ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07606

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 677 del 06/08/2012
Firmatari
Primo firmatario: SIRAGUSA ALESSANDRA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/08/2012


Commissione assegnataria
Commissione: IX COMMISSIONE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 06/08/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 06/08/2012

SOLLECITO IL 25/09/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-07606
presentata da
ALESSANDRA SIRAGUSA
lunedì 6 agosto 2012, seduta n.677

SIRAGUSA. -
Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

il cantiere navale di Trapani sorge su un'area demaniale accanto al porto della città di Trapani;

la struttura nasce negli anni '60 per volontà regionale e la gestione viene affidata all'E.S.P.I, Ente Siciliano per la Promozione Industriale, costituito con la legge n. 18 del 7 marzo 1967 della Regione Siciliana con lo scopo di promuovere lo sviluppo industriale dell'Isola;

agli inizi degli anni '90 la gestione del cantiere navale passa dall'E.S.P.I. ad una società privata, la Cantiere Navale di Trapani S.p.A., fondata da una cordata di imprenditori locali provenienti da diversi settori, ovvero i Noè (cantieristica), i Morici (edilizia), i Culcasi (industria alimentare) e i D'Angelo (nautica). Oggi, la maggioranza della CNT S.p.A. viene detenuta dai soli D'Angelo tramite la società controllante Satin Spa di proprietà degli stessi;

il cantiere nasce per affermarsi nel settore delle riparazioni navali e, grazie alla vasta aerea (circa 70000 mq) e ai due bacini galleggianti di cui viene dotato, può ospitare imbarcazioni di diversa portata. Quando i D'Angelo cominciano a gestire individualmente il CNT, al settore delle riparazioni viene affiancato quello delle costruzioni: dai pescherecci in ferro a quelli in VTR, da uno yacht di lusso ad una petroliera;

in particolare, il progetto della petroliera, la Marettimo M. iniziato nel 2005, non viene mai terminato e a tutt'oggi la nave si trova ancora in cantiere: lo spaventoso ritardo sarebbe diventato insopportabile per l'armatore e soprattutto per le banche finanziatrici, mentre le ditte esterne si sarebbero ritirate;

anche a seguito di ciò e lamentando la crisi internazionale, il Cantiere navale di Trapani ha, dapprima, messo in cassa integrazione per tutto il 2011 i lavoratori e poi, prima del Natale dello stesso anno, ne ha annunciato il licenziamento: il progetto dell'azienda era quello della messa in mobilità (licenziamento) dei dipendenti CNT e la parziale riassunzione degli stessi nella Satin spa. Riassunzione non precisata e non garantita nei tempi, modi, condizioni, numeri, e comunque subordinata all'eventuale presenza di commesse;

contro la decisione della messa in mobilità, i lavoratori hanno occupato la petroliera per diversi mesi, chiedendo una cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale;

Satin spa e CNT, pur avendo lo stesso proprietario, sono due entità giuridiche distinte, come all'occorrenza specificato più volte dalla stessa proprietà. I lavoratori CNT, ovvero Cantieri Navali di Trapani sono stati licenziati, mentre quelli della Satin no;

in un articolo apparso su il Corriere della Sera il 14 gennaio 2012 si legge: «gli operai lamentano crediti, fra ferie congelate e mai pagate o altri stipendi, di circa 350 mila euro. "È il sistema delle scatole cinesi. È speculazione - attacca Antonino Di Cola - perché tutti i clienti locali e storici della Cantiere navale Trapani, come la Ustica Lines, sono stati messi nelle condizioni economiche di non partecipare più, proprio per creare una crisi che di fatto è, come dire, una "crisi pilotata". E la commessa milionaria con la Marina Militare non l'ha presa l'azienda Cantiere Navale di Trapani ma la Satin, vecchia azienda della famiglia D'Angelo e con lo stesso consiglio di amministrazione dell'altra. Lui, il padrone, prende i lavori con l'azienda "madre", svuota l'azienda che ha in concessione l'area e così ha le mani libere, magari di usare manodopera a bassissimo costo come i rumeni che già ci sono»;

