato in premessa con specifico riferimento alla ricostituzione del comitato, tecnico dell'autorità del bacino. (4-02114)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   le violente e incessanti piogge che nelle ultime ore hanno interessato gran parte del nostro Paese, hanno colpito, nella notte tra il 7 e l'8 ottobre scorso, il Salento, e in particolare la zona di Ginosa e Marina di Ginosa, nel tarantino. Il nubifragio è imperversato per tutta la notte in quella zona, allagando strade e abitazioni, interrompendo collegamenti, e causando il crollo di un ponte. Bloccate per diverse ore nella nottata anche le strade che da Laterza portano a Santeramo in Colle e Altamura in provincia di Bari, e a Castellaneta in provincia di Taranto, rese impraticabili della massa d'acqua che si era accumulata;
   fino a questo momento il bilancio provvisorio conta purtroppo due morti, un ragazzo di 25 anni, una donna di 30 anni, e due dispersi;
   già due anni fa, negli stessi territori, si rischiò una tragedia simile con l'alluvione di Ginosa Marina;
   puntualmente, con l'arrivo delle piogge, il nostro Paese si trova a dover fare i conti con smottamenti, frane, crolli di infrastrutture, argini che non riescono più a trattenere l'impatto con le acque, e allagamenti che troppo spesso assumono le proporzioni di vere e proprie tragedie;
   questi drammatici effetti prodotti da eventi calamitosi naturali sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli, e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
   è ormai improcrastinabile un adeguato impegno finanziario del Governo al fine di poter finalmente finanziare con adeguate risorse finanziarie un Piano pluriennale di interventi per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese, consentendo contestualmente la loro effettiva spendibilità, troppo spesso impedita a causa dell'obbligo del rispetto del Patto di stabilità interno da parte delle regioni e degli enti locali –:
   quali immediate iniziative il Governo intenda assumere per far fronte all'emergenza conseguente alle alluvioni di queste ore;
   se non si ritenga opportuno assumere le opportune iniziative per garantire con la massima urgenza le risorse necessarie a sostegno dei territori e delle popolazioni colpite;
   se non si intendano incrementare sensibilmente — già in sede di manovra economica per il 2014 — le risorse finanziarie a favore della difesa e della tutela del territorio, individuando quest'ultima come la vera grande opera pubblica a cui destinare prioritariamente energie e risorse finanziarie adeguate;
   se non si ritenga improcrastinabile prevedere che le risorse necessarie per la difesa del suolo e per gli interventi post-calamità provenienti dallo Stato e trasferite alle regioni ed enti locali, nonché le spese sostenute dagli enti locali a valere su risorse proprie, anche per il ristoro ai privati in conseguenza dei danni subiti, siano escluse dal Patto di stabilità interno.
(2-00248) «Duranti, Pannarale, Fratoianni, Matarrelli, Sannicandro».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANNINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in base alla Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, vengono classificati di importanza comunitaria i siti che, nella regione biogeografica di appartenenza, contribuiscono in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale in uno stato di conservazione soddisfacente e che possono, inoltre, contribuire in modo significativo alla coerenza della rete ecologica «Natura 2000»;
   il Regolamento recante attuazione della direttiva sopracitata (decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357), all'articolo 3 che le regioni e le provincie autonome di Trento e di Bolzano individuano, i siti in cui si trovano tipi di habitat oggetto di protezione, e ne danno comunicazione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio — ai fini della formulazione alla Commissione europea da parte dello stesso Ministero — dell'elenco dei proposti siti di importanza comunitaria (pSic) per la costituzione della rete ecologica europea «Natura 2000»;
   in base all'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assicurano per i proposti siti di importanza comunitaria opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate;
   la Commissione ha provveduto ad adottare il primo elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea con decisione del 19 luglio 2006, e successivamente ad adottare elenchi aggiornati, l'ultimo dei quali — il sesto — risulta essere stato adottato con decisione del 16 novembre 2012;
   nel mese di giugno del 2012, il dipartimento regionale ambiente della regione siciliana ha trasmesso al Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare un aggiornamento dell'elenco dei siti di importanza da includere nella Rete «Natura 2000», che include i seguenti siti: «Scala dei Turchi» nel comune di Realmonte, «Baia Settefrati e spiaggia di Salinelle» nel comune di Cefalù, «Conca del Salto» nei comuni di Modica e di Scicli, e «Torrente Prainito» nei comuni di Modica, Rosolini e Noto;
   da notizie comparse sugli organi di stampa si apprende che sul promontorio della Scala dei Turchi sono in corso dei lavori per la realizzazione di 25 unità immobiliari previste dal piano di localizzazione denominato «Borgo Scala dei Turchi», approvato nel 2008 dalla giunta comunale presieduta dal Giuseppe Farruggia, il tecnico che attualmente svolge il compito di direttore dei lavori;
   la società che si occupa della realizzazione dell'intervento ha già avviato una campagna promozionale per la vendita degli alloggi con il seguente messaggio «Sul promontorio di Scala dei Turchi, che si affaccia sul Mediterraneo, sorgerà un complesso residenziale di appartamenti in villa, sviluppati su due livelli. Sono disponibili appartamenti di varie metrature»;
   la procura della Repubblica di Agrigento, in seguito ad esposti e segnalazioni di comitati e gruppi di cittadini, ha avviato un'inchiesta per verificare se per la realizzazione dei 25 immobili siano stati compiuti dei reati e in seguito a ciò la soprintendenza di Agrigento — che aveva rilasciato la propria autorizzazione — ha provveduto a sospendere l'efficacia dell'autorizzazione determinando, allo stato attuale, la sospensione dei lavori –:
   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se abbia provveduto a trasmettere alla Commissione europea la proposta di inserire, tra i siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea, la cosiddetta «Scala dei Turchi» nel comune di Realmonte, individuato dalla regione siciliana;
   quale richiesta di cofinanziamento comunitario per l'attuazione del piano di gestione, delle misure necessarie ad evitare il degrado dell’habitat e delle eventuali misure di ripristino del sito «Scala dei Turchi», sia stata trasmessa alla Commissione unitamente alla proposta di inserire questo stesso sito nella rete ecologica «Rete natura 2000»;

quali siano i tempi prevedibili per il riconoscimento della «Scala dei Turchi» e degli altri siti proposti dalla regione siciliana quale sito di importanza comunitaria, da parte della Commissione europea, e per la successiva designazione, di intesa con la regione siciliana, degli stessi quali zone speciali di conservazione;
   se risulti che la regione Sicilia — alla luce dei fatti esposti in premessa — abbia provveduto a trasmettere al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un aggiornamento della delimitazione e dei contenuti della scheda informativa del sito «Scala dei turchi»;
   se, e in che modo, sia possibile intervenire — nelle more della conclusione del procedimento di riconoscimento di «Scala dei Turchi» quale sito di importanza comunitaria affinché vengano adottate misure di conservazione per evitare il degrado degli habitat naturali presenti, derivabile sia dalla definitiva trasformazione urbanistico-edilizia del sito sia dall'abbandono dello stesso sito nello stato nel quale si trovava al momento della sospensione dei lavori;
   se ritenga necessario prendere contatti con la Commissione europea per la rimodulazione del cofinanziamento richiesto — alla luce del nuovo stato dei luoghi — e per richiedere un'accelerazione dell’iter finalizzato al riconoscimento di «Scala dei Turchi» quale sito di importanza comunitaria in modo tale che eventuali richieste di riavvio dei lavori per la realizzazione dell'intervento immobiliare in questione siano valutate in base al regime normativo che la direttiva 92/43/CEE e il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 attribuisce ai siti di importanza comunitaria e siano oggetto di valutazioni di incidenza da condursi in base alle disposizione dell'articolo 5 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e della normativa regionale in materia. (4-02099)


   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il sistema di tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), approvato con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 dicembre 2009 e concepito per tutta la filiera dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi (nonché per i rifiuti urbani della Campania), in teoria, è operativo dal 13 gennaio 2010 sul mercato italiano ma, in realtà, non è mai entrato in funzione, subendo innumerevoli proroghe e differimenti, a causa della evidente inapplicabilità delle procedure e dell'inefficienza del sistema;
   il prioritario obiettivo che il Governo ha inteso conseguire con il sistema SISTRI è stato quello della lotta ai fenomeni di illegalità, giacché esso può fornire, in tempo reale, le informazioni necessarie sulla movimentazione dei rifiuti, in modo da consentire un rigoroso controllo della gestione dei rifiuti da parte delle autorità di controllo;
   le imprese sono state obbligate ad adempiere all'iscrizione e al pagamento dei relativi contributi, nonché a dotarsi di strumentazione informatica e dispositivi obsoleti, che hanno anche provocato danni sui veicoli su cui sono stati installati, con un significativo impatto in termini economici per le stesse imprese;
   in linea generale, il problema principale è stato quello della logistica del sistema e della sua architettura funzionale, realizzati su presupposti che non rappresentano la vera realtà della variegata composizione della filiera dei soggetti obbligati;
   sul piano operativo vi sono stati ritardi sia nella fase di iscrizione dei soggetti obbligati al Sistri, sia nella successiva fase di distribuzione dei dispositivi elettronici che, in diversi casi, hanno scontato malfunzionamenti; tenendo conto di queste situazioni nel loro complesso, i Governi in carica hanno mostrato senso di responsabilità, concedendo proroghe che si sono succedute nel tempo;
   la categoria che si è trovata in maggior disagio, sia per la fase preparatoria che per quella gestionale, è stata in particolare quella degli autotrasportatori che da sempre ha avuto le maggiori incombenze del SISTRI, sia economiche che gestionali;
   lamentele sulle carenze della funzionalità del sistema e sulla sua inefficacia sono giunte da tutte le categorie dei soggetti obbligati ad aderire al SISTRI;
   la società che ha progettato e gestito fino ad oggi il SISTRI è la SELEX Service Management spa; infatti la SELEX-SE.MA ha stipulato un contratto, in data 14 dicembre 2009, con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, successivamente integrato con atto stipulato il 10 novembre 2010, avente ad oggetto «l'affidamento del servizio di progettazione, gestione e manutenzione del sistema integrato per la sicurezza e la tracciabilità dei rifiuti» –:
   a quanto ammonterebbero le penali a carico del bilancio dello Stato in caso di recesso da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dal rapporto contrattuale con Selex-Se.Ma, avente ad oggetto «l'affidamento del servizio di progettazione, gestione e manutenzione del sistema integrato per la sicurezza e la tracciabilità dei rifiuti», stipulato in data 14 dicembre 2009 e successivamente integrato con atto stipulato il 10 novembre 2010. (4-02106)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   OTTOBRE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nel borgo di Ravina, in provincia di Trento si trovano degli immobili di proprietà dello Stato, che erano stati adibiti ad alloggi per i militari in servizio;
   si tratta di 47 alloggi di varie metrature i cui inquilini, per la maggior parte pensionati delle forze armate, pagano dei canoni parificati a quelli ITEA e vanno dai 30,03 ai 57,88 euro al mese ma non sono soggetti, per averne diritto, al sistema dell'ICEF;
   oltre al fatto che sono occupati da pensionati e non da soggetti in servizio, si rileva che molti degli occupanti hanno redditi di gran lunga superiori a quelli previsti per accedere agli alloggi ITEA e che molti degli inquilini risultano proprietari anche di una seconda casa e occupano gli alloggi solo stagionalmente;
   da parte di ITEA vi è l'esigenza di reperire alloggi;
   la situazione sopra citata richiede una verifica urgente volta ad accertare se esistano casi analoghi di immobili la cui proprietà sia dello Stato e l'introduzione di criteri e parametri più rigorosi per l'assegnazione degli appartamenti, in modo da rispondere a principi di trasparenza e di effettiva necessità –:
   se si intenda cedere a titolo oneroso gli edifici ad ITEA spa del Trentino, considerato anche che ne gestisce la manutenzione straordinaria, previa verifica sul numero degli alloggi occupati da ex militari, oggi pensionati, nel borgo di Ravina, in provincia di Trento, e sull'entità dei canoni di locazione. (5-01177)


   MARCOLIN. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   in molti Paesi coinvolti nelle più impegnative missioni militari internazionali degli ultimi dodici anni, in Afghanistan ed Iraq, è ammessa apertamente l'esistenza di una grande quantità di casi di disordini psicologici legati al trauma dei combattimenti, spesso sfociati in numerosi suicidi;
   il fenomeno è specialmente studiato negli Stati Uniti e Gran Bretagna, dove è motivo di allarme sociale;
   è pertanto probabile che anche in Italia vi siano giovani che risentono in qualche modo delle esperienze affrontate sui teatri di crisi;
   non esistono però dati pubblicamente accessibili concernenti l'ampiezza della casistica riguardante i post-traumatic stress disorder legati all'esperienza del combattimento nelle Forze armate italiane;
   sarebbe invece importante che il Paese venisse posto a conoscenza di questa realtà, anche per stanziare le risorse necessarie a fronteggiare il disagio di chi ha servito la Repubblica in circostanze tanto impegnative e difficili –:
