SCILIPOTI. -
Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
da un ventennio, gli enti locali operanti sul territorio della regione Sicilia hanno sopperito alla carenza strutturale di personale in organico, ricorrendo all'utilizzo, a tempo determinato part-time (18-24 ore), di lavoratori (ai sensi della legge nazionale 67/88) con contratti di diritto privato (legge regionale 21 del 2003 e legge regionale 16 del 2006) personale A.S.U. (decreto legislativo 280 del 1997 e Circ. Ass. 331 del 1999) o ancora ex L.S.U. del decreto legislativo 468 del 1997 a carico del fondo nazionale per l'occupazione, aggirando in tal modo il blocco delle assunzioni;
i lavoratori precari in questione hanno svolto e continuano a svolgere, avendo acquisito nel corso degli anni una notevole professionalità sia in campo tecnico che amministrativo, un'attività lavorativa divenuta indispensabile per l'erogazione di servizi pubblici essenziali;
i lavoratori precari nel corso di questo lungo ventennio hanno costruito nuclei familiari e prodotto economia, sempre nell'attesa e nella purtroppo vana speranza, di addivenire ad una stabilizzazione duratura, attraverso l'instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato;
l'assemblea della regione siciliana ad avviso dell'interrogante non è mai stata in grado di approvare leggi concrete volte ad una soluzione definitiva del problema del precariato, ma soltanto provvedimenti finalizzati a rinviare di volta in volta la problematica, attraverso proroghe di breve, medio e lungo termine, ultima in ordine temporale la legge regionale 24 del 2010;
al 31 dicembre 2012, in attuazione della normativa nazionale, articolo 9, comma 28, del decreto-legge 78 del 2010 «misure urgenti di stabilità finanziaria», prorogata per l'anno 2012 ai sensi del combinato disposto dell'articolo 14, commi 24-bis e ter, rapporti di lavoro a tempo determinato, sia in scadenza, sia in essere, vigenti nell'ambito della regione siciliana, in mancanza di una trasformazione a tempo pieno e indeterminato, subiranno una soluzione di continuità;
in virtù della normativa nazionale, cui non possono derogare nemmeno le regioni a statuto speciale, ed in osservanza del «patto di stabilità», ciascun ente operante sul territorio siciliano che utilizza personale in organico a tempo determinato, non può procedere ad una stabilizzazione in maniera autonoma ed in funzione delle proprie esigenze, ma soltanto attraverso concorso pubblico (categorie con diploma di scuola media superiore e laurea), o chiamata diretta (categorie fino ai diploma di scuola media inferiore), previa copertura economica infilando e nella misura del 20 per cento rispetto al personale posto in pensionamento nell'anno precedente;
il problema posto in esame riguarda un precariato storico che non viene finanziato per puro assistenzialismo, ma in funzione di erogazione di servizi essenziali per la collettività;
la soluzione di continuità di tale attività lavorativa potrebbe mettere a rischio economico migliaia di nuclei familiari con gravi ripercussioni sull'economia regionale siciliana producendo un «effetto escalation» su quella nazionale;
gli interventi richiesti al Governo non comportano un particolare aggravio dei saldi di finanza pubblica, comunque giustificato dal carattere eccezionale del processo di stabilizzazione finalizzato a riconoscere e valorizzare le competenze professionali sviluppate dai dipendenti con contratto a termine (cosiddetto precari storici) -:
se e quali iniziative normative intendano adottare nell'immediato per risolvere questo problema contingente, con particolare riguardo alla proroga dei rapporti a tempo determinato nelle regioni a statuto speciale per il triennio 2012/2014 superando i limiti previsti dall'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 78 del 2010, tenuto conto della difficilissima situazione occupazionale dell'isola e quali iniziative di competenza, più in generale, si intendano intraprendere al fine di risolvere definitivamente il problema del precariato storico negli enti locali. (4-17913)