nello stesso articolo si legge: «L'Assessorato alle Attività Produttive come soluzione tampone ha emesso un bando per ristrutturare il bacino galleggiante nel porto di Trapani, di proprietà della Regione siciliana. Un'opera che porterebbe una commessa di circa 9 milioni di euro. Commessa che però, ne convengono sia gli operai sia in assessorato, presumibilmente si aggiudicherebbe chi lavora sul posto e dunque l'azienda (quale delle due, controllata o controllante?) del signor D'Angelo. "Ma così - riattacca Antonino Di Cola - siamo al paradosso e questo signore si ritroverebbe con l'area libera, tutti gli operai licenziati e un'altra commessa milionaria con cui riempirsi le tasche. E noi e le nostre famiglie? E i nostri crediti passati? E il nostro futuro?"». Già, perché anche se la nuova commessa fosse vincolata al mantenimento della forza lavoro in atto, prendendo l'appalto con la Satin, l'azienda "madre" che giuridicamente è un altro soggetto rispetto al Cantiere Navale di Trapani che ha per ora la concessione dell'area, l'imprenditore D'Angelo nulla avrebbe da spartire con i 59 operai prima cassintegrati poi licenziati»;

in una nota stampa diffusa dall'agenzia Ansa il 16 febbraio 2012, i lavoratori aderenti al sindacato Firn Uniti Cub hanno denunciato che: «la Satin, società che dovrebbe assumere i 56 operai licenziati dai Cantieri navali di Trapani (Cnt), versa in condizioni economico finanziarie peggiori degli stessi Cantieri. Dagli ultimi bilanci aziendali, depositati alla Camera di Commercio, "la Cnt accusa un passivo di bilancio di circa 9 milioni di euro e vanta un profitto di 7 milioni; la Satin conta invece un passivo di bilancio di circa 40 milioni di euro, a fronte di un profitto di circa 4 milioni". Sembrerebbe pertanto che l'azienda da salvare, poiché in buone condizioni finanziarie, sarebbe la CNT e non la Satin»;

una vicenda intricatissima a cui si aggiunge il fatto che alla CNT, che risiede su un'area demaniale, quindi pubblica, come pubbliche (regionali) sono alcune infrastrutture, soprattutto il bacino di carenaggio, per la cui ristrutturazione la Regione ha destinato dei fondi, ad un certo punto non viene più rinnovata la concessione demaniale per mancato pagamento dei canoni;

la questione è stata risolta dietro la promessa e la presentazione di un'apposita fidejussione assicurativa da parte della CNT, come risulta dall'articolo 5 della concessione formulata e sottoscritta nella sede della Capitaneria di Porto di Trapani in data 20 marzo 2000, n. ordine 64/2000 e no di repertorio 46/2000;

non risulterebbero tuttavia essere stati pagati i canoni successivi;

dopo il 2009, naturale scadenza del rinnovo della concessione, la Capitaneria «concedeva provvisoriamente» alla CNT di occupare l'area demaniale dal 1° aprile 2009 al 31 marzo 2012, con provvedimento del 1o febbraio 2012 (e dunque con effetti retroattivi dal 2009!) previo versamento del solo canone del periodo 1° gennaio 2012-31 marzo 2012 pari a euro 24.697,62, atto n. 002 del registro Concessioni, anno 2012;

nel luglio del 2011 alla CNT sarebbe stato notificato uno sfratto immediatamente esecutivo che sarebbe stato, tuttavia, revocato nel successivo mese di agosto 2011;

secondo gli operai, che lo rilevano in una lettera inviata alla Capitaneria di Porto di Trapani il 19 dicembre 2011, «appare infatti sbalorditivo o addirittura inverosimile che di fronte ad un'azione amministrativa ed esecutiva per reiterato mancato pagamento di un canone di concessione demaniale ad un tratto la questione venga risolta con una semplice promessa di pagamento, che ai nostri occhi appare poco credibile, visto che la stessa dirigenza del CNT ha recentemente dichiarato di avere debiti per 18 milioni e di dover necessariamente ricorrere alla messa in mobilità di tutto il personale e all'affitto della stessa azienda per far fronte all'ingente crisi economica, produttiva, ma soprattutto finanziaria»;

di fronte ad una situazione così complessa occorre fare chiarezza sul ruolo delle istituzioni e sul rapporto di concessione demaniale dell'area portuale;

