ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01018

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 707 del 23/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: TRAPPOLINO CARLO EMANUELE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-01018
presentata da
CARLO EMANUELE TRAPPOLINO
martedì 23 ottobre 2012, seduta n.707

La XIII Commissione,

premesso che:


l'agricoltura è sempre più uno dei settori decisivi per lo sviluppo sostenibile, occupazionale, sociale ed economico del nostro paese. Un comparto che tuttavia registra da anni diversi preoccupanti segnali per quanto riguarda la crescita dei livelli di produttività;

la promozione dell'accesso dei giovani alle attività agricoltura e il sostegno all'attività imprenditoriale giovanile rappresentano fattori fondamentali di sviluppo e di rilancio del comparto primario, rispetto ai quali si registra da tempo una unanime condivisione di intenti da parte delle istituzioni e delle associazioni di categoria;

nel nostro Paese il tasso di ricambio generazionale, nel comparto agricolo, risulta particolarmente basso e difficoltoso. I dati resi noti da Inea (Istituto nazionale di economia agraria) sulla presenza dei giovani in agricoltura attestano che il nostro paese registra, rispetto agli altri Paesi europei, una delle percentuali più basse di giovani titolari di impresa agricola. Secondo l'Inea, i giovani sotto i 40 anni rappresentano appena il 7 per centro dei conduttori delle aziende;

nel 2005 in Italia solo il 3 per cento dei conduttori aveva meno di 35 anni a fronte di una media europea del 7 per cento, mentre la percentuale degli ultrasessantacinquenni attivi nel settore primario risultava nel nostro paese essere tra le più alte dell'area europea (oltre il 20 per cento, dato prossimo a quello di Portogallo, Romania e Bulgaria);

tra il 2005 e il 2007 a livello nazionale vi è stata una contrazione del 10 per cento del numero delle aziende gestite da «under 40». In virtù dei dati sopramenzionati in Italia (con consistenti differenze interregionali) i rapporti tra un imprenditore agricolo giovane e imprenditori «over 65» risulta essere 1 a 6;

alla negatività del dato per quel che concerne l'imprenditoria giovanile corrisponde una percentuale relativa all'occupazione giovanile in agricoltura che va nella direzione opposta: quasi il 50 per cento degli occupati in agricoltura ha meno di 40 anni e di questi la metà è sotto i 29;

i dati relativi all'attività dei giovani nel settore agricolo testimoniano comunque che le aziende, in Italia, a conduzione «under 35» registrano buoni risultati per quanto riguarda l'attività imprenditoriale, la promozione di nuovi sistemi produttivi, i processi di innovazione e una soddisfacente penetrazione nei mercati internazionali;

un'esperienza di particolare significato sociale, occupazionale e imprenditoriale è rappresentata dalle imprese e cooperative di giovani che coltivano i terreni confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta di esperienze di grande interesse, che attestano la capacità delle nuove generazioni di offrire un notevole impulso al settore primario tutelando altresì gli equilibri agroforestali delle zone rurali;

gli ultimi Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali, che si sono succeduti hanno annunciato misure e progetti a sostegno del ricambio generazionale e dell'imprenditoria agricola giovanile, a partire dall'assegnazione e la vendita agevolata delle terre demaniali. Nella maggior parte dei casi a tali annunci non sono seguiti provvedimenti attuativi efficaci e completi;

secondo una indagine promossa da Coldiretti-Swg «la disponibilità di terra è il principale vincolo alla nascita di nuove imprese agricole», ed «il 50 per cento delle imprese agricole già esistenti condotte da giovani "chiede" la disponibilità di terra in affitto o acquisizione»;

per la Cia «sono oltre 50 mila i giovani agricoltori che guardano con grande interesse alla vendita dei terreni agricoli da parte dell'Agenzia del demanio; giovani agricoltori che hanno difficoltà ad acquistare terreni coltivabili ai prezzi di mercato»;

secondo l'ultimo rapporto tematico Inea il mercato fondiario è stato condizionato dalla «crisi economica generale, amplificata dalla scarsa disponibilità di liquidità degli agricoltori e dalle difficoltà di accesso al credito»;

per Confagricoltura «oltre il 4 per cento della Sau (superficie agricola utilizzata) è a riposo e che, unendola alla superficie attualmente non utilizzata, si potrebbe rimettere in coltura un'estensione pari ad oltre il 9 per cento della Sau: ovvero 1,2 milioni di ettari oggi improduttivi». Sempre secondo Confagricoltura «i "terreni a riposo" nel 2010 assommavano a quasi 550 mila ettari e sono aumentati di circa il 50 per cento dal 1982. Si tratta di superfici che possono tornare rapidamente in produzione - sottolinea Confagricoltura - e che rappresentano un potenziale immediatamente disponibile per rafforzare la nostra agricoltura e creare nuove opportunità per i giovani imprenditori»;

