ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19409

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 739 del 22/01/2013
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 22/01/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 22/01/2013
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19409
presentata da
FRANCESCO BARBATO
martedì 22 gennaio 2013, seduta n.739

BARBATO. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:

a Napoli vi sarebbero circa duecento chiese, chiuse e abbandonate, saccheggiate e, di facile accesso;

candelabri, affreschi, statue, madonne e bambinelli e perfino vasche di marmo, tutto depredato;

alcune chiese nel tempo sono diventate finanche negozi, officine o abitazioni, altre addirittura discariche;

la giornalista Amalia De Simone, nota firma del Corriere del Mezzogiorno, ha pubblicato un servizio choc in data 3 gennaio 2013 dal titolo: «Lo scempio delle chiese di Napoli: duecento chiuse e abbandonate»;

nel servizio, un ex ricettatore di opere d'arte, rivela particolari sconcertanti: «Sono tutte vuote, non c'è rimasto niente. Qua a Napoli nelle chiese hanno fatto stragi perché sono abbandonate ed è stato facile prendersi tutto. Ce ne stanno tantissime chiuse»;

monumenti al degrado e allo spreco visto che per anni, per il recupero di alcuni di loro, sono stati stanziati anche milioni di euro, «soldi spesso risultati mai spesi o castelli di ferro, impalcature ormai definitive il cui affitto non è certo gratuito. Senza contare restauri in corso da oltre 30 anni che non hanno mai consentito l'apertura al pubblico delle chiese, come nel caso di Sant'Agostino alla Zecca o della chiesa di Sant'Amelio a Caponapoli, ristrutturata per decine di anni, inaugurata l'anno scorso ma perennemente chiusa. Accade a Napoli, nel centro storico, area patrimonio dell'Unesco, cioè patrimonio dell'Umanità. Attraversando i decumani ogni cento metri ci si imbatte in una chiesa e nella metà dei casi di tratta di strutture antiche, ricche e inaccessibili. «Ne trovi anche una difronte all'altra, come nel caso Di San Giovanni Battista delle Monache e di Santa Maria delle Grazie», spiega Antonio Pariante presidente del comitato civico di Santa Maria di Portosalvo e appassionato conoscitore del centro antico napoletano (fonte Amalia De Simone);

portoni barricati, altri sfondati e accostati, chiusi con lucchetti, con cancellate divelte come nel caso della piccola chiesa Santa Maria dei poveri di Gesù Cristo, dove ha svolto la sua opera il Pergolesi o la chiesa dei Crociferi nel quartiere Sanità. Lucchetti ovunque. Lucchetti che cambiano spesso, cosa che significa che qualcuno quei portoni li apre, forse per prendere e forse anche per nascondere. E così a volte alcune chiese diventano caveau di stupefacenti, di armi o semplicemente deposito di oggetti falsi o rubati. Senza contare chiese disastrate come Sant'Antonio alla Vicaria, riempita di rifiuti, accessibile da cunicoli scavati da chissà chi. Chiese maestose abbandonate come S. Maria Vertecoeli;

da una serratura - scrive Amalia De Simone - abbiamo ripreso l'altare in marmo spoglio e semidistrutto, visitato solo dagli uccelli che entrano dal tetto che appare semisfondato; in alto una povera cornice domina la navata dalla quale manca il relativo affresco e che ora mostra solo uno scheletro di assi di legno fradice;

l'esperto ex ricettatore - intervistato - spiega che fino a qualche anno fa si facevano milioni con il traffico di queste opere. «Erano prevalentemente furti su commissione: ci dicevano vai in questa chiesa e prendimi quel candelabro o quella statuetta». E aggiunge: «A volte fornivano anche le foto. Tutta questa roba viene portata a Roma o a Parma (dove ci sono importanti mercati antiquari ndr) nascosti in camion che trasportano altra merce. Comunque spesso sono i preti che si vendono le opere. Le vendono e poi vanno a denunciarne il furto. È capitato per esempio con un dipinto importante in una chiesa di Salvator Rosa, circa una decina di anni fa. Il ricettatore al momento dell'arresto parlò del prete ma non so se gli abbiano mai creduto. A Napoli ci sono anche dei bravi falsari che copiano le opere e poi al momento del furto le sostituiscono»;