ci si chiede come mai venga lasciata ad un privato la possibilità di usufruire di un'area demaniale lasciandola inoperosa e improduttiva, precludendo ad altri (imprenditori privati o enti statali come in precedenza era l'ESPI), di lavorare su di un'area così vasta e importante, garantendo un alto livello occupazionale necessario allo sviluppo della città;

e allo stesso modo sorprende che la società, in questa situazione di grave crisi finanziaria, riesca ad ottenere da un ente assicurativo una fideiussione per il pagamento dei canoni arretrati;

ci si chiede altresì perché tali fideiussioni e prestiti non siano stati richiesti per evitare il licenziamento dei lavoratori;

l'articolo 3 della concessione formulata e sottoscritta nella sede della Capitaneria di Porto di Trapani in data 20 marzo 2000, n. ordine 64/2000 e n. ordine di repertorio 46/2000 inerente l'esercizio della concessione stabilisce che «Non dovrà essere sospeso per un tempo superiore a mesi uno se non in casi di forza maggiore, da valutarsi dall'Amministrazione Marittima, che la concessionaria dovrà notificare entro quindici giorni dalla data in cui si è verificato, rimanendo in facoltà dell'Amministrazione Marittima di dichiarare la decadenza della concessione ai sensi dell'articolo 47 del Codice della Navigazione»;

l'articolo 47 lettera D del Codice di Navigazione stabilisce che «L'amministrazione può dichiarare la decadenza del concessionario: d) per omesso pagamento del canone per il numero di rate fissato a questo effetto dall'atto di concessione»;

vi sono dubbi e perplessità riguardo l'effettiva osservanza di quanto concerne la tempistica che il suddetto articolo prevede: non risulterebbe nessun tipo di attività all'interno del cantiere dal mese di settembre 2011, come denunciato in una lettera inviata dai lavoratori alla Capitaneria di Porto di Trapani il 26 dicembre 2011 questi termini convenzionali risulterebbero quindi ampiamente trasgrediti;

la Capitaneria di Porto avrebbe acquisito da CNT il denaro per la proroga concessagli solo fino al marzo 2012, quindi la concessione risulterebbe attualmente scaduta perché la CNT non avrebbe successivamente pagato più il canone;

secondo gli operai, così come riportato dal sito altrapani.net «Sembra quasi che la crisi del cantiere sia stata voluta e costruita, per trovare un pretesto per liberarsi di decine di lavoratori considerati un peso ma altrimenti ineliminabile»;

in un articolo pubblicato dal Giornale di Sicilia il 29 dicembre 2011 si legge che «Frattanto, al cantiere, proseguono i sopralluoghi della Capitaneria di porto che sta indagando su un caso di inquinamento ambientale. A chiedere l'intervento dei militari della Guardia costiera sono stati gli stessi operai che hanno notato alcuni oli esausti che si sono riversati su un terreno confinante di pertinenza del Consorzio Asi»;

a carico della CNT sono stati presentati numerosi esposti da parte di alcuni lavoratori, l'ultimo dei quali il 24 giugno 2012 con i quali si segnalano irregolarità in merito alla mancata sicurezza del Cantiere di lavoro presso l'azienda. In base a quanto denunciato dai lavoratori «l'azienda Cantieri Navali di Trapani Spa pur essendo senza erogazione di corrente elettrica, tagliata per morosità già da circa due mesi e, quindi, non disponendo dei sistemi di protezione passiva o attiva funzionanti e collegati con energia elettrica, pur dopo numerose segnalazioni, diffide, esposti eccetera da parte di Enti preposti e semplici cittadini, i lavoratori del Cantiere continuano ad operare nelle pericolose e recidive suddette condizioni» -:

se il Ministro non ritenga di verificare quanto esposto in premessa, in vista della tutela dei superiori interessi pubblici connessi alla fruizione di un area demaniale ed alla tutela di un importante comparto produttivo di rilevante impatto sul piano occupazionale, e se non intenda disporre un'indagine amministrativa allo scopo di verificare la legittimità degli atti posti in essere tra la ditta concessionaria della zona di pubblico demanio marittimo, Società Cantiere Navali di Trapani Spa, e la Capitaneria di Porto di Trapani.
(5-07606)