ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08296

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 708 del 24/10/2012
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/17292
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 24/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 24/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 24/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 24/10/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-08296
presentata da
RITA BERNARDINI
mercoledì 24 ottobre 2012, seduta n.708

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

domenica 22 luglio 2012 la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso la casa circondariale «Regina Coeli» di Roma, accompagnata da Irene Testa, segretaria dell'associazione «Il Detenuto ignoto», e Gianmarco Ciccarelli, membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani;

la visita ha avuto una durata di circa tre ore, con inizio alle 10,00; la delegazione è stata ricevuta e accompagnata da un ispettore di polizia penitenziaria; non erano presenti il direttore dell'istituto e i vicedirettori, né il comandante di polizia penitenziaria;

la situazione riscontrata è la seguente: il penitenziario è gravemente sovraffollato, i detenuti presenti sono 997; la capienza regolamentare dichiarata dal Ministero della giustizia è di 725 posti (dato pubblicato sul sito del Ministero della giustizia, statistica «Detenuti italiani e stranieri presenti e capienze per istituto - 30 giugno 2012»), tuttavia - secondo quanto riferito - questo dato non tiene conto del fatto che due sezioni dell'istituto, la quinta e la sesta, sono chiuse per lavori di ristrutturazione, per cui la reale capienza regolamentare dell'istituto allo stato attuale è di circa 485 posti; infatti, secondo quanto riferito, la quinta sezione, chiusa da circa 3 anni, aveva una capienza regolamentare di circa 100 posti, mentre la sesta sezione, chiusa dal mese di febbraio 2012, aveva una capienza regolamentare di circa 140 posti;

secondo quanto riferito, sono circa 150 i detenuti che scontano una condanna definitiva: oltre l'80 per cento delle persone ristrette è in attesa di giudizio; più della metà della popolazione detenuta è composta da stranieri;

la carenza di personale di polizia penitenziaria è particolarmente marcata; secondo quanto riferito, la pianta organica prevede 630 unità mentre gli agenti in servizio sono circa 490, di cui circa 90 distaccati presso il Nucleo traduzioni: gli agenti effettivamente in servizio, dunque, sono circa 400;

il penitenziario si articola in 8 sezioni (comprese le due sezioni chiuse) più un reparto adibito a Centro diagnostico e terapeutico (CDT); la delegazione visita la seconda sezione, uno dei quattro bracci che si diramano dalla prima rotonda;

la seconda sezione ospita detenuti comuni in regime di media sicurezza e si articola su 4 piani (terra, primo, secondo e terzo);

quasi tutte le celle ospitano 3 detenuti sistemati in un letto a castello a tre piani; la dimensione delle celle è di circa 7 metri-quadri a cui va aggiunto un piccolo vano bagno con wc e lavandino; tutte le celle sono sprovviste di doccia, in violazione dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000; in tutte le celle sono applicate alle finestre, oltre alle sbarre, reti a maglia stretta: la circolazione di aria e l'ingresso di luce naturale risultano sensibilmente ridotti;

i detenuti trascorrono all'interno della cella almeno 20 ore al giorno; secondo quanto riferito da alcuni detenuti, a causa del sovraffollamento le ore d'aria previste non vengono tutte effettivamente utilizzate per recarsi nel cortile esterno: «in teoria abbiamo 3 ore d'aria più un'ora di socialità, ma in pratica andiamo all'aria per un'ora e 15 minuti al giorno, siamo troppi e dobbiamo alternarci, per un'altra ora anziché andare all'aria passeggiamo nel corridoio del reparto»; altri detenuti confermano: «facciamo soltanto un'ora d'aria, un'ora nel corridoio del reparto e un'ora di socialità, dalle 17,00 alle 18,00: per 21 ore restiamo chiusi in queste cellette»; inoltre i detenuti riferiscono che la doccia, che è esterna alla cella, può essere utilizzata proprio durante le ore d'aria: «dobbiamo scegliere se farci la doccia oppure andare all'aria»;

l'assistenza sanitaria, a detta di molti detenuti, è una delle criticità più gravi dell'istituto: «qui l'assistenza medica è un problema grosso: i dottori, se dici che stai male, pensano che stai simulando»;

