NASTRI. -
Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato dal recente rapporto del Ministero della salute, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e il Cnr, le bonifiche realizzate in zone ad alto rischio ambientale, in particolare nelle aree limitrofe ai grandi poli chimici e petrolchimici e nelle vicinanze di centrali elettriche e siderurgiche, di miniere, porti, discariche ed inceneritori, non hanno prodotto significativi risultati, in considerazione del fatto che la mortalità risulta più alta del 15 per cento rispetto al resto del Paese;
il suesposto documento riporta che su 44 siti industriali censiti dallo studio in media, le vie respiratorie sono le parti dell'organismo in cui si riscontra maggiore presenza di amianto;
le morti in eccesso per tumore polmonare, prosegue il medesimo rapporto ministeriale, risultano essere 330, mentre quelle per carcinoma pleurico sono il triplo rispetto alla norma (416 morti in eccesso);
nel complesso il numero degli italiani che vivono nelle aree ad alto rischio ambientale e che risulta essere minacciato dalle esalazioni e dai fumi secondo l'Istituto superiore di sanità, delineato dal documento, risulta essere di circa 6 milioni;
nella lista dei siti a maggior rischio si conferma lo stabilimento siderurgico Ilva situato a Taranto, seguito dal sito industriale della Ferriera di Servola a Trieste, la cui area industriale, secondo recenti indagini, rischia di raggiungere i livelli di inquinamento della stessa Ilva di Taranto;
ulteriori profili di criticità ambientale e, conseguentemente di alto rischio per la salute degli individui, come sostiene il suddetto rapporto, si riscontrano nell'area del petrolchimico di Gela, non soltanto per i lavoratori che operano all'interno dello stabilimento, ma per tutti i circa 72 mila abitanti dell'area, i cui aumenti di malattie incurabili sono in costante aumento;
nella zona mineraria del Sulcis, in Sardegna, si riscontrano aumenti della malattie respiratorie o circolatorie, in particolare nei riguardi dei bambini, mentre nella parte alta dei siti più a rischio, si evidenziano anche le aree di Casale Monferrato in Piemonte con oltre 85 mila abitanti, dove l'amianto continua a mietere vittime e quella di Porto Torres, la cui area industriale sta provocando seri danni alla salute dei lavoratori interessati;
a giudizio dell'interrogante, quanto suesposto desta indubbio sgomento e preoccupazione, per l'attuale stato di rischio ambientale in cui si trova il nostro Paese e induce un processo di riflessione e di analisi, sui sistemi e i metodi utilizzati nell'ambito delle politiche ambientali e sanitarie, per la prevenzione di malattie mortali derivanti dall'aria inquinata, non soltanto per coloro che lavorano all'interno dei siti industriali a rischio, ma anche per le comunità locali che vivono nelle aree limitrofe -:
quali orientamenti, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se non convengano che il rapporto sulla situazione attuale in cui si trova l'Italia e derivante dall'elevato rischio ambientale per la salute dei lavoratori e degli abitanti delle aree industriali esposte in premessa, indichi un livello di pericolosità di elevata gravità e fuori controllo;
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di migliorare i livelli di tutela e di salvaguardia nei confronti dei lavoratori e delle comunità locali dei siti industriali ad alto impatto ambientale la cui aria inquinata, come esposto in premessa, continua a determinare un numero di vittime inaccettabili. (4-17780)