ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18000

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 699 del 09/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: BERNARDINI RITA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 09/10/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 09/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 09/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 06/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18000
presentata da
RITA BERNARDINI
martedì 9 ottobre 2012, seduta n.699

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:

il 26 agosto 2012 la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso la casa circondariale «Pagliarelli» di Palermo, accompagnata dagli esponenti radicali di Palermo e Catania, Donatella Corleo e Gianmarco Ciccarelli;

la visita ha avuto una durata di 7 ore e 20 minuti; non era presente la direttrice dell'istituto Francesca Vazzana; la delegazione è stata ricevuta e accompagnata dal comandante di polizia penitenziaria Giuseppe Rizzo;

il penitenziario è gravemente sovraffollato, i detenuti presenti sono 1.273, «un numero destinato ad aumentare di circa 100 unità entro poche settimane, con la ripresa dei processi», sottolinea il comandante;

l'istituto si articola in più blocchi e sezioni: il padiglione «Mari», con una capienza regolamentare di 200 posti; il padiglione «Pianeti», con una capienza regolamentare di 240 posti; il padiglione «Venti», con una capienza regolamentare di 200 posti; il reparto infermeria e osservazione psichiatrica ex articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, con una capienza regolamentare di 24 posti; il reparto minorati psichici ex articolo 111 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, con una capienza regolamentare di 30 posti; il reparto femminile, con una capienza regolamentare di 42 posti; il reparto semilibertà, con una capienza regolamentare di 80 posti; la sezione «Eolo» (reparto per collaboratori di giustizia), con una capienza regolamentare di 3 posti; secondo quanto riferito, l'apertura di un nuovo padiglione con una capienza regolamentare di 324 posti era prevista per il mese di luglio ma è stata rinviata;

complessivamente, la capienza regolamentare dell'istituto è di 819 posti;

risulta ad avviso dell'interrogante non corretto, pertanto, il dato presente nella statistica pubblicata sul sito del Ministero della giustizia («detenuti italiani e stranieri presenti e capienze per istituto - 30 giugno 2012») che attribuisce alla casa circondariale Pagliarelli una capienza regolamentare di 858 posti;

con riferimento alla posizione giuridica, sono presenti 208 detenuti in attesa di primo giudizio, 75 appellanti, 113 ricorrenti, 871 condannati in via definitiva, 6 internati;

i detenuti stranieri sono 291: 53 sono di nazionalità rumena, 48 provengono dal Marocco, 42 dalla Tunisia, 26 dall'Albania, 19 dalla Nigeria, 12 dalla Yugoslavia, 9 da Egitto e Algeria, 4 da Bulgaria, Polonia, Bosnia e Liberia, 3 da Ucraina, Ghana, Sierra Leone, Costa d'Avorio, Repubblica Dominicana e Cina, 2 da Spagna, Francia, Belgio, Croazia, Macedonia, Iraq, Sudan, Gambia, Brasile, Cile e Colombia, e infine un detenuto da Stati Uniti, Germania, Olanda, Svizzera, Grecia, Lituania, Moldova, Iran, Cuba, Libia, Congo, Somalia, Senegal, Gabon, Guinea Bissau, Filippine e Bangladesh;

