BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
Cosimo Intrepido, 31enne, originario di Trepuzzi (Lecce), rinchiuso nel carcere di Castrogno per scontare un residuo di pena per rapina, si è tolto la vita il 29 giugno 2011 impiccandosi alle sbarre della sua cella;
l'uomo era in attesa di entrare in una comunità di recupero per tossicodipendenti ed in passato aveva già tentato di togliersi la vita;
sul triste episodio il segretario del Sappe, Giuseppe Pallini, ha dichiarato: «L'istituto teramano potrebbe ospitare 240 detenuti invece ne ospita 410: di questi, oltre la metà soffre di problemi psichici con difficile gestione, scaricati a Teramo per il solo fatto che c'è il servizio di guardia medica su 24 ore e una psichiatra per alcune ore la settimana. I mancati interventi strutturali sull'esecuzione della pena e sul sistema penitenziario nazionale hanno nuovamente portato gli istituti di pena del Paese in piena emergenza, lasciando soli a loro stessi gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria»;
i familiari del detenuto morto suicida hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica per chiedere di chiarire le cause della morte -:
se il Governo non intenda urgentemente attuare iniziative di competenza per capire, anche attraverso l'avvio di un'indagine interna, se vi siano responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare nella morte del detenuto avvenuta nel carcere di Castrogno;
in particolare, se non intenda verificare se ed in che misura il detenuto morto suicida disponesse di un adeguato supporto psicologico;
se non intenda, per quanto di competenza, aumentare l'organico degli psichiatri assegnati presso il carcere di Castrogno, anche alla luce dell'elevato numero di detenuti affetti di disturbi psichici ivi presenti;
se non si ritenga oramai indifferibile fornire elementi sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere e nei centri di identificazione ed espulsione in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle, invece, avvenute per cause sospette;
se si ritenga necessaria e indifferibile, proprio per garantire i diritti fondamentali delle persone, la creazione di un «osservatorio» per il monitoraggio delle morti che avvengono in situazioni di privazione o limitazione della libertà personale, anche al di fuori del sistema penitenziario, osservatorio in cui siano presenti anche le associazioni per i diritti dei detenuti e degli immigrati;
se non si intenda assumere immediatamente iniziative volte a stanziare fondi per migliorare la vita degli agenti penitenziari e di detenuti in modo che il carcere non sia solo un luogo di espiazione e di dannazione, ma diventi soprattutto un luogo, attraverso attività culturali, lavorative e sociali, in cui detenuti possano avviare un percorso concreto per essere reinseriti a pieno titolo nella società;
se non sia indispensabile e urgente assumere iniziative, anche normative, per favorire il ricorso a forme di pene alternative per garantire un'immediata riduzione dell'affollamento delle carceri italiane;
se anche alla luce dei fatti riportati in premessa, si ritenga che all'interno delle carceri e dei centri di identificazione ed espulsione siano garantiti i diritti fondamentali della persona. (5-07813)