   quale sia il numero esatto dei militari reduci dall'Afghanistan e dall'Iraq che abbiano manifestato sintomi persistenti di post-traumatic stress disorder e quello di coloro che si sono suicidati entro i due anni successivi al proprio rischieramento in Antica Babilonia, nel Nibbio o nell'Isaf. (5-01178)


   SCANU, VILLECCO CALIPARI, BOLOGNESI, FONTANELLI, CARLO GALLI, GAROFANI, LATTUCA, SALVATORE PICCOLO, GIUDITTA PINI, STUMPO e VALERIA VALENTE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   la legge n. 190 del 6 novembre del 2012 prevede la nomina presso ciascun Ministero di un «responsabile anticorruzione»;
   la Presidenza del Consiglio dei ministri — dipartimento della funzione pubblica — con la circolare n. 1 del 2013 ha riconosciuto alle varie amministrazioni una flessibilità applicativa in relazione agli ordinamenti specifici di ciascun Ministero;
   in questo quadro normativo il Dicastero della difesa ha comunicato di avere incontrato alcune difficoltà nella applicazione delle nuove norme, con particolare riferimento agli obblighi previsti in tema di pubblicazione delle informazioni;
   il Dicastero della difesa ha sottolineato la necessità di contemperare i molteplici adempimenti previsti dalle norme in materia di trasparenza con l'osservanza delle disposizioni in materia di segreto di Stato, di segreto d'ufficio e di protezione dei dati personali e quindi non ha ancora proceduto nella nomina del «responsabile anticorruzione»;
   pur ritenendo condivisibile l'esigenza di salvaguardare le giustificabili condizioni di riservatezza che derivano dai compiti particolari assegnati al Ministero della difesa, le stesse non possono portare al rinvio della nomina del responsabile anticorruzione che, anzi, proprio in ragione della natura e dell'entità degli impegni che il Ministero della difesa svolge nel settore delle commesse pubbliche, appare figura determinante nel garantire il rispetto della legge n. 190 del 2012;
   la mancata nomina di un responsabile nell'ambito dell'Amministrazione della difesa determinerebbe inoltre, un vuoto informativo sull'attività che confluisce a livello di vertice nelle competenze e nei compiti della stessa autorità nazionale, prevista dall'articolo 1, comma 1, della legge 6 novembre 2012, n. 190 –:
   se non ritenga assolutamente necessario, per le ragioni sopraesposte, procedere tempestivamente alla nomina del «responsabile anticorruzione» individuando d'intesa con tale figura i criteri di flessibilità applicativa delle disposizioni di legge richiamati anche dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, sottoponendo al parere delle competenti commissioni parlamentari gli schemi applicativi dell'intesa raggiunta. (5-01179)


   DURANTI e PIRAS. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   secondo fonti di stampa, le rappresentanze sindacali unitarie dell'arsenale della Marina Militare di Taranto hanno provveduto, con esposto indirizzato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto e presso la Corte dei conti della regione Puglia, a denunciare la situazione in cui riversa la mensa n. 1 sita presso l'arsenale militare;
   suddetta mensa, attualmente gestita da «Maribase Taranto», da circa 13 anni è oggetto di continui lavori di ammodernamento e manutenzione;
   nel 2000 ci furono dei primi lavori volti alla completa ristrutturazione degli immobili, degli arredi e delle attrezzature;
   nel 2006 fu effettuata l'installazione di un sistema elettronico per la prenotazione dei pasti, il quale non è mai entrato in funzione e successivamente è stato completamente rimosso;
   nel 2008, stante il ritardo dell'apertura della mensa in seguito a cospicue infiltrazioni di acqua nel solaio (con conseguente perdita di materiale edile), le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali unitarie chiesero all'ente gestore un punto della situazione riguardo l'agibilità della struttura, ottenendo la messa in preventivo di interventi strutturali che furono poi effettivamente messi in atto, ma solo parzialmente non risolvendo i problemi in origine;
   nell'autunno del 2008 l'ente gestore predisponeva, di concerto con la direzione del genio M.M., un piano di lavori per l'adeguamento ed il potenziamento della struttura con fondi da stornare dal piano Brin con una valutazione economico-temporale di 550.000 euro-120 giorni lavorativi;
   nel 2011, con il bando di gara «C.G. 05/11 – Progettazione esecutiva e lavori di adeguamento e potenziamento infrastruttura e impianti mensa n. 1 di Marinarsen Taranto» di Marigenimil Taranto venivano appaltati i lavori per circa 880.000 euro;
   suddetti lavori prendevano il via nel 2012, con la previsione di ultimazione per il mese di settembre;
   ad oggi, la mensa in questione non è ancora completa e pienamente funzionante –:
   se il Ministro interrogato non intenda intervenire affinché sia risolto un problema che causa non pochi disagi ai lavoratori nonché un rilevante aggravio per l'erario statale e perché vengano accertate le eventuali responsabilità per i continui rinvii e ritardi. (5-01180)


   ARTINI, CORDA, ALBERTI, BASILIO, RIZZO, FRUSONE e PAOLO BERNINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   nella notte del 3 ottobre 2010 è avvenuto il drammatico evento che ha provocato la morte di migranti (284 al momento accertati) naufragati a circa un chilometro e mezzo dalle coste di Lampedusa;
   la Marina militare svolge la missione di vigilanza pesca, che consente non solo di controllare il traffico di navi mercantili nel canale di Sicilia ma di monitorare anche l'eventuale arrivo di barconi carichi di migranti, grazie ai sistemi radar sulle navi in pattugliamento, nonché tramite l'uso di elicotteri in pattugliamento direttamente dalle navi;
   sono presenti almeno tre radar a terra che coadiuvano il lavoro delle navi in Vi.Pe., controllati da Marina militare, Guardia costiera e Guardia di finanza;
   il CINCNAV, tramite COMM, ha il controllo centralizzato ed in diretta di quelli che sono i traffici delle navi in transito nel canale di Sicilia tramite il software (utilizzato sulle navi militari italiane) che coordina, anche grazie ai dati di altri Paesi, tutte le informazioni sulle imbarcazioni presenti;
   il CINCNAV ha anche una capacità di diffusione dell'informazione a livello interministeriale (DIISM) e consente a vari Ministeri di avere informazioni direttamente dai punti di contatto nelle acque internazionali in Vi.Pe. –:
   quale nave fosse in servizio Vi.Pe. nel periodo che va dal 2 al 3 ottobre, e che abbia potuto, coadiuvata dagli altri molteplici sistemi citati, registrare la presenza, nella stessa notte, del barcone, poi naufragato, su cui viaggiavano 516 migranti.
(5-01181)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
   il Comando provinciale dei Carabinieri di Siracusa da oltre 30 anni è di stanza in un edificio non idoneo per le esigenze dell'Arma e dei cittadini;
   l'affitto di tale edificio è pari a circa 400.000 euro l'anno ed è a carico del Ministero dell'interno;
   da alcuni anni è in corso un tentativo, la cui efficacia è tutta da dimostrare, di costruire una nuova caserma in un area privata;
   questo tentativo ad oggi non è supportato né da un progetto esecutivo né tantomeno da un corrispettivo finanziamento;
   la cifra stimata per la realizzazione di una nuova caserma si aggira tra i 7 e gli 8 milioni di euro che in tempi di spending rewiew è irrealistico ipotizzare come rinvenibili facilmente;
   a supporto di quanto detto va citato quanto sta accadendo ad Augusta, provincia di Siracusa, dove da notizie apparse sulla stampa i lavori sono stati sospesi a causa della mancanza di fondi;
   l'Aeronautica militare detiene nella città di Siracusa in via Elorina, un'ampia area sottoutilizzata, dove è presente una caserma che ospita un distaccamento che serve da supporto attraverso servizi amministrativi e autoparco alla 137a squadriglia radar di Testa dell'Acqua;
   a seguito della avvenuta la separazione fra la parte operativa tra la 137a squadriglia radar di Testa dell'Acqua e il distaccamento aeronautico, la base di Siracusa è nei fatti sovradimensionata rispetto alle sole esigenze dell'Aeronautica;
   dal punto di vista logistico e di spazi la base dell'Aeronautica di via Elorina potrebbe davvero diventare una cittadella militare in grado di ottimizzare le risorse e migliorare il servizio per gli operatori e i cittadini con un notevole risparmio in termini di risorse per l'amministrazione pubblica;
   presso tale manufatto vi sono corpi edifici non utilizzati che con pochi interventi di ristrutturazione possono essere adibiti ad uffici, centro radio, centro logistico, officine, autoparco, il tutto molto funzionale per la piena ed efficace operatività dell'Arma;
   è addirittura presente anche l'attracco a mare utile per la motovedetta dei carabinieri oggi allocata in luogo distante dal comando;
   vi sono più di 100 posti letti non utilizzati, capaci di ospitare negli alloggi gli uomini delle forze dell'ordine nonché la possibilità di avere la mensa in sito, attualmente è infatti utilizzata dalla Guardia di Finanza che la utilizza;
   in merito all'utilizzo delle strutture di via Elorina in Siracusa da tempo anche l'opinione pubblica attraverso il Giornale di Sicilia, cronache di Siracusa, ha manifestato l'esigenza di utilizzare tale base anche come caserma dei carabinieri evitando la mancata utilizzazione di un patrimonio immobiliare così importante;
   l'utilizzo in tal senso dell'area della caserma eviterebbe anche il manifestarsi di mire speculative che sono sempre in agguato e sarebbe una grande operazione di razionalizzazione dei costi e una risposta alle esigenze dell'Arma dei carabinieri di Siracusa –:
   alla luce di quanto esposto in premessa, se il Governo sia a conoscenza degli ostacoli, anche in presenza di un parere positivo già espresso da parte dello stato maggiore della difesa, che si frappongono alla soluzione in tal senso e se e quali iniziative intendano attivare per consentire il trasferimento del comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Siracusa presso la base dell'Aeronautica militare di Via Elorina. (5-01172)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   GUIDESI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   nel 2010 il Congresso americano ha approvato la normativa FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), come strumento unilaterale per combattere l'evasione fiscale da parte di investitori statunitensi tramite società o veicoli off-shore;
   il sistema FACTA si basa su un ampio scambio di dati che tutte le istituzioni finanziarie straniere saranno tenute a trasmettere al fisco statunitense (Internal Revenue Service–IRS) relativamente a conti esteri detenuti da residenti americani;
   nel febbraio del 2012 i Governi di Stati Uniti da un lato e Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito dall'altro (cosiddetti FATCA partner) tramite la sottoscrizione di una lettera di intenti (Joint Agreement) hanno espresso l'intenzione di collaborare al fine di rendere più agevole l'attività di implementazione del framework normativo FATCA;
   il 26 luglio 2012 è stato pubblicato il «Model Intergovernmental Agreement on Improving Tax Compliance and Implementing FATCA" (cosiddetto «Model IGA») che definisce le regole di implementazione semplificate che dovrà essere siglato dai Paesi aderenti (FATCA partner);
   la firma da parte del nostro Paese del modello IGA è fortemente attesa dal settore bancario e finanziario, perché con un IGA firmato e operativo si semplificano fortemente le norme e le incombenze per gli operatori del settore;
   in assenza di tale accordo, che impegna il Paese partner a modificare la propria normativa nazionale rendendo obbligatorio l'adeguamento da parte degli operatori e superando contestualmente, ove presenti, i vincoli di applicabilità legati alla gestione dei dati personali e al segreto bancario, ogni intermediario finanziario sarà costretto ad applicare una elevata ritenuta sui proventi dei conti di tali clienti e a sottostare ad un complesso sistema di incombenze burocratiche;
   per i Paesi rientranti nel model IGA, gli USA infatti, oltre all'impegno di reciprocità nello scambio dei dati dei potenziali evasori, riconoscono una serie di importanti semplificazioni, quali, ad esempio, la sospensione della maggior parte delle sanzioni per i clienti non correttamente identificati (denominati «recalcitrant»). In cambio di tali agevolazioni, per gli intermediari sussiste la necessità di sottoscrivere un accordo diretto con IRS a fronte di un reporting della clientela USA indirizzato all'autorità locale designata (l'Agenzia delle entrate nel caso italiano) che farà da tramite con l'IRS;
   l'Italia ha concordato i contenuti e il testo dell'IGA, che dovrebbe quindi essere pronto per la firma, ma al momento l’iter non risulta concluso, lasciando il mondo finanziario nazionale in attesa di sapere che strada prendere: in particolare, se l'Agenzia delle entrate e il Ministero (dopo la firma dell'IGA) non emettono le linee guida ufficiali a cui si devono attenere gli operatori, questi ultimi non si muovono e non si muovono nemmeno gli sviluppatori dei sistemi e dei software che gestiscono le transazioni finanziarie per apportare gli sviluppi del caso;
   la scadenza per registrarsi presso l'IRS è fissata ad aprile 2014 –:
   se e quando sarà definitivamente reso operativo il model IGA tra Italia e Stati Uniti. (3-00368)


   DE MITA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   il consiglio comunale di Spoleto, nella seduta del 6 maggio 2013, a maggioranza dei voti, ha deliberato l'approvazione del bilancio consuntivo 2012 con relative relazioni allegate (atto deliberativo n. 13);
   il direttore generale del comune di Spoleto, nella seduta del consiglio comunale del 17 giugno 2013 (atto deliberativo n. 14), in riferimento al bilancio suddetto, ufficialmente ammetteva errori contabili e residui insussistenti, tanto da spingere la giunta comunale ad individuare un esperto in grado di fotografare la situazione finanziaria presente e passata;
   al termine di tale analisi, così come emerso da dichiarazioni ufficiali dei funzionari competenti e, soprattutto, da parte del sindaco di Spoleto, raccolte in comunicati stampa ed interviste televisive, emergerebbe un deficit di bilancio di svariati milioni di euro;
   tale risultanza procedurale ed economico-finanziaria, a giudizio dell'interrogante, oltre a rendere nullo e non rispondente alla realtà dei fatti il bilancio surichiamato, va a stravolgere la futura gestione del comune, creando gravi disfunzioni;
   in tali situazioni il TUEL di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000 detta disposizioni chiarissime –:
   se non ritenga di promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica in relazione alla situazione finanziaria del comune di Spoleto.