accanto al sovraffollamento si registra una marcata carenza di personale di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 765 unità, gli agenti assegnati sono 699, «ma quelli che effettivamente fanno i turni in sezione sono meno di 300», afferma il comandante, che spiega: «alle 699 unità in dotazione dobbiamo sottrarre 197 unità del Nucleo Traduzioni, 96 unità distaccate da questa sede in altri servizi come il Dipartimento, il Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria e altri istituti di pena (mentre sono 57 gli agenti distaccati in questo carcere da altri istituti), 25 unità che in questo momento sono fuori e dipendono dall'ospedale militare per lunghe degenze dovute perlopiù a patologie riconducibili ad uno stato ansioso depressivo, e dobbiamo considerare che 30/40 unità usufruiscono dei permessi previsti dalla legge n. 104, e 118 unità sono impiegate nei servizi connessi (ad esempio matricola, colloqui, sopravitto, cucina detenuti, magistrato di sorveglianza, casellario, conti correnti, ufficio postale, ufficio comando, segreteria, ufficio educatori eccetera)»; la grave carenza di agenti di polizia penitenziaria si ripercuote negativamente sulla vita dei detenuti e degli stessi agenti, costretti a operare in condizioni di stress per fare fronte ad un notevole carico di lavoro; i turni di servizio degli agenti sono della durata di otto ore e si articolano su tre quadranti orari nelle ventiquattrore, sebbene l'accordo quadro preveda turni di sei ore articolati su quattro quadranti orari; secondo quanto riferito, il pagamento degli straordinari viene effettuato con notevole ritardo, così come il pagamento delle missioni: «i soldi arrivano mesi dopo, e gli agenti in molti casi devono anticipare i soldi di tasca propria, ad esempio per il pranzo»; all'interno del penitenziario è presente una caserma degli agenti che, secondo quanto riferito, non dispone di spazi adeguati alle esigenze del personale: «le camere destinate a ospitare 2 o 3 agenti ne ospitano 5 o 6», afferma il comandante; il Nucleo Traduzioni dall'inizio dell'anno ha effettuato 6.031 traduzioni via terra per assegnazione e/o giustizia in ambito regionale, 2.017 traduzioni via terra per assegnazione e/o giustizia interregionali, 131 traduzioni via aerea per assegnazione e/o giustizia, 24 traduzioni via mare per assegnazione e/o giustizia, 861 traduzioni per visite ambulatoriali in luoghi esterni, 116 traduzioni per ricoveri in luoghi esterni; uno degli aspetti che concorrono a determinare questo elevatissimo numero di traduzioni è rappresentato dalla necessità per la polizia penitenziaria di assicurare il servizio di scorta ai detenuti sottoposti agli arresti domiciliari: «se un detenuto ottiene gli arresti domiciliari noi dobbiamo accompagnarlo dal carcere a casa, anche se sta a molti chilometri di distanza dall'istituto; inoltre, se un detenuto agli arresti domiciliari deve recarsi per ragioni di salute, ad esempio, in un ospedale del nord Italia, noi lo dobbiamo accompagnare: tutto ciò incide parecchio», riferisce il comandante;

gli educatori in servizio presso la casa circondariale Pagliarelli sono 14 (13 assegnati più uno distaccato da altra sede), gli educatori effettivamente in servizio sono 11, atteso che 3 educatrici sono in congedo di maternità;

gli psicologi ex articolo 80 ordinamento penitenziario sono 5, ciascuno con non più di 25 ore mensili; gli psicologi del Ser.T. sono 3 (il numero di ore non è quantificabile perché a disposizione dell'asp di Palermo);

gli psichiatri sono 4 e operano ciascuno per 3 ore al giorno: 2 psichiatri svolgono il loro servizio presso il reparto minorati psichici ex articolo 111 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, altri 2 si occupano del reparto osservazione psichiatrica ex articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e di tutti i casi psichiatrici dei padiglioni ordinari;

l'assistenza medica e infermieristica è assicurata h24 da 3 medici incaricati, 14 medici SIAS (servizio integrativo di assistenza sanitaria), 6 infermieri di ruolo (di cui 2 distaccati in questa sede provenienti dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in servizio presso il reparto minorati psichici), 23 infermieri a parcella, 1 tecnico radiologo e 2 fisioterapisti;

i detenuti tossicodipendenti sono 154, di cui 9 in trattamento metadonico e 2 in trattamento con subutex; 11 detenuti sono affetti da HIV, 81 da epatite di tipo B e C;

i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono molti ed è alta l'incidenza di gesti di autolesionismo;

secondo quanto riferito, diversi detenuti sono risultati positivi al test TB Gold, «ma questo non vuol dire che abbiano una tubercolosi contagiosa, si tratta di una tubercolosi latente», afferma il comandante;

circa 90 detenuti lavorano alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria, svolgendo le tipiche mansioni domestiche (scopino, cuoco, portavitto e altro), con turnazione ogni 3 mesi; a causa del taglio delle mercedi le ore lavorative giornaliere sono state ridotte da 6 a 3;

