ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18998

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 732 del 11/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 11/12/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TEMPESTINI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 11/12/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 11/12/2012
Stato iter:
22/01/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/01/2013
DE MISTURA STAFFAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/01/2013

CONCLUSO IL 22/01/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18998
presentata da
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI
martedì 11 dicembre 2012, seduta n.732

VILLECCO CALIPARI e TEMPESTINI. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

il 10 dicembre 2012 si è celebrata la giornata mondiale diritti umani. La data è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite della dichiarazione universale dei diritti umani avvenuta il 10 dicembre 1948;

nell'ultimo decennio vi sono stati importanti progressi per la condizione femminile in Afghanistan: l'approvazione di una nuova Costituzione nella quale vengono sanciti pari diritti a uomini e donne, una legge per l'eliminazione della violenza contro le donne (EVAW) l'adozione di un nuovo piano d'azione nazionale per le donne afgane (NAPWA), la costituzioni di un Ministero ad hoc per l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne;

tuttavia, tali importanti progressi non risultano ancora sufficienti, e al momento non costituiscono una adeguata garanzia di sviluppo e sicurezza per le donne afghane. In particolare, le donne continuano a subire grandi e gravi restrizioni e violenze nelle aree rurali del Paese, e soprattutto nelle province meridionali più conservatrici;

la Commissione indipendente afghana sui diritti umani, esprimendo preoccupazione per la crescente violenza contro le donne, denuncia che nel 2012, in Afghanistan, ci sono stati almeno 70 delitti d'onore registrati. Secondo l'esponente della commissione Suraya Sobahrang, quest'anno si sono registrati quattromila casi di violenze contro le donne, mentre lo scorso anno sono stati tremila i casi registrati di violenza. I dati non riflettono comunque l'ampiezza del fenomeno della violenza contro le donne nel Paese, poiché molto spesso le violenze non vengono denunciate. Sobahrang ha poi spiegato che molti di coloro che commettono atti di violenza contro le donne cercano poi rifugio nelle aree controllate dai Talebani per evitare di essere arrestati;

l'Italia, con l'adozione del Piano d'azione nazionale per l'attuazione della Risoluzione ONU 1325 su «Donne, pace e sicurezza», nel dicembre del 2010, ha assunto un ulteriore impegno per la promozione e tutela dei diritti delle donne nelle situazioni di conflitto, anche attraverso la loro inclusione nei negoziati di pace; manca tuttavia, ancora oggi, l'inclusione nei Piano nazionale degli indicatori temporali, degli obiettivi quantitativi, degli indicatori di successo e delle informazioni sulle risorse finanziarie;

il 30 ottobre 2012 viene definitivamente approvato il disegno di legge di «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell'Afghanistan, firmato a Roma il 26 gennaio 2012»;

nell'articolo 2, paragrafo 7, di tale accordo si afferma che l'Italia continuerà a sostenere lo Stato di diritto, allo scopo di rafforzare le capacità del sistema giudiziario, migliorare l'accesso alla giustizia e promuovere il rispetto dei diritti umani, inclusi quelli delle donne e delle minoranze afgane, principalmente attraverso i Programmi prioritari nazionali (NPPs). Viene inoltre dichiarato che un'attenzione speciale continuerà ad essere riservata alla promozione dei diritti delle donne rafforzando la componente dell'uguaglianza di genere nei programmi italiani anche con l'obiettivo di sostenere le istituzioni e l'effettiva applicazione di leggi fondamentali come la legge sulla eliminazione della violenza contro le donne (EVAW) -:

quali siano, alla luce della recente approvazione della legge di ratifica ed esecuzione dell'accordo sui partenariato e la cooperazione di lungo periodo tra la Repubblica italiana e la Repubblica islamica dell'Afghanistan, fatto a Roma il 26 gennaio 2012, le misure che sono state individuate al fine di contrastare la crescente violenza contro le donne in Afghanistan.(4-18998)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 22 gennaio 2013
nell'allegato B della seduta n. 739
All'Interrogazione 4-18998 presentata da
ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI

