ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19435

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 739 del 22/01/2013
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 22/01/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 22/01/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19435
presentata da
FRANCESCO BARBATO
martedì 22 gennaio 2013, seduta n.739

BARBATO. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

in Italia negli ultimi anni si assiste al ricorso sempre più abusato del parto cesareo a discapito di quello naturale;

in data 18 gennaio 2013 il sito di informazione repubblica.it nell'articolo: «L'alibi (finto) dietro l'eccesso di cesarei "Il bambino si era messo di traverso" all'interno del quale il ministero della salute dichiara che vi è "un altissimo numero di parti chirurgici (che) viene giustificato a posteriori con cartelle cliniche 'bugiarde' su un problema inesistente al momento del ricovero. Così in alcuni ospedali i casi di 'posizione anomala del feto' passano dal 7 per cento della media al 50 per cento. Parti cesarei inutili, giustificati attraverso schede di dimissione non veritiere, che citano una 'posizione anomala del feto' non menzionata nella cartella clinica e quindi probabilmente inesistente. Segnalare quel problema sembra più che altro un modo per spiegare a posteriori una pratica chirurgica intrapresa senza motivazioni sanitarie"»;

inoltre «Il Ministero della salute e Agenas, l'agenzia sanitaria delle Regioni, hanno fatto uno studio sul ricorso eccessivo al parto cesareo, soprattutto nelle regioni del Sud, scoprendo che spesso in ospedale si modifica la documentazione sanitaria»;

in dodici regioni lo studio ha rilevato un numero enorme di cartelle cliniche «vuote», nelle quali manca del tutto la documentazione che giustifichi il ricorso al parto cesareo per posizione anomala del feto, intervento la cui esecuzione è però confermata nella scheda di dimissione ospedaliera (Sdo) della paziente. La più alta percentuale di cartelle cliniche non valutabili per assenza di documentazione si registra in Sicilia (72 per cento), Lombardia (31 per cento), Lazio (24 per cento) e Calabria (23 per cento);

in Italia circa il 35 per cento dei parti sono cesarei. Troppi e sopra la media di molti Paesi europei, che si attestano sul 20-25 per cento. Inoltre c'è una differenza enorme tra le regioni del Nord e quelle del Sud, con la Campania che si attesta sul 60 per cento e Friuli e Toscana che stanno intorno al 20 per cento;

un ricovero ospedaliero con degenza superiore a un giorno costa al sistema sanitario 1.300 euro se si tratta di parto naturale, 2.450 se si tratta di cesareo. In molti casi, la differenza è una spesa inutile;

sul piano penale, infine, i Nas ipotizzano che dietro il fenomeno siano configurabili dei reati specifici: «Dalle lesioni personali gravi alla truffa - ha spiegato Cosimo Piccinno, comandante generale dei Nas dei carabinieri -: questi i reati ipotizzabili per la non corrispondenza dei dati relativi alla diagnosi per parto cesareo rilevata tra cartelle cliniche e schede di dimissioni ospedaliere in varie strutture italiane». «Le cartelle cliniche - ha aggiunto Piccinno - saranno trasmesse alle procure competenti perché si potrebbero ipotizzare reati che vanno dalle lesioni personali gravi, alla truffa a carico del SSN, al falso in atto pubblico» -:

quali iniziative il Ministro intenda assumere a fronte dei fatti esposti affinché il nascituro sia tutelato ma senza per questo nascondersi dietro falsi rischi per lucrare sul Sistema sanitario nazionale.
(4-19435)