ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18607

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 720 del 20/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/11/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 20/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 20/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 06/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18607
presentata da
RITA BERNARDINI
martedì 20 novembre 2012, seduta n.720

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

nella notte tra sabato 13 e domenica 14 ottobre, ad Itri (Latina), i Carabinieri della locale stazione, nel corso di predisposti servizi di controllo del territorio finalizzati al contrasto di reati in materia di sostanze stupefacenti, la 48enne Silvana Agresti è stata tratta in arresto;

la donna, residente ad Itri, incensurata, laureata in giurisprudenza, è stata infatti accusata di detenere, all'interno dei locali dove si svolge la sua attività commerciale (agriturismo), 8 piante di cannabis interrate di dimensioni varie (in realtà solo una di queste otto piante era in vita) e circa 25 grammi della medesima sostanza stupefacente in fase di essicazione;

l'arresto della donna è stato convalidato dal tribunale e, in attesa del giudizio direttissimo che si svolgerà il prossimo 21 gennaio 2013, l'imputata è stata sottoposta alla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per due volte alla settimana;

della vicenda si è occupato il sito online h24notizie.com con un articolo scritto lo corso 17 ottobre da Francesco Furlan intitolato: «Itri, Sabrina Agresti racconta: ho il glaucoma, marijuana a uso terapeutico»; nonché l'emittente radiofonica Radio Radicale con una intervista alla signora Agresti trasmessa lo scorso 16 novembre a cura del redattore Roberto Spagnoli;

la dottoressa Agresti è affetta da glaucoma da 22 anni e per questo ha tentato l'ultima strada che le resta per cercare di rallentare il progredire della malattia il cui esito purtroppo è la cecità: ed invero la sostanza stupefacente ricavabile dalla pianta di marijuana sequestrata serviva alla donna per iniziare una terapia alternativa ai farmaci della durata di trenta giorni, proprio come le aveva consigliato già dieci anni fa il suo oculista;

al giornalista Francesco Furlan la dottoressa Agresti ha dichiarato quanto segue: «Ho sempre avuto paura di abbandonare i farmaci ma ora la mia malattia sta peggiorando ogni giorni di più. Sono 22 anni che ne sono affetta e, stando alla media, ho ancora soltanto quattro anni prima di perdere la vista. Non so nemmeno se la marijuana avrebbe prodotto su di me l'effetto benefico di rallentamento della malattia visto che non ho potuto cominciare la cura, seppure esistono studi e casi trentennali che confermano questa tesi, ma quando sei disperato ci provi. Avrei dovuto cominciare questa cura a breve, appena terminato di essiccare le prime foglie, per poi assumerle tramite infusione, ma come ho poi spiegato al Giudice Rosanna Brancaccio, non è stato possibile a causa dell'intervento dei carabinieri. Ad oggi non c'è ancora una cura per il glaucoma che, voglio ricordarlo, è una malattia degenerativa che provoca lesioni non reversibili del nervo ottico. Normalmente la pressione endoculare in un soggetto normale è venti, nel mio caso è quaranta, ed determinata dalla quantità di liquido prodotto all'interno dell'occhio: più liquido c'è nel bulbo oculare è più alto è il valore della pressione. L'assunzione di marijuana invece determinerebbe un abbassamento di questa pressione rallentando il progresso della malattia. Per questo non mi sento colpevole di nulla e quindi ho rifiutato di patteggiare una pena per i reati di detenzione e coltivazione. Esiste una giurisprudenza affermata che ha portato quattro regioni italiane, Puglia, Liguria, Toscana e Veneto, in cui l'uso terapeutico è riconosciuto. Lotterò per veder riconosciuto il mio diritto in Lazio a curarmi come meglio credo. Non mi si può togliere la speranza di stare meglio»;

i principi attivi dei cannabinoidi, sintetici o naturali, sono inseriti ufficialmente tra le sostanze dotate di efficacia terapeutica (tab II-B: il Delta-9-tetraidrocannabinolo, TBC, il Trans-delta-9tetraidrocannabinolo, denominato anche Dronabinol; il Nabilone);

i farmaci a base di cannabinoidi sono da anni impiegati nel mondo nel trattamento dei sintomi di diverse patologie (come per esempio la nausea e il vomito nei pazienti sottoposti a chemioterapia, sindromi dolorose neuropatiche, reumatiche, di origine tumorale e di altra natura, stati di stress post-traumatico, alcuni effetti delle terapie retrovirali nei pazienti affetti da BIV, il glaucoma e molte altre ancora);

in Italia, pur essendo consentita la prescrizione di terapie che fanno uso di questi farmaci, il loro approvvigionamento da parte dei pazienti è possibile, nei termini previsti dalle leggi, esclusivamente grazie all'importazione dall'estero, attraverso le procedure previste dal decreto ministeriale 11 febbraio 1997 rubricato «Importazione di specialità medicinali registrate all'estero»;

in Italia, infatti, non esistono in commercio farmaci registrati a base di cannabinoidi, né sintetici né naturali, e non esistono produttori autorizzati di cannabis per scopi medici per mancanza di richieste di autorizzazione alla produzione da parte delle nostre industrie farmaceutiche e per mancanza di richieste di AIC (autorizzazione all'immissione in commercio) da parte di industrie produttrici straniere;