19 detenuti assegnati al lavoro esterno ai sensi dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario coltivano un appezzamento di terreno ubicato in uno spazio antistante al penitenziario, «con lo scopo, poi, di costituire una cooperativa», secondo quanto riferito dal comandante;

nei mesi in cui le attività trattamentali funzionano a pieno regime, i detenuti impegnati in corsi scolastici (classi di scuola elementare, scuola media e istituto alberghiero), lavoro e corsi di formazione sono circa 400; fra i corsi si segnala il progetto «calcio d'inizio», finanziato con fondi europei e volto alla costruzione di un campo dì calcio regolamentare: «i lavori sono a buon punto, l'obiettivo è quello di iscrivere una squadra ad un torneo semiprofessionisti», riferisce il comandante;

i fondi per la manutenzione ordinaria della casa circondariale Pagliarelli sono del tutto inadeguati: «i soldi sul capitolo sono pochi, abbiamo circa 17.000 euro all'anno», riferisce il comandante, che aggiunge: «le difficoltà sono tante e i sacrifici sono immani: ad esempio, abbiamo grandi problemi con l'impianto di illuminazione esterna»;

i tagli agli stanziamenti finanziari hanno riguardato anche il vestiario degli agenti di polizia penitenziaria, secondo quanto riferito;

tutte le celle dei tre padiglioni principali («Mari», «Venti» e «Pianeti»), che ospitano più del 90 per cento della popolazione detenuta, non sono dotate di doccia, in violazione dell'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000; l'utilizzo della doccia comune è consentito tre volte alla settimana; le ore d'aria sono quattro, dalle 9,00 alle 11,00 e dalle 13,00 alle 15,00; dalle 16,15 alle 18,15 i detenuti possono recarsi nella sala della socialità;

il padiglione «Mari» si articola su 4 piani e consta di 8 sezioni; nelle celle, pensate per ospitare un detenuto, sono ristretti 2 o 3 detenuti; il 1o piano (sezione «Tirreno») ospita detenuti protetti (sex offender, ex appartenenti alle forze dell'ordine, ex collaboratori di giustizia), ai piani superiori invece sono reclusi detenuti comuni in attesa di giudizio o con condanne definitive a pene brevi;

la delegazione inizia la visita degli ambienti detentivi dalla sezione «Tirreno» sinistro, dove in quasi tutte le celle sono ristretti 3 detenuti; in questo reparto i detenuti possono accedere soltanto alle classi di scuola elementare e media;

A.I., detenuto rumeno di 21 anni ristretto nella cella n. 7, riferisce di non avere ricevuto alcuna risposta all'istanza di trasferimento presentata circa un anno fa per avvicinarsi alla moglie e al figlio di 4 anni, residenti a Roma: «sono qui dal 29 giugno 2010 e da allora non vedo più mio figlio; prima ero nel carcere di Velletri: lì lavoravo e facevo colloqui ogni settimana, poi mi hanno trasferito qua senza rapporti disciplinari, solo per sovraffollamento; un anno fa ho chiesto il trasferimento a Roma per stare vicino alla mia famiglia, ma non mi hanno mai risposto; ho fatto richiesta anche per qualsiasi altro carcere, basta che sia vicino alla mia famiglia»;

nella cella n. 6 sono ristretti 2 detenuti rumeni che riferiscono di non fare colloqui; B.A.V., trasferito circa 3 anni fa dal carcere di Frosinone per «sfollamento», ha presentato domanda per tornare in un carcere del Lazio, dove risiede la famiglia: «mi hanno risposto che non è possibile perché non ci sono posti, per il sovraffollamento; qui a Palermo non ho nessun familiare, non faccio colloqui»;

un detenuto ristretto nella cella n. 5, residente a Vicenza e proveniente dal carcere di Potenza, riferisce di avere presentato numerose istanze di trasferimento in un carcere del Veneto, per poter stare vicino alla famiglia e soprattutto ai due figli di 2 e 3 anni: «sto qui da 2 anni e mezzo e in tutto avrò fatto 5 o 6 colloqui, ogni volta che la mia famiglia mi viene a trovare spende tanti soldi per l'aereo e per l'hotel, e non ce lo possiamo permettere»;

la dimensione delle celle è di 9,25 metri quadrati, senza considerare un piccolo vano bagno con wc e lava piedi;

nella cella n. 4 sono ristretti 3 detenuti: fra questi, un detenuto di 69 anni completamente privo di denti;

nella cella n. 1 sono ristretti 3 detenuti: «stiamo stretti, per fortuna in questa cella il frigo funziona: questo ci salva», afferma un detenuto;

in tutte le celle del penitenziario è presente un piccolo frigorifero che però in molti casi non è funzionante: «l'80 per cento dei frigoriferi non funziona, si tratta di apparecchi installati nel 1995, anno di apertura del carcere», riferisce il comandante;

G.A., detenuto rumeno ristretto nella cella n. 12, lamenta: «l'educatore non mi chiama mai; ho fatto numerose richieste di trasferimento a Noto e in altri istituti, sono qui da 2 anni e non ho mai lavorato un giorno; ho anche chiesto di essere trasferito in Romania, ho una condanna definitiva con fine pena nel marzo 2015»;