(3-00372)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LODOLINI e MANZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   l'attuale crisi economico-finanziaria, che da tempo investe anche la nostra comunità marchigiana, ha imposto coraggiose scelte di razionalizzazione della spesa pubblica, sia a livello statale che a livello locale;
   già in altri settori sono stati chiusi presidi territoriali, accentrando l'offerta in strutture facenti capo a sedi che pertanto sono chiamate a servire bacini d'utenza più vasti, con conseguenti disagi sia per gli operatori che per i fruitori dei servizi;
   anche l'Agenzia delle entrate ha avviato un percorso di revisione della spesa, predisponendo un piano di riassetto organizzativo degli uffici territoriali che a breve comporterà la chiusura di 3 uffici territoriali marchigiani (Camerino il 30 settembre 2013, Recanati e Fabriano il 21 ottobre 2013) ed, in prospettiva, lo smantellamento di altri presidi territoriali;
   gli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate svolgono due importanti funzioni: da un lato favoriscono comportamenti fiscali corretti, facilitando l'instaurazione di un rapporto diretto fra l'amministrazione ed i cittadini, dall'altro permettono controlli più capillari nel territorio per contrastare fenomeni evasivi ed elusivi;
   la chiusura degli uffici genera evidenti problematiche per i dipendenti trasferiti, connesse al pendolarismo e, in alcuni casi, all'inadeguatezza dei locali in cui dovranno prestare servizio;
   gli uffici territoriali marchigiani oggetto di chiusura servono, oltre ai cittadini del comune in cui hanno sede, diversi altri comuni limitrofi, e gli spostamenti verso le nuove sedi comporteranno per gli utenti un evidente aggravio di costi e una inopportuna perdita di tempo che verrebbe sottratto alla propria attività lavorativa, in un momento storico nel quale, al lavoro, nessuno può permettersi di rinunciare;
   una seria lotta all'evasione fiscale andrebbe operata non con il ridimensionamento delle strutture ma al contrario con il potenziamento dei presidi, che favoriscono il dialogo con i cittadini e controlli più capillari sul territorio;
   la presenza fisica degli uffici non può essere compensata dai servizi telematici offerti perché non tutti gli utenti hanno gli strumenti informatici o la dimestichezza necessaria per utilizzarli –:
   se sia intenzione del Governo rivedere le modalità con le quali il riassetto organizzativo è stato impostato, soprattutto in merito all'assenza di una pianificazione preventiva delle modalità con le quali compensare la riduzione dell'offerta locale di servizi (apertura di sportelli comunali in convenzione con i comuni, predisposizione di idonee strutture per garantire un'adeguata e tempestiva operatività del personale trasferito);
   se intenda sospendere la chiusura degli uffici territoriali;
   se intenda rivedere il piano di riorganizzazione delle strutture territoriali, contemperando la necessità di razionalizzare la spesa pubblica con il diritto dei cittadini ad un'adeguata assistenza fiscale (tenendo conto della tipologia di utenza solitamente servita e delle eventuali difficoltà di collegamenti viari con i comuni nei quali vengono mantenuti gli uffici territoriali) e il diritto dei lavoratori ad una eventuale ricollocazione presso altre sedi, dignitosa e trasparente nei criteri e nelle motivazioni. (5-01170)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MADIA e ROTTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   come noto l'articolo 19 della legge 6 marzo 1987, n. 74, prevede che i trasferimenti immobiliari tra coniugi o nei confronti dei figli, conseguenti una separazione coniugale o un divorzio siano esentati dalle imposte di registro, catastali e ipotecarie;
   l'articolo 10 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, al comma 4, stabilisce che: «sono soppresse tutte le esenzioni e le agevolazioni tributarie, anche se previste in leggi speciali». Ciò a decorrere dal 1o gennaio 2014, come precisa il successivo comma 5;
   come scrive sul Corriere della sera del 24 settembre 2014 il noto avvocato matrimonialista Cesare Rimini con la soppressione delle esenzioni chi si separa o divorzia pagherà «somme rilevantissime che vengono a incidere su famiglie in crisi, che cercano di superare le loro difficoltà» –:
   se il Governo non ritenga di assumere iniziative per il mantenimento dell'esenzione abolita dal 1o gennaio 2014, che si presenta come una gravosa vessazione nei confronti delle famiglie che affrontano vicende complicate e costose come quelle della separazione e del divorzio e a cui il legislatore, proprio per facilitare la risoluzione di questi problemi, ha giustamente garantito per oltre venticinque anni la sopraddetta esenzione.
(4-02102)


   CIVATI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   la convenzione con la Confederazione elvetica inerente alla presenza di capitali illegalmente esportati e depositati presso le banche svizzere è stata al centro di un lungo dibattito che ha attraversato la campagna elettorale, diventando una delle proposte centrali di uno degli schieramenti in campo e di un gruppo che ora fa parte della maggioranza che regge il Governo del Paese, secondo la proposta programmatica nella quale si riteneva che dalla suddetta convenzione si potessero recuperare fino a 20 miliardi di euro;
   la questione muove da lontano: dopo un iniziale impegno del precedente esecutivo, presieduto dal senatore Mario Monti, la convenzione non è più stata citata in forma ufficiale, né l’iter sembra essere avanzato. Altri Paesi dell'Unione europea e partner dell'Italia hanno già stipulato analoga convenzione, sulla base di accordi precisi e molto articolati –:
   se vi siano da segnalare avanzamenti nell’iter di formulazione della convenzione;
   se il Governo intenda, in tempi brevi, riprendere lo schema di convenzione e portarlo all'attenzione del Parlamento;
   se siano stati individuati una delega specifica e un mandato ad operare in questa direzione;
   se siano cambiate le impostazioni di cui il Presidente del Consiglio pro tempore senatore Monti aveva discusso nell'estate del 2012 con la Presidente Eveline Widmer Schlumpf e se siano stati aggiunti altri punti di discussione e valutazione con i rappresentanti della Confederazione;
   come l'ipotesi di una convenzione con la Confederazione elvetica si coniughi con gli impegni assunti in occasione dell'ultimo meeting G-20 circa lo scambio di informazioni e il segreto bancario;
   quali iniziative intenda assumere rispetto alla questione indicata. (4-02105)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DE MITA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'ufficiale giudiziario, ai sensi dell'articolo 3 del regio decreto n. 12 del 1941, è un funzionario addetto all'UNEP, ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti;
   in seguito all'evoluzione normativa che ha interessato tale figura professionale, l'ufficiale giudiziario è definibile come figura ibrida, inquadrata in contratto collettivo nazionale, assunta a seguito di pubblico concorso indetto dal Ministero della giustizia, avente funzioni, pur rilevanti, nel processo civile e penale, ma risulta essere, come rilevato anche dalla migliore dottrina, un impiegato civile dello Stato e non, come invece veniva collocato dalla dottrina risalente, parte di «un unico organo complesso di giurisdizione» assieme al giudice ed al cancelliere;
   egli è quindi a tutti gli effetti un pubblico funzionario, con pur rilevanti funzioni di supporto al potere giurisdizionale, ma che si configura in ogni caso come un civile che presta le sue funzioni presso uffici di competenza del Ministero della giustizia;
   la normativa vigente prevede, all'articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1229 del 1959 (Ordinamento degli ufficiali giudiziari e degli aiutanti ufficiali giudiziari), l'aspettativa obbligatoria per gli ufficiali giudiziari che accettino di ricoprire tutte le cariche elettive, eccezion fatta per quelle di consigliere comunale o provinciale, ove si prevede invece piena compatibilità;
   tale previsione si configura quale normativa eccezionale nel panorama normativo vigente riguardante la compatibilità tra la carica di sindaco con impieghi pubblici, ove vige la regola generale dell'aspettativa facoltativa;
   la situazione patrimoniale di tali soggetti, quindi, viene rimessa, caso per caso, all'apprezzamento del Ministro, a norma dell'articolo 27, terzo comma, del su citato decreto, in quanto manca ulteriore disciplina che conservi un apprezzabile grado di certezza in merito alla compatibilità tra la professione svolta e la carica amministrativa ricoperta nel caso specifico dell'ufficiale giudiziario;
   il dottor Picari Antonio, ufficiale giudiziario presso il tribunale di Ariano Irpino nonché sindaco del comune di Trevico, piccolo borgo della provincia di Avellino avente poco più di mille anime, stando a quanto risulta dall'ultimo censimento, ha comunicato per via gerarchica al Ministero in data 10 marzo 2010 il suo collocamento in aspettativa con decorrenza immediata, ottemperando in tal modo alla diffida prot. n. 178/09—1430 inoltrata in data 26 febbraio 2010 dall'ufficio IV gestione del personale del Ministero della giustizia al tribunale di Ariano Irpino;
   si segnala, per inciso, che il dottor Picari Antonio ha ricevuto comunicazione inviata dall'ufficio IV gestione del personale in data 26 giugno 2009, prot. n. 178/09/FC in cui si legge che l'attività di sindaco «rientra tra le attività extraufficio che non necessitano, per il loro svolgimento, di autorizzazione da parte di questa Amministrazione»;
   in un caso analogo, l'ufficiale giudiziario Antonella Serra, in servizio presso l'UNEP di Oristano, è stata autorizzata a svolgere contestualmente alle mansioni di ufficiale giudiziario l'attività connessa con la carica di sindaco del comune di Villaurbana;
   si potrebbe rilevare, pertanto, lesione del dettato costituzionale di cui all'articolo 3, comma 1, riscontrabile nelle situazioni di disparità sostanziale di trattamento giuridico intercorrente tra il caso del dottor Picari e quanto avvenuto nel caso di cui al punto precedente –:
   quali iniziative intenda il Ministro mettere in atto al fine di sanare tale sostanziale discriminazione subita dal sindaco del comune di Trevico, rispetto a quanto avvenuto nel caso del sindaco del comune di Villaurbana, come riportato in premessa;
   se ritenga il Ministro opportuno assumere iniziative, anche normative, finalizzate a chiarire simili fattispecie, sulla base ad esempio della dimensione del comune, oppure con disposizioni che prendano a parametro di riferimento gli emolumenti percepiti dal soggetto in quanto ricoprente la carica di sindaco, atte a risolvere una volta per tutte il vulnus persistente in merito alla certezza definitoria delle situazioni soggettive di cui al comma 3, dell'articolo 27 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 1229 del 1959. (4-02109)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   GALGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi anni si è registrato un forte degrado del trasporto pubblico su rotaia nella regione Umbria, in particolare per quanto riguarda la linea che collega le stazioni umbre alle città di Roma e Firenze;
   si è verificato un progressivo ridimensionamento dei servizi ferroviari interregionali e nazionali non rientranti nell'alta velocità che ha penalizzato in massima parte i pendolari umbri che devono quotidianamente raggiungere le regioni limitrofe;
   sono migliaia le persone che ogni giorno si muovono dall'Umbria, dalla bassa Toscana e dall'alto Lazio utilizzando la linea direttissima Roma-Firenze per dirigersi, per motivi di lavoro o di studio, verso la Capitale;
   la tratta è frequentata costantemente anche da un numero rilevante di turisti, nazionali e internazionali, essendo le zone interessate fortemente attrattive dal punto di vista paesaggistico ed artistico;
   sono molte le sollecitazioni pervenute in ordine ai vari disservizi del trasporto ferroviario su tale linea, alla bassa qualità dei treni utilizzati, vetusti e fatiscenti, e alle cattive condizioni igieniche delle vetture, proprio in un momento in cui, anche per la crisi economica esistente, bisogna garantire servizi efficienti e continuativi ai tanti utenti che preferiscono viaggiare in treno piuttosto che in auto;
   negli ultimi anni si sono moltiplicate le denunce di associazioni di consumatori, comitati di pendolari e singoli utenti sulla insostenibilità del servizio ferroviario della linea Firenze-Roma;