l'importazione di tali farmaci per il paziente comporta enormi difficoltà oltre ad un notevole aggravio di spesa rispetto al vero prezzo del farmaco, cui vanno aggiunti costi di centinaia di euro per ogni singola pratica d'importazione, che va ripetuta dopo due mesi, mentre solo poche Aziende sanitarie locali forniscono la terapia in regime di day hospital;

si tratta di una strada tortuosa, costosa e burocratica che induce i più a scoraggiarsi o, in alcuni casi, a indirizzarsi verso il mercato nero dello spaccio della cannabis da una parte e, dall'altra, verso la strada dell'autoproduzione, come avvenuto nel caso della dottoressa Agresti, reato passibile di condanna anche con reclusione fino a diversi anni;

a tal proposito, lo scorso 9 novembre in piazza Montecitorio si è svolta la manifestazione antiproibizionista per l'accesso alla cannabis terapeutica e la depenalizzazione per uso personale della coltivazione della marijuana; manifestazione promossa dal Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito, dall'Associazione Luca Coscioni, da radicali italiani e dall'Associazione il detenuto ignoto;

nel corso della manifestazione la prima firmataria del presente atto - oltre a presentare alla stampa una sua mozione firmata da 27 deputati appartenenti a tutti gli schieramenti politici e volta ad impegnare il Governo a semplificare le procedure di importazione, commercializzazione e accesso ai farmaci a base di cannabis e a favorirne la produzione sul territorio nazionale - ha consegnato ad alcuni malati - come atto di disobbedienza civile - alcuni cime di piante di marijuana che, come risulta da pubbliche dichiarazioni rilasciate alla stampa, aveva cominciato a coltivare sul terrazzo di casa fin dal giugno scorso;

nel corso della manifestazione di disobbedienza civile, alla prima firmataria del presente atto sono stati sequestrati circa 600 grammi di marijuana, mentre ai tre malati che hanno ricevuto la sostanza-stupefacente è stata contestata la violazione amministrativa di cui all'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990;

nel corso della presente legislatura, oltre alla mozione sulla cannabis terapeutica sopra richiamata, l'interrogante ha anche depositato un progetto di legge nel quale si richiama espressamente la condotta di coltivazione sia nell'articolo 73, comma 1-bis che nell'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, ciò al fine di attribuire alla stessa, qualora emerga che il ricavato della coltivazione sia destinato ad un uso esclusivamente personale, una rilevanza meramente amministrativa;

come radicali gli interroganti ritengano infatti che solo estendendo gli effetti del referendum abrogativo del 1993 anche a tutte quelle attività di coltivazione cosiddetta «domestica» delle piante da stupefacenti, è possibile evitare le irragionevoli conseguenze che discendono dall'applicazione della disciplina di rigore attualmente vigente che, da un lato, impone di sanzionare penalmente il modesto «coltivatore» di qualche piantina di canapa indiana (proprio come nel caso della dottoressa Agresti) mentre, dall'altro, punisce solo in via amministrativa le condotte di detenzione per uso personale di sostanza stupefacente anche in quantitativi di significativa consistenza. Senza considerare, inoltre, che come più sopra ricordato, non pochi malati di patologie che possono essere curate con la cannabis terapeutica, pur di non ricorrere al mercato criminale e considerata la difficoltà di accesso ai farmaci a base di cannabinoidi, preferiscono coltivarsi le piante incorrendo così nel rischio di finire in carcere -:

di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda riportata in premessa;

se, come richiesto anche in altre interrogazioni, il Ministro della giustizia non ritenga di dover presentare una dettagliata relazione riferita agli arresti e alle denunce per coltivazione illegale di sostanze stupefacenti (hashish e marijvana) avvenuti in seguito 1) i casi in cui la quantità di principio attivo contenuta nelle piante di cannabis sequestrate era superiore a 500 milligrammi ed inferiori ad 1 grammo; 2) i casi in cui la detenzione delle piante di cannabis derivava da attività di coltivazione finalizzata allo spaccio; 3) i casi in cui l'attività di coltivazione della sostanza stupefacente era destinata al consumo meramente personale del coltivatore; 4) se ed in che misura, dopo l'entrata in vigore della legge n. 49 del 2006, gli arresti e le denunce per coltivazione non autorizzata di stanze stupefacenti siano aumentati rispetto al passato;

se e quali orientamenti il Ministro della Salute esprima sull'uso terapeutico dei principi attivi della cannabis, ciò possibilmente sulla base delle evidenze scientifiche che devono prevalere su suggestioni proibizioniste prive di effettivi riscontri;

se il Ministro della salute non ritenga opportuno adottare tutte le iniziative necessarie volte a facilitare l'accesso alla commercializzazione dei farmaci e dei preparati galenici magistrali a base di cannabinoidi per finalità terapeutiche, dando il necessario supporto tecnico ai medici, di informazione e di accompagnamento, nonché ai malati e ai loro familiari, nell'iter complesso delle procedure per la fruizione dei singoli ritrovati;

se il Governo non ritenga necessario un urgente ripensamento della politica fino ad oggi adottata per combattere il problema legato al consumo delle sostanze stupefacenti, in particolare prevedendo che anche l'attività di coltivazione di sostanza stupefacente il cui ricavato sia destinato ad un uso esclusivamente personale venga depenalizzata ed assuma quindi una rilevanza meramente amministrativa in conformità a quanto previsto dal referendum del 1993.(4-18607)