B.B. manifesta preoccupazione per un presunto errore burocratico: «ho una condanna a 1 anno e 6 mesi ma in matricola il fine pena è indicato ad ottobre 2014»;

E.H., detenuto tunisino ristretto nella cella n. 13, riferisce di avere problemi per telefonare alla madre che sta male, e lamenta di non avere nemmeno lo shampoo;

R.Z., detenuto ventisettenne ristretto nella cella n. 14, si è visto rigettare numerose istanze di trasferimento presentate per andare in un istituto più vicino al luogo di residenza della madre gravemente malata: «mia madre è stata operata di tumore al seno e sta facendo la chemioterapia; non faccio colloqui dal dicembre del 2010; ho chiesto di poter andare in un istituto della Campania ma tutte le domande che ho presentato sono state rigettate per sovraffollamento»;

il padiglione «Pianeti» ospita 369 detenuti, prevalentemente condannati in via definitiva a pene lunghe, e si sviluppa su 4 piani («Marte», 1o piano; «Giove», 2o piano; «Saturno», 3o piano; «Plutone», 4o piano); la delegazione si reca nel reparto «Giove» e incontra i detenuti nella saletta per la socialità;

i detenuti evidenziano le condizioni di infernale sovraffollamento e l'impossibilità di fare la doccia ogni giorno;

F.H., detenuto albanese con ancora 30 anni da scontare, chiede da 2 anni il trasferimento per motivi di studio ad Alessandria o a Padova, penitenziari dove sono attivi corsi scolastici per geometra: «in Albania ho studiato fino al 2o anno e vorrei proseguire, devo ricominciare dal 3o anno»;

anche V.F., detenuto albanese con fine pena fra 5 anni, ha fatto richiesta di trasferimento per motivi di studio: «ho fatto 4 anni di ragioneria e mi manca soltanto il 5o anno, vorrei diplomarmi, ho chiesto di andare a Padova, a Bologna o in qualsiasi altro istituto in cui è possibile seguire il corso di ragioneria»;

E.H. ha presentato istanza di trasferimento nel carcere di San Gimignano, dove vorrebbe frequentare la scuola di gastronomia: «a Firenze ho anche la mia compagna e una zia, anche per questo vorrei andare a San Gimignano, ho fatto la richiesta 4 mesi fa ma ancora non ho ricevuto risposta», afferma questo detenuto albanese;

A.D., detenuto albanese di 26 anni, ha fatto richiesta di avvicinamento colloqui a Milano, dove vive la sorella e dove gli anziani genitori, che vivono in Albania, potrebbero recarsi con minori spese: «non vedo i miei genitori da 7 anni, a Milano potrebbero venire, alla mia richiesta ancora non hanno risposto»;

L.N., detenuto con fine pena nel 2019, si trova nel carcere Pagliarelli da 4 anni e ha presentato più di 10 istanze di trasferimento in un carcere della Liguria (regione di residenza del fratello) o del Piemonte, senza aver mai ricevuto alcuna risposta;

alcuni detenuti stranieri (soprattutto albanesi) riferiscono di aver chiesto il trasferimento nel proprio Paese: «ma perché non rispondono mai? Noi siamo disponibili anche a pagarci il viaggio»;

una delle rimostranze più ricorrenti riguarda la mancata concessione dei permessi da parte del magistrato di sorveglianza;

«non ho mai avuto un permesso», lamenta A.P., che aggiunge: «dopo 7 anni di carcere e 6 anni in questo istituto, mi hanno rigettato il permesso perché aspettano ancora il parere della psicologa»;

un detenuto albanese denuncia: «non abbiamo mai visto un albanese uscire con un permesso: c'è questo tipo di pregiudizio? Parliamo di ragazzi che hanno famiglia, a cui il permesso viene rigettato perché manca la relazione di sintesi: in 10 anni evidentemente non c'è stato il tempo di farla»; e ancora: «il mio coimputato sta nel carcere di Fossombrone e già ha i permessi, qui invece verso di noi c'è una specie di discriminazione, la sensazione è questa»;

A.M., ormai prossimo alla liberazione, riferisce di non aver potuto usufruire, in 10 anni di detenzione, né di un permesso né di un avvicinamento colloqui: «sono sposato, mia moglie vive a Bari, ormai per fortuna mi manca solo un mese per uscire, ma mi chiedo: se nessuno ci dà fiducia, come possiamo reinserirci nella società?»;

