ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17608

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 685 del 13/09/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 13/09/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 13/09/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17608
presentata da
GIORGIO JANNONE
giovedì 13 settembre 2012, seduta n.685

JANNONE. -
Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:

il fenomeno del «turismo sessuale» riguarda tre milioni di persone in tutto il mondo. Ci sono gli «occasionali», ma molti si organizzano attraverso «agenzie» che, ormai, si sono specializzate in questo tipo di «prodotti». A Fortaleza e Natal (Brasile) ogni anno arrivano circa 700 mila persone, un decimo sono nostri connazionali. Molti si limitano a un'esperienza con ragazze più grandi, ma tanti altri possono essere definiti pedofili. Questo mercato molto proficuo non conosce crisi e vede gli italiani in prima fila. Li chiamano «travelling sex offender», le persone che viaggiano in cerca di esperienze sessuali, soprattutto con minori. Professionisti, studenti, operai, impiegati lasciano a casa famiglie o fidanzate, partono per un viaggio di piacere, finiscono quasi sempre in un girone infernale. Ogni anno, secondo l'Organizzazione mondiale del turismo, tre milioni di persone partono a scopo sessuale, un sesto con predilezione per bambini e adolescenti. Negli ultimi anni gli italiani hanno scalato le classifiche di questo commercio: sono tra i primi in Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana, si dice che siano quarti nelle classifiche mondiali, di certo sono i primi in Kenya;

quando si muovono lo fanno in vari modi, c'è il turista fai-da-te che improvvisa e c'è quello che si affida a un network dello sfruttamento: organizzazioni spesso invisibili fatte di agenzie di viaggio, basisti e piccoli tour operator locali. Accanto alle organizzazioni criminali più strutturate che gestiscono la tratta di esseri umani e trasportano le «schiave» nei Paesi più ricchi dove si trovano i clienti, ci sono infatti gruppi più piccoli che gestiscono il flusso inverso: quello dei clienti che si recano nei Paesi poveri dove i corpi sono in vendita a poco prezzo. Qui la geografia del sesso e quella della povertà coincidono. Questi circuiti sono gestiti da agenzie turistiche e ragazze prepay. Quando si parte non sempre si sa cosa si trova. L'Osservatorio brasiliano contro lo sfruttamento ha monitorato come si muovono i compratori di sesso. A Fortaleza e a Natal circa 700mila turisti europei sbarcano ogni anno in cerca di corpi in vendita, 80mila gli italiani. Tra di loro c'è il turista che si arrangia da sé una volta arrivato in Brasile, ci sono traduttori e guide turistiche che mettono in contatto i clienti con le prostitute, ci sono infine agenzie in loco che procacciano le ragazze dalle quali prendono una percentuale, offrendo cataloghi patinati sui quali il turista può scegliere la «merce» preferita, pagando un pacchetto «full optional». Non solo. Le agenzie spesso hanno referenti italiani;

«Accade sempre più frequentemente che sono i capigruppo, che partono dall'Italia, ad avere contatti diretti nel Paese di arrivo con le famiglie delle ragazze, in modo da mettere su un piccolo business sessuale. Per il resto i mediatori sono i tassisti e gli stessi poliziotti», racconta Maria Rosa Dominici, membro della ong Intervita. Ma tutta l'America Latina è terra di conquista. «In Colombia ci sono addirittura ragazze e ragazzi "prepay" - continua Dominici - da qualche anno infatti il turista che arriva in aeroporto può comprare da un mediatore dell'organizzazione, contattata via internet dall'Italia, una carta prepagata con la quale avrà diritto all'albergo e alle prostitute per un certo numero di giorni»;

sono tanti i modi per nascondere lo sfruttamento sessuale. In Mongolia si ha notizia di un tour operator internazionale che organizza viaggi sessuali spacciandoli per battute di pesca sportiva. Insospettabile. C'è poi la Moldavia: «Questo è il Paese con più chat-line a luci rosse al mondo e con casi sempre più ricorrenti di pedopornografia. Qui il fenomeno del turismo sessuale è in espansione - denuncia don Cesare Lodeserto, presidente della Fondazione Regina Pacis, che vive dal 2007 in Moldavia (in Italia è stato condannato per la gestione del Cpt di San Foca) - In questo Paese ci sono molte agenzie turistiche che organizzano viaggi con prestazioni sessuali comprese nel prezzo. Funziona così: l'agenzia contattata dall'Italia fornisce formalmente solo l'appartamento, ma nel pacchetto è già prevista la prostituta, talvolta minorenne. Le agenzie hanno tutte sede in Moldavia, ma i titolari possono essere anche italiani». «Negli ultimi anni si è abbassata molto l'età, il turista sessuale ha fra i 20 e 40 anni e non corrisponde più ai vecchi cliché», racconta Marco Scarpati, a capo dell'Ecpat, associazione in prima linea nel combattere il turismo sessuale che coinvolge i minori. «Sono uomini sempre più giovani e sempre più voraci, sono divoratori di corpi a cui non bastano pochi rapporti ma devono averne molti, sempre di più, in un viaggio di 15 giorni possono avere fino a 20/30 incontri». I turisti sessuali che vanno con minori, dice Scarpati, si possono dividere in tre categorie: «Quelli occasionali che fanno un viaggio di lavoro e cercano un'esperienza, sono la maggioranza, quelli abituali che fanno uno o più viaggi l'anno e i pedofili veri e propri». Quest'ultimi spesso vivono in Italia una vita irreprensibile, ritirata, navigano molto su internet, nulla rivela la loro feroce inclinazione. «Si calcola che sono circa 80 mila gli italiani che vanno a caccia di bambini e adolescenti», spiega Scarpati;

ma i confini tra chi va con adulti e chi con minori è labile: ovunque domina il consumismo sessuale, il rapporto di dominio, il potere del denaro. A ogni latitudine il filo rosso che lega le vittime è quella della povertà. Maria, una ragazza intervistata, racconta: «Sono nata in un villaggio, a 15 anni mi sono trasferita a Bucarest per non morire di fame, ho iniziato a lavorare in un locale molto frequentato da turisti, il proprietario ci forniva documenti falsi in cui risultavamo maggiorenni, nel caso ci fossero stati controlli. Raramente però mi sono capitati clienti che chiedevano i documenti. Solo recentemente le cose sono un po' diverse e tutti fanno più attenzione. Gli italiani che venivano erano spesso in Romania per lavoro, dicevano di preferire le ragazze dell'Est alle italiane che pretendono troppo e se la tirano». Proprietari di locali sfruttatori, un modello di business diffuso un po' ovunque: è il «bar owner» spesso a gestire la prostituzione;

le strade di questo particolare tipo di turismo cambiano, nuove destinazioni si affiancano alle vecchie e per capire dove va il mercato basta seguire la geografia della povertà e delle guerre. Accanto alla Thailandia, al Brasile, alla Cambogia, a Cuba, Bangladesh, Colombia, Ucraina, Bulgaria, si aggiunge il Nepal, Macao e i nuovi predatori battono oggi anche i villaggi senza tempo della Moldavia. Le richieste dei clienti modellano i luoghi, ma le vittime sono sempre loro: ragazzi dai 13 ai 17 anni, ma si può partire dai 7, costretti a forza o spinti dal bisogno come le adolescenti cambogiane che vendono la loro verginità per pochi euro. Così il turismo sessuale è un business mondiale che arriva a fatturare tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari annui (Organizzazione mondiale del turismo) -:

quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di contrastare il fenomeno del «turismo sessuale», anche grazie ad una stipula di trattati internazionali.
(4-17608)