ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18825

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 727 del 03/12/2012
Firmatari
Primo firmatario: PORFIDIA AMERICO
Gruppo: MISTO-AUTONOMIA SUD-LEGA SUD AUSONIA-POPOLI SOVRANI D'EUROPA
Data firma: 30/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 30/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18825
presentata da
AMERICO PORFIDIA
lunedì 3 dicembre 2012, seduta n.727

PORFIDIA. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

la terapia elettroconvulsivante (TEC), comunemente nota come elettroshock, è una tecnica terapeutica, basata sull'induzione di convulsioni nel paziente successivamente al passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello. La terapia fu sviluppata e introdotta negli anni trenta dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini, che utilizzarono l'elettroshock terapeutico sull'uomo in conseguenza degli esperimenti condotti sugli animali circa le conseguenze neurologiche di ripetute crisi epilettiche;

l'effettiva utilità e opportunità di questa tecnica è tutt'oggi molto dibattuta. Sebbene alcune tipologie di pazienti sembrano presentare dei miglioramenti in seguito al trattamento, la terapia ha comunemente una fama molto negativa a causa sia dell'abuso e della pratica aggressiva che se ne è fatta in taluni casi;

Cerletti e i suoi collaboratori effettuarono regolarmente gli elettroshock terapeutici, sia su animali sia su pazienti neuropsichiatrici, valutando l'affidabilità della terapia e la sua sicurezza e utilità nella pratica clinica, soprattutto per il trattamento della psicosi maniaco-depressiva, e dei casi più gravi di depressione. Il suo lavoro e le sue ricerche ebbero un'influenza notevole, e l'uso della terapia si diffuse velocemente in tutto il mondo;

inizialmente la terapia veniva praticata su pazienti coscienti, senza l'uso di anestesia e rilassanti muscolari. I pazienti perdevano conoscenza durante la seduta e subivano violente contrazioni muscolari incontrollate, che a volte potevano causare fratture ossee (specialmente alle vertebre) e stiramenti muscolari;

con il miglioramento farmacologico delle terapie per le malattie mentali, nella seconda metà del XX secolo l'uso dell'elettroshock si è notevolmente ridotto;

verso la metà degli anni Ottanta la terapia ha conosciuto una fase di espansione e di rivalutazione negli Stati Uniti, allorché le compagnie assicurative avevano introdotto nei contratti una clausola in base alla quale esse avrebbero pagato agli assicurati il ricovero per non più di sette giorni, decorsi i quali la copertura assicurativa sarebbe scattata solo nel caso di necessità di interventi maggiori, quali per esempio quelli chirurgici; nello specifico, in psichiatria, l'unico intervento maggiore che avrebbe giustificato la prestazione assicurativa anche oltre i primi sette giorni di ricovero è l'elettroshock;

l'uso di questo trattamento però è sempre stato piuttosto controverso ed ha subito una drastica flessione alla fine degli anni Settanta con l'approvazione della legge n. 180 sulla chiusura dei manicomi voluta da Franco Basaglia. Fu proprio Basaglia ad affermare che curare un paziente psichiatrico con l'elettroshock è come prendere a pugni un televisore per rimetterlo sulla frequenza giusta. L'idea che l'elettroshock venisse usato come forma di controllo sociale e che rappresentasse comunque una violazione dei diritti umani non è soltanto di Basaglia e dei suoi seguaci;

oggi è impiegato saltuariamente, e solo nel trattamento dei casi in cui ha dimostrato un'utilità clinica, previa somministrazione di anestetici e rilassanti muscolari per controllare le convulsioni;

attualmente la TEC è utilizzata prevalentemente nel trattamento della depressione grave, in particolare nelle forme complicate da psicosi. Può essere impiegata anche in casi di depressione grave in cui la terapia con antidepressivi ripetuta e/o la psicoterapia non si sono rivelati efficaci, nei casi in cui queste terapie siano inapplicabili o quando il tempo a disposizione è limitato (per esempio nei casi di tendenze suicide);

altre indicazioni specifiche si hanno nei casi di depressione associata a malattie o gravidanza, in cui la somministrazione di antidepressivi può essere rischiosa per la madre o per lo sviluppo del feto. In questi casi, dopo avere attentamente valutato il rapporto costo/benefici, alcuni psichiatri ritengono la terapia elettroconvulsivante la soluzione migliore per la depressione grave. In alcuni casi la TEC è anche usata per trattare le fasi maniacali del disturbo bipolare e condizioni non comuni di catatonia;

