BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato dal Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) il 14 giugno 2011 nel carcere di Bari si trovano attualmente ristretti ben 530 detenuti, circa il 300 per cento in più rispetto ai posti disponibili, il che, secondo il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, fa slittare l'istituto di pena barese al primo posto della classifica delle «prigioni-lager» in Italia;
nel celle del carcere di Bari, dove al massimo dovrebbero essere ospitati 6 detenuti, ve ne sono addirittura 20; alcuni reclusi dormono ad un palmo dal soffitto (quasi a 5 metri dal pavimento) e le loro condizioni sanitarie sono ridotte al minimo, con «rischio concreto di epidemie»;
per risolvere il problema del sovraffollamento del carcere barese, secondo il Sappe, basterebbe far decollare il progetto delle sezioni detentive modulari da allocare entro i muri di cinta delle carceri -:
se corrisponda al vero la su descritta situazione nel carcere di Bari e, nel caso, quali iniziative si intendano adottare per impedire che a persone già private della libertà sia inflitta la pena supplementare del degrado di luoghi e condizioni di detenzione che offendono la dignità umana;
quali iniziative intenda assumere il Governo per intervenire tempestivamente rispetto alle più drammatiche urgenze di sovraffollamento, edilizie e igienico-sanitarie della casa circondariale di Bari;
quali iniziative, più in generale, intenda assumere il Governo in relazione al complessivo fenomeno di sovraffollamento delle carceri italiane; in particolare, quale sia l'orientamento del Governo in merito al progetto volto alla creazione di sezioni detentive modulari da allocare entro i muri di cinta delle carceri;
quali siano gli orientamenti del Governo in relazione all'ipotesi già prospettata di un provvedimento di clemenza (amnistia e/o indulto), che contribuisca a riportare il trattamento penitenziario a quel «senso di umanità» e a quella «rieducazione del condannato», previsti dall'articolo 27, terzo comma, della Costituzione. (5-07906)