ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18565

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 719 del 15/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/11/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 15/11/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 15/11/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 15/11/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 15/11/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 15/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 15/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 06/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18565
presentata da
RITA BERNARDINI
giovedì 15 novembre 2012, seduta n.719

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:


domenica 28 ottobre 2012 l'interrogante ha visitato il carcere di Lanciano accompagnata dai radicali Rosa Quasibene e Francesco Belli;


i detenuti presenti erano 262 per una capienza regolamentare di 193 posti; un detenuto era in permesso premio; i detenuti con condanna definitiva erano 175, mentre quelli in attesa di giudizio erano 86; inoltre, nell'Istituto erano presenti 2 internati; assenti per motivi di giustizia 115 detenuti, per ricovero in CDT 1 e per colloqui 9;


considerati i diversi circuiti detentivi, si registrava la seguente situazione: nella prima sezione A «comune» erano presenti 55 detenuti per 25 posti regolamentari; nella seconda sezione A «ZETA» erano presenti 22 detenuti per 25 posti regolamentari; nella terza sezione A «ZETA» erano presenti 32 detenuti per 25 posti regolamentari; quanto all'alta sicurezza, nella prima sezione B erano presenti 35 detenuti per 25 posti regolamentari; nella seconda sezione B c'erano 45 detenuti in 25 posti mentre nella sezione terza B i detenuti erano 42 in 25 posti; i detenuti del «reparto verde» comune si trovano 26 detenuti; nel reparto «nuovi giunti» 2 e in quello dei semiliberi 3; nonostante i tanti circuiti detentivi, per il sovraffollamento, si registrano diversi casi di detenuti che devono scontare pene lunghissime e financo l'ergastolo sistemati a convivere con chi deve scontare pochi anni o mesi o, addirittura, è in attesa di giudizio;


i detenuti stranieri sono in tutto 31: otto albanesi, quattro rumeni, quattro tunisini, due cinesi, due algerini, due marocchini, un bosniaco, un spagnolo, un ghanese, un liberiano, un lituano, un polacco, uno della Sierra Leone, un somalo e un ucraino;


coloro che hanno la possibilità di lavorare sono in tutto cinquanta; il lavoro è a rotazione per cui in un anno ciascun detenuto arriva a stento ad essere impegnato per due mesi e mezzo, peraltro in lavori domestici interni poco formativi e con salari miserrimi; le possibilità di studio sono limitate alla scuola di alfabetizzazione e alle medie; attualmente è in atto un corso di idraulica e uno di ceramica;


nell'istituto sono presenti sessanta detenuti tossicodipendenti, di cui n. 32 con patologie correlate allo stato di tossicodipendenza; tre sono i sieropositivi, cinque hanno una doppia diagnosi (psichiatrica e di tossicodipendenza);


per quel che riguarda il personale di polizia penitenziaria occorre tenere presente che sebbene la pianta organica del 2001 prevede un totale di 147 unità ed attualmente siano amministrate 151 unità, l'attuale organizzazione dell'istituto, con la presenza di diversi circuiti penitenziari e il sovraffollamento comportano l'esigenza di altre unità di personale; ad aggravare la carenza si consideri che dalle 151 unità presenti bisogna sottrarre n. 12 unità impiegate presso il nucleo traduzioni, altre 5 unità al giorno distolte dal servizio d'istituto per le traduzioni ed i piantonamenti; quanto alla situazione dei funzionari del Corpo sono presenti 1 commissario del ruolo speciale con le funzioni di comandante di reparto e un'altra unità del ruolo direttivo ordinario, con le funzioni di vice comandante;


fra le carenze strutturali dell'istituto si registra sicuramente quella del muro di cinta che non è sottoposto ad alcuna manutenzione e che ha il sistema anti-scavalcamento fuori uso;


nella sala colloqui, peraltro poco illuminata e arieggiata, permane il muretto divisorio; inoltre, i collegamenti del carcere con il centro abitato sono rarissimi anche nei giorni destinati agli incontri dei detenuti con i familiari, limitandosi a una o due corse del bus navetta; a volte capitano scarcerazioni di detenuti che, se non trovano un passaggio, sono costretti a raggiungere a piedi la parte della città di Lanciano ove si trovano le stazioni dei pullman;