L.A., detenuto ventisettenne di Torre Annunziata, non ha ricevuto alcuna risposta all'istanza di trasferimento in un istituto della Campania presentata nel novembre 2011: «vorrei un trasferimento per stare vicino ai miei genitori, che da quando sono qui vedo raramente; nel carcere di Bellizzi Irpino invece facevo i colloqui regolarmente ogni settimana»;

la delegazione si reca nell'altra saletta per la socialità (in ogni piano sono presenti 2 sale per la socialità) e si sofferma a colloquiare con i detenuti presenti;

molti detenuti sottolineano l'assenza di lavoro; alcuni evidenziano la carenza di educatori e psicologi; una criticità ribadita anche da questi detenuti riguarda la concessione dei permessi: «i magistrati di sorveglianza non danno mai i permessi, dicono sempre che è necessaria un'ulteriore osservazione»;

M.G., detenuto catanese di 43 anni, ha presentato diverse istanze di trasferimento nel carcere di Augusta o nel carcere di Noto, per stare più vicino all'anziana madre gravemente malata: «nelle domande ho allegato anche la cartella clinica di mia madre, che è stata operata di cuore ed è invalida al 100 per cento; qui non è mai venuta per il colloquio, l'ho incontrata quando ero in transito nel carcere di Catania Bicocca in occasione delle udienze processuali»; e ancora: «io devo scontare una pena lunga, dovrei stare in una casa di reclusione, dove c'è lavoro»;

G.M., detenuto di 33 anni con fine pena nel 2026, non ha mai ricevuto risposta alle istanze presentate per chiedere il trasferimento in un carcere della provincia di Siracusa, dove risiedono i familiari e soprattutto i due figli di 12 e 5 anni;

G.D.P., detenuto di 25 anni con fine pena nel 2024, non ha mai ricevuto risposta alle istanze presentate per chiedere il trasferimento nella case di reclusione di Noto, di Augusta, o negli istituti toscani di Porto Azzurro o Massa: «io sono giovane e ancora ho tanti anni da scontare, vorrei andare in un carcere dove c'è reinserimento vero»;

anche P.F., detenuto di 29 anni con fine pena nel 2020, ha presentato diverse istanze di trasferimento nel carcere di Noto: «sono in carcere da 5 anni e dovrò starci altri 8 anni, vorrei andare in una casa di reclusione e avere l'opportunità di lavorare»;

C.P., detenuto rumeno di 28 anni trasferito nel 2008 «per sfollamento» dal carcere milanese San Vittore al carcere Pagliarelli, si è visto rigettare numerose istanze di trasferimento presentate per ritornare in un carcere lombardo: «a Milano vive mio fratello, da 4 anni e mezzo, cioè da quando sono qui, non ho mai fatto un colloquio; le domande che ho fatte sono state rigettate per sovraffollamento, ma scusate non è sovraffollato pure questo carcere?»;

un detenuto a cui erano stati concessi permessi premio non capisce per quale ragione abbiano rifiutato la richiesta di scontare il residuo della pena presso il proprio domicilio (ai sensi della legge n. 199 del 2010 e successive modifiche): «mi hanno mandato in permesso e poi mi hanno rifiutato la 199: che senso ha?»;

secondo quanto riferito, non vengono forniti ai detenuti prodotti per la pulizia della cella (scope, stracci, detergenti e altro) né prodotti per l'igiene personale (doccia schiuma, shampoo, spazzolino, dentifricio): «dobbiamo comprare tutto di tasca nostra, chi non ha i soldi ha grandi problemi; ci passano soltanto 3 rotoli di carta igienica al mese»;

con riferimento al sopravitto, i detenuti segnalano che il prezzo dei prodotti è in molti casi superiore al normale prezzo di mercato; ad esempio, l'olio d'oliva (bottiglia da 1 litro) costa 5,30 euro; il bagno schiuma «Roberts» costa 3,62 euro; il fornellino per cucinare costa 30,13 euro; la radiolina costa 40,00 euro; le batterie costano 4,89 euro (stilo) e 4,99 euro (ministilo); il pallone costa 15,00 euro;

i detenuti lamentano che il vitto è scarso, «sia come qualità che come quantità»; alcuni sottolineano l'assenza di menu adeguati per i diabetici;

i detenuti segnalano la presenza di scarafaggi all'interno delle celle: «nella mia cella siamo 8 persone e decine di scarafaggi», afferma un detenuto; «al primo piano c'è anche qualche topo», evidenzia un altro;

la delegazione visita le celle, che in questo reparto sono di due tipologie: dalla cella n. 1 alla cella n. 10 sono celle di circa 20 mq, in cui sono ristretti 7, 8 o 9 detenuti; dalla cella n. 11 alla n. 20 sono celle singole, in cui generalmente sono ristretti 2 detenuti;

nella cella n. 1 sono ristretti 7 detenuti sistemati in 4 letti a castello;

