ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17589

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 685 del 13/09/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 13/09/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 13/09/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17589
presentata da
GIORGIO JANNONE
giovedì 13 settembre 2012, seduta n.685

JANNONE. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:

ci sono dieci grandi città italiane con più di 50 mila abitanti che sono ad un passo dal crak finanziario Napoli e Palermo in cima alla «lista nera»; poi Reggio Calabria, finita in rosso già nel 2007-2008 ed ora oggetto di un'inchiesta della magistratura. E a seguire tante altre amministrazioni, grandi e meno grandi (come Milazzo), magari fino ad oggi virtuose, potrebbero essere costrette a chiedere il «dissesto», che significa scioglimento della consiglio, entrata in campo della Corte dei Conti e commissario prefettizio. L'ultimo colpo, o se si vuole il colpo di grazia, sta infatti per arrivare: è una norma inserita nel decreto sulla spending review che nelle pieghe delle nuove regole che impongono l'«armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio» impone di svalutare del 25 per cento i residui attivi accumulati sino ad oggi. Si tratta di entrate contabilizzate ma non ancora incassate, come possono essere i proventi delle multe e le tasse sui rifiuti. Cifre importanti, che servono a «fare» il bilancio di un ente che spesso, per prassi, modifica queste voci pur sapendo di non riuscire a poter incassare il 100 per cento degli importi messi a bilancio. Incassi spesso molto dubbi, insomma, che ora non possono più servire a far quadrare i conti;

«a rischio sono almeno una decina di grandi città» confidano i tecnici del governo che stanno monitorando la situazione. «La situazione sta diventando ogni giorno più difficile», conferma il presidente dell'Anci Graziano Del Rio. Che punta il dito contro l'ennesimo taglio dei trasferimenti, contro le misure introdotte dalla spending review, e che rilancia l'allarme di tanti colleghi sindaci. «Tagliando di colpo i residui attivi è chiaro che i bilanci non quadrano più». Di per sé il principio, argomenta Del Rio, non sarebbe nemmeno sbagliato, «ma serve più gradualità per dare tempo ai sindaci che hanno utilizzato questa modalità di adattarsi. Perché altrimenti anche comuni virtuosi, come ad esempio Salerno, a questo punto sono a rischio»;

in base ai dati a disposizione del Viminale il fenomeno dei comuni che hanno dichiarato il dissesto negli ultimi due anni è letteralmente esploso: da 1-2 casi all'anno si è passati a circa 25, comprese anche amministrazioni del Centro-Nord dove questo tipo di fenomeno fino a ieri era sconosciuto. Eclatante il caso di Alessandria, il cui sindaco solo poche settimane fa, ha dichiarato fallimento a seguito di 100 milioni di euro di debiti. Stessa sorte in precedenza era toccata a comuni più piccoli come Riomaggiore (Sp), Castiglion Fiorentino e Barni in provincia di Como;

c'è un problema di tenuta dei bilanci e ce n'è uno ancora più serio di cassa. Che spesso il sindaco di turno si trova vuota. Perché la centralizzazione della tesoreria decisa di recente ha sì fatto affluire alla cassa nazionale qualcosa come 9 miliardi di liquidità aggiuntiva ma, al tempo stesso, ha reso più complicato da parte degli enti poter beneficiare di anticipazioni da parte del sistema bancario. Prima col proprio tesoriere municipale ogni sindaco poteva contrattare e in casi di emergenza otteneva liquidità praticamente anche gratis, ora se si rivolge ad una banca deve certamente pagare gli interessi. Ammesso che il prestito riesca ad ottenerlo. A tutto ciò occorre poi aggiungere gli ennesimi tagli ai trasferimenti imposti dalla spending review: 500 milioni di euro già entro fine 2012 e 1 miliardo di euro all'anno dal 2013;

«A 4 mesi dalla chiusura dei bilanci 2012 - spiega Del Rio - anche i 500 milioni di tagli ai trasferimenti previsti per quest'anno sono molto pesanti. Rappresentano una quota molto importante dei nostri bilanci e cancellarli così di colpo non solo crea altri problemi di cassa ma sconvolge anche gli obiettivi del patto di stabilità». Per questo l'associazione dei comuni, che domani tornerà a manifestare a Roma contro i nuovi tagli, manda al Presidente del Consiglio Monti un messaggio preciso: «Attenzione a forzare la mano, perché avanti di questo passo il giorno in cui comuni come Milano, Napoli e Torino usciranno dal patto di stabilità basterà questo solo gesto a scassare i conti dell'intero Stato». Conclude Del Rio: «Siamo disponibili a ragionare, ma le cose vanno fatte con criterio. E soprattutto bisogna tenere conto che come Comuni negli ultimi anni abbiamo già dato 22 miliardi di euro» -:

quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di evitare che una parte consistente dei comuni italiani, come denunciato dall'Anci, cadano in dissesto economico. (4-17589)