anche l'assistenza psicologica è gravemente carente e del tutto inadeguata per fare fronte alle esigenze della popolazione detenuta: secondo quanto riferito, lo psicologo è presente soltanto per 12 ore al mese (2 ore per 6 giorni al mese) e gli psicologi sono soltanto 4 o 5;

con riferimento al sopravitto, i detenuti denunciano prezzi di vendita superiori rispetto ai normali prezzi di mercato; ad esempio, una confezione di riso scotti da 1 chilogrammo costa euro 4,11; una confezione di 100 piatti monouso costa euro 3,90; il tabacco da 25 grammi costa euro 4,50 mentre il tabacco da 40 grammi euro 7,20; mezzo chilo di pomodorini ha un costo di euro 3,38; mezzo chilo di abbacchio costa euro 13,00; il fornellino per cucinare ha un costo di euro 14,00; le cuffiette per la radio costano euro 11,88; le batterie costano euro 4,50; i detenuti evidenziano che per moltissimi prodotti, anche di prima necessità, non è possibile una seconda scelta economicamente più conveniente; inoltre, riferiscono che i piatti, i bicchieri e le forchette di plastica fino al 2009 potevano entrare dall'esterno, fra i prodotti che i familiari possono consegnare ai detenuti, mentre adesso devono necessariamente essere acquistati;

molti detenuti sottolineano di aver aderito in massa all'iniziativa nonviolenta di sciopero della fame e silenzio, promossa da Marco Pannella dal 18 al 21 luglio 2012; secondo quanto riferito dall'ispettore di polizia penitenziaria, «mediamente, nei quattro giorni di iniziativa, ogni giorno hanno rifiutato il vitto circa 800 detenuti, con un picco di circa 900 detenuti che hanno fatto lo sciopero della fame nel secondo giorno»;

al piano terra sono ristretti 32 detenuti;

P.T., detenuto di 68 anni ristretto nella cella n. 5, riferisce di trovarsi in condizioni di salute fisica e mentale incompatibili con il regime carcerario e denuncia carenze nell'assistenza sanitaria: «il mio nome è Black, nella mia vita ho fatto 20 anni di manicomio, per 3 anni sono stato nel letto di forza, i medici dicono che sono lucido, pulito, orientato, ma io sono schizofrenico paranoico; qui subiamo torture, ma non dagli agenti, dai dottori; io sono malato di diabete, non ci vedo quasi più, guardate la caviglia quanto è gonfia, non esco all'aria perché sennò casco per terra, il problema qui sono i medici e gli infermieri, dicono che le mie condizioni di salute sono buone e posso stare qua, dicono che sono lucido ma io non sono scemo, io sono pazzo; vorrei andare in una struttura per essere curato, ho fatto domanda per andare all'Aidat, una comunità che è qui a Roma, ma non mi hanno mai risposto»;

G.C., detenuto di 41 anni ristretto nella cella n. 5, racconta così i suoi problemi di salute: «nel carcere ai Larino mi hanno fatto una biopsia, sono malato di epatite C e ho un inizio di cirrosi, l'ematologo dell'ospedale Santo Spirito mi ha detto che se non trovano una terapia giusta dovrei fare un trapianto di fegato, invece al Pertini hanno escluso la necessità del trapianto e dicono che sono compatibile con il carcere, a chi devo credere?; ora vicino al fegato mi sono usciti dei linfonodi, ma i dottori dicono che sono cumuli di grasso»; G.C. riferisce di avere il fine pena nel 2017, di essere assegnato al carcere di Sulmona e di trovarsi nella casa circondariale di Regina Coeli dal mese di aprile, e aggiunge: «temo di tornare a Sulmona, vorrei rimanere qua perché la mia famiglia è residente a Roma»;

nella cella n. 9 è ristretto C.D., un detenuto di 30 anni in attesa di giudizio accusato di aver violato la legge in materia di sostanze stupefacenti; C.D. non dice nulla e non si muove dalla sua branda posta al secondo piano del letto a castello, ma i suoi compagni di cella manifestano estrema preoccupazione per le sue condizioni: «questo ragazzo come vedete è un vegetale, ha problemi mentali molto seri, la notte si graffia e al mattino è tutto pieno di sangue, a volte si fa la pipì addosso, anche l'altra notte se l'è fatta addosso; è qui da 4 mesi e da più di 3 mesi non va all'aria; ha anche una situazione familiare delicata, in questo carcere ci sono tanti problemi, però per favore occupatevi del suo caso, noi non sappiamo cosa possiamo fare per aiutarlo»;

