ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/19007

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 732 del 11/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 11/12/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 11/12/2012
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 11/12/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 11/12/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 11/12/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 11/12/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 11/12/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-19007
presentata da
MAURIZIO TURCO
martedì 11 dicembre 2012, seduta n.732

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa.
- Per sapere - premesso che:

sul settimanale L'espresso del 13 dicembre scorso è stato pubblicato un articolo a firma di Riccardo Bocca dal titolo «Il mistero del sergente rapito» in cui, tra le altre, si riferisce di un possibile atto intimidatorio avvenuto il 16 ottobre 2012 ai danni dell'abitazione di Marisa Gentile, moglie dello scomparso Davide Cervia. Nell'articolo viene ricostruita sommariamente la complessa e mai risolta vicenda del rapimento di Davide Cervia, ex sottufficiale della marina militare specializzato in attività di guerra elettronica e contromisure;

sulla questione sono reperibili articoli di stampa e informazioni di ogni genere. Tra queste, sul portale web «Terra News», è possibile leggere l'articolo dal titolo «Il segreto libico dell'esperto di guerra elettronica». In particolare si legge «Forse è a pochi metri dall'Hotel Rixos a Tripoli, nell'area della cittadella fortezza appena conquistata dai ribelli; o, chissà, il pezzo di verità mancante è ancora rinchiuso in uno dei tanti bunker sparsi nel deserto verso il sud della Libia, sulla strada della fuga del rais. Marisa e Alberto Gentile guardano le immagini trasmesse in queste ore dalla capitale in fiamme dell'ex regime pensando a quante volte la verità sulla scomparsa di Davide Cervia - che di Marisa era il marito - è stata nascosta. Certo, c'è da fidarsi poco dagli 007 italiani mandati sul fronte della guerra da almeno due mesi, la speranza che il governo italiano possa oggi fare luce sulla scomparsa del tecnico di guerra elettronica, ex sergente della Marina Militare, è, per loro, ormai lettera morta. Dal momento del rapimento di Davide Cervia, avvenuto a Velletri, in provincia di Roma, il 12 settembre 1990, c'è stata un'inchiesta archiviata nel novembre 1999 - «perché ignoti gli autori del reato» -, una fila interminabile di documenti falsi rifilati alla moglie Marisa e al suocero Alberto, un groviglio di fonti create probabilmente ad arte per depistare ed una verità che nessuno sembrava voler realmente cercare. E sullo sfondo il paese che più è stato legato ai misteri d'Italia, la Libia di Gheddafi, il colonnello che non ha mai smesso di basare il suo potere anche sui rapporti strettissimi con l'Italia. Davide Cervia era un tecnico di guerra elettronica, specializzato nei sistemi di arma Teso Otomat che l'industria militare di stato italiana aveva venduto fin dagli anni '70 ai tanti paesi canaglia del mondo, Libia compresa. Prima di congedarsi, Davide lavorò sulla Maestrale, acquisendo una specializzazione preziosissima. Poi, nel 1990, spari per sempre, rapito, come dimostrò anche l'inchiesta ufficiale. Per anni la Marina Militare negò la qualifica di esperto «GE», fino a quando la moglie Marisa e il suocero Alberto occuparono insieme al Comitato per la verità su Davide Cervia gli uffici dall'allora ministro della difesa italiano Martino. Dopo otto ore di trattative, serrate e tese, il vero foglio matricolare venne fuori: la specializzazione che la Marina aveva sempre negato era lì, nero su bianco. Non un corso qualsiasi, ma un addestramento di alto livello, che poche decine di tecnici avevano. Per la burocrazia della marina era un tecnico Elt/Ete/Ge, specializzato nella «guerra elettronica», quella serie di dispositivi dedicati al disturbo dei radar nemici. Quella sigla rendeva l'ex sergente della Marina scomparso un pezzo prezioso che qualcuno aveva venduto, includendolo in uno dei sofisticati sistemi di arma prodotti in Italia. E Davide non era uno qualsiasi, tanto che sul suo dossier gli ufficiali scrissero: «Ha contribuito in maniera fattiva alla esecuzione delle manutenzioni preventive e correttive sugli apparati GE, facendosi apprezzare per l'elevata preparazione professionale, l'interesse e la dedizione al servizio». Gli elementi che ricollegano la sua scomparsa alla Libia sono moltissimi: «A Taranto, quando Davide fece il corso della Marina - spiega Alberto Gentile - vi erano moltissimi marinai libici e qualcuno potrebbe aver notato la sua preparazione». L'assistenza militare del regime di Gheddafi è sempre stata una nostra specialità, fino a pochi mesi prima del conflitto, quando abbiamo fornito diverse corvette alla marina libica. Vi fu poi una testimonianza di due operai italiani appena tornati dalla Libia, raccolta da un giornalista sportivo nel 1994, che riferirono di aver visto Cervia nella zona centrale del paese. E ancora: proprio la Libia alla fine degli anni '80 aveva contrattato diverse imprese italiane per sistemare le navi attrezzate con il sistema Teseo Otomat. Un tecnico come Cervia era sicuramente preziosissimo. Il 23 dicembre del 1996 una prima velata ammissione della pista libica del rapimento di Davide Cervia arrivò - seppur indirettamente - dal governo italiano: «L'allora sottosegretario agli esteri Rino Serri ci disse che stavano trattando il rilascio di Davide con i libici - ricorda Alberto Gentile - ma noi non dovevamo più parlare di rapimento. Passarono i mesi e nulla accadde». Poi calò di nuovo il silenzio. La circostanza viene confermata oggi anche da Falco Accame, che partecipò all'incontro tra la famiglia Cervia e Serri. Oggi l'apertura dei bunker di Gheddafi potrebbe essere una chance irripetibile per ricostruire quello che è accaduto a Davide Cervia. Nella confusione che regna a Tripoli in queste ore è però difficile capire chi è in grado di controllare gli archivi del rais. Un contributo molto importante può venire dal «nostro uomo a Tripoli», l'ex numero due del regime Jalloud, fuggito in Italia la scorsa settimana con l'aiuto del Aise. Serve però qualcuno che abbia voglia di chiedere una vera collaborazione. Lo stesso Cnt - che vorrebbe dare una svolta democratica alla Libia - ora che ha trasferito il governo provvisorio nei palazzi del potere tripolino - avrebbe la possibilità di aprire gli archivi, con una importante operazione verità. In fondo un regime si abbatte anche così.»;

