ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08579

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 728 del 04/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: DE PASQUALE ROSA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 04/12/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 04/12/2012
Stato iter:
13/12/2012
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 04/12/2012

RITIRATO IL 13/12/2012

CONCLUSO IL 13/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-08579
presentata da
ROSA DE PASQUALE
martedì 4 dicembre 2012, seduta n.728

DE PASQUALE. -
Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:

a pochi giorni dal secondo parere del Consiglio di Stato il Ministero dell'economia e delle finanze ha emanato il 19 novembre 2012 il decreto n. 200 che regolamenta «le modalità e le procedure per l'applicazione proporzionale, a decorrere dal 1o gennaio 2013, dell'esenzione dell'IMU per le unità immobiliari destinate allo svolgimento delle attività istituzionali con modalità non commerciali»;

dopo aver precisato nell'articolo 3 quali sono i requisiti generali perché una attività possa considerarsi non commerciale, nell'articolo successivo elenca ulteriori requisiti particolarmente restrittivi per quelle attività che si definiscono didattiche;

queste, secondo quanto affermato nell'articolo 4, comma 3, a, b, c, devono essere «paritarie», non devono essere «discriminatorie nell'accettazione degli alunni»; hanno l'obbligo di «accogliere gli alunni portatori di handicap», devono applicare la «contrattazione collettiva al personale docente e non docente», devono garantire «l'adeguatezza delle strutture agli standard previsti», devono assicurarle «pubblicità del loro bilancio»;

inoltre le attività didattiche devono essere svolte a «titolo gratuito, ovvero dietro versamento di corrispettivi di importo simbolico e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo del servizio, tenuto conto dell'assenza di relazione con lo stesso»;

mentre i primi requisiti sono la riproposizione di quanto già stabilito dalla legge n. 62 del 2000 per ottenere il riconoscimento di parità, gli ultimi requisiti sono aggiunti da questo regolamento e mettono in grande difficoltà le scuole paritarie;

è infatti impossibile che una scuola paritaria, che fa parte di un unico sistema pubblico di istruzione unitamente alla scuola statale, debba ottemperare le norme di legge, relative alla contrattazione collettiva dei suoi dipendenti, all'adeguatezza funzionale degli edifici, alla modernizzazione delle strumentazioni didattiche, al sostegno degli studenti portatori di handicap, all'aggiornamento del personale per citare alcuni dei tanti capitoli di spesa del suo bilancio, per riuscire ad essere esentata dall'Imu, possa, senza avere alcun finanziamento pubblico, offrire il suo servizio scolastico ed educativo «a titolo gratuito» o dietro «un corrispettivo simbolico»;

il richiamo in premessa di questo decreto a titolo giustificativo della necessità di adeguarsi ai «parametri di conformità a quelli previsti dal diritto dell'Unione europea» non tiene conto di un particolare assai importante che le scuole non statali, nei diversi Paesi europei godono, anche se in maniera diversificata da un Paese all'altro, di un finanziamento pubblico e, quindi, si trovano nella oggettiva fortunata situazione di non praticare alcuna retta, oppure di praticare semplicemente una retta simbolica ad integrazione del contributo statale. Ma in Italia è molto diverso. Il finanziamento pubblico della scuola paritaria è irrisorio e, per di più, si arresta alle scuole materne e primarie ex parificate convenzionate. Tutte le altre non hanno alcun finanziamento;

quanto detto risulta secondo l'interrogante ancor più paradossale alla luce di una Risoluzione del Parlamento europeo, approvata a Strasburgo appena il 4 ottobre 2012, che ribadisce quanto aveva già solennemente proclamato in una altra Risoluzione del 14 marzo 1984 che la libertà di scelta educativa è un diritto fondamentale umano che va garantito, sostenuto e promosso dagli Stati membri, che questa libertà di scelta educativa si esercita anche nelle scuole paritarie e che quindi nei confronti di queste scuole non va praticata alcuna sorta di discriminazione rispetto a quanto stabilito per le altre scuole statali;

ora, questo regolamento per i vincoli ai quali sottopone le scuole paritarie per essere esenti dall'imposizione IMU appare all'interrogante palesemente discriminatorio. Costituisce un ulteriore atto legislativo che le penalizza, le emargina, le costringe a cessare la propria attività. Mette in evidenza come in Italia ancora alcuni diritti fondamentali, come appunto quello della libertà di scelta educativa, sono dei miraggi lontani e, a queste condizioni, irraggiungibili; e che l'Italia è ancora lontana dall'Europa dei diritti civili;

questo regolamento è ad avviso dell'interrogante una sorta di accanimento nei confronti di quelle istituzioni che si propongono, senza finalità di lucro, come un servizio al Paese, nel sistema pubblico d'istruzione; il grosso rischio è quello di far diventare queste istituzioni, che nella maggior parte dei casi attualmente non sono «scuole per ricchi», ma accolgono, spesso anche gratuitamente, ragazzi in situazioni familiari svantaggiate, scuole esclusivamente per coloro che potranno pagare una cospicua retta e quindi scuole «solo d'élite»;

questo regolamento affossando le scuole paritarie, che per il bilancio dello Stato (nelle voci attività specifiche di pertinenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, del Ministero della sanità, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero per i beni culturali, province, regioni, fondi europei) costituiscono un risparmio nell'ordine di una decina di miliardi, contraddice la filosofia della spending review intrapresa dal Governo e dalle forze che lo sostengono e andrà ad appesantirlo ulteriormente costringendo indistintamente tutti, a subire altre imposizioni fiscali per raggiungere il suo pareggio;

concludendo, per la parte che riguarda le scuole paritarie senza finalità di lucro si tratta secondo l'interrogante di un decreto ingiusto, discriminatorio, politicamente miope, in aperta contraddizione con tutte le manovre di saggia politica economica e fiscale e con le più volte dichiarate affermazioni delle più alte autorità istituzionali che la scuola, in quanto priorità strategica per lo sviluppo economico e sociale del Paese, deve essere messa al primo posto dell'agenda governativa e disporre tutte le condizioni, comprese quelle finanziarie, che le consentono di svolgere appieno il suo servizio -:

se il Ministro interrogato non ritenga urgente ed indispensabile che il regolamento in premessa citato venga profondamente emendato in quanto in contrasto tanto con quanto stabilito dalla risoluzione del Parlamento europeo, approvata a Strasburgo appena il 4 ottobre 2012, quanto con quegli stessi interessi, in questo caso del bilancio dello Stato nelle sue diverse articolazioni, che si propone di voler difendere, soprattutto a causa della inevitabile chiusura di buona parte delle scuole paritarie senza finalità di lucro che ne deriverebbe nel caso il regolamento stesso venisse applicato, senza alcuna modifica, così come è stato redatto;

se non pare opportuno al Ministro interrogato che, eventualmente, la dicitura «un corrispettivo simbolico» venga interpretata nel senso di porre in relazione il corrispettivo che viene versato dai genitori per ogni alunno della scuola paritaria senza finalità di lucro, rispetto a quanto costa allo Stato ogni alunno della scuola statale.(5-08579)