LORENZIN, LUPI, SAGLIA, ANTONINO FOTI, FORMICHELLA, LANDOLFI, ABRIGNANI, BIASOTTI, GAROFALO, SCELLI, LAZZARI, NIZZI, SIMEONI e MOFFA. -
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
il fenomeno della costituzione di basi operative da parte di vettori esteri sugli aeroporti italiani ha conosciuto una fase di forte accelerazione nel corso degli ultimi tre anni, in corrispondenza con la fase più acuta della crisi del settore del trasporto aereo nazionale;
tale sviluppo è stato a vario titolo incentivato da gestori aeroportuali e amministrazioni locali che hanno visto nell'ingresso dei vettori low cost una opportunità di crescita e di promozione per le economie del territorio;
al vantaggio competitivo derivante ai vettori low cost da tali incentivi economici si è unito poi, per alcuni vettori esteri, il vantaggio connesso ad un costo del lavoro molto più basso, ottenuto non solo grazie all'utilizzo di lavoratori interinali ed al ricorso all'outsourcing ma anche attraverso contratti di lavoro disciplinati dall'ordinamento dello Stato di origine anche per lavoratori italiani o comunque stabilmente occupati sul territorio italiano. È questo il caso di Ryanair, principale vettore low cost in Italia, che, continuando ad utilizzare la sua nazionalità irlandese, persevera nel non applicare le leggi italiane in materia fiscale, contributiva (in Irlanda è del 12 per cento mentre in Italia è del 37 per cento), previdenziale ed addirittura le norme comunitarie a tutela dei diritti dei passeggeri. Come riportato dagli organi di stampa, l'ispettorato del lavoro di Bergamo ha già contestato a Ryanair una evasione contributiva di 12 milioni di euro, sono in corso accertamenti della Guardia di finanza per un'evasione fiscale dal 2005, stimata in circa 500 milioni di euro;
consentire una così forte distorsione del mercato per vantaggio competitivo fiscale non giustificato, oltre a provocare un indebito vantaggio di costo per il vettore basato all'estero, si traduce in una disparità di trattamento del personale italiano impiegato dal vettore aereo estero, con un effetto discriminatorio tanto più deprecabile in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando;
altri paesi europei hanno introdotto legislazioni intese a definire le condizioni alle quali il vettore che costituisca la propria base operativa sul territorio nazionale è attratto alla normativa fiscale ivi applicabile. La Francia, ad esempio, ha già adottato una normativa che ha l'obiettivo di eliminare ogni possibile disparità di trattamento del personale impiegato dai vettori aerei esteri sul mercato nazionale e di evitare che tale disparità si tramuti in un indebito vantaggio di costo per il vettore basato all'estero -:
se il Governo intenda prevedere, nel prossimo «Decreto-Sviluppo Bis», l'adozione di una misura analoga a quella francese che, imponendo a Ryanair di osservare gli oneri fiscali, contributivi e previdenziali vigenti sul mercato italiano, rimuoverebbe gli effetti distorsivi che attualmente alterano la competizione in Italia. (4-17692)