durante la visita, la delegazione è entrata in diverse celle dove in meno di 10 metri quadrati (cioè celle per 1 persona) erano stati sistemati in letto a castello ben tre detenuti, con lo sfortunato del «terzo piano» costretto a dormire a pochi centimetri dal soffitto: tolto lo spazio occupato dai letti, dal tavolo, dagli sgabelli e dai mobili, rimane ben poco spazio per muoversi in tre; la cosa è tanto più deplorevole - oltre che non conforme alla normativa - se si considera che in questa «cattività» i detenuti ci stanno per almeno 20 ore al giorno;


fra i detenuti incontrati, si segnalano i casi di:


G.I. per fare i colloqui la moglie parte da Brolo il giorno prima; deve raggiungere Messina in treno e poi prendere un pullman fino a Pescara dove un altro treno la porterà a Lanciano; a Lanciano - dato il sopra esposto malfunzionamento del bus navetta - deve prendere un taxi fino al Carcere; il detenuto si duole, anche del fatto che gli siano consentite solo due telefonate a settimana; analoga situazione per i colloqui è stata rappresentata T.D.P. da solo che la moglie parte dal comune di San Pier Niceto (ME) e ha tre figli minori di 3, 8 e 12 anni;


G.M., da due anni non vede i familiari (compresa una figlia di 4 anni) che sono di Lecce;
F.C., affetto da epatite C, afferma che da 11 mesi gli hanno sospeso l'interferone; gli mancano 14 mesi al fine pena ed ad agosto ha presentato la domanda per accedere ai benefici della legge n. 199 senza aver ricevuto risposta; inoltre, afferma che ancora deve prendere due semestri di liberazione anticipata;


due detenuti, uno di nazionalità spagnola e l'altro albanese, hanno in mano dal mese di settembre il provvedimento di espulsione dal territorio dello Stato italiano quale sanzione alternativa alla pena residua inferiore ai due anni, ma il provvedimento non viene posto in atto perché molto probabilmente l'amministrazione sta ancora «acquisendo» «i necessari titoli di viaggio» (biglietto aereo); per i due detenuti A.R.A.B. e P.M. «non ricorrono incertezze sull'identità e sulla nazionalità»;


P.A., con i giorni di liberazione anticipata gli mancano solo 8 mesi da scontare: sta aspettando la risposta del magistrato di sorveglianza alla sua istanza presentata il 20 luglio;

C.M., ha fatto richiesta di trasferimento a Modena dove vive la figlia di 6 anni; da sei anni e mezzo è detenuto senza aver mai avuto un rapporto disciplinare;

unanime è l'opinione dei detenuti riguardo l'inefficienza dell'ufficio della magistratura di sorveglianza, dovuta probabilmente al fatto che abbia in carico, oltre al carcere di Lanciano, anche quelli di Vasto e di Pescara;


lo psicologo è figura professionale quasi inesistente nel carcere di Lanciano: a domanda precisa molti detenuti hanno risposto «chi lo conosce?», mentre un detenuto particolarmente socievole ha detto sorridendo «qui, lo psicologo sono io»;


particolarmente disagiata è la condizione di detenzione degli stranieri; non esiste il mediatore culturale, i sussidi vengono raramente erogati per cui molti di loro raramente riescono a tenersi in contatto telefonicamente con i propri familiari nel Paese di origine; il lavoro è la richiesta che avanzano di più e diversi di loro sono in attesa da più di un anno senza aver mai avuto la possibilità di lavorare; l'articolo 28 della legge 26 luglio 1975, n. 354 (ordinamento penitenziario), stabilisce che «particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o ristabilire le relazioni dei detenuti e degli internati con le famiglie»;