   sono molti i disservizi a cui sono sottoposti giornalmente i passeggeri che viaggiano sui treni Intercity della linea direttissima, a contratto di servizio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: lunghi tempi di percorrenza, mancanza di puntualità, soppressione senza preavviso delle corse, carenza di informazione, non garanzia di partenza delle coincidenze, guasti tecnici all'ormai obsoleto materiale rotabile dotato di motrici vecchie e carrozze non adeguate e poco pulite, sovraffollamento dei convogli, condizioni precarie delle infrastrutture ferroviarie, aumenti delle tariffe non giustificati dalla bassa qualità e riduzione dei servizi offerti;
   tali disfunzioni e inefficienze inducono spesso gli utenti a ricorrere al trasporto regionale, parimenti scadente per qualità del materiale rotabile, decoro di viaggio, disponibilità di convogli, affollamento, riduzione delle corse, aumento dei tempi di percorrenza, ritardi molto pesanti e sistematici, guasti alle locomotrici e alle vetture;
   a causa dell'inadeguatezza infrastrutturale delle ferrovie italiane, la frequenza dei treni ad alta capacità che viaggiano sulle linee ad alta velocità ha creato ulteriori problemi al trasporto locale, dal momento che, in molte tratte, il transito degli intercity, soprattutto nelle fasce orarie di maggiore affluenza, è stato spostato sulle linee lente già sature per la presenza dei treni regionali;
   tale inadeguatezza è esistente anche sulla direttissima Firenze-Roma, dove il trasferimento del transito degli intercity sulla linea lenta ha causato altri disagi e tagli ai servizi dei pendolari, a partire da una riduzione dell'offerta e da un allungamento dei tempi di percorrenza;
   i treni intercity e interregionali subiscono spesso soppressioni di corse, variazioni di orario o notevoli ritardi, tali da rendere estremamente disagevoli i collegamenti tra le città umbre e le regioni limitrofe;
   le carrozze di questi treni sono sovraffollate e spesso vetuste e fatiscenti, con bagni poco igienici e impianti di condizionamento e riscaldamento malfunzionanti e non dimensionati decentemente per resistere a condizioni normali di temperatura invernale ed estiva;
   una quota parte non trascurabile del materiale rotabile dei treni del trasporto regionale, non oggetto di interventi di revisione, è ancora dotata di finestrini tradizionali, senza doppi vetri, e con la possibilità di apertura da parte dei viaggiatori, pertanto in caso di guasto o malfunzionamento degli impianti di climatizzazione diventa consuetudine che i viaggiatori aprano i finestrini per ottenere un minimo di refrigerio, causando forti correnti d'aria che possono risultare disagevoli per altri viaggiatori;
   il grave problema che tuttavia scaturisce da tale situazione è il forte livello di pressione anche acustico che si produce nelle gallerie della linea direttissima, in speciale modo durante gli incroci con i treni di alta velocità: un impatto teorico a circa 400 chilometri orari, visto che i treni regionali viaggiano a 160 chilometri orari ed i treni alta velocità 250 chilometri orari, per cui la pressione che si produce in tal circostanze, anche a livello acustico, può essere pericolosa per i viaggiatori e per l'apparato uditivo;
   inoltre, persistono con frequenza e diffusione su tutti i treni intercity e interregionali transitanti per l'Umbria, problemi riguardanti il funzionamento e il bloccaggio delle porte esterne ed interne delle vetture, che spesso sono causa delle soppressioni di corse ferroviarie o dei ritardi dei treni e sono motivo di disagio ma anche di pregiudizio per la sicurezza attiva e passiva;
   l'inadeguatezza funzionale della rete ferroviaria nella regione Umbria e il peggioramento del servizio sia dal punto di vista quantitativo, per disponibilità di convogli e infrastrutture, sia dal punto di vista qualitativo in termini di affidabilità e pulizia, crea incertezza e precarietà nei collegamenti tra le diverse aree della regione, con gravi conseguenze sui flussi legati all'economia del territorio, al lavoro e al turismo;
   per quanto concerne l'attività ispettiva della regione Umbria sui servizi di Trenitalia, da un comunicato pubblicato sul portale regionale, relativo alle sanzioni applicate a Trenitalia per inadempienze riguardanti il contratto di servizio, si evince che «la Regione è costantemente impegnata a verificare il rispetto degli accordi sottoscritti da Trenitalia per la fornitura dei servizi ferroviari, attraverso un'attenta attività ispettiva e di monitoraggio su puntualità e regolarità dei treni, pulizia, comfort di viaggio e affidabilità». Tuttavia nessuna autorità regionale ha finora specificato come e da chi sia svolta tale attività e come sia possibile agli utenti chiedere l'intervento di tali ispettori. Di fatto sono, a quanto consta all'interrogante, pressoché inesistenti un'attività ispettiva sulle inadempienze di Trenitalia, nonché il servizio segnalazione dei disservizi, in Umbria come in molte altre regioni italiane –:
   se il Ministro sia a conoscenza della situazione di emergenza del servizio ferroviario nella tratta Firenze-Roma e dei gravi disagi a cui sono sottoposti giornalmente migliaia di passeggeri, in particolare lavoratori, studenti e turisti, che viaggiano sulla linea che collega le stazioni umbre a tali città;
   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza e nei confronti di Trenitalia, per evitare che continuino a verificarsi quei disservizi e malfunzionamenti dei treni denunciati in premessa, accertando lo stato di manutenzione delle vetture impiegate e di conformità delle stesse, adottando ogni utile provvedimento a tutela degli utenti, della loro sicurezza di viaggio e della regolarità del servizio ferroviario;
   se non ritenga opportuno intervenire presso Trenitalia affinché provveda a garantire una sufficiente copertura del territorio Umbro, in termini di trasporto pubblico, nonché un servizio ferroviario continuativo e non disagevole, con treni adeguati e senza ripetuti e frequenti ritardi che i passeggeri sono costretti a subire ormai da troppo tempo;
   quali iniziative di competenza intenda adottare per il potenziamento infrastrutturale delle linee ferroviarie utilizzate dai pendolari, e in particolare della linea Firenze-Roma, per favorire un adeguamento dell'offerta di trasporto pubblico locale, per l'ammodernamento del parco rotabile su gomma, destinando risorse per un serio piano di ristrutturazione delle carrozze e dei servizi ai passeggeri che metta in condizione i viaggiatori di usufruire di un servizio di trasporto dignitoso ed efficiente;
   quali iniziative intenda assumere nei confronti di Trenitalia al fine di assicurare, su tutto il territorio nazionale, il pieno rispetto degli standard qualitativi europei in merito a puntualità, affidabilità, affollamento, pulizia, comfort, decoro e informazione;
   se il Ministro non ritenga opportuno rivedere e aggiornare il contratto nazionale di servizio con Trenitalia per vincolare la società al rispetto di tali standard qualitativi, condizionando l'assegnazione di ulteriori risorse a Trenitalia all'effettivo ottenimento di miglioramenti nel trasporto ferroviario pubblico. (3-00371)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARANTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in data 17 giugno 2011 veniva siglata l'intesa per la realizzazione del raddoppio ferroviario del ponente ligure per il tratto Andora-San Lorenzo. L'accordo vedeva la partecipazione attiva di regione, provincia di Imperia, provincia di Savona, comuni interessati e Rete ferroviaria italiana. Il tracciato in questione corrisponde complessivamente a 19 chilometri, di cui circa 16 chilometri in galleria;
   la linea Genova-Ventimiglia è lunga 147 chilometri di questi ancora 44 chilometri sono a binario unico;
   nel progetto, come si evince dal sito della regione Liguria, sono compresi anche la realizzazione di nuovi impianti come la stazione di Imperia, la fermata di Diano e la stazione di Andora. «La realizzazione del progetto — si legge ancora sul sito — contribuirà all'aumento della capacità di traffico; alla riduzione dei tempi di percorrenza; all'ammodernamento degli standard prestazionali; all'incremento dei livelli di sicurezza»;
   i lavori per la realizzazione dell'opera si sarebbero dovuti concludere nel 2012, ma dalle ultime dichiarazioni rese dal presidente della giunta regionale della Liguria, Claudio Burlando, nel giugno 2013 si è invece passati al 2015: «Nel 2015 il raddoppio ferroviario Andora-San Lorenzo al Mare sarà ultimato»;
   al momento la situazione dei lavori sembrerebbe essere ad un punto fermo per quanto risulta all'interrogante, la ditta Ferrovial (multinazionale spagnola che recentemente ha deciso di abbandonare l'Italia) ha terminato i lavori appaltati (costruzione gallerie e viadotti fino ad Imperia) e chiuso i cantieri, proseguendo i lavori solo per sistemare alcuni tratti di cui Italfer (ente appaltante) contesta la mancata conformità. La Ferrovial, inoltre, lamenta un ritardo dei pagamenti per stato avanzamento lavori da parte di Italfer (da un anno non prenderebbe acconti e ha un credito di oltre 20 milioni di euro) e minaccia la richiesta di sequestro delle aree con conseguente blocco dei cantieri aperti;
   la lentezza della Ferrovial, ad avviso dell'interrogante, provoca ritardi all'esecuzione dei lavori delle due ditte che hanno vinto i nuovi appalti in quanto la presenza sul cantiere del vecchio appaltatore ostacola l'accessibilità logistica dei nuovi appaltatori: Tecnis e Sicurbau;
   sono più di quarant'anni che si parla del raddoppio della tratta ferroviaria Genova-Ventimiglia da sempre considerato strategico, tanto dalle autorità italiane quanto da quelle francesi –:
   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda concretamente intraprendere al fine di accelerare la realizzazione del raddoppio della tratta ferroviaria Genova-Ventimiglia;
   se il Governo non intenda convocare immediatamente i vertici di Rete ferroviaria italiana spa per chiarire l'effettivo impegno profuso da RFI nel compiere un'opera da sempre ritenuta strategica per la regione Liguria. (5-01174)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   nell'ambito degli accordi europei per lo sviluppo delle reti ferroviarie ad alta velocità, infrastrutture transfrontaliere strategiche definite dalla legge obiettivo, n. 443 del 2001, la linea Milano-Como-Chiasso è destinata a diventare una TAV a prevalenza merci, collegata alla galleria svizzera del Gottardo (progetto elvetico Alptransit);
   il progetto di RFI per la tratta Chiasso-Seregno, in attesa dell'approvazione da parte del CIPE, esiste già dal 2003 e prevede un intervento finanziario da 1 miliardo e 300 milioni;
   il momento dell'apertura dei cantieri si avvicina, in quanto la Confederazione Elvetica ha deciso di stanziare nel prossimo mese di dicembre un prestito alle ferrovie italiane per 230 milioni di euro, a condizione che inizino i lavori e che la nuova linea — che si collega all'Alptransit svizzero e alla mega galleria del Gottardo — sia pronta per il 2016;
   in Italia mancano informazioni dettagliate su questa operazione, sinora genericamente nota come «quadruplicamento» della Chiasso-Monza;
   la vicenda è molto complessa; dalle notizie in possesso dell'interrogante ancora non è risolto il «nodo» di Monza, cioè non si sa come i treni transfrontalieri attraverseranno la città; l'ipotesi al momento è quella di far passare i convogli sulla Seregno-Carnate (da riqualificare) e quindi da qui arrivare a Monza verso Milano;
   si tratta di un problema gravissimo per la città di Monza, perché i merci della TAV del Gottardo saranno di nuovo tipo, con carri alti fino a 4 metri, messi in fila in convogli lunghi 800 metri, cioè serpenti di quasi un chilometro da 2 mila tonnellate di carico; a regime si prevedono, in media, più di 10 convogli ogni ora, di giorno e di notte;
   l'aumento del traffico merci sulla Chiasso-Milano creerà anche problemi al trasporto regionale «S», cioè ai treni pendolari, già insufficienti;
   i cittadini locali hanno l'impressione che la resistenza delle Ferrovie all'apertura di nuove stazioni ferroviarie urbane muove proprio dalla necessità di evitare interferenze sul sistema dei binari proprio in previsione della nuova TAV merci;
   infatti, Monza e Brianza hanno un grave deficit di trasporto pubblico di massa, riconosciuto da decenni e mai affrontato con interventi strutturali; la nuova TAV comporterebbe una crisi insostenibile del trasporto per gli oltre 850 mila abitanti della zona; per i cittadini servono metropolitane da Bettola verso il nord di Monza e nella zona di Vimercate, occorrono più collegamenti est-ovest e urgono le metrotranvie di Seregno e Limbiate; i progetti ci sono ma mancano le risorse finanziarie;