G.I., con tre figli di minorenni di 6, 9 e 16 anni, è affetto da angioedema di Quincke e riferisce che nel carcere di Chiavari e in quello di Genova, a causa di questa rara patologia, era stato definito incompatibile con la detenzione in carcere; G.I. ha un residuo di pena da scontare di 1 anno e 3 mesi e nel mese di luglio ha presentato istanza ai sensi della legge n. 199 del 2010;

G.E., detenuto con la stampella e con problemi di tossicodipendenza da cocaina, riferisce di soffrire di ernia al disco e di essere in attesa di un intervento chirurgico al setto nasale: «prima ero nel carcere di Trapani, mi hanno portato qua da 5 mesi ma non ho concluso niente, le mie condizioni di salute peggiorano sempre di più»;

nella cella n. 6 sono ristretti 8 detenuti;

S.V.V., condannato in via definitiva con un residuo di pena da scontare di 16 mesi, non ha ricevuto alcuna risposta all'istanza presentata il 25 maggio per scontare il residuo della pena presso il proprio domicilio ai sensi della legge n. 199 del 2010;

i detenuti lamentano l'assenza della doccia in cella e la condizione di sovraffollamento; «siamo troppi in cella, la mattina per andare in bagno dobbiamo fare la fila, così è un inferno», afferma un detenuto;

nella cella n. 10 sono ristretti 8 detenuti;

S.D., detenuto di 38 anni con fine pena nel 2020, ha presentato numerose istanze per essere trasferito in una casa di reclusione: «alcune domande me le hanno rigettate per sovraffollamento, altre domande non hanno ricevuto risposta; io andrei in qualsiasi casa di reclusione, anche fuori dalla Sicilia»;

Anche G.R. (cella n. 3), con fine pena nel 2039, ha presentato istanza di trasferimento in una casa di reclusione: «io vorrei lavorare e andare in un posto dove c'è il reinserimento sociale; sono una persona sola: mio fratello si è impiccato nel 2008, mio padre è morto l'anno scorso, mia madre ha avuto un ictus e non è mai venuta per un colloquio»;

N.Z. non ha ricevuto alcuna risposta alla richiesta di avvicinamento a Catania, dove vivono il figlio di 4 anni e la moglie che è stata vittima di un incidente stradale sull'autostrada Catania-Palermo: «mia moglie ha avuto un sinistro con l'automobile mentre veniva a trovarmi, ha avuto una grave emorragia cerebrale; dopo l'incidente ho chiesto un permesso ma mi hanno risposto che non era in pericolo di vita; mio figlio da quando è nato l'ho visto pochissime volte»;

M.D'A., detenuto tossicodipendente con 4 figli di cui 3 minorenni, sì è visto rigettare l'istanza che aveva presentato per chiedere il trasferimento nel carcere di Giarre, in cui è presente un'apposita sezione a custodia attenuata destinata ad ospitare detenuti tossicodipendenti: «a Giarre sarei più vicino ai miei figli, ma 10 giorni fa mi è arrivato il rigetto»;

l'impossibilità di fare la doccia ogni giorno è una criticità evidenziata da tanti detenuti; secondo quanto riferito, all'interno delle celle non viene erogata acqua calda; un detenuto lamenta la presenza del muretto divisore con il vetro nella sala colloqui: «questo carcere non è a norma»; un altro detenuto riferisce che i termosifoni della sala colloqui non funzionano e rappresentano un pericolo per i bambini; un altro problema segnalato da molti detenuti riguarda il mancato funzionamento del frigorifero: «quando i familiari ci portano il mangiare da fuori, poi il cibo non si mantiene: o dobbiamo abbuffarci oppure siamo costretti a buttarlo»;

