BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, il 20 gennaio 2011 Salvatore Camelia, trentanovenne, si è suicidato in carcere, a Caltagirone, impiccandosi, con un lenzuolo, alla grata della finestra della sua cella. Inutili i primi soccorsi degli agenti dell'istituto penitenziario e i successivi interventi di rianimazione dell'uomo, il cui corpo è giunto privo di vita all'ospedale «Gravina» di Caltagirone;
secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri di Mineo, che avevano eseguito il provvedimento restrittivo, l'uomo aveva aggredito e ferito la sua compagna con un coltello. Dopo l'arresto, Camelia era stato accompagnato nel carcere calatino. L'accusato sarebbe stato interrogato dalla competente autorità giudiziaria, che gli avrebbe contestato i reati di tentato omicidio e lesioni -:
se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza al fine di verificare, anche attraverso l'avvio di un'indagine, se vi siano responsabilità amministrative o disciplinari del personale penitenziario in ordine al suicidio del detenuto;
se e che tipo di sostegno psicologico fosse stato predisposto nei confronti del detenuto;
quanti siano gli psicologi e gli educatori effettivamente in servizio presso il carcere di Caltagirone e quanti quelli previsti in pianta organica;
se non si intenda immediatamente assumere le necessarie iniziative per stanziare fondi per migliorare la vita degli agenti penitenziari e dei detenuti in modo che il carcere non sia solo un luogo di espiazione e di afflizione ma diventi soprattutto un luogo, attraverso attività culturali, lavorative e sociali, in cui i detenuti possano avviare un percorso concreto per essere reinseriti a pieno titolo nella società. (5-08274)