   in linea generale, per separare opportunamente il traffico locale da quello internazionale occorrerebbero ulteriori investimenti che, in questi tempi di crisi, sembrano difficilmente reperibili –:
   quale sia lo stato dell'arte del progetto della TAV merci Chiasso-Seregno ed in particolare della soluzione del «nodo» di Monza e se e con quali programmi e finanziamenti il Ministro intenda risolvere le ripercussioni e gli aggravi che tale progetto comporterebbe sul trasporto pubblico di massa della zona attraversata dalla linea ferroviaria, in particolare ai fini della separazione del traffico internazionale da quello locale. (4-02100)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   con sentenza depositata il 26 settembre 2013 il Tar della Toscana ha annullato la proclamazione del sindaco e del consiglio comunale di Gavorrano (provincia di Grosseto), eletti nella «Centrosinistra unito per Gavorrano Elisabetta Iacomelli Sindaco» nella consultazione elettorale che si è svolta domenica 26 e lunedì 27 maggio 2013;
   il Tar accertava infatti la violazione dell'articolo 14 della legge n. 53 del 1990, in quanto l'autenticazione delle firme della lista «Centrosinistra unito per Gavorrano Elisabetta Iacomelli Sindaco» era stata effettuata da un assessore della provincia di Grosseto che, ad avviso dei ricorrenti, non aveva competenza ad effettuare tale autenticazione in quanto il potere di certificazione doveva essere riferito solamente alle operazioni elettorali dell'ente nel quale opera e cioè nell'amministrazione provinciale di Grosseto;
   per il Tar della Toscana tale lettura della norma trovava conferma in una recente pronuncia del Consiglio di Stato (n. 2501/2013) che afferma come «il consigliere dell'ente locale esercita il potere di autentica delle sottoscrizioni ex articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53 esclusivamente nei limiti della propria circoscrizione elettorale e in relazione alle operazioni elettorali dell'ente nel quale opera» ed ha dato atto di come tale indirizzo sia stato già in precedenza sostenuto dal Supremo consesso amministrativo (Consiglio di Stato 1889 e 2180 del 2012);
   l'articolo 14, comma 1, della legge n. 53 del 1990 dispone che siano «competenti ad eseguire le autenticazioni» per le elezioni amministrative «i notai, i giudici di pace, i cancellieri e i collaboratori delle cancellerie delle Corti di appello, dei tribunali e delle preture, i segretari delle procure della Repubblica, i presidenti delle province, i sindaci, gli assessori comunali e provinciali, i presidenti dei consigli comunali e provinciali, i presidenti e i vice presidenti dei consigli circoscrizionali, i segretari comunali e provinciali e i funzionari incaricati dal sindaco e dal presidente della provincia»;
   nell'articolo 14, comma 1 della legge n. 53 del 1990 non si fa comunque alcun riferimento ad assessori provinciali, ma a consiglieri comunali e provinciali. Il Tar della Toscana invece, a parere dell'interrogante, ha operato ben due interpretazioni della norma vigente: stabilendo che l'assessore che certifica le firme possa essere equiparato al consigliere comunale o provinciale e che possa autenticare le firme solo nel caso di elezioni di enti di appartenenza;
   tale situazione ha già riguardato e riguarda molti comuni italiani tra cui Tricarico (provincia di Matera), Maddaloni (provincia di Caserta), Marcianise (provincia di Caserta), Valenzano (provincia di Bari), Molfetta (provincia di Bari), il paradosso è che i singoli Tar regionali si sono espressi spesso in maniera opposta;
   nello specifico il 1° agosto 2013 il Tar della Basilicata ha ritenuto valide, per le elezioni comunali di Tricarico, le firme convalidate da un consigliere provinciale;
   tali difformità di giudizio certificano di fatto la mancanza di una giurisprudenza chiara ed inequivocabile necessaria soprattutto per ciò che concerne gli appuntamenti elettivi, quali momenti fondamentali di ogni democrazia;
   va inoltre rimarcato come lo stesso Ministero dell'interno, nella pubblicazione n. 5 del 2013 per le elezioni comunali dal titolo «Istruzione per la presentazione e l'ammissione delle candidature» abbia certificato testualmente: «la firma di ogni sottoscrittore, in ogni caso, dev'essere autenticata – a norma dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, e successive modificazioni – da notaio, giudice di pace, cancelliere e collaboratore delle cancellerie delle corti d'appello, dei tribunali o delle sezioni distaccate dei tribunali, segretario delle procure della Repubblica, presidente della provincia, sindaco, assessore comunale, assessore provinciale, presidente del consiglio comunale, presidente del consiglio provinciale, presidente del consiglio circoscrizionale, vice presidente del consiglio circoscrizionale, segretario comunale, segretario provinciale, funzionario incaricato dal sindaco, funzionario incaricato dal presidente della provincia nonché consigliere provinciale o consigliere comunale che abbia comunicato la propria disponibilità, rispettivamente, al presidente della provincia o al sindaco»;
   la medesima, pubblicazione sancisce inoltre: «Si rappresenta, tuttavia, che il Consiglio di Stato, Sezione Quinta, con sentenza 31 marzo 2012, n. 1889, ha sancito che il consigliere comunale, o di altro ente locale, esercita il potere di autentica delle sottoscrizioni esclusivamente in relazione alle operazioni elettorali dell'ente nel quale opera, ovvero in relazione alle altre riguardo alle quali l'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, glielo attribuisce, ma sempre nei limiti della propria circoscrizione territoriale e in relazione a procedure alle quali questo sia interessato. Di conseguenza il consigliere di un ente locale non è legittimato ad autenticare le firme degli elettori e dei candidati di una competizione elettorale alla quale sia estraneo l'ente in cui sono incardinate le sue funzioni, come in quelle per il rinnovo del consiglio di altro comune per il consigliere comunale o di altra provincia per il consigliere provinciale»;
   viene quindi ribadito ufficialmente da una nota pubblica del Ministero competente che, anche qualora la figura di assessore venga parificata a quella di consigliere, sono valide le firme autenticate per elezioni «nei limiti della propria circoscrizione territoriale». Per il Ministero dell'interno anche la sentenza 31 marzo 2012, n. 1889 del Consiglio di Stato va in questa direzione –:
   se non ritenga necessario, alla luce di quanto espresso in premessa, assumere un'iniziativa normativa urgente per stabilire un'interpretazione autentica dell'articolo 14 della legge n. 53 del 1990 e se tale interpretazione non sia già stata indicata nella pubblicazione n. 5 del 2013 per le elezioni comunali dal titolo «Istruzione per la presentazione e l'ammissione delle candidature» dello stesso Ministero dell'interno. (4-02104)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   Bagnara, località balneare in provincia di Caserta che affaccia sul fiume Volturno e sul Tirreno, ha visto negli anni ’70 e ’80 fenomeni di abusivismo selvaggio, con la costruzione di case e lidi balneari sullo spazio demaniale come riporta l'articolo «Il mare “ingoia” gli abusi edilizi del casertano» pubblicato nell'edizione online del quotidiano La Repubblica il 15 maggio 2013;
   negli anni molti di questi edifici sono stati distrutti dall'erosione, fenomeno che ha asportato gradualmente più di cinquecento metri di quella spiaggia su cui in molti si erano fatti costruire la villetta «a due passi dal mare»;
   gli edifici non ancora completamente immersi nell'acqua si affacciano sul bordo del mare, creando così rischi per la salute di tutte le persone che d'estate lì continuano a frequentare la spiaggia;
   l'articolo de La Repubblica segnala la presenza di tubature che emergono solo parzialmente dalla sabbia, rappresentando così un'insidia per i bagnanti;
   alcuni proprietari risultano aver presentato richiesta di condono ed attendono ora di ottenere risposte dalle istituzioni, alcune case hanno già ottenuto tale condono, mentre altre ancora dovrebbero essere abbattute;
   il comune di Castel Volturno, di cui Bagnara è una frazione, sta gestendo circa diecimila pratiche di condono pendenti, in un paese di circa 24 mila abitanti;
   il commissario prefettizio Antonio Contarino ha spiegato all'autore dell'articolo che, attualmente, si sta abbattendo in media un edificio ogni due settimane e che vi sono ancora 91 abbattimenti ordinati dalla procura in attesa prima che si possa procedere col decretare l'abbattimento delle case di Bagnara;
   per smaltire le pratiche è stato approvato dal commissario un progetto di bando esterno per affidare a ingegneri, architetti e geometri non residenti a Castel Volturno una valutazione caso per caso degli edifici;
   il bando prevede che i professionisti siano scelti in base al curriculum per decidere quali case sono condonabili e quali no e che vengano pagati solo a valutazione conclusa, in modo da evitare i ritardi, anche considerato che alcune delle pratiche in questione risalgono a dodici anni fa;
   l'ex sindaco Mario Luise, che nel corso di tre mandati tra gli anni ’70 e gli anni ’90 aveva combattuto contro le speculazioni edilizie nel territorio di Castel Volturno e Villaggio Coppola, luogo reso famoso dalle torri, costruite sulla base di licenze rilasciate negli anni ’60, prima dell'apposizione dei vincoli paesaggistici, ha spiegato che «il problema di Bagnara è l'erosione, ma oltre a questa c’è anche la responsabilità umana, a causa dell'escavazione di sabbia lungo la costa»;
   intorno alla metà degli anni ’80 vi erano stati alcuni interventi di demolizione, dopodiché la regione Campania, due anni e mezzo fa, ha provato a mettere in sicurezza il tratto iniziale della zona, ma il mare non ci ha messo molto a vanificare il tentativo;
   per il rifacimento della zona di Castel Volturno erano stati stanziati 10 milioni di euro, che però sono bloccati in seguito ai tagli della spending review;
   l'Associazione RES ha inoltre segnalato agli inizi di agosto del 2013 il degrado ambientale che caratterizza l'area, evidenziando le criticità nella raccolta dei rifiuti e la presenza di numerosi spazi di terreno privati lasciati in balia di se stessi, con la presenza di parassiti ed animali randagi come riporta l'articolo «Domitiana, appello contro il degrado» pubblicato da La Gazzetta di Caserta il 23 settembre 2013 –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali misure, anche per il tramite del commissario prefettizio del comune di Castel Volturno, siano già state assunte in merito e quali si intendano intraprendere al riguardo;
   se non si ritenga di dover intervenire, per quanto di competenza, per favorire il processo di rimozione delle strutture abusive e per studiare un'efficace modalità per mettere in sicurezza quel tratto di costa, ad esempio mediante l'installazione di scogliere, non più in maniera parziale e confusa, bensì attraverso una reale e concreta programmazione basata su studi scientifici. (4-02111)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MADIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   da numerose notizie di stampa e dei media (Tg1, Corriere della Sera, Il Fatto quotidiano) risulterebbe all'interrogante che l'istituto elementare Francesco Guicciardini di Roma, al momento di realizzare la composizione delle classi di prima (i cui principi di regolazione sono stabiliti da norme ben precise) avrebbe dato vita, in spregio alla normativa, a una classe formata da 13 bambini e una bambina, figlia di genitori extracomunitari;
   la condizione della bambina lasciata sola in una classe maschile avrebbe provocato l'indignazione dei genitori che la preside Rosetta Attento non avrebbe personalmente ricevuto, facendo affrontare, a quanto consta all'interrogante, il problema ai propri collaboratori; i genitori lamenterebbero scarsa trasparenza della commissione incaricata di predisporre la composizione delle classi e il mancato accesso agli atti in oggetto;
   altrettanto insoddisfacente e non risolutivo sarebbe stato il contatto con l'ufficio provinciale scolastico;
   secondo le notizie di stampa la sensazione prevalente dei genitori è che la classe in questione sia una «classe residuale» con i bambini che per ragioni non chiare non è stato possibile inserire in altre classi –:
