ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06814

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 629 del 09/05/2012
Firmatari
Primo firmatario: PATARINO CARMINE SANTO
Gruppo: FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Data firma: 09/05/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 09/05/2012


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 09/05/2012
Stato iter:
10/05/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 10/05/2012
Resoconto DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
 
RISPOSTA GOVERNO 10/05/2012
Resoconto CARDINALE ADELFIO ELIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 10/05/2012
Resoconto DI BIAGIO ALDO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 10/05/2012

SVOLTO IL 10/05/2012

CONCLUSO IL 10/05/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-06814
presentata da
CARMINE SANTO PATARINO
mercoledì 9 maggio 2012, seduta n.629

PATARINO e DI BIAGIO. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

i dati pubblicati in aprile 2011 dalla rivista scientifica The Lancet evidenziano che sono circa 2,6 milioni i bambini nati morti ogni anno nel mondo;

sebbene il 98 per cento di queste morti avvenga nei Paesi poveri o in via di sviluppo, percentuali sempre più alte continuano a interessare i Paesi più ricchi;

la morte endouterina è un fenomeno che in Italia è relativamente poco frequente (1 nato morto su 273 nati vivi) ma riguarda molto spesso gravidanze giunte al loro termine ed apparentemente fisiologiche. Se a tale numero si aggiungono i bambini morti nelle prime settimane di vita extrauterina, si può considerare che la morte perinatale colpisca nel nostro paese circa 9 bambini ogni giorno;

come sottolineano gli specialisti e gli esperti del suindicato fenomeno, intorno alla morte perinatale sussiste nel nostro Paese una forma deleteria di tabù che ne limita la comprensione, l'approfondimento e la sensibilizzazione;

il quadro che emerge dall'analisi del fenomeno psicosociale «morte in utero» pone l'Italia come fanalino di coda d'Europa e dei paesi più avanzati, con una condizione di arretratezza culturale e psicologica;

sebbene esista un adeguato livello di informazione tra le donne, non solo gestanti, circa il rischio di perdita legati al primo trimestre di gravidanza, in Italia il personale medico e la struttura sanitaria in generale non forniscono alcun tipo di informazione circa i rischi presenti durante i successivi trimestri;

in un recente question time in Commissione (5-05900) avente ad oggetto il medesimo argomento, il Ministro interrogato ha evidenziato l'attenzione alla tematica in oggetto da parte del dicastero e ha sottolineato le iniziative promosse a riguardo come il manuale «La natimortalità: audit clinico e miglioramento della pratica assistenziale» che sebbene si configuri come uno strumento certamente non trascurabile e meritorio, sulla base delle informazioni a disposizione degli interroganti, la sua realizzazione e diffusione non si possono considerare sufficienti per incidere sul fenomeno morte perinatale nel nostro paese, sia in termini di prevenzione che di assistenza;

infatti un aspetto non trascurabile di quanto trattato si colloca proprio nelle dinamiche di prevenzione del fenomeno in oggetto e nelle iniziative volte al miglioramento delle stesse in quei casi cosiddetti evitabili (circa il 30 per cento del totale);

a tal riguardo il Ministro ha evidenziato il progetto finalizzato alla prevenzione preconcezionale intitolato «Pensiamoci prima», - con annesso portale consultabile - che, sebbene nasca con il più lodevole obiettivo, ad avviso degli interroganti sembra non affrontare in nessuna delle sezioni il rischio di mortalità perinatale né le cause che potrebbero determinarla e gli esami clinici - purtroppo non obbligatori - che potrebbero mettere in luce possibili rischi in capo alla gestante;

nello specifico il suindicato portale, sembra limitarsi ad una scheda informativa generica sul periodo preconcezionale, rimandando ad alcune schede informative su questioni più o meno generiche senza definire alcun tipo di orientamento o supporto alla gestante o alla donna che intende intraprendere una gravidanza;

sul versante della prevenzione della morte perinatale il nostro sistema sanitario presenta molteplici lacune che non sembra voler tamponare: molti degli esami clinici che potrebbero evidenziare un seppur minimo rischio in fase preconcezionale o nelle primissime fasi della gestazione sono prescritti talvolta dallo specialista soltanto in caso di aborto ricorrente o pregresse patologie della gravidanza o morte perinatale;

una percentuale non trascurabile di morti perinatali sono rintracciabili in patologie materne non riscontrate in precedenza come le malattie autoimmuni, o altre patologie silenti o latenti, che potrebbero essere diagnosticate in fase precoce con esami del sangue;

il personale medico, per motivi poco chiari, non è solito mettere a conoscenza le gestanti dell'eventualità di procedere con esami di approfondimento che consentano - come indicato - di diagnosticare in anticipo una patologia potenzialmente fatale per il nascituro e per la donna ed evitare oltre che un dramma devastante per la donna e la famiglia della stessa, anche - molto più cinicamente - un onere per il servizio sanitario nazionale;

molte morti perinatali potrebbero essere evitate con un corretto monitoraggio dei fattori di rischio pregravidici (età materna, precedenti gravidanze, imc della madre, patologie preesistenti, fumo e consumo di alcolici) e un accurato monitoraggio della gravidanza (curva di crescita fetale, flussi placentari, monitoraggio del liquido amniotico, dei movimenti fetali, e cardiotocografia fetale);

malgrado i buoni e lodevoli propositi, evidenziati anche nel recente e citato confronto con il Ministro, al momento non esiste un sistema coordinato e fattivo di controllo e prevenzione dei rischi di morte perinatale anche nelle gestanti ufficialmente «non a rischio»;

sulla base delle informazioni a disposizione degli interroganti, - oltre all'assenza di specifiche indicazioni circa la possibilità di effettuare o meno esami ulteriori - non sembrano essere tenuti sotto controllo da alcuni specialisti parametri altamente indicativi: le caratteristiche costituzionali, metaboliche e ormonali della donna, le modalità di concepimento o rischi cardiovascolari familiari, una valutazione clinica e strumentale della crescita uterina;

purtroppo - e molti recenti casi di attualità lo dimostrano - gli specialisti e le strutture ospedaliere non procedono con una personalizzazione del monitoraggio gestazionale oltre che con una definizione del corretto timing del parto per quelle gestanti identificate come a rischio sebbene basso. In questo caso il servizio sanitario nazionale si affida ai protocolli ospedalieri con il risultato che - ad esempio - gestanti con pregressa oligoamniosi sono trattate alla stregua di gestanti «senza rischio» con una conseguente elevata possibilità di esito infausto della gravidanza;

ferma restando l'indiscussa utilità dei protocolli ospedalieri, come riferimento operativo, appare auspicabile un superamento degli stessi in determinati casi (pregresse e superate patologie, gravidanza ottenuta artificialmente e altro) -:

quali iniziative si intendano intraprendere al fine di garantire alle donne una corretta, reale e legittima informazione medica sui rischi della gravidanza, come la morte perinatale, al fine di consentire la definizione di un adeguato programma di prevenzione dei suddetti rischi - attualmente non applicato - anche attraverso una tempestiva informazione circa gli esami diagnostici - anche se attualmente non obbligatori - rivelatori di patologie non riscontrate in precedenza.
(5-06814)