GARAVINI, FIANO, ORLANDO, MINNITI, VELTRONI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI e PICCOLO. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi le cronache giudiziarie hanno segnalato l'arresto, in Calabria, di numerosi operatori di polizia giudiziaria, anche ricoprenti delicati incarichi di coordinamento; in particolare:
il 29 marzo 2012 veniva arrestato, nell'ambito di un procedimento riguardante le attività di un gruppo criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti, il carabiniere in pensione Giuseppe Maranzano;
il 28 giugno 2012, nell'ambito di una indagine concernente la cosca Giampà, veniva arrestato, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, l'appuntato Roberto Gidari, in servizio presso la compagnia carabinieri di Lamezia Terme;
il 10 maggio 2012, nell'ambito di un procedimento avente ad oggetto le attività delle cosche Sia - Procopio - Lentini, veniva tratto in arresto, imputato del delitto di associazione mafiosa, il brigadiere Vincenzo Alcaro, già in servizio nella compagnia carabinieri di Soverato;
il 25 luglio 2012 è stato infine tratto in arresto il tenente colonnello Enrico Grazioli, già comandante del nucleo investigativo di Catanzaro e successivamente all'Europol, con la grave accusa di tentata estorsione commessa in concorso con un componente di una famiglia mafiosa dominante nel crotonese e, in particolare, nell'Isola di Capo Rizzuto, Nicola Arena, nipote dell'omonimo capo clan;
la collusione di componenti delle forze di polizia giudiziaria con gli stessi ambienti criminali che essi dovrebbero contrastare appare, come è evidente, di particolare nocumento per le indagini sulle organizzazioni mafiose operanti sul territorio calabrese e, in particolare, a quanto sembra, nell'ambito del distretto di Catanzaro; è evidente, infatti, che se la condizione necessaria per il buon esito delle investigazioni è la loro segretezza, la presenza di esponenti «infedeli» nelle strutture deputate al contrasto del crimine organizzato finisce per introdurre elementi di criticità nel sistema che, probabilmente, costituiscono una spiegazione del perché su intere aree di quel territorio razione di repressione dei fenomeni delinquenziali mafiosi abbia conosciuto, in passato, preoccupanti stasi;
la dirigenza della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha più volte ribadito, pur riconoscendo la sua consapevolezza dell'Impegno della stragrande maggioranza degli uomini appartenenti alle forze di polizia, che l'individuazione delle infiltrazioni 'ndranghetistiche nel tessuto delle forze dell'ordine costituisce, al momento, un obiettivo primario dell'azione della procura della Repubblica, al fine di garantire il buon esito delle indagini; muovendo un incondizionato apprezzamento per l'operato di alcuni reparti, quali il ROS, la squadra mobile ed il nucleo di polizia tributaria di Catanzaro e il nucleo investigativo dei carabinieri di Vibo Valentia, essa ha segnalato ripetutamente l'esigenza di un potenziamento quantitativo e qualitativo degli apparati di contrasto al crimine organizzato, in particolare degli ufficiali e dei funzionari addetti alla direzione delle indagini, evidenziando come la situazione, su varie parti del territorio di quel distretto, offra seri elementi di preoccupazione, precisando, in particolare, di aver segnalato alle strutture centrali la necessità, nel ricambio fisiologico degli uomini addetti a tale importante compito, di garantire che siano scelte persone in grado di operare efficacemente in una regione ad elevatissima presenza criminale -:
quali iniziative si intendano assumere per potenziare quantitativamente e soprattutto qualitativamente gli apparati e le strutture di comando delle forze di polizia giudiziaria operanti nel distretto di corte d'appello di Catanzaro. (4-17240)