Risposta. - Nel valutare lo stato della situazione femminile in Afghanistan e nel misurare i progressi realizzati, non si può prescindere dal ricordare, quale premessa generale, che il Paese è reduce da decenni di conflitti, di estrema povertà e di regimi politici antidemocratici, che hanno contribuito ad aggravare le condizioni delle donne, nei cui confronti le diffuse pratiche di restrizione della libertà e di violenza si sono sommate, come noto, al sistematico disconoscimento della parità con gli uomini.
Il recente rapporto di UNAMA sullo stato di attuazione della legge per l'eliminazione della violenza contro le donne nel periodo ottobre 2011-settembre 2012 conferma le difficili condizioni in cui ancora si trovano le donne. Il titolo del rapporto (Still a long way to go) chiarisce in modo eloquente come il percorso per il pieno riconoscimento dei diritti delle donne e per il miglioramento della loro condizione nei diversi ambiti della società richieda necessariamente ancora molto tempo e lavoro, in primis da parte delle autorità locali, con il supporto della comunità internazionale. Nel contempo, il rapporto evidenzia gli incoraggianti progressi registratisi nell'ultimo anno nell'attuazione della legge, che segnalano una consolidata e costante tendenza verso il progressivo miglioramento della condizione femminile nel Paese. A tale proposito giova ricordare che l'aumento delle segnalazioni di episodi di violenza ad enti giudiziari e ad istanze della società civile, di cui fa stato il rapporto, non denoterebbe un incremento effettivo dei casi di violenza, quanto invece una maggiore consapevolezza e conoscenza delle tutele fornite dalla legge, cui ha contribuito l'azione di sensibilizzazione promossa dalla società civile, dal Governo e dalla comunità internazionale. Come tale, il più diffuso ricorso alla denuncia degli episodi di violenza può quindi essere interpretato come uno sviluppo incoraggiante. Stante tale premessa, andrebbe letto positivamente il dato secondo cui nella provincia di Herat, dove più si è concentrato l'impegno italiano e dove opera attivamente, presso l'ufficio della procura, un'unità contro la violenza sulle donne, si è registrato un numero di segnalazioni tra i più alti del Paese.
Per quanto concerne l'impegno specifico del nostro Paese, è utile evidenziare come, su forte impulso del Ministro Terzi, il tema della condizione femminile costituisca una priorità dell'azione diplomatica italiana nei confronti dell'Afghanistan. In occasione della conferenza di Tokyo sullo sviluppo civile ed economico del Paese, tenutasi l'8 luglio 2012, il Governo italiano, forte anche del sostegno della risoluzione n. 8-00187 adottata dalla Commissione affari esteri della Camera, si è adoperato con successo affinché il documento finale contenesse un impegno concreto del Governo di Kabul alla più efficace tutela dei diritti delle donne e alla promozione della loro condizione, misurabile attraverso parametri definiti. In particolare, la dichiarazione di Tokyo richiama la sentita esigenza della partecipazione della società civile e delle donne a sostegno del processo di pace, anche alla luce della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza, e l'impegno afghano a dare attuazione sia alla legge per l'eliminazione della violenza contro le donne che al piano nazionale per le donne, recepiti come specifico indicatore del Mutual Accountability Framework. Da parte del Governo, si coglie ogni opportuna occasione di incontro internazionale con esponenti politici per ribadire la ferma aspettativa italiana affinché le autorità afghane diano concreto seguito agli impegni assunti a Tokyo, e prima ancora a Bonn, per l'avanzamento della condizione femminile. L'effettivo adempimento di tali impegni, su cui anche il nostro Paese vigilerà costantemente, sarà importante, nel quadro di reciprocità affermato ultimamente a Tokyo, ai fini della sostenibilità del sostegno finanziario di lungo periodo annunciato dalla comunità internazionale.
Sul piano multilaterale, nel corso del negoziato in Assemblea generale delle Nazioni Unite che ha portato nel mese di novembre 2012 all'adozione della risoluzione «Sulla situazione in Afghanistan», l'impegno del nostro Paese ha contribuito a rafforzare, rispetto alla proposta originaria, le norme di linguaggio sui diritti delle donne e sul valore della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza.
