ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08135

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 703 del 15/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: RUBINATO SIMONETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/10/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 15/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 15/10/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-08135
presentata da
SIMONETTA RUBINATO
lunedì 15 ottobre 2012, seduta n.703

RUBINATO. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:

in un'area ubicata tra le frazioni di Porcellengo e Castagnole del Comune di Paese, in provincia di Treviso, si prevede di realizzare un progetto di riclassificazione della discarica denominata «Castagnole» - di proprietà della ditta T.ER.R.A. - per destinarla allo smaltimento di 460.000 metri cubi di amianto in un periodo di circa 10 anni;

l'ambito di riclassificazione è ubicato ad una distanza di circa 200-250 metri dal consorzio agrario, dal centro di Raccolta differenziata (CERD) e dal centro SITA/Protezione Civile (spesso visitato da scolaresche anche dei comuni limitrofi); il sito è prossimo (circa 400 metri) ad un primo nucleo di abitazioni della frazione di Castagnole, a 350 metri da un primo nucleo della frazione di Porcellengo e a 850 metri dal suo centro urbano, densamente popolato;

gli impianti (discariche) autorizzati a ricevere amianto in Italia sono meno di 10 ed il Veneto non ne ha nemmeno uno;

esiste di fatto in Italia una carenza di impianti in grado di smaltire tali materiali;

a livello nazionale, manca una pianificazione che preveda la predisposizione di siti di smaltimento possibilmente nelle aree dove l'asbesto (materia prima per la produzione del cemento-amianto) è stato a suo tempo estratto, per far sì che quel tipo di materiale continui a rimanere confinato in aree/siti dove questo è già presente ab origine;

in ogni caso, appare necessario mettere a punto anche Italia tecnologie in grado di trattare i rifiuti contenenti amianto in modo tale da renderli inerti e recuperabili per l'uso edilizio, come avviene già in altri Paesi;

il territorio di Paese è stato sede di attività industriali ad elevato impatto ambientale (fonderie, tintorie, industrie alimentari) che hanno segnato il territorio con un rilevante inquinamento entro e fuori terra, cui occorre aggiungere la coltivazione di numerose cave (che rappresentano ben il 13 per cento del territorio agricolo), nonché gli allevamenti intensivi, la fungicoltura ed il florovivaismo, esercitato prevalentemente entro ampie serre pavimentate, piuttosto che a campo libero o su suolo libero entro serra coperta;

a partire dagli anni 1970/1980 il Comune di Paese, come altri comuni della provincia di Treviso, ha avuto un considerevole sviluppo dell'edilizia residenziale nelle frazioni e nelle aree agricole;

l'aumento della popolazione residente che ha riguardato in modo particolare il Comune di Paese e le tante attività produttive insediate hanno reso necessario realizzare numerosi impianti per lo smaltimento dei rifiuti urbani;

come segnalato nel «piano di assetto del territorio» il territorio di Paese è interessato da un grave fenomeno di inquinamento delle acque sotterranee determinato dalla consuetudine di localizzare nelle cave, prima sede di attività estrattiva, discariche, in alcuni siti, anche abusive, di rifiuti; questo ha determinato modifiche irreversibili del territorio agricolo; infatti, le caratteristiche idrogeologiche dei terreni dell'alta pianura trevigiana (materasso ghiaioso di origine alluvionale estremamente permeabile) crea un elevato rischio di inquinamento delle falde: in caso di sversamenti di sostanze inquinanti solubili (è il caso dei diserbanti o nitrati di origine agricola) queste penetrano con estrema facilità nella falda idrica sotterranea, con grave decadimento qualitativo della risorsa stessa (che, in alcuni casi, risulta non idonea agli usi legittimi);

il decreto ministeriale 471 del 1999, nel disporre limiti restrittivi alla qualità delle acque sotterranee, prevede la competenza delle amministrazioni comunali in ordine ai procedimenti di bonifica che richiedono ingenti risorse sia finanziarie che professionali a carico delle medesime amministrazioni e dei responsabili dell'inquinamento delle acque;

nell'alta pianura trevigiana esiste un forte degrado nella gestione dei rifiuti, essendosi ormai consolidata la consuetudine di trasformare cave dismesse in discariche; Paese, con un'alta concentrazione di cave-discariche (ben 10 presenti sul territorio comunale), è un caso esemplare di estremo degrado, ma situazioni analoghe presentano anche nei comuni di Villorba, Montebelluna, Spresiano, Vedelago, Istrana;

secondo le indicazioni dei geologi e secondo quanto prescritto in tutti i piani territoriali (regionali, provinciali, comunali) il territorio dell'alta pianura è il meno adatto ad ospitare discariche; in questo caso infatti qualsiasi perdita accidentale dagli impianti si riversa direttamente nel patrimonio idrico; è questo un rischio a cui è esposto in particolare il territorio veneto; nelle altre regioni della pianura padana vi sono infatti condizioni analoghe in territori molto più ristretti e con caratteristiche idrogeologiche diverse;

in assenza di un chiaro e certo vincolo posto dalla legge i privati proprietari dei terreni dove si trovano cave dismesse trovano conveniente chiedere l'autorizzazione all'esercizio di una discarica; appare pertanto necessario porre un vincolo alla realizzazione di discariche nelle zone ad elevata vulnerabilità degli acquiferi sotterranei (e, in generale, nelle aree di ricarica degli acquiferi) o, quantomeno, autorizzare in tali aree solo discariche per inerti, finalizzate al ripristino ambientale di zone degradate come le cave;

il Consiglio di Stato, con decisione del 20 marzo 2007, ha stabilito che l'esistente discarica «Castagnole», autorizzata con provvedimento della provincia di Treviso del 21 ottobre 2004, n. 843, non avrebbe potuto ricevere anche rifiuti contenenti amianto - anche se legati in matrice cementizia - disponendo altresì l'annullamento del provvedimento provinciale; pertanto anche i conferimenti contenenti amianto avvenuti in data anteriore al provvedimento del Consiglio di Stato (circa 80.000 tonnellate tra il 2005 e il 2006) sono privi del relativo titolo abilitativo;

conseguente alla pronuncia del Consiglio di Stato è l'ordine di esecuzione all'amministrazione della provincia di Treviso e il conseguente obbligo di ripristino della situazione quo ante al provvedimento annullato, con la bonifica del sito e il risarcimento - per i danni conseguenti - a carico della ditta TERRA quale proprietaria della discarica «Castagnole» -:

se intenda assumere iniziative normative affinché su tutto il territorio nazionale - nelle zone individuate dalle regioni come aree ad elevata vulnerabilità degli acquiferi sotterranei - sia autorizzata solo la localizzazione e l'esercizio di discariche per inerti, e solo se finalizzate al ripristino dei luoghi e sia vietata qualsiasi altro tipo di discarica o impianto di smaltimento dei rifiuti;

se vi siano elementi in merito alla tempestiva elaborazione dei piani territoriali regionali di coordinamento e dei piani di gestione dei rifiuti delle regioni, che devono essere approvati entro il 31 dicembre 2013 secondo quanto previsto dall'articolo 199 del Testo unico ambientale, al fine di assicurare il conseguimento degli obiettivi descritti in premessa.(5-08135)