l'elettroshock deve essere somministrato in condizioni controllate e da personale specializzato, come prescritto da diverse legislazioni relative alla salute mentale;

in Italia il riferimento principale è la circolare del Ministero della salute del 15 febbraio 1999;

la circolare stabilisce che la TEC deve essere somministrata esclusivamente nei casi di «episodi depressivi gravi con sintomi psicotici e rallentamento psicomotorio», dopo avere ottenuto il consenso informato scritto del paziente, al quale devono essere esposti i rischi ed i benefici del trattamento e le possibili alternative. In Italia tale orientamento è stato ulteriormente statuito dalla regione Piemonte con la legge regionale n. 14 del 2002. L'applicazione dello shock deve avvenire su paziente incosciente per l'effetto di anestetici e trattato con rilassanti muscolari per controllare le contrazioni muscolari;

esistono casi in cui la validità del consenso informato è dubbia a causa dello stato mentale del paziente. Questi casi impongono gravi problemi decisionali, in cui contrastano tra loro la salute del paziente, la sua capacità decisionale, la responsabilità del medico e la relazione medico-paziente. La legislazione e la giurisprudenza delle diverse nazioni che si trovano ad affrontare il problema sono in progressiva evoluzione;

riguardo alla tecnica terapeutica, per indurre le convulsioni viene fatta passare una corrente elettrica costante (tipicamente 0,9 ampere) attraverso il cervello per mezzo di due elettrodi applicati in specifici punti della testa, previa apposizione di un gel, una pasta o una soluzione salina per evitare bruciature della pelle. Un tempo gli elettrodi erano collocati sulle tempie, oggi si preferisce l'applicazione all'emisfero cerebrale non dominante, di solito a destra (TEC monolaterale). In questo modo si evita il passaggio della corrente direttamente attraverso le aree della memoria e dell'apprendimento;

le convulsioni indotte, se non modificate, sono più intense di quelle prodotte durante una crisi epilettica. L'induzione di adeguate convulsioni generalizzate è necessaria per produrre l'effetto terapeutico. Il ciclo terapeutico comprende da sei a dodici trattamenti somministrati al ritmo di tre volte a settimana. Secondo studi le sedute devono essere separate da almeno un giorno;

terminate le convulsioni si ha un periodo di tempo durante il quale l'attività corticale è sospesa e il tracciato elettroencefalografico è piatto;

gli psichiatri contrari alla TEC affermano che questa fase equivalga alla morte cerebrale e sia causa di danno cellulare, tuttavia non esistono prove certe al riguardo. Al risveglio i pazienti non hanno alcun ricordo delle convulsioni e dei momenti precedenti la sessione. Alcuni medici hanno paragonato la TEC e il meccanismo terapeutico che offre al reset dei computer;

recenti studi affermano che attualmente in varie strutture ospedaliere italiane viene utilizzato l'elettroshock come trattamento di prima scelta al posto dei farmaci, sebbene, secondo le linee guida in materia prevedano l'utilizzo della Tec soltanto dopo il fallimento dei trattamenti con farmaci;

nel triennio che va dal 2008 al 2010 addirittura 1.406 persone sono state sottoposte a terapia elettroconvulsivante (Tec);

le strutture ospedaliere coinvolte, cioè quelle che hanno eseguito almeno una Tec in un anno, sono circa 90. La maggioranza dei trattamenti riguarda le donne, 821 contro i 585 uomini, e la fascia d'età 40-47 anni. Colpiscono i dati relativi agli spedali civili Montichiari in provincia di Brescia: 108 trattamenti nel 2008, 155 nel 2009, 158 nel 2010. Anche quelli dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa: 106 nel 2008, 89 nel 2009, 68 nel 2010 -:

se il Ministro non ritenga necessario, anche avvalendosi della professionalità di esperti in materia, accertare la validità terapeutica della TEC, anche al fine di valutare l'opportunità o meno di continuare a consentire tali applicazioni sul territorio italiano;

se non ritenga opportuno nel frattempo verificare in quali strutture ed in quali condizioni vengono applicate ai pazienti le pratiche mediche in oggetto.
(4-18825)