BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa il 14 maggio 2012, gli agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Reggio Calabria hanno sventato un tentativo di suicidio di un detenuto italiano di circa 30 anni;
l'accaduto è stato riferito da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale;
l'uomo, usando i lacci delle scarpe, si è appeso alle grate della finestra, dopo essere salito su uno sgabello, e poi si è lasciato cadere. Il rumore dello sgabello ha però attirato l'attenzione dell'agente di polizia penitenziaria in servizio nella sezione detentiva; l'agente è intervenuto immediatamente e, accortosi di ciò che il detenuto aveva fatto, ha chiamato aiuto e contestualmente è entrato in cella, riuscendo a salvare l'uomo -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intendano assumere iniziative volte ad adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare, quali iniziative, anche normative, si intendano assumere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora.
(5-07390)