G.C., ristretto nella cella n. 4, riferisce di aver chiesto il trasferimento nel carcere di Ludwigshafen (Germania), località in cui vivono la moglie e i 2 figli minorenni, e di avere ottenuto l'accettazione da parte della Germania, ma non da parte del Ministero della giustizia italiano che avrebbe erroneamente ritenuto negativo il parere delle autorità tedesche;

il vano doccia comune del reparto «Giove» consta di 5 postazioni doccia; al posto dei diffusori sono installate delle bottiglie di plastica;

la delegazione visita le sale colloqui, che si presentano in cattive condizioni strutturali e di manutenzione: «è il settore più brutto dell'istituto, in inverno spesso entra l'acqua, è da anni che combattiamo con le infiltrazioni», riferisce il comandante; le sale colloqui - nove, di cui due piccole - presentano ancora il muretto divisore con vetro, e sono ambienti scarsamente illuminati e non dotati di climatizzazione;

secondo quanto riferito, nella casa circondariale Pagliarelli si svolgono in media 160 colloqui giornalieri e in genere i familiari delle persone detenute, prima di avere accesso ed effettuare il colloquio, sono costretti ad attendere in fila per molte ore;

una nota positiva è rappresentata dalla presenza all'interno dell'istituto di un'area verde attrezzata per il colloquio dei detenuti con i familiari minorenni, in funzione dal 15 maggio a tutto il mese di settembre; l'area verde è dotata di panchine, di coperture colorate, di scivoli e di decorazioni alle pareti;

la delegazione infine visita il reparto per minorati psichici (ex articolo 111 decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000); in questo reparto - ubicato al 2o piano di un edificio che ospita, al 1o piano, la sezione femminile - sono ristretti 28 detenuti, molti dei quali provenienti dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto; «nell'agosto 2011 l'Amministrazione ci ha comunicato che avremmo dovuto ospitare 25 detenuti provenienti da un reparto dell'O.P.G. che è stato chiuso», spiega il comandante, che aggiunge: «comunque l'Amministrazione ci è venuta incontro, abbiamo avuto un'integrazione di personale; altrimenti, del resto, non avremmo potuto fare fronte a questa nuova esigenza»; il reparto è dotato di guardia medica e infermieristica h24; l'assistenza psichiatrica è assicurata ogni giorno per 3 ore; in una parte del reparto le celle ospitano un detenuto, in un'altra parte ospitano 2 o 3 detenuti; alcuni detenuti provengono da istituti fuori regione (ad esempio dal carcere di Roma Rebibbia); secondo quanto riferito, i detenuti consumano i pasti insieme nella sala refettorio e svolgono alcune attività nella sala socialità; «presto inizierà un cineforum nella sala socialità e inoltre verrà un insegnante di fitness per svolgere attività motoria (in corridoio, perché non c'è palestra)», riferisce il comandante; «a Barcellona Pozzo di Gotto si stava più liberi, c'era il giardino, avevamo più spazio», segnalano alcuni detenuti; un detenuto è molto agitato e sbatte costantemente con violenza la porta del bagno: «fa così tutto il giorno», riferisce un detenuto ristretto nella cella accanto; «qui sono tutti pazzi, io non esco all'aria», afferma un altro detenuto; in una cella sono presenti 2 detenuti provenienti dal carcere di Catania Piazza Lanza: «ho provato il suicidio, mi sono impiccato e mi hanno salvato, qui adesso sto bene», racconta uno; «avevo problemi mentali, qui mi stanno curando» riferisce un altro;

«per questo reparto ho proposto una turnazione degli agenti ogni 2 o 3 mesi, è difficile lavorare 8 ore qua dentro, lo stress degli agenti è molto forte», riferisce il comandante;

l'articolo 28 della legge 26 luglio 1975, n. 354, (ordinamento penitenziario) stabilisce che «particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o ristabilire le relazioni dei detenuti e degli internati con le famiglie»;

l'articolo 15 della medesima legge prescrive che «nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in istituti prossimi alla residenza delle famiglie»;

il comma 2 dell'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 (regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà) dispone che «particolare attenzione è dedicata ad affrontare la crisi conseguente all'allontanamento del soggetto dal nucleo familiare, a rendere possibile il mantenimento di un valido rapporto con i figli, specie in età minore, e a preparare la famiglia, gli ambienti prossimi di vita e il soggetto stesso al rientro nel contesto sociale» (...);

l'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000 prevede che «Il magistrato di sorveglianza, nell'esercizio delle sue funzioni di vigilanza, assume, a mezzo di visite e di colloqui e, quando occorre, di visione di documenti, dirette informazioni sullo svolgimento dei vari servizi dell'istituto e sul trattamento dei detenuti e degli internati»;