la cella n. 11 ospita un detenuto in un letto singolo; la cella non è dotata di lenzuola, di televisore né di altre suppellettili; alla finestra è saldato un pannello di vetro plexiglass che impedisce l'ingresso di aria; oltre al pannello, le sbarre e la rete a maglia stretta; la persona ristretta in questa cella afferma: «sono qua perché sono a rischio suicidio, sto qua dentro da un mese e mezzo, questa cella è un forno a causa di quel vetro, in genere sto all'aria 30 minuti al giorno, ma il sabato e la domenica sto chiuso tutto il giorno perché ci sono pochi agenti; prima di me un tedesco è stato in questa cella per 7 mesi»;

M.U., detenuto di nazionalità nigeriana, lamenta i tempi lunghi del processo: «sono qui dentro da 15 mesi e il processo ora è stato rinviato al prossimo ottobre; io sono un immigrato regolare, sono incensurato, vivo in Italia da 9 anni, perché dicono che sono pericoloso e mi tengono qua? ho due figli piccolissimi, di 3 anni e di 1 anno, quando mi hanno arrestato mia moglie era incinta di 8 mesi»;

C.A.D.T., nato a Roma nel 1965, riferisce di essere in attesa di giudizio da 13 mesi e denuncia carenze nell'assistenza medica: «in passato ho subito un intervento di doppio bypass intestinale, ho la sideremia bassissima, ho necessità di ferro e per questo dovrei fare endovene una volta alla settimana, ma in tutto il carcere non c'è nessuno che sa fare le iniezioni endovena!»;

la doccia comune del piano terra, in discreto stato ma con ristagno di acqua sul pavimento, consta di 3 piatti doccia; un detenuto riferisce che «le docce sono state ristrutturate 5 mesi fa, ma hanno sbagliato la pendenza, per questo si allaga»;

la delegazione si reca al primo piano, che ospita circa 55 detenuti e si presenta in condizioni generali di manutenzione peggiori rispetto al piano terra;

molti detenuti lamentano l'assenza di lavoro all'interno dell'istituto: «ho chiesto di poter lavorare ma qui non c'è niente, ho cinque figli, tutti minorenni: ho bisogno di lavorare», afferma un detenuto; un altro dice: «ho i figli piccoli e le rate del mutuo arretrate, ho chiesto di lavorare in cucina, ma in questo carcere il lavoro è un miraggio»; alcuni detenuti riferiscono di spendere una parte importante dei propri risparmi per aiutare economicamente i compagni di cella più poveri, evidenziando che l'assenza di lavoro è un problema che si ripercuote sull'intera popolazione detenuta: «se capiti in cella con due persone che non hanno niente e non lavorano che fai, non li aiuti?»;

un detenuto spagnolo con condanna definitiva (ristretto nella cella n. 26) riferisce di avere presentato la richiesta per poter scontare il residuo della pena in Spagna, senza aver ancora ricevuto alcuna risposta: «sono di Bilbao, mi resta da scontare 1 anno e 9 mesi, ho chiesto il trasferimento in Spagna due mesi fa, ma non mi hanno risposto, sto aspettando»;

un detenuto ristretto nella cella n. 30 lamenta carenze nell'assistenza sanitaria e sottolinea come il grave deficit di organico di polizia penitenziaria incida sulle condizioni di vita delle persone detenute: «io sono diabetico e c'ho da fare l'insulina, ma alle 23 l'infermiere se ne va e c'è un solo agente per tutta la sezione, un solo agente per 4 piani, un solo agente deve controllare più di 200 persone: se c'è un'emergenza, se mi sento male come faccio?»; e prosegue: «il dentista non mi manda fuori per curare i denti perché c'è carenza di agenti di polizia penitenziaria»;

molti detenuti sottolineano che il rapporto con gli agenti di polizia penitenziaria è buono: «con gli agenti ci troviamo bene, sono pochi e anche per loro è difficile lavorare in queste condizioni, ed è evidente che i problemi del carcere non dipendono da loro, anzi ci aiutano come possono», afferma un detenuto; «gli agenti spesso fanno cose extra, cose che non dovrebbero fare: l'altro giorno un agente ha fatto lavori di idraulica perché la cella era allagata», racconta un altro; «in questa sezione gli agenti ti fanno fare la doccia ogni giorno, nella settima sezione invece tre volte alla settimana, in ogni caso dipende dal numero e dalla disponibilità degli agenti»;