l'articolo 15 della medesima legge prescrive che «nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza delle famiglie»; il comma 2 dell'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 (regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà), dispone che «particolare attenzione è dedicata ad affrontare la crisi conseguente all'allontanamento del soggetto dal nucleo familiare, a rendere possibile il mantenimento di un valido rapporto con i figli, specie in età minore, e a preparare la famiglia, gli ambienti prossimi di vita e il soggetto stesso al rientro nel contesto sociale»; l'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000 prevede che «Il magistrato di sorveglianza, nell'esercizio delle sue funzioni di vigilanza, assume, a mezzo di visite e di colloqui e, quando occorre, di visione di documenti, dirette informazioni sullo svolgimento dei vari servizi dell'istituto e sul trattamento dei detenuti e degli internati»;


il primo comma dell'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000 prevede altresì che «Il magistrato di sorveglianza, il provveditore regionale e il direttore dell'istituto, devono offrire la possibilità a tutti i detenuti e gli internati di entrare direttamente in contatto con loro. Ciò deve avvenire con periodici colloqui individuali, che devono essere particolarmente frequenti per il direttore. I predetti visitano con frequenza i locali dove si trovano i detenuti e gli internati, agevolando anche in tal modo la possibilità che questi si rivolgano individualmente ad essi per i necessari colloqui ovvero per presentare eventuali istanze o reclami orali» -:


quali urgenti iniziative si intendano assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori del carcere di Lanciano; in particolare, entro quali tempi si preveda che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti; cosa intendano fare, negli ambiti di rispettiva competenza, per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, entro quali tempi verrà ripristinata un'adeguata assistenza psicologica;


cosa si intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione;


se non si intendano adottare le opportune iniziative al fine di aumentare l'organico degli agenti penitenziari, degli educatori e, per quanto di competenza, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da renderei stesso adeguato al numero delle persone recluse;


se non si ritenga di dover urgentemente disporre il completo rifacimento della vetusta ed obsoleta sala-colloqui, dotata ancora del vietato muretto divisorio, in modo da garantire un miglior contatto umano tra detenuti e familiari; quando verrà ristrutturato il muro di cinta e ripristinato il sistema anti-scavalcamento;


se ed in che modo si intendano potenziare, all'interno della struttura penitenziaria in questione, le attività di orientamento e formazione al lavoro e di ricerca di posti di lavoro da offrire ai detenuti, in particolar modo per quelli che hanno quasi finito di scontare la pena; se ritenga di dover intervenire affinché siano separati i detenuti imputati da quelli già condannati;


quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per rafforzare l'ufficio del magistrato di sorveglianza attualmente costretto a seguire ben tre istituti penitenziari, quello di Lanciano compreso;




se, in base ai commi 1 e 2 dell'articolo 69 della legge 26 luglio 1975, n. 354, il magistrato di sorveglianza di Lanciano vigilando come è suo compito sulla organizzazione degli istituti di prevenzione e di pena, abbia mai prospettato al Ministro della giustizia le esigenze dei vari servizi del carcere, con particolare riguardo alla attuazione del trattamento rieducativo;


se il Ministro intenda intervenire, per quanto di competenza, in merito ai casi descritti in premessa;


stante la richiesta di alcuni detenuti del carcere di Lanciano di poter scontare la pena o la custodia cautelare vicino al proprio contesto familiare, cosa intenda fare il Ministro per rendere possibile il mantenimento di un valido rapporto del detenuto con i propri familiari e i figli, specie in età minore;


se il Governo non intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione;


se intenda intervenire per risolvere le problematiche dei detenuti stranieri descritte in premessa;


se e quali iniziative intenda assumere per rendere effettiva la possibilità per i detenuti stranieri che lo richiedano di scontare gli ultimi due anni di pena nel Paese d'origine; in particolare, cosa intenda fare per i due casi riportati in premessa considerato che la loro permanenza in carcere ha comunque un costo per l'amministrazione, oltre ad incidere nel determinare il sovraffollamento della struttura;


di quali elementi disponga il Governo con riferimento all'attuazione della legge n. 199 del 2010, e quali iniziative, anche normative, di competenza intenda assumere al riguardo qualora rilevasse che tale attuazione è insoddisfacente anche per il ritardo con cui viene concesso il beneficio dalla magistratura di sorveglianza.
(4-18565)