JANNONE. -
Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:
in occasione della world water week in corso a Stoccolma, evento internazionale sul futuro della risorsa acqua a livello globale organizzato da Stockholm International Water Institute (SIWI) e dalla FAO Jan Lundquist, Andrea Segrè, Valentin Thum e altri scienziati hanno firmato un appello contro lo spreco di cibo e acqua. Segrè, presidente di Last minute market, è l'unico italiano presente a Stoccolma, è intervenuto per lanciare l'appello mondiale contro lo spreco alimentare e illustrare i risultati della campagna nell'istituzione dell'europarlamento, dove si richiede che il 2014 sia l'anno europeo contro lo spreco alimentare. Nel documento si legge: «Alla prima Conferenza Mondiale sull'Alimentazione, svoltasi a Roma nel 1974, l'allora Segretario di Stato americano Henry Kissinger fece una dichiarazione lodevole: "Tra dieci anni nessun bambino andrà a letto affamato". All'epoca c'erano buone ragioni per essere ottimisti. Per anni la produzione alimentare mondiale era aumentata più velocemente rispetto al tasso di crescita della popolazione. Il numero di persone che soffrivano di denutrizione era stato gradualmente ridotto. L'impiego diffuso di sementi ad alte rese, i massicci investimenti nell'irrigazione e meccanizzazione per incrementare la produzione di cibo avevano dato risultati tangibili sia per gli agricoltori sia per i consumatori. Per circa due decenni la Rivoluzione Verde aveva migliorato la sicurezza alimentare e le condizioni di vita di centinaia di milioni di persone. Tuttavia, verso la metà degli anni '90, più di mezzo miliardo di persone soffriva la fame. Da allora in poi, il numero di persone che vanno a letto affamate è tornato ad aumentare»;
paradossalmente, le statistiche alimentari hanno continuato a mostrare dati positivi tanto sulla produzione quanto sulla quantità di cibo disponibile sui mercati. Ciononostante un numero crescente di persone soffre di insicurezza alimentare a causa della povertà. La maggior parte dei più poveri del mondo (circa un miliardo di persone) non solo ha limitato accesso al cibo disponibile per mancanza di denaro e di potere contrattuale, ma ha anche limitato accesso ad altri beni di prima necessità e ai servizi come ad esempio l'acqua. Questa condizione, già di per sé grave, è ancor più preoccupante se si considera che ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo prodotto vengono perse e sprecate nei passaggi fra il campo la tavola. Si tratta di circa a un terzo dell'intera produzione mondiale, pari 170-180 chilogrammi pro capite. D'altro canto i dati sull'obesità forniscono numeri altrettanto «pesanti»: circa 1,5 miliardi di persone di età superiore ai 20 anni risultano in sovrappeso;
come si legge nel documento: «Nel mondo non vi è alcuna carenza di cibo, ma piuttosto un surplus. Naturalmente, è essenziale produrne abbastanza per una popolazione in crescita, costituita da persone con sempre maggiore potere d'acquisto, soprattutto nei paesi emergenti. Ma se una buona parte della produzione va persa, rovinata, scartata o utilizzata male, è opportuno ampliare la prospettiva e individuare strategie che coniughino la produzione di cibo, la riduzione degli sprechi e delle perdite con diete sostenibili per una popolazione in aumento. (...) All'interno del bilancio totale dell'Unione europea, che è di poco meno di 150 miliardi di euro (187 miliardi di dollari), circa il 40 per cento viene utilizzato per la politica agricola comune. Le sovvenzioni all'agricoltura tendono a stimolare la produzione indipendentemente da considerazioni di sicurezza alimentare regionale e globale. È impressionante notare che una stima conservativa del valore economico globale dei rifiuti alimentari sia superiore al bilancio totale dell'UE e quasi il doppio del contributo totale allo sviluppo globale»;
secondo i redattori ed i firmatari del documento, occorre avere un approccio nuovo e pragmatico. Se le perdite e gli sprechi di cibo venissero ridotti della metà, il risparmio d'acqua globale - solo per l'irrigazione - sarebbe nell'ordine di 450 chilometri cubi. Ciò equivale a sei volte il flusso di acqua del Nilo nel lago Nasser o la quantità totale di acqua utilizzata dal settore industriale a livello globale: «(...) È vero, la riduzione delle perdite richiederà ulteriori investimenti in trasporti, stoccaggio e in un migliore accesso al mercato in particolare per i piccoli produttori dei paesi più poveri. Ma non investire può risultare molto più costoso nel lungo periodo. (...) La sfida è molto diversa nelle parti ricche del mondo, dove lo spreco alimentare - che si concentra alla fine della filiera - è un problema relativamente più grande. I consumatori svolgono un ruolo importante in questo senso, ma la colpa non è tutta loro: lo spreco è generato da un'inadeguata interazione tra agricoltori, industria alimentare, mercati all'ingrosso, grande e piccola distribuzione, ristorazione, consumatori»;
molti importanti stakeholder sono attualmente impegnati nello sforzo di promuovere una società in grado di coniugare il risparmio delle risorse con l'apporto di un giusto nutrimento per una popolazione mondiale in crescita. Alcune recenti iniziative sono promettenti. Nel mese di gennaio 2012, è stata approvata dal Parlamento europeo una risoluzione che chiede agli Stati membri dell'UE di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025, di dedicare il 2014 come anno europeo contro lo spreco alimentare e di adottare misure che impediscano la produzione di rifiuti quali, ad esempio, la revisione dell'etichettatura riguardante la data di scadenza e l'adozione di sistemi di recupero sostenibili come Last minute market. Anche le iniziative imprenditoriali sono le benvenute. Questo, infine, l'auspicio formulato: «Ridurre le perdite e gli sprechi di cibo, e quindi le perdite di acqua e di altre risorse, richiede azioni congiunte e coordinate lungo tutta la filiera alimentare, dai produttori fino ai consumatori e ai policy makers. Il futuro dei nostri figli e nipoti sarà diverso dalla situazione passata e attuale. In una generazione, circa 9 miliardi di persone vivranno in un mondo con immense opportunità, ma anche in un mondo in cui i limiti delle risorse naturali e le dinamiche ambientali influiranno sempre più sugli individui, l'economia, la società. Una delle conseguenze più tangibili del riscaldamento globale sarà che la disponibilità di acqua diventerà sempre più variabile, mentre la domanda aumenterà. L'incredibile spreco di cibo del nostro tempo di crisi non è dunque una scelta sensata per un futuro desiderabile. Il nostro futuro sostenibile deve essere senza spreco» -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare, alla luce del documento presentato alla world water week in corso a Stoccolma, al fine di ridurre, tramite politiche volte al risparmio e al recupero delle risorse primarie e secondarie, lo spreco di acqua e di cibo, utilizzando, al contempo, i rifiuti organici come concimi o materiale da biomassa. (4-17588)