R.M., detenuto trentaduenne ristretto nella cella n. 17, riferisce di aver presentato domanda di trasferimento nel carcere di Rebibbia, per ricevere cure ed essere più vicino alla moglie: «il tribunale di Roma mi ha riconosciuto l'incompatibilità col carcere, sono dipendente da psicofarmaci dal 2003; vorrei andare al centro clinico di Rebibbia, a mia moglie lì verrebbe più semplice venirmi a trovare, è incinta di 3 mesi, sono 2 mesi che non faccio colloqui, da 2 mesi non vedo mia moglie e non vedo i bambini»;

anche A.B. (cella n. 17), detenuto trentacinquenne con 3 figli, di cui 2 minorenni, vorrebbe essere trasferito nel carcere di Rebibbia: «a parte i miei figli non ho nessuno, sono orfano di padre e di madre, non ho fratelli, non ho parenti, sono divorziato da 9 anni; i miei figli abitano vicino Rebibbia, il più grande che ha 19 anni va a scuola là vicino»;

R.L.L.L., detenuto di 67 anni ristretto nella cella n. 23, riferisce di trovarsi in condizioni di totale indigenza e di aver presentato molte domande per tornare in possesso della proprio carta di credito: «sono uruguaiano ma ho anche la cittadinanza italiana, sono in attesa di primo giudizio, sto qua da 7 mesi, da 7 mesi sono senza soldi, i carabinieri dopo l'arresto non mi hanno restituito la mia carta di credito, e così dopo essere andato ai domiciliari in una comunità sono dovuto tornare in carcere perché non ho la carta di credito: ho fatto un sacco di domande per riaverla, ma ancora niente»; R.L.L.L. lamenta inoltre di non ricevere adeguate cure mediche: «soffro di ipertensione e di diabete, ho le gambe gonfie e sto peggiorando ogni giorno che passa, fuori facevo una terapia diversa, qui non mi danno cibo per diabetici e mi danno troppa insulina, ho troppi sbalzi di glicemia»;

«la situazione è critica», sottolineano molti detenuti: «come si fa a tenere 3 persone in 6 metri quadrati?»; «i prezzi del sopravitto sono troppo alti, è un furto autorizzato e continuato», lamentano in tanti; i detenuti inoltre lamentano l'assenza di palestra e l'inadeguatezza del passeggio-cortile esterno;

le doccia comune del primo piano (4 docce di cui una non funzionante) si presenta in condizioni fatiscenti, con il tetto scrostato a causa dell'umidità;

la sala per socialità è un ambiente fatiscente arredato con 2 tavoli; alle finestre sono applicate, oltre alle normali sbarre, reti a maglia stretta; il piccolo bagno si presenta in condizioni igieniche e di manutenzione pessime;

la delegazione si reca al secondo piano; la cella n. 46 è particolarmente buia, a causa della finestra a bocca di lupo (anche la finestrella del bagno ha la bocca di lupo);

la doccia comune (4 piatti doccia) è in cattivo stato, con muri e tetto scrostati a causa dell'umidità;

la delegazione si reca nel cortile-passeggio; quest'area esterna, di dimensioni modeste benché sia destinata a ospitare i detenuti dell'intera sezione, è priva di qualunque copertura ed dotata di un wc e di un lavandino che si presentano in condizioni di totale degrado;

in tutta la seconda sezione del carcere di Regina Coeli la notte vengono chiusi i blindi che vengono riaperti la mattina successiva anche con il caldo soffocante che si vive a Roma in piena estate;

in risposta all'interrogazione n. 5-06220 della prima firmataria del presente atto, il 1o marzo di quest'anno il Governo replicava che per le «ristrutturazioni» del carcere di Regina Coeli, negli ultimi 10 anni, erano stati spesi ben 18 milioni e 400.000 euro mentre per la manutenzione ordinaria e straordinaria, negli ultimi 5 anni, la spesa sostenuta ammontava a 4 milioni 831.000 euro -:

se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda intervenire per ridurre, fino a portarla a quella regolamentare, la popolazione detenuta nel carcere Regina Coeli di Roma;

