ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00901

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 648 del 12/06/2012
Abbinamenti
Atto 7/00878 abbinato in data 14/06/2012
Atto 7/00899 abbinato in data 14/06/2012
Atto 7/00910 abbinato in data 20/06/2012
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00183
Firmatari
Primo firmatario: DI GIUSEPPE ANITA
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 12/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 12/06/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 12/06/2012


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
20/06/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 20/06/2012
RUSSO PAOLO POPOLO DELLA LIBERTA'
NEGRO GIOVANNA LEGA NORD PADANIA
 
INTERVENTO GOVERNO 20/06/2012
BRAGA FRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
PARERE GOVERNO 20/06/2012
BRAGA FRANCO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 14/06/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 14/06/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/06/2012

DISCUSSIONE IL 20/06/2012

ACCOLTO IL 20/06/2012

PARERE GOVERNO IL 20/06/2012

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 20/06/2012

CONCLUSO IL 20/06/2012

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00901
presentata da
ANITA DI GIUSEPPE
martedì 12 giugno 2012, seduta n.648

La XIII Commissione,

premesso che:


il settore del tabacco rappresenta una realtà agricola ed industriale importante per l'Italia. Dal punto di vista della produzione agricola, infatti, l'Italia rappresenta il primo produttore europeo di tabacco e il decimo a livello mondiale (il Paese leader è la Cina, con il 38 per cento dell'intera produzione mondiale). Le coltivazioni italiane di tabacco coprono circa 27.000 ha, principalmente in Campania, Umbria, Veneto e Toscana, mentre le esportazioni di tabacco greggio dall'Italia si assestano su 218 milioni di euro annui. Le sigarette prodotte in Italia sono 6.000 miliardi all'anno, e gli addetti nell'intera filiera sono 204.000 (53.000 nella tabacchicoltura, 5.500 nella prima trasformazione, 740 nella manifattura, 2.700 nella distribuzione dei prodotti da fumo e 140.200 nelle rivendite di tabacchi). Nel complesso il valore totale della filiera supera i 18,4 miliardi di euro;


dal 2010, nelle regioni storicamente vocate alla tabacchicoltura, il 50 per cento della dotazione finanziaria messa a disposizione dalla Pac per sostenere il settore è stato trasferito dal I pilastro (pagamento unico aziendale) al II pilastro (fondi del PSR). In queste regioni, infatti, ai produttori di tabacco è stata concessa la possibilità di accedere ad una misura agroambientale straordinaria (finora accordata dall'Unione Europea solo alla regione Umbria). Per accedere a questa misura agroambientale i tabacchicoltori devono impegnarsi ad assumere comportamenti produttivi rigorosi e virtuosi dal punto di vista ambientale. Ad oggi sono ancora in corso i negoziati su tale misura tra la commissione Europea e le altre regioni agro ambienta;


nel 2010, la Commissione europea ha avviato un processo di revisione della direttiva 2001/37/CE sui prodotti del tabacco. Nel dettaglio, il riesame della normativa ha riguardato sei aree di modifica: a) l'ambito di applicazione della legge, b) i prodotti del tabacco non da fumo, c) l'informazione ai consumatori, d) la comunicazione e la registrazione degli ingredienti, e) la regolamentazione degli ingredienti, f) l'accesso ai prodotti da fumo;


per ciascuna delle sei aree, sono state indicate specifiche proposte di modifica. Le modifiche hanno contenuti più o meno radicali e prospettano diverse ricadute, dirette ed indirette, per gli operatori il settore. In ciascuna area tematica, indipendentemente dagli interventi che saranno materialmente realizzati, le proposte di modifica genereranno inevitabili conseguenze economiche e sociali (ad esempio sui livelli del gettito erariale, su quelli dell'occupazione e altro);


a titolo esemplificativo, si consideri che l'eventuale introduzione del «pacchetto generico», potrebbe favorire la diffusione di prodotti contraffatti alla luce delle minori difficoltà che i «contraffattori» potrebbero incontrare nel fabbricare in maniera illecita un packaging molto più semplice da copiare. In questo caso, il danno maggiore ricadrebbe sulle casse dello Stato, per il mancato introito;


le conseguenze dell'adozione di tali misure troverebbe spazio per una crescita esponenziale dei fenomeni di vendita illegale (contrabbando e contraffazione) correlata alla maggior facilità di riproduzione delle confezioni di prodotti da fumo. Tale crescita del consumo illecito favorirebbe senza dubbio fenomeni di elusione fiscale significativa, con gravi perdite erariali e possibili incrementi delle patologie legate al consumo di prodotti non sottoposti a rigorosi controlli e composti da tabacco trattato con pesticidi spesso vietati nell'Unione europea;