   se il Ministro non ritenga di dover istruire un'attività ispettiva nei confronti della scuola Guicciardini in merito al rispetto delle normative sulla composizione delle classi al fine di garantire il rispetto dei diritti dei bambini e delle famiglie coinvolte, a partire dalla bambina rimasta sola nella classe maschile la cui famiglia ha già annunciato la volontà di cambiare istituto. (5-01176)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DONATI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 9 del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, stabilisce che entro il 31 agosto di ogni anno debbano essere completate le operazioni finalizzate al corretto e regolare avvio dell'anno scolastico;
   la circolare n. 18 del 4 luglio 2013 del MIUR stabilisce che qualora le risorse assegnate di diritto alle istituzioni scolastiche non dovessero rendere possibile il regolare svolgimento del servizio, a causa dell'elevata presenza di personale ATA inidoneo o con mansioni ridotte, i direttori generali degli uffici scolastici regionali possono assegnare risorse aggiuntive alle istituzioni stesse per compensare le ridotte erogazioni del servizio;
   ad oggi tali integrazioni dell'organico risultano in molti casi insufficienti, rendendo difficoltosa l'erogazione del servizio scolastico –:
   se il Ministro intenda intervenire per verificare la situazione e assicurare risorse aggiuntive alle istituzioni scolastiche in cui si riscontra un'elevata presenza di personale ATA inidoneo o con mansioni ridotte. (4-02101)


   VACCA, LUIGI GALLO, MARZANA, BRESCIA, CHIMIENTI, BATTELLI, SIMONE VALENTE, D'UVA e DI BENEDETTO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni si apprende dagli organi di stampa che cinque «saggi», incaricati dal Presidente del Consiglio di svolgere funzioni consultive nei confronti del Governo per la riforma della Carta Costituzionale, sono stati denunciati dalla Guardia di finanza per truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e falso ideologico;
   i docenti sono accusati di aver costituito un'associazione per delinquere che ha pilotato, negli ultimi tre anni, i concorsi per diventare professori nelle università italiane;
   la riforma «Gelmini» si prefiggeva anche di bloccare la consuetudine di pilotare i concorsi dei ruoli di docenza nelle università;
   tale consuetudine è conosciuta da tutti, accettata nel silenzio e quasi mai denunciata;
   questo sistema rappresenta il vero cancro dell'università italiana e blocca ogni forma di crescita sia nel campo della ricerca e dell'innovazione, che nella didattica;
   come prevede la riforma «Gelmini» alcuni membri delle commissioni sono designati tra personalità di fama internazionale, e in virtù di ciò il professore Francisco Balaguer Callejon, docente di diritto costituzionale all'università di Granada, è membro della commissione del concorso nazionale per professore di diritto costituzionale in qualità di commissario OCSE;
   il professore Francisco Balaguer Callejon già a luglio 2013 scriveva una lettera aperta all'intera comunità dei costituzionalisti italiani denunciando l'esistenza di una «commissione fantasma», che opera al fianco della commissione nazionale, e influenza le sorti del concorso nazionale per professore di diritto costituzionale rassegnando, quindi, le dimissioni;
   in seguito a ciò il Ministero ha convocato i componenti della commissione per chiarimenti, e in seguito ha annullato gli atti consegnati dalla commissione;
   il Ministero ha comunicato ai componenti della commissione precisi indirizzi che dovevano tener conto delle censure avanzate dal professor Balaguer, in specie tendendo ad evitare giudizi negativi adottati in base a criteri irrazionali e privi di fondamento normativo;
   il Ministero ha richiesto una rinnovata valutazione di tutti i candidati;
   nonostante ciò, dopo la prima riunione successiva alla richiesta di nuova valutazione da parte del Ministero il professor Francisco Balaguer Callejon ha nuovamente rassegnato le dimissioni;
   le rinnovate dimissioni farebbero sospettare che le perplessità e le valutazioni presentate dal professor Francisco Balaguer Callejon non siano state superate nonostante l'intervento del Ministero;
   le indagini della Guardia di finanza, nonostante siano ancora in fase istruttoria, non prefigurano uno scenario trasparente e corretto delle procedure concorsuali;
   nella università italiana esiste ormai da decenni una logica di cooptazione dei nuovi ricercatori e docenti che si ramifica già dal dottorato di ricerca per arrivare fino ai concorsi per professori ordinari ed è praticamente diffusa in tutti gli atenei italiani;
   la riforma «Gelmini» risulta, quindi, l'ennesimo tentativo andato a vuoto;
   l'unico percorso per arginare il fenomeno delle cosiddette baronie dei professori universitari è lo svecchiamento dellaclasse docente immettendo massicciamente nuovi e giovani ricercatori nei ruoli di docenza e ricerca –:
   come intenda operare il Ministro per garantire la regolarità effettiva del concorso di diritto costituzionale;
   se il Ministro intenda avviare un percorso istituzionale che miri ad arginare una volta per tutte il fenomeno dei concorsi pilotati anche attraverso l'immissione in ruolo di una nuova generazione di ricercatori e docenti che sostituisca l'attuale. (4-02110)


   MASSIMILIANO BERNINI, BENEDETTI, PARENTELA, MARZANA e TOFALO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   il liceo scientifico statale «A. Meucci» di Ronciglione (Viterbo) ha una storia di 40 anni ed è ubicato su tre plessi diversi nella città di Ronciglione. Il plesso centrale si trova in un palazzo storico del XVII secolo ed ha in assegnazione locali ed aule in comune con la scuola media, la scuola di musica comunale e la banda musicale municipale di Ronciglione;
   il plesso centrale del liceo comprende aule, laboratori didattici; uffici amministrativi, presidenza e sala professori adattata. In tali ambienti, a quanto consta agli interroganti, sono presenti numerosi elementi non a norma, quali, ad esempio, servizi igienici fatiscenti ed insufficienti, pavimenti sconnessi, assenza di un'aula magna, di una sala professori adeguata e di una palestra. A causa di quest'ultimo aspetto, il curricolo di educazione fisica è svolto nella palestra comunale che per essere raggiunta, richiede lo spostamento delle classi con tempi di percorrenza di 30 minuti, tra andata e ritorno, per ogni ora di lezione;
   presso l'amministrazione provinciale di Viterbo risulta fermo da cinque anni un fondo, di provenienza sia della regione Lazio sia della stessa provincia, di 1.500.000 euro destinato all'edificazione di una nuova sede, da erigere su di un terreno, vincolato ad edilizia scolastica già da decenni, limitrofo all'altro plesso, del liceo «Meucci», più moderno e regolamentato tre anni fa alla normativa antisismica;
   nella fascia sud-ovest della provincia di Viterbo, esistono ben cinque licei scientifici: a Civita Castellana, Nepi, Ronciglione, Vetralla, Viterbo, ad una distanza media di circa 10 chilometri l'uno dall'altro, in un territorio di notoria dispersione antropica e tra questi, il più recente risulta essere quello di Nepi, sorto nel 2008 come liceo scientifico statale «ad indirizzo Linguistico» e nel 2010 con i due indirizzi di liceo scientifico e liceo linguistico:
    la provincia di Viterbo ha proceduto nel 2012 alla notifica dell'esproprio ai proprietari del terreno vincolato per edilizia scolastica per il liceo di Ronciglione;
    nel 2012 è stato depositato il progetto esecutivo della nuova sede del liceo di Ronciglione presso l'ufficio tecnico del comune di Ronciglione;
    l'attuale assessore all'edilizia scolastica della provincia di Viterbo ha reso alcune dichiarazioni circa la «cancellazione» del fondo per la nuova sede del liceo «Meucci» di Ronciglione;
    il sindaco di Civita Castellana ha sollevato dei rilievi indirizzati al presidente della provincia di Viterbo, sullo spreco di danaro pubblico derivante dalla presenza di aule vuote a Civita Castellana, in concomitanza al pagamento di un canone di affitto per i locali del liceo di Nepi;
    ad avviso degli interroganti si è fatto un cattivo impiego nell'attuale periodo di austerity che grava sul bilancio dello Stato, in considerazione della circostanza che la provincia di Viterbo, dal 2008, paga un canone di affitto  per i locali del liceo scientifico di Nepi, per il quale è stato inserito, nel piano triennale opere pubbliche 2012/2014 della stessa provincia, la costruzione di una palestra;
   sulle precedenti incongruenze, sugli sprechi e sui disservizi potrebbe avere influito quello che secondo gli interroganti, è il conflitto di interessi derivante dal fatto che la stessa persona ricopra il ruolo di assessore al bilancio della provincia di Viterbo e di sindaco di un comune della stessa provincia –:
   se vi siano ricadute sulle comunità scolastiche e concomitanti processi diseducativi serpeggianti tra le famiglie degli studenti, delle disfunzioni, dei tagli e degli spostamenti del personale nonché della dequalificazione del servizio scolastico statale, erogato alla popolazione prodotti da una vera e propria guerra degli organici, innescata dall'incongruenza e patologica proliferazione di uno stesso indirizzo liceale su di un territorio limitato;
   se intendano sostenere, anche sulla scorta dell'emergenza di edilizia scolastica che questo Governo si è impegnato a fronteggiare, le legittime, pluridecennali aspettative dell'intera comunità educativa del liceo scientifico statale «A. Meucci» di Ronciglione, ad avere ambienti moderni e funzionali all'attività di formazione delle giovani generazioni. (4-02115)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONGIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   l'articolo 3, commi da 1 a 3 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario (spending review)», convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ha introdotto specifiche misure volte allo scioglimento o, in alternativa, alla privatizzazione delle società controllate, direttamente o indirettamente, da amministrazioni pubbliche, che prestano servizi nei confronti della pubblica amministrazione, mirando a ridurne il numero;
   l'ambito di applicazione delle predette disposizioni è costituito, in particolare, dalle società direttamente o indirettamente controllate da amministrazioni pubbliche, qualora il loro intero fatturato sia stato costituito, nell'anno 2011, per oltre il 90 per cento da prestazioni di servizi alla pubblica amministrazione (è così definito un parametro, quantitativo, per quanto concerne l'attività prevalente e il soggetto dedicato, della società);
   sembra potersi ritenere che con la locuzione «società che prestano servizi nei confronti delle pubbliche amministrazioni» si sia inteso fare riferimento alle così dette «società strumentali» delle pubbliche amministrazioni, cioè a quelle società che producono beni e servizi strumentali alla pubblica amministrazione;
   nell'ambito dell'applicazione delle norme in questione, l'Ice-Agenzia per la promozione, con delibera n. 36 del 22 gennaio 2013, ha deciso di autorizzare l'attivazione di tutte le procedure necessarie per esplicitare quanto richiesto dalla legge n. 135 del 2012 per l'alienazione di una propria società in house, la società RetItalia internazionale spa, ritenendo la procedura «maggiormente conveniente in termini di economicità, efficienza ed efficacia, in un contesto proiettato al libero mercato che assicura, comunque, la continuità dei servizi informativi a vantaggio dell'operatività dell'Ice-Agenzia»;
   RetItalia internazionale è una società strumentale dell'ex ICE e che svolge da più di trentacinque anni funzioni a supporto del ruolo istituzionale dell'ICE stesso: analisi di fabbisogni, progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture, servizi e sistemi informativi a supporto dell'internazionalizzazione e dei processi gestionali interni all'ICE, consentendo la loro integrazione e interconnessione con sistemi esterni, fornitura di assistenza qualificata al personale dell'ICE e alle piccole e medie imprese (PMI) italiane;
   il carattere strategico delle funzioni e del coinvolgimento operativo di RetItalia nel comparto estero, sono stati ulteriormente confermati dall'assegnazione da parte del Ministero dello sviluppo economico, nel giugno 2011, del progetto del portale «Made in Italy», un sistema di commercio elettronico dei prodotti italiani sul mercato internazionale, e, nell'aprile 2012, del progetto «International trade hub-Italia», un portale sponsorizzato dal «Tavolo strategico nazionale per la trade facilitation» che consente alle imprese italiane di accedere da un unico punto a tutti i processi relativi all'internazionalizzazione;
   a RetItalia fanno capo attualmente 65 lavoratori, un dirigente e un direttore generale. Si tratta di profili specialistici dotati di elevate competenze e conoscenze tecniche ed operative, difficilmente riproducibili nel breve periodo;
