CODURELLI, DUILIO e MISIANI. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che Poste Italiane sta varando un nuovo piano di tagli. Nei giorni scorsi ha inviato all'autorità garante delle comunicazioni un dossier contenente il piano di riorganizzazione la cui ricaduta occupazionale per la chiusura degli sportelli coinvolgerebbe secondo alcune stime circa 3.000 dipendenti, 2.000 attualmente in forza negli uffici a rischio chiusura e 1.000 in quelli destinati ad essere razionalizzati;
1.150 sarebbero gli uffici da chiudere e quasi 650 quelli da razionalizzare attraverso una riduzione di orario di apertura al pubblico nei prossimi mesi;
la lista degli uffici postali finiti nel mirino, sarebbe stata redatta solo sulla base dei costi/ricavi valutati caso per caso;
secondo l'azienda gli uffici presenti nell'elenco incriminato «fanno parte di una lista che sono obbligati a inviare ogni anno all'autorità di riferimento, cioè all'Agcom». Sono però sportelli sotto i parametri di economicità e per evitarne la chiusura poste Italiane sta trattando con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi;
nella regione Lombarda gli uffici interessati alla riorganizzazione sarebbero 82 con oltre 21 mila dipendenti, con altri 600 con aperture a singhiozzo e altri 1.000 esuberi nel recapito:
a) nella provincia di Lecco sarebbero 4 gli uffici a rischio di chiusura: Cremeno, Oliveto Lario, Onno, Limonta;
b) nella provincia di Sondrio sarebbero 5: Le Prese Sondalo, Ravoledo Grosio, Tresenda Teglio, San Pietro Samolaco, Santa Caterina Valfurva;
c) Bergano e Cremona 3, Brescia 16, Busto 2, 7 a Como, 1 a Lodi, 26 a Mantova, 1 a Milano, 1 a Monza, 2 a Pavia, 6 a Varese;
la politica meramente improntata al rapporto tra costi e ricavi, adottata di fatto dall'azienda, rischia di tradursi in una pesante penalizzazione per il territorio, sopratutto di quello montano, e/o lontano dai centri urbani medio-grandi in pieno contrasto con il contenuto del decreto legislativo n. 58 del 31 maggio 2011 di recepimento della direttiva 2008/6/CE, che modifica la direttiva 96/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali, dispone che «è assicurata la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, da fornire permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, a prezzi accessibili all'utenza» e che «il servizio universale è affidato a Poste Italiane spa per un periodo di quindici anni» a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2008/6/CE. Ogni cinque anni il Ministero dello sviluppo economico verifica, sulla base di un'analisi effettuata dall'autorità di regolamentazione, che l'affidamento del servizio universale a Poste Italiane spa sia conforme ai criteri di cui alle lettere da a) ad f) del comma 11 dell'articolo 3 e che nello svolgimento dello stesso si registri un miglioramento di efficienza, sulla base di indicatori definiti e quantificati dall'autorità. In caso di esito negativo della verifica di cui al periodo precedente, il Ministero dello sviluppo economico dispone la revoca dell'affidamento»;
con ordine del giorno n. 9/54-A3 accolto dal Governo nella seduta del 5 aprile 2011, in sede di esame della proposta di legge atto Camera n. 54 «Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni», approvato dalla Camera in data 5 aprile 2011, si impegnava il Governo «a tutelare il diritto dei cittadini italiani ad avere un servizio postale universale, ossia diffuso su tutto il territorio nazionale, mediante un rigoroso e costante controllo del rispetto degli obblighi sottoscritti dalle parti in causa con il contratto di programma per quel che riguarda l'erogazione del servizio postale e la sua rimodulazione, in modo tale che venga tutelato il primario e ineludibile interesse dei cittadini;
l'ipotesi di chiusura di uffici postali presenti nei piccoli centri di provincia sarebbe oltre ad essere un enorme disagio per tutte quelle persone, anziani, pensionati, e altri, che non hanno la possibilità di spostarsi in altri luoghi per il disbrigo delle pratiche ordinarie, per il pagamento delle pensioni o delle utenze, soprattutto perchè trattasi di quella parte di popolazione che non accede a internet;
in un momento di crisi come questo l'efficacia, molto c'è da migliorie in molte realtà, dei servizi postali è un elemento essenziale. I tagli sottoporrebbero invece i cittadini e le imprese ad ulteriori disagi, peggiorando anche l'efficienza degli altri sportelli;
provvedimenti di questa entità non possono essere diktat imposti agli enti locali con una semplice comunicazione, magari in extremis. Ad avviso dell'interrogante chiarezza e trasparenza sono indispensabili alla luce del rispetto del contratto di servizio in essere -:
se non reputino urgente i Ministri interrogati intervenire, avviando un dialogo con Poste italiane al fine di poter avere immediati chiarimenti dalla dirigenza sul piano in oggetto e sugli effetti che ricadrebbero sull'occupazione e sul servizio. (5-07400)