ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/17327

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 678 del 07/08/2012
Firmatari
Primo firmatario: GIRLANDA ROCCO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 07/08/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 07/08/2012
Stato iter:
15/03/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/03/2013
CLINI CORRADO MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/03/2013

CONCLUSO IL 15/03/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-17327
presentata da
ROCCO GIRLANDA
martedì 7 agosto 2012, seduta n.678

GIRLANDA. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:

l'ailanto è una pianta infestante, dalla rapidissima proliferazione, le cui radici si estendono in larghezza fino anche a trenta metri sul suolo, dando luogo a colonie di nuove piante figlie;

questa specie, introdotta in Italia per un tentativo di allevamento del lepidottero Philosamia cynthia originario dell'estremo Oriente per la produzione della seta, ormai si trova rinselvatichita nei boschi, sulle ripe, sui greti e anche su terreni aridi, sassosi e instabili, dalla pianura fino ai monti, diventando un'infestante molto aggressiva, poiché sostituisce progressivamente la vegetazione preesistente, formando colonie;

la sua diffusione è sempre più estesa anche nei centri urbani, dove è usata, inopinatamente, come rapido rimedio contro i raggi solari; la pianta è infatti nota anche per l'estrema rapidità di crescita in altezza, nonché la capacità di resistenza anche in assenza di precipitazioni piovose;

la sua rapida diffusione produce tuttavia due effetti altamente dannosi, soprattutto nei centri urbani: la distruzione della flora limitrofa e la diffusione capillare e distruttiva su edifici, costruzioni e monumenti, producendo così un aggravio dei costi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle costruzioni e delle strade, nonché dei parchi pubblici e delle aree verdi -:

se i Ministri interrogati ritengano opportuno avviare iniziative di carattere nazionale, per ridurre o frenare la diffusione di questa pianta, a seguito degli effetti negativi prodotti in modo particolare nelle aree urbanizzate.(4-17327)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 15 marzo 2013
nell'allegato B della seduta n. 1
Interrogazione a risposta scritta 4-17327
presentata da
GIRLANDA Rocco