Il Governo condivide inoltre con i partner e con le istituzioni dell'Unione europea il monitoraggio dell'effettiva evoluzione della tutela dei diritti umani, e in particolare delle donne, sul territorio afghano. A tale proposito, si ricorda ultimamente la dichiarazione rilasciata dall'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea Catherine Ashton il 10 dicembre 2012, con cui è stata espressa la ferma condanna per l'uccisione di Nadia Seddiqi, capo del dipartimento per gli affari femminili della provincia di Laghman, avvenuta pochi mesi dopo l'assassinio della donna che ricopriva in precedenza quel ruolo. Inoltre, l'impegno italiano si manifesta anche nell'attenzione con cui il Governo sta seguendo la vicenda della nomina dei membri al vertice della Commissione indipendente afghana per i diritti umani vacanti da ormai un anno. Il Ministro Terzi auspica che vengano presto nominate personalità qualificate, indipendenti e di chiara reputazione, affinché l'organo possa adempiere adeguatamente il proprio compito, riconosciuto anche dalla dichiarazione di Tokyo, per la tutela dei diritti umani, e in particolare delle donne e dei bambini. A tal fine, nel mese di novembre 2012 il Governo ha appoggiato l'iniziativa della delegazione UE a Kabul di indirizzare una lettera di sensibilizzazione al Presidente Karzai.
Per quanto riguarda il piano nazionale italiano d'azione triennale «donne pace e sicurezza», adottato nel dicembre 2010, esso è oggetto di monitoraggio costante da parte del Ministero degli affari esteri. Ai fini dell'aggiornamento del piano sono previsti specifici seminari con la partecipazione delle amministrazioni interessate e della società civile per l'elaborazione degli indicatori temporali e degli obiettivi quantitativi di cui all'interrogazione. È inoltre previsto che, ai fini dell'aggiornamento, si faccia anche stato del ruolo degli accordi di difesa. Il piano esistente, ormai in scadenza, dovrà essere aggiornato improrogabilmente entro il 22 dicembre 2013.
Le difficoltà incontrate nell'applicazione della legge per l'eliminazione della violenza contro le donne (Elimination of Violence Against Women - EVAW) dipendono anche dal fatto che essa coinvolge le strutture operative di vari Ministeri, a livello sia locale che centrale (giustizia, interni, sanità, Ministeri degli affari religiosi e degli affari femminili).
Nell'ambito delle strategie di sviluppo afghane (note come: Afghanistan National Development Strategy e i relativi National Priority Programs scaturiti dalla conferenza di Tokyo) è trattata anche la tematica trasversale del «gender». Sussiste, come detto, il problema della sua reale attuazione. Per contro, l'atteggiamento della comunità internazionale è negli ultimi anni cambiato perché, pur continuando il sostegno alle strutture governative attraverso il contributo alle organizzazioni onusiane che operano nel settore, si assiste ad un sempre più massiccio ricorso alla società civile afghana, che è viva e molto cosciente del proprio ruolo sociale.
L'attuazione di progetti attinenti l'eguaglianza di genere ed il rafforzamento della posizione della donna nella società restano pertanto difficoltosi, sia a causa del complesso quadro istituzionale, e della debolezza degli attori istituzionali, sia per la necessità di un'azione di coordinamento rafforzata tra i donatori, istituzioni e società civile.
La cooperazione italiana ha finanziato e finanzia diversi progetti per il miglioramento della condizione femminile in Afghanistan, supportando la realizzazione di varie attività: di alfabetizzazione, formazione professionale, assistenza sanitaria ed assistenza alle donne vittime di violenza. Gli organismi di attuazione coinvolti sono - e sono già stati - le Organizzazioni non governative italiane, le organizzazioni internazionali e, come detto, la stessa società civile afghana.
L'ufficio di cooperazione di Kabul, inoltre, si è fatto promotore di un'azione di raccordo in ambito UE per analizzare l'approccio della stessa Unione e dei suoi Stati membri che, apparentemente, stanno tutti ricorrendo sempre di più al sostegno alla società civile. Lo scopo di questo esercizio è quello di verificare la possibilità di mettere a punto una strategia comune che, ovviamente, verrebbe presentata alle Istituzioni afghane, anche in considerazione del fatto che la massa finanziaria messa in campo annualmente dall'Unione europea e dai singoli Stati membri sulla tematica di genere è piuttosto rilevante.
In parallelo, si sta inoltre definendo il finanziamento di iniziative sia strutturali (Gender Equality Project realizzato da UNDP) sia puntuali facendo ricorso all'Organizzazione non governativa italiana COSPE che ha recentemente presentato il progetto «vite preziose».

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.