   risulterebbe all'interrogante, in particolare, che l'Agenzia ICE abbia deliberato la vendita di RetItalia internazionale per un contratto quinquennale pari a 3 milioni annui (IVA inclusa), ossia circa 2,3 milioni di euro (IVA esclusa). Tale valore economico non sarebbe commisurato alla sopravvivenza lavorativa di più della metà del personale di RetItalia internazionale, poiché il costo della società risulterebbe essere pari a circa 4,3 milioni;
   in effetti, la situazione problematica della società ha iniziato a prendere forma già dal maggio 2012 essendo entrata in gravi difficoltà economiche in conseguenza di una fortissima decurtazione del contratto in essere con l'ex ICE (da 6 milioni a 3 milioni di euro IVA inclusa), che ha portato l'Amministrazione della società a mettere in atto una cassa integrazione ordinaria estremamente penalizzante;
   bisogna altresì sottolineare che nel mese di maggio 2013 è stata richiesta una cassa integrazione straordinaria a zero ore per la totalità del personale, con la clausola di richiamare il personale in relazione alla necessità del momento, formula che avrebbe dovuto fornire un vantaggio al possibile acquirente in caso di alienazione della società. Gli esiti della predetta richiesta di cassa integrazione straordinaria sono stati negativi è ciò ha portato l'amministrazione di RetItalia internazionale a non anticipare al personale il relativo contributo INPS, con gravissime conseguenze sugli emolumenti percepiti dai lavoratori;
   in tali circostanze, nel mese di luglio 2013, a seguito di uno sciopero di tutti i lavoratori, sono stati sbloccati determinati fondi da parte del Ministero dello sviluppo economico per i progetti «Made in Italy» e «International Trade Hub-Italia» e in generale per sviluppi di altre piattaforme in gestione a RetItalia internazionale. Ciò ha consentito l'erogazione dell'anticipo del contributo INPS e l'alleggerimento della cassa integrazione straordinaria dal 60 per cento al 20 per cento, da settembre a dicembre 2013. Resta fermo il fatto che dal prossimo mese di gennaio 2014 la situazione precipiterà nuovamente tornando a circa il 60 per cento di cassa integrazione straordinaria;
   contestualmente a questi fatti, in relazione alle fortissime preoccupazioni dei lavoratori di RetItalia internazionale legate al rischio elevatissimo di perdita del posto di lavoro per almeno la metà del personale nell'immediato e dell'assoluta incertezza sul prossimo futuro per l'altra metà, si sono tenute alcune riunioni (tra maggio e giugno del 2013) con i vertici ICE e, a seguire, nel mese di luglio anche con il Ministero dello sviluppo economico (MiSE);
   nelle riunioni con l'ICE e con il Ministero dello sviluppo economico, si sarebbe assicurato che, prima della pubblicazione dell'eventuale bando di gara per la vendita di RetItalia internazionale, le partisociali sarebbero state informate sulle possibili eccedenze emerse dalla relazione dell’advisor, al fine di trovare soluzioni che consentissero la piena collocazione di tutti i predetti lavoratori di RetItalia internazionale, non trascurando di sondare e percorrere anche soluzioni alternative alla vendita;
   malgrado tali rassicurazioni, risulta all'interrogante che le parti sociali non siano state informate né su quanto sarebbe emerso in merito all'analisi effettuata, né sulle strategie da adottare per la salvaguardia dei posti di lavoro dei 65 lavoratori di RetItalia;
   risulterebbe altresì che nel mese di settembre 2013, l'Agenzia ICE abbia inoltrato rispettivamente all'Agenzia per l'Italia digitale e all'AVCP (Autorità vigilanza sui contratti pubblici) il contratto e il bando di gara, prevedendo la pubblicazione del bando entro la metà di ottobre, per completare la procedura di vendita entro fine dicembre 2013. Questa procedura, di fatti, ove effettivamente avviata, impedirebbe la conoscenza delle informazioni relative alla tutela dei livelli occupazionali presenti nei documenti per l'alienazione non potendo esse essere più divulgate prima che il bando di gara sia pubblicato;
   in relazione alla sopra citata vendita della società, ad oggi la situazione sarebbe la seguente:
    la società verrebbe alienata con una cassa integrazione straordinaria in atto (prevista da maggio 2013 a maggio 2014); il contratto avrebbe una durata quinquennale e ammonterebbe ad un valore economico pari a 3 milioni di euro annui inclusa IVA; sarebbero stati (inspiegabilmente) esclusi dal bando di gara e dal contratto i due progetti di rilievo e di carattere strategico sopra menzionati, il portale Made in Italy e l’International Trade Hub; nel bando di gara non sarebbe stata inserita la piena tutela dei posti di lavoro; la pubblicazione del bando di gara dovrebbe avvenire probabilmente entro la prima metà del mese di ottobre 2013;
   ove quanto indicato fosse accertato, vista anche la situazione di crisi del mondo del lavoro e dell'intera economia del Paese, con un contratto che garantirebbe meno della metà dei predetti 65 posti di lavoro, non si potrebbe che supporre che si starebbe delegando all'eventuale acquirente di RetItalia internazionale la ristrutturazione e la riorganizzazione della società, con conseguente parziale dismissione delle forze lavoro attualmente occupate –:
   quale sia lo stato dei fatti relativi all'intera vicenda della società RetItalia internazionale e se possa confermare o smentire quanto descritto in premessa;
   ad ogni modo, quali concreti provvedimenti intenda adottare al fine di garantire l'occupazione dei lavoratori di RetItalia internazionale evitando che corrano il rischio della perdita del lavoro;
   ove quanto descritto in premessa fosse accertato, se non intenda intervenire affinché venga sospesa la pubblicazione del bando di gara per la vendita di RetItalia internazionale in maniera da consentire al Ministero dello sviluppo economico e all'Agenzia ICE di poter individuare, prima della vendita della società, soluzioni volte alla salvaguardia completa dei posti di lavoro;
   se, al fine di non disperdere e di capitalizzare le conoscenze professionali specializzate in possesso dei lavoratori di RetItalia internazionale, nonché per consentire un risparmio economico (in particolare un risparmio immediato dell'IVA che l'ente paga per i servizi forniti) non intenda valutare la possibilità di un intervento del Governo volto ad integrare il personale di RetItalia internazionale nell'ambito della pubblica amministrazione. (5-01171)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PRODANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   dall'11 al 13 ottobre 2013 è in calendario, presso la stazione marittima di Trieste, la seconda edizione del «Prosecco, bubbling style on show», la rassegna enologica istituita con il protocollo d'intesa per la valorizzazione della nuova DOC Interregionale «Prosecco» sottoscritto nel 2010 dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con la regione autonoma Friuli Venezia Giulia (FVG), le organizzazioni agricole e il Consorzio tutela vini Collio e Carso;
   «Il Protocollo — ha sostenuto alla sua stipula il Ministro pro tempore Luca Zaia — è una pietra miliare per la valorizzazione di una produzione d'eccellenza qual è il Prosecco, che costituisce forse la cristallizzazione massima dell'identità, della storia e persino della geografia di tutti i territori interessati. Con questo accordo, che avrà la durata di tre anni, rispondiamo alle esigenze avanzate dai produttori e concludiamo un percorso già avviato lo scorso anno con il riconoscimento della denominazione DOC per i vini Prosecco, contribuendo alla promozione della filiera vitivinicola triestina, in particolare del Carso»;
   nell'ambito del quadro organico di interventi previsti dal documento, spiccano la ristrutturazione della parte agricola del costone carsico triestino (con i relativi interventi di bonifica), la realizzazione di un progetto di sviluppo specifico del Carso, la semplificazione dei vincoli di carattere ambientale, territoriale ed urbanistico riguardanti le zone SIC e ZPS presenti nel territorio e quelle soggette ad altri vincoli, in particolare di natura idrogeologica;
   ad oggi, come denunciato più volte dalle associazioni vitivinicole locali, il protocollo è stato attuato solo in minima parte;
   infatti, per il recupero del ciglione carsico la regione ha limitato il budget finanziario a poco più di un progetto pilota sulla viabilità interpoderale, è stata solo predisposta la redazione del «masterplan», un progetto pluriennale per lo sviluppo del Carso triestino e si è fatto poco sul fronte della semplificazione delle «pastoie» burocratiche;
   la manifestazione «Prosecco, bubbling style on show» si avvia ad essere l'ennesima vetrina delle iniziative incompiute che prevedevano uno sforzo sinergico del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, vanificato dall'immobilismo burocratico –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della mancata realizzazione di buona parte delle misure previste nel protocollo firmato nel 2010 e se intenda promuovere, d'intesa con la regione interessata, iniziative realmente efficaci per realizzare in tempi brevi quanto previsto dal documento, venendo incontro alle esigenze frustrate degli operatori del settore. (5-01169)


   MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, BENEDETTI, GAGNARLI, L'ABBATE, LUPO e PARENTELA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   in virtù del meccanismo di compensazione automatica delle provvidenze comunitarie con i contributi previdenziali non regolarmente versati all'istituto previdenziale, disposto dall'articolo 4-bis del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, convertito con modificazioni, dalla legge 6 aprile 2007, n. 46, a partire dalla annualità 2006 i contributi delle aziende agricole con dipendenti, anche se coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, risultanti a debito, anche se iscritti a ruolo, posso essere compensati a valere sugli aiuti comunitari erogati dagli organismi pagatori a titolo PAC;
   in sede di pagamento dell'aiuto comunitario, l'organismo pagatore è pertanto autorizzato a decurtare tale aiuto di una somma corrispondente ai contributi previdenziali dovuti e non pagati dall'impresa agricola beneficiaria, operando una vera e propria trattenuta a scomputo degli insoluti previdenziali;
   tale meccanismo di compensazione è del tutto automatico e all'agricoltore non è data alcuna comunicazione né preventiva, né successiva della trattenuta eventualmente operata dei contributi PAC, costituendo formale notifica dell'avvenuta compensazione soltanto la registrazione dei recupero nella piattaforma SIAN;
   nel caso in cui il debito risultasse già pagato è onere del contribuente inviare la segnalazione alla competente sede INPS al fine di ottenere il rimborso;
   tale meccanismo, oltre a non consentire agli agricoltori la possibilità di rateizzare il debito previdenziale, risulta particolarmente complesso nel caso in cui a causa del mancato dialogo informatico tra INPS ed AGEA, quest'ultima non tenga conto dell'avvenuta regolarizzazione e proceda ugualmente a decurtare la somma spettante al beneficiario a titolo PAC il quale richiede ed ottiene lo storno in tempi lunghissimi e con procedure assai gravose;
   sarebbe auspicabile che l'INPS, anche nell'ambito della politica degli avvisi bonari, comunicasse in anticipo alle aziende agricole interessate l'imminente regolarizzazione dell'insoluto mediante compensazione con le provvidenze comunitarie anche al fine di evitare la richiesta di storno da parte dell'agricoltore –:
   di quali ulteriori elementi dispongano i Ministri interrogati rispetto a quanto espresso in premessa e se non ritengano opportuno rivedere il meccanismo sopra descritto al fine di migliorare il dialogo informatico tra l'istituto previdenziale e gli organismi pagatori e di attivare un sistema di comunicazione preventiva delle eventuali procedure di compensazione in atto. (5-01175)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAOLO BERNINI e FERRARESI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   in comune di Galliera (Bologna) si è concluso un iter autorizzativo per la costruzione di una centrale elettrica a biogas, alimentata con insilato da colture dedicate e in parte con liquame zootecnico, della potenza di 0,999 MW;
   la provincia di Bologna, competente in merito, in data 5 luglio 2013, ha autorizzato l'opera, rinnovando una prima autorizzazione del 20 luglio 2012, sospesa per la presentazione di un ricorso al TAR da parte della proponente, la società agricola BG Galliera srl;
