BINETTI. -
Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
l'analisi della popolazione differentemente abile e condizionata da difficoltà oggettive che permettono una quantificazione solo parziale dei bisogni di cura dei disabili. Solo in poche realtà territoriali sono presenti dei sistemi informativi che rilevano e restituiscono dati inerenti alla domanda di servizi e alle prestazioni forniti dai vari enti;
ciò premesso si considerano le stime disponibili riferite al numero di disabili tenendo presente che: la definizione di disabilita non è universale (spesso si usano in modo impreciso termini come disabile, handicappato, invalido, inabile e altro); il sistema attuale di certificazione di disabilità manca di uniformità; manca una fonte anagrafica universale e quindi le fonti esistenti non sono ne esaustive ne paragonabili tra loro;
stimare il numero dei bambini e dei giovani disabili richiede fonti informative diverse, mentre la principale fonte utilizzata per stimare il numero delle persone con disabilità presenti in Italia è l'indagine Istat sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari del 2004-2005. Secondo l'Istat, la proporzione di persone disabili sulla popolazione residente nel nostro Paese è del 4,8 per cento;
considerando i diversi livelli di disabilità, naturalmente quello più grave e rappresentato dal confinamento, che implica la costrizione permanente a letto, o su una sedia con livelli di autonomia nel movimento pressoché nulli, nonché il confinamento in casa per impedimento psichico o fisico;
secondo stime, basate sulla classificazione Istat, in provincia di Roma risultano confinate più di 70 mila persone con più di 6 anni. Circa 110 mila persone presentano difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane, cioè vivono con difficoltà ad espletare le principali attività di cura della propria persona, più di 80 mila presentano disabilità nel movimento, mentre le difficoltà nella sfera della comunicazione, quali l'incapacità di vedere, sentire o parlare, coinvolgono circa 40 mila persone con più di 6 anni che richiedono un particolare lavoro di cura, spesso per la concomitante disabilità di tipo psico-motorio;
il Cem della Croce rossa italiana a Roma per l'assistenza ai disabili gravi, rischia di chiudere tra le drammatiche incertezze per utenti, famiglie e lavoratori. La struttura romana dagli anni cinquanta è centro di eccellenza nell'assistenza, oggi sembra essere un peso per l'ente pubblico che persegue un obiettivo: il risanamento. Il futuro è legato a un debito di 27 milioni di euro accumulato dal comitato provinciale di Roma della Cri. Il 70 per cento degli operatori è precario;
i familiari e gli ospiti disabili sono in mobilitazione, e non si escludono forme più eclatanti di protesta. Loro non vogliono andarsene, mentre il commissario della struttura annuncia: «Inevitabile il trasferimento degli utenti», dal momento che, da mesi non c'è nessuna manutenzione;
nei giorni scorsi è stato decretato l'inizio dell'occupazione della struttura di via Ramazzini sulla quale grava il peso di un debito milionario del comitato provinciale di Roma della Croce rossa italiana e costi di gestione che non si riesce più a mantenere. Un'occupazione come forma di protesta, da parte dei familiari delle persone con disabilità anche grave, per i quali da decenni il centro di educazione motoria è casa o luogo di attività diurne;
da tempo, non viene più fatta la manutenzione ordinaria, come già mesi fa rilevava il commissario della struttura Flavio Ronzi. I familiari e gli ospiti della struttura presenti alla protesta, richiedono, inoltre, che presso il reparto Archimede (una delle porzioni della struttura, quello che ad oggi ospita gli utenti in regime di semiresidenzialità) venga attivato il progetto, che esiste da tempo ma solo sulla carta, per il «dopo di noi»: «I genitori stanno man mano venendo meno, e questi figli devono trovarsi in quella struttura "dopo di noi" che da tempo era stata promessa» -:
quali urgenti misure intendano assumere al fine di tutelare la salute e la continuità assistenziale agli utenti, di strutture come il Cem della Croce rossa italiana a Roma che rischiano di chiudere a causa di scelte economiche e di tagli effettuati senza adeguate misure di razionalizzazione della spesa pubblica.
(5-08459)