MANCUSO, GIRLANDA, CROLLA, CICCIOLI, BARANI e DE LUCA. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
a dicembre 2011, con il cosiddetto decreto «Salva Italia», si decideva la fusione tra gli enti INPS, INPDAP ed ENPALS;
l'istituto di previdenza dei dipendenti pubblici, però, portava un disavanzo patrimoniale quantificato al 1
o gennaio 2012 in 10 miliardi e 269 milioni;
due le cause principali di tale dissesto: la riduzione dei dipendenti pubblici nel corso degli anni e il fatto che, fino al 1995, le amministrazioni centrali dello Stato non versavano i contributi alla CTPS, la Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era una delle 10 casse fuse nell'INPDAP dal 1996;
la nota di assestamento al bilancio 2012 dell'INPS sottolinea che anche dopo il 1996 le amministrazioni dello Stato hanno versato «solo la quota della contribuzione a carico del lavoratore (8,75 per cento) e non la quota a loro carico (24,2 per cento)»;
lo scorso 1
o ottobre i ministeri vigilanti dell'INPS, economia e lavoro, hanno diffuso un comunicato stampa congiunto definendo «del tutto infondata» la possibilità dell'esistenza di un problema di sostenibilità del sistema data dalla componente INPDAP della fusione;
ma venerdì 5 ottobre il CIV (Consiglio di indirizzo e vigilanza) ha approvato all'unanimità la nota di assestamento al bilancio INPS in cui si legge che l'incorporazione dell'INPDAP nell'INPS comporterà «quantomeno nel breve periodo, un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico obbligatorio»;
nella delibera di approvazione della nota, il CIV aggiunge di «ritenere necessaria l'adozione, da parte dei Ministeri vigilanti, di interventi con i quali sanare il suddetto deficit ed evitare rischi che, con il trasferimento all'INPS delle funzioni degli enti soppressi, possano realizzarsi improprie commissioni e indebite solidarietà tra sistemi previdenziali oggettivamente diversi tra loro»;
sostanzialmente si è rappresentato il timore che il disavanzo di esercizio dell'ex INPDAP, pari nel 2012 a 5,7 miliardi, e il passivo patrimoniale di 10,2 miliardi, entrambi scaricati sul bilancio INPS (che pertanto chiuderà con un deficit di esercizio di quasi 9 miliardi, contro i 2,2, del 2011), possano essere anche solo parzialmente colmati attingendo ai fondi che sono in attivo nell'INPS;
recentemente il Governo ha imposto agli Enti di previdenza privati, i cui bilanci sono in attivo e non presentano alcun problema di stabilità, pesanti un tributo forzoso e non dovuto nelle Casse statali pari al 5 per cento per il 2012 e del 10 per cento a partire dal 2013, calcolati sulle spese sostenute nel 2010 -:
se il Governo intenda saldare il proprio debito contributivo nei confronti dell'INPDAP;
se il Governo intenda assicurare alle parti sociali sul fatto che il debito sulle pensioni dei dipendenti pubblici non verrà coperto dai fondi destinati alle pensioni dei privati. (4-18351)