   nel nostro Paese vi è una prassi consolidata a non sottoporre l’iter autorizzativo di questi progetti ad una attenta valutazione di impatto ambientale, così come stabilito dalla direttiva 13 dicembre 2011, n. 2011/92/UE (Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati);
   dalla citata direttiva dell'Unione europea discende un preciso obbligo gravante su tutti gli Stati membri di assoggettare a VIA non solo i progetti indicati nell'allegato I, ma anche i progetti descritti nell'allegato II, qualora si rivelino idonei a generare un impatto ambientale importante, all'esito della procedura di cosiddetto screening. Tale screening deve essere effettuato avvalendosi degli specifici criteri di selezione definiti nell'allegato III della stessa direttiva e concernenti, non solo la dimensione, ma anche altre caratteristiche dei progetti (il cumulo con altri progetti, l'utilizzazione di risorse naturali, la produzione di rifiuti, l'inquinamento ed i disturbi ambientali da essi prodotti, la loro localizzazione e il loro impatto potenziale con riferimento, tra l'altro, all'area geografica e alla densità della popolazione interessata); tali caratteristiche sono, insieme con il criterio della dimensione, determinanti ai fini della corretta individuazione dei progetti da sottoporre a valutazione di impatto ambientale o a verifica di assoggettabilità nell'ottica dell'attuazione dei principi di precauzione e di azione preventiva ed in vista della protezione dell'ambiente e della qualità della vita;
   nel comune di Galliera vi è già una centrale a biogas situata nell'area della locale discarica, della potenza di 2,2 MW, altre due, della potenza complessiva di 1,299, sono a confine con il comune di S. Pietro in Casale ed altre quattro centrali sono previste nella sede dell'ex zuccherificio, a circa 6 chilometri dal centro del paese, di proprietà della SFIR: due a biogas, una a cippato e un pirogassificatore;
   in Germania a più riprese il biogas è stato indicato come la causa di infezioni botuliniche mortali nel bestiame domestico, negli ungulati selvatici ma anche nell'uomo. Il professor Boehnel dell'università di Gottinga afferma che, anche se non è stato ancora possibile dimostrare un rapporto diretto tra biogas e infezioni botuliniche, vi è certa la presenza di Clostridium botulinum (che può produrre le tossine botuliniche) e di altri patogeni nei digestati in quantità pericolose;
   negli ultimi anni, grazie a incentivi di varia natura, vi è stata una forte proliferazione di impianti per la produzione di energia elettrica da biogas, creandosi di fatto un nuovo modo di fare agricoltura, dalla coltivazione di alimenti per uomo ed animali alla fornitura di combustibile per centrali;
   il decreto ministeriale del 6 luglio 2012, con i relativi allegati, definisce il nuovo sistema di incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili elettriche non fotovoltaiche (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas) tende a favorire maggiormente gli impianti medio piccoli da 100 kW fino a un massimo d 600 kW, l'utilizzo di sottoprodotti rispetto alle colture dedicate, l'efficienza del processo e l'uso razionale dell'energia prodotta; ciò pur tuttavia continua ad essere causa di «concorrenza sleale» sul mercato degli affitti dei terreni, dal momento che chi produce per alimentare la centrale è disposto a spendere di più rispetto al classico coltivatore, i cui margini di guadagno sono molto inferiori;
   la garanzia fideiussoria non è stata versata dalla società agricola BG Galliera srl, che ha presentato la domanda, ma da una società diversa, la SYNECO GMBH, che è una agenzia di consulenza con sede a Bolzano, dando adito a supporre, così come in altri casi avvenuto, che le aziende agricole fungono da prestanome per la concessione dell'autorizzazione alla realizzazione dell'impianto per poi, in qualche modo, cedere la gestione a figure tipicamente finanziarie o ad industrie del settore energetico e/o del ciclo dei rifiuti –:
   se i Ministri interrogati non ritengano di assumere iniziative normative affinché gli impianti a biogas e biomasse per la produzione di energia elettrica debbano essere sottoposti a valutazione di impatto ambientale, così come previsto dalla direttiva 13 dicembre 2011, n. 2011/92/UE, indipendentemente dalle dimensioni ed in considerazione del loro «cumulo con altri progetti, l'utilizzazione di risorse naturali, la produzione di rifiuti, l'inquinamento ed i disturbi ambientali da essi prodotti, la loro localizzazione e il loro impatto potenziale con riferimento, tra l'altro, all'area geografica e alla densità della popolazione interessata»;
   se i Ministri non intendano assumere iniziative che riducano ulteriormente gli incentivi all'energia prodotta da tali impianti, rendendoli accessibili esclusivamente per impianti di piccola taglia, massimo 0.5 MW, legati all'azienda agricola, realizzati e gestiti dall'agricoltore.
(4-02112)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   CALABRÒ, DORINA BIANCHI, BINETTI, BURTONE, D'INCECCO, FUCCI, GIGLI, GRILLO, PALESE, RUSSO e ZOLEZZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha predisposto una bozza di riforma del codice di deontologia medica, di seguito definito codice;
   considerati i cambiamenti che negli ultimi anni hanno interessato la professione medica sia per le tumultuose evoluzioni tecnologiche, sia per le ristrettezze economiche che condizionano coloro che operano nell'ambito sanitario, appare interessante che sia stato avviato un ampio e approfondito dibattito per approntare un'eventuale revisione del codice che, seppur datato, appare nella gran parte delle sue articolazioni valido ed attuale;
   la bozza di codice in questione potrebbe presentare profili che impattano anche sul piano bioetico e biogiuridico, temi sui quali è sempre aperto e vivo il dibattito politico;
   come è noto, il codice deontologico ha anche ripercussioni dirette sul rapporto tra paziente e medico e, pertanto, deve essere finalizzato a privilegiare sia il ruolo del medico sia il citato rapporto medico-paziente, salvaguardando i principi di libertà, responsabilità e autonomia della professione del medico –:
   quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle funzioni istituzionali attribuite al Ministero, con specifico riguardo alle funzioni di vigilanza sugli ordini e i collegi degli esercenti le professioni sanitarie, per salvaguardare il rapporto tra medico e paziente e per consentire ai medici di continuare a lavorare in scienza e coscienza, avendo come unico fine la guarigione e la cura del suo paziente, ai fini della tutela del diritto alla salute costituzionalmente protetto.
(3-00370)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   L'ABBATE, GAGNARLI, LOREFICE, SCAGLIUSI, BRESCIA, GALLINELLA, CECCONI, MANNINO, LUPO, D'AMBROSIO, MASSIMILIANO BERNINI, DE LORENZIS, CATALANO, BENEDETTI e PARENTELA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   le frequenti emergenze che si registrano in campo alimentare, quali pollo alla diossina, mozzarella blu, aviaria, mucca pazza, evidenziano le difficoltà dell'industria e delle autorità pubbliche a garantire ai consumatori la sicurezza dei generi alimentari;
   mentre in molti Paesi europei quando si verifica un caso di prodotto alimentare che presenta problemi di qualità, sicurezza o comunque non conformità agli standard previsti, sia la catena di supermercati, sia l'azienda produttrice che il Ministero competente si attivano per darne massima informazione ai cittadini, anche attraverso la diffusione della notizia tramite gli organi di stampa e via web, obbligando i punti vendita a segnalare nel modo più visibile il prodotto in questione, nel nostro Paese raramente i punti vendita mettono in rete la lista dei cibi «richiamati» ad eccezione di alcune note catene che solo di recente hanno deciso di dedicare una sezione del loro sito internet alla segnalazione degli alimenti ritirati e difettosi;
   il Ministero della salute non sempre diffonde adeguatamente i comunicati relativi al ritiro dei prodotti alimentari dal mercato e, tranne per alcuni sporadici casi, non fornisce mai le relative immagini che invece aiuterebbero il consumatore ad identificare immediatamente il prodotto che potrebbe risultare dannoso per la salute;
   a norma del Regolamento (CE) 178/2002 se un operatore del settore alimentare ritiene o ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, e l'alimento non si trova più sotto il controllo immediato di tale operatore del settore alimentare, esso è tenuto ad avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le autorità competenti; qualora il prodotto dovesse essere già arrivato al consumatore, l'operatore informa i consumatori, in maniera efficace e accurata, del motivo del ritiro e, se necessario, richiama i prodotti già forniti ai consumatori quando altre misure siano insufficienti a conseguire un livello elevato di tutela della salute; gli operatori del settore alimentare responsabili di attività di vendita al dettaglio o distribuzione, sono inoltre tenuti a garantire la sicurezza degli alimenti trasmettendo le informazioni necessarie ai fini della loro rintracciabilità –:
   di quali ulteriori elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione a quanto espresso in premessa e se non si ritenga opportuno assumere iniziative per:
    a) diffondere con regolarità sul sito del Ministero della salute, nonché attraverso i media, le foto e le schede di tutti i prodotti alimentari richiamati dal mercato perché ritenuti pericolosi per la salute, affiancando a queste notizie l'elenco dei punti vendita in cui sono stati commercializzati;
    b) fare in modo che queste procedure vengano messe in atto anche dalla grande distribuzione organizzata.
(5-01173)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FANTINATI, BECHIS, CIPRINI, MUCCI e BALDASSARRE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   la H.J. Heinz Company è presente in Italia dal 1963, quando acquisisce Plasmon, un organico di circa 950 dipendenti, dislocati tra la sede di Milano e gli stabilimenti produttivi di Ozzano Taro, in provincia di Parma, e Latina;
   nel maggio 2010, Heinz Italia Spa è stata riconosciuta Head Quarter per il business Global Infant & Nutrition, business strategico dell'alimentazione per l'infanzia di cui l'Italia ha la responsabilità al fine di guidarne la ricerca, la crescita e la performance su scala globale;
   a giugno 2013 è mutato l'assetto societario con l'acquisto di Heinz Company da parte di Berkshire Hathaway dell'americano Warren Buffett e del fondo brasiliano 3G, una transazione valutata 23,3 miliardi di dollari;
   nel settembre scorso, la Plasmon ha annunciato l'intenzione di licenziare 204 lavoratori: 112 nella sede amministrativa del capoluogo lombardo, 36 a Ozzano e 56 a Latina. Si tratta del 25 per cento della forza lavoro;
   la società non risulta essere in crisi: nel 2012 ha realizzato un utile netto per 34 milioni di euro. Ha un patrimonio netto di quasi un miliardo di euro e quasi nessun debito bancario (dati Sole24ore);
   l'11 luglio 2013, durante l'annuale confronto informativo sulle strategie industriali presso l'Associazione industriale lombarda a Milano, i responsabili Heinz Italia SpA hanno presentato a lavoratori e sindacati un quadro tranquillizzante della situazione di mercato, delle prospettive occupazionali e industriali;
   in questa sede, l'azienda ha annunciato il riconoscimento del premio economico di risultato, pagato ai lavoratori Heinz per aver raggiunto i massimi livelli performance-obiettivi di produttività e soprattutto di redditività aziendali;
   nelle dichiarazioni di procedura di licenziamenti proprio le funzioni di ricerca e sviluppo verrebbero fortemente compromesse insieme al marketing e alla rete di vendita, lasciando intendere un possibile ridimensionamento di Plasmon, del suo valore di made in Italy, del suo patrimonio di know how;
   impressione dell'interrogante è che attraverso il taglio occupazionale ci sia come unico scopo solo l'immediato recupero delle risorse economiche per sanare il costo dell'acquisto;
   quali azioni urgenti s'intendono adottare al fine di impegnare la nuova proprietà della Heinz Company a definire un piano industriale credibile che garantisca il mantenimento e l'investimento della presenza del gruppo in Italia –:
   se non si ritenga necessario prevedere anche il ricorso agli ammortizzatori sociali, utili per una riorganizzazione meno traumatica, evitando così i licenziamenti e salvaguardando il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici della Plasmon.  (4-02107)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
   interrogazione a risposta scritta Matarrelli n. 4-01058 del 27 giugno 2013;
   interrogazione a risposta orale Sarti n. 3-00350 del 27 settembre 2013.