l'approvazione della legge n. 183 del 2011 prevede dismissioni di terreni agricoli dello Stato o di enti pubblici nazionali, attribuendo ai giovani un diritto di prelazione nel processo di alienazione. In particolare l'articolo 7 di tale legge dispone che l'Agenzia del demanio debba curare l'alienazione dei terreni agricoli di proprietà dello Stato non utilizzabili per altre finalità istituzionali, ricorrendo alla trattativa privata per gli immobili di valore inferiore a 400 mila euro, e mediante asta pubblica per quelli di valore pari o superiore a 400 mila euro. Per le stesse finalità e con le medesime modalità anche le regioni, le province e i comuni possono vendere i beni di loro proprietà aventi destinazione agricola, anche avvalendosi dell'Agenzia del demanio. I proventi netti derivanti dalle operazioni di dismissione sono destinati alla riduzione del debito pubblico;

in seguito, con il decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 sono state inserite ulteriori norme volte ad agevolare la vendita di terreni agricoli di proprietà dello Stato o di altri enti pubblici anche territoriali;

successivamente il decreto-legge n. 1 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2012 è stata approvata, all'articolo 66 una nuova disciplina per la dismissione; in particolare, al comma 1, è previsto che: «Entro il 30 giugno di ogni anno, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con decreto di natura non regolamentare da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, anche sulla base dei dati forniti dall'Agenzia del demanio nonché su segnalazione dei soggetti interessati, individua i terreni agricoli a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato non ricompresi negli elenchi predisposti ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, nonché di proprietà degli enti pubblici nazionali, da locare o alienare»;

ad oltre 3 mesi dalla scadenza sopracitata, non è stato ancora emanato il suddetto decreto sull'alienazione dei terreni agricoli di proprietà dello Stato. A proposito di ciò, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali così ebbe a dichiarare: «nei mesi scorsi abbiamo avuto un po' di difficoltà con il demanio che ci doveva fornire l'elenco delle superfici»;

gli immobili da vendere - seguendo le stime di alcuni organi di informazione - sono 1.853 a cui se ne sommano 65 da affittare mentre il totale complessivo dei terreni conta 60 mila ettari. Secondo una indagine Ismea, il valore stimato dei terreni ammonterebbe a 82 milioni di euro: una cifra che, pur consistente, non rappresenta certo un'entrata capace di incidere con efficacia e in maniera significativa sulla riduzione del debito pubblico, mentre l'assegnazione dei beni demaniali per progetti di sviluppo agricolo può rappresentare una opportunità imprenditoriale ed occupazionale per migliaia di giovani;

nonostante la crisi che sta interessando tutti i comparti produttivi ed occupazionali, gli ultimi dati trimestrali diffusi dall'Istat confermano la natura anticiclica del settore agricolo, unico in controtendenza che fa segnare un aumento del Pil dell'1,1 per cento e delle assunzioni del 10,6 per cento. Dati che, pur da inquadrare entro un contesto più complesso, confermano che il settore primario può rappresentare un volano di sviluppo virtuoso e sostenibile capace di valorizzare le identità, i territori, il contrasto del dissesto idrogeologico, la cultura, le produzioni, e trainare complessivamente il made in Italy;

in un momento in cui il mercato del lavoro registra una tendenza negativa (soprattutto per i giovani) e le attività manifatturiere e del terziario avanzato sembrano non riuscire a colmare, almeno nel breve periodo, il gap con le altre realtà più dinamiche del pianeta, l'agricoltura moderna e multifunzionale può consentire ai giovani di avviare una attività imprenditoriale nella quale realizzare le proprie idee, concretizzare i propri progetti e mettere in campo la propria cultura e conoscenza;

l'ordine del giorno n. 9/4829-A/153 (a prima firma del deputato Carlo Emanuele Trappolino), accolto dal Governo il 16 dicembre 2011, impegna l'Esecutivo a «predisporre un piano giovani in agricoltura che incentivi il ricambio generazionale»,
impegna il Governo
ad adottare, improrogabilmente entro termini brevissimi, il decreto ministeriale disposto dall'articolo 66 del decreto-legge n. 1 del 2012 (originariamente previsto per il 30 giugno 2012), inserendo, per le motivazioni esposte in premessa, che almeno un terzo della quota dei «terreni agricoli a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato» venga affittata, e non ceduta, ai giovani agricoltori che ne facciano richiesta.

(7-01018)«Trappolino».