ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06829

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 630 del 10/05/2012
Firmatari
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/05/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO 10/05/2012
MARGIOTTA SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 10/05/2012
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 10/05/2012
BRATTI ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 10/05/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 10/05/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/05/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-06829
presentata da
ERMETE REALACCI
giovedì 10 maggio 2012, seduta n.630

REALACCI, MARIANI, MARGIOTTA, BRAGA e BRATTI. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:

il 6 dicembre 2011 nel porto di Taranto la Guardia di finanza ha effettuato una delle più grosse operazioni contro il traffico internazionale di rifiuti plastici e vecchi copertoni 54 persone arrestate e il sequestro in via preventiva di beni di 21 aziende per un valore complessivo pari a oltre 6 milioni di euro;

tale operazione di polizia testimonia efficacemente la gravità di un fenomeno criminale che opera su scala globale e che in Italia sta assumendo dimensioni molto preoccupanti: nel 2010 sono state sequestrate 11.400 tonnellate di rifiuti diretti prevalentemente in Cina, India, Africa, il 35 per cento dei quali composto da materie plastiche e pneumatici fuori uso e, più in generale, che ogni anno, nei nostri porti, si movimentano circa 4.400.000 container, 750 mila dei quali diretti in Cina;

secondo dati dell'Agenzia delle dogane, inoltre, i sequestri hanno riguardato soprattutto rifiuti di carta e cartone (37 per cento), materie plastiche (19 per cento), gomma (16 per cento) e metalli (14 per cento). Circa il 90 per cento delle spedizioni di rifiuti di carta e cartone e di materie plastiche sequestrate era destinato in Cina, mentre il 70 per cento delle spedizioni di gomma e pneumatici era destinato in Corea del Sud. I metalli erano destinati per il 48 per cento in Cina e per il 31 per cento in India, mentre le parti di veicoli erano destinate prevalentemente in Cina, Egitto e Marocco, con percentuali rispettivamente del 34 per cento, del 15 per cento e del 12 per cento (tutti Paesi dove è alta la richiesta di materie prime, sotto ogni forma, e dove, purtroppo, è altrettanto alta la presenza della criminalità organizzata);

a differenza del recente passato, tuttavia, i trafficanti internazionali di rifiuti non esportano oltre confine più (o soltanto) scorie tossiche non riutilizzabili in alcun modo (melme acide, scorie chimiche o radioattive), ma soprattutto materiali da riutilizzare, seppure in aperta violazione delle leggi e delle regole di libero mercato; del resto, stando alle stime della Guardia di finanza, se lo smaltimento legale di un container di 20 piedi carico di rifiuti pericolosi (pari a circa 15 tonnellate di materiale) ha un costo medio di 60 mila euro, la via illegale riesce ad abbattere questo costo, per la stessa quantità di rifiuto, anche del 90 per cento (con un costo di circa 6 mila euro);

data la dimensione dei fenomeni e la loro rilevanza economica, anche in termini di «guadagni» illeciti dei trafficanti, è giusto dire oggi che la lotta al traffico illegale di rifiuti non è più solo fondamentale per garantire la salute dell'ambiente e quella dei cittadini, ma anche dell'economia legale. Da una parte, infatti, le imprese che si liberano di scarti di produzione rivolgendosi al mercato nero dello smaltimento praticano una delle più odiose forme di concorrenza sleale nei confronti delle aziende che, invece, operano nella legalità; dall'altra, le imprese che operano nel settore del riciclo di materia in Italia assistono inermi al drenaggio di risorse verso l'estero, subendo una drastica riduzione di attività e fatturati;

tutto questo avviene oggi in Italia, non solo a causa di un sistema di controlli che, da un lato, è ancora inadeguato a fronteggiare fenomeni criminali così ampi e che, dall'altro, giustamente, deve tenere conto delle esigenze di celerità che il commercio internazionale impone al mondo delle imprese, ma anche a causa di talune lacune normative sia sul piano sanzionatorio che su quello delle procedure dirette a prevenire le violazioni di legge in materia di esportazione di rifiuti ed a tutelare la filiera nazionale dell'industria del riciclo;

a seconda di come i grandi compratori extra Unione europea decidono di acquistare, si determinano dei veri e propri shortage, ovvero mancanze sul mercato, di materie prime per le industrie europee e nazionali con impatto anche sui prezzi;

in quest'ultima direzione l'articolo 24 del decreto-legge n. 5 del 2012 (decreto semplificazioni) aveva introdotto alla fine comma del comma 3, dell'articolo 194 del Codice ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006) una disposizione aggiuntiva, in forza della quale «le imprese che effettuano il trasporto transfrontaliero di rifiuti, fra i quali quelli da imballaggio, devono allegare per ogni spedizione una dichiarazione dell'autorità del Paese di destinazione dalla quale risulti che nella legislazione nazionale non vi siano norme ambientali meno rigorose di quelle previste dal diritto dell'Unione europea, ivi incluso un sistema di controllo sulle emissioni di gas serra, e che l'operazione di recupero nel Paese di destinazione sia effettuata con modalità equivalenti, dal punto di vista ambientale, a quelle previste dalla legislazione in materia di rifiuti del Paese di provenienza»;

tale norma si era presentata ad alcune obiezioni ma anziché provvedere ad un suo miglioramento si è proceduto con il decreto-legge n. 5 del 2012 ad una mera eliminazione;

la soppressione della disposizione sopra richiamata ha, ad avviso degli interroganti indebolito, sotto il profilo della lotta al traffico illegale dei rifiuti, la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini e, non ultimo, la difesa dell'industria nazionale del riciclo -:

se non ritenga di dover assumere, con urgenza, iniziative normative dirette a reintrodurre la disposizione di legge soppressa.(5-06829)