ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18014

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 699 del 09/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 09/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 09/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18014
presentata da
MAURO PILI
martedì 9 ottobre 2012, seduta n.699

PILI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

il Ministero della giustizia ha in animo di trasferire detenuti pericolosi di alta sicurezza 1 presso gli istituti penitenziari sardi;

la possibilità di trasferire i detenuti più pericolosi negli istituti penitenziari dell'isola riveste una serie di rilevanti problemi di varia natura da quelli sociali ed ambientali sino a quelli trattamentali e di natura economica;

prima di tutto esistono gravi problematiche sociali ed ambientali, legate alle infiltrazioni mafiose camorristiche ecc.;

in Sardegna, il problema di contatto con la criminalità organizzata è ben minore rispetto ad altre regioni meridionali, dove c'è la mafia, la camorra, la 'ndrangheta;

la Sardegna risulta estranea da infiltrazioni di questo tipo;

il trasferimento di tali detenuti comporterebbe un altissimo rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, basti considerare il disagio delle famiglie di questi di doversi spostare per effettuare colloqui, consegnare pacchi di beni di consumo e di vestiario, che indurrebbe le stesse a trasferirsi in Sardegna pur di stare a contatto diretto e costante con i propri congiunti detenuti;

la Sardegna in questo momento particolare si trova in una posizione di estrema vulnerabilità, ha diversi problemi strutturali e congiunturali che potrebbero aggravarsi ulteriormente comportando un'ulteriore disgregazione sociale e territoriale;

rispetto a tele debolezza è necessario intervenire con progetti di sviluppo che fungano piuttosto da collante nei confronti della popolazione, che mitighino il senso di insicurezza individuale e collettivo e salvaguardino l'isola quale terra incontaminata da tale tipo di criminalità;

la commistione che si vuole creare tra le varie culture rischia di incidere in modo determinante sui fattori di criticità enucleati e sul senso identitario;

si vuole impiegare lo spazio penitenziario a disposizione con detenuti (peraltro pericolosi) di altre regioni mentre i detenuti sardi si trovano in altri istituti della penisola e chiedono, da tempo, di poter rientrare in Sardegna;

tale condizione dei detenuti sardi contrasta inoltre con il principio di territorializzazione della pena che preferisce la collocazione dei detenuti in prossimità dei luoghi di origine per stare più vicini alla famiglia;

stessa considerazione va fatta, con una più pressante e dovuta attenzione, per i poliziotti penitenziari sardi che si trovano nella penisola e che vorrebbero tornare nella propria terra natale;

la vicinanza culturale, linguistica, è fondamentale nelle carceri;

i detenuti sardi dovrebbero essere dislocati in istituti sardi e confrontarsi, anche da un punto di vista trattamentale, con operatori del luogo di origine che sono sicuramente più in grado di interpretarne le specifiche esigenze;

così stabilisce l'articolo 13 dell'ordinamento penitenziario sulla individualizzazione del trattamento rieducativo;

tale trattamento, infatti, (così stabilisce la legge) deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto e l'osservazione deve essere orientata a rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale;

la conoscenza del retroterra culturale per l'individuazione delle cause del disadattamento sociale, da parte degli operatori di riferimento, è da considerarsi elemento preferenziale nella scelta della collocazione penitenziaria del detenuto;

nella scelta, quindi, bisognerebbe privilegiare l'aspetto di conoscenza, dimestichezza ed esperienza degli operatori piuttosto che fattori di tipo politico-strategico;

sul piano educativo-trattamentale valgono le seguenti considerazioni: l'alta concentrazione di detenuti appartenenti alla criminalità organizzata e alla delinquenza più efferata, di rilevante pericolosità sociale (e individuale) potrebbe creare problemi di gestione per gli educatori che sono già in numero inadeguato e non hanno, inoltre, la formazione specifica per tale trattamento;

molti educatori sono stati, infatti, reclutati di recente e non dispongono di una preparazione ad hoc per il trattamento di questi soggetti poiché il Ministero, nonostante il progetto di cui si discute, non ha ancora attivato corsi di formazione specifici per la gestione educativa di tale particolare categoria di detenuti;

anche le «vecchie leve», non essendo mai sorto il problema in passato, risultano sprovviste di un'impostazione criminologica di tipo operativo del genere descritto e si trovano impreparati nel fronteggiare questa nuova ondata delinquenziale;

esistono poi problemi di carattere economico: i trasferimenti, le diverse traduzioni, pesano enormemente sulle casse del Ministero;

queste risorse economiche potrebbero, invece, essere utilizzate in modo più adeguato e mirato alle reali esigenze sarde;

è indispensabile intervenire per eliminare gli sprechi pubblici e programmare una gestione oculata delle risorse finanziarie in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere -:

se non ritenga, alla luce delle predette valutazioni e considerazioni, di dover revocare i massici trasferimenti di detenuti AS1 nella regione Sardegna con particolare riferimento al carcere di Massama-Oristano;

se non ritenga alla luce dell'articolo 13 dell'ordinamento penitenziario sulla individualizzazione del trattamento rieducativo di dover attuare una politica tesa a favorire la dislocazione dei detenuti sardi in istituti sardi al fine di confrontarsi, anche da un punto di vista trattamentale, con operatori del luogo di origine che sono sicuramente più in grado di interpretarne le specifiche esigenze;

se non ritenga di dover favorire nelle carceri della Sardegna la vicinanza culturale e linguistica;

se non ritenga di dover privilegiare l'aspetto di conoscenza, dimestichezza ed esperienza degli operatori piuttosto che fattori di tipo politico-strategico;

se non ritenga alla luce delle considerazioni in premessa di dover perseguire nella pianificazione gestionale delle carceri sardi e non solo il principio di territorializzazione della pena che preferisce la collocazione dei detenuti in prossimità dei luoghi di origine per stare più vicini alla famiglia;

se non ritenga, proprio alla luce delle dichiarate esigenze di risparmio economico e gestionali, di dover scongiurare tale trasferimento di detenuti provenienti dal 41-bis e collocati nell'AS1, proprio perché appaiono rilevanti i problemi di carattere economico legati ai trasferimenti, alle diverse traduzioni che pesano enormemente sui bilanci del Ministero e dello Stato in termini più complessivi.(4-18014)