ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18190

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 707 del 23/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: PALAGIANO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 22/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 22/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18190
presentata da
ANTONIO PALAGIANO
martedì 23 ottobre 2012, seduta n.707

PALAGIANO. -
Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

per mutilazioni genitali femminili (MGF) si intende un insieme di pratiche rituali tradizionali presenti in molte comunità africane e asiatiche, connesse a riti d'iniziazione femminile e d'integrazione sociale, attraverso cui si effettua l'asportazione totale o parziale dei genitali femminili;

l'Organizzazione mondiale della sanità stima che siano 135 milioni nel mondo le bambine che vi sono sottoposte in molti paesi africani, in alcune zone della penisola arabica e dell'Indonesia, ma anche all'interno di alcune comunità immigrate in Europa, America e Oceania. Solo in Italia si calcola che le vittime siano circa 40 mila. È il dato più alto in Europa, che in totale conta 500 mila casi;

le mutilazioni genitali femminili hanno gravissime conseguenze sia fisiche che psicologiche per le donne che le subiscono: emorragie, infezioni, cheloidi, tetano, ma anche infertilità, problemi nei rapporti sessuali, turbe del comportamento e, talvolta, morte, spesso causata da complicazioni durante il parto;

ogni anno, nel mondo, sarebbero circa 3 milioni le ragazze e bambine a rischio di subire mutilazioni genitali;

il problema dell'infibulazione investe pienamente anche il nostro Paese. Secondo l'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), in Italia, ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate e nella sola capitale, dal 1996 ad oggi, sono state curate oltre 10 mila donne immigrate vittime di questa pratica;

in Italia la legge n. 7 del 9 gennaio 2006, vieta la mutilazione genitale femminile, punendo chi la pratica con pene fino a 12 anni di reclusione e, per il medico che ne fosse autore, con l'interdizione dalla professione. Nonostante ciò, la situazione appare comunque preoccupante e, sempre secondo uno studio dell'Inmp, nel nostro Paese ci sarebbero ancora alcuni medici e anziane donne delle comunità migranti che, a pagamento, praticano l'infibulazione, spesso senza anestesia e con strumenti non sterili, come coltelli, lame di rasoio, cocci di vetro o forbici;

in Italia non esistono dati ufficiali su questo fenomeno tanto esecrabile quanto invisibile, ma molto radicato in alcune comunità e per questo è ancora difficile fare un bilancio della reale efficacia della legge 7/2006. In ogni caso, per aggirare le misure previste dalla nostra normativa, le bambine vengono spesso ricondotte nel paese d'origine per subire l'orrenda procedura;

in molti Paesi europei le mutilazioni vengono eseguite nei centri di chirurgia estetica vaginale o in quelli che effettuano piercing e tatuaggi. Un fenomeno paradossale è quello delle adolescenti nate in Italia da genitori immigrati o trasferitesi da piccole, che desiderano essere infibulate, per rispetto della loro tradizione, ignorando o non comprendendo pienamente tutte le conseguenze che una così crudele pratica corporea possa comportare sul loro futuro di donne, di mogli e di madri;

quella dell'infibulazione è, a tutti gli effetti, una grave violenza contro le donne, i loro diritti e la loro dignità, oltre che un brutale strumento di controllo della sessualità femminile, che permette il perpetuarsi della condizione discriminatoria che molte donne vivono all'interno delle loro comunità; per questo dovrebbe essere ostacolata in ogni modo, anche attraverso attività di prevenzione e di sensibilizzazione nelle scuole -:

se, sulla base si quanto esposto, non intenda avviare uno studio per definire il fenomeno dell'infibulazione in Italia anche in rapporto a quanto previsto dalla legge 7 del 2006, al fine di tutelare la salute e la dignità delle donne immigrate nel nostro Paese;

se non intenda promuovere adeguate campagne di sensibilizzazione nei confronti di un fenomeno che pare tutt'altro che superato, con particolare attenzione alle scuole e quindi a giovani ed adolescenti, al fine di indurli a sviluppare gli strumenti che servano loro per prendere decisioni autonome sulle loro vite e per infrangere pericolosi retaggi culturali, compresi quelli della discriminazione di genere e della violenza tramandati, in alcune comunità, da una generazione all'altra. (4-18190)