REGUZZONI e MONTAGNOLI. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
in una recente lettera pubblica il presidente dell'Associazione nazionale costruttori Edili Paolo Buzzetti ha dichiarato che «si dovrebbero cercare, tutti insieme, soluzioni capaci di rispondere a un'esigenza sociale ed economica allo stesso tempo. Cominciamo allora con proporne alcune. La prima cosa da fare è riattivare il circuito del credito, sia per le famiglie che per le imprese. Le nostre analisi rilevano chiaramente che la vera causa del ridimensionamento del settore immobiliare non è l'invenduto, ma il calo del 50 per cento di mutui erogati. Questo vuoi dire che, per gran parte dei nuovi nuclei familiari che si formano ogni anno, l'acquisto di una casa è ormai una chimera. Finora però le conseguenze e le ripercussioni economico-sociali di questo fenomeno sono state, a nostro avviso, molto sottovalutate e, nonostante gli sforzi fatti negli ultimi mesi dal Governo, che ha avviato un importante lavoro di rilancio delle nostre città, non si sono trovate ancora risposte efficaci ad evitare quella che si profila come un'autentica emergenza che sta investendo i giovani e le fasce meno abbienti della popolazione. Ci vuole, quindi, subito un piano "salva-casa". E per farlo è necessario ritornare allo spirito che animò le politiche di ricostruzione del Dopoguerra e che, non a caso, proprio in queste ultime settimane la banca centrale americana (Fed) sta mettendo in campo. Noi pensiamo che anche in Italia si debba e si possa fare. Mi riferisco alla possibilità che investitori istituzionali, come ad esempio la Cdp, o la stessa BCE, acquistino titoli emessi dalle banche per finanziare i mutui residenziali concessi a specifiche fasce della popolazione, garantiti dalle ipoteche sottostanti (covered bond). Ad esempio, potrebbero essere finanziati mutui per acquisto prima casa, o dedicati alle giovani coppie e per abitazioni "verdi". In queste operazioni la Cdp potrebbe avere un ruolo importante in quanto può approvvigionarsi a lungo termine ad un costo inferiore di circa il 30 per cento rispetto al costo della provvista di una banca di medio-grandi dimensioni. In questo modo si garantirebbe agli istituti di credito la disponibilità di funding a lungo termine (25-30 anni) che servirebbe a finanziare i mutui alle famiglie, e al tempo stesso i benefici del minor costo della raccolta si concretizzerebbero per le famiglie sotto forma di un tasso d'interesse più basso e di una quota di finanziamento concesso più alta. In concreto si tratterebbe di 7-10 mld messi a disposizione da Cdp e da altri investitori istituzionali. Questi, una volta ristabilitasi la fiducia sui mercati e sul debito sovrano italiano, potrebbero rivendere i titoli. Infine, per le fasce di popolazione più deboli, sarebbe opportuno istituire anche un Fondo di garanzia dello Stato, come in altri Paesi europei, che, a seguito della consueta analisi del rischio da parte delle banche, copra i rischi di insolvenza che le famiglie italiane corrono a causa del protrarsi della crisi. Queste misure non producono debito pubblico e sono a bassissimo rischio. Ma bisogna fare in fretta. Le imprese sono allo stremo e tra i cittadini regna un clima di sfiducia e di angoscia per il futuro che difficilmente ci consentirà di uscire in tempi brevi da questa pesante recessione. Al rigore, come diciamo da tempo, è necessario accompagnare efficaci misure per la crescita e interventi mirati a far ripartire l'edilizia, dando impulso all'occupazione. Molto c'è da fare, infatti, per rendere le città più vivibili e mettere in sicurezza il territorio. Sfide che abbiamo il dovere di cogliere non solo per noi stessi ma anche per le generazioni future» -:
se e quali iniziative il governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di fornire risposte alle richieste dell'Ance sopra riportate. (4-18129)