ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18102

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 703 del 15/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 15/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 15/10/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 15/10/2012
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 15/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 15/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18102
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
lunedì 15 ottobre 2012, seduta n.703

DI PIETRO, EVANGELISTI, PALADINI e ANIELLO FORMISANO. -
Al Ministro dello sviluppo economico.
- Per sapere - premesso che:

la società Lucchini di Piombino rischia di chiudere nei prossimi mesi se non vi sarà un preciso intervento del Governo;

si tratta di un'azienda che realizza un'ampia gamma dimensionale e qualitativa di semiprodotti destinati alla laminazione di esemplari lunghi in qualità e speciali, allo stampaggio diretto, alla produzione di pezzi forgiati e alla laminazione di prodotti piani; inoltre, grazie agli stabilimenti a ciclo integrale, la sua acciaieria riesce a ottenere un'ampia gamma di ghise per la produzione dell'acciaio e di quelle speciali destinate alle fonderie (ematiti, perlitizzanti, madri per sferoidale);

la prima volta che Alexej Mordashov, proprietario della società, annunciò pubblicamente la sua intenzione di abbandonare Piombino era l'agosto del 2009. Da lì è seguito uno stillicidio di tre anni prima che le banche creditrici accettassero di ricontrattare il debito. Una dilazione ripagata con l'impegno di cedere, entro il 2014, la Lucchini anche a un solo euro, con il diritto di prelazione a Imi, capofila degli istituti creditori. Gli investitori russi di Mordashov sono così usciti di scena senza rimetterci un solo euro;

esiste una situazione di grave impedimento nella ricerca di soluzioni industriali in quanto il debito è tutto a carico delle banche, le quali hanno l'interesse primario di recuperare i propri soldi e non certo far prevalere l'approccio imprenditoriale. Qualunque industriale seriamente interessato al ciclo integrale di Piombino metterà a disposizione risorse finanziarie solo per gli investimenti da effettuare sugli impianti e non certo per pagare i debiti del passato. Di questo passo il rischio di un default si sta pericolosamente avvicinando. Forse due o tre mesi al massimo è il tempo disponibile per evitare che la chiusura della fabbrica si trasformi in un dramma sociale per la città e l'intero comprensorio;

il consiglio di amministrazione, controllato dalle banche creditrici per la seconda volta ha incaricato l'advisor Rothschild di trovare un compratore per la Lucchini ma ancora non vi è neppure l'ombra di una manifestazione di interesse concreta;

la Lucchini conta oggi oltre 2.000 dipendenti diretti e un altro migliaio dell'indotto più la vasta rete di fornitori, senza considerare le possibili conseguenze che l'eventuale chiusura della fabbrica potrebbe avere su un intero tessuto economico, ancora fortemente dipendente dalla massa degli stipendi che bene o male l'industria continua a riversare in città;

l'altoforno deve essere rifatto entro il 2014 per fine campagna: 160 milioni d'investimenti nell'ipotesi minima, 300 se si vuol realizzare un impianto nel pieno rispetto delle norme sull'inquinamento e adeguare le strutture direttamente connesse;

il rischio di default è imminente e bisogna evitare che si trasformi nella fine della storia industriale di Piombino. Infatti, nonostante la recente ricapitalizzazione di 100 milioni, l'azienda sta erodendo i mezzi propri;

il primo obiettivo è quello di mantenere l'area a caldo e per questo vi è la necessità di avere, da parte dell'azienda e prima che possa accadere il peggio, un progetto industriale in grado di mantenere il massimo dell'occupazione;

il Governo deve assumersi la responsabilità di cercare soluzioni industriali dividendo il passato dal futuro, mettendo al centro il mantenimento del ciclo integrato e l'occupazione;

non è possibile secondo l'interrogante che la ricerca di nuovi imprenditori sia affidato alle banche che come abbiamo visto hanno interessi divergenti da quelli dell'industria italiana e del territorio toscano;

in totale il settore siderurgico dà lavoro a Piombino a circa 5.000 persone. Sempre a Piombino, oltre alla Lucchini, anche la Magona è in difficoltà. In questa azienda, di proprietà della multinazionale Arcelor Mittal, attualmente lavorano 550 persone che sono già state coinvolte nella cassa integrazione e nei contratti di solidarietà. La Arcelor Mittal Piombi spa è oggi uno dei più qualificati produttori nel panorama siderurgico europeo. Nato nel 1891 come unico produttore italiano di banda stagnata, oggi è leader nei prodotti laminati d'acciaio sottili zincati e preverniciati. Da febbraio 2002 è entrato a far parte del gruppo Arcelor, leader mondiale dell'acciaio. Da luglio 2006 il gruppo Arcelor si è fuso con il gruppo Mittal Steel dando vita al primo produttore mondiale di acciaio ArcelorMittal. Gli elevati costi di produzione e delle materie prime rischiano di portare alla chiusura della fabbrica di Piombino. Questa almeno, è l'intenzione manifestata dalla Alcelor Mittal. Anche in questo caso si tratta di individuare un soggetto industriale che si impegni a ristrutturare e riorganizzare la fabbrica con investimenti, visto che il prodotto di laminati, opportunamente elevato di qualità, è di nicchia e ad alto valore aggiunto;

è necessario che il Governo si attivi immediatamente nei confronti di Alcelor Mittal per verificare le volontà del gruppo e chiedere garanzie sulla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento di Piombino, oppure se Mittal intende favorire o ostacolare la ripartenza del sito industriale, ricercando seri e credibili alternative -:

se non intenda aprire un tavolo nazionale sulla siderurgia per la realizzazione di un piano nazionale siderurgico e per dare delle risposte concrete sui temi delle bonifiche, delle infrastrutture e del risparmio energetico;

se non intenda riconoscere i contratti di solidarietà come intervento straordinario e strutturale per la gestione di periodi di crisi, fuori dal conteggio della cassa integrazione;

se non intenda impegnarsi seriamente nella ricerca di soluzioni industriali al fine dì garantire il secondo polo siderurgico italiano;

se non intenda impegnarsi con altrettanta perizia nella ricerca di soluzioni industriali per la Magona Arcelor Mittal.
(4-18102)