altre conseguenze socio-economiche si potrebbero verificare nell'ambito del divieto di utilizzo degli ingredienti. Tra le proposte di modifica avanzate, infatti, vi è la possibilità di divieti sull'utilizzo di ingredienti, anche senza evidenza scientifica della dannosità degli ingredienti stessi. Un'eventualità che porterebbe un danno considerevole all'intera filiera del tabacco;


la maggior parte delle sigarette consumate in Europa appartengono alla categoria cosiddetta american blend, una miscela realizzata con varietà di tabacchi flue cured, light air cured (burley) ed orientali, con le ultime due varietà che per loro caratteristica necessitano di essere combinate con ingredienti. Qualsiasi divieto o restrizione sull'utilizzo di ingredienti usati per realizzare prodotti american blend avrebbe come effetto immediato l'esclusione dal mercato delle varietà burley ed orientali;


in effetti, nei Paesi dove sono prodotte (soprattutto Bulgaria, Grecia ed Italia), le varietà burley ed orientali sono coltivate primariamente da piccoli imprenditori, spesso su aziende agricole di dimensioni di poco superiori all'ettaro. L'Italia rappresenta in tal senso un esempio da tenere in considerazione. La Campania produce il 93,2 per cento del burley italiano in un'area dove la percentuale di disoccupazione è molto più alta della media nazionale. A ciò si aggiunga il fatto che l'ipotesi di sostituire il burley con altre varietà (ad esempio il bright) che non corrono il rischio di subire restrizioni da parte della nuova formulazione della direttiva prodotto, non rappresenta un'alternativa facilmente percorribile dalle aziende italiane del comparto. Le aziende dedite alla coltivazione del tabacco in Italia, infatti, hanno dimensioni medie molto contenute; dimensioni che rendono economicamente insostenibile l'adozione di sistemi colturali meccanizzati che, al contrario, ben si adatterebbero alla coltivazione di varietà tipo bright. Tale limitazione non metterebbe le aziende italiane nelle condizioni di operare con i livelli di efficienza e competitività adeguati a quelli del mercato «globale» del tabacco;


il punto di forza della tabacchicoltura italiana, infatti, è stato fino ad oggi rappresentato dall'elevata qualità di produzioni ottenute grazie all'ampio ricorso ad operazioni manuali, sia nelle fasi di coltivazione che nelle fasi di raccolta/prima trasformazione. L'accuratezza e l'economicità di queste operazioni manuali si è storicamente basata sulla conduzione familiare delle aziende e dal diffuso ricorso alla manovalanza familiare. Elementi, questi, che hanno fatto della tabacchicoltura un settore forte dell'agricoltura, specie nelle aree più interne e marginali della nostra penisola. Elementi che oggi, per diverse ragioni, iniziano a venire meno privando il settore dei suoi tradizionali e consolidati elementi di forza. Anche per queste ragioni oggi, molto più che in passato, si rende necessaria la messa a punto di scelte politiche e settoriali che sappiano guidare il difficile periodo di transizione che sta caratterizzando l'intera tabacchicoltura nazionale e la competitività dei territori rurali vocati a questo comparto,

impegna il Governo:


ad attivare presso le istituzioni europee tutte le opportune iniziative al fine di salvaguardare un comparto di eccellenza che realizza un tabacco di qualità e che ha il merito di fregiare l'Italia quale primo produttore europeo e tra i primi esportatori mondiali, anche per tutelare sia la salute del cittadino, sia l'interesse generale del Paese;


a monitorare e facilitare, per quanto di competenza, il processo di adozione da parte delle regioni di misure di ristrutturazione del comparto nell'ambito dei piani di sviluppo regionale;


a monitorare i ritardi che si registrano nell'attivazione di misure dei piani di sviluppo regionale potenzialmente utili a sostenere il comparto (esempio misure agroambientali, 214, e misure per il sostegno all'agricoltura di semisussistenza, 1.4.4), e a facilitare il processo di attivazione di dette misure;


ad attivarsi al fine di stipulare accordi pluriennali con le manifatture internazionali operanti in Italia ed ottenere adeguati impegni circa gli acquisti di tabacco italiano, come già fatto con Philip Morris Italia.


(7-00901)
«Di Giuseppe, Rota, Messina».