  Risposta. — Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, con la quale si chiede di avviare iniziative di carattere nazionale per ridurre o frenare la diffusione dell'Ailanto, a seguito degli effetti negativi prodotti in modo particolare nelle aree urbanizzate, si rappresenta quanto segue.
  L'Ailanto
(Ailanthus altissima (Mill.) Swingle, Fam. Simaroubaceae) è una specie arborea dioica originaria della Cina. La prima introduzione in Europa avvenne nel 1743. In Italia, l'ailanto è stato usato nell'ottocento come pianta nutrice della saturnide orientale (Phylosamia cynthia), un baco da seta originario della Cina che si nutre esclusivamente di foglie di questa specie, in sostituzione del più famoso baco da seta. Il progetto di espansione della produzione serifera con l'impiego di questo nuovo bruco fu ben presto sospeso, vista la scarsa qualità della seta prodotta.
  Non più coltivato attivamente, l'ailanto ha subito evidenziato un carattere invasivo, favorito da alcuni caratteri tipici delle specie pioniere quali la spiccata eliofilia, il rapido accrescimento, la precoce maturità sessuale, la prodigiosa produzione di semi (facilitati da ali per la dispersione e con ottima germinabilità), l'elevata capacità pollonifera, la tolleranza all'inquinamento e a diversi fattori di disturbo.
  L'Ailanto è stato inoltre largamente utilizzato in Italia come pianta ornamentale, per le alberature stradali e per il consolidamento delle scarpate. In conseguenza del largo utilizzo e delle sue spiccate capacità invasive, l'Ailanto è riuscito ad occupare quasi tutti gli spazi a disposizione in tutte le regioni del nostro Paese, come evidenziato dal recente censimento sulla flora esotica ed invasiva italiana coordinato dall'università di Roma e finanziato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Gli impatti negativi più evidenti sono la sostituzione di formazioni vegetali autoctone con popolamenti pressoché monospecifici di Ailanto, la trasformazione di
habitat, le modifiche al paesaggio, la riduzione a scala locale della biodiversità, i danni meccanici a infrastrutture, le minacce alla conservazione dei beni archeologici. Si pensi ai molti ambienti italiani a clima mediterraneo che d'inverno mostrano alberi spogli di Ailanto invece della consueta vegetazione sempreverde.
  Gli impatti negativi dell'Ailanto sono stati studiati sia a livello nazionale sia internazionale. Tuttavia, l'eradicazione od anche solo il controllo dell'Ailanto a livello nazionale da parte di un'unica struttura risulterebbe estremamente costoso e di difficile realizzazione vista la sua abbondanza e presenza. Alcune soluzioni prospettate non porterebbero, tuttavia, alcun beneficio immediato: il blocco del commercio di tale specie, ad esempio (in seguito a
Int. plant protection convention/pest risk analysis ed applicazione del sanitary and phytosanitary measures del World trade organization), non sarebbe efficace in quanto la specie e già ampiamente presente in Italia e la sua attuale ed attiva diffusione non è una conseguenza diretta di scambi commerciali ma dovuta, invece, alla sua capacità auto-propagativa.
  Risulta comunque auspicabile attivare idonee misure di prevenzione di ulteriore diffusione e attuare interventi localizzati di rimozione e controllo in aree di particolare valore naturalistico, come ad esempio nelle piccole isole italiane. Diversi progetti LIFE, hanno avuto come obiettivo l'eradicazione dell'Ailanto da piccole isole italiane (esempio Montecristo, Toscana). Anche altri progetti in corso in Italia, prevedono, sia pure a livello locale, l'eradicazione di questa specie.
  La rimozione ed il controllo locale sono costosi, ma non impossibili, e richiedono verifiche per diversi anni successivi ai trattamenti. La prevenzione consiste nel controllo e monitoraggio degli ecosistemi non ancora invasi per poter effettuare una rimozione nelle primissime fasi di invasione e nella conservazione degli ecosistemi naturali in condizioni di buona naturalità, fattore che per sé stesso diminuisce il rischio di invasione.
  Per quanto, detto è chiaro che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non può assumersi un impegno così oneroso e capillare quale sarebbe la rimozione dell'Ailanto da tutto il territorio nazionale. La funzione del Ministero è stata ed è quella di informare, ma non può certamente provvedere all'eliminazione diretta di questa invasiva. L'attività informativa è comunque un fattore molto importante della prevenzione e potrebbe essere attivata nelle scuole e nei confronti di ordini professionali, gestori di aree protette, gestori del verde urbano eccetera. Va in questo senso anche la recente attività, supportata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di tradurre in Italiano il codice elaborato dal Consiglio d'Europa e dall’
European and mediterranean plant protection organization («Code of conduct on horticulture and invasive alien plants»). Si tratta infatti, di un codice volontario di buone pratiche indirizzato al settore floro-vivaistico e del verde ornamentale, in cui sono consigliate una serie di buone pratiche finalizzate alla riduzione della diffusione e degli impatti negativi delle specie vegetali aliene invasive, come appunto l'Ailanto. Tra i suggerimenti vi è quello di supportare la vendita di piante autoctone che rappresentino una valida alternativa a specie aliene a rischio di invasività. Per quanto riguarda la potenziale capacità invasiva di una specie, è stata validata in Ispra l'efficacia di un weed risk assessment utile per valutare e predire l'invasività di una specie vegetale.
  Può essere inoltre esplorata, ma sempre all'esterno del Ministero, una qualche forma di accordo/cooperazione tra potenziali utilizzatori (industria del cippato, industria della carta) e persone/organizzazioni desiderose di estirpare l'Ailanto dai propri territori. L'eliminazione dell'invasiva comporterebbe il conferimento del materiale, fino ad esaurimento, a costo zero. Il potere calorifico del legno dell'Ailanto è basso, ma si potrebbe ipotizzare un utilizzo in miscugli in percentuali molto limitate. In effetti, nelle zone rurali della Cina, il legno di Ailanto trova usi molteplici, dagli utensili da cucina alla costruzione di mobili, mentre nell'America del Nord ha trovato un utilizzo limitato come legno per ebanisteria, strumenti musicali o per la produzione di carta.
  L'Unione europea produrrà a breve una direttiva specifica sulle specie aliene invasive. Non va comunque dimentica che la legislazione vigente, sia a livello comunitario che nazionale e finanche regionale (ad esempio Lombardia, legge regionale n. 10 del 2008, contiene già diverse norme che limitano l'introduzione e l'uso di specie aliene invasive, e quindi anche dell'Ailanto, nel territorio nazionale, ad esempio nei SIC ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modificazioni ed integrazioni eccetera. La deliberazione 6 novembre 2009 (
Gazzetta Ufficiale 18 febbraio 2010, n. 34) e simili atti precedenti, contengono espliciti interventi di controllo dell'Ailanto che potrebbe trovare giovamento dall'apertura di nuovi assi stradali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareCorrado Clini.