se e quando si intenda intervenire per colmare il deficit di organico della polizia penitenziaria;

se intenda per quanto di competenza, assumere iniziative affinché si incrementino le ore di lavoro mensili degli psicologi ex articolo 80 e definire finalmente la loro posizione lavorativa considerato che molti di loro prestano la loro opera professionale per l'amministrazione penitenziaria da qualche decennio;

se si intendano incrementare i fondi relativi alle mercedi per il lavoro dei detenuti, quelli riguardanti i sussidi per i più indigenti, quelli per le attività trattamentali e, infine, quelli da destinare alla pulizia dell'istituto e, in particolare, delle celle;

se intenda chiarire se nella «capienza regolamentare» dell'istituto penitenziario di Regina Coeli riportata sul sito del Ministero della giustizia (725 posti al 30 giugno 2012) siano conteggiate anche le sezioni chiuse e, quindi, inutilizzate;

se intenda finalmente chiarire se nella «capienza regolamentare» dei 207 istituti penitenziari riportata sul sito del Ministero della giustizia (45.584 posti al 30 giugno 2012) siano conteggiate anche le sezioni chiuse e, quindi, inutilizzate;

se, per una maggiore aderenza dei dati fomiti alla realtà, non intenda distinguere la capienza regolamentare di ciascun istituto per sezioni e per tipologia di detenuti ospitati nelle stesse e cioè «alta sicurezza», «41-bis» e «media sicurezza»;

a che punto si trovino le ristrutturazioni delle sezioni V e VI e quando prevedibilmente verranno collaudate e consegnate;

quali sono le ditte che si sono aggiudicate gli appalti delle ristrutturazioni delle due sezioni e attraverso quale procedura di evidenza pubblica;

come mai, sebbene negli ultimi 5 anni siano stati stanziati ben 4.831.000 euro per manutenzioni ordinarie e straordinarie, la II sezione visitata nell'occasione dall'interrogante risulti ancora così fatiscente sia per quel che riguarda le celle detentive che per quanto riguarda la zona passeggi; se, nei lavori eseguiti, sia stato consentito ai detenuti di poter lavorare;

quali sono le ditte che si sono aggiudicate gli appalti delle manutenzioni ordinarie e straordinarie e attraverso quale procedura di evidenza pubblica; se, nei lavori eseguiti, sia stato consentito ai detenuti di poter lavorare;

se i Ministri interrogati intendano intervenire di concerto per assicurare il diritto alla salute delle persone detenute nel carcere di Regina Coeli che descrivono le situazioni di scarsa attenzione e cura rappresentate in premessa;

se, in base ai commi 1 e 2 dell'articolo 69 della legge 26 luglio 1975, n. 354 il magistrato di sorveglianza di Roma vigilando come è suo compito sulla organizzazione degli istituti di prevenzione e di pena abbia mai prospettato al Ministro della giustizia le esigenze dei vari servizi del carcere di Regina Coeli, con particolare riguardo alla attuazione del trattamento rieducativo;

se il Ministro della giustizia intenda intervenire per approfondire ed eventualmente risolvere i casi descritti in premessa;

stante la richiesta di alcuni detenuti del carcere di Regina Coeli di poter scontare la pena o vivere la custodia cautelare vicino al proprio contesto familiare, cosa intenda fare il Ministro per rendere possibile il mantenimento di un valido rapporto del detenuto con i propri familiari e i figli, specie in età minore, secondo quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000 n. 230;

se intenda disporre, almeno nei mesi estivi, l'apertura dei blindi durante la notte;

se intenda intervenire per rimuovere tutte quelle carenze strutturali - come le bocche di lupo alle finestre che non fanno entrare luce e aria e l'assenza delle docce nelle celle - che costituiscono vere e proprie violazioni del regolamento penitenziario;

se intenda intervenire per calmierare i prezzi del sopravvitto all'interno del carcere di Regina Coeli, se non altro dando la possibilità ai detenuti di acquistare prodotti di marche meno costose di quelle che attualmente compongono il listino prezzi;

quale sia la ditta che gestisce il sopravvitto all'interno del carcere di Regina Coeli, da quanti anni eroga questo servizio e se si sia aggiudicata l'appalto attraverso una gara ad evidenza pubblica. (5-08296)