il caso della chiesa della Scorziata è emblematico e dà una possibile chiave di lettura della situazione relativa alle attività di restauro e tutela dei beni. La Scorziata è una struttura, una volta bellissima e poi diventata un pugno nello stomaco per i napoletani e i turisti che nelle feste hanno visitato San Gregorio Armeno: un edificio cadente diventato quasi una discarica con in cima una croce trafitta da un'antenna. L'anno scorso fu incendiata, ma in realtà le fiamme hanno distrutto ben poco perché poco restava da distruggere. Su questa chiesa c'è la conferma di sprechi vergognosi e maldestra amministrazione;

spesso capita che sono stanziati fondi che gli enti che dovrebbero gestirli non spendono; sulla chiesa della Scorziata il soprintendente Fabrizio Vona rivela: «Ero da poco arrivato a Napoli e cercai carte e documenti relativi a questa antica chiesa. Purtroppo costatai che per il recupero della struttura erano stati stanziati parecchi soldi e per ben tre volte: un primo finanziamento risale agli anni ottanta, dopo il terremoto, non speso, un secondo finanziamento non speso negli anni novanta, un terzo finanziamento non speso nel 2003-2004. Credo che queste siano circostanze molto gravi»;

la preziosa chiesa di Santa Maria in Piazza viene sorretta, attraverso un ponte, da un'altra chiesa;

per salvare alcune chiese non ancora disastrate basterebbe riaprirle e affidarle ad associazioni perché le valorizzino ma l'operazione avviata dalla Curia di Napoli da qualche anno, con il comodato d'uso di alcune strutture, finora di fatto, non è mai decollata;

lo scrittore e commediografo Mario Gelardi spiega che quando la Curia comunicò l'iniziativa, molte associazioni culturali provarono ad informarsi per aderire. «Purtroppo non fu possibile partecipare perché si trattava di progetti impossibili per chi effettivamente aveva bisogno di quegli spazi per fare cultura: in cambio chi otteneva il comodato d'uso, avrebbe dovuto spendere milioni di euro per la ristrutturazione. Queste opere avrebbero potuto sostenerle solo grosse imprese, fondazioni o banche... non certo delle associazioni»;

nel tempo molte chiese sono state vendute, trasformate, utilizzate o addirittura occupate. Molte sono diventate negozi o officine, altre delle abitazioni;

sulla facciata della chiesa di Sant'Arcangelo a Baiano sono spuntati perfino dei balconi;

in una chiesa del quartiere Sanità, di proprietà di una arciconfraternita, ci abitano delle famiglie, come si vede dal citofono o dai vestiti messi ad asciugare;

in luogo di un parcheggio a ridosso di piazza Garibaldi una volta c'era un deposito e prima ancora una chiesa di eccezionale interesse storico, quella di San Gennaro e Clemente alla Duchesca, crollata nel silenzio generale nel 1992. Per fortuna la città, grazie agli sforzi della soprintendenza, ha ripreso possesso di una struttura meravigliosa, il complesso monumentale dei Gerolomini, dalla cui biblioteca in pochi mesi sono stati trafugati migliaia di volumi antichi e rari;

le chiese devono essere aperte perché quando i monumenti restano chiusi e dimenticati allora il degrado si accentua e avanza;

i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno gli occhi ben aperti ma riescono ad indagare solo in caso di denunce o rifacendosi ad un database di opere che risultano rubate, poche settimane fa hanno recuperato ben 95 opere trafugate prevalentemente in chiese tra cui un dipinto di Mattia Preti sottratto da una parrocchia di Torre Annunziata;

i fatti esposti, ad avviso dell'interrogante, sono gravi e tali da richiedere l'intervento immediato del Ministro affinché invii osservatori presso la soprintendenza napoletana per acquisire informazioni circa costi e mantenimento -:

quali urgenti iniziative si intendano adottare in relazione alla situazione descritta in premessa, anche in considerazione del fatto che la città metropolitana di Napoli è di interesse Unesco e delle inquietanti notizie apparse in questi giorni. (4-19409)