il 1o comma dell'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000 prevede altresì che «Il magistrato di sorveglianza, il provveditore regionale e il direttore dell'istituto, devono offrire la possibilità a tutti i detenuti e gli internati di entrare direttamente in contatto con loro. Ciò deve avvenire con periodici colloqui individuali, che devono essere particolarmente frequenti per il direttore. I predetti visitano con frequenza i locali dove si trovano i detenuti e gli internati, agevolando anche in tal modo la possibilità che questi si rivolgano individualmente ad essi per i necessari colloqui ovvero per presentare eventuali istanze o reclami orali (...)»;

a giudizio della prima firmataria del presente atto è grave e preoccupante che le persone che erano internate nell'OPG di Barcellona Pozzo di Gotto siano state dimesse per poi essere destinate alla reclusione in carcere nel repartino psichiatrico recentemente allestito al Pagliarelli, con il rischio che l'esecuzione delle misure di sicurezza venga semplicemente «spostata» dagli OPG di cui è stato decretato il superamento ai «mini-OPG» allestiti in ambito carcerario;

se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda intervenire per ridurre, fino a portarla a quella regolamentare, la popolazione detenuta nel carcere di Palermo Pagliarelli;

se e quando si intenda intervenire, per quanto di competenza per colmare il deficit di organico della polizia penitenziaria, degli psicologi e degli educatori;

se, e in che tempi, verranno effettuate le opere di adeguamento strutturale necessarie a rendere le celle conformi a quanto prescritto dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000; quando verranno ristrutturate le sale colloqui in cui è ancora presente il muretto divisorio;

se, e in che tempi, intenda intervenire per far sì che il vestiario in dotazione agli agenti risulti costantemente adeguato alle necessità e al decoro del corpo di polizia penitenziaria;

se si intenda intervenire e in che tempi per superare il «sovraffollamento» che si registra nella caserma degli agenti;

se si intendano incrementare i fondi relativi alle mercedi per il lavoro dei detenuti, quelli riguardanti i sussidi per i più indigenti, quelli per le attività trattamentali e, infine, quelli da destinare alla pulizia dell'istituto e, in particolare, delle celle; quale intervento si intenda mettere in atto per assicurare ai detenuti i detergenti per lavarsi e la possibilità di farsi la doccia quotidianamente;

in che modo si intenda intervenire, per quanto di competenza, in merito ai casi singoli segnalati in premessa;

a quanti dei detenuti definitivi del carcere di Palermo Pagliarelli venga applicato il trattamento rieducativo previsto dall'ordinamento penitenziario, trattamento che deve tendere, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi, secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti;

cosa si intenda fare affinché sia rispettato il principio della territorializzazione della pena;

in particolare, come si giustifichino gli sfollamenti da carceri sovraffollate che sradicano i detenuti dal loro ambiente familiare per confinarli in istituti altrettanto affollati;

come questi sfollamenti a centinaia di chilometri di distanza siano compatibili con la normativa citata in premessa;

se si intenda intervenire immediatamente per far sì che i condannati a pene detentive lunghe, possano - come da loro richiesta - essere trasferiti in case di reclusione ove possano lavorare e studiare in vista di un futuro, seppur lontano, reinserimento sociale;

quali siano le ragioni che impediscano ai detenuti stranieri che ne facciano richiesta di scontare la pena, come previsto dalla normativa, nel Paese di provenienza;

quale sia il carico di lavoro del tribunale di sorveglianza di Palermo e se, in riferimento ai commi 1 e 2 dell'articolo 69 della legge 26 luglio 1975, n. 354, i magistrati che ne fanno parte, vigilando come è loro compito sulla organizzazione degli istituti di prevenzione e di pena, abbiano mai prospettato al Ministro della giustizia le esigenze dei vari servizi del carcere, con particolare riguardo all'attuazione del trattamento rieducativo;

quale sia nel carcere Pagliarelli lo stato di attuazione della legge n. 199 del 2000 e la sua recente estensione a 18 mesi per l'esecuzione presso il domicilio delle pene; se corrisponda al vero che la stessa venga applicata agli aventi diritto solo a ridosso del fine pena e, comunque, quanti siano i detenuti che hanno beneficiato dell'intero periodo, 12 mesi prima e 18 mesi con l'adeguamento della nuova normativa;

se intenda verificare i prezzi del sopravvitto praticati all'interno del carcere di Palermo-Pagliarelli.(4-18000)