nel corso delle precedenti legislature sono stati numerosi gli atti di sindacato ispettivo che nei due rami del Parlamento sono rimasti privi delle dovute risposte. Tra questi si evidenziano, per i contenuti e per i silenzi delle istituzioni a cui sono indirizzati, gli atti:

Senato 4/00492 dell'8 luglio 1992, Senato 4/02348 dell'11 febbraio 1993, Senato 4/05353 del 10 febbraio 1994, Senato 3/00274 del 13 ottobre 1994, Senato 4/00358 del 3 giugno 1994, Senato 4/07419 del 22 dicembre 1995, Senato 2/00233 del 28 febbraio 1997, Senato 4/05744 del 13 maggio 1997, Senato 4/14930 del 20 aprile 1999, Senato 4/14972 del 22 aprile 1999, Senato 4/22074 1 febbraio 2001;

Camera 4/24415 del 4 marzo 1991, Camera 4/26501 del 24 giugno 1991, Camera 4/26803 del 5 luglio 1991, Camera 4/26907 del 10 luglio 1991, Camera 4/26957 dell'11 luglio 1991, Camera 3/00137 del 7 luglio 1992, Camera 4/03259 del 13 luglio 1992, Camera 5/00430 del 1 agosto 1996, Camera 2/00335 del 16 dicembre 1996, Camera 2/00484 del 28 aprile 1997, Camera 4/09499 del 28 aprile 1997, Camera 4/09823 dell'8 maggio 1997, Camera 4/11916 del 22 luglio 1997, Camera 4/12078 del 29 luglio 1997, Camera 4/34380 del 6 marzo 2001 -:

quale sia il ruolo svolto nella vicenda dai servizi segreti italiani e come si spieghino le reticenze e la contraddittorietà degli interventi che emergono dalle risposte rese nel tempo ad alcuni atti di sindacato ispettivo inerenti la vicenda in premessa e se sia in grado di escludere ogni possibilità di connivenze tra i servizi di sicurezza italiani e quelli di altri Paesi;

se risulti se all'epoca dei fatti l'Interpol e la Criminalpol siano state attivate e con quali risultati;

se risulti se il team operativo preposto al coordinamento e al monitoraggio delle attività di ricerca in ambito nazionale ed internazionale costituito nel 1993 - come relazionato dal Ministro della difesa Fabbri - abbia effettivamente operato, da chi fosse composto e quali risultati abbia ottenuto;

se siano state fatte ricerche sulla sorte degli altri tecnici italiani che hanno conseguito la stessa specializzazione di Davide Cervia e se siano state progettate ed approntate misure di sicurezza per salvaguardare la loro incolumità; quanti siano, quanti di loro siano in congedo e quanti siano in servizio in Italia o all'estero;

se risulti se siano state effettuate ricerche ed indagini presso i paesi ai quali gli armamenti in questione sono stati venduti;

se si sia accertata l'effettiva destinazione finale delle suddette armi onde verificare che non sia in atto un traffico d'armi «triangolato» e che non vi siano state violazioni delle norme sulle esportazioni di armi verso Paesi per i quali fossero in corso embarghi militari;

se, in caso di incertezza circa la destinazione finale delle armi, non si siano allargate le ricerche presso i Paesi - anche se soggetti ad embargo - che hanno effettivamente in uso i sistemi d'arma sui quali Davide Cervia era stato addestrato;

se siano state avviate indagini interne per accertare responsabilità negli apparati del Ministero dell'interno, del Ministero degli affari esteri e del Ministero della difesa dai quali, a vario titolo ed in varie circostanze, siano pervenute notizie incomplete, fuorviami, alcune delle quali rivelatesi addirittura false;

se non si ritenga, alla luce degli ultimi importantissimi eventi, di impegnarsi a dare nuovo impulso alle ricerche di Davide Cervia.(4-19007)